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LDB

Conversione a PDF: FS - 2019

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Louis-Ferdinand Céline

Da un castello all’altro
Introduzione di Gianni Celati
Traduzione di Giuseppe Guglielmi

Einaudi

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L’isola-Céline

Infamante reputazione.
Louis-Ferdinand Céline (1894-1961) è uno dei grandi
innovatori letterari del suo secolo; ma non potrebbe esserci
scrittore piú lontano dai gusti correnti. Autore che ogni
volta si apre la strada in mezzo alle impossibilità, e
irriducibile alle abitudini di lettura nel nostro tempo (egli
stesso diceva: «prima di tutto c’è la vostra ignobile maniera
di leggere, una parola su venti»), temo che Céline sia ormai
una figura tanto leggendaria quanto impresentabile. Piú che
altro è noto per un’infamante reputazione politica: cosa che
spesso trasforma i suoi libri in prove per una condanna
morale, senza altri usi.
Cominciamo dalla reputazione infamante, storia che qui
riassumo. Nel 1936, dopo un viaggio nella Russia di Stalin e
un pamphlet contro il sistema burocratico-poliziesco
sovietico, Céline compie un’improvvisa svolta a destra.
Aderisce a quel confuso sottobosco politico-giornalistico
che diventerà la base del collaborazionismo francese, nel
giugno 1940, al seguito dell’occupazione tedesca. I suoi guai
cominciano con la pubblicazione di Bagatelle per un
massacro (1937), un pamphlet con pagine emozionanti, ma
altre invase dai biechi frasari dell’antisemitismo – frasari
sparsi a piene mani dalla stampa di destra e condivisi da
gran parte della popolazione francese, anche a sinistra. Era

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un’idea diffusa che il capitalismo ebraico tirasse i fili della
politica internazionale, e la propaganda di destra entrava in
consonanza con vecchi risentimenti popolari contro la
borghesia ebraica.
Céline abbraccia l’antisemitismo di massa insieme alle
teorie eugenetiche naziste (questo rimane il punto piú
oscuro nella sua carriera), e propone un’alleanza con la
Germania in modo da evitare la guerra. Ma la guerra
scoppia, e in pochi mesi le armate tedesche arrivano a
Parigi, dove nel giugno 1940 costringono il governo francese
a un armistizio. L’armistizio impone che una parte del suolo
nazionale francese sia amministrata da un governo di
collaborazione con gli occupanti con sede a Vichy. L’ultimo
pamphlet di Céline è un discorso ubriaco su questa disfatta
militare e contro il governo collaborazionista perché non si
decide a risolvere la questione ebraica. Qui siamo all’apice
della sua fissazione eugenetica, cosí estrema da fare il vuoto
intorno a lui, anche a destra.
All’inizio del 1943, Radio Londra annuncia che Céline è
stato dichiarato traditore della patria e condannato a morte
dalla Resistenza. Nel giugno 1944, con lo sbarco degli alleati
in Normandia, la minaccia della condanna a morte si
avvicina ogni giorno di piú; cosí abbandona tutto e si mette
in viaggio assieme alla moglie Lili e al gatto Bébert. Ha
l’idea di attraversare la Germania e sbarcare in Danimarca,
dove in una banca aveva accumulato molti dei suoi diritti
d’autore.
In Germania è smistato di qua e di là dalle autorità
tedesche, e lo ritroviamo a Baden-Baden, poi a Berlino, poi
in una sperduta località nella pianura prussiana (sono i
luoghi e gli spostamenti raccontati in Nord). Infine viene a
sapere che il governo di Vichy, col maresciallo Pétain come
capo di stato, Laval come primo ministro, e tutta la schiera
dei dignitari che lo componevano, era stato trasferito dai

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tedeschi in una località al confine della Baviera,
Sigmaringen. Dopo aver tentato invano di passare in
Danimarca, Céline chiede di potersi trasferire a Sigmaringen
per esercitare il suo mestiere di medico. E nell’ottobre 1944,
assieme alla moglie Lili e all’attore Le Vigan (suo vecchio
amico), attraversa la Germania, e sbarca in un villaggio che
definisce «da operetta», sulle sponde del Danubio, occupato
da duemila transfughi, tra collaborazionisti e altri sbandati.
Sono politicanti, artisti, giornalisti, o assassini di mestiere
(come quel Restif a cui Céline attribuisce l’assassinio dei
fratelli Rosselli), tutti già condannati dal nuovo governo
francese e destinati a finir male.
Solo dopo cinque mesi di residenza coatta a Sigmaringen,
nel marzo del 1945, il nostro autore ottiene dalle autorità
tedesche un permesso per recarsi in Danimarca (occupata
dai tedeschi). E dopo un viaggio tra i bombardamenti a
tappeto su tutta la Germania, cambiando treno in
continuazione, sbarca fortunosamente a Copenhagen (è il
viaggio raccontato in Rigodon). Qui vive con la moglie in
clandestinità fino al dicembre 1945, quando è segnalato alla
polizia dall’ambasciatore francese, arrestato e chiuso nel
carcere di Vestre Faengsel, dove resterà per 14 mesi in una
cella di rigore, continuamente interrogato per appurare le
sue colpe. Infine liberato, nel giugno 1945, gli è concesso di
vivere in una località di campagna, in una capanna sulle rive
del Baltico, a un centinaio di chilometri da Copenhagen.
Soltanto nel 1951 un’amnistia gli permette di rientrare a
Parigi, dove si stabilisce sulla collina periferica di Meudon:
scenario con cui inizia Da un castello all’altro.
Memoriale del condannato.
Nella villa di Meudon, Céline comincia a scrivere Da un
castello all’altro verso il 1955, forse riagganciandosi a
frammenti d’un libro abbandonato, con l’apparizione della
barca di Caronte (ne parla nella lettera all’editore Gallimard

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dell’8 dicembre 1954: «Si tratta della barca di Caronte!… si
figuri!»). Nella mitologia classica Caronte era il
traghettatore delle anime dei defunti al di là delle acque
dello Stige; e nel nostro libro c’è una serie di cenni sparsi
dove l’autore immagina che il mitologico Caronte accolga
nell’aldilà i dannati moderni, bastonandoli col suo remo. È
anche il caso dell’editore Gallimard, che Céline immagina
punito per le sue tirchierie di ricchissimo magnate: «Caronte
lo tirerà fuori dalle meditazioni! E col remo, signora mia
bella!…vrrang!… brang!».
Io penso che questa fantasia derivi da una lettura di
Dante, perché nell’inferno dantesco Caronte picchia con un
remo i dannati che non si affrettano («Batte col remo
qualunque si adagia»). Ed è un particolare che non esiste
nelle altre versioni, di Virgilio e Ovidio. Dal particolare del
remo nasce la pantomima serio-comica di Céline, che
avvolge l’attualità in una atmosfera da leggenda classica. E la
nuova umanità da giornale, travolta nello spreco iperbolico
dei consumi, diventa una massa di anime che s’apprestano a
passar nel regno delle ombre, dopo una bastonata
castigatoria: «penso a Caronte: il modo che gli farà passare il
loro egoioismo [sic]!… l’imbarco per l’oltrelà!… sta delizia
ai turisti!»
Questi cenni sparsi culminano in un lungo episodio
onirico, dato come un’allucinazione, dove l’autore rivede il
suo amico Le Vigan (che era fuggito in Argentina per
scampare al processo per collaborazionismo), assieme al
meccanico Émile, delle milizie di destra, ora morto – due
fantasmi del passato che sbucano da un battello sulla Senna,
indicato come «la barca di Caronte». Anche qui è sottinteso
un passaggio nell’aldilà, con un richiamo all’idea delle
bastonate punitive di Caronte; e come l’episodio del
Caronte dantesco, anche questo funziona da soglia del
viaggio tra i dannati.

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Oltre quella soglia comincia l’argomento portante del
libro: l’odissea dell’autore attraverso l’inferno della
Germania nazista nel 1944-45, che sfocerà in una trilogia
(Da un castello all’altro, Nord e Rigodon). Il nostro libro è
un memoriale del soggiorno a Sigmaringen, il villaggio
bavarese dove, come abbiamo ricordato, i tedeschi avevano
trasportato il governo di Vichy; e che l’autore descrive come
un girone dei dannati del collaborazionismo. È un luogo
concentrazionario nel quale si è esposti alla fame, alla
scabbia, ai bombardamenti, e in piú alla Gestapo che fa
sparire chiunque dica qualcosa in contrasto con la
propaganda nazista. Intanto gli alti personaggi del
collaborazionismo sembrano tutti impegnati in un lento
suicidio, ma sempre aggrappati alla vanità del proprio ruolo:
col maresciallo Pétain che non fa niente se non «incarnare la
Francia» con la sua passeggiata quotidiana, e il primo
ministro Laval tutto preso nei monologhi sulle proprie
grandi capacità politiche, e con quegli altri caporioni armati
in pieno idealismo fascista, che parlano di una «Nuova
Europa» mentre tutto attorno a loro crolla.
Beninteso tra i dannati c’è anche l’autore che ci parla da
un aldilà della vita normale: quello sancito dall’opinione
pubblica come spazio dei reietti. Ci parla dal suo isolamento
sociale a Meudon, come ex collaborazionista, bollato
ufficialmente di «indegnità nazionale», scampato per un
pelo alla pena di morte, reduce dalle galere danesi, oltre che
anziano vestito di stracci e farneticante. Non è secondario
che questa fosse la situazione effettiva di Céline, come
condannato all’infamia, al disprezzo pubblico, e autore di
libri che nessuno compra piú. Scrivendo questo libro nel
tentativo di risollevare le proprie sorti, Céline adotta un
modo di raccontare come quello nei memoriali dei
condannati a morte – il che gli permette di tagliare molti
angoli. E si rivolge al pubblico come facevano un tempo i

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condannati, raccontando le loro disgrazie e i loro errori,
prima di passare all’altro mondo.
La passione del mutevole.
Da un castello all’altro si avvia con una cinquantina di
pagine di pure divagazioni, dove l’autore salta
continuamente da un ricordo all’altro: dalle sofferenze patite
nel carcere danese al saccheggio del suo appartamento in
rue Girardon; dai ricordi d’infanzia alle dichiarazioni dello
scrittore Roger Vaillant che si rammaricava di non avere
ucciso Céline nel ’44; dai problemi di vita quotidiana a un
articolo diffamatorio di Sartre (qui soprannominato Tartre)
che l’aveva accusato d’essersi venduto ai nazisti;
dall’assassinio di Denoël, primo editore di Céline (qui
chiamato Bourdonnais), agli sfoghi contro l’editore
Gallimard (soprannominato Achille Brottin, dove Brottin fa
venire in mente crottin, sterco). Sembrano i brontolamenti
d’un vecchio strambo che perde sempre il filo del discorso.
Per il lettore abituato ai romanzi che entrano subito nel
vivo dell’azione, queste pagine devono apparire illeggibili,
oltre che insopportabilmente lamentose. D’altronde Céline
sa di rivolgersi a lettori che non sopportano le sue lamentele
e che sono disorientati dalle sue divagazioni; cosí quasi a
ogni pagina troviamo i suoi appelli per riagganciarli e
trascinarseli dietro: «Vi scordavo»; «ritrovo il filo!»; «lo so,
vi ammazzo di noia!»; «vi dicevo dunque»; «scusatemi,
ancora una piccola digressione»…
Nei colloqui con Robert Poulet, Céline spiegava che i
lettori sono ormai rovinati dalla pubblicità, e leggono
controvoglia – perciò lui deve tirarseli dietro di forza. La
pubblicità ha creato una situazione di lettura compromessa,
per iper-stimolazione dei lettori, che diventano lettori
dell’obbligo, con obbligo di comprare, leggere, e anche di
eccitarsi per un libro. Da questo dressage nascono lettori che

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hanno sempre fretta di sbrigare l’impegno del leggere, e che
leggono sempre per dovere.
Ma nel nostro caso tutto prende un altro aspetto, perché
gli appelli dell’autore portano a galla una situazione di
lettura obbligata, come una questione tra autore e lettore. Il
libro diventa un gioco senza aspettative definite, senza
formule stantie da romanzo (tipo: «Entrò Carla», «Alfredo
disse», «L’uomo si volse»), né presunte eccitazioni suggerite
dalla pubblicità. Qui lo stile céliniano è veramente la cosa
piú pratica: il parlare a tu per tu, dove le frasi sono binari
che portano pensieri sempre in movimento, in una serie di
momenti discontinui, con scene e avvenimenti sempre
mutevoli.
Céline dice: «la diversità è la mia legge!» La sua è la
passione del mutevole che si esplica soprattutto nell’arte
delle variazioni. Nei suoi libri non c’è mai una scena dove le
parole descrivono qualcosa di circoscritto, fisso e ben
definito; ci sono sempre ritorni con variazioni su un tema.
Soprattutto istruttive le sue scene privilegiate: i panorami in
subbuglio, con masse di gente e pluralità di aspetti, come i
bombardamenti o il brulicare di navi in un porto. Qui tutto
l’accadere diventa un movimento d’onde che si spandono in
continue mutazioni, da una cosa all’altra, da un punto
all’altro. Un altro esempio è l’incantarsi sui movimenti delle
acque, ricorrente in Guignol’s band, evocato nel nostro
libro: «sono andato dietro alle ragazze! […] ma ho passato
molte piú ore a incantarmi dei movimenti d’acque […] un
gabbiano!… due!… la magia delle bolle nella corrente…
sciabordío…»
Ed ecco il senso proprio dello stile céliniano: la
frantumazione delle frasi in modo che tutto resti sospeso nei
momenti, nelle variazioni sul filo dei ricordi,
nell’evanescenza immaginativa; e niente diventi discorso
concluso, niente aderisca al gioco di potere dei discorsi

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logici e definitivi. Da un castello all’altro ci offre una
versione serio-comica di questa idea di lettura, come gioco a
trascinare il lettore in un viaggio di turismo immaginario,
attraverso la Germania nazista, dove tutto svaria nella
diversità, nel mutevole, da una cosa all’altra, da un divenire
all’altro: «eccoci in turismo e in piena Storia!… la diversità è
la mia legge!… Siegmaringen, Hohenzollern!… e non avete
finito di ridere!»
La zona grigia e i confini dell’ovvietà.
Nei tre libri di Céline sul suo viaggio attraverso l’inferno
della Germania nazista, l’esperienza non è piú qualcosa di
cui uno possa vantarsi. Esperienza della trappola e dello
smarrimento estremo, non è piú evocabile per darsi ragione.
Può essere solo esposta in forma di pantomima grottesca,
anche se questa riguarda la propria infamia e la propria
condanna. Cosí nel resoconto sul suo soggiorno a
Sigmaringen, Céline traduce la tragedia del
collaborazionismo francese in una serie di pantomime da
operetta, facendo anche di se stesso una caricatura – la
caricatura del complice sempre sulla difensiva, che risponde
sempre: «Sí, sí, va bene, non c’è problema, farò come dice
lei, è chiaro, è ovvio». È la maschera di chi ha capito che nei
traffici sociali bisogna sempre aderire a ciò che è dato per
ovvio, alle chiacchiere comuni, alla dittatura delle
idealizzazioni correnti, anche se sono demenziali.
Esemplare in questo senso è la storia dei coniugi
Delaunys, anziani musicisti, artisti appassionati in balia delle
idealizzazioni di destra. Aderiscono all’ideale della «Nuova
Europa» (idea di una unione razziale franco-tedesca per
restaurare l’impero di Carlo Magno), e partecipano alle
celebrazioni parigine indette dall’ambasciatore tedesco. Cosí
sono marchiati anche loro dalla Resistenza come traditori
della patria, e si ritrovano con gli altri a Sigmaringen. Nel
duro inverno, vengono mandati a far legna, ma sono anziani,

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riescono a raccoglierne poca; gli uomini della Gestapo li
trattano da sfaticati e bastonano in testa il signor Delaunys. I
due vanno a lamentarsi da Céline: «Noi sfaticati?» Hanno
dedicato la vita all’ideale, ecco il compenso! Al signor
Delaunys parte via il cervello, di colpo straparla, dice che
vuole fare un concerto per celebrare la vittoria nelle
Ardenne. Che vittoria? La propaganda tedesca faceva
circolare la notizia d’un contrattacco sul fronte francese, che
molti interpretavano già come una vittoria. Anzi, in un’altra
di queste pantomime sul collaborazionismo, il primo
ministro del governo di Vichy, Laval, pensa già a quali
musiche far suonare nel giorno del suo solenne rientro a
Parigi. Céline commenta: «via con “l’ovvio”…la
“Riconquista delle Ardenne”?…beninteso!»
Le idealizzazioni rappresentano ciò a cui bisogna aderire
ancor prima di sapere di cosa si sta parlando, come per la
vittoria nelle Ardenne. Il nazismo è stato all’avanguardia
nell’uso dei mezzi di comunicazione di massa per imporre
un regime di idealizzazioni pubblicitarie, come base
dell’ovvietà quotidiana e arma del suo potere. L’ovvietà è
ciò a cui tutti debbono credere, se non altro perché la vita
quotidiana deve funzionare come una macchina, tutta per
mosse o deduzioni scontate. Cosí con l’aiuto della
pubblicità, l’ovvietà quotidiana può diventare un modo di
ridurre tutti all’obbedienza, consenzienti o dissenzienti.
Riassumendo questa condizione, Céline dice: «L’essenziale
[è] fare tutto come se “è ovvio”… mai urtare!… mai
sorprese… sempre “è ovvio”… naturale!… […] oh, ma
estrema attenzione!… […] hai detto una parola di troppo!
uscito dal grande incanto “è ovvio”!»
I coniugi Delaunys con la loro disarmata adesione «da
artisti» all’ovvietà dei proclami politici, rappresentano
l’anello debole di un sistema terroristico che incombe sulla
vita sociale. Questo sistema ricorda la zona grigia di cui parla

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Primo Levi: una condizione d’esistenza dove non ci sono
piú distinzioni nette tra vittime e carnefici, tra dissenzienti e
complici del potere. Nella zona grigia di Levi, come nella
situazione concentrazionaria di Sigmaringen, si sopravvive
nella misura in cui si aderisce allo stato di cose, si collabora
in qualche modo con il potere, ci si barcamena con i trucchi
dell’ovvietà, o si traffica con le proprie competenze (come fa
Céline, in quanto dottore). E il limite di questa zona, è un
abisso in cui precipitano quelli che si lasciano prendere dalla
disperazione, senza piú risorse da investire nei traffici sociali
– quelli che nei campi nazisti erano chiamati «musulmani». I
coniugi Delaunys (che Céline nasconde nelle soffitte del
castello degli Hohenzollern, per sottrarli ad altre
bastonature e a un destino piú tragico), sono i
rappresentanti di questa frangia di umanità che non ha piú
difese contro il terrorismo del potere, per stanchezza,
vecchiaia, disincanto. Ed è davanti a gente come loro che
l’esperienza dello smarrimento viene a coincidere con la
vergogna di essere umani: qualcosa di simile a quel
sentimento che perseguiterà Primo Levi sino alla fine della
sua vita.
Supplizio del clown.
Arrivato a metà strada il nostro libro dice: «A che punto
sei clown?… quante pagine [hai scritto]?» Dopo il motivo
del remo di Caronte che bastona i dannati, compare l’altro
motivo ricorrente: l’autore come clown. Céline associa
l’artista al clown, perché l’artista è l’uomo che ha creduto di
sollevarsi al di sopra delle folle e si ritrova a essere la
caricatura d’una idealità decaduta. Come i clown da circo,
come i mostri dei vecchi spettacoli da baraccone, anch’egli è
una figura bislacca, sdata, da esibire alle folle per distrarle
con qualche smorfia. E tutto ciò che fa e dice per attirare il
pubblico deve diventare chiacchiera, cliché, adesione alla
dittatura delle opinioni correnti («l’opinione ha sempre

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ragione»). Céline scrive: «Mio Dio, che bello sarebbe tenersi
tutto questo per sé… piú dire una parola, piú niente scrivere
[…] completamente tranquillo, dimenticato…» – ma subito
aggiunge: «agli attrezzi, vecchio clown! e via! salta su! piú
alto! […] il pubblico ti chiede una sola cosa: che ti rompi
bene il grugno!»
Il supplizio del clown sta nell’esporsi al voyeurismo di
massa, dove le disgrazie altrui diventano spettacoli
d’intrattenimento. Céline lo associa agli spettacoli nelle
arene romane, che placavano l’irrequietezza delle folle
incantandole con lo strazio dei vinti e la ferocia dei
gladiatori. È l’origine dello spettacolo come l’intendiamo
ancora oggi: panem et circenses, consumi e competizioni
brutali, fascino della crudeltà, esibizione di mostri del
disagio sociale (come quegli amanti transessuali messi a
litigare pubblicamente tra di loro in una rete televisiva
americana). L’artista-clown è una figura del genere,
destinata a soccombere nelle arene della competizione
moderna, se non riesce a imboscarsi sotto i vessilli del
potere: «sei sicuramente di un Circo!… non [lo] sei? guai a
te! […] la mannaia!»
Nel secolo in cui è nato Céline esistevano ancora
esecuzioni sulla piazza pubblica, con un concorso di folla e
l’abitudine di affittar finestre per osservare meglio la morte
del condannato. Nel secolo di trionfo della scienza,
esistevano queste forme dimostrative del potere pubblico,
associate all’idea del tabú sociale che cade sull’individuo
anomalo, per cancellarlo dalla comunità. Ed è caratteristico
di Céline associare la propria posizione di individuo isolato,
socialmente anomalo e malvisto, a vecchie forme di castigo,
per espulsione, messa alla berlina, impiccagione o
squartamento. Uno dei suoi primi testi scritti dopo il ritorno
in Francia è un piccolo capolavoro comico, Colloqui con il
professor Y del 1955; e questo inizia appunto con la scena

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del clown (controfigura dell’artista), squartato sulla piazza
tra gli applausi del pubblico, perché ha voluto sollevarsi al
di sopra delle folle.
È un ricordo all’idealismo artistico stile 1900, con
mitologie dell’autore come individuo al di sopra delle masse,
idolo da salotti, vate dell’opinione pubblica, metafisico da
gazzette. Il clown di Céline è l’autore che si è tolto
quell’aureola e si ritrova nel puro smarrimento dell’essere al
mondo, ormai incapace di «grandi affermazioni», buono
solo a borbottare in una vecchia parlata parigina,
farfugliando confuse memorie, tra colpi di scena comici e
paradossali (come l’apparizione di quel vescovo cataro –
falso – che benedice tutti durante una bagarre all’albergo
Löwen, roba da film dei Marx Brothers). In queste cronache
che culminano quasi sempre in comiche baraonde, il lettore
non può piú aggrapparsi alle «frasi serie», alle «frasi
importanti» che lusingano la sua coscienza. Céline punta
verso l’esperienza confusa di ciò che resta fuori dai frasari,
esperienza sempre mutevole, irriducibile a qualsiasi forma di
totalità. Ed ecco la figura derisoria del clown, come guida
che ci mostra un’uscita dall’idealismo delle parole e dalle
idealizzazioni su cui si regge ogni potere.
L’isola-Céline.
La lingua céliniana è un misto di parlate parigine, dette
argot, che erano già in decadenza quando Céline ha
cominciato a scrivere, negli anni Trenta. Il successo delle sue
prime opere dipende anche da questo: dall’emergere nelle
pagine d’un libro di un modo di parlare mai giunto alla
forma scritta, ed estraneo a buona parte della popolazione
borghese. Ma è negli ultimi libri, in particolare nella trilogia
tedesca, che il raffinamento dello stile céliniano dà alle
forme argotiche un sapore da lingua classica, lontana e
straniera rispetto alle norme correnti (effetto irriproducibile
in traduzione, ma che Giuseppe Guglielmi spesso risolve

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parzialmente). Ed è questa lingua strana, straniera, al tempo
stesso lingua parlata e lingua altamente letteraria, lo scoglio
da superare per accostarsi a Céline.
Se confrontiamo questa lingua con quella standard dei
libri di successo, viene da pensare che gli attuali bestseller
corrispondano ai cosiddetti «non luoghi» (luoghi uguali in
qualsiasi parte del mondo si trovino), mentre quelli di
Céline corrispondono a un’isola oceanica poco accessibile,
quasi disabitata. La sua difficile accessibilità ha due aspetti:
il primo è la lingua argotica, che forse s’intende meglio
esercitandosi a leggerla ad alta voce, perché solo cosí si
segue da vicino la mutevolezza degli umori, le dissonanze, le
variazioni ritmiche, la sonorità jazz. In altre parole lo stile di
Céline va inteso come uno spartito, e letto come si studiano
gli spartiti, la cui esecuzione alla fine è sempre in parte
aleatoria, e mai riducibile a un preciso «oggetto» – a
oggettività delle cose.
L’altra difficoltà d’accesso all’isola-Céline è un pensiero
duro da digerire, che costituisce il tema di fondo nella
trilogia tedesca. È l’idea che non si dà potere senza
idealizzazioni, per cui la volontà di potenza e la vertigine
idealizzante delle parole fanno tutt’uno. Sono una
cancellazione della «troppa realtà» («L’uomo non sopporta
troppa realtà» dice T. S. Eliot). Questo comporta
discriminazioni, purghe e condanne per chi non
contribuisce a un’estasi idealizzante collettiva, cosí che tutti
si mettano il cuore in pace considerandosi dalla parte giusta.
Cosa tipica del nazismo, del comunismo sovietico, ma anche
del nostro mondo democratico-pubblicitario. Céline in Nord
dice: «L’umanità è a sto prezzo, esiste soltanto se si sente
virtuosa, pura gentile, colpevole al piú di troppo buon
cuore». Ed è un pensiero tra i piú difficili da digerire, senza
che diventi cinismo d’attualità.
La cosa importante della trilogia tedesca è la sua lingua

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balbettante, incespicante, che abolisce l’eloquenza, abolisce
le vertigini delle parole, e ci dà un memoriale che serve
soprattutto a segnare limiti delle idealizzazioni su cui si
regge un potere catastrofico. Per questo tutto il movimento
di Da un castello all’altro, come di Nord e Rigodon, è un
movimento verso un fuori. Fuori dalle illusioni e dalla
metafisica del potere, che si disfano appena si fanno mondo,
appena le illusioni del potere si istituiscono come mondo
abitato da uomini e non piú solo da parole. Ed è la
questione di fondo sull’isola-Céline: andare verso il fuori
delle parole, frammentario e irriducibile alle vedute
totalizzanti che vogliono dominare tutto. Parlando del suo
editore Gallimard e del suo staff, Céline dice che se avessero
patito quello che ha patito lui nelle prigioni danesi,
avrebbero abbassato la cresta, ed ora «si potrebbe stringere
loro la mano… sarebbero finalmente usciti dalle parole».
GIANNI CELATI

Novembre 2007.

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Da un castello all’altro

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Per parlare con franchezza, qui fra noi, finisco ancora
peggio di come ho cominciato… Oh, non ho cominciato
molto bene… sono nato, lo ripeto, a Courbevoie, Senna…
lo ripeto per la millesima volta… dopo tanti va e vieni
termino veramente al peggio… c’è l’età, mi direte… c’è
l’età!… si capisce!… a 63 anni e passa, diventa
estremamente duro rifarsi una posizione… rilanciarsi a
clientela… qui oppure là!… Vi dimenticavo!… io sono
medico… la clientela medica, in confidenza, fra voi e me, è
mica soltanto questione di scienza e di coscienza… ma
innanzitutto, e soprattutto, di fascino personale… il fascino
personale passati 60 anni?… puoi fare ancora il manichino,
porcellana al museo… forse?… interessare qualche
maniaco, cercatore di enigmi?… ma le signore? il vecchione
tutto a lustro, profumato, pitturato, laccato?…
spaventamerli! clientela, no clientela, medicina, no
medicina, ti rivolta lo stomaco!… se è tutto imbottito
d’oro?… ancora!… tollerato? hmm! hmm!… ma la canizie
povera?… a cuccia! Ascoltate un po’ le clienti, seguendo i
marciapiedi, i negozi… si parla di un giovane collega…
«Oh, sa, signora!… signora!… che occhi! che occhi, questo
dottore!… ha capito immediatamente il mio caso!… mi ha
dato certe gocce da prendere! mezzogiorno e sera!… che
gocce!… questo giovane dottore è una meraviglia!…» Ma
aspetta un po’ per te… che si ragioni di te!… «Scorbutico,

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sdentato, ignorante, scaracchioso, gobbo…» il tuo conto è
chiuso!… la parlativa delle donne è sovrana!… gli uomini
rigirano le leggi, le donne si occupano solo che di ciò che è
serio: l’Opinione!… una clientela medica è fatta dalle
donne!… non le hai dalla tua?… corri ad annegarti!… le
tue signore sono ritardate mentali, idiote da urlo!… tanto
meglio! piú sono poi limitate, cocciute, stronze da
restituzione legale, piú la fanno da sovrane!… rimetti via il
tuo camice, e il resto!… il resto?… mi hanno rubato tutto a
Montmartre!… tutto!… rue Girardon!… lo ripeto… lo
ripeterò mai abbastanza!… fanno finta di non sentirmi…
proprio le cose che bisogna sentire!… io metto però i
puntini sulle i… tutto!… degli uomini, liberatori
vendicatori, sono entrati in casa mia, con effrazione, e hanno
portato via tutto alle Pulci!… tutto svenduto!… non
esagero, ho le prove, i testimoni, i nomi… tutti i miei libri e i
miei strumenti, i miei mobili e i miei manoscritti!… tutto il
bazar!… ho ritrovato niente!… nemmeno un fazzoletto,
nemmeno una seggiola!… venduto perfino i muri!…
l’appartamento, tutto!… liquidati!… «Lordura»! è detto
tutto! la vostra riflessione! vi capisco!… cosí naturale! oh,
che questo a voi non capiterà! niente di simile può capitarvi!
che le vostre precauzioni sono giuste!… comunista come il
primo miliardario capitato, poujadista come Poujade, russo
come tutte le insalate, piú americano di Buffalo!…
perfettamente immanicato con tutto ciò che conta, Loggia,
Cellula, Sacrestia, Procura!… nuovo Franzoso come
nessuno!… il senso della Storia vi passa per il mezzo delle
chiappe!… fratello d’onore?… sicuro!… aiuto del boia? si
vedrà!… leccamannaie?… eh! eh!
Frattanto ho piú «Pachon»… mi sono fatto prestare un
Pachon per liquidare i seccatori, non c’è di meglio!… li fai
sedere, gli prendi la «pressione»… e siccome sbafano
troppo, bevono troppo, fumano troppo, è raro che non si

22
becchino la loro 220… 230… massima… la vita per loro è
una camera d’aria… è della loro massima che hanno
paura… lo scoppio! la morte!… 250!… a quel punto, la
smettono di essere burloni! scettici! gli annunci la loro
230!… li rivedi piú! lo sguardo allora che ti lanciano
andandosene! l’odio!… il sadico assassino che sei!
«arrivederci! arrivederci!…»
Bene!… io sempre col mio Pachon, io, mi prendo cura
degli amici… venivano per sbellicarsi della mia miseria…
220!… 230! li rivedo piú!… ma alla resa del conto, senza
ricamarci sopra, vorrei proprio non piú esercitare… eppure
tenere duro io devo! diabolicum! fino alla pensione!
insomma, forse?… niente «forse» le economie! in tutto!
tutto d’un fiato, e su tutto!… prima, il riscaldamento!… mai
piú di 5° tutto l’inverno scorso! certo siamo piú che
abituati!… allenati! d’accordo!… l’allenamento nordico!…
abbiamo resistito lassú per quattro inverni… quasi cinque…
a 25 sotto… in una sorta di rovina di stalla… senza fuoco,
senza fuoco completamente, dove i maiali morirebbero di
freddo… dico io!… via, siamo allenati!… tutto il tetto di
paglia se ne volava via… la neve, il vento ci ballavano
dentro!… cinque anni, cinque mesi al ghiaccio!… Lili,
malata operata… e non mettetevi a credere che sta
ghiacciaia era gratuita! manco per sogno!… confondete
niente!… ho pagato tutto! i conti sono qui, e firmati dal mio
avvocato… certificati dal Consolato… il che vi spiega che
sono cosí stecchito!… mica soltanto per i pirati della Butte
Montmartre… anche i pirati del Baltico!… i pirati della
Butte Montmartre volevano scannarmi che le mie trippe
sgocciolino per la rue Lepic… i pirati baltici loro volevano
avermi con lo scorbuto… che lasci le mie ossa nella loro
prigione la «Venstre»… c’era quasi… due anni in buca, tre
metri per tre!… hanno allora pensato al freddo… ai turbini
del grande Belt… si è tenuto duro! cinque anni e pagati!…

23
pagando! insisto! pensate, le mie economie!… tutti i miei
diritti d’autore!… volati via poverini! ai turbini!… piú i
sequestri del Tribunale!… la rideria che fu! oh, avevo
almeno un poco previsto!… un piccolo barlume!… il mio
completo, l’unico, io lo conservo, è dell’anno ’34! il mio
presentimento!… sono no il genere Poujade, scopro mica le
catastrofi 25 anni dopo, che tutto è finito, pianificato,
mummie!… vi racconto per riderci sta premonizione ’34!…
che andavamo verso tempi che sarebbero stati duri per
l’eleganza… avevo un sarto avenue de l’Opéra… «mi faccia
un completo, mi raccomando! speciale serio!… Poincaré!
supergabardine!… il tipo Poincaré!»
Poincaré ne aveva appena lanciato la moda! la giacca
aperta! un taglio veramente piú che speciale… fui servito!…
il completo, ce l’ho qui… sempre indistruttibile!… la
prova!…. ha resistito attraverso la Germania… la Germania
’44… sotto i bombardamenti! e quali! e attraverso i quattro
anni… di sti rimescoli di pupazzi, incendi, carri armati,
bombe! di ste tonnellate su tonnellate di macerie! si è un
poco scolorito… è tutto! e poi dopo tutte le prigioni!… e i
cinque anni di Baltico… ah, e poi prima, dimenticavo! tutto
lo scappascappa Bezons-la-Rochelle… e il naufragio di
Gibilterra! ce l’avevo già!… si vantano adesso di completi
«nylon», di abiti «Grévin», di kimono atomici… chiedo di
vedere!… il mio è qui! logoro senza dubbio! d’accordo! alla
trama!… quattordici anni di peripezie!… noi pure si è alla
trama!
Non è nelle mie abitudini di cercare il pittoresco, di
vestirmi per attirare l’occhio… tipo pittore… Van Dyck…
Rembrandt… Vlaminck… no!… proprio inosservato,
proprio comune… dato che sono medico… camice
bianco… tipo nylon… molto corretto… in casa mia dunque
sono piú che decente… è fuori che ciò va meno bene, col
mio completo Poincaré… potrei pagarmi un completo

24
nuovo… certo!… spremendo ancora di piú… su tutto… io
esito… sono tutto proprio come mia madre… economo!
economia! ma comunque certe debolezze… mia madre è
morta di sincope, di cuore, su una panchina, e di fame pure,
di tanto privarsi, ero in prigione alla «Vesterfangsel»,
Danimarca… non c’ero quando è morta, ero ai «condannati
a morte», Sezione K… ci ho tirato dentro 18 mesi… non c’è
peggio sordo di chi non vuol sentire, abbiate mica paura di
ripetere…
Vi parlo di mia madre, nonostante la sua malattia di
cuore, lo sfinimento, la fame, tutto, è morta convinta che era
solo che un brutto momento, ma che con coraggio,
privazioni, se ne vedrebbe la fine, che tutto tornerebbe
come prima, che il minimo soldo rivarrebbe un soldo, il
quarto di burro venticinque centesimi… io sono di prima
del ’14, d’accordo… ci ho l’orrore della spesa pazza…
quando guardo i prezzi!… il prezzo di un completo per
esempio!… ammutolisco… dico: c’è solo che un Presidente,
un «Commissar», un Picasso, un Gallimard, che possono
vestirsi!… il prezzo di un completo da «Commissar», in
calorie, avrei di che sostentarmi, lavorare, guardare la Senna,
andare in due o tre musei, pagare il telefono, per almeno
poniamo un anno!… c’è solo dei matti adesso che si
vestono!… patate, carote, si capisce!… pasta… carote…
vado mica a lamentarmi!… si è provato di peggio!… molto
peggio!… e pagando!… non confondete!… tutti i miei
«diritti d’autore»!… tutto il «Viaggio»!… mica solo che i
miei mobili e i miei manoscritti!… tutto mi è stato
sballottato!… viva forza!… mica solo che a Montmartre e a
Saint-Malo!… mezzogiorno!… nord!… est!… ovest!…
pirati dappertutto!… Costa Azzurra o Scandinavia!… la
stessa razza!… non lambiccarti di trovare loro questo… di
trovare loro quello… tutto ciò che ti cercano, loro, è

25
l’articolo 75 al culo! il gran Permesso di sbudellarti, di
rubarti tutto, e di farti a pezzi in umido!
Alle mie piccole ragioni!… vi parlavo di menú… per me,
meno mangio meglio è… bene!… ma Lili è un’altra
faccenda!… Lili deve mangiare… io mi preoccupo… il suo
mestiere coi nostri menú!… certo abbiamo un certo lusso: i
cani… i nostri cani… abbaiano!… un individuo al
cancello?… qualche rompicoglioni o assassino?… sciogli la
muta! ouah! ouah! piú nessuno!…
– Ma dove abita lei?… chiederete… gran matamoro?
– A Bellevue, signori!… a mezza costa! parrocchia di
Bellevue!… vedete?… la valle della Senna… proprio sopra a
sta fabbrica nell’isola… sono nato mica lontano… mi
ripeto… si ripete mai abbastanza per i duri cocciuti!…
Courbevoie Senna, Rampe du Pont, c’è a chi questo gli
rompe il cazzo che c’è gente di Courbevoie… l’età uguale,
ripeto la mia età… 1894!… farnetico?… biascico?… ci ho il
diritto!… tutte le persone che sono dell’altro secolo hanno il
diritto di farneticare!… e Dio! di lamentarsi!… di trovare
tutto sconcio e stronzo! fra l’altro, lo dirò, tutta sta
plebaglia, mangiona, ubriacona, che ha della Bastiglia pieno
il gozzo e della Place du Tertre che vuoi m’indigna!… tutta
sta gente sono di casa del diavolo!… Périgord! Balcani! la
Corsica!… mica di qui!… voi vedeste il polverone come
me… dove che scappavano, si salvi chi può? a milioni se ne
tornavano a casa! perdio! e l’Esercito appresso!… buchi di
talpe e pascoli!… la mia balia, la mia a Puteaux, Sentier des
Bergères… dovrei forse non parlarne?… lasciamo perdere!
Torno a Bellevue… al nostro regime di estremo rigore…
a me, questo andrebbe… a me, è la testa… meno mangio
meglio è… barcollo, certamente… si può dire: ecco! è
sbronzo!… lo dicono… fai comunque il possibile per essere
ritenuto ubriaco, buono a niente, scansafatiche, oltre che
rimbambito… un po’ «pregiudicato»!… sei disprezzato?

