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2. La nozione di varietà giovanile. Ordine cronologico. Ordine diatopico.

È un controlinguaggio che non rispetta le norme sociali. Le strategie linguistiche dei giovani si basano su questa
tradizione del discorso della vicinanza. L’uso del tu invece del lei e del ciao rispetto al buon giorno come forma di saluto
esprime la preferenza per il parlato informale, con maggiore familiarità e spontaneità.

La descrizione delle varietà dell`italiano contemporaneo deve necessariamente comprendere il linguaggio giovanile,
perchè esso viene ritenuto una varietà sorta negli ultimi trent`anni. L`apparizione di varietà giovanili sembra
rintracciabile solo dopo la seconda guerra mondiale e nell’arco degli ultimi vent’anni l’importanza del linguaggio
giovanile è aumentata moltissimo. I primi segni di comparizione delle varietà giovanili presentano nel Nord.

Qualsiasi tipo di cambiamenti e oscillazioni nel tempo fanno capire che la microdiacronia degli ultimi anni impedisce
l’ipotesi di una varieta consolidata e stabile. Si tratta di una varietà in flusso che determina una estrema dinamicità
proprio nel lessico.

La maggiore presenza del linguaggio giovanile nel Settentrione determina un divario geografico su due livelli:

La stratificazione regionale di più ampia portata stabilisce un ruolo principale tra le varietà settentrionali che fissano
l’uso per il resto d’Italia. Il prestigio di certi movimenti come quello di paninari si è diffuso da Nord a Sud. Voci ben note
in regioni da Nord ricevono un nuovo impulso per la rivitalizzazione a livello nazionale. Comunque il parlar giovane non si
documenta che una tendenza di graduale sreginalizzazione di voci sempre di provenienza regionale.

L`altro livello riguarda l`influenza dei dialetti sulla lingua nazionale, la loro unione nel lessico a una forma linguistica che
consolida l`identità regionale o provinciale, conservando volutamente tratti dialettali. Gli scienziati parlano di un “uso
reazionario del dialetto”, legato però alla compresenza dominante della lingua italiana. Il numero dei dialettismi presenti
nel parlar giovane sembra ridursi a un inventario abbastanza definito e ridimensionato in confronto ai neologismi di
origine non dialettale. In questo senso possiamo parlare di una quantita minima che non caratterizza il linguaggio
giovanile dalle posizioni primarie, le voci di origine dialettale sono pochissime. Il dialettalismo serve solo a staccarsi dal
lessico degli adulti rafforzando il sentimento del voler essere diversi. Nel linguaggio giovanile si tratta di una dialettalità
ad hoc che prevale nel linguaggio giovanile a sfavore dei lemmi forniti da una storia dialettale vera e propria. Si crea cosi
una nuova dialettalità che non assume più la funzione tradizionale del dialetto storico. La varietà giovanile dimostra
anche una regionalizzazione maggiore là dove predomina un allontanamento del linguaggio giovanile dall’asse diafasico
(situazione) verso quello diastratico, che è indispensabile senza dialettalità. I giovani di rango sociale più elevato
ricorreranno meno all’uso di regionalismi o dialettalismi promuovendo l’omogeneità linguistica.

In generale, il dialetto non è il motore storico della creatività delle varietà giovanili, ma dialetto marca tale varietà fra
altri processi storici.

Fidanzato-a tosco-a → questo è una voce settentrionale senza marcatezza dialettale

Togo – ragazzo bello e forte → la voce usata dai malviventi, diffusa nei vari dialetti settentrionali con il signifcato
“eccellente, buono”

Tozzo “chi segue una certa moda, ragazzo alla moda” → diffuso nel dialetto romano.

Togo conosce una sua diacronia dialettale non riservata a una generazione ben definita, tozzo è un neologismo in un
ambiente geograficamente e generazionalmente ben definito.

Possiamo parlare di una bipolarità fra dialettalismo vs. neo-dialettalismo, che attribuisce alle varietà giovanili un
arricchimento che i dialetti tradizionali non conoscono più.
6. L’apporto innovativo del linguaggio giovanile. Alla ricerca di un registro espressivo e informale.
1- Ai giovani interessa la valutazione soggettiva delle cose. L’indicibilità delle alcune parole viene sospesa e la tabuizzazione
linguistica decade a livello sia nazionale che giovanilistico. Questa tendenza è confermata, giustificata da un continuo
consolidamento del parlato tipico per “muri escatologici”. La liberalizzazione è trovata la sua pienezza dell’espressione
nel linguaggio. Il procedimento lessicologico si definisce come una sostituzione disfemistica che si riscontra anche ai
livelli diastraticamente più bassi.

