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CHILE, RELAZIONI CHIESA-STATO - Il Patronato Reale

Con patronato regio si intende il sistema di organizzazione della Chiesa cattolica nelle
terre scoperte dopo il XV secolo ed il suo controllo da parte dei sovrani di Spagna e
Portogallo.

Questo sistema fu sancito e garantito dai papi di Roma, che, con il Trattato di Tordesillas1
del 1494, avevano diviso il mondo in due parti, assegnate all'impero coloniale spagnolo e
a quello portoghese, le potenze dell'epoca.

Dalla metà del XV secolo fino al XVII i pontefici romani concessero ai sovrani di Spagna e
Portogallo privilegi sempre più notevoli esigendo allo stesso tempo da essi che si
prendessero cura dell'evangelizzazione nelle nuove terre scoperte.

Le prime concessioni avvennero con le cosiddette Bolle Alessandrine: con la Lettera


Bollata Inter Caetera, indirizzata ai sovrani Ferdinando ed Isabella il 4 maggio 1493, il
Papa donò ai Re Cattolici le terre scoperte e concesse loro l'esclusiva sulla
evangelizzazione.

Con successiva Bolla del 3 maggio 1493, la Eximiae devotionis, estese ai sovrani anche i
privilegi ecclesiastici già concessi in Africa alla Corona Portoghese.

Il 16 novembre 1501, con la Bolla Eximiae devotionis sinceritas, Papa Alessandro VI


concesse in perpetuo, alla Corona Spagnola, la decima delle Nuove Indie.

La Corona, non volendo lucrare queste imposte, decise di devolverle alla Santa Sede, la
quale, a sua volta, decise di renderle nuovamente alla Corona Spagnola. Infine
determinarono di ripartire l'importo della decima in ragione di 2/9 per la Corona e 7/9 per
la Chiesa.

Con la Bolla Universalis Ecclesiae Regiminis del 28 luglio 1508, Papa Giulio II concesse ai
sovrani di Spagna il patronato universale di tutte le chiese del Nuovo Mondo; una
concessione mai vista prima d'ora e che comprendeva tutte le diocesi e dignità
ecclesiastiche presenti.

Infine Adriano VI, con la Bolla Exponis Nobis Nuper Fecistis2 del 9 maggio 1522, un

1 Il Trattato di Tordesillas fu la risposta diplomatica delle due potenze alla Bolla papale Inter Caetera del
1493, in cui papa Alessandro VI decretò che il meridiano passante 100 leghe ad ovest dell'isola di Capo
Verde costituisse il confine tra le terre appartenenti alla Castiglia, ad ovest del meridiano, e quelle
appartenenti al Portogallo, ad est del meridiano; il trattato spostò la linea molto più ad ovest, cosa che più
tardi avrebbe permesso al Portogallo di reclamare un dominio sul Brasile. Il trattato, che in qualche modo
sconfessava la Bolla di Alessandro VI, fu poi ratificato da papa Giulio II con una nuova bolla Ea quae pro
bono pacis del 24 gennaio 1506.
2 La bolla conferiva agli ordini mendicanti il potere di essere autorità apostolica in quei luogh i in cui non vi
documento chiave per la evangelizzazione delle Americhe, stabilì in forma molto ampia le
facoltà di quei religiosi che si trovavano al di fuori della portata di una diocesi vescovile,
autorizzando in questo modo il clero regolare a svolgere i compiti parrocchiali in
autonomia.

La bolla concedeva inoltre al Re di Spagna il diritto alla selezione ed esame dei sacerdoti
da inviare in missione, con facoltà di esercitare il diritto di veto.

Senza dubbio, nell'esercizio di questo Patronato, tanto il Re quanto i suoi ministri si resero
colpevoli di abusi di giurisdizione che privarono la Chiesa Americana della sua libertà; in
ogni caso si trattò solo di abusi di giurisdizione, non dogmatici.

Al verificarsi una vacanza episcopale il governo della diocesi passava nel controllo del
Consiglio Ecclesiastico che nominava un vicario capitolare. Poiché la presentazione del
nuovo candidato competeva alla Corona questa, unitamente alla presentazione alla Santa
Sede, inviava al Consiglio una lettera di richiesta di incarico del governo episcopale al
soggetto presentato. Nonostante il Consiglio avesse l'autorità di rifiutare la proposta, nella
generalità dei casi accoglieva la richiesta, in parte per evitare conflitti e, principalmente,
perché dipendevano dal Re per la loro carriera,

In questo modo il presentato poteva assumere il governo della diocesi, prima di essere
ufficialmente nominato, disimpegnando tutto quello che canonicamente poteva esercitare
senza la consacrazione episcopale.