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facci il callo!… per me vecchio, l’ho detto, meno mangio
meglio è!… ma Lili non è vecchia, lei! ha le sue lezioni di
danza da dare! mica molto redditizio le sue lezioni di
danza!… manco il riscaldamento!… lei fa quello che può…
anch’io faccio tutto il mio possibile… e dunque, senza
giungere alle lacrime, non va per niente bene!… nudo e
crudo, chiaro e tondo, proprio onestamente… si ha la vita
molto piú agra dell’ultimo operaio di fronte, di sotto, da
Dreyfus… penso a quello che hanno!… sicurtà!
Madonna!… assicurazioni, vacanze, un mese di vacanze!…
facessi una Poznan davanti alla Dreyfus?… che sono il
malconciato? che ho neppure il salario da ramazza?
capirebbero mica!… ramazza da Dreyfus! sicurtà! vacanze!
assicurazioni! mi qualificassi della galera Dreyfus avrei del
rispetto!… se dico che sono della galera Gaston faccio
scompisciare!… sono privilegiato solo che d’una cosa!… di
essermi crociato per i Franzosi, ho diritto ai manifesti pieno
i muri, che sono il traditore totale, squartatore di ebrei,
liquidatore della Linea Maginot, e dell’Indocina e della
Sicilia… Oh, mi faccio nessuna illusione!… non credono a
una parola di sti orrori, ma una cosa sono sicuro, vero ch’è
vero, è che mi perseguiteranno alla morte!… testa di turco
dei razzisti di fronte! materia prima da propaganda…
Via, alle cose serie!… vi parlavo dell’inverno a Bellevue…
del freddo… roba da ridere!… sento delle persone che si
lamentano… vorrei vederle solo un poco nelle condizioni
scandinave… riva di Baltico e le burrasche, sotto il tetto di
paglia a buchi via che va al vento!… e -25° e mica per un
week-end… cinque anni madonna! appena fuori di cella!…
vedrei il testone di Loukoum che rompe il ghiaccio di sto
mare, intrappolato!… e l’Achille poi! e la sua frataglia!…
oh, ma l’essenziale!… intanto sti gesú due anni alla muffa,
alla Venstre, e l’articolo 75 nel didietro! vedrei le loro
ghigne!… il bene che questo gli farebbe!… finalmente…

27
finalmente… sarebbero guardabili!… si potrebbe stringere
loro la mano… sarebbero finalmente usciti dalle parole…
Vi parlavo di giú, dell’isola… bisogna dire le cose, delle
cose che interessano i vecchi… ne hanno mica molti di
mutilati 75%, né di arruolati della classe ’94!… cosí va la
vita! non è un rimprovero!… fossi stato un po’ ubriaco, sin
dai miei esordi, poniamo dalla Scuola comunale, mi sarei
accorto di niente, sarei scopazza da Dreyfus… con vantaggi,
sicurtà, rispetto…
Prendiamo medicina… mi viene ancora qualche malato…
senza dubbio!… ti puoi mai vantare di essere
completamente senza malati!… no! uno di tanto in tanto…
bene!… io li esamino… mica peggio degli altri medici…
mica meglio… gentile, sono io! oh, molto gentile! e molto
scrupoloso!… mai una diagnosi a sballo!… mai una cura
cervellotica!… da trentacinque anni, mai una prescrizione
stramba!… trentacinque anni, nonostante tutto, è la morte
del cavallo!… non che non mi tenga al corrente!… oh sí! oh
sí!… leggo a fondo tutti i prospetti… due, tre chili a
settimana!… al fuoco! al fuoco il tutto! sono mica io che
sarò molestato per «prescrizione alla leggera»!… se esci dal
vecchio Ricettario… orca, furia porca!… dove che vai?
Assise?… 10ª Sezione?… Buchenwald? Siberia?… Grazie
tante!… cabalista, alchimista pericoloso! Niente da
rimproverarmi! solo che un piccolo trucco… che chiedo
mai denaro; posso mica stendere la mano!… neanche per le
AS… neanche le Amg… cederò mai!… idiota d’orgoglio! il
droghiere lui?… gli spaghetti?… il pacco di fette
biscottate?… e il carbone! e anche l’acqua del rubinetto? mi
sono fatto piú danno io a prendere mai un soldo ai malati
che Petiot a farli cuocere al forno!… gran signore sono,
eccome!… gran signore della Rampe du Pont!…
Schweitzer, l’Abbé Pierre, Juanovici, Latzaref, loro possono

28
permettersi dei grandi gesti… ma io faccio solo che matto e
storto!… soprattutto uscito di galera, non si sa come!
I malati di cui vi parlavo, gli ultimi che mi vengono, mi
raccontano il loro stato di salute, i mali da cui sono afflitti…
io li ascolto… ancora!… ancora!… i particolari… le
circostanze… accanto a ciò che io e Lili si è assaporato da
vent’anni… mala sorte! ragazzini!… e come che se n’è
usciti!… tenere rose!… con un terzo! un decimo…
starebbero a strisciare sotto i mobili!… tutti i mobili!
urlando l’orrore!… quel che gli resta di vita!… a sentirli
guaire non posso impedirmi di dirmi «dannato fottuto
bastardo idiota dove ti sei cacciato? un pasticcio tale?…
quale ubbía?» la mia lingua al gatto!… alla gatta Thomine,
qui, che brrruisce! brrruisce! sopra la mia carta… che per
lei fa proprio uguale tutte le mie balle! brruío! brruío! il
mondo intero indifferente! animali! uomini! l’ideale
grasso!… perdio!… grasso come Churchill, Claudel,
Picasso, Bulganin insieme! ani! deretani! e brruío! brruío!
voi ci starete uguale!… comunistissi-capitalisti! Campioni
tutti allevamenti doppio grasso! «Commissar» possidenti!
impeccabili fantasmi 1900, tirati al meglio!… gli parli
guarda ai miei clienti che potrebbero forse sforzarsi… per il
loro bene! tutto per il loro bene! forse di mangiare un po’
meno carne!… per la loro digestione! vedrai l’odio!… hai
toccato gli Dèi!… Bumba e Braciola! non una passione
politica che si possa paragonare!… devozione, fervore!…
ateo della bistecca! ostile al whisky? cancellato dai vivi!
Per quel che mi riguarda, vi dicevo che la vita, anche
molto ascetica, costa ancora maledettamente cara…
intendiamoci, aiutati da nessuno! soccorsi da nessuna
parte!… né dal comune, né dalle AS, né dai Partiti, né dalla
Polizia… al contrario! diremo… al contrario!… tutta la
gente che vedo sono aiutati… c’intingono tutti… cosí…
colà… un poco… molto… una grossa busta… un angolo di

29
corridoio! come l’Abbé Pierre… come Boileau… compagni
di questo… quello… del Re o dell’Esercito della Salvezza!…
come Schweitzer, Racine, Loukoum… qualche greppia!…
Labiada brothers!… uno spicciolo, per piacere!
Ciò sarebbe proprio da ridere, e basta qui… brontolerei
mica se a proposito del razzismo non m’avessero tutto
spellato! dieci anni, dico!… per dieci anni! tutto di
carognate da non credere! mugugnano per il loro Canale di
Suez!… se l’avessero scavato a forza di mani… avrebbero
almeno un po’ da lamentarsi dico io! a me è tutto lavoro a
mano quello che m’hanno rubato rue Girardon!… se lo
porteranno in Paradiso?… forse!… dieci anni di carognate,
di cui due di cella… loro, sti altri qui, Racine, Loukoum,
Tartre, Schweitzer, facevano la questua di qua… di là…
raccoglievano i denari e Nobel!… bonzi enormi! smagati,
stragonfi, come Goering, Churchill, Budda!… Commissar
pletorici supersmagati! Dieci anni dico!… questo mi torna
in mente!… di cui due da recluso… l’articolo 75 al ciuffo
del culo! chi si mette in fila? scrittori dei miei gemelli!
nessuno fa beh, ho voglia a dire e ridire, è come se fossi
salito lassú in «Cella-party»! come se avessi fatto apposta a
dare tutto agli alcolizzati della Butte!… campa cavallo che
mi metteranno una targa, con guardia campestre e comune
libero «qui fu svaligiato…» Conosco il mondo, tutto ciò che
non li tocca, loro, le loro entragne, non esiste! piano!…
dimentico niente io!… né i piccoli furti, né i grossi… i nomi
neppure… tutti! niente!… come tutti quelli un po’ imbecilli
mi aggrappo alla memoria… la buffonata che fu!… che si è
approfittato che ero in cella, l’articolo 75 nel didietro, per
portarmi via tutto! Ho notizie dei miei saccheggiatori, mi
tengo al corrente, stanno a meraviglia! il crimine gli ha
fruttato bene!… l’agente Tartre, poi!… ai miei piedi
durante i crucchi, passato idolo della Gioventú, Gran Csar
blablavoso!… smagato, mento doppio, culo moscio,

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cicciolini, occhialini, odori, tutto! meticcio di Mauriac e
culbàc!… parcella di Claudel «Gnome e Rhône»! fragili
ibridi!… sbirri e la Peste! il crimine paga!…
Dal momento che siamo nelle Belle Lettere vi parlerò di
Denoël… di Denoël l’assassinato… oh, che ci aveva delle
inclinazioni odiose!… se era necessario ti svendeva, di
sicuro, bell’e buono! venuto il momento, le circostanze…
eri impacchettato, venduto!… salvo a riprendersi, a scusarsi,
come il tale… il talaltro… (cento nomi!) però un lato lo
salvava… era appassionato delle Lettere… riconosceva
veramente il lavoro, rispettava gli autori… proprio tutta
altra cosa che Brottin!… Brottin Achille, lui, è il perfetto
sordido droghiere, implacabile corto di comprendonio
stronzo… può pensare solo che alla sua grana! piú grana!
ancora di piú! il vero totale miliardario! e sempre piú lacchè
attorno!… lingue fuori e tutti sbracati…
Denoël l’assassinato leggeva tutto… Brottin lui è come
Claudel, guarda solo che la pagina dei «valori»… la
lettuuura, è il «Pin-Brain-Trust»: Norbert Loukoum,
presidente!… ah!… pensate se sto trust fuma, si lava i piedi
e suona la tromba, in fatto di lettuuure! e se decide testa o
croce! ciò può fare solo che un autore in piú!… dei mille e
mille, pieno lo scantinato! cacciassero il tutto nel
pattume?… gli spazzini non li leggerebbero!… me ne
sbatto… pattume? faccio buon viso!… vuotatura delle
immondizie? io poi ci ho due bidoni che mi aspettano!… se
non ci vado io, chi che ci andrà?… mica Brottin!… a me la
tazza!… forza! piccolo! mica Loukoum! piuttosto
morire!… fa quasi sessantaquattro anni che faccio sto
«forza, piccolo!» buon viso!… eppure è ancora il
momento… la pattumiera e «forza! piccolo»!… da casa mia
alla strada ci sono ben duecento metri… devo dire, in
discesa!… la porto alla notte che non mi vedano… la lascio
nella strada… ma me la fregano!… sono già dieci

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pattumiere che mi sgraffignano… ah, c’è mica solo che le
Epurazioni… è tutto il tempo, la ladreria, su tutto… e
dappertutto! in piú mi faccio un danno enorme a portare da
me il pattume… la prova non mi chiamano piú «dottore»…
soltanto «signore»… e presto mi chiameranno vecchio
pezzente! me lo aspetto… un medico senza domestica,
senza donna di servizio, senza auto, e che si porta da sé il
pattume… e che scrive dei libri per giunta!… e che è stato
in prigione… potete riflettere un poco!…
Nell’attesa, nel riflettere, se mi compraste un libro o due
mi aiutereste…
Non parliamone piú!… ma il fatto che mi spinge
all’odio… fuori di me… proprio su questa strada! le auto!…
non si fermano! qui, potete vedere la pazzia!… l’uragano
verso Versailles! sta carica delle auto!… settimana!
domeniche! come se la benzina costasse niente… auto con
una… tre… sei persone!… ingozzate panciute, non un
cazzo da fare!… dove che vanno tutti?… a sbevazzare,
sbafare, peggio! perdio!… piú! piú!… pranzi d’affaari!…
aari!… aari!… vioaggi d’affaari!… aari!… rutti d’affaari!…
rrôâ! che è una cosa pietosa, io che m’hanno rubato tre
pattumiere! c’è dei miliardari rabbiosi che il loro motore
non scatta! mi schizzano… e le mie pattumiere!… intanto
che ruttano d’anatre alle rape! plutocrati, poujade,
comunistissi, che ruttano scorreggiano pieno l’autostrada!
l’unione delle anatre alle rape! 130 all’ora! che piú
scorreggiano ruttano per la pace del mondo che tutta la
gente che va a piedi! anatre storiche!… «Ristoro» storico!
menú storico!… ti alzi da tavola in uno stato cosí inebriante
(Château Trompette 1900) che è puro miracolo! un soffio!
che non sfondi la scarpata, l’acero, il pioppo dietro! e il tuo
sterzo e il volante!… vlan!… duemila pioppi! autopunitivo
del diavolo!… che diavolo! freni che puzzano! freni che
fiammeggiano!… tutta l’autostrada e il tunnel! gaudenti

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sbronzi! che sorpassano, supersorpassano, s’avventano! il
delirio, la vampa che è!… ah! Château Trompette 1900!… la
piúú vita che ci viene fuori!… l’abisso! anatra alle rape!…
milletrecento macchine ruote su ruote! sangue di Dio, orca!
carni cosí piene di sangue, pronte ad arrostire! un colpo di
acceleratore! il forno apre! la Messa è qui! non all’acqua
benedetta!… al sangue caldo! sangue, trippe, pieno il
tunnel!… il raro di raro che sfuggirà potrà mai veramente
vantarsi se ha ammazzato tutti gli altri o no? Crociata!
crociamo! bolidi pellegrini! in pieno il minuto e il pioppo!
scorreggianti, ruttanti, furie, ubriachi fradici! Château
Trompette! anatra alla casalinga! le Crs guardano…
borbottano… agitano… gesticolano… rimestano l’aria!…
trenta chilometri all’intorno i fedeli sono venuti… a vedere
tutto! vedere tutto! pieno le due scarpate i guardoni!…
nonne, nonni, zie care, lattanti! pecore sadiche! il baratro a
130 all’ora, e i bolidi, e le Crs in subbuglio… che rimestano
l’aria… tunnel fumante! Château Trompette! l’asfalto
brucia!…
Oh! se fossi ricco, ve lo dico io, o anche «assicurato
sociale», come guarderei tutto sto disordine, tutta sta
dilapidazione d’azoto, carburo, lipidi, caucciú, tutta sta
crociateria alla benzina, anatra e supersbronza con
l’impassibile Napoléon! nonne, nonni, carcasse giú nel
baratro!… naturalmente! bravo!… ma il punto!… non si ha
ciò che occorre!… no!… tutto dire! si fa difetto… il
risentimento ti punge, l’acredine, l’odio… che tutti sti porci
ti schizzano!… che scialacquano a ogni Ristoro, ogni Motel,
ogni giro di ruota, per noi ben di che vivere un mese!… e
poi per non ammosciarsi! sradicare una siepe!… il loro
trucco masochista non mi frega!… dico io! né la pettorina
di Loukoum! né le sbirrerie del Tartre… né l’occhio di
pesce fritto di Achille… né l’altro neppure il qui nominato
Vaillant! valente di che cosa? che voleva assassinarmi!… sí!

33
che è salito su di sopra apposta! che lo dice dappertutto!
che lo ha scritto!… eh merda! io sono qui non è troppo
tardi! che venga lo aspetto!… sono sempre qui, mi assento
mai, resto apposta per i ritardatari… una primavera…
due… tre… sarò piú qui… sarà troppo tardi… sarò morto
di naturale…

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L’acqua potabile?… ohi! ohi!… assaggiate!… che dite
dell’acqua di varecchina?… accettabile con tanto di vino
forse?… ma pura?… brutto scherzo sta sedicente acqua
potabile densa varecchina! imbevibile, dico io!… oh, altre
ragioni di lamentarsi… certo!… la mia situazione tutto per
tutto!… e che scoccio la gente con i miei sospiri!… faccia di
culo!… Achille Brottin me lo ha detto l’altra sera: «Faccia
ridere! lei sapeva, sa piú?…» era sorpreso! tutti hanno i loro
piccoli guai! lei non è il solo!… io ci ho i miei, via!… se lei
avesse perduto come me centotredici milioni sulle de Beers!
se avesse «anticipato» duecento milioni ai suoi autori!
avrebbe un po’ altri pensieri! «tutti hanno i loro!
centotredici milioni sulle de Beers!… quarantasette milioni
sulle Suez! e mi ascolti!… in due giornate! e quattordici
milioni sulle “croix”!… che ho dovuto portare io stesso! alla
mia età! a Ginevra! le “croix” al compratore!… per fortuna
che mio figlio mi aiutava!… quattordici milioni in “2o
franchi svizzeri”!… si rende conto?» Riflettevo per
rendermi conto… Norbert pure si rendeva conto… era lí,
assisteva al colloquio… Norbert Loukoum, il Presidente del
suo «Pin-Brain-Trust»… era del parere che era
spaventoso!… gli venivano le lacrime!… Achille, il caro
vecchio, portarsi dietro quattordici milioni di «croix»!…
conclusione: Céline lei non esiste piú!… ci deve delle
somme enormi e non ha piú nessuna vena!… non si

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vergogna? quando Loukoum dice vena senti una strana
cosa… da tanto che ha la bocca grossa grassa… l’età! e
anche che le parole gli vengono fuori come in fusione… la
dizione «cloaca»… che gli vengono fuori a forma di strappi
mosci… figuratevi se esulta a strappi mosci Loukoum
Norbert… che nessuno legga piú i miei libri!… lui, il
Presidente del «Pin-Brain-Trust»! il trionfo degli Inetti!
Bene!… so come regolarmi!… mi odiano… nessuna
sorpresa!… ma gli amici?… afflitti presunti che io non mi
riprenda in medicina… come medico… mi rimetta in
esercizio!… che dovrei!… e cosí via!… devoti senza
macchia! i miei coglioni! il mio intuito! le mie cure
meravigliose! e via cosí!… tutti aspettano soprattutto che io
crepi, i vecchi amici! il fondo del fondo!… hanno raccolto
gli uni gli altri, tutti, un po’ di manoscritti, di carte, dei
pezzi, al tempo della grande saccheggiatura… nelle scale…
le immondizie… ben sicuri, prevedendo che al momento
che creperei, fatale, tutto questo prenderebbe valore!… ma
che io crepi porco di Dio tutto all’istante!…
Io so tutto quello che mi hanno spogliato, ci ho
l’inventario nella zucca… «Casse-Pipe»… la «Volontà del
Re Krogold»… piú anche due… tre scartafacci!… mica
persi del tutto per tutti! certo! so pure questo! dico
niente… ascolto gli amici… ohi! ohi! anch’io diavolo
aspetto che crepino! loro! loro, intanto! sbafano tutti molto
piú di me! che una piccola arteriola gli scoppi! speranza!
speranza!… che io li ritrovi tutti da Caronte, nemici, amici,
tutte le loro entragne attorno al collo!… intanto che
Caronte gli sfonda la ghigna!… bene!… ah! sadico
Norbert! servito caldo!… una brutalità che lui, Achille,
saranno aperti da un’orecchia all’altra!… affermo! che per
le loro beffarde osservazioni avranno una specie di
altoparlante! ciascuno! vrang! e brrrang! a sto modo,
Caronte!… tutto è previsto! ah! penserà piú alle sue Suez,

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Achille! né alle sue de Beers! né le sue «croix»!… pieno la
strozza! vrrang! saranno una grazia nella barca! e tutto il
«Brain-Trust» s’intende insieme! capocce tutte aperte e
occhi penzolanti! il regime dei passeggeri Caronte!… penso
la comica che sarà!… molto piú buffo che Renault a
Fresnes!… quando vengono un po’ a osservarmi, i vecchi
amici, se sto fra poco per tirare le cuoia, mi dico, ghigno, li
vedo allo Stige, come che Caronte li accarezzerà! braoum!…
vrang! la loro furfanteria! cere! oh, i birbanti!… già il
Loukoum, la sua bocca a corolla ci si presta!… la sua,
moscia tortuosa… a tal punto che emette piú che dei vuâââ!
wuâââ!… cloaca dilagante di bocca!… sarà una festa da
un’orecchia all’altra! spassoso Norbert!… e l’Achille! il suo
occhio pesce fritto lubrico che gli spenzola dietro
l’orecchio!… io vedo!… lo vedo!… o appresso il suo
orologio?… o appeso al collo! birba di cipolla!…
Ve lo dico in tutta confidenza, gli amici sospettano di
niente! bene!… bene!… si divertono del caso Renault…
facciano pure! e il caso Caronte?… orca!… vedono
niente!… negano, fumano, ruttano, sono tutti burloni
soddisfatti, quasi certi di vivere cent’anni grazie a ste piccole
pillole! Madonna!… e ste supergocce Mirador!… almeno io
me una cosa, bastardo beninteso! ma radar!… io so da dove
Caronte li infilzerà!… il portamento che avranno sulla sua
barca!… dico spaccati! vrang! e brang! da un’orecchia
all’altra!… frattanto mi fanno cagare, mi barattano,
concionano, si ubriacano… cosí sicuri di sé!… i loro
armadi, quindici mensole pieno di supposte e gocce!… in
piú, ehi! aperitivi! che assortimenti!… dolci e amari!
l’ottimismo totale!… ah! ah!… un boccone di fegato d’oca,
una sigaretta, due calici di Mumm, mi sai poi dire! il
«Ristoro» in casa!… l’autostrada in casa!… che ti trovano
pallida cera e all’estremo, cosí depresso! nevrastenico! sono
loro che ti dànno dei consigli!… che le tue diete non

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valgono niente! qui intanto! qui intanto! la prova! la prova!
le loro mogli gli dicono proprio di vederti piú! che tu rovini
lo stomaco, il fegato, la milza!… che spegneresti da solo
tutti i 14 luglio del mondo!… con la tua propria musoneria!
che dovrebbero vietarti di esercitare!… dal momento che
stavi in prigione che sarebbe sacrosanto che ti ci ricaccino
dentro… in un certo senso hanno ragione!… ma io me non
ho torto!… bavoso, cadente, certo!… ma appassionato
ardente terribile che crepino prima di me! tutti! che ci si
arrotolino bene nelle bistecche! che facciano ciò che
occorre! che si facciano schiattare!… e alla salsa!… tutte le
salse!
Io penso… immagino… gli altri due continuano a
parlarmi… Achille, Loukoum… li ascoltavo piú… si
ripetono! «come lei era spassoso una volta!» convengo ero
abbastanza vispo, tornerei a esserlo forse… con appena un
po’ di «conto in banca»… come Achille, ma sí!… come
Achille, esatto!… anche la sua «centesima» in banca!
alleluia! o come il suo gran castratore Loukoum!… buoni
da niente, come nessuno, tutti e due!… ma piazzati, gran
Cielo!… dove viene giú! dove tutto viene giú!… onori!
dividendi! sicurtà!… «Famiglia, Lavoro, Patria»? merda!…
hanno fatto bene a stenderlo!… Verdun, eccetera!… l’ho
conosciuto con le sue sedici «carte» a Siegmaringen, so
quello che dico.
Ma c’è un fatto… i miei libri si vendono piú… dicono!…
o quasi piú… che io sono fuori moda, che farnetico!
imposture! fandonie!… montatura!… vogliono ricomprare
tutto dalla mia vedova! un pezzo di pane!… perdio! ho
l’età, si capisce! ma il Norbert allora! non si guarda?
l’Achille quando apri la porta, bisogna tenerlo stretto, il
soffio d’aria lo porterebbe via! e tutto il suo «Pin-Brain-
Trust» dietro! è tutto cosí forte come farneticazione che piú
niente esiste a paragone, che capiscono piú niente, che il

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loro modo di fare dei mmm! pfouah! vlac! di cagarsi! tutto
sotto!… io pure potrei fare pfouâ! pflac! prendete Cristiano
IV a proposito si cagava sotto uguale enorme! Cristiano IV,
re di Danimarca! tutta la sua vita!… in tutto per tutto!…
come Brottin!… ha tentato tutto, smarronato tutto… come
Brottin… Brottin lui nell’editoria, Cristiano IV nei regni…
le sue cattiverie l’hanno seppellito!… come Brottin!… io mi
sono portato lassú per rendermi conto… nel suo Regno…
sono stato ad assaggiare le sue prigioni… era piú lui, era il
suo arcidiscendente Cristiano X, malvagio culo falso, crucco
abbrutito… piú tardi uscendo di gattabuia si è abitato di
fronte a casa sua, una soffitta: Kronprinsessegade!…
pensate un po’, il coraggio, un nome di strada simile!…
dirvi che se ne conosce un pezzo!… Castello Rosenborg…
poi vi racconto… ma intanto, torno al mio presente! mica
raggiante! ancora ad altri giorni difficili… soprattutto per
via di Brottin! Brottin il maniaco arruffacarta! il filatelico
sudicione! Brottin pieno di «Goncourt» pieno la sua
cantina!… pieno di romanzi nulli, come se li cagasse!…
vlaf! vloof!… se te lo trovi piú tranquillo l’occhio ancora piú
pesce che abitualmente è che è intento a riflettere, cogitare,
cagare, il suo diecimila e tredicesimo autore, il Re della Casa
Editrice cosí che si chiama!
Caronte lo tirerà fuori dalle meditazioni! e col remo,
signora mia bella!… vrrang!… brang!
Io mi scuso di parlare tanto di me stesso… divento
pesante… delusioni?… voi avete le vostre!… questi letterati
sono terribili! cosí afflitti di «egoioismo»!… ma i medici
allora! una bazza!… e gli idraulici?… e i parrucchieri? tutto
uguale, dài!… non un solo uomo modesto!… e i ministri!…
e l’Abbé Pierre, cinema in carne?… io penso a Caronte il
modo che gli farà passare il loro egoioismo! tutti! con la
pala sacrosanta pieno il grugno! vrrang! da un’orecchia
all’altra!… guardate che roba! gli stacca quasi tutta la pera!

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sí, i loro occhi spenzolano!… l’imbarco per l’oltrelà!… sta
delizia ai turisti! vrang! brang!… da un’orecchia all’altra! un
sacco di persone molto danarose con montagne di branchi
di pezzenti alla rinfusa!… sotto-sotto piccoli pensionati!…
signore dalle camelie cosí languide, magistrati con barba,
sportmen olimpionici, tutta sta roba sotto alla bancata,
dietro a farsi spaccare per bene la faccia! vrang! se
raccontassi ste burattinate invece delle mie piccole peripezie
scondite?… forse questo tirerebbe su le mie tirature?…
Kramp è di questo avviso… Kramp che fa i pacchi da
Hirsch… Kramp quanto a fiuto intelligenza è almeno un po’
meno stronzo di Achille… mica votato, anzi votato a fare
fiasco in tutto… lui almeno ha un mestiere… fa le
consegne!… è raro qualcuno che fa qualcosa…
Bisogna dire… fossi di una Cellula, di una Sinagoga, di
una Loggia, di un Partito, di un’Acquasantiera, di una
Polizia… quale che sia!… uscirei dalle pieghe di qualsiasi
«Cortina di ferro»… tutto si sistemerebbe! sicuro! duro!
puro!… di un Circo qualunque!… cosí che tengono botta
Maurois, Mauriac, Thorez, Tartre, Claudel!… e
compagnia!… l’Abbé Pierre… Schweitzer… Barnum!…
nessuna vergogna!… e niente età! Gran Croci e Nobel
garantiti! Anche cadenti, disfatti, orinanti, «onorari»,
«Emblemi dei Partiti»! Juanovicisti! va bene!… tutto va!
qualunque cosa ti è permessa appena che sei dunque
riconosciuto clown! che sei sicuramente di un Circo!… non
sei? guai a te! niente Tendone? ceppo! la mannaia!…
Quando penso il «tendone» che avevo!… che Altman che
mi tratta adesso da sottocacatura, da lubrico mostro
venduto, vergogna la Francia, Montmartre, Colonie e
Soviet, ci faceva una malattia senza piú le estasi,
l’entusiasmo, lo stato in cui lo metteva il «Viaggio»… mica
«in petto»! no! per niente! nel «Monde» di Barbusse!… ai
tempi in cui Madama Triolette e il suo gastritico Larengon

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traducevano questa mia opera bella in russo… che mi ha
permesso di andarci a vedere in sta Russia! a mie spese! mica
per niente a spese del «principe», come Gide e Malraux, e
tutti quanti, deputati!… vedete se ero piazzato! vi metto i
punti sugli i!… appena un po’ meglio che l’agente Tartre!
cripto il mio culo! orbo pidocchio! in pensione solo che a
guardarlo! io sostituivo Barbusse! di botto! i Palazzi,
Crimea, Sicurtà! l’Urss mi apriva le braccia! ci ho di che
mordermi in bocca!… ciò che è fatto è fatto, certo!… la
Storia non ripassa i piatti!… si sono rifatti su quello che
hanno potuto, quello che hanno trovato!… sotto-sotto-
risciacquature di Zola!… scarti di Bourget!… la robaccia!
tutta robaccia!… piene le cantine di Achille!… domani
Latzareff!… Madonna!… Tintin!… domani! i loro
domestici!… il chiunque attacchino di manifesti… ha la sua
idea!
Il modo che Caronte sta per acciuffarli?… the
question?… vrrang! brang! sono sicuro!
Ma bisogna che torni al mio caso!… di tanto in tanto
qualche testardo arriva lo stesso a scovarmi, in uno
strafondo di deposito sotto una piramide d’invenduti… oh,
mi farei benissimo una ragione… di essere lo smerdapagine
che si legge piú… che la pura Franza epurata respinge! il
medico piú dannato che Petiot! piú criminale che Bougrat!
oh, che sarei persino contento!… ma c’è la sgnoccola!
sgnoccola cosí contraria alle dialettiche! solo che del cash!
Loukoum, Achille e la loro tribú sono garantiti quanto a
pappatoria! loro! di qui le loro piccole arie da filosofi…
toglietegli la sussistenza sentirete le urla suine! niente rinvii
con la sgnoccola! «E l’altra corda al suo arco?» vi capisco…
«la medicina?» i malati mi evitano! ecco! confesso!… fuori
moda?… certo!… sono d’accordo!… non conosco i nuovi
farmaci? oh! che menzogna! li ricevo tutti i nuovi farmaci!
leggo a fondo tutti i prospetti… che sanno di piú i miei

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colleghi? Niente! che leggono di piú? Niente! se ce l’ho
l’istinto terapeutico! ne sono permeato!… come trapassato
d’onde e di fluidi!… con il quarto di quello che ricevo
«nuovi farmaci»… il decimo! avrei di che avvelenare tutta
Billancourt, Issy, e il resto!… e Vaugirard! Landru mi fa
ridere, la pena che si dava!… quanto a «far del bene»,
niente mi sfugge! i piú sconvolgenti progressi!… sarei mica
come tutti i colleghi che hanno lasciato la penicillina
seccare, ammuffire cinquant’anni! altra cosa come magnifica
stronzeria che il canale di Suez! oh, io me, vigile! posso
ringiovanirvi in due e due quattro!… venti… trent’anni di
meno! qualsiasi nonagenario!… ci ho il siero qui! sul mio
tavolo!… quale praticone si mette in linea? serio, garantito,
timbrato, rimborsato dalle AS! una fiala prima di ogni
pasto!… diventi Romeo d’assalto! la «Relatività» in fiale!…
ve la do io! vi ribevete il Tempo, per cosí dire!… le
rughe!… le malinconie… le acredini! le vampate di calore…
cos’è che posso fare?… la Comédie Française, monella!
Arnolphe salta alla corda!… ringranato! Madeleine Renaud,
Minou, Achille al Luxembourg! ai Burattini! e
l’Accademia!… Mauriac, infine, infine, fanciullo del coro!…
che ci smerda piú!… tutte le sue rimozioni in mostra!… una
fiala prima di ogni pasto! garantito dalle Assicurazioni!…
Fossi guaritore, andrebbe bene… sarebbe un modo… e
mica scemo!… farei del mio ambulatorio mezza costa
Bellevue un luogo di «rimagnetizzazione» degli scorfani!…
Lourdes «new look», il Lisieux-sur-Seine!… vedete?… ma il
punto! sono solo che il piccolo medico, tutto qui… fossi
guaritore? potrei permettermi… non posso!… o
«chiropratico»?… no! neppure!
Ho il tempo di meditare… ripensare il pro, e contro… di
riflettere a ciò che mi fa piú danno?… il mio completo
forse? le mie ciabatte?… sempre in pantofole?… i miei
capelli? credo, piú di tutto di non avere domestica… ah, e

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anche il peggio del peggio: «scrive dei libri»… non li
leggono, ma sanno…
Vado a prendere i malati di persona (i rari), di persona li
riconduco al cancello, li guido che non scivolino (mi
farebbero un processo), l’argilla, la melma!… i cardi
anche… vado di persona alle «commissioni»… ecco ciò che
ti scredita!… vado anche a portare le immondizie! io di
persona! la pattumiera fino alla strada!… pensate! come che
sarei preso sul serio? «Dottore? Dottore? per la piccola!…
mi dica! sa? il concentrato in polvere di fibra di cuore di
merluzzo?… una rivoluzione sembra? lei sa? e
l’ibernazione? che ne dice? per gli occhi di mamma?»
Oh! che io risponda questo! quello! è uguale!… è mica a
me che andranno a credere! sfiducia totale!…

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Tutto questo non è grave! mi direte… milioni sono morti,
che non erano piú colpevoli di te!… altroché!… ci riflettevo
credetemi durante le passeggiate per la città… passeggiate
«molto scortate»… non una volta! venti! trenta volte! tutta
Copenaghen da Est a Ovest… in autobus tutto inferriato,
stracolmo di sbirri con mitra… mica loquaci per niente…
turisti «reato comune», «politici», cosí docili, in manette…
dalla prigione alla loro Procura… e ritorno, un piccolo
tratto!… oh, già conoscevo molto bene la città, ma lí, in
autocarro di sbirri vedi la folla in altro modo… è questo che
manca a Brottin, anche a Norbert… eppure ce l’hanno l’aria
«diritto comune»!… homo delinquensis come nessuno…
Lombrosi sputati!… il vero sight-seeing manette! gli farebbe
un bene di quelli, enorme!… vedrebbero finalmente le teste
di tutte le persone dei cocktail!… le loro vere nature! mica
soltanto quelle dell’autocarro… la folla!… la strada!… i
loro veri fanali… i loro orribili complessi! ghigne pappagalli
e sciacalli… Politiigaard, la loro Procura! non statevi a
lambiccare! politii: polizia!… gaard: Corte!… tutto viene
dal francese!… quello che volevano sapere?… se avevo
veramente venduto la linea Maginot?… i fortini di
Enghien?… la rada di Tolone? i Danesi che m’hanno avuto
in gabbia, mica otto giorni, sei anni! volevano assolutamente
sapere perché? ma perché? i Francesi, la Francia intera,
volevano vedermi squartato? se era per questo?… per

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quello?… i Danesi ci stavano! certo!… ma volevano capire
un poco… non torturano alla cieca, «alla francese»!…
no!… ragionano… intanto che ragionano, riflettono, hai
solo da aspettare, sono lenti… torturano mica alla leggera…
ma occhio! c’è un contro! intanto che inquisiscono,
ponderati, seri, ti lasciano proprio ben marcire nei loro
fondi di celle… bisogna esserci stato!… ripeto l’indirizzo,
Vesterfangsel, Sezione K, Copenaghen… braccio dei
condannati a morte… turisti, il piccolo giro!… l’Hôtel
d’Angleterre non è tutto!… né la «sirenetta».
Intanto che meditano, se devono consegnarti o no, anche
tu ti agiti un po’! i tuoi problemi!… li disturbi mica a fondo
di buca!… Tartufi, sono! dieci volte piú dei nostri!…
Tartufi protestanti, tanto di cappello! che tu crepi intanto
che meditano? ci stanno sí… puritani!… rimarranno a
riflettere vent’anni!… il tempo che tu abbia piú per niente
corpo… che ti resti piú altro che pelli marce… placche…
lichene… pellagra… e cieco!… voi mi direte, va bene, ma
certo, come in tutte le prigioni del mondo!… il caso Renault
non è unico!… che vengano comunque a finirti!… è
evidente! pesato abbastanza il pro del contro… crrac! crrac!
la notte… la grossa porta!… quattro ercoli in camice!
Portate via il corpo! Komm! senti lo sgozzamento! «pip-
cell» giú in fondo! 11! 12! so quello che dico… Tartufo del
Nord è qualcuno! Tartufo Molière è solo che un infante!…
l’ho parecchio sentito Hjelp! Hjelp! il giorno dopo, morto!
lo vedi piú!…
Questo accade a Fresnes?… naturalmente!…
dappertutto!… Renault? Domani, Cocteau!… domani
Armide… l’Abbé Maous non è esente!… il signor dottore
Clyster!… anche il Mauriac in bikini!… «Espresso», che
dice!… lo riacciufferanno! riacciuffano tutto, mezzanotte in
gattabuia!
Hjelp! è aiuto!… avete capito! sbarcate a Copenaghen…

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«taxi!»… manco per niente Hôtel d’Angleterre!… no!…
«Vesterfangsel»!… non ci rinunciate! insistete! volete
vedere!… volete andarci! mica la sirenetta! volete sentire!
Komm! Hjelp!… è tutto!…

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Quando penso alle persone che sento parlare di politica le
vedo già in autobus… in vero autobus! inferriato, austero,
tutto zeppo di criminali come voi!… mica criminali alla
Charlot! criminali davvero in manette e casacche!… sotto
custodia di dodici mitra!… immaginate! l’effetto! i passanti
si fanno indietro, oscillano, si attaccano alle vetrine… che
questo gli potrebbe capitare!… le loro coscienze tremano!
squizza! mille volte squizza!… ricordi! è raro che non
hanno un piccolo aborto qui… un piccolo furto là… niente
vergogna! la vergogna è d’essere poveri… la sola
vergogna!… guardate me, niente auto, medico a piedi! di
che cosa ho l’aria?… l’utilità di un medico, anche scemo
cretino, una telefonata, arriva!… l’ambulanza fa spesso
difetto… quanto ai taxi, ce n’è mai… almeno il medico piú
idiota, la sua macchina!… anche la reputazione orrenda che
ci ho, vecchio avanzo di galera, avessi una macchina che non
mi troverebbero cosí tocco, cosí vecchio… macchine e
macchine! me la spasso! quella, lassú, non era mia!…
neanche qui, nessuna! aspetto quella di Achille! se vuole
mostrarmi i suoi sporchi conti!… che gli devo delle somme
e delle somme, che dice! homo delinquensis, ho detto!…
l’autobus tutto intero per lui! e porco d’un casino! tutto il
suo Trust appresso!… Norbert a galoppare dietro! manette
e farsetto! cosí che vedo le cose!

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Arrivati alla loro Prefettura era il momento ancora di
aspettare almeno cinque, sei ore… che vengano a
prenderci… cinque sei ore in piedi ciascuno in bara
verticale, chiusa a chiave… ho fatto nella mia vita posso dire
delle ore e delle ore di guardia, sentinella, come piantone,
palo, in guerra come in pace… ma lí in quelle scatole
verticali del Politiigaard Copenaghen, mi sono mai sentito
cosí stronzo… in attesa di essere interrogato… su chi? su
che cosa? avevo il tempo un po’ di riflettere… ecco fatto! mi
aprivano la scatola!… mi aiutavano a salire su di sopra… era
necessario!… due pulle… l’effetto del beribèri e anche di
aspettare verticale… l’ufficio era al «quarto»… le pulle mi
aiutavano cosí gentili… mai nessuna brutalità! devo dire
anche che ho tentato tutto per guarirmi dalle vertigini, per
piegarmi piú camminando… piú crollare… Salute!… io
crollo!… gli strascichi di sta pellagra… si legge in tutti i
«Trattati» che è niente guarire lo scorbuto, che con qualche
fetta di limone… alla vostra salute!… che sono storto per
sempre!… che mi seppelliranno storto cosí, carraddobbo!…
bene! ho voglia a essere cosí, rimbambito finito, c’è mica
ragione di perdervi per strada! vi raccontavo la scala…
eccoci al «quarto»… una piccola nota divertente a proposito
del loro Politiigaard… come è combinato… corridoi cosí
ingrovigliati, forcine da capelli e cavatappi, che supponendo
che te ne scappi in qualunque punto, in qualunque
momento, ti ritrovi preso in un cortile dove i «picchiatori» ti
aspettano… sbirri speciali… sei massaggiato! e giú
all’osteria! c’è manco da provare di scappare! per me nessun
problema!… centenario che ero già!… tutti i «Trattati»
possono farci niente! ciò che è fatto… è fatto!… la prigione
nordica!… è fatta apposta! guardate adesso quelli che si
espongono a Budapest e Varsavia ce n’è che andranno di
sicuro in galera!… fatale!… gli domanderete fra vent’anni
che cosa pensano del tutto?… il turista vede niente, ho

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detto, segue la guida… l’Hôtel d’Angleterre, Nyehavn, i
piccoli tatuati, la «grossa Torre»… «sirena»… il suo spirito
è soddisfatto, torna a casa, può parlare, ha visto!… due, tre
cavalli di Karlsberg, la birreria, coi loro berrettini l’estate!…
del turismo, o non ci capisco niente!
Che io torni al mio piano! issato da uno sbirro a ogni
braccio… eccoci qua! mi siedono! tre Kriminalassistent si
mettono a interrogarmi… a turno… oh! senza alcuna
brutalità!… ma cosí fissi fastidiosi!… «Ammette di avere
consegnato alla Germania i piani della Linea Maginot?…»
sempre anch’io fisso lo stesso! «No!» e firmavo! serio come
loro! tutto questo si svolgeva in inglese… a sto punto potete
valutare il declino della nostra lingua… fosse stato sotto
Luigi XIV o poniamo soltanto sotto Fallières mai avrebbero
avuto il coraggio… «Do you admit?… do you admit?…» il
mio culo! no! no! firmato!… senza commento! una volta
poi io i miei no! no! cosí firmati, mi rimettevano le manette
e mi riportavano giú al furgone… e avanti ancora… tutta la
città! Est-Ovest!
Questo è stato cosí per mesi e poi a un certo momento ho
piú per niente potuto muovermi… è loro allora che sono
venuti a trovarmi i tre Kriminalassistent… nello strafondo
del mio buco… rifarmi la stessa domanda… tengo a
specificare buco! andrete a vedere, tre metri per tre, sei
metri di profondità… un pozzo… per far verde, beribèri,
lichene, c’è mica meglio! io che sono vissuto Passage
Choiseul, diciotto anni, io me ne intendo qualcosa di cupe
dimore!… ma la Venstre, l’ideale! una piccola idea che io ci
crepi? ma naturale!… senza scandalo… senza brutalità…
«non ha tenuto!» guardate, vi cerco un esempio: Renault…
il modo che hanno agito!… infantili avventati! due anni a
fondo di pozzo, e lo avevano! erano tranquilli!… per me,
cinque, sei mesi!… ci lasciavo gli stracci!… dovevo!…

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mutilato 75%!… un corno!… ho tenuto botta! oh porco
cazzo!
Adesso qui, dieci anni piú tardi, a Meudon-Bellevue, mi
chiedono piú niente… mi molestano un poco… ma
appena… non mi occupo della gente! non piú!… altri
pensieri!… il gas… l’elettricità… il carbone! e le carote!… i
pirati che m’hanno scrollato ben bene, svenduto tutto alle
Pulci, non hanno da soffrire la fame, loro!… né niente!… il
delitto paga!… degli «Olimpionici» per la faccia tosta!
bracciali, galloni… dieci!… dodici carte! mi tagliavano la
testa col serramanico, erano sull’Arco di Trionfo! la gloria!
mica da «ignoti»!… al neon!
Ma ho forse torto a lamentarmi… la prova, io sono
ancora vivo… e perdo dei nemici tutti i giorni!… di cancro,
di apoplessia, di ludreria… è un piacere come che si svuota
il sacco!… non insisto… un nome!… un altro! ci sono dei
piaceri nella natura…
Oh, ma vi parlavo di Thomine… Thomine, la mia
gatta!… vi scordavo! il rimbambimento non scusa tutto!…
vi parlavo anche dei miei malati!… i miei rari, i miei
ultimi… visto la mia gentilezza, la mia pazienza, e il fatto
che sono tutti molto vecchi, e che rifiuto di essere pagato!
oh, nel modo piú assoluto!… sti rari cosí tanto vecchi mi
vengono ancora…
Per i costumi io risalgo al «secondo Impero»… mi vedo
«professione liberale»!… quando ho pagato il mio «scotto»,
la mia licenza, l’Ordine, un po’ di riscaldamento, e la mia
assicurazione sulla vita, devo andare in tasca!… la realtà!…
dura! faccio ridere: medico liberale!… voi mi direte:
«Salassi il suo Achille! ha solo che da vendere un po’ i suoi
libri!…» ma in culo che se ne guarda!… urla semplicemente
che lo rovino!… maiale! che mi ha anticipato di quelle
somme!… mala fede di Achille!… un mondo!… fa tutto
quello che può, doppi giochi, tripli! patti d’Apocalisse!