Cosi l’uso diffuso della voce cazzo che manifesta il fulcro della lingua giovanile (pornolaia ostentata) e della conseguente
liberazione espressiva rivela il processo di de-semantizzazione. Una voce che esprime nonostante il suo significato
sessuale volutamente un contenuto non-sessuale finirà, a lungo termine, col sopprimere la connotazione sessuale.

Anche voci come figo, fighetto dimostrano la graduale perdita della connotazione sessuale, com’era avvenuto, già
qualche decennio prima, per fregarsene, fesso o sfottere nella lingua colloquiale.

Per mancare l’espressività voluta, cioè non spontanea, si ricorre nelle varietà giovanili spesso a interiezioni e ideofoni. Il
modello linguistico preso da fumetto quale tipo di testo di moda presso i giovani.

2- I fumetti – il tipo di testo con il quale i bambini hanno dimestichezza sin dall’infanzia. È un esempio di comunicazione
pseudo-spontanea sia nello scritto che nel parlato. Gli ideofoni e le interiezioni sostituiscono un enunciato
rappresentando una comunicazione meno articolata e astratta. Si cerca uno stile per riempire tutte le possibilità e
variazioni stilistiche, anche se noi parliamo solo delle immagini. Ci presenta ache un’estrema semplificazione sintattica.
Mentre il fumetto ha bisogno di mezzi linguistici condensati per esigenze di spazio, il processo di rivitalizzazione degli
ideofoni per altri tipi di testo o per sfruttare questi elementi per il parlato della comunicazione quotidiana significa un
rinnovamento formale collegato alla marcatezza espressiva meno diffusa nell’italiano colloquiale.

3- Un’altra novita che riguarda la semplificazione della lingua è parlare ironico o addirittura cinico dei giovani. Gli
eufemismi e i disfemismi producono una connotazione ironica o dispregiativa come elemento di una tecnica ludica. Es. I
genitori come i sapiens – mostra che noi vogliamo ridicolizzare queste persone e il concetto stesso funge da antifrasi o
connota in modo estremo l’anzianita. Possiamo usare anche semifredo o fossile per mostrare la connotazione collegata
al timore della morte.

L’ironizzazione può essere nascosta sotto una sostituzione non sempre riducibile a metafore o ad altri procedimenti
retorici. Parlare dispregativo o cinico si serve di una strategia “dura” dello scherzo creando una sfera umoristica che
intenzionalmente rappresenta il segno della frase. In questi casi si nota la tendenza ad allargare il ricorso a metafore,
metonimie e giochi di parole spesso di carattere effimero.

4- Parlare aggressivo nell’ambito di una retorica iperbolica si nutre di informazioni ad hoc che garantiscono un
potenziamento dell’espressività. Questo tipo di parlato comprende il ricorso a elementi dialettali soprattuto nella
metaforizzazione, come nel caso di ciospa “brutta ragazza” nel Settentrione. Se non sono sufficienti i mezzi retorici
cogniati ad hoc, si ricorre a registri espressivi ben noti, come il fondo dialettale che si definisce per la sua informalità.

5- L’uso del linguaggio del computer, reinterpretazione dei tecnicismi in chiave espressiva: floppy, hardware dal linguaggio
medico flebo, schiozoide, mongolo. Il ricorso a tecnicismi sottolinea l’effetto ricercato di alientazione, inserendo i
tecnicismi nella sfera espressiva della conversazione quotidiana ed eliminando così la possibilità di una comunicazione
non-espressiva. La polarità fra il parlare neutro su cose e il parlare espressivo viene cancellata tramite l’estensione di un
antilinguaggio che trasforma il lessico non marcato dall’espressività in quello di marcata soggettività.

Questa tendenza spiega inoltre la scelta predominante non di lessico settoriale vero e proprio, ma di uno pseudo-
linguaggiosettoriale quale la cosidetta lingua dei mass media, che si colloca a metà strada fra tecnoletto e linguaggio
colloquiale con dei tecnicismi per un grande pubblico. Giovani assorbono questi tecnicismi molto usati, comuni, diffusi e
rinomati che prevedono la voluta deformazione semantica nella comunicazione tra tecnici e profani e ignoranti, esperti e
inesperti.
Es. Zapping – frenetico di canale con il telecomando – appare grazie al prestito di allusione onomatopeica una
connotazione espressiva che funge quasi da contrappeso rispetto al carattere meramente denotativo del linguaggio
settoriale.