Questo abuso ebbe origine dalla necessità della Corona di reprimere il problema della
falsificazione dei documenti ecclesiastici in Castiglia, stabilendo che nessuna disposizione
ecclesiastica poteva essere eseguita, se prima non fosse stata controllata dal Consiglio
Reale, con il fine di verificarne l'autenticità.

In origine si trattò soltanto di un controllo formale, ma con il tempo il controllo si estese al


contenuto, non autorizzando quei documenti che, nonostante la loro autenticità, non
convenivano alla Corona.

Per la Nuova Spagna questo controllo fu affidato al Consiglio delle Indie, di tal modo che
venne ad interrompersi la comunicazione tra i vescovi americani e la Santa Sede.

Tutto ciò costituì un efficace strumento affinché la Corona salvaguardasse i suoi privilegi
ecclesiastici, ed uno strumento per limitare l'azione del Papa e della Curia Romana nel
governo della Chiesa Indiana.

erano vescovi, o che si trovavano ad una distanza superiore a due giorni di viaggio, con l'unica eccezione della
somministrazione di quei ministeri che richiedevano espressamente una consacrazione episcopale.
Questa politica di isolamento dei vescovi americani impedì la loro partecipazione al
Concilio di Trento, e giunse addirittura alla proibizione di effettuare personalmente la
periodica visita ad limina3 al Papa.

La Corona impedì anche che si creasse una Nunziatura per le Indie e, inoltre, chiese che
si designasse un patriarca, designato dal Re e residente a Corte, con giurisdizione su
vescovi e missionari oltreoceano. La pretesa non fu accettata da Roma.

Anche nel 1622, quando Papa Gregorio XV fondò la Congregazione Propaganda Fide per
unificare e dare impulso alla politica missionaria della Santa Sede, si scontrò con il rifiuto
reale.

Dal 1778 qualsiasi richiesta di dispensa, indulto o altra grazia dovette essere inoltrata per
il tramite della Corona, senza possibilità di rivolgersi direttamente a Roma. Senza dubbio
vi furono alcuni vescovi, tra questi l'arcivescovo di Lima Toribio de Mogrovejo ed il vescovo
di Puebla Juan de Palafox y Mendoza, che mantennero contatti diretti con Roma.

Da investigazioni fatte su documenti contenuti nell'Archivio Segreto Vaticano risulta che la


Santa Sede riuscì, in qualche modo, a mantenere una sorta di relazione con la Chiesa
Indiana; una delle vie che utilizzò fu la nunziatura di Madrid.

L'esistenza parallela di tribunali reali e tribunali ecclesiastici fece si che si diede luogo a
prove di forza fra i due, in quanto chi si sentiva danneggiato dalla sentenza di un tribunale
ecclesiastico poteva ricorrere al tribunale reale sostenendo la severità della sentenza e
chiedendone la riforma. Il tribunale reale, non avendo giurisdizione sopra il tribunale
ecclesiastico, si limitava ad ordinare che esso stesso la emendasse.

Il Re non solo pretese di regolare la periodicità delle riunioni conciliari e sinodali, di


competenza dei vescovi e non delle autorità civili, ma esigeva che un rappresentante della
Corona fosse presente a pena di nullità. A conclusione dei lavori gli atti e le decisioni
conciliari o sinodali erano controllate dal Consiglio per le Indie e, in non pochi
casi,modificate, alterate o, semplicemente, dichiarate nulle. L'azione della Corona si fece
sentire anche nei confronti degli Ordini religiosi.

I superiori degli Ordini religiosi dovevano comunicare alla autorità reali le loro necessità
nell'ambito dell'attività missionaria; le autorità reali a loro volta informavano il Consiglio
delle Indie acciocché il sovrano potesse decidere.

3 Con l'espressione visita ad limina (Ad limina apostolorum) si intende indicare l'incontro che, ogni cinque
anni, i vescovi di tutto il mondo hanno in Vaticano con il Papa per illustrare quali siano le particolarità che
contraddistinguono la loro Regione ecclesiastica dal punto di vista religioso, sociale e culturale, quali siano i
nodi maggiormente problematici dal punto di vista pastorale e culturale e come interviene la Chiesa
"particolare" su questi problemi.
Anche la partenza dei religiosi per la missione era soggetta ad una licenza reale, inoltre,
per esercitare un maggior controllo, nel 1568 si istituirono commissari generali, con sede a
Madrid, per i francescani, i domenicani e gli agostiniani della Nuova Spagna. Ovviamente i
superiori di detti ordini opposero resistenza, nel timore di perdere il controllo diretto sui loro
religiosi d'oltreoceano.