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perché la gente non mi comperi!… mi tiene nel suo
scantinato, mi sotterra… sarò ristampato fra mille anni…
ma qui a Bellevue, l’ora presente mi resta da crepare… «Ah
sí! Céline!… è nel nostro scantinato!… ne uscirà fra mille
anni!…» nessuno parlerà piú francese fra mille anni! eh,
stronzo di Achille! guardate è come il merletto!… l’ho visto
morire io il merletto… io, che vi parlo!… la prova mia
madre al Père Lachaise ha nemmeno il suo nome sulla
tomba… vi racconterò… Marguerite Céline… per causa
mia, la vergogna… che i passanti potrebbero sputare…

51
Senza volere fare i san Vincenzo de’ Paoli o gli Axel
Münthe, mi viene spesso rimproverato di fare troppo posto
agli animali… è un fatto!… sí! sí!… fette biscottate, lardo,
semi di canapa, grassagallina, «tritato», ci va via tutto!…
cani, gatti, cince, passeri, pettirossi, ricci, ci fanno fare la vita
dura! e i gabbiani dei tetti Renault!… l’inverno… della
fabbrica di sotto… dell’isola… ci rendiamo ridicoli,
d’accordo!… soprattutto che gli uni attirano gli altri… ricci,
pettirossi, cince… soprattutto l’inverno!… da Meudon
alta… senza di noi tutto questo andrebbe piuttosto male,
l’inverno… dico: Meudon alta… piú lontano! da Yveline!…
si è la fine del bosco di Yveline, noi… l’estrema punta…
dopo di noi c’è il Bois de Boulogne, Billancourt…
Bene! le nostre bestie costano troppo… ammetto… il
momento di fare attenzione! noi facciamo attenzione dieci
volte a settimana! dieci altri uccelli ci arrivano!
Il piú scassato dei miei assistiti è un fortunato se mi ci
confronto… e con tutto che io lavoro piú di lui!…
enormemente di piú!… e che ne vede niente l’assistito! il
lavoro della testa non si vede… finisco in totale fallimento…
ci ho vergogna!… vi porto un esempio… l’altra domenica,
una signora di Clichy, una delle mie piú vecchie malate, una
signora proprio distinta, istruita, fine, al corrente delle cose,
viene a trovarmi… aveva fatto il giro di Parigi, in metrò, in

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autobus… che temerità!… mi congratulo con lei… per
niente affannata!… viene a trovarmi per un piccolo
consiglio… l’ho curata con tutta la sua famiglia… a mia
volta, le domando che ne è stato di questi… di quelli… delle
persone che ho conosciuto veramente bene… delle notizie
anche dei luoghi… la Porte Pouchet, Square de Lorraine,
rue Fanny… che cosa hanno fatto della casa Roguet?… lei
sa… sa tutto lei… alcuni si ricordano ancora di me… sono
diventati vecchi… mi mandano tutti i loro saluti, i loro
migliori auguri… sanno tutto ciò che mi è capitato…
trovano proprio davvero ingiusto! gettarmi me in galera!…
ciò nonostante fossi rimasto a Clichy, mi avrebbero di sicuro
squartato!… Parliamo d’altro!… di ospedali…
dell’immenso Bichat… e poi del Comune… e degli
assessori… piccí e anti… di Naile che si è suicidato… era
parigino come me… è raro nei sobborghi di Parigi un
assessore che non è delle Basses-Alpes o dell’Hainaut… non
ti senti a tuo agio in tutta sta periferia parigina se non sei dei
Drôme, Cornouailles, Périgord… per esempio al Comune…
«dove è nato?» Courbevoie, Senna… la signorina storce il
naso… hai commesso una gaffe…
Fatto sta che a proposito di Naile veniamo a parlare di
Auffray, il vecchio sindaco… e poi d’Ichok… il falso dottore
Ichok che si è suicidato, anche lui… è straordinario, non si
sa, tutto ciò che si ordisce, traffica, trama, nei corridoi di un
comune! triple porte imbottite, «comitati permanenti», mai
nessuno dentro!… piú affatto le sacrestie dove si affilano le
daghe! dove si comperano gli «acidi prussici»! no! il mistero
ha traslocato!… ne potete trovare dei mucchi negli uffici di
Beneficenza… la piú enigmatica storia che sapevo di Clichy,
la storia di Roudière, l’impiegato dell’ufficio d’Igiene… ne
parleremo… della fine di questo signor Roudière… d’un
cancro! sí! ma attenzione! la politica c’entrava!… la prova
come l’ho visto io!… manganellato, eccome!… steso! la sua

53
ulcera ha sanguinato sei mesi!… lo farò mica rivivere il
disgraziato!… non ha «una strada» come tanti altri… se
avesse manganellato gli altri è lui che avrebbe la «rue
Roudière»… sta bella farsa! A raccontare cosí… del piú del
meno… mi ritorna a mente l’assassinio della «Maison
Verte…» il baccalà fatto sparire!… roba ordinaria! un
omicidio all’osteria, al banco… il mistero eccitante, che si è
mai ritrovato il cadavere! eppure l’hanno visto! il tipo
crollare! due coltelli nella schiena!… servito il compare! il
tempo di avvertire le pulle, che vengano che vedano il
morto… che vadano a cercare una barella… il baccalà se
n’era volato via!… mica da solo, è naturale… fermano
tutti!… l’oste, i testimoni, la serva, tutto! un’ora dopo le
pulle rispuntano! oplà! il cadavere era lí, ritornato!…
proprio lo stesso! tre coltelli nella schiena!… a sto punto
quadra piú!… tornano al Commissariato, avvertono
Parigi!… ma il tempo che tornano loro all’osteria, il
cadavere ha di nuovo tagliato la corda! accertato! cucú!…
alla fine hanno rinunciato! ricordi su ricordi!… «Maison
Verte»… Porte Pouchet, bene!… vengo a parlare di Saint-
Vincent-de-Paul…
«E Saint-Vincent-de-Paul?»
La famosa casa di riposo… anche lí ho curato della
gente… dei cronici e delle monache…
«Quant’è adesso a Saint-Vincent-de-Paul?»
La preoccupazione di tutti i vecchi, la loro ossessione, il
prezzo delle pensioni «in casa di riposo»… mia madre, mio
padre collezionavano i prospetti delle condizioni alla
«Fondation Bonnaviat», la «Fondation Garigari», quella dei
«Petits-Ménages» di Euques-sur-Ourque… io, devo dire, nel
mio stato, sarei piuttosto da Saint-Vincent-de-Paul…
«Lei sa quanto chiedono?
– Oh, una volta non era caro!… una volta! ma adesso!…

54
adesso Dottore 1200 franchi al giorno!
– Al giorno?
– Sí!… sí!… al giorno!
– Lei crede?… crede signora?…»
Qui veramente, il colmo!… 1200 franchi a Saint-Vincent-
de-Paul!… quanto l’Abbé Pierre! anche al lumicino!… lo
dico, qui immagino… piú caro che giocare in buca!… 1200
franchi al giorno!… immagino, io e Lili, pensavo ai nostri
propri mezzi! si era lontano dai 1200 sacchi!… quel che è
potuta diventare la vita!… un capolavoro non crepare!…
per Brottin naturalmente 1200 franchi?… da ridere! lui i
suoi duemila autori in scantinato, duemila lavoratori
sfrenati! perdio!… i suoi Titani della Serie grigia, alla
manovella!… policopia! poliplagi!… tutto! ci farebbero
dieci milioni di pensione! come la Banca di Francia Achille!
i suoi autori in scantinato! la manovella!… e hop! e hop!
lui, la rotativa! tutta la sua cricca e la sua famiglia… tutto
questo a casse che le contano piú… in trentasei banche!
tutto in scantinato! autori e le casse!… c’è solo che da
guardare le piramidi, l’imponenza esterna è niente! ciò che
conta: ciò che sta sotto! nelle arcicripte caverne! là, sto lord
di mummia, e le sue valute forti! e i suoi duemila autori
schiavi! e il Loukoum piagnone!… il suo Loukoum!
insieme!… con!… il suo castratore personale! ingordo, il
mostro! bocca di lumaca, feroce di merda, lascia niente! la
merda è in un salotto? bene! hop! si avventa, s’inviscida! a
tavola!… il gran fiotto di bava!… gli viene! gli esce fuori!
ingoia tutto!… ecco com’è!
Sí, ma intanto, la mia malata, la mia vecchia amica, mi
aveva assestato un duro colpo! restavo senza fiato… 1200
franchi a Saint-Vincent-de-Paul! me, Lili… il nostro
avvenire, ce la vedevo brutta…
Oh, che mi direte… il gas andiamo! lei si lamenta del gas?

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ma la faccia finita anche lei col gas!… coraggio! legga il suo
«giornale quotidiano»… le persone che non ne possono piú
la fanno finita col gas!… il bell’affare! pensate che io me ne
intendo qualcosa, trentacinque anni di pratica!… riescono
mica tutte le volte, ogni tanto! ogni tanto! li rianimano!…
ma piú grave: non muoiono ma soffrono enormemente!… e
per andarsene e per tornare indietro!… mille morti, mille
ricuperi! e l’odore!… i vicini accorrono!… ti cacciano il
casino in casa tua! se hanno rubato troppo… hop! il
fuoco!… il fuoco alle tende!… eccoti ancora a soffrire oltre
che d’asfissia delle ustioni!… il colmo!… no! il gas non è un
buon affare!… il mezzo piú sicuro credetemi, sono stato
consultato cento volte: il fucile da caccia nella bocca!
conficcato, profondo!… e pfanng!… ti scoppia il
cinematografo!… un inconveniente: le spruzzate!… i
mobili, il soffitto! cervello e grumi… ho, posso dirlo, una
bella esperienza dei suicidi… suicidi riusciti e mancati… la
prigione può aiutarti! cancellarti uguale l’esistenza!…
certamente! fortezza da sopprimere il Tempo!… suicidio a
poco a poco… ma non tutti possono carcerarsi nell’esistenza
normale… diciamo Bezons, Sartrouville, Clichy… ah, e
anche Siegmaringen!… lí, c’era un po’ urgenza!… tutti,
l’articolo 75 nel didietro!… urgenza, ripeto! avevano di che,
tutti! nababbi del Castello, quanto morti di fame dei
soppalchi!… prova generale dei nervi!… tutto il Pianeta
all’odio!… che erano mostri e peggio che mostri!… che non
basterebbe un supplizio… mille e mille! e piú! piú… secoli
di secoli!… perfino i miei malati del «Fidelis» che erano
quasi già morti, sgocciolavano di pus, tutti scavati di
scabbia, che sputavano pancreas ed entragne, mi chiedevano
anche il modo di finire come un sogno… Buonanotte!… vi
dico i ministri al Castello che erano ancora i piú nervosi!…
il mezzo? se lo conoscevo io il mezzo?… rivoltella?
cianuro?… impiccagione?… Laval di sicuro aveva il suo

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trucco!… Laval, l’orgoglio in carne! esitava a chiedermi… e
guarda te com’è finito!… al cianuro in gocce!… era piú
furbo di tutti quanti! come che finirà de Gaulle? e
Thorez?… Mollet?… non sanno!… stanno a
chiacchierare!… ci andrò ohi me, a finirmi nel giardino…
lí!… è grande… o meglio in cantina?… anche la cantina si
presta bene… la gatta ci va a fare i suoi piccoli…
regolarmente… Lili l’aiuta, la massaggia… me, nessuno mi
aiuterà… Lili non avrà noie… tutto avverrà regolarmente…
la Legge verrà a constatare… causa del suicidio?…
nevrastenia… lascerò una lettera al Procuratore e una
piccola somma a Lili… dietro front per principio!…
Chiuso!… Lili non avrà granché… comunque di che vivere
due, tre anni… voi parlate di uragani, tornado, orde in
furore, saccheggiatori di tutti gli orizzonti! e «mandati di
cattura» e manette! che ci resti ancora uno spicciolo?…
miracolo! il mondo intero in Corrida!… Vorrei vedere
l’Achille, a sto sport! lui! la sua cricca! il suo gran «Pin-
Brain-Trust» a culo nudo!
Lili contro tutti?… la vedo male!… Lili generosa come
nessuno… totalmente generosa! come una fata!… darà via
tutto!… frega niente! avrò fatto tutto il possibile… ah! i
«Cinque soldi di Lavarède»!… facile battuta! che insulso,
madonna! che passava da un paese all’altro attraverso mille
peripezie? terribili! oh là là… chi avrebbe detto, noi…
orca!… attraverso quattro furiose armate! che tuonavano!…
dal cielo e dai binari! che bombardavano tutto! arrostivano
tutto! uomini, treni blindati, lattanti, matrigne!… la razza di
fortezze volanti!… squadre su squadre! ah, la nostra
salmeria! e la piccola somma, e noi insieme!… cos’è che si è
beccato! diluvi su diluvi!… altra cosa che lo Châtelet, vi
assicuro!… fiamme, bombe noi, vere! vi giuro! Göttingen,
Kassel, Osnabrück! vulcani spenti, rianimati, rifosforati,
riconditi!… beng! e brroum!… i sobborghi nelle

57
cattedrali!… locomotive nei campanili!… appollaiate!
Satanbaldoria! bisogna avere visto!…
Torno umilmente al mio caso… Göttingen, Kassel,
Osnabrück? se la gente tutta se ne fotte!… come di
Trebisonda o di Nantes!… città che avrebbero potuto
benissimo bruciare duecento anni di piú!… e Bayeux! e
Baku!… allora!… e Napoli? avanti!… carni lesse! e i loro
pazzoidi! carnaccia! trippe! verdure!… discorsi, tremoli, e
statue! blablabla!… suonate le trombe! pensieri, la merda!
non ne usciremo mai!… ci si comprerebbe mai niente!… le
imposte, allora?… crapula cupa!… gli affari è
l’Ottimismo!… teppa disfattista! pensieri?… pensieri?… ne
abbiamo fin troppi! che andrei a occuparmi di Hannover,
Kassel, Göttingen? che ne è stato dei loro abitanti!… perché
no della gente di Billancourt?… Montmartre? della famiglia
Poirier, rue Duhem? andiamo! modestia! pudore!… per
favore!… Lili basta!… Lili, vi dicevo non ha per niente il
senso del risparmio… morto io, con la piccola somma avrà
di che vivere due anni?… soltanto… oh, mica di piú; le
lezioni di danza rendono niente! tutto il tempo «in
tournée», le ballerine!… o in vacanza, o incinte… avrà mica
di che reggere due anni… io avrò fatto tutto, tutto il
possibile… niente da rimproverarmi!… vecchio e stanco
mutilato: me ne vado!… tutto si sarà svolto in modo
impeccabile!… niente da ridire!… col fucile da caccia?…
arma in libera vendita!… la mia preoccupazione, strascico
del ’14… mai «fuori della legge»!… ho saputo che cos’è
essere «fuori della legge», proprio dalla folle carogneria dei
miei fratelli! tutti traditori lacchè!… porca madonna! c’è
solo che i piú peggio ritardati minus accaniti, ne ho
frequentati parecchi, o l’altra parte, dei tipi Achille, terribili
viziosi porci pieni di grana, e di Tessere di tutti i Partiti,
piene le tasche che vanno a cacciare di frodo «fuori della
legge»!… salute, impostori! «alle vostre tane!» so quello che

58
dico! sento dei ballisti cosiddetti molto spregiudicati
sbruffoni prendere il Codice alla leggera… oh, là!… da
dove ci viene fuori?… che ufficio?… che buste in tasca?
bracciale?… bolli? aspetto di vedere lo sbruffone ideale! lo
spregiudicato come nessuno, come Carco se li immagina,
venire a farsi quattro risate a spese dell’Appello!…
aspetto!… alle Assise, prendete! trattare il Presidente da
sotto sottocoglione! in scatola!… il Procuratore da
balbuziente! tutti rimbeccati! per le rime! intanto che
scartabellano il dizionario di gergo!… dritto! rovescio!
chiedono scusa! il Presidente rannicchiato sotto il suo
Codice!… accartocciato! livido!…
Ma la verità è mica questo!… ahimè!… tutt’altra!… la
Magistratura tiene in rispetto… dove che sia! Uganda!
Soviet!… dodicesima Sezione! il primo Posto di Polizia
capitato!… parola d’anarchico!… cederà mai!… sentirà mai
lo sbruffone di sbruffone!… mica bisogno di «porte
chiuse»!… gli sbruffoni di sbruffoni restano fuori! mondani
di Neuilly, magnaccia della Villette!… salotti Luigi XV o
bettola Zola… Uguale! bellimbusti chiudono il becco!
sanno piú niente alla «decima»!… forse sotto ai patiboli?…
neppure!… neppure!… alla ghigliottina?… alla
fucilazione?… piuttosto delle parole storiche… guardate
Laval… «Viva la Francia!»

59
Oh! sí!… ne convengo!… «Suicidio?… il tuo suicidio?…
la barba!… suicídati!… chiacchiera piú!… balordo!… tu ci
annoi a morte!» ammetto!… io scazzo anche peggio di
tutti… di sto panico d’essere fuori della legge… conformista
merdoso, terrore panico!… sta buondio di squizza mi
paralizza la bic! tentenno… spaccone, mollo!… annaspo… e
dico mica tutto… oh, là!… alla lontana!
Quando considero quello che ho scansato!… tutto ciò
che m’avevano preparato!… la festa!… ah! mignotta!…
tristezza!… che sono venuti a finirmi la moto! che ero
andato via!… al mio posto!… dispetto!… pieno i raggi!… e
vlang!… e vrang!… telaio! fanale! serbatoio! vacca!
vrrang!… ebbri di vendetta!… tremende scarpate!… come
se fosse il mio proprio cranio!… quello che ho scansato!…
come se fossi io l’Algeria!… che l’avevo svenduta! e la
Plaine Monceau!… la gente si preoccupa mai di sapere il
che del come!… chiedono che la bestia sia lí!… è tutto!
resti lí!… in Arena!… che abbia tagliato la corda?… ah! da
non credere!… frustrati di hallalí? di messa a morte?
svoltano di colpo balenghi!… gli urli, il subbuglio, rue
Girardon!… rue Lepic!… ah! sozzone! matricolato
scroccone! che il mio palo era pronto! bello che pronto! che
becchi la sua moto! almeno! un commando? quaranta
tacchi!… quaranta che erano mica sulla Meuse a fermare i

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carri armati teutoni! la mia moto due ruote Ihp eccola la
macchina infernale!… quaranta tacchi!… a sfondare,
sfracassare, frantumi! che questo mi sarebbe capitato bell’e
buono se fossi rimasto! pieno grugno! vrang! brang! come
Renault Louis… Renault lui, era la fabbrica, e 50 miliardi…
io me, per il piacere, semplicemente!… quando l’esercito se
la batte in campo, sbraciola nelle braghe, puoi aspettarti di
tutto… sette milioni di disertori, pieni di brumma, puoi
dirti: è in marcia! l’Apocalisse!… mondo alla rovescia!…
menzogne dappertutto!… di quei colpi di grazia pieno le
nuche e nelle moto! di quelle rappresaglie contro gli oggetti
e i cul-in-terra! di quelle coccole ai moribondi!… che ho
fatto bene a lasciare la Butte!… tamburi né trombe!…
sicuro, ci sarà altre Epurazioni!… benbelle!… lame e
ventresche! tutte le ragioni sono eccellenti! come pur di
scopare a vent’anni!… ci si bada mica!… divine ragioni di
assassinare!… ma vorrei essere un po’ pubblico a mia volta!
qualche istante prima di andarmene… «Ancora un minuto
per piacere, signor Carnefice!» che io veda bene venire gli
altri!… prima! prima! innanzitutto! dove vorrà!… Place de
la Concorde! o Champ-de-Mars!… guardone totale! il mio
posto nelle gradinate!… ho pagato… mutilato 75%!…
aspetto!… il laminatoio che preparano?… e sia!… me, io
figlio del popolo come nessuno! non si può piú meritevol
lavoro, sono pronto!… comunistissa?… oh, là! là! mia
cara!… cento volte come Boucard, Thorez, Picasso!… mica
loro che si faranno il loro servizio in casa… americano?…
piú di Dulles!… l’accento e tutto!… sappiate a chi vi
rivolgete! testa di turco!… guarderò il laminatoio che
arraffa! se è atomizzato? boia!… boia!… nel senso della
Storia? perfetto!… Mauriac, ci sarà niente lui in foglio!…
piallatura, piccoli gridi girondini! passerà come alla
posta!… io lo incoraggerò… «Dài! forza! dacci d’olio! olio!
François!» ma mi riaggiusto… forse mi esalto?… vedrò

61
forse niente… troppo vecchio! a ogni modo attorno a me c’è
che si muove! piccoli antipasti!… prostate, fibromi,
neoplasie dei bronchi… la lingua!… e di quelle
miocarditi!… immani!… gioia! gioia!… piccí, borghesi,
epuratori, uguale a pasta in bianco! minima svirgola di
sottoatomo, esistono piú! la loro neoplasia li aggancia alla
glottide?… urlano!… parlano piú!… cosí feroci alla
Tribuna, ridiscendono in ginocchio!… e alla buca!…
pupi!… stracci a sfaceli! ah, un martirio?… merde!…
grugrugnio!
Io mi accontento di poco… ma sí!… filosofo!… alla
porta di Loukoum allora!… niente pettorina, né nylon che
conti!… Achille neppure, e i suoi miliardi!… toc! toc!… vi
prego!… niente Resistenza!… ah, sfracassare cosí bene la
mia moto!… gingillo!… la mia moto di Bezons… ho mai
visitato che gratis… un po’ altra cosa che l’Abbé Frime!…
Un lampo, un’idea!… mi dessero a me un premio
Nobel?… Questo mi aiuterebbe enorme per il gas, le
imposte, le carote!… ma i rottinculo di lassú vanno mica a
darmelo! né il loro Ree! a tutti gli inculati possibili!… sí! i
piú invasellinati del Pianeta!… certo! i giochi sono fatti!…
avevi solo che da vedere Mauriac, in frac, inchinarsi,
cerniera, tutto pronto, raggiante, consenziente, sulla sua
piccola piattaforma… s’imbarazzava in niente!… fino alla
glottide!… «oh! che è bello, grosso, il vostro Nobel!»… lo
dicevo ieri a qualcuno… sto qualcuno s’impennava!
«andiamo! ma Nimier la propone!… ingrato!… ha mica
letto? soltanto un po’ di coraggio!… scriva un altro
Viaggio!» la gente sistema tutto!… posso ben avere la mia
piccola opinione… me! io me!… trovo mica il Viaggio poi
tanto buffo… Altman neppure lo trovava buffo… né
Daudet… mentre che ciò che si chiede attualmente è del
comico irresistibile!… raccontare il pestaggio Renault? sí!…
abbastanza buono… la sfracassata della mia moto?… basta

62
storie mosce!… il gran braciere dei miei manoscritti? banale
incidente!… ma che la gente se lo strappi di mano,
strillino!… ah! ah! c’è da scommettere? qui, ecco, mi
rileggo… le mie quasi 150 prime pagine… ci siamo manco
per niente!… ci bolle piano… il rispetto delle regole
m’intralcia! ho imbroccato la gravità… buona cera con la
mia gravità!
Un’altra storia!… il direttore delle Edizioni Bérengères
mi fa degli «attacchi»! sí!… «attacchi» il termine di
cavalleria!… mi cerca, direi… mi cerca perché vada da loro,
che passi me i miei scartafacci, armi, bagagli alle sue
«Bérengères»! vi rendete conto?… me i miei capolavori!
evidentemente, odia l’Achille!… e mica da ieri!… da
sempre! un odio irrancidito! che cosa darebbe per vederlo
sequestrato, fallito, svenduto!… e tutto il suo sanmichele
alle Pulci! e che gli riaprano gli atti, le sue faccende
vergognose… cancellate come questo… quello… che gli
rispulcino il tutto!… cancellate?… cantate piuttosto!… dei
milioni al mese? sembra… ma ancora vive!… di quei segreti
che corrono le strade!… Gertrut si diverte! calcola! la sua
zucca se taglio la corda! il ceffo di Achille!… oh, ma prima
che io dica sí!… hop!… arrivo!… me i miei scartafacci!… i
miei libri immortali alle Edizioni Bérengères! oh, no che
Achille ci crepi subito! no! che abbia prima il tempo di
vedere tutto il suo bazar crollare! catastrofe! kolossal!…
kolossal!… che io qua apra la breccia!… che i suoi 2000
schiavi approfittino! scappino via! allora avanti gli Atti!… la
Procura!… scusate!… ste godurie sopraffine!… qualcuno
Gertrut! De Morny!… lo sospetto un briciolo nell’intimo
un briciolo antisemita… ci sarebbe un poco l’Affare
Dreyfus?… che li farebbe tanto odiarsi?… forse?… mi
diranno mai… si conoscono si direbbe da un secolo, da
tanto che ne sanno l’uno sull’altro… mille anni, si direbbe,
di carognerie!… Achille mi prende piú sul serio… «Lei si

63
lamenta?… diavolo! ce n’è altri! e che non si lamentano!
avrebbe potuto essere fucilato!… no?» Gertrut sa molto
meglio come fare, mi compiange… mi ricorda i miei rischi,
le mie traversie… «I suoi mobili! i suoi manoscritti! i suoi
quattro soldi! l’hanno messa sul lastrico!…» s’impietosisce,
quasi… Brottin lui è l’insensibile!… che non sia stato
fucilato e che vada a lamentarmi! ah! la faccia di culo!… gli
cascano le braccia… se potessi dirgli ciò che penso!… che
ciò che m’interessa è che si prendano a botte, che si
scortichino, al finish!… che si scuoino le carotidi!… se mi
trattengo dal dirci tutto… è per i cani, gli uccelli… che lo
tratto con riguardo! per noi pure!… si parla sempre
troppo… la sbobba!… sbobba, avanti a tutto! e il carbone e
il gas!… l’avessi trattato come pensavo l’avrei piú rivisto!…
«Ci ritrovi la sua vena comica, Céline!… scriva dunque
come parla! che capolavoro!…
– Lei è molto gentile, Gertrut, ma mi guardi! butti
un’occhiata!»
Lo calmo.
«Sono piú in condizione, andiamo!… mi casca la
penna!…
– Ma no, Céline!… lei è in gran forma, invece!… l’età piú
bella!… Cervantes!… le insegno niente!
– No, Gertrut!… lei m’insegna niente!… la stessa età di
Achille!… 81 anni!… Don Chisciotte!…»
Il trucco di tutti gli editori per spronare i loro vecchi
ronzini… che Cervantes era uno sbarbatello!… 81
primavere!
«E piú mutilato di lei!… Céline!»
Insiste!… parole tonificanti diaboliche!… il contratto in
mano!
Perché si erano bisticciati Achille, Gertrut?…
all’inizio?… non si sapeva piú… si risaliva troppo lontano…

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per un cavallo?… per un’attrice? si sapeva piú… adesso era
per l’editoria… una volta, c’erano stati testimoni… e
duelli!… adesso era per le botteghe!… la questione dei due
chi aveva il maggior numero di autori in cantina?…
capricciosità di vecchi matti!… vi ho parlato delle loro
zucche, i due… un certo momento di vecchiume, piú molto
i tratti, l’Epoca che conta!… sono di prima della «Grande
Roue»? o di dopo?… Gertrut de Morny portava
monocolo… e monocolo azzurro cielo!… sarebbe stato
della finocchieria? possibile!… oltre alle ragazze?… oh,
ricco?… tutto!… ma c’era un’espressione che ci riconoscevi
bene l’Achille… il suo sorriso!… sorriso terribilmente
impacciato di vecchia affittaseggiole presa sul fatto, sempre
dietro a intocciare nella cassetta delle elemosine… Gertrut,
lui, era il suo monocolo… che scappi mica giú! le smorfie
che faceva! che le pelli delle sue rughe non gli ricoprano la
vista… Achille, il suo sorriso cosí impacciato, era stato il suo
grande fascino, verso il 1900… «l’Irresistibile», lo
chiamavano… Watteau!… Fantin-Latour!… «al bazar del
Tempo»… nel guazzerone, tutti i vecchi articoli si
somigliano… monocoli, smorfie, palpebre, posticci…
sorrisi… vecchie affittaseggiole… vecchi galanti…

65
Adesso era piú questione di signore né di affare
Dreyfus!… di me che si trattava… appropriarsi i miei
capolavori!… i miei libri immortali che nessuno legge piú…
(Achille dixit)… nella spinta della loro totale carogneria si
rendono piú conto!… certo, ce ne hanno pieno lo
scantinato dei Giganti della penna!… dei molto piú
formidabili di me!… nominati pederasti! nominati «diritto
comune!» nominati collaborazionisti!… nominati fellaga!…
nominati sadisti pazzi!… nominati moscoviti! pletora di
genî!… genî poppanti!… genî rammolliti!… genî
femmine… genî niente!
Torniamo ai fatti storici… mi toglieranno mai dalla testa
che Fred Bourdonnais, il mio primo magnaccia, è uscito
proprio apposta da casa sua, tutto solo, e al chiaro di luna,
per farsi accoppare, Esplanade des Invalides… ci
assassinavano tutti i giorni!… bene! e lo sapeva!… era
l’Esplanade alla moda… che era vizioso?… altroché!… ma
era spingere il vizio al di là di tutto, mezzanotte e da solo
Place des Invalides!… ciò che gli è capitato, doveva!… il
buffo, è che Bourdonnais, resa l’anima sua, mezzanotte
Place des Invalides, io vengo svenduto, bottino!… la
marchesa Fualdès mi ereditava!… bell’e buono!… bottino
di ribaldo!… e che io ti svendo!… ancora!… ancora!… una
volta di piú… due volte di piú!… me e i miei capolavori

66
immortali!… «dove c’è un pasticcio»!… magnacci,
magnacce, mi lasciano niente… «è in prigione, che ci
crepi!» Avrei potuto almeno un poco sapere!… già alla
scuola comunale e poi per la linea azzurra dei Vosgi,
poesia!… poesia la mia rovina! sempre!… di meglio in
meglio! ah, sacrificale? la tua porca ghigna!… il tuo sangue!
i tuoi mobili!… la tua lira!… i tuoi libri!… in gabbia!
sozzone! tutto!… ti aspettano!…
Voi pensate adesso il Brottin che mi strizza l’occhio!… lui
o Gertrut? che mi fotte!… o la marchesa?… bei figuri!…
pappa tutti!… allo sgobbo?… nessuno! me! a me la cucina!
me, la fatica!… che io vi trovi una buffoneria, qualcosa… i
pappa, pappesse, che hanno fatto tutto, fatto tutto perché io
crepi, mica riusciti, sono ancora qua, gole spalancate! che io
li sollazzi!… piú buffo! piú buffo!… esigono!…
scalpitano!…
Buffo?… buffoneria?… che il giorno dopo dell’assassinio,
Esplanade des Invalides, io, a mia volta, ero acciuffato!
all’altro capo dell’Europa!… e mica per ridere!… per il
conto!… sei inverni!… arresto comico-burlesco! attraverso i
tetti!… cavalcata fra i camini!… forte commando di pulle,
pistole in pugno!… vi assicuro che faceva fresco sui tetti di
Copenaghen, Danimarca, 22 dicembre!… andate a
vedere!… rendetevi conto! turisti, rischierete niente!…
«Ved Stranden», 20 (tuve in danese!) troverete!… sotto la
drogheria! Bokelund!… l’altro lato della strada, di fronte,
grande illuminato, notte, giorno, il «National Tidende»…
tutto l’edificio! un giornale… impossibile perdervi…
dunque fine dicembre era il momento del grande hallalí
«collaborazionista»… il super-delirio d’Epurazione!… le
Arene d’Europa! come adesso a Pest!… come domani
ancora qui!… l’Epurazione come il coito, gli amori, ora è
qui!… là!… altrove!… ce n’è bisogno!… la pacchia che
ero! la mia carnaccia!… che cascavo a proposito! io, e Lili e

67
Bébert!… da un tetto all’altro! le bestie braccate fanno
prodigi per sfuggire agli squartatori! qui!… là!…
dappertutto!… la caccia è uno sport!… e sia!… poniamo,
siete dei turisti avidi!… andate a caccia di ricordi!… a
caccia! d’accordo, tutto si scorda… ci si è pure scordati
Verdun… quasi… Ypres vuole dire piú niente… ma lí in
piccolo, la nostra arrampicata di «Ved Stranden», Lili, me,
Bébert, i tetti le grondaie… gli sbirri armati, fari porchi
puntati… nascondino attorno ai camini… Natale ’45!…
devono comunque un poco ricordarsi… Copenaghen,
Danimarca, «Ved Stranden»… andate su a vedere, sarei
sorpreso che la gente abbia tutto dimenticato… ma a
proposito mica solo che il «National Tidende» che
rilanciava la muta e come!… il «Berlisgske»! il «Land og
Volk»!… il «Politiken»!… la loro stampa di sciacalli!…
tutti!… tutti!… quello che avevo venduto come intere reti
d’israeliti!… in piú dei forti di Verdun! dell’estuario della
Senna!… dal momento che ero lí, che mi avevano, potevo
pagare per il Re, la sua Dronin, per il patto anti-
Komminform! il Frikorps! (la loro Lvf!)… cascavo!… un
burro!… riscattavo tutto!… tutte le macchie!… il sangue
sulle chiavi!… anti-Macbeth!…
La cosa mi stupirebbe che ci si ricordi piú! andate su a
vedere… «Ved Stranden», tuve… sotto: Bokelund,
droghiere…

68
Tutti i loro giornali, titoli… grossi cosí!… i loro plutocrati
destre tutte giralí come i loro piccí. Al passo compagnia!
direte: la mia carne è facile!… faccio l’unione sacra, a
meraviglia!… conservatori e moscoviti!… «beh lo si
impala?… perdio!… d’un dio!… ci è adatto!…» non una
piega sopra il mio cadavere… solo che baci!… vedo quello
che sono utile: la ricompatteria dei peggio ostili!… magia!…
magia!…
Mi balocco!… la questione di avere venduto i piani della
linea Maginot!… si capisce! certo! ma una cosa restava da
sapere… quanto? la somma?… sparavano delle cifre… la
vedova Renault ha venduto niente… ma per i miliardi?…
scusate!… roba seria!… per questo che si sente tanto
parlare di Louis l’imperatore di Billancourt… e delle sue
vertebre! e del suo martirio! e me pure martire uguale ma
non un soldo vedreste né la vedova né il figlio ribattere il
loro perché del come!… né le lastre né l’imbalsamazione!…
oh no!… martire senza un becco ha diritto fico secco!… dei
molto piú martiri che Renault ce n’è pieno i pozzi e i forni! e
che hanno mica radiografati, né cronometrato le loro
agonie… né fratelli della Carità!… che le loro vedove si
sono risposate buone quatte, zitte mute!… e i cui figli sono
andati a battersi… da qualche parte!… Dien-Pen-hu!
Oranese!… niente storie! ohi me, andrei a tirar fuori la

69
castagna che m’hanno fatto tutti i torti possibili e che la
smettono mica di perseguitarmi? che è la vergogna…
eccetera… «Salute, coppa dura! lordura! ben fatto!
servito!»… molto meglio vederli rianimare la fiamma!…
risalire gli Champs-Élysées! prendere la rue de Châteaudun
d’assalto, i roghi kolossal che si preparano! oh, le extraa
super-Buda!… piú, ste irritazioni d’arterie!… tutte ste
piccole prostate gonfie! gonfie!… i domani che urlano!…
«bottiglie d’acqua minerale!… eh! pasta in bianco!…»

70
Le Bourdonnais, l’assassinato, era ben doppio faccia di
culo, tartufo, pappa… oh, mica piú, mica meno, che Achille
o Gertrut… ma lui incantonato dai debiti, acconti, assegni a
vuoto!… come che tutto si è concluso, vi ho detto… avesse
avuto la «copertura», vivrebbe ancora, l’avrebbero mica
mandato a quel paese… ma no coperto? era fregato! era
fatale!… Carbuccia, una mammola! un turista!… «secondo
che poi sei»… me, pensate!… me, i miei scartafacci! dove
sono stato nella capriola! abbandonato ai tangheri
depravati!… armi e bagagli!… mai si erano tanto
ingozzati!… porci!… il peggio, il peso come sono grevi!…
le loro ribalderie… ste rozzezze! cosí grasse, rozze, che ti ci
lasciano pieno le dita… degli strati sottili! stai delle ore a
lavarti le mani!… appiccicoso!… Le Bourdonnais era
spacciato! giovane ippopotamo! se l’hanno visto arrivare…
zoccolone d’astuzie!… l’Esplanade, la sera… un gran buco
nella schiena!… steso!… al chiaro della Luna! Donna
Fualdès eredita! mi eredita e svende! passa all’Achille!..
football, i miei tesori! i miei doni!… rugby!… Fualdès
becca, fugge!… Achille segna! vince!… porta via tutto!…
mi caccia giú in cantina!… me, i miei scartafacci!…
buonanotte!… mi vedono piú! la marchesa di Fualdès
smaltisce… ecco che è passata!… un’epoca!… Volteggio!
sbaraglio! bavaglio! bersaglio!… all’anno prossimo, sul
ghiaccio!

71
Una burba in tutto questo, un candido? me babbeo!…
beffato e lisciato!… mica da ieri, lo ripeto dalla «Comunale»
Louvois… ecco qui che ci ringiovanisce mica… agli
Impressionisti, all’affare Dreyfus! la Comunale, è il la del
popolo… Mauriac può parlare «comunistissa» saprà mai
quel che discorre! è tutto Chartron! fino all’osso!…
Chartron, lo incenso!
A st’epoca dunque, pavese la scagazza, tutta la tremoleria
al saccheggio, tutti i disertori al trionfo, tutta la rimonta dei
franchi-cagoni, vendetta dei quaranta milioni di squizze, se
era bene che io vada a guardare! come se Larengon recidivo,
Triolette in «bichini d’assalto» andavano ad attraversare il
ponte di Pest… fossi stato da mia madre rue Marsollier, mi
stendevano secco… come Le Bourdonnais!… tac!… come
rue Girardon… basta che sei il «fetente»! «deve! ecco!…
che lo si faccia a pezzi!» Vaillant che si è piuttosto vantato, e
che rimpiange ancora amaramente di avermi mancato di
cosí poco… là a ogni modo non mi mancava!… da mia
madre, 74 anni…
Mi hanno lasciato niente… no un fazzoletto, no una
seggiola, no un manoscritto… baccalà avrei puzzato… li
avrei disturbati… ma lí sono stato molto discreto, hanno
potuto portare via tutto svendere tutto alle Pulci! alla Sala
d’aste!… drizzate! drizzate! drizzate liquidatori!… io sono
come la Francia!… tutto ai liquidatori! l’uragano mi spazza
via!… il mio certificato appresso!… sessantatre anni fra otto
giorni!… assassini, ce l’avete in culo!… tuffo dal ponte di
Pest? quanti della mia specie?

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Sarà un bel giorno da godere quando un altro Lenôtre dei
tempi a venire rivolti le tombe e le statue, le aureole e le
«Azioni»… quanto i «puri» si sono impinguati? quante de
Beers? quante Rhône? Castelli, musmè, tesori, scuderie,
ambasciate?… piú di quelli dell’89?… meno?… dibattiti
che ci saranno!… Sorbona!… Trois Magots!… le
«Annales»!… e se avesse vinto Hitler?… Aragon passato
SS?… Triolette, Valchiria di grazia?… che conferenze! non
vi dico che questo!… «Alle Annales» dell’anno duemila!…
le grandi marchese comuniste si strapperanno gli strapuntini
per non sgarrare il minimo «pomeriggio»! una sola
stracciante volata lirica del loro extra-super Herriot
d’allora!… dieci sederi uguale!… del superstrabilia Abbé
Pierre!… 10 revolver!…
Al diavolo l’avvenire!… torniamo alla nostra personale
questione!… che Gertrut incornici il Brottin?… diavolo!
puttana! va bene!… che si scannino!… bisogna! se ci vedete
la zucca occhio che spenzola, avvertitemi che godo!… vi
parlo di Achille… che si scortichino a vivo!… tutti e due!…
proprio rossi scarlatti!… spellacchiati!… la beccheria per
tutti… oh ma prima che si fottano cosí, ascoltate un
poco!… una roba buffa!… al tempo dell’Ippodromo Place
Clichy, Gertrut e Achille sborravano per la stessa persona,
una di quelle divoratrici di franchi-oro! guarda! una vera

73
rivale della Banca di Francia!… quelli che si ricordano di
quei tempi, «Francia felice», si ricordano di Suzanne…
l’artista di film che era! e le sue vestaglie vaporose su fondo
«azzurro luce pallida»! «di Luna»… che sublime artista,
cosí muta, niente «parlante»… il verbo che uccide!… la
donna che parla tira ad ammosciare si è drizzato forte solo
che sui «muti»!… di qui vedete le Sale! la fatica che fanno a
riempirle!… bla bla bla… terribili sedativi!… braghe tristi
botteghe!… botteghini mosci!… sorrisi, vestaglie vaporose,
musiche languide! ci ritorneremo sopra!… e chiari di
Luna!… si può dire come idolo Suzanne, anche a colpi di
valanghe di grana, tam-tam, e scandali puoi sempre cercare
d’arrivare!… alla caviglia!… ma io che non avevo tempo da
perdere, porco di Dio no!… da una «consegna» all’altra…
trovavo ancora modo lo stesso di sgaloppare oltre Bécon a
vedere «girare» Suzanne proprio davanti!… dirvi l’idolo!
tra La Garenne e Nanterre… approfittavano delle
schiarite!… si approfittava!… da una scarpata all’altra!…
l’«ingaggio» sul posto!… si faceva la folla… io facevo
straccione di folla… da un acquazzone all’altro, cento
soldi!… due franchi, un fischio! tutti al riparo!… la prima
goccia! sotto il ponte! salvare il materiale dalla pioggia!… e
le vesti a strascico di tarlatana! e quella razza di trucco
«cerone», carminio e olio, e cipria di gesso!… bellezze
fragili!… se si aiutava!… «ai ripari!» mica solo noi le
comparse di taglia forte! i curiosi anche aiutavano!… la
folla!… al fischio! la goccia di pioggia! tutti! e Suzanne!
Che ne è stato di tutto questo?… vi domando?… gli
artisti, e il comparsame?… adesso?… e la folla?… e la
pioggia… che piogge!… io di tutti sti tempi già cosí lontani
posso dire una cosa: Serietà è morta!… io là, ancora il «serio
attento», vedo bene… alla faccia! per niente!… hanno, ne
vanno orgogliosi, soppresso Bordelli e «Fiere di Neuneu»…
buon servizio!… le puttane se ne sono andate sparse

74
dappertutto!… è dappertutto Bordello adesso! e «Fiere di
Neuneu»!… culla alla tomba, tutti cialtroni! Serietà è morta,
Verdun l’ha uccisa! Amen!…
Sto ad annoiarvi forse… una roba piú buffa?… piú
piccante? forse?… conoscete il mio pensiero! allettatevi! dal
tempo ancora prima di Suzanne, ho conosciuto
l’Ippodromo con cavalli e belve! la grande scuderia! e che
folle!… delle affluenze tali che l’omnibus ne poteva piú!…
che partivano piú dalla Trinité! la compressione degli
omnibus da parte degli appassionati! di quegli spettacoli!
uomini, leoni e cavalli, fanteria di marina, Boxer, e presa di
Pechino! che ti formano una mentalità! un senso artistico!
Conosco mica molti scrittori, sedicenti di sinistra o di
destra, «acquasantiere», «piccí», congiurati delle buche o
delle Logge, che hanno visto come ho visto io la presa di
Pechino, Place Clichy! e la carica alla baionetta dei nostri
fanti coloniali! l’assalto dei bastioni di legno, in una di
quelle fumate di polvere!… e broum!… almeno venti
cannoni!… alla volta!… il sergente Bobillot tutto solo a
battersi contro cento Boxer!… a strappare via loro la
bandiera!… e piantare la nostra, la nostra tricolore! nel loro
mucchio di cadaveri! in pieno!… Pechino a noi! e l’acquata
in piú! che scendeva giú dall’alto delle cèntine! il «Courbet»
di tela!… tutto c’era!… vi dico! spettacoli di una mentalità!
Oh, aspettate!… ancora piú terribile di Pechino!…
«l’assalto della diligenza»!… di tre tribú di Pellirosse a
cavallo!… a «dorso nudo»!… bisogna sapere! dove
trovereste oggi duecento Pellirosse che cavalcano a dorso
nudo?… piú Buffalo Bill in persona!… che centra l’uovo al
volo, in pieno galoppo! potete aspettare!… mica le
pagliacciate di Hollywood!… pensate l’uovo al volo!…
Buffalo Bill e i suoi boys!… dei veri di veri, lí a sputare
fiamme!… ah, poi alla fine il peggio di tutto!… vi
scordavo… Louise Michel!… vi parlano di strabilia!