Il potenziamento espressivo si nota attraverso nuove coniazioni linguistiche nei varietà televisivi: cacao meravigliao.
Questo è un “nuovo folklore” verbale che sta creando la sua propria tradizione legata ai tipi di testo della cultura di
massa e di consumo. I mass media servono come modello linguistico per i giovani nella misura in cui producono lo
spostamento di norme legate allo stile formale e propagano la produzione linguistica caratterizzata dall’informalità.

Dal parlato-scritto, tipico dell’epoca del monopolio della Rai, si passa a un parlato-parlato, e in molti casi a una sorta di
iperparlato, cioè un parlato sconnesso, ridondante, scombinato che è molto vago, senza limiti precisi.

La varietà giovanili propagano infatti un modo di comunicazione che rimuove le differenziazioni fra formale e informale
sotto veste del discorso non pianificato e altre caratteristiche del parlato attinenti a situazioni informali.

Se noi applichiamo l’approcio di vicinanza o distanza comunicativa, il parlato dei giovani si trova all’asse della vicinanza
comunicativa. Questoa sfera richiede il contesto extralinguistico, la privatezza, la familiarità, l’emotività, l’inserimento
della situatività, la vicinanza fisica, la dialogità e la spontaneità. L’uso del tu invece del lei e del ciao rispetto al buon
giorno come forma di saluto esprime la preferenza per il parlato informale, con maggiore familiarità e spontaneità. Così
le norme di un parlato caratterizzato da un grado elevato di formalità e chiara gerarchizzazione sociale nelle formule del
saluto e dell’allocuzione sono dilagate e stanno cambiando. Adesso questo è indicatore di un’innovazione linguistica che
annulla, nella comunicazione di tutti i giorni la dicotomia formale e informale a favore di strategie di carattere informale
anche in situazioni formali. Il testimonio di questa situazione è l’uso di ciao, che in meno di trent’anni è stato introdotto
a livello nazionale come forma di saluto familiare.

Ma non dobbiamo trattare questa vicinanza e informalità in modo assoluto e con fede assoluta. In sostanza non si tratta
altro che di una pretesa comunicazione della vicinanza, si tratta di un parlare ibrido, poichè l’uso di mezzi linguistici
propri del discorso della distanza non determina un effettivo superamento della realtà linguistica. Comunque nelle
varietà linguistiche giovanili si verifica la tendenza a potenziare l’espressività e l’informalità creando una pseudo-
informalità che si definisce come semplificazione radicale delle strategie linguistiche a disposizione.

Come il risultato di queste strategie verbali possiamo osservare il grado minore di pianificazione nella lingua parlata. Si
tratta dell’uso di ripetizioni, elisioni, strutture brachilogiche – come temporaneità della comunicazione della vicinanza.
Per esempio, l’intercalare e poi\niente che riempe un vuoto semantico e garantisce il mantenimento del proprio turno o
aiuta portare a termine una pianificazione sintattica fallita. Qualche volta tale pianificazione può essere usata nella
lingua sctitta.

Tale temporaneità porta a un organizzazione aggregativa come costante sintattica. Si distinguono a) la preferenza nelle
scelte lessicali di livelli volgari e diastraticamente bassi e b) tecniche di parlare di sè. Questo conferma la tendenza della
penetrazione di elementi del parlato nei diversi tipi di testi scritti (semiosfera, intertestualità).
L’interpretazione linguoermeneutica: la categoria di continuum. Tipi di continuum. Sottocategorie di continuum.

Il continuum del discorso si esamina come interazione spaziale-temporale di regimi di generazione e di percezione. Nella
comunicazione spontanea orale il continuum si caratterizza per la correlazione di questi regimi anche se a essi è propria
una certa discretezza. Il continuum del discorso si proietta in continuità testuale lineare di movimento dell’informazione
che si divide nel tempo e nello spazio in dipendenza del disegno di autore. Sottocategie sono stagnazione, spazio, tempo,
progressione.

Galperin definisce il continuum di testi di belle lettere come categoria grammaticale testuale definendola come corrente
indivisa di movimento nel tempo e nello spazio, come una certa susseguenza di fatti e di eventi che si svolgono nel
tempo e nello spazio del testo.