La maggior parte di queste pratiche, che ebbero luogo nei primi tempi del secolo XVI, si
consolidarono nel secolo successivo e continuarono nel secolo XVIII, quando la dinastia
austriaca fu sostituita da quella Borbone, erano supportate dalla dottrina cosiddetta
vicarialista, secondo la quale il Re era il vicario del Papa ed agiva, quale vicario e delegato
del Pontefice, in suo nome, vece e conto, per tutto quanto concerneva gli affari
ecclesiastici nelle Nuove Indie.

L'avvento dei Borboni portò ad una concezione nuova e differente, che si può definire
Regalismo Borbonico”, sostenuta dagli intellettuali al servizio del Monarca, secondo i quali
il Re non agiva in base ad una concessione del Sommo Pontefice, ma in virtù del diritto
divino della sua propria regalità, un diritto proprio ed inalienabile del sovrano assoluto.

Di fronte a questi abusi la Santa Sede non restò passiva ed ordinò che tutti i Giovedì
Santi, nelle chiese, si leggesse la Bolla “In coena Domini”4, nella quale il Papa
condannava gli eccessi dei principi che conculcavano i diritti della Chiesa.

Però, forse, il fatto che ebbe maggior risonanza fu la messa all'Indice di alcune opere
dottrinali di rinomati giuristi come Juan Solórzano Pereira5 e Pedro Frasso6.

In relazione a queste opere il cardinale Spada scrisse al Nunzio a Madrid facendogli


conoscere il disappunto che nutriva Roma per le dottrine regaliste che circolavano in
Spagna, senza che nulla si facesse per eradicarle.

Senza dubbio il patronato, così inteso ed applicato, palesò difetti tanto gravi da
sconsigliarlo per un utilizzo futuro, vale comunque la pena pensare se in passato ci sia
stato spazio per una formula diversa da quella che ha governato la vita religiosa d'America

4 Nel 1568 Pio V pubblicò la bolla In Coena Domini, raccolta di provvedimenti sulla custodia della fede e la lotta alle
eresie che si tramandavano sin dal XIII secolo. Per consuetudine, la bolla veniva letta il giorno del Giovedì santo. Il
Regno di Napoli bloccò la pubblicazione della bolla sul proprio territorio.

5 Eminente giurista, fu inviato nelle Indie Occidentali dal Re Filippo III come membro della Real Audiencia
di Lima, con il compito di raccogliere e pubblicare le questioni fondamentali sul diritto indiano, che egli
riduce a tre: 1. Giustizia dell'occupazione delle Indie da parte degli spagnoli; 2. Giustizia durante il
soggiorno spagnolo nelle Indie; 3. Giustizia dell'amministrazione e del governo spagnolo nelle Indie.
6 Pedro Frasso, di origine Sarda fu un convinto sostenitore del regalismo; nella sua ponderosa opera “De
regio patronatu: ac alijs nonnullis regalijs, regibus Catholicis, in Indiarum Occidentalium imperio,
pertinentibus : quaestiones aliquae desumptae, et disputatae, in quinquaginta capita partitae”, sostiene,
tanto nel campo teorico che nella pratica giuridica, i privilegi della Corona Spagnola in campo
ecclesiastico: privilegi che consistevano nel medesimo governo della Chiesa nei domini americani.
per più di tre secoli.

Durante questi tre secoli, nelle diocesi americane, abbondarono vescovi di gran qualità
spirituale ed alto spessore umano, basti pensare a Santo Toribio de Mongrovejo,
arcivescovo di Lima, che si caratterizzarono per la loro indiscutibile fedeltà al Re e la loro
piena accettazione del Patronato, ma questo non impedì loro di condannare gli eccessi del
regalismo. Al contrario, i religiosi d'America, in generale, appoggiarono il Re, cercando di
approfittare delle frizioni con l'episcopato americano.

A loro si deve la formulazione del regio Vicariato Indiano 7, con il proposito di mantenere i
propri privilegi.

Questa teoria, fatta propria da Solórzano e Frasso, costituirà la base dottrinaria che
consentirà di mantenere ed estendere il regalismo nei secoli XVII e XVIII.

7 Era la teoria secondo la quale, nelle Indie Spagnola, i Re erano vicari papali, autorizzati al governo
ecclesiastico della Chiesa Indiana.

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