75
suspense! cos’è che hanno? niente!… là, Place Clichy parlavi
mica avevi solo che da vedere e tremare! guardare!…
l’attrazione dell’attrazione! Louise Michel che spuntava dal
buio! livida! livida! tutti i proiettori puntati sopra!… un
attimo!… «ouah! ouah!» che faceva… come per
arrampicarsi su una seggiola… ouah! ouah!… la furia!… si
rifaceva il buio!… mia nonna aveva visto la Comune, rue
Montorgueil, poteva giudicare… «È mica Louise Michel,
figlio mio!… c’è mica né il suo naso né la sua bocca»!… non
la si imbrogliava mia nonna…
Adesso è piú questione, vedrete mica Chruščëv, Picasso,
Triolette farsi vedere arrampicarsi su una seggiola… l’effetto
Desmoulins - Palais-Royal!… no! gli urlatori lividi!…
apparire «ouah! ouah!»… Thorez forse? Mauriac?…
Una cosa certa, sicura, naso, non naso, Louise aveva
perfettamente il diritto! «ouah! ouah!»… e furia!…
eccome!… lo dico! dirò ancora molto peggio… piú tardi!…
che ci rifletta sopra…

76
«Lo conosco dall’affare Dreyfus!… va di peggio in peggio
ogni anno!… ogni mese!… il piú sfrontato pirata dei mille!
di tutta l’Editoria!… puoi mica cascare piú in basso!… lui e
tutta la sua cricca!… che sei la gran buffonata, di tutto il suo
bazar!… bocchinare e busoni!… il modo che ti sistemano,
spolpano!… becco tutte le salse e raggiante!… che ti
sabotano, saccheggiano, concagano!… un burro!… un
affare!… lui e il Gran-Castrato Loukoum!»
Pensate che m’insegnava niente, Gertrut del Monocolo, e
azzurro cielo!… salute!… ce ne avrei rivenduto, me, della
maldicenza, Gertrut Bérengères!… se ne conoscevo un
qualcosa come che l’Achille mi infinocchiava! oh, là là!…
lui che aveva soprattutto, io trovavo, un sacco di tempo
d’avanzo, Gertrut de Gertrut, e delle rendite, per andare a
ripescare certe scandalezze, che nessuno, tranne ancora…
lui stesso?… si preoccupava piú affatto!… dei «pastrocchi
al fiele» 1900!
Nella spazzatura! Gertrut! l’Achille!… rimestatori!… un
solo pensiero ohi me!… serietà! cash e salute! che cosa
andavo a lasciare a Lili!… quid?… come?… che è?… il
piccolo peculio?… ma lí! corpo! occhio!… il punto! piano,
il peculio!… andatomene io? l’ultimo sospiro? vedevo la
calata degli «aventi diritto»!… subito, la folla!… la bestia
morta vedi spuntare, brulicare, piombare!… di quelle

77
mandibole!… «aventi diritto»… tutti! con carte, senza
carte… bolli, timbri, ceralacche! senza!… da tutti i metrò, sí
che ne viene fuori!… e coccodrilli con lacrime!… senza
lacrime!… di quelle dentature!… tutti «aventi diritto»! Lili
sarà proiettata all’istante!… fuori sulla strada! vedo come se
ci fossi!… mica è capace di difendersi!… esattamente la
stessa storia che rue Girardon… o Saint-Malo… o che a
Copenaghen, «Ved Stranden», 20 (tuve) ecco, qua, la vera
setta «tutti climi»!… «perfetta internazionale»! gli «aventi
diritto»… e «mercato delle vacche»… gli stessi, uguale,
dove che sia! qualsiasi regime, filosofia, setta, colore!…
qualsiasi pretesto!… piombano, pullulano! ce li hai
addosso!… ti sgranano tutto!… è mica Lili che va a
difendersi!… no!… anzi al contrario… direi… è triste…
triste romantica… la ballerina…

78
Nessuna illusione!… pensieri personali… mi direte… a
ogni modo! a ogni modo! che sia Gertrut o Brottin, o un
altro, nessuno mi anticiperà piú un quattrino per una storia
tipo Normance! lo dico!… il lettore vuole ridere ed è
tutto!… mai Parigi fu bombardata!… intanto!… e per
cominciare!… nessuna lapide commemorativa!… la
prova!… me solo, che mi ricordo ancora di due, tre famiglie
sepolte!… Normance, come libro, è stato solo che un fiasco
spaventoso!… perché questo!… perché quello!… in piú
sabotato e come!… da Achille, la sua cricca, i suoi critici, i
suoi astiosi «agli ordini», corrieri arrabbiati!… la gente si
aspettava che io provochi, che sgrani ancora carne di
Palestina, che ripiombi dentro in gabbia! e per il conto!…
dei «benefattori», chiamano cosí!… i «forza-amico»! una di
quelle zappate! caro signore! vent’anni!… «a vita»!… oh,
ma che abbaglio! granchio! malinteso! me, che aspetto
fermo, tutto al contrario, che li si rinchiuda tutti!…
corteggiatori guardoni dei patiboli, catene e «segrete»! che
si riapra la Bella Guiana per loro! riarmi l’Isola del
Diavolo!… piú, premio, a ciascuno qualcosa alla lingua…
piccoli epiteliomi… a scelta! tra carotidi e faringe…
Bene!… fra tanto però, Brottin mi avverte: zero!… «Lei
si vende sempre meno!… il suo Normance? una
catastrofe!… niente, no, da ricacciarla in gabbia!… né

79
pornografo! né fascista! misero lei!… i critici però, le zanne
fuori! pronti! veleni! tutto!… se la mordono!… lei li
disgusta!… il loro manzo allora?… senza cuore!… le loro
buste?… le loro famiglie?…»
«Scriva piú niente!…» mi direte… che io vi ascolti!… che
avete proprio ragione!… ma Lili, i cani, i gatti, gli uccelli, e i
«bucaneve»?… con l’inverno che si è avuto!… avete forse
un’idea?…
Persino vi assicuro: al piú meschino… che rosica su
tutto… una di quelle lotte contro gli elementi, le cose, venti,
correnti d’aria, umidità, carbone!… cavolfiori, aringhe
affumicate! la lotta che esisti piú!… e le carote!… persino le
croste di pane!
Allora, il mio stile e i miei capolavori?… cabala,
boycott!… certo! dico!… tutti i plagiari alla forca! mica
solo che i plagiari, i «non fatti per»! Dio sa!… solo che da
Achille, valanga! mille! mille!… per me Dumel, Mauriac,
Tartre, stessa corda!… la decina di Goncourt, l’altro
albero!… oh, piú l’Arcivescovo di Parigi, dimenticavo!
prima che i Cinesi si impermaliscano!… niente storie!… che
gli si offra la testa porte Brancion!
A proposito di gas e di piacevolezze, domani la
bolletta!… devo due «letture»… devo anche alle Tasse…
devo al carbone… rimastico?… eh cristo!… nella stessa
situazione, gli stessi panni, voi urlereste da qui a Enghien!…
che sarebbero costretti a venirvi a prendere, imbromurarvi,
immaterassare! noi due Lili fanno ben quindici anni di
caccia di corsa!… la muta dietro!… quindici anni è
lunga!… la tanto feroce teutoneria è durata tre anni, tutt’al
piú!… considerate!
Vedo che vi annoio… altra cosa!… altra cosa!… tutti i
borghesi alla forca?… borghesi di tutti i Partiti!… del tutto
completamente d’accordo! borghese è canaglieria cento per

80
cento! ne vedo uno tutto speciale, il Tartre! crosta di cloaca!
il modo che mi ha diffamato, smosso cielo terra che mi
squartino, io gli do diritto a cinque… sei neoplasie fra
esofago e pancreas!… priorità!…
Tartre mi ha proprio derubato, diffamato… oh, vero sí!…
ma non peggio che i parenti!… e mica è strambo come mia
zia!… di lontano!… il colpo, la sincope di mia zia nel
rivedermi!… che ero mica morto!… che mi avevano mica
giustiziato!… «Tu? tu?»… non ci credeva… «tu qui?»…
Si era servita, pensate!… man bassa su tre paia di tende,
sei seggiole, e tutte le casseruole di smalto… non che avesse
bisogno di niente!… perdio!… aveva tutto in doppio!…
triplo!… ma dal momento che tutti si servivano, che ero suo
nipote, perché non si sarebbe servita, lei? che non abbia
niente?… che c’era il sacco del mio bazar!… degli
sconosciuti!… e lei, mia zia?… niente? intanto dovevo mai
tornare… dovevo crepare in prigione… impiccato?…
impalato?… restava inteso, lei mi ereditava!… piú che
naturale!… Tartre pure mi ha ereditato! e una mucchia
d’altri!… «Buongiorno, zia!»… salta giú dal letto! e in
camicia a vedermi! me! «Ha assassinato sua madre!…
arrestatelo! arrestatelo!…» quello che inventa! il grido del
cuore! l’emozione cosí forte che è corsa sempre urlando a
denunciarmi! «Signor commissario! aiuto! aiuto! lo arresti!
ha assassinato sua madre! Signor commissario!…» cosí a sto
modo tutto il Faubourg Saint-Jacques, poi i Lungosenna…
«aiuto!… aiuto!…» le pulle l’hanno acciuffata in corsa,
picchiata al Posto!… un altro ufficio!… rilasciata!…
ricaricata di botte! «È lui! è lui!…» ha ricominciato!… in
piena notte, Quai des Orfèvres!… apposta… che il
commissario intervenga!… mi risbatta dentro in gabbia!…
che io ci richieda mai una seggiola!… la zia!… cosí i parenti,
gli amici!… l’orda che sono, te fuorilegge!… quando mia zia
ha urlato attraverso le Halles, tutto il resto della notte, che

81
ero l’assassino di mia madre, sgaloppando da un chiosco
all’altro, è cascata sui porri!… lí allora l’hanno legata
impacchettata… a ogni modo all’Ospedale… continuava a
urlare che ero questo! che ero quello!… qualsiasi cosa…
Dal momento che ti hanno fregato tutto!… i tuoi mobili,
soprammobili, manoscritti, tende, puoi aspettarti di tutto!…
soprattutto dai parenti, dagli amici… i piú viziosi
benefattori!… piú dritti che forche!… la passione che
mettono alle tue calcagna!… la bestia all’hallalí! il mio paio
di tende, le mie quattro seggiole… mia zia passata
balenga!… Tartre: piccí!… tutti epilettici solo che io li
guardi!… ho detto: Zietta mancava di niente! il Tartre
neppure!… abbienti! abbienti!… di tutto in doppio!
triplo… in città!… in campagna!… frigoriferi, auto,
lacchè!… il corno aveva suonato per me, avevano preso
parte alla caccia!… è tutto! sorpreso di che poi ero?…
stronzo!…
Che non vi perda nelle piccolezze!… ero rimasto a
Gertrut Morny… sto vivo interesse che mi portava!…
Tartufo!… che io pianti l’Achille, sabotatore cospiratore
«sotto di tutto», per le Edizioni Bérengères!… che mi
perdevo da Achille!… che era suo gaudio, lui, Loukoum e
tutta la sua tribú, di ridurmi a niente! nello strafondo della
loro cantina!… me, i miei scartafacci!…
Ma lui, sto Gertrut?… vi ho raccontato la sua figura…
niente della vecchia affittaseggiole come Achille! no! lui,
dalla testa piuttosto spavalda, pizzo alla moschettiera… in
piú del grosso monocolo azzurro cielo… senza dubbio, mi
imbrogliava, prometteva la Luna!… di quelle «tirature!» di
quei «rinnovati favori» del Pubblico! oh, sicuro, ci potevo
mica perdere molto! trovare piú spilorcio che Brottin!… da
80 anni e passa che gli autori si avvicendavano, ci tentavano
tutto sul suo guscio, mai che aveva sganciato: mai un
luigi!… la lotta agli «anticipi»!… l’Ercole che resiste,

82
Achille! solo che un piccolo trucco, potevi forse farcela…
vedergli tirare fuori dieci sacchi… venti sacchi…
sull’offensiva! «Buonanotte, Achille! basta della sua
ghigna…» Ti corre appresso!… col suo piú gentile
sorriso!… uno di quegli odî!… eh, merda! eh! tanto
meglio!…
Vi ho detto abbastanza presumo quanto poi diffidavo del
Gertrut… ma dove era gustoso, ti annoiavi nemmeno un
istante, è quando lo portavi su Achille… di quegli aneddoti!
di trenta! quarant’anni!… Le ignominie di quest’essere!…
proprio la prova quello che potevo aspettarmi! le maniere
che barava a tutto!… dappertutto!… alle carte, alle corse, a
Enghien, in Borsa… che poteva mica trattenersi!… che
faceva crepare i suoi autori, i suoi impiegati, le sue serventi,
che si adattava a prestare loro per cosí dire del denaro… che
vedevano mai!… trictrac di acconti e contratti!… li faceva
firmare che lui era in pari… e che gli dovevano della
riconoscenza!… quanti si erano suicidati, ripescati alla diga
di Suresnes?… in mezzo persino, dei giganti della penna! e
delle signorine che hanno avuto dei nomi, che avrebbero
130 anni oggi!
Basta cicalate!… ecco giusto qui il letturista dell’acqua!…
il chilo di pasta e l’aringa «grassa»… che mi occupi di
loro!… Gertrut, odio non odio, aveva quelle «assenze», quei
«non mi stia a seccare» della gente ricca… si rendeva mica
conto della sgnoccola… avevano i due la stessa anima, la
stessa villania… l’anima nauseata, tu lí, cosí balordo!… a
parlargli di alimentari!… osare!… a loro!… i ricchi possono
essere solo che «sportivi»… sportivi in Borsa, o al
Paddock… sportivi a far salire le loro «Suez»… sportivi a
togliersi di torno le attrici, farle montare dai loro jockey…
sportivi a passare con il «rosso»… sportivi tutto cadenti
sbavanti comunque a sgaloppare alle «Kermesse»!… e
piccoli «gide»! adesso qui, Gertrut, Brottin, era sequestrarsi

83
gli autori!… ma uno sport che si guardavano bene… oh,
l’orrore!… come di cagare a letto!… era di assaggiare loro
stessi il trucco!… magnacci mica pazzi! gli autori muoiono
alla fatica? allora?… gli asini pure!… ma che cos’è che
potrebbe fare, di una pagina! ditemi? Achille?… che
sport?… che infamia? Gertrut?… delle barchette di
carta?…
Se soltanto badate, io potessi contare sulla Critica…
qualche trafiletto… anche ingiurioso… mica s’intende tutto
il Circo di Mauriac!… orinatoi faziosi e confessionali!… o
Trissotin Tartre… tutti gli scampati di vent’anni di
stronzerie!… no! qualche mormorio mi basterebbe…
Posso incularmi? ah?… sarà mica detto!
«A noi!… a noi!…»
Escogito!… napoleonico per l’azione! escogito! Arlette,
un braccio!… Simon, l’altro!… e «avanti»!… lo Studio
davanti a noi?… all’assalto! ci siamo!… alto i cuori!…
Ahimè!… alas! sta caverna? macerie, rottami, tritumi di
almeno tre… quattro Esposizioni! funebre rigatteria… e
sotto ste volte? l’altezza tre… quattro Notre-Dame… tutto
cartapesta, stucchi, palchi immensi!… è qui!… è il posto!…
momento solenne!… le nostre voci!… tutto è andata
buca!… si ricomincia!… si riregistra!… Simon prima!…
devo dire, sono emozionato… ste volte, cosí tanto bislacche,
risuonano!… se sono mica loro, un amplificatore! io qua
cosí discreto, scapperei, paura della mia voce cosí
orribile!… l’effetto!… avrei mai creduto!…
Manco per niente, che imbrocchino!… me ne andrò mica
senza cantare!… vogliono, sto mica a farmi pregare…
civettone!… avanti una!… due!… vòlte o non vòlte!…
chiedo al rumorista che è lí, quello che parla un poco
francese… se c’è l’idea di metterle in vendita?… canzoni,

84
armonie, e stecche?… se potrei forse?… un piccolo
disco?…
«Oh! no! Maestro! no! piú avanti!… molto piú avanti,
spero!… per la nostra discoteca!… la sua trasmissione
necrologica!»
Vedo quello che mi erano venuti a cercare!… piú
avanti?… piú avanti?… mica il mio parere!… per la prosa…
i testi… forse?… ma per le canzoni, scusate! tali e quali e
subito all’istante!… al volo un pezzo di eterno!
Andavo mica lí a spiegarci.

85
Vado mica a dare nel macabro, galuppi, beccamorti,
ecc…. no!… vi parlavo della fossa comune… mica quella di
qui… piú lontano… a Thiais!… piú lontano ancora… ma
una volta andatomene?… Lili?… i gatti… i cani… vedo
mica per niente Lili difendersi… non ci è tagliata… oh
l’irruzione!… e quale!… una di quelle calche di «aventi
diritto»!… amici, parenti, scrocconi, uscieri, voraci ogni
razza!… oh conosciamo!… sí! certo!… tutti i saccheggi!…
qui! là!… altrove!… dappertutto! ma Lili sola?…
«Si è cacciato tutto il mondo contro!… l’hanno mica
abbastanza saccheggiato sto razzista indegno… facciamo a
pezzi la sua vedova!…»
M’impenno appena un poco?… manco per sogno!… le
mie idee razziste non c’entrano niente! Tartufi!… bella che
esiste piú la razza bianca!… guardate Ben Youssef!…
Mauriac! Monnerville! Jacob!… domani Coty!… mica di
che spellare un gatto!… è il Viaggio che mi ha fatto tutto il
torto… i miei peggio astiosi accaniti sono venuti dal
Viaggio… Nessuno mi ha perdonato il Viaggio… dal Viaggio
il mio conto è aperto!… ancora mi fossi chiamato Vlazine…
Vlazine Progrogrov… fossi nato a Tarnopol sul Don… ma
Courbevoie Seine!… Tarnopol sul Don ci avrei il Nobel da
un pezzo!… ma io di qui, neppure sefardím!… non si sa
dove sbattermi!… eclissarmi meglio!… vergogna di

86
vergogna!… che segreta? che topi supplicare? La Franza ai
Franzosi!…
Naturalizzato mongolo… o fellaga come Mauriac, girerei
in auto tutto mi sarebbe permesso, in tutto e per tutto…
avrei la vecchiaia assicurata… vezzeggiata, coccolata, vi
giuro!… che treno di vita! pontificherei dall’alto della mia
collina… darei enormi lezioni di Virtú, di massimalismo
porco di Dio! la mistica!… mi farei tutto il tempo
trasmettere dalla tele, si vedrebbe la mia icona
dappertutto!… l’adulazione di tutte le Sorbone!… la
vecchiezza ebbrezza! fossi nato a Tarnopol sul Don, farei
media duecento sacchi al mese solo che del Viaggiaskÿ!
Altman verrebbe mica a confutarmi! né Triolette, né
Larangon!…
Che io discorra… che mi ci metta… si vedrà!
Ma Courbevoie-sur-Seine, vero, mi si passa niente, mi
passeranno mai niente!… il solo resistente del posto! oh
merda! oh terrore!… la prova?… la prova? mi troverete
mica nel Dizionario… né ai medici scrittori… né dalla
merciaia… da nessuna parte!… uguale nell’«Illustris-
Brottin»… la «Rivista puntuale di Smerderia!»… no! e
no!… Norbert Loukoum avrebbe voluto farmici passare ma
tutto alla rovescia!… la sua idea!… il testo, le parole, le
pagine, tutto sottosopra!… ho resistito! l’ho trattato da
busone, culorotto, e piú! che aveva la bocca incestuosa,
ecc… tutto sadista-mordimi… ci si è lasciati su queste
parole!… «la mia “Rivista Caghiera” le è preclusa!»…
quello che aspettavo! ah, la Smerderia!… ad altri! altri modi
di buscare la pastasciutta!… altre corde al mio arco!
Ippocrate a me!… certo, i malati si fanno rari… ve l’ho
detto… ma ci si può mai lusingare di non avere piú nessun
malato… chiropratici, guaritori, suore di carità,
massaggiatori, ne lasciano tuttavia scappare… oh mica da
pagarmi la «tassa d’esercizio»… né la quota all’Ordine, né la

87
mia assicurazione sulla vita… né saldare l’idraulico… né
pagarmi la «Presse-Médicale»… dirvi l’economia che siamo!
là!… là! persino i piú economicamente deboli sono delle
specie di scialacquatori se mi ci confronto…
Ma da dopo sto strampalato di bolscevismo che puoi piú
dire una parola!… Picasso qui!… Boussac di là! Tartre ri-
piccí!… miliardi da per tutto! dannati di là!… esisti piú! il
piú di panza, culpaffuto… guance, il piú dannato della
Terra? ti ci spassi? ti tagliano la testa…
Io diffido di tutto! rido mica!… i nostri cani fiutano, e
«ouah! ouah!»… allontanano!… Bécart mi diceva, a
proposito, forse due giorni prima di morire: «Sei cocciuto
Ferdinand!… i cani sono carnivori, andiamo!… l’invito al
valzer!…»
Torno alle nostre difficoltà… tutto sommato, pari pari,
senza scherzo, l’ultimo manovale di sotto, nell’isola, da
Renault, lavora meno di me, mangia piú di me, dorme piú di
me… e sessantatre anni fra due giorni… io specifico…
quanto alla considerazione!… è da non credere la fatica che
faccio per non essere trinciato, netto! «sozzone!
staliniano!… nazista! pornografo! ciarlatano! flagello!…»
mica mormorate ste buone cose!… nero su bianco!… pieno
i tabelloni!… qui ancora un torto capitale: sono gratuito!…
se la mia gratuità mi fa odiare!… c’è solo che le spazzature
che sono gratuite! «ah, vorrebbe farsi perdonare! perfido
peggio che tutto! peste!»
Rifletto… il lato divertente… la ruzzolata!… il mio caro
vecchio maestro Étienne Bordas mi scriveva ancora l’altro
giorno… «Lei, un ingegno cosí eminente! tale persona
superiore!… il mio migliore allievo!…»
Accidenti!… fortuna che se n’è andato! Étienne Bordas!
«tale persona superiore!» ah, mica il parere del Bas
Meudon!… Haut Meudon neppure!… avesse visto i

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manifesti! «traditore, medico abusivo, pro-Stalin,
pornografo, ubriacone…» ma forse ancora il peggio di tutto
ciò che mi fa torto: «Sapete, ci ha mica auto!»
Il macellaio, il droghiere, l’ebanista, vanno mica alle loro
faccende a piedi! medico a piedi?… meriti tutto ciò che
dicono di te!… niente auto? la sfacciataggine di sto
pezzente!… ciarlatano pericoloso buono da appendere!… la
strada, il marciapiede alle canaglie!… alle battone!… andare
a visitare un malato a piedi?… lo insulti! il malato ti caccia
via!… vatti a lamentare!
Attenti, Versailles non è lontano… vi immaginate il piú
infimo medico che ci va a piedi?… Fagon a piedi?… ora il
malato consapevole dei suoi diritti, assicurato sociale,
sindacalizzato, lettore di tre, quattro, cinque giornali, cugino
di due, trecento miliardari, è di gran lunga piú sicuro di sé
che il Re Luigi!… 14!… 15!… 16!…
Inoltre… il mio colmo!… il fondo di tutto!… le
commissioni!… mi vedono con le mie due sporte!… una
per gli ossi… l’altra per le verdure… le carote, soprattutto!
Vista la mia età, il mio piccolo tremito, potrei forse a
rigore, i miei capelli bianchi, passare per «Professore
Qualcosa»… Nembo, farei ridere… mi aiuterebbero! ma i
manifesti!… vero! inespiabile!… e la mia nascita a
Courbevoie!… mi ci sento tutto avventuriero… piú basso,
molto piú basso di chiropratico!… tra erborista e i
«preservativi»… piú basso di Bovary!… coolie!… coolie
dell’Ovest!… l’avvenire! porto i pacchi: tutte le cassette, le
sporte, le borse!… e le pattumiere!… porto i crimini…
porto le tasse… porto la medaglia militare… porto i miei
75%… sono completo…
È no Loukoum che va ad aiutarmi!… non discuto!…
l’impressione è tutto!…
E poi mica solo che l’età e i manifesti!… anche lo stato

89
della nostra casa… «Strano-che-tiene»… che vado io stesso
ad aprire il cancello!… inchiavo!… lo disinchiavo!… mi
completo cosí dire!… niente domestica! confesso! e situata
come!… ve l’ho mica detto?… a mezza costa!… veramente
il posto impossibile! per quale sentiero!… merdaglia!…
poveri malati! l’inverno!… ad arrampicarsi, impantanare,
rompersi il collo!… e io che vado a lamentarmi!…
naturalmente, mica salgono!… saliranno mai!… seguono la
scarpata fino a Issy, tutte le loro commissioni… panettiere,
macellaio, la posta, farmacista, gli alimentari, il parrucchiere,
il vino… e il «Grand Rio», 1200 posti… triplo schermo!… e
quanti medici, porta a porta? che cazzo posso fare io, mezza
costa? i malati di su restano su, mica cosí stronzi! i pochi
«cronici» che si arrischiano c’è le discussioni dell’osteria, se
sono veramente cosí ignobile come quello che raccontano?
se è vero, il genere «Petiot» a casa mia?… se vedranno dei
pezzi di vittime?… forni da suppliziare i malati?… ecc…
ecc…
La pioggia che mi manda dei clienti!… càpita!… non
molti! alcuni… che nel salire proprio a Meudon, mollano a
mezza costa… oh, l’inverno soltanto!… hanno torto,
venissero l’estate godrebbero della posizione… del punto di
vista unico!… e delle fronde e degli uccelli!… mica solo dei
cagnacci!… uccelli oh se tutto canta! e quello che si
scopre!… fino a Taverny l’altra parte! l’estremo lembo del
dipartimento!… da casa mia dal mio giardino, dal
sentiero… dico il giardino, sí!… vero piccolo Eden, tre mesi
su dodici!… che alberi!… e biancospini e clematidi…
direste mica appena una lega dal Pont d’Auteuil! la cinta di
verde, l’estremo ciuffo dei boschi d’Yveline… subito c’è
Renault!… sotto di noi! potete mica sbagliarvi… dove c’è la
macchia piú fitta è lí!… siamo noi! per prima cosa i cani vi
saranno addosso, la muta!… non lasciatevi intimorire!…
fate finta di non sentirli… guardate sto panorama! le colline,

90
Longchamp, le Tribune, Suresnes, le anse della Senna…
due… tre anse… al ponte, proprio di fronte, l’isola di
Renault, l’ultimo ciuffo di pini, alla punta…
Senza dubbio era molto piú campagna quando venivamo
con mio padre a consegnare il merletto, il ventaglio… gli
stessi sentieri verso il 1900… oh, molte clienti a Meudon!…
«sto giro gli farà prendere l’aria!» si approfittava!… io
approfittavo!… asfissiavamo, Passage Choiseul… trecento
becchi a gas!… l’allevamento dei bambini al gas! ci
precipitavamo dopo l’«Ufficio», mio padre a passo di corsa
dalla sua «Coccinelle Incendie»! e via in strada!…
l’omnibus, «l’imperiale», con i pacchi! non eravamo mai al
Passage, di ritorno, prima delle 9, 10 della sera… come
sentieri, Meudon non è cambiata per niente… solchi, dedali
garbugli, ripide salite… ritrovare delle clienti là dentro!…
immaginare!… delle signore terribilmente pignole!… e le
loro signorine… «non andava bene! era troppo caro!» ecc…
tutto perché si riporti indietro la fattura, ma ci lasci
l’articolo! la piccola riparazione: 10 franchi!… mai pagare! è
questo, le clienti… che ne è stato di queste famiglie?… le
case esistono ancora, le stesse, pressappoco… e gli stessi
sentieri… mica molto indicati, alla notte!… per me va bene!
esco mai senza cani! mica uno!… tre… quattro… e
ringhiosi!…
– I suoi malati allora?…
– Niente accomodanti!… mica piú facili da accontentare
delle signore «stracci chic» 1900!… tignose, imbroglione,
ladre clienti!… da stomacare un san Vincenzo!… credo che
io sono come sono, cosí totale astioso di ogni traffico di
soldi, comunistissa nel sangue, 1000 per 1000, con malati o
sani, è le clienti di mia madre che mi hanno stomacato!…
bagasce e contesse 1900… tutt’idem!…
Tuttavia, siccome la natura umana cambia in niente di
niente, mai! gameti immutabili, la signora «smaniosa»

91
climaterica assicurata sociale ti fa di quei capricci e fumi
peggio che la Maintenon!… mai per quel che mi riguarda,
mi sono trovato estromesso, trattato cosí brutale, «da sotto
di tutto», e cacciato, e a colpi di scopa come da
un’assicurata sociale «smaniosa» di cui volevo curare i
nervi… le parlavo mica di operazioni… non ancora!…
fibroma?… cancro?… non volevo metterla al corrente… ah,
la mia fottuta delicatezza!… il mio tatto!… se la smaniosa si
è scaricata!… carrettate d’insulti!… i vicini hanno sentito
tutto… due, tre sono usciti di casa… li conoscevo di vista…
«oh, non ci faccia caso dottore!… è nevrastenica!…» ma io
credo soprattutto che era l’auto… avessi avuto un’auto qua
cosí… cofano poi cosí! avrebbe detto niente!… e che la
cambiassi tutti gli anni? potrei permettermi tutto!… sempre
piú grossa… il mondo è mica comunistissa!… diavolo! ma
materialistissa… un punto!… terribilmente! all’atomo!…
Giri in auto, Suez no Suez, esisti!… per Versailles, era
affare di carrozze, adesso è il numero dei tuoi HP…
Versailles, Cremlino, o Casa Bianca… sei qualcuno?… non
sei?… Professore, Commissario… Ministro… quanti HP?…
hai fatto carriera?… sí?… merda?… fibroma?… basta!…
vaffanculo!… cancro?… la carrozzeria che sei?… le tue
sospensioni?… Versailles… Windsor… Casa Bianca… Il
Cairo…

92
Vorrei vedere un poco Luigi XIV con un «assicurato
sociale»!… vedrebbe se lo Stato è lui!… pensate i miliardi
che rappresenta l’ultimo iscritto pagante! ah, Luigi netta-
coso!… pensate, Luigi-Sole, la squizza solo che per
cambiare chirurgo! viveva piú!… l’etichetta!… il tuo
«assicurato» se si gratta per mandarti a culo all’aria! trattarti
pesce marcio!… i tuoi consigli?… ah, là là! vecchio
buffone!… «vacanze» che ti chiedono! e firmare!…
tampone e salute! vecchio parassita! «otto giorni, capisci!…
un mese!… e merda! clown satanasso! il tuo timbro!… le
tue ricette?… da ridere!… da ridere!… già dei cassetti pieni
e cagatoi di ricette! e ben altri che te! dei piú grandi maestri
e Professori e Chiropratici di Neuilly, Saint-James e
Monceau! che salotti!… di quei tappeti? dei prati!… dieci
infermiere!… venti dittafoni!… ebbene! loro stessi! questi
semidei, quello che hanno prescritto, ci si puliscono! tu
allora?… il tuo tampone!… presto! non guardare!…
firma!… salute!»
Dovrei mica dirlo, ma è troppo buffo, la maggior parte
dei malati che vedo, spendono molto piú in trinciato che noi
per vivere tutto compreso… noi, che vuol dire Lili, me, i
cani e i gatti…
Una delle mie piú terribili ubriacone mi agita la sua
bottiglia proprio sopra alla testa… e poi sotto il naso… un

93
rosso comune!… mi sfida!… le ho detto di non bere…
«Potrebbe ammazzare la sua bambina!» dovrei farla
internare!… «È pericolosa sa dottore! lei può fare
niente?…» la facessi internare, taglierebbe la corda,
tornerebbe per farmi fuori!… l’ubriachezza, è questo: «Ero
sbronza, non mi garbava!» è detto tutto. Quel che Tartre e
tanti altri si sono tanto scrollati, sfiancati, sudato, sangue e
veleni, rivoltato Cielo, Terra, Inferno, che qualcuno si
decida! l’ubriachessa là, era bell’e pronta!… i cani anche
erano bell’e pronti… le cagne soprattutto, dipendeva solo
che da me dire una parola…
Ohi me, mio Dio! bottiglia, manicomio: volevo piú
vederla era tutto!… le consigliavo un altro medico… ma la
sola che non voleva!… nessun altro medico solo che me!…
che me! mi mangiava mica la faccia, ammazzarmi che
voleva!… e che mi occupi delle sue verruche!… che gliele
bruci!… una volta su due, le dicevo di no… tornava…

94
Si deve fare attenzione a tutto… i miei cani allora?… che
mi abbiano mica sbafato un malato!… due malati!… tocco
ferro!… il giardino è immenso e in discesa… se la muta
scende giú!… e latrando… di che fare fuggire tutti i
malati… fare anche mugugnare i vicini… perché se
abbaiano!… qualcosa!… piú urlo appresso piú
s’infuriano… mi rispondono… per i malati, pensate!…
porto su tutta la muta in soffitta tra le 2 e le 4… latrano da
là sopra… peggio!
Ma a riflettere, tutto considerato, la mia muta mi fa
proprio torto, senza dubbio!… ma mi protegge dai
malastrusi… non mi fido della gente che passa… gli
sconosciuti… e i conosciuti! sentono i cani abbaiare…
curiosavano, fanno dietro front!… gli assassini amano mica i
rischi… sono piú cauti ad ammazzarvi che un borghese a
comperare le sue «Suez»… conosco un poco gli assassini…
ne ho frequentati qui, là, un poco dappertutto, mica solo
che in cella… nella vita… cinque… sei wouaf!… wouaf! ce
n’è piú!… ci bazzico no nella fiducia, ho la fiducia in niente
di niente! quando ero alla Sezione K, Vesterfangsel, era altra
cosa come urlerie!… mica solo che i detenuti della pip-cell…
tutte le mute sguinzagliate, fino a giorno!… quanti molossi?
cento?… duecento?… era guardata la prigione!… intra
muros! extra muros! due anni… per due anni… dormivo

95
mica, potevo sentirli… il direttore della prigione non aveva
fiducia… perché poi io, dovrei? la prigione n’è vero è la
scuola, ci sei stato? non ci sei stato?… le vere lezioni!…
quelli che non ci sono stati, anche nonagenari, e passa, sono
solo che degli sporchi mocciosi linguacciuti buffoni,
gratuiti… parlano e non sanno!… li senti impancarsi… che
cos’è che pensano, al fondo del fondo?… «Purché, casino di
dio! che fino all’ultimo, mi salvi la facciata! purché fino
all’ultimo, ci caschi mica dentro!…» la squizza, la gattabuia!
la loro ossessione!… Mauriac, Achille, Goebbels, Tartre!…
questo che li vedete cosí nervosi, cosí alcolisti, da un
cocktail all’altro, da una confessione all’altra, da un treno
all’altro; da una menzogna all’altra! da una Cellula
all’altra… da una stronzeria all’altra!… che scampino al
«Mandato», manette, alla Santé!… se palpitano! il momento
serio della loro vita!… l’unico!… finish blablà!
Perché poi io, dite, dovrei avere fiducia? Io non mi fido di
madame Niçois… è forse un torto? fra altri malati… di
madame Niçois, no!… nessun pericolo… veramente la
persona innocua… ma i gesti!… che gesti!… fa piú gesti
della mia ubriacona… mi minaccia mica, no!… mi alza
nessuna boccia sotto il naso… ma si agita per aggrapparsi…
al cancello!… a tutto!… a un arbusto… a qualsiasi cosa…
barcolla… sa piú… è assente per cosí dire… sempre piú
debole… si rammenta piú del mio sentiero… si sbaglia…
oh, i miei cani la disturbano mica lei… li sente nemmeno!…
non ci vede molto neppure… dirvi il suo stato!… ebbene!…
credetemi, ciò che la disturba, è che non la faccio pagare…
Vi dico dunque madame Niçois si perde nei sentieri… dal
Bas-Meudon a casa mia… si è allontanata verso Saint-
Cloud, dei vicini l’hanno riacchiappata… allontanata quasi
al Ponte!… si chiedevano dove andava? lei abita Place ex
Faidherbe parallela alla strada di sotto, Vaugirard
prolungata… da casa sua si vede molto bene l’acqua, la

96
Senna… la riva subito lí!… a proposito, mica lontano, cento
metri, dopo la strada dei Virofles, l’antico famoso ristorante:
Pêche Miraculeuse… quasi cimelio lo stato che è!… a ogni
modo ancora i suoi balconi, dove la «Parigi del bel mondo»
veniva a fare dei pranzi, al fresco del fiume, alla brezza…
l’isola davanti, piú alberi!… passata a fabbrica!… in
lontananza comunque, il Sacré-Cœur, e l’Arco di Trionfo, e
la Torre Eiffel, il Mont Valérien!… ma i clienti delle cenette
sono piú tornati… scomparsi!…
Oh! il traffico del fiume rimane… tutto il movimento!…
rimorchiatori e le loro sfilze, barconi, chiatte a pelo
dell’acqua, carboni, sabbie, macerie… una dietro l’altra in
fila… a valle… a monte… da casa di madame Niçois potevi
vedere tutto… lei manco è interessata… ciò dipende
evidentemente la sensibilità che ci hai!… i movimenti dei
fiumi toccano… non toccano!… i modi dei convogli agli
archi… nascondino… lí, da casa di madame Niçois, dalla
sua finestra, li vedevi immettersi… quasi dall’Île des
Cygnes!… e dall’altra parte… passato Saint-Cloud…
pensate sto tronco! dal pont Mirabeau a Suresnes!… la
veduta dei clienti del mezzogiorno!…
Erano piú sensibili di noi, non ancora sfrenati negriti…
ho solo che da vedere Achille e Gertrut… oh, mi disgustano
enormemente… tuttavia gli potete trovare ancora, sotto le
loro rughe, pieghe e bargigli, nella crapa, alla fibra, delle
sorte di specie di finezze…
Il tempo della «Pêche Miraculeuse» era il momento della
voga delle yole e delle gran maglie a righe, dei rematori baffi
a punta all’insú… vedo mio padre in baffi a punta
all’insú!… vedo l’Achille in yole, berretto, maglia,
bicipiti!… vedo tutti i babbi e mamme… le clienti a
chiocciare per imbarcarsi!… il giro dell’«isola dei
piccioni»!… piutt! piutt! il Tiro! mille piccoli gridi,
frufrusci, fremitremiti!… calze di seta, fiori, fritture,

97
monocoli, duelli!… la «Pêche», i balconi, lí, adesso da
cacciare giú nella Senna!… rósa dai tarli «la Pêche»…
Me ne ricordo come se ci fossi del «tiro ai piccioni»… dei
suoi pioppi! le cime al vento! pensate, ho preso tanti di quei
ceffoni, che non stavo buono, sul battello «Pont-Royal-
Suresnes!…» il vero battello! mica la copiatura
oggigiorno!… tutto il battello era che ceffoni… era
l’educazione di allora!… sberle, calci nel culo… adesso si è
evoluto enorme… il bambino è «complesso e coccola»…
Sí, i raffinati banchettanti dell’epoca avevano tutta la
vista… mica soltanto il Mont Valérien, e dall’altra parte il
Sacré-Cœur, tutta la vallata, la Senna, le anse… quello che ci
ho pure io, me dalla mia finestra, da dove vi scrivo, ci ho
mica da lamentarmi… ah, anche Longchamp, le tribune…
di fronte…
Attenti, sento parlare i vecchi… parlano come se ci
fossero stati!… Buonasera!… bugiardi!… non c’erano!…
ma io?… sciabola alta!… l’ultima rivista del 14 luglio!…
tutti gli effettivi della Piazza!… piú l’11° e 12° Corazzieri!…
alla carica!… per l’ultima carica si può dire!… dopo, c’è piú
stato altro che passeggiate, riprese per Sacha… piú
esercito!… piú neppure «Pêche Miraculeuse»… né battelli
veri né figli che rispettano i loro padri…
Mi attardo… vi infastidisco forse?… vi parlavo di
madame Niçois, che andavo a portar giú fino a casa sua… vi
parlo di rósa dai tarli la «Pêche»… ma in casa da lei!…
miracolo che tutto stia in piedi! un pomeriggio da
«bulldozer»!… scala, tetto, finestre! oh, la mia baracca, me!
posso parlare! tutto questo è di prima del ’70!… e di molto
prima!… il padrone vuole riparare niente!… aspetta che
madame Niçois crepi e che venderà tutto!… mica altri
motivi di «disdetta»… lei paga i suoi affitti puntuale al
giorno!… d’accordo, il padrone è letame, abominevole
scroccone, ma la quietanza è la quietanza!

