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Poiché si tratta di uno studio sperimentale terapeutico TCCR (trial clinico controllato randomizzato) di una
certa entità, si opta per un’organizzazione a doppio cieco, nel quale né i partecipanti, né i medici conoscono
il tipo di trattamento assegnato, ma gli statisti sì.
Questo studio prevede l’impiego di due farmaci: l’aspirina e il Warfarin. L’aspirina è un analgesico dal
principio attivo acido acetilsalicilico. Può essere utilizzato per trattare come antidolorifico e
antinfiammatorio per il trattamento di vari sintomi, e se ne ipotizza un efficace impiego nel trattamento
della fibrillazione atriale, poiché ha anche effetti anticoagulanti. Il Warfarin, un principio attivo
appartenente alla famiglia dei farmaci anticoagulanti, funge da antagonista della vitamina K ed è utile per
contrastare il blocco del flusso sanguigno dovuto a coagulo.
Dopo un periodo di trattamento della durata di 6 mesi, durante il quale i farmaci sono stati somministrati ai
pazienti con frequenza giornaliera, incomincia il periodo di follow-up che dura dai 2 ai 7 anni, al termine del
quale si elaborano i dati ottenuti: è emerso che, su 973 partecipanti, 24 tra i pazienti i quali hanno assunto il
Warfarin sono morti, mentre 48 sono stati i morti tra i pazienti trattati con aspirina. Di conseguenza, alla
fine dello studio, si stabilisce che all’assunzione del Warfarin è associato un minor rischio annuale (1,8%)
rispetto che all’aspirina, alla quale è associato un rischio annuale del (3,8%).
Ne consegue che il Warfarin risulta più indicato per il trattamento della fibrillazione atriale presso i pazienti
over 75.