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Barbara Rodi, Rosaria Carrieri, Piero Lacitignola, Edoardo Tarantino, Marco Pietrangelo

ANALISI STUDIO SPERIMENTALE

Poiché si tratta di uno studio sperimentale terapeutico TCCR (trial clinico controllato randomizzato) di una
certa entità, si opta per un’organizzazione a doppio cieco, nel quale né i partecipanti, né i medici conoscono
il tipo di trattamento assegnato, ma gli statisti sì.

Questo studio prevede l’impiego di due farmaci: l’aspirina e il Warfarin. L’aspirina è un analgesico dal
principio attivo acido acetilsalicilico. Può essere utilizzato per trattare come antidolorifico e
antinfiammatorio per il trattamento di vari sintomi, e se ne ipotizza un efficace impiego nel trattamento
della fibrillazione atriale, poiché ha anche effetti anticoagulanti. Il Warfarin, un principio attivo
appartenente alla famiglia dei farmaci anticoagulanti, funge da antagonista della vitamina K ed è utile per
contrastare il blocco del flusso sanguigno dovuto a coagulo.

Dopo un periodo di trattamento della durata di 6 mesi, durante il quale i farmaci sono stati somministrati ai
pazienti con frequenza giornaliera, incomincia il periodo di follow-up che dura dai 2 ai 7 anni, al termine del
quale si elaborano i dati ottenuti: è emerso che, su 973 partecipanti, 24 tra i pazienti i quali hanno assunto il
Warfarin sono morti, mentre 48 sono stati i morti tra i pazienti trattati con aspirina. Di conseguenza, alla
fine dello studio, si stabilisce che all’assunzione del Warfarin è associato un minor rischio annuale (1,8%)
rispetto che all’aspirina, alla quale è associato un rischio annuale del (3,8%).

Ne consegue che il Warfarin risulta più indicato per il trattamento della fibrillazione atriale presso i pazienti
over 75.

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