98
Devo dire egoisticamente che questo mi garbava per
niente di scendere giú da madame Niçois… e le cagne?… le
chiudevo in soffitta, bloccavo!… ohiohi! le vedevo rompere
i vetri e gettarsi su madame Niçois!… sí dal «terzo»!… sí!
proprio cosí!… ci venivano crisi e smanie di farmela a
pezzi!… madame Niçois faceva troppi gesti… ad
aggrapparsi dappertutto… a tutto… a niente… e subito
all’aria… vacillava… roteava!… aveva della foglia al vento…
doveva piú uscire da casa sua!… glielo avevo tanto ripetuto!
detto… le davo il braccio per riaccompagnarla!…
I «calmanti» pure l’inebetivano… naturalmente!… adoro
mica le droghe, ma ci vogliono… un caso su cento…
madame Niçois era questo caso… il suo male progrediva
molto lentamente… una forma dei vecchi… per giunta, una
forma non chiara del tutto… invasiva, certo… ed
emorragica… oh, delle precauzioni da usare! seguire, per
cosí dire… garza per garza… fasciature di finezze!… e il
meno possibile di morfina… però da non andare mai meglio
e sanguinare comunque appena un poco… «Dottore!
Dottore! mi tolga via sta roba!… Oh, madame Niçois,
no!… vediamo!…» la sottigliezza, il tatto delle cure del
cancro dei vecchi è piú o meno impossibile credibile… ho
visto, conosco, ahimè! le sottigliezze d’Ambasciate,
grottesche balordaggini a fronte di ciò che ti ci vuole,
perché la tua vecchia cancerosa non ti mandi a farti
fottere!… tu e i tuoi unguenti!… le tue speranze e
stamburate! termocauterî!… al Diavolo!… malora!… lí, la
questione di madame Niçois era che si muova piú, se ne
resti in casa, salga piú a trovarmi… il suo stato mica si
migliorerebbe… non era in grado!… che un giorno caschi,
si rialzi piú?… la farebbero mica lunga!… Petiot! Landru!
Bonnot! Bougrat!… è già molto strano che non mi accusino
di Dien-Pen-hu!… della caduta di Maubeuge ’14-15!… qui,
che io abbia fatto fuori madame Niçois? non una piega!…

99
sono stato pure accusato, da Tartre e cento periodici
informati, di avere venduto il Pas-de-Calais… l’abitudine!…
madame Niçois adesso in piú? salute! che venga meno nello
scendere il sentiero?… no!… posso ancora stampellare…
ma fino alla Senna?… no!… la gente giú di sotto,
certamente, hanno letto tutto… tutti i manifesti… che mi
trattano come!… conseguenza: «Vedi quel vecchio lí?…
eccetera».
Ah! mica solo che i miei crimini!… c’è anche, e forse
soprattutto, il modo che sono vestito… vado mica a farmi
fare un completo nuovo per la critica del Bas-Meudon!…
non mi vedono bello?… se si vedessero come io li vedo!
sarebbe atomico il modo che si farebbero saltare!… folate di
neutroni!… l’orrore di laidezza!… teste! anime! culi!…
sí!… sí!… madame Niçois però?…

100
Dunque, scendo giú da madame Niçois… ma non mi
fido, lo ripeto… la gente della riva mi è ostile… una
quantità di ragioni… vuoi qui… vuoi là… la maniera che
sono vestito… uno!… i commenti dei manifesti… due!… il
mio essere gratuito, il mio «niente serva», «niente
macchina», bidone di immondizie, le commissioni,
eccetera… Veramente posso scendere giú solo che la
notte… scendo per il «sentier des Bœufs», con un cane…
meglio due… il «sentier des Bœufs» passate le sette è raro
che si incontri qualcuno… giú in fondo al «sentier des
Bœufs» la Place ex Faidherbe, un minuto…. madame
Niçois… la sua casa, giusto la penultima, al secondo… sono
già venuto… sistemo prima di tutto il mio bobi… quasi
sempre mi porto Agar… mi aspetta, ronfa… mi avventurerei
mica senza cane… è pieno di difetti Agar, ringhioso,
abbaiatore… e come ingarbugliatore della sua catena!… te
la trovi dappertutto!… la riduce serpente, la sua catena!…
ce l’hai davanti… ti attorciglia fra le gambe!… ce l’hai di
dietro!… non smetti di urlare… «Agar! Agar!…» corri il
rischio per compagnia di finire steso, fratturarti, cento
volte… sí, ma una qualità di Agar, fa amicizia con
nessuno!… è mica il cane socievole… si occupa solo che di
te!… per esempio: a casa di madame Niçois, mentre che la
curo, se ne sta sul pianerottolo fuori, se qualcuno si aggira,
posso stare tranquillo… persino qualcuno sul marciapiede

101
di fronte!… gli piglia qua uno di quei furori!… com’è coi
suoi difetti, è il vero «cane da difesa»… mica un
«sedicente»… la Frida, la cagna di Lili, su di sopra, è
peggio… mi conosce appena, vuole uscire solo con Lili…
sistemo dunque il mio bobi sul pianerottolo, sullo stoino…
state mica a credere che temo qualcosa, ci ho paura di
niente, ma vorrei non essere accoppato, amor proprio
sportivo, dopo quindici anni di caccia di corsa, da una di
quelle piccole iene foruncolose, cocainman da tremito che si
vedrebbe la targa a suo nome «Qui, Lydoirzeff stese…» la
gloria!… oh, che avrei nessuna sorpresa!… che ce ne sia
uno!… due!… tre ad aspettarmi!… da basso!… lí…
proprio!… giusto appunto!… e madame Niçois al
corrente!… e per di piú!… nel colpo! con la sua aria
inebetita, e il suo culo neoplasico!… proprio cosí! che ho
conosciuto dei malati peggio, piú vicini alla fine di lei,
immischiarsi in trucchi e stratagemmi ancora piú
gentilmente perversi!… dal momento che mi toglievo da
casa mia, malati no malati, potevo aspettarmi la regalía!… se
sei quanto mai zelante puoi aspettarti il peggio…
soprattutto ai piani, salendo, scendendo… prendete me la
mia scala, rue Girardon, era un pelo che mi stendevano…
degli assassini sono venuti apposta… mi facevano una
Praga! una Buda!… mi hanno scritto… si rammaricano
ancora! una buona raffica!… mi lagnerei piú… e mica una
vaga piccola minaccia… no!… no!…. di uno staliniano
super prima linea!… uno detto Vaillant Étienne!… mica
quello della Camera!… la Camera interessa piú nessuno! la
Storia è capricci! ubbíe! rabbie! il primo colpo: a segno!…
urrah!… il secondo?… fiasco! lasco! merdoso! guardate il
colpo di Cesare… quanti che ci hanno riprovato dopo? si sa
piú talmente ce n’è! da Louverture a Mollet passando per
Christine! tanti quanti scrittori che mi copiano!… Cesare,

102
Alessandro, è qualcosa!… ma andate a rifare!… come per
sti Vaillant 1!… 2!…
Lasciamo il passato al Grévin!… Al presente! a madame
Niçois!… siamo in casa sua… vi racconto… guardo se tutto
è a posto… se Agar sta buono… ronfa sullo stoino… le sue
orecchie scuotono… scuotono piú… ho piú fiducia in Agar
che in madame Niçois… il minimo sospetto nella scala?… il
minimo piccolo gemito di porta?… la rivoluzione nell’Agar!
«È meglio che mi stenda, dottore?… Si stenda madame
Niçois!…» Ho portato con me i miei strumenti, siringhe…
garze… pinze… «Sanguino sempre dottore?… oh,
signora!… oh no!… molto molto poco!… di meno in
meno!… E l’odore, dottore?… di meno in meno, signora!»
Avessi mettiamo il Vaillant da curare… Vaillant il mio
assassino moscio… Tropman o Landru… o il Tartre in
persona… o le centinaia di mille e mille sbirri che mi hanno
dato la caccia per degli anni, da una prigione all’altra… cosí
irrequieti, eccitati! cambierei manco d’uno iota… il mio
stile, il mio modo… sono il samaritano in persona…
samaritano delle blatte… posso mica fare a meno di
aiutarle… l’Abbé Pierre è piuttosto Gapone, pope
Gapone… staremo a vedere!… quanto a me, si è visto…
sono il dottore «Tanto meglio»… ero cosí Vesterfangsel,
all’ambulanza (luce giorni e notti), addetto: «risollevatore
del morale»… Vedessi lí, il Tartre all’agonia, poniamo…
«sbirro! che ci direi, sgaloppa!… cocca! purulenza di
merda!… sfonda! strafonda! ritrova tutto il tuo fiele!
scoràggiati mica!… sei mostro stronzo, ma sei istruito!…»
Tartre o un altro!… evidentemente il morale è tutto!… al
vero, a ogni modo, è un fatto, vedevo mica sta madame
Niçois camparmi piú di mettiamo cinque… sei settimane…
al piú! e voleva mica saperne di ospedale… oh, che là, no!…
di me che voleva!… me solo!… le mie cure!… certo,
soffriva… ma non atroce… cancro… ma di quella forma

103
soprattutto tossica… per fortuna!… oh, per fortuna… come
ci auguro a voi! la forma dei malati che sanno piú… cosí
intontiti… debilitati… come?… che è?… sbavano,
tremolano, sudano… madame Niçois si lamentava un po’,
ma non di un dolore molto acuto… vedete sto genere di
malati tentare di alzarsi… di parlarvi… di mangiare,
addirittura!… e poi non potere… rinunciare a tutto…
sempre piú deboli… la cera della morte… madame Niçois
sarebbe questo il suo caso… là ohi me, una cosa che vedevo
venire, ne avevo per almeno due mesi da scendere giú a farle
le sue medicazioni… piú questione che lei esca!… a me, la
passeggiata!… oh, ma non di giorno!… ho detto… solo la
notte!… non che io abbia cosí paura di essere
ammazzato!… no!… ma non essere visto! e uno!
innanzitutto!… che non mi rompano le palle!… che
pensino ciò che vogliono dietro ai loro vetri!… bene!… me,
non vederli, tutto quello che chiedo.
Dunque, madame Niçois sul suo letto… ho finito la mia
medicazione… mi metto a parlarle del piú e del meno… che
i grandi freddi sono finiti!… presto i lillà!… si è gelato
abbastanza!… presto le giunchiglie!… il mughetto… questo
inverno è stato eccezionale, tutti i record!… raccolgo le mie
ovatte… mi chiede un rotolo… che le lasci… ecco qua!…
ah, e il pesco della route des Gardes?… a proposito?… ha
resistito al freddo?… la informo… addirittura, è fiorito!…
quello che cresce in pieno nel muro, fra due graniti!…
quello lí, è veramente la Primavera!… lei non sapeva!… io
so proprio ridare la fiducia… il tono!… vedevo in galera dei
reclusi in sciopero della fame, condannati a morte, li facevo
mangiare di nuovo!… con gentilezza… da una parola buffa
all’altra…
Intanto che chiacchieravo, riordinavo il mio piccolo
arsenale… oh, ma dimenticavo!… la puntura!… le ci
voleva… 2 cc. di morfina! si addormenterebbe… me ne

104
andrei… inietto i miei 2 cc… e guardo fuori… lí, al vetro
della finestra!… accuso gli altri di essere degli spioni… in
effetti!… in effetti!… che cos’è che somiglio!… il guardone
fatto e finito!… mi piace per niente d’essere guardato!… ma
io, scusate! terribile! confesso!… dovunque che mi trovo…
lí, era fatale, le luci di fuori!… guardo… il lontano… la
Senna… madame Niçois è lí che si addormenta… mi
risponde piú… la sua finestra vi ho detto dà quasi sulla
Place ex Faidherbe… la riva, insomma… fa ancora
abbastanza freddo… siamo in marzo… fa notte… si vede la
riva… la vedo, io!… di sicuro madame Niçois non la vede…
intanto dorme… vedo persino degli andirivieni di persone…
gente che caricano un barcone?… vado a chiederlo a
madame Niçois… vado a svegliarla appena un poco…
«Eh, signora Niçois!… ha visto la gente di sotto?
– Di sotto dove?
– Che caricano i barconi?»
Non sa questo le è indifferente, si rivolta… ronfa…
guarderò da solo!… devo dirvi che oltre che guardone sono
fanatico dei movimenti di porti, di tutti i traffici
dell’acqua… di tutto ciò che viene voga accosta… ero ai
moli con mio padre… otto giorni di vacanze al Tréport…
cos’è che si è potuto vedere!… entrate uscite dei piccoli
pescatori, il merlano al rischio della vita!… le vedove e i loro
marmocchi a implorare il mare!… avevi dei moli patetici…
di quei suspence! allora un momento!… che il Grand
Guignol è solo che una gran ghignata! e i miliardi di
Hollywood! adesso qua, ecco c’è la Senna… oh, sono tutto
cosí affascinato… tutto cosí incapricciato dei movimenti
d’acqua e delle navi come nella mia prima infanzia… se sei
maniaco delle barche, dei loro modi, partenze, ritorni, è per
la vita!… c’è mica molte fascinazioni che sono per la vita…
la piú piccola chiatta che si annunzia, ci ho il mio
cannocchiale, la lascio piú di lassú, dalla mia soffitta, ci vedo

105
il nome, il numero, la biancheria ad asciugare, l’uomo alla
barra… miro, il modo che prende l’arco d’Issy, il ponte…
sei appassionato, non sei… sei portato per i movimenti di
porti, vele, traffici di moli e delle dighe… la minima iole che
accosta, scendo a precipizio, vado a vedere… piombavo!…
piombo piú… adesso, il cannocchiale, è tutto!…
La piú piccola chiatta ammuffita incagliata nel risalire
lungo un canale ci andavo appresso fino all’altro tronco!…
oh!… certo sono andato dietro alle ragazze!… molte
ragazze!… ma ho passato molte piú ore a incantarmi dei
movimenti d’acque… di tutto il nascondino degli archi…
l’altro arco!… la grossa nave cisterna… un’altra!… il
piccolo yacht!… un gabbiano!… due!… la magia delle bolle
nella corrente… sciabordío!… sei sensibile o non sei… la
fila una dietro l’altra delle chiatte…
Dalla finestra di madame Niçois vedevo che il molo
lavorava… mi si può mica dire!… della gente… vedevo che
era un barcone… ci hai l’occhio fatto… o sei terricolo duro
ottuso, blatta?… è un’altra natura!… sia!… il genere
«fanatico d’autobus»… bene!… io lí comunque a forza
talmente di guardare il molo vedevo che quel certo
movimento non era per niente ciò che pensavo… manco per
sogno barconi!… mica per un trasbordo di macerie!… né di
carbone!… per tutt’altro affare che era!… sí, lí!… avrei
mica detto!… la riva della Place ex Faidherbe è veramente
mai illuminata… è la mia scusa… il comune non può!…
primo non passa abbastanza gente… poi i marmocchi
rompono tutti i lampioni!… la loro gioia!… ptaff!…
l’abilità! da tempo che il comune ci ha rinunziato! dunque
alla notte: buio totale!… direste Suez!… in piú che la
banchina è tutta crepe e a zigzag!… dei metri crollati!…
completamente da rifare!… anche il nostro sentiero è da
rifare!… che cos’è che non è da rifare?… e la strada
allora!… la grande fabbrica deve estendersi… io lí ancora

106
dalla finestra scorgo il certo traffico… mica trasbordo di
sabbia né di carbone… lo dico a madame Niçois, lí, sul
fianco… l’ho svegliata… la riva non la interessa affatto… è
rimasta a poco fa, a ciò che si diceva… la vegetazione in
ritardo, la Primavera… mi risponde sulla Primavera…
l’ascolto… oh, ma si sta nell’equivoco!… me, è la riva!… e
posso dire, nel buio!… questo, il niente ordinario però che
vedo: che non è un barcone, affatto!… ah, me
l’extraveggente lucido!… è un battello bell’e buono!… che
vedo anche il suo nome! il suo nome in lettere rosse enormi
La Publique e il suo numero: 114!… com’è che vedo?…
forse da una piccola luce di lampadina?… da una vetrina?…
no!… tutte le mostre sono chiuse!… lí, questo sono sicuro!
guardo, vedo tutta la piazza… e perfettamente La
Publique!… a riva… e gli andirivieni a bordo… gente per
due… per tre… soprattutto… per tre… vengono da
sopra… lo stesso nostro sentiero… mi sembra… salgono sul
battello… parlano a qualcuno… e ripartono… dico:
parlano?… credo… li sento mica!… li vedo, è tutto… salire,
incrociarsi… per tre… il viavai lungo la passerella… vedo
appena un poco i loro volti… posso mica dire neppure…
piuttosto le loro sagome… sí, certo! sagome confuse… mica
nette… confuso pure, io!… anch’io!… eh dunque!… chi
non sarebbe confuso?… sono rimasto un poco scosso…
anche dannatamente scioccato!… ammetto!… tutta
l’Europa al culo!… sí, tutta l’Europa!… e gli amici!… la
famiglia!… a chi che mi strapperebbe via il piú!… e manco
uff! gli occhi!… la lingua!… la stilografica!… la ferocia
dell’Europa!… i nazi erano mica digeribili ma ditemi la
dolcezza d’Europa?… esagero niente… il bel «Mandato»!…
e tutte le Procure… ho provato certi scombussoli,
confesso… la prova, non sono poi tanto sicuro di vedere
molto bene sti andirivieni della riva.
Accidenti!… divago… vado a perdervi!… sto battello è

107
proprio a riva!… lo vedo! nessuno mi dirà il contrario!…
dei gruppi ancora!… vanno vengono… prendono la riva
d’ombra… uno dietro l’altro in fila… prendono la
passerella… salgono a bordo… oh, mica gente che
passeggia!… di sicuro!… il posto non è da passeggiate…
intanto non siamo che a fine marzo… una borea glaciale!…
certo, abbiamo conosciuto molto peggio… Körsor là in alto!
Baltavia, il Belt!… e quanto a ghiaccio, vi racconterò… ma
qui, è già mica male!… mica d’andare a spasso!… un
tremitío di rezzo cosí traditore… e sto vaporetto La
Publique?… mica un sogno! lo vedevo, sí! ma come il
resto… brumagginoso!… forse la mia propria debolezza?…
anemia?… o da tanto sgranare gli occhi?… madame Niçois
mi ascoltava piú… sonnecchiava… è mica lei che avrebbe
potuto aiutarmi a sbrumagginare il pro del contro! se era un
vero battello?… intanto e per cominciare, madame Niçois
anche sveglia aveva piú molto la nozione… bisognava
vederla arrivare a casa mia… aggrapparsi ai rami…
aggrapparsi a questo… quello!… a niente!… barcollava
mica d’ubriachezza… no!… che era piú qui!… ed è tutto…
alla riva avrebbe mica retto due metri… nella broda! vlof!…
due metri!… pensate!… a me di andarci!… di andarci a
vedere!… non lei!… non sono il temperamento esitante…
sbarbaglio non sbarbaglio!… al fatto!… al fatto!… o è La
Publique o sono poi me fandonia e ubriaco!… di che
cosa?… i miei sensi accalappiati!… un fatto è un fatto!…
Agar è ancora peggio di me lato razionale positivo… un
niente d’insolito?… uragano di ouah!… ouah!… lo si tiene
piú!… se va a scrollarla la Place ex Faidherbe e tutte le
persone che vanno, vengono!… sedicenti persone!… e tutte
le botteghe!… se va a farle riaprire!… ho solo che da dire:
Agar!… oh, è lui il piú rumoroso della muta!… la prova: i
nervi dei vicini… «Gli faccia una puntura, andiamo
dottore!… gli faccia bene una puntura! ci rende la vita

108
impossibile!» per un niente i vicini di periferia gli fai la vita
impossibile! la fatica, lo sfinimento delle andate ritorno,
sono inalberati, sui nervi… il tuo cagnazzo casca a
proposito! piú i rancori della vita!… mogli, casalinghe
esasperate!… i grandi magazzini fin troppo vicini!… càpiti
bene, te, la tua muta!
Io poi lí, fra tanto, Agar andava mica a mettermi in
chiaro, se era roba di fantasmi o no? se ero vittima
d’illusione… sí?… porca?… un effetto dell’acqua? «Torno
subito signora Niçois!» la scala!… eccoci da basso, sul
marciapiede… me, il cane… la gente va… viene…
attraversano la Place ex Faidherbe… tranquillamente…
Agar li annusa… non abbaia… vedo mica le teste di queste
persone… incappucciate che sono… mica dei veri cappucci,
degli stracci!… degli stracci per berretti… delle specie di
turbanti incalcati, a ogni modo si nascondono il volto…
dirvi se è mica normale!… in piú, vero, fa notte… insomma,
quasi… fa mai del tutto notte… Agar non abbaia… mi
avvicino alla riva… là, vedo… oh, sicuro!… là, certo!… il
battello!… uno vero! e il suo numero: 114… e il suo
nome… mi avvicino ancora… e uno vecchio!… mica un
falso di battello, di quei modelli che si vedono
oggigiorno!… campane, scatolame per turisti!… tutto vetri,
vetrine! che vedo passare da su, da noi… no!… questo è un
vecchio vero!… il modello piú che fuori moda… piú
vecchio di me!… ad àncora enorme… àncora davanti!…
ciambelle tutt’attorno… sfilze di ciambelle… ghirlande di
ciambelle, gialle, rosa, verdi… canotti di salvataggio!… e il
gran fumaiolo inclinabile… e il cassero del capitano!…
anche la pittura è dell’epoca!… catrame e lilla!… la sua
scritta deve essere nuova, La Publique… vi parlo mica a
vanvera… battelli e zimbelli! li scopro mica adesso!… tutte
le domeniche, nella mia gioventú, per la mia cera, lo
prendevamo al Pont-Royal, il pontile piú vicino… cinque

109
soldi andata e ritorno Suresnes… appena aprile, tutte le
domeniche!… pioggia, non pioggia!… fastidi di mocciosi,
all’aria!… tutti i mocciosi dei quartieri del centro… non ero
il solo «cencio lavato»!… e le famiglie!… la cura!… alla
cura, si chiamava cosí!… Suresnes e ritorno!… boccata
d’aria!… pieno vento! venticinque centesimi!… era mica la
crociera tranquilla… aveste sentito un po’ le madri!… «Non
frugarti nel naso!… Arthur! Arthur!… respira a fondo!…» i
mocciosi il colpo dell’aria aperta li faceva caracollare
dappertutto! arrampicarsi su tutto!… dalle macchine ai
cessi! frugarsi nel naso, e smaneggiarsi la bottega… ah, e
soprattutto all’elica!… sopra ai suoi grossi mulinelli… dei
vortici di bolle! li trovavi lí… quindici… venti… trenta… ad
allucinarsi… e le madri e i padri dietro!… e di quelle
sberle!… le punizioni!… ah, Pierrette!… ah, Léonce!… ci
si ritrovava!… strilli!… lacrime!… vlang! vlaac!… al
manrovescio e la cura d’aria!… mica cinque soldi a persona
per niente!… «Finirai in galera, canaglia!…» mocciosi,
disperazione delle famiglie!… «Respira, respira, buono a
niente!»… beng!… vlang! «ti dico!» l’infanzia allora, era
delle sberle! «Respira dunque a fondo, piccolo farabutto!
vlac! lasciati stare il naso, scellerato! puzzi, ti sei mica
nettato! maiale!…» le illusioni quanto agli istinti sono
venute alle famiglie piú tardi, oh molto piú tardi, complessi,
inibizioni, cetera… «tu puzzi, ti sei manco nettato! non
sfruconarti la bottega!» bastava prima del 1900… e
valanghe di sventole!… con tanto di punteggiatura! era
tutto!… il moccioso senza sberle finiva inevitabilmente
pregiudicato… teppa schifoso!… qualsiasi cosa!… colpa tua
che girava assassino!…
Ciò faceva dei battelli chiassosi… punitivi, educativi! ci
spirava un’aria tosta, si schiaffeggiava a tutta forza!…
dappertutto!… davanti sull’àncora!… di dietro sopra
l’elica! bang!… vlang! «Jeannette!… Léopold!… Denise! te

110
la sei fatta ancora nelle mutande!» che se ne ricordino della
loro domenica!… marmocchi «cencio lavato», mocciosi,
disubbidienti!… la fatica che era dei genitori a fargli
approfittare dell’aria aperta! che facevano apposta a non
respirare!… Pont-Royal-Suresnes e ritorno!
Che si mettono tutti insieme da un lato, tutto lo scafo
pencolava… inevitabilmente… i genitori appresso!…
risveglio delle madri! «Tu lo fai apposta, piccolo teppista!»
e vlac e paff!… «Respira! respira!»… il Capitano, dalla sua
tenda, vociferava… che si contengano!… «Non tutti
insieme!…» al megafono!… ma vaffanculo!… si
accalcavano di piú! ancora di piú!… e i marmocchi, e
genitori, nonne!… e sberle!… controsberle!… e pipí!…
tutta la barca alla stessa balaustra!… da capovoltarsi!… chi
che si diverte senza confusione?… plof! bang! Clotilde!…
ouin! clac! manrovesci che vuoi! Gaston!… la tua tasca!…
tu ti tocchi!… pflac!… maiale!
Eravamo molti a prendere l’aria… era una crociera anche
davvero indicata per le piccole asme, tossi convulse,
bronchiti, Pont-Royal-Suresnes… tutte le botteghe, quartieri
del Centro, Gaillon, Vivienne, Palais-Royal, erano solo delle
specie di scatole ammassamarmocchi facce mollica di
pane… che respiravano solo la domenica!… Quartiere
dell’Opéra… Petits-Champs, Saint-Augustin, Louvois!…
alla cura!… i retrobottega avanti!… se bisogna farne
profitto!… «a fondo! a fondo!» Pont-Royal-Suresnes!
Per parlare del nostro Passage Choiseul, in fatto di
quartiere e di asfissia: il piú peggio di tutto, il piú malsano:
la piú enorme campana a gas di tutta la Ville Lumière!…
trecento becchi Auer permanenti!… l’allevamento dei
marmocchi per asfissia!… la Senna era comunque meglio…
la cura!… per le sberle, proprio uguale, crociera o
retrobotteghe!… a quei tempi lí rivedevano mica i
«programmi» ogni otto giorni! no!… ma schiaffi no schiaffi,

111
l’aria, la schiuma, l’elica, il rollío, l’enorme ribollío, turbinio
di bolle, era comunque un paradiso!… e «i gabbiani
mamma!» bang!… «non ti sporgere!» soprattutto a partire
da Boulogne i mocciosi si tenevano piú! il Bois!… l’aria era
troppo viva!… le madri li riagguantavano piú… le ritrovavi
a piangere anche… a singhiozzare dappertutto! su tutti i
sedili… «Clémence! Clémence!… dove sei Jules?…» tutto
tornava pressapoco a posto solo dopo il Point du Jour… i
mocciosi tornavano piú tranquilli… c’era oramai altro che
case… piú alberi… il ritorno… l’aria di Parigi… il Pont de
l’Alma…
Ma io, piano piano, vi perdo di vista!… vi racconto delle
storie d’infanzia!… sono mica sceso giú per perdervi!…
ragione perché io faccia attenzione!… vedo un poco
sfocato… vi ho detto… la Place ex Faidherbe e la
banchina… niente illuminazione… e tuttavia vedo le
persone… ste specie di persone… e il battello… oh, il
battello, molto piú distinto!… per niente in illusione,
affatto!… e tutte ste forme che vanno, vengono…
attraversano la piazza… e tornano indietro… quanto al
battello, per rimbambito che sono, non ho perduto il suo
nome di vista, la sua scritta: La Publique… né il suo numero
114, ecco qui i fatti!… intanto che ci sono, guardo
attorno… tutt’attorno… sta Place ex Faidherbe… i
negozi… non uno aperto!… né illuminato… non una
vetrina, là, vedo molto chiaro che sto battello, La Publique,
non è del modello attuale!… ah, manco per niente!… come
quelli che vedo da su, dalle mie finestre, pieni zeppi di
turisti!… vi ho detto?… neppure del modello 1900!…
questo è veramente uno antico, quasi tutto in legno… altra
cosa che capivo male, il modo che vedevo sta gente, andare,
tornare… faceva buio… faceva notte… non un fanale
acceso!… né la piazza… la strada… le botteghe… non un
neon!… bisognerebbe che io sappia un po’ quello che

112
dico… non che m’imbroglio proprio come madame
Niçois… neon, vetrine, becchi a gas! come che vai a
raccapezzarti? a me lí in ogni caso sto va… vieni… per
due… per tre…. era mica sospetto… vi ho già detto…
quanto a fresco, faceva quasi freddo… per vedere?…
vedevo l’altra parte… l’altra riva di fronte!… sí!… l’isola!…
e la fabbrica!… tutta la fabbrica… intanto che ci sono, che
sono sceso giú, guardo tutto… e per aria!… il cielo!… cerco
di vedere!… niente!… un poco le stelle?… so mica
molto!… dei lampeggiamenti?… forse di aerei?… no!… era
la notte e poi è tutto! quanto a lampioni, i ragazzi li avevano
tutti fracassati!… se dunque c’era un certo bagliore, veniva
no dalla luna, né dalle luci della riva, né dai riflessi
dell’acqua… il rimescolo a me, è la ragione!… bisogna che
mi spieghi!… sono il medico dello scrupolo totale!…
sopporto mica l’anormale!… un fatto è un fatto!… o è! o
non è!… vide latus!… forse allora se si può dire, una certa
fosforescenza?… fenomeno estremamente sottile! le rare
volte che mi sono trovato sfiorato da queste specie di
sottigliezze… anomalie!… me n’è rimasto un orrore!…
sono il positivista in persona!… un fatto è un fatto!… sto
battello qua, dei misteri?… te lo sistemerei io! ti ci ribalterei
la chiglia! sotto sopra!… ci guarderei il didietro!… e tutta
sta gente! fantasmi o no!… e l’isola di fronte!… e la
fabbrica sopra!… la farei colare a picco per vedere se
galleggia! la fabbrica! ah! il mondo vuole ridere!
attenzione!… ma la riva l’altra sponda?… la vedo meglio di
questa qui!… e meglio che in pieno giorno!… vedevo pure,
l’Héraclite all’altra riva… un barcone quanto piú c’è di
serio… con biancheria stesa… cucina che frigge…
Ah, e anche lungo tutta l’altra sponda, la spiaggia con i
piccoli pioppi, Billancourt…
Insomma, strano per strano dal momento che ero sceso
giú per rendermi conto se era sogno, non sogno… sugna,

113
persone, fichi secchi, Cristoforo Colombo? Cortez?…
ectoplasmi o niente? bisognava averci il cuore sgombro!…
mi ero preso giú Agar… che Agar abbai?… c’era della
gente!… lui, niente miraggi!… ah, macché!… buonanotte!
annusava!… li riannusava!… facevo bella figura!… avevo
voglia a incitarlo: ksst! Agar!… Agar!… ksst!… mica
voleva!… lui, il vociferatore nato!… flagello dei vicini!…
«Ci rende la vita impossibile!…» adesso lí, basta! abbaiavo
io stesso, che ci si metta!… ouah! ouah! che mi risponda!…
va’ a farti fottere!… annusava sti passanti, è tutto!… se si
degnava di abbaiare, Lili lo sentirebbe!… e questo le
darebbe mie notizie… un pezzo che si era usciti!… si
sentiva tutto perfettamente lassú, tutti i rumori della Senna e
delle rive… se Agar voleva abbaiare tutti i cani gli
risponderebbero… si sente tutto perfettamente da casa
nostra… ci arriva su!…. le sirene di fabbriche, le campane,
le grida dei ragazzini, il trambusto delle benne… tutto!…
ma Agar proprio non vuole latrare!… fa tanto baccano
come un rimorchiatore… quando vuole!… ma lí, zero!
annusa… tutti sti passanti uno per uno… e poi i sassi della
ghiaia… e poi piscia!… e torna ad annusare… sto per
latrare io stesso verso Lili dal momento che è cosí! verso
Bellevue, verso l’altura… «Ohé! Lili!…» ci ho anche un
poco la voce!… scusate!… la voce da poligono!… la voce
del 12° Corazzieri!… «Ohé! Lili!» arrivo almeno fino al
Pont d’Auteuil… mi sento!… l’eco!… giusto in
quell’istante: una mano! una mano mi tocca il braccio… non
mi volto… Agar annusa forte… piú forte!… mi volto…
qualcuno!… vedo una figura, una sorta di mascherone…
mascherone gaucho boyscout, un travestito, insomma!… in
pantaloni enormi a frange… e il feltro a cencio, pure a
frange!… feltro, pantaloni, giacca corta… tutto colorato!…
tutti i colori!… un cacatoa!… e di quegli speroni!…
l’immenso cappello, giallo, blu, verde, rosa, incalcato fino

114
alla barba!… sí!… la barba bianca ricciuta… Babbo
Natale!… sto bislacco si mascherava!… la sua faccia si
poteva mica vedere! sto lord si nascondeva!… fra la sua
barba e il parasole del suo sombrero… che avreste fatto?
«Chi sei?»
Domando…
Oh ma lí, d’un botto ci sono!… sí ecco… lo abbraccio! è
lui!… ci si abbraccia!…
«Ah, sei tu!… sei tu!»
Ci si riabbraccia!… è La Vigue! come sono felice! La
Vigue, qui!
«Sei tu!… sei tu!…»
Parola!… è lui!… per una sorpresa!… lui qui, da
carnevale!… Le Vigan!…
«Da dove vieni?
– E tu?»
Naturale, è un pezzo che non ci si è visti… da
Siegmaringen… ce ne è passato…
Braccati a morte che si è stati… mica solo appena un
poco!… e in Tribunale!… quello che ha potuto essere
eroico!… che comportamento! penso la maniera che ha
fatto fronte!… e in manette!… che mi ha difeso!… ce n’è
mica molti!… c’è nessuno!… e l’orda sciacalla pieno
l’aula!… e che hanno dovuto ascoltarlo!… costretti!… che
ero io me il solo patriota!… il vero patriota!… il solo!… che
erano loro, bavosi, pidocchiosi, altro che velenose iene!
Di ritrovarlo qui, quai Faidherbe!… La Vigue!… La
Vigue!…
«Allora?… allora La Vigue?
– Non parlare cosí forte!…»
Sussurro:

115
«Sei del battello?»
Vorrei che mi dicesse…
«Sí… sí… anche Anita!… fa’ attenzione non parlare
forte… Anita, mia moglie… Anita è dentro!…»
Di solito afferro abbastanza presto, ma lí era parecchio
d’un colpo solo… La Publique, Le Vigan sopra… Le Vigan,
gaucho!… con barba bianca, io poi che lo credevo a Buenos
Aires!… in piú, con un’Anita… la vedevo mica sta Anita…
«Lei è dentro… è aiuto fuochista… conosci nemmeno il
fuochista?
– No!»
Il fuochista? dove l’avrei conosciuto?
«Ma sí!… ma sí! lo conosci!… andiamo!… è Émile!
Émile della Lvf!… Émile, del piccolo garage Francœur!… è
là che ci avevi la tua moto!»
Mi smuoveva un poco le idee… ah sí!… ah sí!… il garage
Francœur… il passo carraio… sí!… in effetti! Émile… la
Lvf!… la mia moto… mi ricordavo quasi… sí!… è cosí!…
aveva ragione! che se n’era andato a Versailles… e poi a
Mosca!… esatto!… esatto!… si era saputo!… e poi che era
tornato da Mosca… la prova!… ma che cazzo ci faceva
fuochista? qui quai ex Faidherbe?… La Publique?…
fuochista?… l’Anita insieme! e lui il meraviglioso La Vigue?
che cosa?… caro Le Vigan!… esattore, mi sbatte, mi scuote
la sua tracolla, una gran bella bisaccia!… che gli sballonzola
sulla pancia… e che tintinna!… mi fa vedere!… la apre!…
piena di pezzi d’oro!… piuttosto un carniere!…
«Allora, incassi?
– Lo credo bene!… solo del metallo! il metallo!… il
metallo!… la barca di Caronte! ci pensi!…»
Voglio mica avere l’aria sorpresa… anzi trovo questo del
tutto naturale…

116
«Ma certo!… ma certo!…
– La barca di Caronte?… sai bene?
– Oh, sí!… oh, sí!… evidente!
– Adesso vedi è questa qui!»
Oh ma senz’altro!… piú che naturale!… La Publique la
barca di Caronte? chiedo mica di piú, poi io!… sono
d’accordo!… La Publique è il nome?… bene!… bene!…
sono d’accordo su tutto!…
«Allora di’, sono dei morti tutta sta gente?»
Che ne abbia il cuore sgombro…
«Tutti quelli che salgono?
– Chi vuoi che siano?»
Erano dei morti… bene!… gli chiederò piú… l’essenziale
che era lí, lui! e mica morto!… mica morto!… conciato
strambo… sí! mascherata!… la barba anche… e che
barba!… fin sopra al suo carniere!…
«Ci hai no il tuo lazo?»
Intanto che c’era, un lazo!
Manco di tatto…
«È no di lazo che si tratta! money, fric, first, figlio!»
Come parla! e in inglese!
«Quattrini, figlio!… e solo che metallo!… e che ciò sia
chiaro! e che ci si sbrighi! ti assicuro che Caronte
s’intende!… lo vedrai hai solo da restare!…»
È affabile.
«Ma di’, com’è che ti vedo, poi io?… com’è?… e il
battello?… è acceso niente sulla banchina!… guarda!»
Un dubbio, a ogni modo…
«Oh beh, è che sei fatto per vederci!… speciale, sai!
speciale!… capiresti mica!…»
È comoda come spiegazione.

117
«E poi, non ho il diritto!
– Non hai il diritto?… eh di’, che Agar non abbaia, è
anche speciale?
– Può essere… può essere…
– Puoi nemmeno spiegarmi?
– Affanculo, no!»
Agar sta strozza spaventosa di colpo: cane muto! speciale
discreto!… ci devo credere, poi, io?… l’Agar magico?…
barca magica?… La Vigue magico?… che siano tutti
morti?… bene!… bene!… può essere?… dei morti è già
qualcosa…
Dal momento che bisognava avere l’aria!
«Perché sei tornato?… ce la facevi piú laggiú?»
Conoscevo la sua situazione… che rischiava ancora
molto…
«Ascolta!… ne potevo piú… ecco qua!
– Ti rompevi?
– Sí!
– Ti capisco…»
Era esatto, lo capivo… bisogna avere provato… potere
piú farcela… rischiare tutto a un dato momento… d’essere
nato altrove… la morte, ma altrove!… l’attrazione a non
ragionare… cosí anche in gran discrezione… il ritorno!…
l’ardente animale com’è…
Bene! beh!… ammetto… e sia! ma la gente lí che vanno
vengono… che non si fermano… riattraversano la piazza…
salgono a bordo… ripartono… che cazzo fanno? forse loro
lí almeno può dirmi!…
«Se ne tornano a casa a cercare l’obolo!»
Lo irrito…
Tornarsene a casa a cercare qualcosa?… penso… ecco qui

118
dei morti che dubitano di niente!… porca!… io che sono
passato morto… reputato morto!… creduto morto!…
sarebbe stato bello che fossi tornato a chiedere un
fazzoletto!… una spilla!… a tutto andare che m’hanno
ereditato! vaporizzato! a zero!… che cos’è che ho
ritrovato?… un cazzo e delle minacce!
«Ah di’ scherza! gli faccio… ritroverai poi te qualcosa a
casa tua?…
– A casa mia, dove?»
Lo stordito!…
«Dove stavi, insomma!… Avenue Junot!
– Oh, nemmeno parlarne!
– Sono dei morti allora sti tizi qui?
– Non hai visto?… non senti il puzzo?»
Esatto!… sentivo… Agar li annusava… ma potevo mica
farlo abbaiare!… lui che abbaiava per ogni niente!… una
foglia al vento! abbaiava piú!…
«Per te neppure abbaia… la banchina gli mette
soggezione!… mica solo che i morti!… te, sei vivo?»
Mi resta un piccolo dubbio…
«Ma dimmi, com’è che sei qui?… com’è che sei partito?»
Che mi spieghi…
Era complicato… lo ascolto… lavorava in Argentina…
aveva trovato, un colpo di culo!… una «comparsata» con
sua moglie, Anita, un «esterno»…
«Vedi gli speroni?… guarda!… “gaucho”!… un film che
doveva durare due mesi!… all’improvviso ci ho una parte…
chiedevo niente, pensa! mi costringono quasi!… chiedi ad
Anita!… un film storico… “gaucho” prima… e poi
“brigante”… e poi “generale d’insorti”… un film sulla
Storia di quelle parti lí… dico: va bene!… proprio allora
Peron cade!… ed è lui che sovvenzionava! dico:

119
Buonanotte! taglio! tagliamo! andavo mica a rimanere!…
me, Anita!… io senti, Lebrun! Pétain! Hitler! avevo riso
abbastanza!… Peron… merda!… sta’ zitto!… tutti i porti
bloccati, interdetti!… cari miei!… si trova un cargo per la
Francia solo a Santiago del Cile!… ti rendi conto?…
guarda!… tutta la traversata dell’America! tutta la
pampa!… tre mesi d’erba!… alta cosí, l’erba!»
Mi fa vedere…
«Conosci no la pampa?… tre mesi!… Anita in scarpette
di corda!… io senti, gli stivali!… rifaccio delle suole ad
Anita… me le rifaccio… di cortecce che si trovano… mica
facile!… se trovi delle gomme di camion!… va bene!… ma
gli alberi!… alla Cordigliera si trova tutto!… di tutto!…
tutto un accampamento!… camion! cucine! di tutto!… era
tempo! e guarda te!… una caffettiera!… una vera
tradotta!… una città di gauchos!… ah, senti! ti dico le
scarpette di corda! dei capannoni pieni di scarpette di
corda! e degli stivali!… se ci si ringrana! avessi visto!… ci
coprono di tutto!… è semplice!… e della grana, senti! io
non volevo, mi costringono, si offendono!… mi avevano
visto, ci avevano una sala, mi conoscevano!… “sonoro” e
tutto!… mi avevano visto in “Goupil”…
– Eri fantastico!…»
Mi lascia mica finire, l’indimenticabile che era!… ecc…
ecc… mica soltanto «Goupil»… in molti altri film!… ha
bisogno di parlare! me che mi stia zitto! e raccontare in
fretta!… non si avrà il tempo!
«Come il tempo?
– Caronte, andiamo!»
È ripreso dalla sua paura… Caronte!… il sedicente
Caronte…
A sto punto, una cosa…
«Come hai trovato il battello?