La natura di continuum è integrativa perché questa catagoria come categoria grammaticale del testo è la sintesi di
coesione e di discontinuità.

Nella susseguenza lineare del testo letterario i nessi topicali cioè nessi sui temi di contatto possono svilupparsi
logicamente in corrispondenza con il movimento di eventi nel tempo e nello spazio (continuum di fabula).

Z. Turaeva chiama questi oscillazioni della trama la progressione – il movimento continuo avanti che si contrappone a
stagnazione – il rallentamento dello sviluppo di eventi nel testo mediante l’appello ai fatti precedenti o la digressione
dal tema o mediante l’analisi dettagliata di qualcosa come introduzione di un certo tema.

La presenza di stagnazione testuale serve di indicatore al continuum di argomento del testo di belle lettere.

La stagnazione è sottocategoria del continuum del discorso che si rivela dal punto di vista psicocognitivo in operazioni
ricorsive della coscienza di generazione e di percezione, in movimento fermato del discorso con lo scopo di eliminare
l’incertezza, il carattere doppio per il destinatario, per la precisazione di scopi e per la correzione delle proprie strategie
discorsive per il mittente.

I mezzi di stagnazione sono l’introduzione del topic di retrospezione (il tema del passato, la biografia di eroe);
l’introduzione del topic con valore concettuale (la digressione lirica); l’introduzione del topic di analisi dettagliata (il
paesaggio, il ritratto, la descrizione di ambiente, di artefatto); l’introduzione del topic di orientazione al destinatario;
l’introduzione del topic di autore-funzione (meditazione di autore su sé stesso).

Le sottocategorie del continuum nel discorso sono lo spazio e il tempo che si definiscono in tre regimi per i testi che
distanziano nello spazio e nel tempo l’autore dal lettore e di tutt’e due dagli eventi descritti. Non a caso gli investigatori
distinguono per tali testi il mondo discusso e quello di eventi (U. Weinreich), il piano del linguaggio e il piano della storia
(E. Benveniste), il tempo interpretativo, di linguaggio e quello narrativo del testo (E. Padučeva).

Il tempo e lo spazio discorsivo è il tempo e lo spazio di comunicazione che possono essere divisi, discreti o indiscreti nella
comunicazione spontanea. A differenza di essi, il tempo e lo spazio del testo costituiscono il cronotopo  del continuum
testuale. Gli investigatori differenziano il cronotopo reale del discorso e il cronotopo intertestuale. Spesso il tempo e lo
spazio nel testo non formano topici distinti ma formano la loro parte integrante.

La susseguenza di temi nell’unità dello spazio e del tempo può essere chiamata macrotopic.

Gli indicatori di macrotopic nel testo sono i mezzi di diversi livelli idiomatici che si integrano in campi funzionale-
semantici di temporalità e di locatività.

Secondo V. Kukharenko, il cronotopo nel testo letterario non è divisibile da uomo: il tempo è presente nel testo sempre
e si percepisce per i presonaggi all’interno della loro realtà letteraria così come per i lettori che sono esterni rispetto ad
essa. La linea del tempo testuale per i personaggi del testo e per i comunicanti del discorso è continua, indivisibile e
unica ma nel discorso si uniscono due tipi di percezione,

di programmazione neurolinguistica del tempo: attraverso il tempo – per il personaggio che è sempre nel momento
attuale e vicino al tempo, per l’autore e il lettore quando la linea del tempo va da sinistra a destra perché la
1 retrospezione (il ritorno al passato) o la 2 prospezione (il conoscimento di svolgimento futuro di eventi, previsione)
occupano un posto cronotopico corrispondente sull’asse di generazione / percezione di comunicanti.

Questi due tipi di percezione sono stati divisi dall’investigatore americano nell’ambito di programmazione
neurolinguistica H. James che esaminava il tempo come sensazione soggettiva nell’immaginazione umana.

La retrospezione secondo I. Galperin si differenzia in quella di autore data dall’autore e verbalizzata nel testo e in quella
di lettore correlazionata con la ricorrenza e condizionata dalla tenuta e dall’attualizzazione nella memoria del
destinatario di frammenti già letti.

La soggettività di percezione umana del tempo a differenza di comprensione dello spazio oggettivo-soggettiva condiziona
la capacità diversa del linguaggio di descrivere la dinamicità del tempo e la dinamicità dello spazio. Gli spazi diversi
coesistono nell’unità di tempo perciò la descrizione di dinamicità temporale a base di quella spaziale è possibile sono in
relazione a uomo.

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