120
– Tramite Émile!… Émile!… è Émile!»
Lo chiama.
È allo sgobbo, Émile… scende… anzi ruzzola giú… la
passerella… La Vigue mi annunzia.
«È Ferdinand!»
Émile mi riconosce manco per niente… e io neppure lo
riconosco… non lo rammento… quanto a me, evidente che
sono cambiato… lui? cerco…
La Vigue mi rispiega tutto… la tribolazione… tutto ciò
che è capitato a Émile… è mica un’inezia!… viene fuori dal
cimitero!… Émile! Émile, sí!… posso non riconoscerlo!…
dal cimitero, in pieno!… dalla fossa comune… ecco qua le
cose!… un particolare: come usciva dall’ufficio postale gli
sbirri che lo pedinavano, lo beccano… l’arrestano!
manette!… tac! «per di qui»! lo portano via!… vogliono!…
la folla non li lascia!… i passanti!… lo strappano agli sbirri!
«una sozzura della Lvf!» che tutta la folla s’avventa sopra!…
lo linciano! disossano! spolpano! nello stesso istante! gli
spezzano tutto!… femori!… testa! bacino!… ci strappano
un occhio!… per questo che portava una benda… e
camminava cosí strano, all’ingiú a dir cosí, da ragno, e tutto
rotativo… lo vedevo scendere la passerella, era mica
riconoscibile, faceva proprio insetto-mostro… la sua
stronzata bisogna dire era d’essersi fatto vedere proprio quel
giorno!… e all’ufficio della Posta!… la centrale!… le pulle
ancora era niente, ma la folla!… ci avevano nemmeno
lasciato il tempo di arrivare al Commissariato!… rue du
Bouloi!… da macinato che l’avevano ridotto!… macinato e
pezzi d’ossa!… è questa la pensata della folla: macinato e
pezzi d’ossa!… cosí già sul marciapiede davanti all’ufficio
della posta… la centrale!… una carretta che passava dalle
Halles… «alla carne»!… che urlano! il macellaio non ne
vuole sapere… «a Thiais»! alla fossa!… diretto!… pensate

121
era fatale pure… ci cascava dentro un giorno della piú
grande Gloria di Vendetta… era mica il solo, Émile!… delle
migliaia quel giorno, a essersi fatto linciare… quello stesso
giorno!… riconosciuti Lvf o altri… qui!… là!… in
provincia… e Parigi…
Bene!… Émile alla fossa… ecco che in capo a cinque…
sei giorni… i morti si mettono ad agitarsi… si direbbe anche
a brulicare sotto di lui!… i baccalà… una roba che si
comincia a scuotere, a smuoversi sotto!… e sopra di lui!… e
a sradicarsi!… sicuro! uscire dalla fossa… si issano!…
Émile che tornava da davanti a Mosca, che aveva subíto tre
inverni russi, aveva visto una quantità d’altri tizi sepolti in
ben piú peggiori maniere!… sradicarsi da buche ben piú
enormi! crateri, fosse, dei veri Pantheon tutto sottosopra!…
raccontava… stava mica a sorprendersi!… delle montagne
di macerie di tutto!… città intere, quartieri, fabbriche e
locomotive!… e i carri armati, allora! degli eserciti di carri
armati nei burroni di una profondità che gli Champs-
Élysées, l’Arco, l’Obelisco, sarebbero spariti, sepolti!…
facile! dirvi se era preparato, l’Émile! due due quattro!…
preso sotto i baccalà, a Thiais, si attacca agli stracci!… pezzi
di carni… pezzi di vestiti!… e hop! si issa! si issa insieme!
poi che ci si muove!… e sia!… anche lui! approfitta!… si fa
rimorchiare! sí!… tirare fuori!… e pensate se soffriva! ma
non mollava!… se ne andavano?… se ne andava anche
lui!… scendeva con loro!… verso la Senna… verso la riva,
là… aggrappato appresso!… loro come in pellegrinaggio…
per due… per tre… e come in preghiera… fino alla
Publique… bene!… il pellegrinaggio di nessun rumore…
Émile neppure faceva rumore… nessuno fiatava…
l’ossessione di Émile: niente rumore!… mica farsi
rimassacrare!… rimarcare… sapeva, ecco! sapeva!… che
era questo, tutto… soprattutto evitare i vivi!… aveva visto
all’ufficio postale! ah, un poco! sbirri, non sbirri! se si

122
faceva ancora individuare scampava mica!… sagacia di
Émile!… la strana ventura che aveva avuto di trovarsi
dentro in fossa con della gente che si sradicava! appunto!…
che stava mica a mollarli!… «Vanno per di là?… Síí! mi
incollo!…» si incollava… il sentiero… i zigzag… la
discesa… e la passerella!… ah ma lí!… proprio lí!… appena
lí un piede sul ponte… uno stèntore! una voce! «Che cazzo
ci fate?…» e poi dei «tu»… «da dove vieni fuori? Chi sei?»
non vede il tipo!… dietro di lui, il tipo… non si volta…
«Esco dalla fossa!… sono con loro!
– Ah, sei con loro, furfante! ah, sei con loro, bugiardo!
sconcezza! ah… sei con loro!»
E brang! vrang!… ancora il suo cranio… in pieno cranio!
bang! di che cosa si serve?… un martello? vrang! casca
svenuto!… non ha visto il mostro… mica avuto il tempo…
chi è?
«Sono Caronte, capisci!»
Torna in sé… vede il tipo… un essere formidabile!…
qualcosa! mi racconta: almeno tre… quattro volte me!… un
Bibendum! ma la testa, allora, di scimmia! un po’ tigre!
mezzo scimmia… mezzo tigre… solo col suo peso ha fatto
tutto inclinare… tutto il battello!… vestito, mi racconta
ancora… stile finanziera… finanziera, ma uniforme!…
finanziera ricamata lacrime d’argento… ma il piú ganzo: il
suo berretto! formidabile come lui! e di ammiraglio!… alto!
largo! ricamato oro!
Mi sbellico come Émile racconta.
«Oh! lo vedrai!… mica di che ridere!… almeno, tre,
quattro volte alto come te!… ti dico! quando ti sistemerà la
crapa!»
I miei piccoli sghignazzi… lui La Vigue, non fiata…
«Lo vedrai!… la sua pala nella tua ghigna!… lo vedrai!»
Mi promette…

123
«Gli spacca il cranio col remo!… senti!
– Ah?»
Come sorpreso, faccio… il remo di Caronte, che lui vuol
dire…
«Tutti quelli che salgono, li sistema, to’!… eh La
Vigue?… gli rema dentro… nel cappello! in pieno! gli voga
dentro ti dico!… eh, La Vigue?
– Sí!… sí!…»
La Vigue conferma…
«La sua maniera che nessuno gli scampa!… la legge,
insomma!… la legge!… e che si sganci!… ti dico!… ci
avessi fatto come ho fatto: presente! Émile!… ma i
baiocchi? avessi avuto dei baiocchi mi prendeva! manco una
piega!… mi finiva! m’imbarcava! gli dicevo: “Signore, ecco
qua l’oro!…” Síí! con gli altri! con lui: chiorbole!
chiorbole!… vedrai un poco quel che gli rifila!… ne
hanno?… non ne hanno? vrong! brang!… ombre o
ombresse! moine?… zero!… vrong!… i baiocchi! signor
Ammiraglio!… ferocia totale!… mica tempo da perdere!… i
baiocchi! li avete?… non li avete?… le madri!… i
marmocchi!… uguale!… brang!… spezzetteria!… l’obolo!
e… cash!… “non ne avete?… tornatevene a casa!…” li
vedi?… se ne rivanno a casa!… eh, La Vigue?… di’?…
– Sí!… sí!… ma sí!…
È a lui che sganciano: no Robert?… vero, Robert?
– Sí!… sí!… sí!…»
Ho solo che da vedere l’enorme bisaccia!… ah? anche il
remo che vedo!… il famigerato!… veramente, non ha
mentito, un pezzo! può vogare con questo!… esatto!… e io
me ne intendo di remi!… lo vedo lí appoggiato, dalla
banchina a sopra il fumaiolo!… sta gittata!… piú lungo
della passerella!… mica un uomo che può sollevarlo!… solo
un mostro!… non una forza d’uomo… poteva fracassargli il

124
cranio!… capivo… ma forse che se ne fottevano di me?
là?… tutti?… La Vigue, l’Émile e la ragazza?… tutti!…
crani… no crani! intanto, una cosa!… la maniera che erano
venuti lí?… loro?… come che si erano incontrati?… La
Vigue, speroni, sombrero… e l’Émile-Cimitero?… e la
signorina Anita?… ero troppo vecchio e stracco per trovare
una cosa impossibile… a ogni modo una cosa sicura certa,
andavo a mollare il campo! remo, non remo!… Caronte, no
Caronte!… tutto questo molto anormale, sí!… bizzarro…
diremo: curioso… sei nato curioso lo sei per sempre… ma lí
l’Émile, La Vigue, la bambola, erano un po’ piú che
bizzarri!… e la loro barca La Publique dunque!…
andandomene, un’ultima domanda!… chiedo:
«Dove vi siete incontrati?…
– All’Ambasciata d’Argentina».
Aggiunge:
«Rue Cristophe Colomb!
– Ma tu te ne tornavi, d’Argentina!
– Allora? ci si è ritrovati, è tutto! Noi Anita, si voleva
tornare!… Émile, Caronte l’aveva sbattuto fuori! non hai
capito?… voleva vedere, non conosceva l’Argentina!»
Avevano mica le sfoglie vere, Anita, lui!… erano partiti
clandestini da Santiago!… o da altra parte!… tutto questo
sapeva di falso!… lui a ogni modo, una cosa certa sicura, La
Vigue si faceva beccare, anche dopo tutto quello che
avevano detto, «indulti» e cetera… prendeva il colpo di
stecca!… 10 anni!… 20 anni!…
Accidenti gaucho mezza quaresima te la ficcherebbero in
culo la tua maniera di ridere!… e il tuo cinema!… sí!… era
piuttosto urgente che se la battano di nuovo, lui e la sua
bambola!… ma l’altro, sto lord dei Cimiteri, che cazzo ci
andava a fare all’Ambasciata?… a piantar cavoli? turista?…
l’Émile Lvf?… era mica d’Argentina, lui!… oh, un’idea di

125
andare laggiú… di rifarsi una vita!… che diceva!…
continente nuovo!… se si era fatto sbattere alla porta!…
«lei non legge dunque i giornali?… non sa allora quello che
succede? è mica peronista, delle volte?» lui che si reggeva
appena che a pezzi e brandelli e a forza di spaghi, andavano
a torchiarlo di domande… se era ruzzolato giú!… broum!
sul marciapiede!… cosí che si erano ritrovati! «buongiorno!
buongiorno! come va?… tu? tu? tu?» ah mica i soli sul
marciapiede! una bella infornata!… la folla!… postulanti
per il nuovo mondo!… quello che l’aveva piú imbarazzato
La Vigue mi diceva era il suo costume… i suoi speroni
soprattutto! la gente lí, la fila, chiedevano da dove poteva
venire?… «dall’Argentina»!… ci volevano mica credere…
È vero, con quegli speroni, me ne intendevo anch’io, un
cavallo lo avrebbe trapassato!…
«Oh, sei proprio fanfarone!»
Se l’ha a male… mi spiega:
«Ero storico!… capisci!… un episodio!… degli speroni
che te li puoi mica togliere, cuciti direttamente!… si vestono
piú cosí, assolutamente! un film d’epoca!… sai che cos’è un
film d’epoca?»
Ero qua io, l’idiota!
E l’altro?… l’Émile?… era forse pure d’epoca?…
forse?… e il battello?… e tutta la gente dell’andirivieni? per
tre… per quattro… la processione? erano per Caronte tutta
sta crema?… a portare le loro ossa!… farsi ricevere con la
pala!… vrrrang!… cervella che volano! bisognava capire… e
che questo succedeva Place ex Faidherbe sotto la finestra di
madame Niçois… insomma giú a riva… e che Agar li
annusava, è tutto… aveva voglia kss! kss! le mille volte! si
rifiutava di abbaiare! lui tuttavia, una strozza!… un
leone!…
Insomma, una cosa… era sceso giú per madame Niçois, la

126
sua medicazione, e mi trovavo impelagato in uno di quegli
impicci!… guazzabugli… dove si andava a parare?… era
tutto immaginativo?… l’Anita, la bruna in tuta da
macchina?… l’aiuto fuochista di Émile Lvf?… e gli esseri lí,
sedicenti morti, che vedevo perfettamente sfilare, che non
smettevano… attraversare la Place ex Faidherbe… e tornare
su a cercarsi l’obolo?… e tutto questo, eh?… senza
illuminazione…
Non un lampione!… non una vetrina!… ho spiegato…
ero poi io?… un sogno?… mi hanno cosí abbrutito…
certo!… ammetto… mi risento forte di certi traumi… ho lo
stile emotivo, interiore!… sí!… la mia prerogativa!… ma di
queste allucinazioni? uditive, ancora… forse?… ma visive?
letteratura!… visive!… l’estrema… estrema rarità!… visive!
Quello che non sarebbe un sogno è se il loro Caronte
rispuntasse!… il loro sedicente mostro col remo, e che mi
chiedesse che cazzo ci facevo?
«Di’ Émile, com’è che ti ha preso fuochista?
– Fuochista e meccanico!»
Secco, mi rimbecca!
«Meccanico!
– Eri mica!
– Ma sí!… ma sí!… sei venuto abbastanza!… merda!… ti
ricordi piú? la tua moto?
– Ah! sí… ah! sí…»
Se l’aveva a male che non mi rammenti… la sua officina
rue Caulaincourt… sí… era un tutto sfocato… rue
Caulaincourt… lontano!… bici… rue Girardon, rue
Francœur, e il resto!… a parlarne mi faceva ricordare…
tutto!… cos’è che m’avevano preso!… insomma, avevo
salvato solo che Bébert!… lui lí l’Émile quel che mi
smarronava è che s’era tanto rimpicciolito… accartocciato…
spezzato e contorto da sotto in giú in almeno quindici o

127
venti punti… cosí già, rotativo da sotto in giú… i
«Vendicatori d’assalto» o Caronte… l’avevano conciato…
veniva avanti come a giri!… un giro!… due giri!… e il senso
inverso! da ragno!
«Di’!… tu dici Émile che i passeggeri è a pagamento?…»
Pensavo a me…
«Dico!… ma La Vigue che incassa! guarda!»
Riguardo… La Vigue ricevitore… pesta mica di botte!…
è Caronte!… prima di La Vigue ce ne sono stati altri! molti
altri!… hanno alzato i tacchi tutti! delle canaglie! sí! tutti!
gli faccio raccontare… tutti! Caronte aveva avuto solo che
dispiaceri!… ci avevano fregato venti! cento bisacce!… il
genere di vagabondi che aveva avuti!… il primo qualunque
di sotto ai ponti!… «Interpol e Compagni»!… adesso
voleva solo che roba seria, gente sicuramente che restava…
poteva contare su Émile!… La Vigue pure e Anita… aveva
massacrato Émile, lo riprendeva da semivivo… e tutto
consacrato alla sua macchina!… mai, mai, vedevano il
giorno, gli uni né gli altri!… La Publique, prendeva il largo
giusto all’alba!… il momento del loro grande
affaccendamento!… terribile!… terribile! il momento che
Caronte arrivava!… le suonava! all’intorno!… tutti!…
quelli che non avevano pagato… prima!… e gli altri dopo!
pagatori!… non pagatori!… tutti quanti serviti!…
marmellate di zucche!… massacreria alla pala!…
Quanto all’abbigliamento, devo dire, c’era solo che La
Vigue che faceva strambo… i due altri, Émile, l’Anita,
avrebbero potuto benissimo presentarsi.
«Allora tu dici qua non si scrocca?… è terribile?»
La mia mania adesso i soldi… ho mai pensato abbastanza
ai soldi… il guaio della mia vita di avere pensato a
tutt’altro… penso ad Achille, agli altri miliardari… hanno

128
mai pensato che ai soldi!… sono felici… guardate
all’Epurazione, avevi dei soldi, andava liscia!…
«Ah, tu parli!… e che gli spacca la ghigna per giunta!…
chiunque siano!
– Mica quelli che sganciano?»
Gli faccio ripetere…
«No?… che questo lo imbarazza!… li sentirai!… ci
rimarrai!»
Nel genere avevo visto molti trucchi ma lí a ogni modo
era un poco alquanto raffinato!…
«I ricchi come i poveri?
– E allora?… vrang! brang! ricchi!… poveri! le madri! i
marmocchi fra le braccia! brang: gli tira fuori la testa! se
tutto vola!… vedi la pala?… là!… la sua pala!»
L’avevo vista!… dalla Banchina a sopra il fumaiolo…
appoggiata lí!… qualcosa!… un attrezzo!… molto piú lunga
della passerella!…
«Prima di tutto gli spacca il cranio!… poi gli voga dentro
la testa!… in pieno!… ti ho detto! “Li risveglia” che dice!…
te lo farà anche a te!… gli schiuma le idee!
– Allora?
– Allora!… allora!… piú lungagnate! se ne tornano a
casa!… o sganciano! li sentirai urlare!
– Qui?… là?…
Sei pazzo!… non qui!… dopo Ablon!… Villeneuve-
Saint-Georges!…»
Volevo mica fare troppe domande… per di là che
andavano?… il passaggio «oltre-là» allora?… dopo
Choisy?… tutto questo era molto fantasioso… la
massacreria… e il resto!… e i ragguagli di Émile… ma
l’odore?… il certo odore… potevo mica contraddire
l’odore… l’odore che non ti sbagli… soprattutto poi io!…

129
io, direi… che ho fatto venticinque anni di
«constatazioni»!… Agar annusava… annusava tutti sti
esseri… uno per uno… ma manco per niente che latra! non
un ouaf!… lui che abbaia per una foglia, su, da noi, che
cade… qua, niente!… il muto totale!… della gente dunque,
mica ordinaria… e proprio un odore!… e la pala?… la
guardavo ancora sta pala… una massa che solo per
impugnarla, Caronte no Caronte, ci voleva una forza!… e
per sollevarla!… un mostro!… una forza fuori natura!
Avevo ancora delle domande… a fare tardi finivo per
essere vittima!… la curiosità!… molte domande!… proprio
in quel momento la fabbrica fischia!… il cambio ai
«turni»… l’una del mattino… e un altro fischio… piú
lungo… di un rimorchiatore, questo qui… chiamava
Suresnes… annunziava quante chiatte… la chiusa…
Tutto questo era bello e buono, ma se il colosso della pala
mi beccava qui? a ciondolare?… che cosa accadrebbe?…
pazzo di ridere con sti burloni?… che mi mostra, anche a
me, la sua maniera!… che me ne torno su tutto piattola?… a
guisa di semiragno? come Émile?… frantumato come!…
spezzettato!…
Oh, c’era mica da addormentarsi!… riflettere… sí!…
meditare… ma sgomberare il campo! anch’io lí, molto
indebolito sfibrato, quasi knockout, mi rendevo conto…
c’era mica da restare assolutamente!… intanto e per
cominciare!… sto battello La Publique, proprio sotto a casa
nostra? e tutti sti pellegrini da odori?… e Le Vigan e gli altri
due?… oh, soprattutto La Vigue!… il meraviglioso La
Vigue!… «Non insudiciate Ferdinand!… è piú patriota di
voi!» Le sue precise parole all’epoca della «Altissima Corte
degli odî»!… e lui, in manette!… ritto in piedi davanti!
mica in scena, né al caffè, né al milkbar, né ai Quatzarts!…
lui solo!… al Consiglio dell’Inquisizione!… che si trattava
di fargli confessare, che proclami alto, forte!… che mi

130
accusi, che ero io me tutta la sua disgrazia!… mica un altro!
il piú peggio sozzone venduto di traditore che aveva
conosciuto!… di tutti i corrotti degli Staffel, microfoni,
giornali, clandestini, sicari… io me!
Vi racconto come che le cose sono andate, storiche!…
bene! ma là invece alla banchina era mica il momento di
mettere radici!… orca porca! no! stramberie?… scariche di
legnate?… buonasera!
«La Vigue!… senti un po’!… torno subito!… sono dalla
mia malata!»
Era vero… per madame Niçois che ero sceso giú!…
doveva essersi un poco svegliata…
«Vedi la sua finestra?»
Gli indico… dalla banchina la si vedeva perfettamente…
le persiane aperte… la sola dalle persiane aperte…
Io che non ho veramente paura di niente non avevo voglia
d’insistere… forse che sto denominato Caronte era solo che
una trappola?… fandonia?… ma sta pala qui?… la vedevo
la pala! forse che era tutto solo che un tranello?… teso per
me?… sarebbe troppo!… si immagina… si rivoltano le
cose… e i viavai?… questi esseri?… recita pure?
«Vedi la finestra?… la prima all’angolo… la casa
marrone! tempo di salire, scendere!… ti farò segno!… ma
di’: io parlo mica! racconto a nessuno!…»
Voglio rassicurarlo! ah! se li faccio ridere! che si
sbellicano! le mie lisciate!… tutti e tre! li faccio torcere!…
in piú mi mangiano la faccia!
«Carogna doppia! tanghero! sgamba, eh loffio!…
squaglia! molla mica il tuo leone!… stronzo!»
Cosí, a me Agar!… la rabbia che non resto!
«Schifezza! luridume, farabutto!… vacci, a sbavare! eh
vacci dunque! traditore! traditore!»

131
Per loro anche traditore!… sto mica a lasciargliela la
rima!
«Mascheroni! comparse!… cancheri! fetori!»
A botta pronta!
D’un colpo l’esasperazione è completa! i tre!… che me ne
vada!… non ammettono… La Vigue neppure ammetteva…
ah, ero toccato!… contrariare La Vigue!… gli altri facciano
pure!… ma La Vigue! oh, stavo per fare dietro front!…
montar su sul loro battello!… spiegargli! e a faccia a faccia!
a chi che era il piú eroe dei tre!… porca!… approffittavano
delle circostanze!… un momento anch’io, esco dai
gangheri!… persino La Vigue!… il piú simpatico!…
bisognerebbe che si renda conto! ci farò ringoiare il suo
«luridume»! scusate!… scusate!… sombrero! caballero! mi
ci farò rispettare!… come sono! cosí!… alto i cuori!… ci
farò ringoiare i suoi speroni!… Le Vigan! o no Le Vigan!
già un’altra volta a Siegmaringen ci si era spiegati uguale!
Signori e signore! una battuta!… nella neve!… in piena
neve! e perché?… sapevo piú… Sarebbe bene un poco che
io vi spieghi… Siegmaringen… un’altra volta!… vi spieghi
bene, prima che le menzogne ci si mettano… menzogne e
magagne e micragne!… dicerie di gente che mai ci misero
dentro i piedi! ecco qua!… promesso!…
Adesso qua su sta riva una cosa! mi ha trattato!… mi
hanno tutti trattato!… anche il mio Agar! mica solo che
me!… da barboni! luridumi! miriapodi!… soprattutto La
Vigue! e da balengo!… che diritto? andavo a raddrizzargli i
modi io, La Vigue!… ai tre prima di tutto! drizzata dei tre!
«Provocatori!… servi di carogne!»
Comincio!… che sappiano!… salivo su per castigarli…
ma un buffetto… mi sbattevano in acqua!… tutto quello
che ricavavo!… stavo piú in piedi… era meglio che
rimbecchi di lontano!… a culo indietro anche!…

132
«Siete extra alle uova! colera!»
La voce qua andava!… mi sentivo di eco in eco… fino al
ponte di Auteuil! l’acqua porta!… a ogni modo era meglio
andarsene… non erano individui da capire niente… e Lili
doveva essere piú che preoccupata!… delle ore che ero
sceso giú!
Dunque, rompo con sti balordi! «buonanotte! villani!»
me ne vado a culo indietro! non mi fido!… che mi lancino
un giavellotto!… o la pala!… a culo indietro! tutto il
«Sentier des Bœufs»… salgo a culo indietro… che tirino?…
li lascio mica con l’occhio… mi trattano di tutto!… io lo
stesso!… è tutto in infilata il «Sentier des Bœufs»! Io che ho
orrore degli scandali!
«Cucurbite! convolvoli! eh! clematidi!»
«Clematidi» li sconcerta… sanno piú… tutt’a un tratto:
«Escremento»! questo fa il pari! riprendono!… deve
sentirsi tutto fino a Bellevue! fino al Bois… Saint-Cloud…
tutta la vallata… vi rendete conto!… rinculo salendo… di
colpo rinculo piú! rrouah! rrouah! uno di quei ringhi! qua
contro di me! mica un’eco! una rabbia! un cane!… oh, no
Agar!… no!… un altro!… guardo: Frieda!… Frieda che
strafugna… la cagna di Lili… la cagna veramente curiosa
ringhiosa, che ce l’ha con qualcosa… nella fratta…
«Ah, eccoti qua!»
Lili mi cercava.
«È mica dietro di me che la tua cagna ringhia?»
Non mi risponde… è lei che mi chiede.
«Dov’eri?
– Da madame Niçois! lo sai bene!
– Tutto questo tempo?»
Smetto di camminare all’indietro… siamo già quasi a
casa… grido comunque…

133
«Marocchini!… colibrí!… capinere!»
Verso giú di sotto… verso la riva!… ci tengo all’ultima
parola… ma sta caspita di Frieda ringhia… brontola…
smette mica!…
«Dietro che cosa ringhia?
– Dietro Dodard!…
– Dodard!… Dodard!…
– Va a rintracciarlo credi?»
È il nostro riccio, Dodard… veramente un animale
gentile… ma girandolone! non sta al suo posto!… e via che
ti trotto!… mille zampe!… ce l’hai dappertutto!… un
buco!… sotto un ramo!… un altro!… è Frieda la
ritrovatutto… Dodard deve essere sotto una radice… Frieda
va a rivoltare il giardino!
Gli altri di sotto, funesto equipaggio, non se lo tengono
per detto! capocce che sono!
«Gladiolo!»
Mi urlano… mi chiamano…
«Fa’ star zitta Frieda!… non lo ritroverà!»
Frieda fruga scava sotto un arbusto…
«Perché gridi?
– La Vigue è sotto!… è lui che scazza!… senti, lui e
l’Émile!… “carogna” che mi trattano!… ne sono pieni loro,
di carogne! la loro troia!… una certa Anita!»
Che sappia un poco! mi contraddice!…
«Lascia La Vigue in pace! è in America, andiamo!»
È sempre stata scettica, anche di quello che le provo,
Lili… soprattutto dalla Danimarca… che la Danimarca…
non ci ho tirato fuori i piedi!… andavo mica a raccontarle
che c’era un battello giú di sotto! e un battello di linea!
pieno di fantasmi!… e che i nostri farabutti erano sopra…

134
Esco d’imbarazzo… uno di quegli abbaiamenti! ouah!
ouah! ah, questo è Agar!… l’Agar ci dà dentro! Frieda
insieme! e nello stesso tempo!…
«L’hanno ritrovato! è là!»
Lili la gioia! Dodard ritrovato!
«Scavi poi domani!»
Lei insiste.
«E là!… guarda!… ce l’hanno!»
Sí, è Dodard, lo tira su… mette mica fuori i suoi
pungiglioni, ci conosce… Lili lo prende… bene! risaliamo…
ce lo portiamo via…
«Vedessi La Vigue da gaucho!»
Posso dire quello che voglio… «sí! sí!»… mi lascia dire…
posso a ogni modo affermare questo!… quello! per lei La
Vigue è laggiú! laggiú in capo al mondo! ed è tutto!… le
cose evidenti, ragionevoli… bene!… e me che scazzo!… una
volta per tutte! che sono malandato? se lo so!… mica solo
che dalla Danimarca! se lo sento! la testa, il cuore, le
vertigini!… un poco, sí! mi passano meno brividi… sí! ma
come vertigini!… i muri ne sbolgiano! dico niente!…
l’essenziale: Lili… lasciassi Lili, lei si rende mica conto, tutta
sola contro la gente che conosco… la muta!… quanto che
peserebbe? aventi diritto, eredi, parenti, editori!… qui
allora, i veri mangia-carogne squartatori campioni! altra
cosa che i mascheroni di sotto!… e la loro barca «tutta
buchi» fradicia!… spavento ai passeri!… fisco, eredi,
editori… scusate!… ah! Lili peserebbe molto!… lei e il
Dodard e tutta la muta!…
«Al canile municipale!…»
Io qua comunque, non sogno per niente, gela! sono
scosso!… da che cosa?… la stanchezza?… la banchina?
anche ho troppo straparlato!… forse?… tremo di che

135
cosa?… si torna su piano piano! Lili porta Dodard… io mi
occupo dei cani…
Scusate! scusate!… al fatto, le cose!… di mia penna!…
mica il racconto purchessia!… mica da chiedersi che? cos’è?
no! qua!… di mia propria mano!… il documento!

136
Pareva cosa del tutto da niente… una piccola fantasia
fluviale… un battello strano… la gente sopra… ma
accidenti!… i brividi!… eccomi preso in una maniera!…
che mi stenda… facevo l’idiota lí a tremare, sudare… molto
peggio che madame Niçois!… sí!… capisco all’istante…
l’accesso!… è un accesso!… nessun dubbio… all’inizio
dell’accesso sai quello che ti succede, dopo vai fuori
strada… fa proprio almeno vent’anni che sto tranquillo… è
l’effetto del freddo di sotto, della Riva… ci stavo attento
pure! tanto peggio per me!… lo zefiro della Senna!
Lili mi chiede che cosa deve fare… oh, cristo! niente di
niente!… lasciarmi stare!… il medico, a meno che i clienti
non l’abbiano completamente rincretinito, ha solo un
pensiero… che non gli rompano le palle! insomma!… si sa
che cos’è il paludismo… è per la vita e poi è tutto!… prendi
il «brivido solenne»!… e scuoti il tuo letto! che stride!
scricchiola!… vai di accesso in accesso!… preciso come
carta da musica!… sai, e poi è tutto!… tremeria prima! e
per cominciare!… e poi subito dopo… matteria!… ah, a
volontà! mi aspettavo bene di dar di matto!… vent’anni
senza accessi!
«Non ci fare caso, Lili!»
La avverto… oh, ma domani? madame Niçois!…
certo!… la sua medicazione!… no!… dopodomani!…

137
no!… fra tre giorni!… tornerò giú, siamo intesi!… la
rivedrò sta La Publique e il suo cargo di pulcinelli!… di
sicuro! sicuro!… e te lo concerò io il loro Caronte! ne farò
solo che uno stoino, sto Caronte! mezzo pantera mezzo
scimmia!… sedicente! oh, là! là!… manco uf che farà!…
che fiati il loro Caronte!… è anche molto speciale il modo
che m’implorerà! sto sedicente! ci spaccherò la sua pala sul
becco!… intanto! e per cominciare! là!… rrrac! mi vedo! la
sua pala colossale! ouah!… ouah! mille schegge!… fuscello,
la sua enormità! un fuscello?… no!… due! tre! quattro!
adesso qua sento come sono forte!… come tutto il saccone
ne vibra! sbatte! cigola! ondeggia!… la forza che tiro
fuori!… so… so… la bella storia! mica da ieri!… dal
Camerun! avrei dovuto dirlo alla Riforma!… con 20 o 30
per 100 in piú sarei almeno un po’ meglio provvisto che
solamente con le mie ferite! farei un 130 per 100! il
minimo!… cercherei mica di farvi ridere! per sollazzare
ancora Achille! e tutta la sua cricca «falsi, rottinculo»!…
che vergogna! ah, i battellieri del Volga!… ma loro hanno
vinto, battellieri! la prova!… date appena un po’ un occhio
ai deretani dei piú piccoli Commissar!… deretani di
Arcivescovi!… tutti quanti! quando tutti i fellah del Nilo
avranno dei deretani simili, di Arcivescovi, potrai dire che
tutto sarà in marcia! il sogno dei popoli, intera terra,
deretani di Arcivescovi! trippe di Commissar!… Picasso!
Boussac!… la signora Roosevelt!… tette appresso!…
reggipetti! tutti!
Mi domando a sto punto… anche nel mio stato, madido e
tremito, che cazzo ci può fare Achille con i suoi cento
milioni all’anno?… cash! nei didietro?… delle piccole
bagasce? o la sua bara?… può farsela ornare strampalata,
intarsiare, la sua superbara!… imbottire tutto seta azzurro
cielo festoni ciniglie lacrime d’argento… e per la sua testa? il
capezzale d’Eternità!… piumino d’oro e roselline!… sarà al

138
bacio Cappella ardente… eterno Achille! finalmente il suo
brutto occhio chiuso!… il suo orrendo sorriso represso!…
sarà guardabile, morto.
Mi trastullo… fanfaroneggio!… affanculo: mi illudo!
passerò prima di lui!… io lavoro, affretto la mia fine!… lui
si riposa, il segreto della gerontotecnica: fare un cazzo di
niente, e lasciare gli altri!… sicurtà! magnaccia!… per le sue
bagasce! per la sua bara! per amore o per forza, io porto al
mulino!… alla sua macina! e giro! «Eh yop! somaro!» sudo,
mi ammazzo… lui guarda!… si riguarda… inevitabile che
duri piú a lungo di me!…
Vedete un po’ B!… K!… Maurice!… se sarebbero cosí
tanto comunistissi al mio posto!… a girare la macina per
Achille!… se i loro sederi si sarebbero smagriti!… se
sarebbero un poco piú decenti! chiappe e guance!…
all’aria! guaine nylon! reggipetti!… oh, cari Arcivescovi-
Commissar!… dannati del buco!… del tutto d’accordo! li
avete costretti a sedersi? Tavolo del popolo o Tavolo Spirito
Santo? e li vedete decuplicare!… suini da Concorso è la loro
natura, qualsivoglia tavola!… il vostro sadismo!… siete mica
in rimorsi? in lacrime?… vi frega niente?… tali destini
tragici? formidabili martiri? votati a piú cellulite? sempre
piú cellulite!…
Ecco qui!… ecco qui!… folleggio! miro all’effetto! vado a
perdervi… e la medicazione di madame Niçois?… dove ci
ho la testa? quel che mi resta di chiorbola?… la febbre! la
febbre, d’accordo!… ma la medicazione di madame Niçois?
la notte!… tutto alla notte!… la tremola! la tremola! ma che
si sfondi sta branda fottuta! la scrollo abbastanza!
scricchiola!… dico!… la scosso di paludismo!… pieno
accesso!… la rabbia appresso!… e quello che mi hanno
detto, urlato da giú di sotto!… «gladiolo» dal loro battello
fradicio di canaglie!… hanno avuto il coraggio!…
«cagone!» anche! e «vieni dunque qui!» sicuro, ci andrò!…

139
dieci volte anzi che una!… e da solo!… mi rivedranno!…
l’indignazione che bollo! mi sento in fusione!… la brucerò
sta branda! ho beccato la «fusione» al Camerun 1917!…
vedranno ve’ ciò che vedranno! mi prendo il polso!… la
febbre sale ancora! a 40 raccoglierò!… il momento delle
idee!… blablaccaglierie?… forse?… mi ingarbuglio…
garbuglio… il Bas-Meudon… Siegmaringen… sí!… ma
Pétain?… ah, l’aveva bella il Pétain!… aveva lo statuto
«Capo di Stato»!… uguale Bogomolev o Tito!… Gaugaule
o Nasser!… sedici tessere alimentari!… Laval…
Bichelonne… Brinon… Darnan… avevano meno!… solo
sei… otto tessere ciascuno… molto meno viziati!… a ogni
modo noi, una!… orca!… porca! ministri, no ministri, Capi
di Stato! Ingiustizia è morta!… crepati tutti! morti
d’Ingiustizia! e mica bellamente!… sciscí, protocollo, che ci
fu!… vi diverto, esco piú dai defunti!… dove mi volto…
defunti… defunti!… c’è piú che Achille che è qui, che
aspetta!
Piano!… fenomeno progredito, ho mica finito!
Vorrei che il letto crolli!… che mi ci si apra una breccia!
una via d’acqua!… che mi ci sprofondi insieme sotto le
onde! io sudo… sgrondo!
«Non vuoi niente?
– No… no… tesoro!»
Non voglio mai niente, qua io… rifiuto tutto… né un
bacio… né un asciugamano!… voglio rimemorare!… voglio
che mi si lasci!… ecco qua! tutti i ricordi!… le circostanze!
tutto quello che chiedo! vivo ancora piú di odio che di pasta
asciutta!… ma il vero odio! mica «il pressappoco»!… e
della riconoscenza! scusate!… ne trabocco!… Nordling che
ha salvato Parigi ha voluto proprio tirarmi fuori di gabbia…
che la Storia prenda nota!… si è memorialisti o no!…
vediamo! vediamo!… giú di sotto?… alla banchina?… La

140
Vigue?… era proprio in gaucho? giú di sotto? esattore e
gaucho… Le Vigan esattore… che io sappia! che mi
rammenti esattamente! ed è tutto!… febbre non febbre!
l’esattezza!… che Achille o Gertrut mi rifiutino la mia
opera?… che io abbia mentito? scusate!… che mi confutino
che era no a Siegmaringen sí! allora? bloccato?… e che alla
banchina, ho visto niente di niente!… no La Publique!… né
i fantasmi!… che la Vigue era mica gaucho!… niente
sombrero!… che portava un enorme turbante! lo so bene,
affanculo! l’enorme turbante!… ce l’ho strappato io nella
lotta!… e nella neve!… a proposito, perché ci si era
picchiati?… era una fasciatura il suo turbante!… una
fasciatura di otite!…
La memoria è precisa, fedele… e poi tutt’a un tratto è
piú… piú lí!… gingillo! piú niente!… l’età! direte… no!…
che io ritrovi La Vigue! e Siegmaringen!… e il Pétain e le
sue diciotto tessere!… li ho tutti!… e Laval e il suo
Menestrello!… li lascio piú!… e la Foresta Nera e la grande
aquila!… vedrete un po’ quello che voglio dire! sto
Hohenzollern Castello!… aspettate!…

141
Vado mica a decidermi nella febbre… Achille?…
Gertrut?… schifosi che sono l’uno come l’altro!… ma se se
la filano? possibile… l’uno come l’altro?
Oh, che ero ben deciso a scrivere piú niente… ho sempre
trovato indecente, solo che la parola: scrivere!…
pretenziosume, narciso, «mi-hai-letto?»… è dunque proprio
la ragione del fastidio… la sola!… mica candidato al
Pantheon! i piccoli vermi piú cari del mondo! Miasmivori
ghiotti! no!… la vanità mi assilla mica! ma il gas, le carote,
le fette biscottate… sapete!… se ho rischiato, se mi sono
fottuto?… per il gas, le carote, fette biscottate!… per i cani
pure, la loro sbrodaglia… il poco che ho scritto guardate sti
odî!… quel che me ne hanno voluto!… e anche ora!… mai
ho avvertito cosí bene l’orrore che ero per l’umanità come i
mesi che mi avevano messo tra una reclusione e l’altra,
all’ospedale Sonbye, Danimarca, ai «cancerosi»… tremo
ancora, ma sono certo di quello che dico… mica dubbioso,
niente immaginario!… ai «cancerosi» del Sonbye,
Copenaghen, Danimarca… e vi assicuro che ci si urlava!…
tutto letti di cancri «molto avanzati»… ero lí per una sorta
di favore… comunque meglio che alla Venstre… ah, e anche
per rendere un servizio… spiare gli ultimi sospiri… suonare
per l’infermiera… aiutarla a imballare il cadavere… che
abbia solo che da scarrellarlo alla porta… e sul corridoio!…

142
Che è tutto cosí perfezionato, cosí mirabolico-sanitario,
Copenaghen Danimarca, che c’è da spaccarsi il culo in
mille… non credete mica una parola!… la situazione del
mondo intero!… ciò è a dire… ciò è a dire: le inservienti
che fanno tutto!… responsabili di tutto e dappertutto! nei
ministeri, nei ristoranti, nei partiti politici, negli ospedali! le
inservienti che hanno la parola!… ti rivoltano una pratica,
un articolo, un segreto di Stato, come un moribondo!… il
mondo dorme… l’inserviente mai!… termiti! termiti!… la
mattina trovi piú niente!… il tuo moribondo è in cassa!…
Yorick! niente alas!… se possono urlare!… se possono
aspettare!… morfina!… cateteri! là! là!… io là che ero il
«vigilante» di servizio!… il samaritano del campanello!…
l’ultimo respiro? glinn! glinn! mandate! uno di meno!…
l’Erna… l’Ingrid… mi arrivavano… sbadigliando…
scarrellavano il tizio fuori… dico, parlo mica affatto a
vanvera… Sonbye Hospital, direttore di reparto, professor
Gram… clinico fine!… sottile, sensibile… oh, mi ha mai
detto una parola!… non parlano ai detenuti!… ero anch’io,
in trattamento… me ne andavo, anch’io, a brandelli… mica
un cancro! niente cancro ancora!… soltanto per l’effetto
della fossa, la gabbia, Vesterfangsel… invento mica la
fossa… una vera!… molto umida tutta buia, giusto una
certa feritoia, proprio vicino al soffitto… fatevi mostrare il
padiglione K, Vesterfangsel, Copenaghen… viaggiare, vero?
è istruirsi!… non tutto è Nyehavn, Tivoli, Hôtel
d’Angleterre!… rischierete niente da turisti!… il vantaggio
sulla prigione, ai cancerosi, era che avevano niente sbarre,
né feritoie… le loro finestre larghe e alte, davano su una
specie di prato… le erbe dei prati del Nord sono sbiadite…
sbiadite come il loro Cielo e il loro Baltico… tutt’uno,
uomini, nuvole, mare, erbe… una certa perfidia… potevi
facile vedere le fate… mica questione di fate ai «cancerosi»!
non ero lí per invocare… ma per ascoltare le fini di

143
rantoli!… non svegliare Erna, Ingrid… troppo presto!…
troppo tardi!… Gram ci aveva una cosa, mi dava fiducia che
non approfitterei d’essere lí, senza manette, e tutte le notti
cosí lunghe, per tagliare la corda… sarebbe stato facile,
poniamo!… ma?… Lili resterebbe sola… e Bébert… e poi
squagliarmi dove?… tutte le polizie avevano la mia
scheda… sarei presto riacciuffato!… sbirri dappertutto!
tutti i paesi del mondo: sbirri! l’uomo ancora piú che satiro,
ladro, assassino, è soprattutto, piú di tutto: sbirro!… la
Svezia di fronte?… Malmö?… parlatemene!… farei
nemmeno cento metri! rincatenato peggio!… stringato!
fondo di stiva!… e ai fifí! la specialità svedese: le consegne!
dubbio?… guardate che vi cito i nomi di quelli che si sono
suicidati… addirittura nell’ambulanza! là!… davanti a
me!… sotto il lampione… ah, «diritto di asilo»! avrei voluto
vedere Montherlant, Morand, Carbuccia, passarci dentro! se
starebbero ancora a cocktailare, immuni, mondani
sbruffoni… se avrebbero ancora i loro bei mobili?
Lí, nella mia funzione il campanello, un vantaggio, avevo
tutto il tempo di riflettere… tutti gli agonizzanti, e nel mio
reparto, nel mio caso, i cancerosi della faringe, sono sempre
abbastanza rumorosi… ma niente è meglio che d’essere tu
stesso condannato a morte, perché quasi piú niente ti dia
fastidio… io non battevo ciglio, pensavo, pensavo molto
chiaramente… mica nella febbre come oggi… la pellagra ti
disturba per la vista, vedi torbido, ma conservi la chiorbola
fresca… l’impeccabile buon senso! tutti i miei agonizzanti
tutto attorno, tutta la notte, due corsie intere… era semplice
ciò che mi capiterebbe se tornavo a Montmartre… mi
segherebbero fra due tavole!… preso sul fatto?… niente
storie! fra due tavole!… mica complicato! ero avvisato che
stavano per fregarmi tutto! il mio locale! vendere all’asta!…
e alle Pulci!… sollazzarsi per bene… e bruciare tutti i letti
per farsi del fuoco… perciò, sapendo questo, dove mi

144
andavo a mettere?… il gran soddisfacimento delle
vendette!… oh che sono mica cosí pazzi come si pensa i
peggio di feroci assassini!… astuti… previdenti!… filoni!…
come che nel colmo del delirio sono tormentati piú di tutto
dalla sicurezza bancaria, Laetitia!… il motto dei piú peggio
terrori, dei piú esacerbati raddrizzatori, torturatori, cecatori
d’occhio e tutto, mozzaballe: «Purché qua dduuri!»
Andavo mica a muovermi dal Sonbye fin tanto che mi
tenevano in cura!… vitamine… porridge… anch’io: Purché
qua dduuri! Avevo perduto tutti i miei denti… anche quasi
cinquanta chili… sono rimasto piuttosto esile, dopo… la
reclusione è mica benigna… gli uomini reggono male…
state mica a pensare di me: il delicato! il chiacchierone!…
là! no!… Silenzio mi va!… ma le fosse di reclusione danese
sono veramente da non resistere proprio… perfino gli
esperti piú severi, norvegesi, finlandesi, svedesi concordano
che sono troppo orribili… ci vorrei vedere Mauriac,
Morand, Aragon, Vaillant, e tutti, il loro piffero, dopo sei
mesi! ah! Nobel! Goncourt! e frutti! sta rivelazione!… e
gran scagazza! tutta la loro cialtroneria sotto di loro! io qua
lo dico, e sono fiero, il morale ha sempre tenuto! il corpo ha
ceduto, confesso… venuto via a pezzi… brandelli rossi…
come rosicchiato… il male dell’ombra e dei «pontoni»…
potevano mettermi ai cancerosi, stupivo nessuno!… le
inservienti di corsia… pellagra?… cancro?… era
tutt’uno!… si aspettavano che un bel momento, scarrellino
anche me nel corridoio… in attesa, che renda un servizio!…
che sorvegli attento i rantoli!… che suoni né troppo
presto… né troppo tardi!… che imbarchi il morto sul
carrello… dopo la toletta… e soprattutto tutto questo in
silenzio! mai una parola!… né all’inserviente che svegliavo,
né ai colleghi il giorno dopo… restavo lí, insomma molto
precario… giusto tollerato… utile ma non fisso!… d’un
niente, d’una parola, mi trovavano di troppo…

145
Ecco qua, una mattina vedo nessuno… piú
un’infermiera… i medici non passano… loro che passano
cosí regolari… senza tanto né quanto mi dico: ci siamo!…
nelle condizioni molto delicate che ci va tutto della tua vita,
e mica «per ridere», lí all’istante!… ci hai l’intuizione
diretta, sai già prima che tutto succeda, implacabile, che è
per te non per un altro… la certezza animale… la stronzeria
dell’uomo dialettizza tutto, inguazzabuglia…
Passano ancora un giorno e una notte… nessuno mi dice
niente… vedo piú un’inserviente di sala attorno… un
agonizzante morto… resta in asso, com’è, sul fianco, tutto
giallo, bocca spalancata… piú un interno… c’è piú che me e
i rantolosi… ho avuto voglia a tirare il campanello le volte e
le volte…
A ogni modo ecco qualcuno!… mica un’infermiera… un
autista!… nel gran riquadro della porta… dico spalancata…
immensa!… a due battenti!… un uomo che conosco… lo
stesso autista che mi ha portato… oh, non un brutale!… un
pezzo d’uomo piuttosto tranquillo… è mica da «agente di
custodia»… è in «borghese», giacca gabardine… in
gabardine lo stesso tipo che la mia, «modello Poincaré»… vi
do questo particolare, vi sembrerà forse futile… ma non è
cosí! non è cosí!… la circostanza!… decorosi tutti e due!…
piú altri che io e lui nelle due corsie, e i moribondi… piú
un’infermiera, piú un praticante, piú un interno…
«Komm»! mi fa… mica la pena!… sapevo… mi riportava
alla fossa…
Posso dire che ho tanti ricordi per una vita di disgraziato
come la mia… e mica dei pittoreschi gratuiti… dei ricordi
pagati! anche terribilmente caro pagati… ebbene a sto
punto, fra voi e me, la circostanza mi sta a cuore… sto
autista! che mi faceva «Komm!» nel vano della porta… né
brutale, né niente… immobile, piantato… che mi riportava
alla fossa… dall’altra parte della città… senza scorta… senza

146
manette… in tutta fiducia… in limousine… e che doveva
essere ancora molti mesi… l’impressione mi rimane…
Dei mesi di buca per voi è niente si capisce… certo…
Cosí è stato molti mesi, infatti… tempo che si decidano se
mi dovevano consegnare?… mi dovevano trattenere?…
l’articolo 75 al culo… tutti i giornali di Copenaghen
assolutamente sicuri certi che avevo venduto, non se ne
sapeva troppo, ma almeno le difese delle Alpi… l’articolo 75
faceva fede!… sono durate degli anni le loro riflessioni in
Alto Loco… se mi consegnavano?… se farmi crepare in
prigione?… all’ospedale?… da altra parte?
Fin tanto che non avete visto spuntare l’autista civile delle
prigioni nel riquadro della porta non avete visto niente…
Oh! adesso va mica meglio!… no molto meglio… la
prova che scrivo per Achille… o per Gertrut!… in culo ai
due! ai dieci!… ai venti!… porchi satanassi spilorci corti di
testa!… chi vorrà!… budella!

147
Norbert Loukoum, lo faccio apposta, ci s’incazza, gli
parlo apposta della cella d’isolamento… c’è mai stato,
perdio!… lui!… né Achille!… Malraux neppure… Mauriac
neppure… e il feto Tartre!… e Larengon!… la Triolette alle
toelette!… cosí tutta una cricca vecchie volpi!… la crema
«voltagabbana»!… che non smettono di fare gli
spauracchi!… «Chicchirichí Cortina di ferro!»…
superbazuka!… bombe all’Ovest!… petardi d’Est!…
fulmini dappertutto!… e che sono solo che dei mosci!… dei
«pensionati» di nascita… ancora dietro al poppatoio, la
balia un po’ pappamolla, il caro liceo, l’amichetto del cuore,
«l’impiego riservato!» hop! dieci dodici mute di pelle,
infilature di maglioni… è fatta! la grossa pensione
Camaleonte! goal!… pensione «indicizzata»!… e la
Promenade des Anglais!… un po’ di pisciarella…
distinzione!… l’Accademia!… Richelieu!… i vecchi
babbuini!… mica pagatori!… mai!… pagati sempre!
capolinea al «Binario dei Furbi!»… Olimpo dei retti e
prostate!… «Oh, come lei è diverso, signore!… piú dolce,
piú sensibile, piú profondo lingurio!… Apotheon!…»
Come Richelieu aveva visto bene!… Mauriac, Bourget e
l’Aspirina!… a un dato momento di Decadenza i peggio
parassiti svoltano buffo a re!… Luigi XIV di fronte a

148
Juanovice non sarebbe valso una mezza cicca! una
«soffiata»!
Non prendetevela che salto di qua!… di là!… zigzago e
torno indietro!… sta stramba storia della Publique… ci
sareste stati al mio posto?
«Tremi ancora?
– No… no… no…»
A una certa età… 63 anni… hai piú che da dire: no!…
no… e andartene!… cortesia!… sei al supplemento!…
quante volte ti hanno desiderato morto da sessantatre
anni?… non si conta neppure!… puoi far sí forse che ti
tollerino ancora qualche mese… una primavera?… due?…
ah ma come primo avanti a tutto! sfondato! ricco!…
ricco!… essenziale!… e che ti mostri pieno di cuore per i
tuoi eredi!… il vero Babbo Natale!… che tu gli dia per
testamento, certezza olografa, rogata, sigillata, registrata che
tutto è tutto per loro!… tutto per Lucien!… niente per
Camille!… e che ti senti veramente male! che non ne vai a
fare un altro! a fin di fiato che sei!… a fine di corsa!… fine
di tutto! che puoi manco trascinarti! la lingua già proprio
che ciondola… cosí livida, gesso giallo e nero!… allora…
allora… allora forse?… ti possono trovare non cosí tiranno
abietto, spaventoso rapace… eppure il parere unanime!…
ma occhio a te!… prorogato, tu sei! fa’ il fiatone!… sputa
tutto giallo!… stampèllati!… se ti costringono ad alzarti?…
inciampa!… crolla!… fa’ venire il prete… l’estrema unzione
fa uno di quei benefici alle persone che non sperano che in
te!… che nel tuo ultimo respiro!… è terribile quel che un
moribondo può spezzare i nervi delle famiglie!… questa
crudeltà di non farla finita!… il sadismo degli «ultimi
momenti»!… estrema unzione, partita rinviata!… ah,
quanta gente fate matta, trantran agonizzanti!
Ne ho visti rantolare e dappertutto, sotto i tropici, nei

149
ghiacci, nella miseria, nell’opulenza, all’ergastolo, al Potere,
bardati di onori, forzati lebbrosi, in rivoluzione, in piena
pace, attraverso i tiri di sbarramento, sotto le raffiche di
confetti, tutti i toni dell’organo de profundis… i piú
commiserabili io credo: i cani!… i gatti… e il riccio… oh,
l’impressione della mia esperienza!… per quello che vale!…
non ho cercato… credetelo… le circostanze!… alcun
piacere! trovassi una sera Madeleine Jacob in pieno cancro
infiltrante il legamento largo, immagino, suppongo… non
starei come Caronte!… no di sicuro!… a sventrarla,
squartare, e appenderla per il suo tumore a un gancio… no!
che si svuoti completamente, come coniglia marcia… no!…
senza nessuna civetteria puttana, «alla Schweitzer» o
all’«Abbé Pierre» no! posso dire e provarlo, sono il
caritatevole in persona! anche verso il piú peggio rabbioso
astioso… il piú pustoloso, in tetano… che anche con le
pinzette, per esempio Madeleine, ti senti male, che esista!…
sincope da schifosità! io qui che vi parlo, mi vedreste
vincere i miei sentimenti! lisciare, coccolare la Madeleine!
comportarmi l’amante appassionato! ardente! come se si
trattasse dell’Abbé Pierre! o dell’altro apostolo… «Tropic-
Harmonica-Digest!»
Oh ma «ultimi momenti»?… salute! presto detto!… ci ho
la febbre!… Madeleine, Schweitzer e l’Abbé!…
Li vedo venire… si capisce… sono loro! Madeleine,
Schweitzer e l’Abbé, li accolgo… oh, manco per niente
metodo Caronte… non gli risfonderei il coperchio! li farei
mica ri-ri-rimorire! no!… statemi a vedere! tutto il
contrario!… tutto dolcezza!… tenerezza tebaica!… morfina
2 cc.!… che cazzo!… Sydenham già dichiarava (1650) che
guariva tutto ciò che voleva, tutte le malattie, con quattro o
cinque once d’oppio… e allora?… per questo, lo dico ai
miei colleghi, non sprecate il vostro oppio! la guerra può
venire, le restrizioni… vi promettono questo!… quello!…

150
ma la vostra agonia? è mica Blablà che vi aiuterà!… piú
tardi!… oh, s’intende!… il piú tardi!… quando passerete la
mano… la vostra provvista là!… tutta vostra!… ogni cosa a
suo tempo… la moderazione in tutto…
La mia memoria non è moderata, oh lei! la carogna!…
agita… si agita!… come il mio letto… e sta madame Niçois
allora!… cos’è che m’ha fatto beccare come crisi!… il suo
molo!… i brividi!… sto spiffero d’aria!… la morte, ci
potevo buscare!… tutte ste anime in pena!… e sta
Publique?… La Publique!… avevo proprio di che
volergliene sta vecchia capricciosa in cancro!… orca!…
tutto sto farfugliare poi sul molo con un equipaggio di
teppisti!… branco di fanfaroni insolenti! «gladiolo» che mi
avevano chiamato… gladiolo! osato! canaglie spudorate!
L’ambasciatore Carbougniat, tutto governo Vichy come
Brisson, tutto pure doriotista come Robert, le crisi che si
beccava, Eccellenza!… che non mi spedivano a
Vincennes!… se lo scossava il suo letto d’Ambasciata, crisi
su crisi, di furia-mania mordeva i suoi Gobelin a piene
zanne, in un modo cosí allarmante che andava a divorare
l’Ambasciata, di crisi in crisi, tutto il mobilio e gli
incartamenti! tutto era segnato! che si è dovuto promettergli
un posto «superclasse»! l’altro emisfero! diventava piú
malato di me!… a sentirmi lí, cosí vicino, a un passo,
Vesterfangsel… allo stremo di soffrire, che non
m’impalino!… che avevo ingiuriato Montgomery!… e il
Führer!… sosteneva! e il principe Bernadotte! scriveva di
quelle lettere ai Ministri baltavi!… dei veri ultimatum! ho
avuto le copie di queste belle lettere…
Essendo qui adesso nella febbre tremo quanto lui! e
bagno il materasso e tutto il resto… oh, ma mica sragiono
anche ammesso che mi lasci ingannare da ciò che sono
stato!… il pezzo unico!… l’inaudita bazza della caccia
all’inseguimento!… Gloria! Prodezza! Perfetta Leccheria!

151
anche perfino adesso qua, come sono, arcicanuto, decrepito
rottame, faccio ancora il mio piccolo effetto… la prova sulla
mia carne! in linea! nella linea!… che non sgarrino!… che
mi facciano fuori liscio! come trentasei scoli!… da tutto!…
dappertutto!… la sola vera lordura: Ferdinand!
E che li ho visti io mettercisi tutti!… portare i loro culi…
cosí vasellinati… tutto!… leccare tutte le palle!… che io so
tutti i nomi, gli indirizzi… come pure quelli dei miei
svaligiatori e vogliosi assassini! evidentemente io sempre
qui, io a crepare non crepato… e che conosco tutte le loro
età di tutti!… le loro date di nascita… me le ripeto… le loro
date di nascita… rivedo i loro grandi momenti felici!…
sotto la svastica!… scorro la pellicola!… saranno mille volte
peggio… mille volte piú felici la prossima volta!… che
avvertono!… che hanno già di quelle posizioni!… io li
vedo!… li vedo!… dopo 39° vedi tutto!… la febbre deve
servire a qualcosa!… la mia natura è mai perdere niente!…
mai!

152
Sí! si capisce!… dopo otto mesi di buca… ormai! me ne
andavo in brandelli!… ma ve l’ho detto e ripetuto…
porca!… vi ammazzo di noia!… eh, fottiti adesso, altri
pensieri! altri rispetti!… altre cortesie!… verso Achille
intanto!… e per cominciare!… lui e i suoi «proventi» di
magnaccia… 90 milioni all’anno!… salute! anche per il
miliardario che è! l’arcisfondato! un esercito di fanti e
fantesche che gli passano di continuo di quelle lingue in
tutti i buchi e che lui geme piange urla tortura! martirio di
Achille! che non è abbastanza! le lingue non abbastanza
blabavose! non abbastanza pepite nei libri! il suppliziato
che è!… che gli scribacchiatori della sua galera gli fanno una
vita infernale!…
Adesso nella recessione di febbre… meno forte… finisco
veramente di scazzare… delirio?… delirio?… riflettere!…
«il Destino è la Politica!»… sicuro! il parere di
Bonaparte!… e sia! comunistissi? comunissiamo!…
all’Achille avanti tutto!… il ramo di sinistra!… che cos’è
che non ha dato perché non lo impicchino all’ultima
Epurazione!… che cos’è che darà alla prossima!… piú che
tutto!… il ponte di Pontoise e l’Arco di Trionfo!… Mons.
Feltin, Lacretelle, e tutti i chierichetti in piú! Lacretelle,
poniamo Messer Robert, l’articolo 75 al posteriore,
prousteggerebbero? gidirebbero meglio?… ah?… vedo il

153
Loukoum, prelato se ce ne fu!… tutti i deboli mentali per
lui!… la sua zucca molle a forma di vagina, cosí… cosí
prensile! cosí collosa!…
Ho caldo ancora… m’immiraggino… scusatemi!… no!
Loukoum sarebbe ancora piú insopportabile di tutti i fetenti
della Publique! Caronte rinuncerebbe vedendolo…
potrebbe farci niente di violento!… col remo tramenargli il
cranio?… farci recitare il divino Sade, all’incontrario?…
può essere?…
So… lo so… l’ho sgarrato… Caronte!… restavo un
minuto di piú lo vedevo!… La Vigue, gli altri, l’hanno di
sicuro visto, loro!… la scusa, sentivo arrivare la febbre!… e
poi ancora un’altra scusa… vi racconterò…
Accidenti! e carogne!… potrei anch’io portarvi a spasso,
con altre persone!… divagare per divagare!… un piú bel
posto!… febbre non febbre!… e addirittura un luogo cosí
pittoresco!… turistico!… altro che turistico!… di sogno,
storico, e salubre!… ideale! per i polmoni e per i nervi… un
po’ umido vicino al fiume… forse… Il Danubio… l’argine,
le canne…

154
Forse di non vantarsi ancora, Siegmaringen?… però che
soggiorno pittoresco!… vi direste all’operetta… lo scenario
perfetto… aspettate i soprani, i tenori leggeri… per gli echi,
tutta la foresta!… dieci, venti montagne di alberi!… Foresta
Nera, cadute di abeti, cascate… il vostro palcoscenico, la
scena, la città, cosí graziosa leccata, rosa, verde, un po’
bonbon, mezzo pistacchio, caffè, alberghi, negozi,
strampalati per «regista di teatro»… tutto stile «barocco
crucco» e «Cavallino bianco»… sentite già l’orchestra!… il
piú sbruffone: il Castello!… il pezzo come incastonato della
città… stucco e cartapesta!… eppure… eppure ve lo
portereste via tutto: Castello, borgo, Danubio, a Place
Pigalle! la gente che avreste!… altra cosa, quanto a
entusiasmo, che il Ciel, il Néant e l’à Gil!… i «tourist-cars»
che vi ci vorrebbero!… le brigate della PP! ci andrebbe
pazza, la gente, e a pagamento!
Noi lí devo dire il posto fu triste… turisti senza dubbio!
ma speciali… troppe scabbie, troppo poco pane e troppa
Raf di sopra!… e l’armata Leclerc a ridosso… che veniva
avanti… i suoi Senegalesi daga-daga… per le nostre teste!…
mica le teste di Vattelapesca!… leggo qui al presente e vedo
tutti i nostri «quotidiani» piangere sulla sorte dei poveri
Ungheresi… se ci avessero accolti come loro! lacrimato
tanto sulle nostre disgrazie, l’avremmo avuta comoda, vi

155
assicuro! ballato dei bei tip tap! se avessero avuto nel
didietro l’articolo 75 sti patetici fuggiaschi Ungheresi Coty li
terrebbe mica a cena!… merda!… se erano semplici
Francesi di Francia li farebbe presto tagliare in due!… in
dieci se erano mutilati! soprattutto decorati al valore! la
sensibilità francese si smuove solo che per tutto ciò che è
proprio anti-Francia! nemici riconosciuti: tutto il suo cuore!
masochistissa a morte!
Noi lí nelle soffitte, cantine, i sottoscala, proprio a crepare
la fame, vi assicuro niente Operetta!… un palcoscenico di
condannati a morte!… 1142!… sapevo esattamente il
numero…
Vi riparlerò di questo soggiorno pittoresco! non soltanto
città d’acque e turismo… spaventosamente storica!… Alto
Loco!… a l’erta, Castello!… stucco, pasticciatura,
sgangheratezza tutti gli stili, torrette, camini, doccioni… da
non credere!… super-Hollywood!… tutte le epoche, dallo
scioglimento delle nevi, la strozzatura del Danubio, la morte
del drago, la vittoria di san Fedele, fino a Guglielmo II e
Goering.
Di noialtri, tutti qui, Bichelonne aveva la testa piú grossa,
non soltanto perché era campione di Politecnico e delle
Miniere… Storia! Geotecnica!… scusate!… un vero
cibernetico lui da solo! se ha dovuto spiegarci la ragione del
per! le strampalerie del Castello! tutte! che pendeva
piuttosto a sud che a nord?… se lo sapeva? perché i camini,
merlature, ponti levatoi, tarlati, piegavano loro piuttosto a
ovest?… fottuta culla Hohenzollern! perdio! appollaiata che
era sopra la sua roccia!… di traverso! bistorta
dappertutto!… fuori!… dentro!… tutte le sue stanze,
dedali, labirinti, tutto! tutto lí per capitombolare nell’acqua
da quattordici secoli!… quando andrete saprete!… tana
culla del piú forte allevamento di famigerati rapaci lupi
d’Europa! la pagliacciata di sto Alto Loco! e che vacillava ve

156
lo dico io sotto le squadriglie ininterrotte, delle mille e mille
«fortezze», per Dresda, Monaco, Augusta… di giorno, di
notte… che tutte le piccole vetrate scoppiavano,
rimbalzavano nel fiume!… vedrete!…

157
Tutto sto castello Siegmaringen, fantastico bislacco
inganna-l’occhio ha tuttavia tenuto botta tredici…
quattordici secoli!… Bichelonne lui ha tenuto botta per
niente… politecnico, ministro, formidabile capoccia… è
morto a Hohenlychen, Prussia Orientale… pura
civetteria!… visione!… miragginazione!… andato lassú a
farsi operare farsi aggiustare una frattura… si vedeva
tornare a Parigi, a passo militare, a fianco di Laval, trionfale
e tutto!… l’Arco dell’Étoile, gli Champs-Élysées,
l’Ignoto!… era ossessionato dalla sua gamba… lo disturba
piú!… il modo che l’hanno operato lassú a Hohenlychen vi
racconterò… i testimoni esistono piú… il chirurgo
neppure!… Gebhardt, criminale di guerra, impiccato!…
non per l’operazione Bichelonne!… per ogni sorta di
genocidi, di quelle piccole Hiroshime intime… oh non che
sta Hiroshima mi tolga il fiato!… guardate Truman, se è
felice, tutto contento di sé, di suonare il cembalo!… l’idolo
di milioni di elettori!… il vedovo sognato da milioni di
vedove!… Cosmico Landru!… lui al cembalo di
Amadeus!… avete solo che da aspettare un poco…
ammazzatene tanti, e aspettate!… è sufficiente!… mica solo
che Denoël!… Marion… Bichelonne… Beria… domani B…
K… H…! la coda!… la coda di frementi scalpitanti… che
urlano per entrare, andare sotto, essere impiccati piú
corto!… arrostiti cacca di capra! tutto il Palais Bourbon, i

158
600!… ascoltateli, lo stato che si riducono, l’impazienza di
essere serviti ai leoni!
Noi lí i 1142, non avevamo altro che da andare a
passeggio!… ospiti in cura di Siegmaringen!… c’era da
rimediare la pappatoria… devo dire, mi accontento di molto
poco, ma lí come piú tardi al nord, si è veramente crepato
proprio di fame, non in modo passeggero, per la dieta, no,
sul serio!…
Oh ecco dei fatti disparati! mi rileggo… che ci capiate
qui!… qua!… niente! perdiate mica il filo!… tutte le mie
scuse!… se belo, incespico, somiglio, è tutto, a molte
guide!… mi serberete alcun rancore quando saprete il fondo
del fondo!… proposito fermo!… resistete con me!… io
sono qui, faccio sobbalzare il mio letto, tanto meglio!…
tutto per voi!… l’affollamento dei ricordi!… che la crisi
dunque mi tiene a bollire! mi scrolli i particolari!… e le
date!… voglio smarrirvi in niente…
In sto caspita di bailamme strampaleria quindici… venti
manieri sovrapposti si trovava una biblioteca ma là una
ganza!… oh là ohiohiohi! sta ricchezza! inaudita!… ci
torneremo sopra, vi racconterò…
Un bel momento, i 1142, l’armata Leclerc si avvicina… si
avvicina… sono presi da una di quelle inquietudini!… da
una voglia di saperne di piú!… piú!… gli intellettuali
soprattutto!… e noi ne avevamo la nostra quota! di
intellettuali a Siegmaringen… dei veri cerebrali, dei seri!…
come avrebbe potuto essere Gaxotte, fallito ben bene…
mica di quei strafuglioni da caffè, ambiziosissimi alcolisti,
mentecatti a scatti, che strabicano da un’incantata all’altra,
da un pisciatoio all’altro, slavi, ungheresi, yankee, ming, da
un impegno all’altro, da una mauriaco-tarteria all’altra, che
carambolano di croce in falce, da un anice all’altro, da una
gabbana all’altra, da una busta all’altra… no, niente in
comune!… tutti intellettuali molto seri!… che vuol dire

159
mica gratuiti! verbali! affatto! no!… paganti! l’articolo 75
proprio al buco! proprio carni da fucilazione!… mica boys
Greenwich-Bloomsbury!… no!… solo che degli
autentici!… delle «denominazioni controllate»! tutti si può
dirlo: chierici impeccabili! lí a crepare bene di fame, di
freddo, e di scabbia… la voglia dunque li prendeva,
l’angoscia di sapere se delle volte, nel corso dei tempi… era
mai esistita… una specie, una cricca, una canagliocrazia,
cosí odiata, maledetta come noi, cosí furiosamente aspettata,
ricercata da folle di sbirri (ah, teneri Ungheresi!) per
passarci alle banderille, graticole, pali?…
Fatica di ricerche e scavi, pensate! vi assicuro che i nostri
chierici ci si misero!… tutti i casi dei piú peggio sozzoni che
sono stati torturati qui! là! Spartachisti? Girondini?…
Templari!… Comune?… soppesammo… scrutammo tutte
le Cronache, Codici, Libelli… comparammo per questa
ragione… per un’altra… eravamo forse?… forse?… cosí
spazzature all’Europa da gettare nel primo immondezzaio
venuto, agganciare a qualsiasi forca, come gli amici di
Napoleone?… una volta Sant’Elena!… forse?… soprattutto
gli amici spagnoli!… collaborazionisti hidalgos!… i
giuseppisti! un nome da ricordare sempre!… quello che
eravamo anche noi!… adolfisti!… quello che i giuseppisti
avevano beccato! ah «collaborazionisti» d’epoca!… tutti i
Javert d’allora al culo! la caccia press’a poco uguale… come
noi, i 1142!… noi l’armata Leclerc a Strasburgo!… e i suoi
Senegalesi daga-daga!… (gli Ungheresi che si lamentano dei
Tartari, merda!)
Dirvi se sta biblioteca imperiale, reale, era doviziosa, e
ricca in tutto!… quello che potevi spigolarci! fertilizzarti in
tutti i generi!… manoscritti, memoriali, incunaboli… aveste
visto i nostri seri intellettuali, arrampicarsi sulle scale,
professori, normalisti, accademici, tutte le età, immortali
depennati, frugarti sta roba! ardenti! latino, greco,

160
francese!… là che vedi la cultura! intanto che si grattavano
dalla scabbia!… su in cima a ogni scala!… e che volevano
avere ragione! ognuno per il suo testo!… la sua cronaca!…
che si era meno odiati o piú dei collaborazionisti di
Giuseppe?… le nostre cacapocce di noi, piú sopraccosto?…
meno?… in franchi, in escudos d’epoca?… un Decano della
Facoltà di Diritto era di parere piuttosto «piú»! un
Immortale era per «meno»!… si è votato… fifty-fifty!
l’avvenire è di Dio! salute! l’Immortale ci ha smarronato
forte! gli avvenimenti hanno ben provato!… il calvario di
«adolfisti» fu piú infinitamente feroce di tutte le altre
vendette riunite! cosí extrasuper che la bomba H!… 100
000 volte piú forte che il nostro meschino obice del ’14!
super-caccia! messa a morte alla grande!… e tutto il tempo!
testa-coda!… che nessuno di noi ne vedrà la fine!… San
Luigi, la carogna!… per lui che si espia! dico!… lui il
brutale! il torturatore!… lui che è stato beatificato, toh! che
ha fatto battezzare, a forza, un buon milione d’Israeliti!…
nel nostro caro Mezzogiorno della nostra cara Francia!
peggio che Adolf, il teppa!… dirvi quello che s’imparava da
una scala all’altra!… ah, Luigi il santo!… canonizzato,
1297!… se ne riparlerà!

161
Ci vale la pena, dal momento che la facciamo da turisti,
che io vi parli un poco dei tesori arazzerie, ebanisterie,
vasellami, sale d’armi… trofei, armature, stendardi… tanti
piani tanti musei… in piú dei bunker sotto il Danubio,
gallerie blindate… Quante sti principi duchi e gangster, ne
avevano scavate di buche, segrete, botole?… nel fango, nelle
sabbie, nella roccia? quattordici secoli di Hohenzollern!
zaccamerde zappatori stivatori!… tutto il bottino era sotto il
Castello, i dobloni, i rivali uccisi, impiccati, strangolati
raggrinziti… parti alte, il visibile, formidabile cartapesta,
inganna-l’occhio, torrette, torri, campane… per il vento!
specchio per le allodole!… e tutto sotto: l’oro della
famiglia!… e gli scheletri dei sequestrati, carovane delle gole
del Danubio, tesori dei mercanti fiorentini, avventurieri di
Svizzera, Germania… i loro incerti erano finiti lí, nelle
botole, sotto il Danubio… quattordici secoli di botole… oh,
mica inutili!… cento volte!… cento allarmi! ci siamo salvati
la vita!… aveste visto sti bulicami! la folla sotto il Danubio,
in ste buche di faine, pluricentenarie! famiglie, lattanti,
papà, i loro cagnazzi… militari crucchi e guardie d’onore,
ministri, ammiragli, landsturm, e le facce da morto del
Fidelis e della bottega Ppf, e pazzi di ogni parte, alla
rinfusa… e uomini di Darnand, brancolanti, da una
catacomba all’altra… la ricerca di una galleria che non
crolli…

162
Cosí di casa del Castello, voi mi vedete abbastanza bene a
Corte… oh, manco per niente!… mica a pensione!… non
confondere!… mica sedici tessere alimentari!… né otto!…
una sola!… è questo che ti situa esatto: la Tessera!… ero
ammesso al Castello sí!… certamente! ma non per sbafare,
per «rendere conto»!… quante influenze? donne incinte?
nuove scabbie?… e quanta morfina mi restava?… olio
canforato?… etere?… e lo stato dei miei lattanti?… qua
Brinon bisognava che mi ascolti, per i lattanti io attaccavo!
cos’è che ne sbattevano al campo? sei morti a settimana?…
che ci facevano morire i nostri marmocchi!… apposta!…
proprio apposta!… dico! a sorsi di brodaglie di carote
crude!… sí!… assolutamente! tutti figli di
«collaborazionisti»… soppressione dei marmocchi!…
crimini stravoluti!… l’odio dei Tedeschi, sia detto per
inciso, si è soprattutto veramente esercitato solo che contro i
«collaborazionisti»… mica tanto contro gli Ebrei, che erano
cosí forti a Londra, New York… né contro i partigiani, che
erano detti «la nuova Franza», di domani!… dura, pura…
ma a fondo contro i «collaborazionisti», spazzature del
mondo! e che erano lí, quanto mai deboli, in balia,
totalmente vinti!… e sui loro marmocchi ancora piú
deboli… vi dico: Norimberga è da rifare!… hanno parlato
di tutto, ma per ridere! manco per niente pertinenti, seri… a
confronto!… Tartufi!…
Sto campo dei marmocchi era Cissen, obitorio a sorsi di
brodaglie carote crude, Nursery «Grand Guignol», sotto la
direzione di strafalsi medici, ciarlatani tartari, deliziati
sadici…
Brinon si capisce sapeva tutto questo, gli insegnavo
niente… ma non ci poteva niente!
«Desolato, dottore! desolato!»
Brinon, «animale delle tenebre, segreto, cosí muto, e cosí
pericoloso»…

163
«Stia attento, dottore! stia attento!»
Bonnard mi metteva in guardia… Abel… Bonnard lo
conosceva bene… devo dire che con me, Brinon nei nostri
rapporti, lavori insieme, fu sempre corretto, leale… e
avrebbe avuto da dire! anche lui!… di quei discorsi che mi
attribuivano!… mica infiorati di versi!… che l’Alboscia era
fottuta!… Adolf, catastrofe!… discorsi pubblici e in
privato!… l’avrebbe avuta facile, comoda Brinon, a
spedirmi da qualche parte!… non l’ha fatto!… tenebroso o
no… i Partiti mi trovavano strambo pure… Bucard, Sabiani,
cetera… la Milizia… che ero «iscritto» da nessuna parte…
che il mio posto era ohi me, lo stesso, in un campo,
lontano…
L’Opinione ha sempre ragione, soprattutto se è molto
stronza…
Oh, certo potevo non fidarmi di Brinon, «famigerato
animale delle tenebre»…
Una volta scambiati i nostri rapporti, lagnanze,
controlagnanze, passavo alle visite ai malati… nel Castello
stesso, un piano, l’altro… tre, quattro, ogni mattina…
conoscevo i luoghi, bene… i corridoi e le tappezzerie, le
uscite vere, finte… bene… i cavatappi di scale, attraverso
volte e putrelle… certi recessi e ombre da farsi pugnalare,
veramente, mille volte!… e restare a seccare dei secoli!…
pensate, gli Hohenzollern si erano mica privati!… esperti in
trabocchetti, corridoi a botole!… e a picco nel baratro!…
Danubio!… tuffo!… la Dinastia, madre dell’Europa,
pensate un poco a ogni modo che è questione di piú di mille
assassini al giorno! e per undici secoli!… cazzo!… Barbablú
che ci scassa le balle, le sue sei carampane in un armadio!
che cos’è che ci andava a fondare?… facevo bella figura, me
i miei bambini alla carota a lamentarmi che li si faceva
deperire! Brinon certo, pensava proprio lo stesso, ma signor

164
vassallo, aveva solo che da starsene zitto… «Graf von
Brinon» scritto sulla sua porta…
Comico, c’erano i piantoni, tutti di esercito francese
regolare, di reggimenti a «cordelline»… dovevano essere
simili anche a Londra… gli stessi forse?…

165
Il piano Laval… Laval io l’ho curato almeno un poco…
Pétain l’ho mai avvicinato… Brinon mi aveva proposto,
avevano appena arrestato Ménétrel… «Preferisco morire, e
subito!…» l’effetto che gli facevo a Pétain… lo stesso effetto
che alla gente di qui, del Bas-Meudon… o di Sèvres…
Boulogne… o a mia suocera… oh, niente male! ci si abitua
perfettamente, a non piacere a nessuno!… bel sollievo! bel
sollievo! l’ideale in carne!… ma la sgnoccola?… splendido
l’isolamento totale, ma i mezzi?… non piacere e invecchiare
e delle rendite!… la vera felicità! mai mai piú smerdato!…
un sogno facile per un uomo ricco, per esempio Achille!…
sí, Achille… ma molto meno stronzo…
Conoscevo dunque perfettamente sto Castello, in tutti gli
angoli, ma niente in confronto a Lili. Lili, come a casa sua!
tutti i recessi e labirinti! arazzi truccati, con personaggi che
lasciano passare, grandi appartamenti, salottini, armadi
triplo fondo, scale a chiocciola… tutte le finte uscite, tutti i
zigzag e i ballatoi ingarbugliati!… indovinelli da salire
scendere… il Castello veramente da perdersi… tutti gli
angoli… l’opera dei secoli d’Hohenzollern… e in tutti gli
stili!… Barbarossa, Rinascimento, Barocco, 1900… io stesso
da una porta all’altra mi confondevo… mi incantavo sui
ritratti, le capocce della sacra famiglia… se ce n’erano!…
corridoi e statue… equestri e coricate… tutte le salse!…

166
Hohenzollern sempre piú laidi… con balestre… elmi,
corazze… abiti di Corte… foggia Luigi XV… e i loro
vescovi!… e i loro boia!… boia con certe mannaie cosí!…
nei corridoi piú bui… i pittori si angustiavano mica a quel
tempo, gli facevano gli stessi profili…
Io che venivo da lamentarmi con Brinon che i medici
spacciavano i nostri marmocchi! avrei potuto guardare
appena un poco i profili dei Messer Signori… quelli lí,
dovevano spacciare alla brutta: gibbosi, ventrosi, corazze,
gambe di capre… e mica solo che i marmocchi!… per
quanto che cazzo si era venuti a fare a Siegmaringen!…
marmocchi, o no marmocchi?… noi?… a fuggire il nostro
destino di farsi rosolare le trippe, triturare il sesso, rivoltare
la pelle… la bella storia! c’era dico un po’ di riflessioni nei
corridoi Hohenzollern… da un ritratto all’altro… posso dire
sti principi mi attiravano, soprattutto quelli dell’epoca piú
remota… delle teste tre quattro volte come Dullin, capocce
senza vergogna, orribili feroci… lí, allora potevi essere
sicuro: dei creatori di Dinastie!… Bonaparte fa un po’
signorina, tratti fini, mani grassocce, rosa Fragonnard…
mentre che gli Hohenzollern, vedete, dite, i primi
soprattutto: «che Landru!…» un altro?… ancora peggio!…
Tropman!… Deibler sputato!… la sfilza!… sempre piú
sornioni!… piú crudeli!… piú cupidi!… piú mostri!…
centinaia di Landru pura razza!… tre!… quattro piani di
Landru! cugini Landru! e con picca!… mazza d’armi!
falci!… speroni!… fionde!… sempre piú sadici!… delfini
Landru! mica il Landru timido di Gambais!… meschino,
guardingo, da cucina economica rabberciata, occasione
d’Asta… no!… Landru sicuri di sé!… puro succo!… cristo
d’un Gott!… lance, corazze, tutto! blasoni, mit uns!… dei
piani di ritratti «mozzafiato»!… Gott su botta!… mica
soltanto dei piccoli squartatori di fidanzate!… no!
altrettanti torturatori imperiali!… la sequela!… passatori di

167
ducati al forno!… borghi, fortezze, chiostri… allo spiedo!
contenti o no!… marmitte!… marmitte!…
Ecco là le capocce… una dietro l’altra in fila…
affascinanti… da un malato all’altro, fra le porte, andavo a
vederle… XIII… del XII secolo soprattutto!… andrete pure
voi! tanti mostri!… oh? oh?… presto detto!… presto
detto!… là a ben guardare riflettere… dei cristoddio di
diavoli piuttosto!… forcuti!… con lance!… torce!…
corni!… dei fondatori di dinastie! La loro aria di famiglia,
assoluta! demoni!… è quando hanno cessato di essere
diavoli che il loro Impero è crollato!… tutti gli Imperi
uguale!… e uno!… vedo qua i Russki sulla china… il B… il
K… l’M… hanno proprio l’aria piuttosto luciferi, ma mica
cosí sicuri di sé!… smorfieggiano, tergiversano col carro
armato, dialocagano… vedranno!… Lenin!… Stalin!… ah,
veri da veri! Satanassi 1000 per 1000!… ecco qui delle facce
come da loro nelle gallerie Hohenzollern! su cinque piani! e
le torrette!… fondatori mica dietro a smorfieggiare! dinastie
che tengono botta!
Io sono appena un poco alchimista, vi siete sicuramente
accorti… serio però!… vi racconto mica delle storie!… solo
che roba pesata, e pro e contro!… vi ho mostrato La
Publique, adesso eccoci in turismo e piena Storia!… la
diversità è la mia legge!… Siegmaringen Hohenzollern!… e
non avete finito di ridere!… di incantarvi sui ritratti, busti,
statue…
Da una svolta all’altra, mi perdevo!… ve lo dico,
confesso… Lili o Bébert mi ritrovavano… le donne hanno
l’istinto dei dedali, torti e traversi, ci si ritrovano… il senso
animale!… è l’ordine che le sconcerta… l’assurdo gli va… il
bislacco è loro normale… la Moda!… per i gatti: solai,
mesci-mesci, vecchi granai… le dimore da «Racconti
fantastici», li attirano, irresistibili… dove noi abbiamo
niente un cazzo da fare!… l’Embriogenia il loro lato buffo,

168
piroette, giravolte di gameti… la perversità degli atomi… le
bestie, uguale!… prendete Bébert!… mi faceva «cucú» dagli
abbaini… brrt!… brrt!… la baia!… lo vedevo piú!… se ne
fotteva di me!… i gatti, bambini, signore, sono di un mondo
a sé… Lili andava dove voleva in tutto l’Hohenzollern
Castello… da un dedalo di corridoi all’altro… dalla torre di
su per aria, dalle campane, alla sala d’armi, a filo del
fiume… un itinerario solo d’istinto!… con la ragione, vai
tutto di traverso!… chiocciole, legni, pietre, scale!…
risalite!… dietro front!… tendaggi… tappezzerie… finte
uscite… tutto trabocchetti!… perfino una mappa ci capivi
niente!… quanti assassini tutti gli angoli!… trovieri,
pipistrelli, fate zoccolone… da incontrare di tutto vi dico, da
una finta uscita… da un finto tendaggio all’altro!… uscivo
da Brinon, da Marion… da Y… da Z… vi cito solo dei nomi
di persone morte… lascio i superstiti in pace… i morti sono
sufficienti!… o quelli che sono morti in Spagna… e quelli
che sono finiti altrove… molto altrove!… le indiscrezioni,
Tacito se ne occuperà!… è già nato, si dice… bene!… per il
Castello, bisognerà che si fidi di me… pensate sarà
capitombolato!… tarlata rovina… l’equilibrio è mica
eterno! se ne sarà andato al Danubio!… lo Schloss e la
Biblioteca! labirinti!… ebanisterie!… e porcellane e
segrete!… nella broda! e ricordi!… tutti i principi e re del
Diavolo!… al delta, laggiú!… ah, Danubio cosí dirompente
furioso! porterà via tutto!… ah, Donau blau!… il mio
culo!… cosí impetuoso furia fremente fiume da portar via il
Castello e le sue campane… e tutti i demoni!… su!
coraggio! e i trofei, armature, gonfaloni, trombe da scrollare
tutta la Foresta Nera, cosí sonore che i pini ne possono
piú!… si rovesciano dal vibrare!… partono alle valanghe!…
la fine degli incantesimi dei manieri, spettri, tripli sottosuoli
e porcellane cinesi! Spezierie e vasi!… Apolli di porfido!…
Veneri d’ebano! giú nel torrente tutto! e le Diane

169
Cacciatrici! interi piani di Diane Cacciatrici!… di Apolli!…
Nettuni!… rapine dei demoni in corazze, dieci secoli
grassatori!… pensate!… il bottino di sette dinastie! andrete
a vedere rendervi conto, sto «Superextra Rapine»
emporio… voglio mica essere piú duro di Tacito, ma a ogni
modo potete pensare che dieci secoli di demonî-gangster è
qualcosa!… e re per giunta! e che Roma-la Prussia è un
traffico piuttosto serio, carovane di mercanti straricchi!.. ah
Diane!… Veneri!… Apolli!… antiquità! Cupidi! viaggi di
mercanti! se si erano serviti i Principi!… Hohenzollern!…
gangster del Danubio!… se si erano ammobiliati!…
ammobiliati veramente di cosí belle cose!… io me ne
intendo… vedevo l’appartamento di Pétain… i suoi sette
saloni del «sesto»… e quello di Gabold, al «terzo»… tutto
in «Dresda»… pavimento a intarsio «legno di rosa»…
lavoro meraviglia!… che con dei miliardi attuali… nessuno
ti rifarebbe! piú le mani!… sti piccoli «servizi da tè»
neppure… no!… e quello di Laval al «secondo»!… Primo
Impero!… api, aquile… perfezione dell’Epoca!… non ne
stampano piú di simili velluti… autentici di Lione…
Cosí s’impiantano le dinastie… prendi di qua prendi di
là!… si addobbano, si tirano su… si adornano!… una
fantastica immensa bottega, grande poniamo, tre volte
Notre-Dame!… e tutta in bilico sopra la sua roccia!… e
pendente!… tutti quelli che andranno a vedere vi diranno…
candidi turisti, riporteranno niente, suonati, asfissiati… di
che!… a vedere!… cassapanche, mille aggeggi, ricordi,
soprammobili…
Io vi racconto tutto cosí come viene… secondo le scosse,
cigolî della lettiera… che so piú quello che mi scuote… la
febbre?… la rete che cede?… tremo piuttosto meno…
credo!… sta faccenda della banchina non mi è andata giú
per niente!… La Publique!… e sta sporca cricca di
funamboli!… e insolenti!… e il ridestarsi del paludismo!…

170
e la borea della Senna!… tutto mi scombussola… ed
ecco!… ci sono piú abituato! «cristo»!… mi direte… «che
impudente»!
«Ti senti meglio?… come ti senti?
– Sai… non tanto male!…»
Pensavo a delle cose… vado ancora ad annoiarvi!…
pensavo, è vero, al modo che lei stava laggiú come a casa
sua… mai persa… che mi ritrovava da un corridoio
all’altro… affascinato, cosí frastornato, davanti ancora a un
Hohenzollern! Hjalmar… Kurt… Hans… un altro!…
gibboso!… sí!… sí!… vi ho mica detto… tutti gibbosi!
Buchard… Venceslas… Conrad… mi ronzano in testa…!
XII !… XIII !… XV dal nome! secoli! secoli!… gibbosi e niente

gambe!… piedi caprini forcuti!… tutti!… Landru


Diavoli!… ah, che io li vedo! che li rivedo tutti!… la loro
verruca pure!… la loro verruca di famiglia!… sulla punta
del peperone…

171
La testa è una specie di officina che funziona mica cosí
bene come uno vuole… pensare! duemila miliardi di
neuroni completamente in pieno mistero… stai fresco!
neuroni abbandonati a se stessi! il minimo accesso, il tuo
cranio se ne va in campagna, acchiappi piú un’idea!… hai
vergogna… io qua come sono, sul fianco, vorrei parlarvi
ancora… quadri, blasoni, quinte, tendaggi!… ma non so
piú… ritrovo piú! la testa mi gira… oh, ma aspettate!… vi
ritroverò!… voi e il mio Castello… e la mia testa!… piú
tardi… piú tardi… mi ricordo di una parola!… ho detto!…
il senso animale! di Bébert!… ritrovo il filo!… Bébert il
nostro gatto… ah, rieccomici!… che Bébert era come a casa
sua nel castello immenso da sopra le torrette sino alle
cantine… s’incontravano Lili lui da un corridoio all’altro…
si parlavano mica… avevano l’aria di essersi mai visti…
ognuno per sé! le onde animali sono cosí, un quarto di
millimetro a fianco, sei piú tu… esisti piú… un altro
mondo!… lo stesso mistero con Bessy, la mia cagna, piú
tardi, nei boschi, in Danimarca… se la svignava… io la
chiamavo… dài!… non sentiva!… era in fuga… ed è
tutto!… passava, ci sfiorava proprio contro… dieci volte!…
venti volte!… una freccia!… e alla carica intorno agli
alberi!… cosí veloce che le vedevi piú le zampe! bolide!
quel che poteva di velocità!… potevo chiamarla! esistevo
piú!… eppure una cagna che adoravo… e lei pure… credo

172
che mi amava… ma la sua vita animale prima di tutto! per
due… tre ore… contavo piú… era in fuga, in furia nel
mondo animale, per fustaie, praterie, conigli, cerve, anatre…
mi tornava le zampe insanguinate, affettuosa… è morta qui
a Meudon, Bessy, è sepolta là, proprio di fronte, nel
giardino, vedo il tumulo… ha molto sofferto per morire…
credo, di un cancro… ha voluto morire solo che là fuori…
io le tenevo la testa… l’ho abbracciata sino alla fine… era
veramente la bestia splendida… una gioia a guardarla… una
gioia da vibrare… come era bella!… non un difetto…
pelame, corporatura, appiombo… oh, niente si avvicina nei
Concorsi!…
È un fatto, io penso sempre a lei, anche qui nella febbre…
intanto posso staccarmi da niente, né da un ricordo, né da
una persona, a piú forte ragione da una cagna… sono di
natura fedele… fedele, responsabile… responsabile di
tutto!… una vera malattia… anticialtrone… il mondo ti
sbalocca!… gli animali sono innocenti, anche gli
scorrazzatori come Bessy… li abbattono nelle mute…
Posso dire che l’ho molto amata, con le sue folli scappate,
l’avrei mica data per tutto l’oro del mondo… non piú che
Bébert, pure il peggio astioso felino graffiatore, una tigre!…
ma molto affettuoso, i suoi momenti… e terribilmente
attaccato! ho visto attraverso la Germania… fedeltà di
belva…
A Meudon, Bessy, lo vedevo, rimpiangeva la
Danimarca… niente a cui correre dietro a Meudon!… non
una cerva!… forse un coniglio?… forse!… l’ho portata nel
bosco di Saint-Cloud… che scorrazzi un poco… ha
annusato… zigzagato… è tornata quasi subito… due
minuti… niente piste da seguire nel bosco di Saint-
Cloud!… ha continuato la passeggiata con noi, ma tutta
triste… era la cagna molto robusta!… l’avevamo presa
molto infelice, lassú… veramente la vita troppo atroce…

173
certi freddi -25°… e senza cuccia!… mica per dei giorni…
dei mesi!… degli anni!… il Baltico gelato…
Tutto a un tratto, con noi, cosí bene!… le si permetteva
tutto!… mangiava come noi!… scappava via… tornava…
mai un rimprovero… per cosí dire ci mangiava nei piatti…
piú il mondo ci ha fatto delle cattiverie piú ci siamo sentiti
di coccolarla… lo è stata!… ma ha sofferto per morire…
non volevo assolutamente toccarla con l’ago… farle neppure
un poco di morfina… avrebbe avuto paura della siringa… le
avevo mai fatto paura… l’ho avuta, molto grave, ben
quindici giorni… oh, si lamentava mica, ma vedevo… aveva
piú forza… stava sdraiata accanto al mio letto… un bel
momento, una mattina, ha voluto andare fuori… volevo
stenderla sulla paglia… giusto dopo l’alba… voleva mica
come la stendevo… non ha voluto… voleva essere in un
altro posto… dalla parte piú fredda della casa e sui sassi… si
è stesa per bene… ha cominciato a rantolare… era la fine…
me l’avevano detto, non lo credevo… ma era vero, stava nel
senso del ricordo, da dove era venuta, dal Nord, dalla
Danimarca, il muso al nord, rivolto nord… la cagna cosí
fedele d’un modo, fedele ai boschi dove scorrazzava,
Korsör, lassú… fedele anche alla vita atroce… i boschi di
Meudon le dicevano niente… è morta su due… tre piccoli
rantoli… oh, molto discreti… senza affatto lamentarsi…
cosí dire… e in posizione veramente molto bella, come in
pieno slancio, in fuga… ma sul fianco, prostrata, sfinita… il
naso verso le sue foreste da fuga, lassú da dove veniva, dove
aveva sofferto… Dio sa!
Oh, ho visto molte agonie… qui… là… dappertutto… ma
alla lontana delle cosí belle, discrete… fedeli… ciò che
nuoce nell’agonia degli uomini è la mostra… l’uomo è
sempre nonostante tutto in scena… il piú semplice…

174
Naturale, che ci tenevo assolutamente ad andare meglio…
rimettermi in piedi!… che forse era solo un piccolo
accesso… basta!… una settimana!… un mese intero!… per
giunta che estate, che tempo!… mai sembra, da un secolo…
quasi della neve!… la febbre impedisce mica di lavorare a
patto di non riarrischiare un colpo di freddo… perciò niente
riva! niente Senna!… e la madame Niçois allora?… poteva
aspettare otto giorni… dieci giorni… se potevo piú andarci
proprio ci andrebbe Tailhefer… aveva l’auto lui Tailhefer…
gli avrei telefonato… mi rifiuterebbe no… pensavo a
tutto… alla meno peggio!… era Principe della Scienza lui,
Tailhefer… troverebbe bene il quai ex Faidherbe…
sicuramente mica mi direbbe no… vedrebbe un po’ La
Publique… è un secolo che ci si conosceva me, Tailhefer…
lui, era salito su… Arci-Maestro… era tanto salito su quanto
io ruzzolato giú… la prova: per il carbone, le indivie, potevo
piú contare che sui miei libri… e che si vendevano piú!…
bei cavoli!… la speranza che questo qui si venda?…
avventata!… che interessi certe persone… oh, là! là! mi
prendo spesso la febbre… stolto diversivo! una cartella! e
che prenda appoggio!… ecco qui! scribacchio!… vado
avanti!… la gente ricca si fanno dei problemi… possono!…
i poveracci, piú età! né stato di salute! si scapicollano!…
sono boicottato?… e allora?… «non si è ancora
suicidato?…» ecco, quello che stupisce!… «inattuale,

175
passito!…» oh là! me, brutti porci puzzoni carogne io li
trovo! cacature di Grévin!… raschiature di immondezzai!…
ciascuno la sua idea!… da «re-writer» al torsolo! all’osso!
all’atomo!… peggio, peggio Novecento!… fricassea di
vanità! giri di parole, finte tette!… madame Émery, rue
Royale… Paris e Trouville alla bella stagione, ti
confezionava di quegli abiti! ben altrimenti infustati che i
loro romanzi!… ma la cura! soffici e piccoli punti!… il bel
lavoro!… lo vedo piú… ciascuno può avere la sua idea!… io
che ho visto la fricassea di tanti Imperi, vedrò, se duro
abbastanza a lungo (carbone, carote), la fricassea degli
«attuali»… orda di balordi sbruffoni, coglioni!… perdio!…
carbone! carote!… condizione! modella mica troppo
morbido!… e cuci ad ago!… piccolo rinforzo di ricordi!
qui!… un altro!… là: un fatto storico!… ad ago!… un
altro!… vi devo una «rivolta della fame!…» oh, benigna
rivolta!… vi divertirà, forse…
Non sto ad alzarmi… voglio mica alzarmi… ci andrà
Tailhefer!… gli telefonerò…
Rivolta… no al Bas-Meudon! no!… a Siegmaringen vado
fuori strada, vi porto a divagare… e sia!… raccolgo i miei
ricordi storici… che non mi sbagli!… eccoci qua!…
Siegmaringen… lo stato del morale!… mica superbo!…
nonostante gli appelli alla «coscienza combattente»
dell’«Europa Unita…» fiacco! fiacco come ai giorni attuali,
nonostante gli appelli di Dulles, Coty, Lazare, Yousseff, il
Papa… moscio, moscio, moscio morale!… le «certezze nella
Vittoria»… che era lí, giú di lí!… scaldavano nessuno!
fiatava nessuno ma si pensava basso!… l’eletta pure
interessata, «collaboratrice», 1142 condannati a morte, tutti,
l’articolo 75 al culo… cominciavano, faccia di culo!… a
lamentarsi che l’alimentazione era slappa, che la questione
«Stamgericht» e anche «Hausgericht» era solo pura e
semplice inezia!… fame!… ecco quello che si borbottava,

176
presto si urlerebbe! e che gli ospiti del Castello, padreterni,
ministri e golpisti, «attivi» e «in sonno» e le loro consorti e
amanti, guardie del corpo, dade e lattanti, invece ce
l’avevano buona forte!… e i Generali, Ammiragli e
Ambasciatori di non si sa dove!… che là si era tutto carni
solo plurilardi, grassi, sanguigni, dalle 8, 16 tessere
ciascuno!… che era tempo che si risputi l’osso!
Si capisce che tutto questo fu ripetuto: uno spirito
simile!… sbirri zelanti appostati dappertutto!… uno spione,
due, a soffitta!… il Castello sulle sue difese!… si comprende
tutto il Medioevo se si è vissuto un poco a Siegmaringen…
l’invidia, tutto l’odio dei villani, tutt’attorno, lí a crepare di
tutte le cancrene, fami, freddi, febbri… la gente, i
privilegiati del Castello avevano anche dei sentimenti, dei
modi per domare la plebe… prima di tutto le voci!…
diffondere delle notizie ben azzeccate!… quella che fecero
circolare fu che andavano a spartire con i villani!… loro
stessi! là, alla buona! al ponte levatoio!… con i 1142!…
tutta la marmaglia dei mormoratori!… pezzenti e
abbienti!… prima di tutto una distribuzione di pane!… oh,
ma formidabile!… a tutti i rifugiati del borgo!… giovedí a
mezzogiorno! mezzogiorno in punto!… che basterebbe
essere lí, presenti! tutti!
Pensate che voci del genere cascano mica in orecchie di
sordi!… che c’era della gente al ponte levatoio!… la ressa il
giorno indicato!… e fin dall’alba!… lo stomaco non ha
orecchie?… c’erano tutti i collaborazionisti al ponte
levatoio… tranne i moribondi del Fidelis che si potevano
veramente piú alzare, e quelli in fuga in Foresta Nera… ma
insomma, si può ben dire, sui 1142 almeno piú di 1000
erano là, ad aspettarsi di beccare qualcosa… e se si parlava,
discuteva!… le riflessioni del succo gastrico!… pane
nero?… pane scuro? panini?… e tutti maledettamente
informati! o vili spioni?… pagati a tenere su il morale?…

177
che sapevano perfettamente ciò che stava per succedere!…
per i bambini: cornetti, briosce!… ah, c’era mica da
discutere!… ma io che ero al corrente di Cissen mi dicevo:
qua viene la retata… la gran raccolta degli affamati!… sto
raduno è un trucco!…
In attesa delle briosce, si scambiavano pulci, pidocchi,
piattole, scabbie… aveste visto come spasmodici! una
piccola folla di epilettici… comunque la fame!… fame piú
di tutto!… quello che andavano a potersi rimpinzare! ah, là
là!… da un piede sull’altro… a grattarsi, scorticarsi,
strapparsi le croste di scabbia… stavano a forma di
semicerchio davanti al ponte levatoio… roteavano di quei
lucenti! affascinati… di quello che stava per venir fuori
come bisboccia!… mica soltanto del pane!… del prosciutto
dietro! dei sandwich… e dello strutto… io me mica
romantico di mangiatoria, e serio in guardia, sbirciavo verso
un buco delle catacombe a destra del ponte… una frana…
una specie di cratere… mi aspettavo un tiro carogna, la
razzia polizei… qualcosa… un commando degli scantinati…
un complotto… SS?… SA?… Sicherheit?… che i Crucchi
ne avevano piene le palle!… piú che!… a vederci là tutti
d’un piede sull’altro, da una trippa all’altra, a grattarsi,
tossire, cattivo umore, in attesa di che cosa?… il Bambin
Gesú? la grande insurrezione Walhalla?… i Cavalieri
Sigfrido-Graal? in piú dei panini? e che si voleva sbafare per
giunta!… mica abbastanza dei nostri «stams» alle rape!…
delle nostre brodaglie margarina!… c’era di che!… ne
avevano abbastanza!… soprattutto per come andavano le
loro cose… sfatti di Disfatte!… le loro armate le une nelle
altre!… noi e le nostre piccole arie scettiche e le nostre
spionerie!… che gli si cagava sul morale!… che avevano già
il cielo tutto invaso!… avevi solo che da guardare un poco…
dietro ogni nuvola, venti!… trenta aerei!… Raf dappertutto!
sto carosello!… e Amerlocchi!… tre quattro squadre di

178
«fortezze»… permanenti… giorno, notte… Londra…
Monaco… Vienna… non un’ala crucca contro!… dirvi se si
era detestati noi e le nostre considerazioni disgustose…
soprattutto che loro in piú, crucco a crucco, cercavano pure
solo che d’accopparsi!… noi là comunque davanti al ponte
levatoio si discuteva sodo, se sarebbe proprio solo che pane
K?… o da munizione?… o della brioscia?… ci doveva
essere a mezzogiorno la distribuzione, all’una si aspettava
ancora… grattarsi fa passare il tempo, è vero… però la
faccenda si metteva male… l’una e un quarto!… tutta la
torre campanaria suona!… d’un botto!… lo stormo di
campane! magnifica torre!… sentirete se ci andate!… oh,
ma io sbirciavo il mio buco! il cratere… come certo che di
là… ci siamo!… ne vedo uscire come due grossi topi!… due
persone tutte imbacuccate!… delle donne… due donne… le
vedo, si avvicinano… le avevo mai ancora viste… vengono
fuori dal fondo del crepaccio… sulla frana… devono vivere
nelle catacombe… c’era mai stato nessuno nelle catacombe,
fin in fondo, fin giú di sotto… passavano da sotto il
Danubio!… fino a Basilea!… l’altra parte fino al
Brennero!… pare!… nessuno c’era stato a vedere… forse
queste donne?… comunque là, le due, io che conoscevo
bene il Castello, le avevo mai incontrate… Lili neppure… le
chiedo… l’una pareva ancora abbastanza giovane… oh ma
l’altra, cosí tanto carraddobbo!… storta!… tutte e due
avevano degli ombrellini… sí!… degli ombrellini rosa… la
vedevo lí, la vecchia, proprio da vicino… il suo naso… un
naso tutto ricoperto di verruche… la finiva mica di strizzare
gli occhi… l’altra pure… la luce!… dovevano vivere nel
buio… l’abitudine del buio… ma perché? perché degli
ombrellini? non si parlavano… ah, ma sí!… si parlano!… la
vecchia chiede che cos’è che succede? si parlano in
crucco… sta vecchia niente affatto compiacente!
«Lei dice? lei dice?

179
– Franzosen!
– Che cos’è che vogliono?
– Brot!
– Allora ci vada! vada!»
Mi vede lí che guardo pure… me e Lili e il gatto Bébert!
si avvicina, la meno vecchia delle due, mi parla in francese:
«Scusi, signore, aspetta anche lei del pane? – Sí! sí! ho
l’onore! non ci vorrà molto!… ha sentito le campane?… –
Sí, sí, signore!…» a proposito di campane, adesso qua si
urla! e a colpi di tacchi sul ponte levatoio! e via che ci
dànno! il raduno ne ha fin su! «Farabutti! profittatori!…
grassi! traditori! del pane lí dentro!… brang! e vrang! al
muro Laval! carogna! sporcaccione! del pane!… merda!…
Brinon!… sozzone! del pane!…» monta su la rabbia!…
erano almeno trecento a urlare al pane! scavalcare passare il
fossato!… brang! vrang! nel ponte levatoio! pensate il ponte
levatoio, una massa, avrebbero ben potuto essere tremila!
un blocco, una passerella che ci passava sopra tutta
un’armata, e l’artiglieria! potevano darci dentro gli
scabbiosi! villani! piú picchiavano meno si spostava! io ci
vedevo in sta fandonia del pane una bella trappola del
Raumnitz da prendere su i malcontenti… tutti sti smerdatori
in rimorchio per un campo qualsiasi… «per di qua! cari
petulanti!» se i Fritz sono sornioni perfidi!… potete
aspettarvi di tutto! guardate intanto i music-hall, tutti i
prestigiatori sono crucchi!… il segno, la maniera che
sanno!… Goebbels, campione! sono da farci attenzione
terribile!… «oh pio! pio! pio! la Gare de l’Est!… non ci
pensare! salta su!… due milioni di morti!»
Ohi me, vedevo perfettamente il complotto ordito…
provocato!… non lasciavo il crepaccio con l’occhio, il fondo
della frana da dove le due donne erano venute… la
sornioneria di ste due persone… e perché i due ombrellini

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rosa?… e ste loro specie di pepli verdi e grigi ricoperti di
tele di ragni?… uscivano da non so quale cantina?… ne
sapevo niente… il meglio che io chieda a quella che parlava
francese… «Abita lí?… nei sotterranei? Signora?» mi aveva
parlato, potevo senza impertinenza domandarle da dove
veniva fuori!
«Sí, signore!… sí!… e lei? è di Parigi?
– Ma a chi ho l’onore, Signora?
– Dama di compagnia della Principessa!»
Non è socievole la sua principessa!… non è che ci ama…
guarda l’altra parte… a me il suo naso che mi dice! che
voglio vedere meglio… tre quattro verruche…
«Principessa chi? chiedo.
– Hermilie di Hohenzollern…»
Ero avvisato!… doveva dire vero!… il naso era vero!…
avevo guardato abbastanza per dei mesi tutte le grinte
Hohenzollern, tutti i loro ritratti, tutti i corridoi del
Castello!… tutte le pareti!… il naso arcuato uguale, e
coronato da un germoglio… tutti una, due… tre verruche
paonazze! oh, anche i ritratti piú antichi! X… e XI… i nasi
come lei lí, adunchi, e le verruche paonazze sulla punta…
come la principessa, lí!… strano però che la si sia mai
incontrata nel suo proprio Castello!… d’accordo, c’era della
gente nel Castello!… tutti i piani!… quattordici ministri,
piú il Brinon… quindici generali… sette ammiragli… e un
Capo di Stato!… gli stati maggiori e i seguiti!… ma lei la si
era mai vista… inguattata musona!… né Lili, né io…
soprattutto Lili che andava dappertutto!… dovevano vivere
in fondo a una galleria… e uscivano giusto per la
pagnotta!… al momento della gran rimescolata!… che gli
insorti si tenevano piú!… vrrang! e brang!… che
picchiavano tutti!… che il ponte levatoio ceda!… vrrang!…
e le ingiurie!… Hermilie sussiegosa, e il suo ombrellino,

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niente a che fare con ste canaglie!… parlava solo che alla
sua dama!… oh, ma che ci teneva forte alla sua pagnotta!…
nun! nun! ti tormentava la sua dama timida!… nun! nun!
che picchi anche lei! che picchi insieme! che lasci mica
passare il suo turno e sti 1142 urlatori! brang! pftouf! come
se la pagnotta gli era dovuta! battono! battono! orda
svergognata! in quel momento giusto là la tromba!… sí!…
giusto!… dall’altra parte del bastione!… «l’attenti!» la
guardia del Castello!… mica trombe crucche, i crucchi
hanno corriette!… no! delle vere trombe!… avreste detto
Lunéville… o la Pepinière… il ponte levatoio si scuote… le
sue catene… le carrucole… la passerella si muove… dal
sopra su per aria… si abbassa… si abbassa molto
lentamente… blang! vlang!… ci siamo! si è posata!… al
livello!… là allora ci si poteva aspettare pieno di galuppi
carichi di ceste, piene di pagnotte, briosce, salsicce e
pasticcini!… la distribuzione sensazionale!
Fico secco!… delle pulle che spuntano!… tre quattro da
prima… e poi circa cinquanta «polizei» in un grosso camion
a gazogeno… e poi ancora una banda di pulle… un’altra
polizia francese!… e poi dopo di loro… il Maresciallo!…
sí!… lui!… Debeney alla sua sinistra, dietro… il generale
Debeney, il mutilato… ma non piú «pagnotte» che burro al
coso!… la passeggiata del Maresciallo!… ecco che cosa
avevano aspettato i 1142 babbei!… avreste potuto
credere… manco per sogno!… che andavano a vituperarlo
alla brutta… che era la vergogna! l’infamia! manco per
sogno!… lui, le sue 16 tessere!… tutti quanti lo sapevano!…
e che se le sbafava!… che ne lasciava briciola a nessuno! e
che era il formidabile appetito!… in piú le comodità
tutte!… alloggiato come un re!… e che era responsabile di
tutto! Verdun! Vichy! e del resto! e della miseria che ci si
ritrovava! la colpa di Pétain! sua di lui! lui, là sopra, curato,
come un sogno!… tutto il suo piano per lui tutto solo!…

182
riscaldato! quattro pasti al giorno! 16 tessere, piú i doni del
Führer, caffè, acqua di Colonia, camicie di seta… un
reggimento di pulle ai suoi piedi!… un generale di stato
maggiore… quattro auto…
Avreste potuto aspettarvi che sta massa di straccioni scatti
su! ci si buttino sopra! lo sventrino!… manco per niente!…
giusto un poco di sospiri!… si scostano!… lo guardano
andarsene in passeggiata… il bastone in avanti! e hop!… e
dignitoso! risponde ai loro saluti… uomini e carampane…
le bambine: la riverenza!… la passeggiata del Maresciallo!…
ma non piú pane che salame… Hermilie di Hohenzollern
saluta no, lei!… ancora piú scontrosa, piú astiosa di prima…
Komm! Komm!… che la sua damigella si sbrighi!…
riscompaiono… ci dicono neppure arrivederci!… la buca da
dove erano venute… la specie di apertura nei sassi… lei e la
sua dama di compagnia… giusto appena il tempo che
s’intrufolano… piú Hermilie!… piú damigella!… se n’erano
tornate sotto il Castello… ah, avevano avuto niente pane
nemmeno!… orca!… noi neppure!… porca!… Lili, io,
Bébert si era venuti un po’ per questo… manco il tempo di
essere tristi… vedo Marion! lo scorgo… Marion, il solo che
ha avuto un poco di cuore, ci ha mai dimenticati… che è
sempre venuto a portarci tutto quello che poteva al
«Löwen»… mica granché!… dei piccoli avanzi…
soprattutto dei panini… c’erano dei panini al Castello…
poca cosa, ma insomma tre quattro per ministro… conta
essere ministro, dei momenti… Marion pensava sempre a
noi, e a Bébert… il suo grande spasso era che Bébert gli
faccia Lucien… Lucien Descaves… Bébert, gli mettevo la
mia sciarpa… coi suoi baffi in baruffa faceva perfettamente
Lucien Descaves… era il nostro momento di allegria… ah,
com’è lontano!… ci penso… scomparso Lucien!…
scomparso Marion!… scomparso Bébert!… partiti via
tutti!… i ricordi pure!… piano piano…

183
Vi dicevo dunque… scorgo Marion! anche lui era della
passeggiata… ma a grande distanza da Pétain!… stavano
mica a parlarsi… oh, affatto!… tutti i regimi, tutti i tempi, i
ministri si odiano… e peggio, nel momento che tutto crolla,
capitombola!… rottura totale!… la disfrenesia di tutti i
rancori!… là, si era al punto che osavano nemmeno piú
guardarsi!… che ne avevano sul gozzo, che si sarebbero
massacrati lí a tavola, ai pasti, per un occhio di traverso!…
arrotavano i loro coltelli tra la pera e il formaggio in una
maniera cosí minacciosa che tutte le consorti si alzavano!…
«Vieni! Vieni!…» ti facevano uscire i loro ministri, generali,
ammiragli!.. che erano sul punto di dilaniarsi! sulle bragi!
oh, dappertutto uguale!… che sia Berchtadgaden, Vichy,
Cremlino, Casa Bianca, tra la pera e il formaggio, sono mica
posti da trovarcisi!… dagli Hannover-Windsor neppure!…
tra pera formaggio… dunque capite la passeggiata…
distanze! Protocollo!… nemmeno a parlarne di
sottobraccio!… molto lontano!… molto lontano gli uni
dagli altri!… il Maresciallo, Capo dello Stato, molto in
avanti, e da solo! il suo capo di Stato Maggiore Debeney, il
monco, tre passi indietro, e a sinistra… piú lontano, un
ministro… piú lontano ancora, un altro ministro… uno
dietro l’altro in fila… separati da almeno cento metri… e
poi le pulle… la processione su almeno tre chilometri… si
potrà dire tutto quello che si vuole, io posso parlarne a mio
piacimento dal momento che mi detestava, Pétain fu il
nostro ultimo re di Francia. «Filippo l’Ultimo»… la statura,
la maestà, tutto!… e ci credeva!… prima di tutto come
vincitore di Verdun… poi a settant’anni e passa promosso
Sovrano! chi chi resisterebbe?… rigido come! «Oh, che lei
incarna la Francia, signor Maresciallo!» il colpo di
«incarnare» è magico!… si può dire che nessun uomo
resiste!… mi dicessero «Céline! oh santo santo Iddio! come
che lei incarna bene il Passage! il Passage è lei! tutto lei!»

184
perderei la testa! prendete un graduato qualsiasi ditegli negli
occhi che incarna!… lo vedete pazzo!… lo avete in pugno!
sta piú in sé!… Pétain che incarnava la Francia si è arrapato
da piú sapere se era lardo o maiale, forca, Paradiso o Alta
Corte, Douaumont, l’Inferno, o Thorez… incarnava!… la
sola vera felicità di felicità l’incarnamento!… potevate
tagliargli la testa: incarnava!… la testa se ne sarebbe andata
via tutta sola, tanto contenta, agli angeli! Charlot che fucila
Brasillach! agli angeli pure! incarnava! agli angeli tutti e
due!… incarnavano tutti e due!… e Laval allora?
Su scala piú modesta, piú pratica anche, il trucco di
«incarnare» ti fa ancora di quei piccoli miracoli!
l’alimentazione, per esempio!… poniamo che domani si
rimettano a razionarci… che si arrivi a mancare di tutto…
non state a grattarvi!… il trucco d’incarnare vi può
salvare!… prendete un qualsiasi bifolco, un qualsiasi autore
di provincia, e ci andate sotto! lo acciuffate, lo pietrificate lí,
davanti a voi… «Oh! Dio di Dio, ma c’è solo che lei!… c’è
solo che lei per incarnare il Poitou!» gli urlate! «Le sue
preziose 32 pagine? tutto il Poitou!» È fatta!… mancate piú
mai di niente! a voi i pacchi agricoli!… ricominciate in
Normandia!… poi Les Deux Sèvres! e il Finistère! siete a
posto per cinque, sei guerre e dodici carestie!… sapete piú
dove metterle le vostre dieci, dodici tonnellate di pacchi! gli
Incarnatori dànno, raddoppiano, instancabili! basta che solo
gli ripetiate che sono tutta la Drôme nella loro opera! il
Giura!… la Mayenne!… Roquefort, se vi piace il
formaggio!… io m’immiraggino mica: prendete, Denoël!…
Denoël, l’assassinato… ribaldo, bugiardo doppio se ce ne
fu, ma profondamente belga e pratico… tutto sommato, qui
adesso cadavere, se lo confronto a ciò che è seguito: davvero
degno di rimpianto!… due giorni prima che lo assassinano
gli ho scritto da Copenaghen: «tagli la corda… sangue di
Dio! scappi via!… il suo posto è mica rue Amélie!…» non

185
se n’è andato… gli uomini mi obbediscono mai… si
credono protetti furbi!… amuleto al buco!… bene!… si
accomodino!… comunque, è un fatto, che fino al momento
che non lo assassinano ha avuto burro in abbondanza,
formaggi, pollastri, tartufi… la tavola copiosa!…
approvvigionamento a volontà!… vissuto
magnificamente!… con l’Incarneria degli Autori!… la
rivelazione della loro Missione!… l’Annunzio!… ma
occhio!… attenzione!… vi avverto!… il trucco è magico!…
facilmente mortale!… non vi ci esaltate!… la prova: Pétain!
la prova: Laval! la prova: Luigi XVI! la prova: Stalin!… ci
andate sotto a fondo, tutto permesso?… salute!… Denoël a
forza di fare il Mago da una provincia all’altra, di fare
incarnare questa… quella… si teneva piú!… «Bravo! Tabú!
oso tutto!…» ma mezzanotte Place des Invalides il trucco si
è spezzato! una nuvola, la Luna!… spariti via gli
incantesimi!… Denoël ciò che l’ha finito, ciò che l’ha fatto
smettere di fare lo stronzo, è la sua collana delle «Province»,
gli stregati folclorici, gli incarnatori in trance di luoghi!…
sgobboni da concorsi: Me! Me! Me! me la Cornovaglia…
me il Léon!… io me le Charentes!… epilettici
d’incarnazione!
Credete mica cosí straordinario! «Mandate Giovanna
d’Arco per di qui!» ve ne trovo dodici per prefettura!… e
pacchi appresso!… e animelle!… pani di burro!… vagoni di
sacchi di farinacei!… tacchini!… guardiane e greggi!
«Lei è prenotato per il Concorso!… oh, come incarna il
Camerun!…» di qua banane!… i datteri, ananas! tutto
l’Impero ci arrivava a tavola!… sulla sua tavola!… vi
assicuro: mancava niente!… si può dire che il povero
Denoël aveva veramente messo proprio a punto la questione
approvvigionamento…
Pétain pure era l’«Io incarno»! sono me! Imperiale! se ci
credeva?… oh, là!… ne è morto!… Incarnatore totale!

186
Di baggianata in baggianata, io vi dimentico!… eravamo
alla passeggiata… insomma, alla partenza… il Maresciallo al
ponte levatoio… Hermilie di Hohenzollern scomparsa di
nuovo nei sotterranei con la sua dama di compagnia…
Pétain, Debeney, avanzano di buon passo, costeggiano il
Danubio, l’argine… la passeggiata rituale… tutti soli in
avanti, e i ministri lontano indietro… uno dietro l’altro in
fila… imbronciati, diremo… la piccola folla che era lí a
mormorare, ad aspettare, tutti i succhi gastrici pronti a
tutto, aveva piú che da sgomberare i luoghi… protestano…
oh, ma non molto… ritornano alle loro stalle, soffitte, al
Fidelis, alla foresta… niente da dire!… solo che da
grattarsi!… si staccano a forza!… vanno a grattarsi non
importa dove…
Alto proprio sopra le nuvole la farandola continua!
squadriglie su squadriglie di Raf… e poi che scendono in
picchiata verso il Castello!… il loro riferimento-boa il
Castello!… l’ansa del fiume… è là che svoltano dal Nord
all’Est… Monaco Vienna… squadriglie su squadriglie…
non saremo distrutti, la voce che corre, perché tutto il
Castello è prenotato dall’Armata Leclerc… che è già a
Strasburgo… con i suoi fifí e i suoi negri… la prova quello
che arriva!… fuggiaschi, profughi, palle di occhi cosí!… di
quello che hanno visto!… le decapitazioni in serie!… daga-
daga! i Senegalesi di Leclerc!… il sangue a fiotti, pieno i
ruscelli!… quello che ci si può aspettare da un momento
all’altro, noi!… ciò che gli scabbiosi possono meditare!…
quel che hanno da dirsi nelle loro soffitte, i 1142
«Mandati»!
A ben riflettere, storico, Pétain, Debeney, erano come
dire, piú in scena… piú niente altro proprio un cazzo da
fare in scena! l’atto ancora dell’«Impero Francese»!…
sipario! ai Senegalesi! l’atto seguente!… Pétain finito
d’incarnare!… la Francia ne ha piene le palle! che si ritiri,

187
che lo ammazzino!… la pagina gira! qua, se ne approfitta
che è lontano, ha l’aria ancora di qualcosa, lui e Debeney, e
il suo lungo metraggio della passeggiata… e che sono ben
calzati i marpioni!… calzature impeccabili… se ne vanno di
buon passo!… l’argine del Danubio, sto piccolo fiume cosí
impetuoso, cosí allegro, schizzante, spumeggiante fin sopra
la cima degli alberi… il fiume ottimista, di un immenso
avvenire!… sí ma l’Armata Leclerc, mica lontana… e i suoi
Senegalesi daga-daga… la gente non sa, quasi mai, che si
recita un altro atto, nel momento che sono di troppo! che
sono piú per niente sulla scena, che dovrebbero farsi da
parte… no! no!… si fissano!… hanno avuto la bella parte la
conservano! per l’eternità!… il Maresciallo e Debeney alla
loro passeggiata quotidiana… rive dell’Allier… rive del
Danubio… passeggiata e Capo di Stato, è tutto!… noi
quello che ci interessava, Lili, me, Bébert, era Marion…
Marion, gli avanzi delle loro tavole, e i panini… in piú,
Pétain era meglio che manco mi noti… Marion
all’Informazione veniva quasi proprio all’ultimo della fila…
il Protocollo è cosí, prima la spada! la spada: Pétain!… e poi
la Giustizia!… e poi le Finanze!… e poi gli altri!… i
ciccaroli, i detti: recenti! quelli che non hanno piú di tre,
quattro secoli!… i veri ministri, quelli di «peso» devono
risalire a Dagoberto!… Giustizia!… Sant’Eligio ecco lí un
ministro!… Marion e la sua Informazione? manco
cinquant’anni!… manco guardabile! viceversa per noi tre
Bébert, il solo che contava!… bisognava dunque, poche
storie! aggregarci alla passeggiata, di soppiatto!… che possa
rifilarci i panini e gli avanzi, senza che nessuno guati!…
Mattey non era molto elevato nella processione delle
passeggiate… era solo dopo Sully il suo rango!… duecento
metri dopo la Marina, gli ammiragli, Francesco I!… in
soprabito nero, Mattey, la gravezza «ordinatore», feltro
nero, cento metri davanti a noi… «Le chiedo, signor Mattey,

188
di fare mangiare i Francesi!»… cosí che si era fatto reclutare
Mattey nero vestito… «Mattey! agricoltura! pascolatura!»…
se ci aveva dato dentro!… come Bichelonne per le
ferrovie!… «Bichelonne, lei farà viaggiare la Francia!»
adesso avevano piú che da accodarsi… cento metri avanti
l’Informazione, e me e Lili e Bébert… oh, dimenticavo!…
molto tortuoso, tormentato, il Danubio!… e poi tutto a un
tratto largo! molto largo… e piú per niente dirompente,
schiumoso… un grande specchio d’acqua tranquilla…
subito dopo il ponte della ferrovia… là, le anatre ci
aspettavano… aspettavano Bébert, piuttosto… erano circa
un buon centinaio che ci mollavano piú!… vogavano duro
con le zampe, nuotavano quasi rasente alla riva per guardare
per bene il nostro Bébert… ah, anche un altro animale!… vi
scordavo!… l’aquila!… si aveva pure lei!… veniva anche a
sto punto, ma a distanza!… lei manco per niente come le
anatre!… molto distante!… nei prati sulla cima di un palo
altissimo, tutta sola!… stava mica ad avvicinarsi!… no!…
l’aquila Hohenzollern!… ci vedeva… la si vedeva… se ne
volava mica via!… si spostava appena un poco, a mano a
mano, insieme con noi, di lontano… ruotava sul suo palo…
lentamente… credo che guardava soprattutto Bébert…
Bébert lo sapeva… lui, il felino terribile indipendente, il
disubbidiente matricolato, se ci si appiccicava alle
calcagna!… si vedeva già artigliato!… il bello nel mondo
animale è che sanno senza dirsi, tutto e tutto!… e da molto
lontano! a velocità luce!… noi con la testa piena di parole,
terribile la pena che ci si dà per imberloccarsi in peggio! piú
niente sapere!… strafugliare tutto, afferrare niente!… se ce
la si rimescola! la gran cucurbita!… rigurgita!… può piú….
piú niente passa!… non un micro d’onda!… tutto ci
sfiora!… fila via!…
Là, l’aquila reale Hohenzollern era la padrona della
Foresta e dei territori fino in Svizzera… faceva

189
assolutamente ciò che voleva!… nessuno poteva
intimidirla… il comandamento della Foresta Nera!…
greggi, conigli, cerve… e le fate… a ogni passeggiata era là,
stesso prato, stesso palo… non ci amava certamente…
Dopo mettiamo due chilometri di riva del Danubio
vedevi spuntare una sagoma… ciò mancava mai: una
sagoma a gesti… segni di avanzare!… o di indietreggiare!…
segni che Pétain avanzi ancora… o faccia dietro front!… la
si conosceva! sagoma!… era l’ammiraglio Corpechot, aveva
la difesa del Danubio, e il comando di tutte le flottiglie fino
alla Drava… vedeva venire l’offensiva russa: il Maresciallo in
piena passeggiata!… la flotta fluviale russa risalire il
Danubio!… era certo!… si era nominato da sé: Ammiraglio
agli Estuari d’Europa e Comandante delle due Sponde…
vedeva la flotta russa da Vienna attraversare la Baviera e
prendere il Würtemberg da dietro!… e Siegmaringen!… di
conseguenza! e tutta la «collaborazione»… e soprattutto
Pétain!… vedeva Pétain rapito!… legato al fondo di stiva di
uno di quegli ordigni sommergibili che aveva visto uscire
fuori dall’acqua!… sí! lui!… anfibi!… che pullulavano
passato Pest!… Corpechot mi raccontava tutto!… io lo
curavo per il suo enfisema… aveva avuto conoscenza di tutti
i piani russi! materiale e strategia! sapeva perfino il super-
segreto del loro dispositivo aero-acqueo-terrestre, la
catapulta per idrolisi, il sistema Ader rovesciato, sotto-
nautico!… dirvi quel che c’era da aspettarsi!… ero mai
stupito di vedere Corpechot spuntare, una riva l’altra, farci
dei segni che la passeggiata era finita, che i Russi erano
segnalati!… nessuna sorpresa per Pétain neppure… faceva
dietro front… i ministri appresso… pensate che sto
Corpechot l’avevano arrestato dieci volte… venti volte!… e
venti volte rilasciato!… piú posto nei Manicomi!… piú
nessun posto intanto da nessuna parte e per nessuno!…
pazzi non pazzi!… c’era da inguattarsi dove che càpita!…

190
pazzi!… non pazzi… tutti gli alibi!… tutti i sottotetti!
stalle… bunker!… retrobotteghe! e le sale d’attesa delle
stazioni… la calca totale! dei villaggi interi sotto i treni… a
passare la notte… rannicchiati… e nella foresta!… delle
grotte da dove la gente usciva piú! venuta da tutti gli angoli
d’Europa…
Vi dicevo che Corpechot si era promosso ammiraglio…
trovava che aveva dei titoli, molto piú titoli di quelli del
Castello, ammiragli burocrati, del grande Stato Maggiore
Darlan!… e prima di tutto l’articolo 75!… decorato
dell’articolo 75!… mica inventato questo qui… mandato e
tutto! molto reale! braccato serio!… la prova come era
partito!… un pelo!… l’ultimo treno! Gare de l’Est!… ci
avevano potuto beccare solo suo figlio, sua moglie, sua
cognata… tutta sta bella gente a Drancy!… un minuto di
piú lo prendevano!… ed era vero!… avevo letto il rapporto
da Brinon… e il suo esatto curriculum… era stato cronista e
poi redattore capo del gran settimanale sportivo nautico
«Bout dehors»! potevate parlare di lui a Brema, a Enghien o
all’isola di Wight!… si levavano il cappello!… faceva
tutt’uno con le regate!… «L’ha detto Corpechot!…»
bastava questo! l’autorità! se Doenitz l’aveva avuta facile!…
«Corpechot lei è la Marina! über alles!… lei vendicherà la
Francia e Dunkerque!» a sto punto si erano abbracciati…
«Trafalgar! Trafalgar!…» donde lo trovavate là, l’articolo 75
nel didietro… e tutta la sua famiglia a Drancy… ma che
sapeva piú perché né percome!… Corpechot-lei-è-la-
Marina!… pensate che aveva dovuto darsi da fare
«Corpechot-lei-è-la-Marina»! meritare!… prima ad
Amburgo… poi a Kiel… poi a Warnemünde… per
Doenitz!… Kriegsmarine! da un campo all’altro!… là allora
il colpo di avanzamento!… «Comandante delle Forze del
Danubio»!… tutti gli specchi d’acqua Würtemberg-
Svizzera!… e dunque la salvaguardia di Pétain, fin dove di

191
diritto aveva d’andare… non oltre! mica piú oltre!… dietro
front!…
Certo su per aria, il cielo qua poteva andare… l’Inglese se
la batteva d’ala!… c’era solo che da vedere i loro poveri
aerei che osavano nemmeno bombardarci! intimiditi dal
Castello! fottuti!… ma i Russi?… i loro sottomarini anfibi?
Corpechot perdeva mica di vista il fiume, la minima piccola
onda: il traditor Danubio! il pericolo russo! si era tirato su
delle piccole dune… ogni gomito… delle specie di piccoli
semafori… delle gabbie… da lí potevi parlargli!…
raccontargli la Raf! lo facevi torcere, piegare in quattro! da
ridere strampalato che eri!… le bombe?… è lui che ci
scoppiava! «Ah, questa poi!… ah, questa poi! lei non
guarda che il Cielo! anche lei! acchiappanuvole!…
grottesco! incredibile! ma è dal fiume che verranno!
andiamo! guardi!… lo guardi! guardi anche lei!…» e ti
passava il suo binocolo… il suo grosso Licca… mica affatto
da scherzare!… «Lei ha ragione, Ammiraglio!..» nessuno lo
contraddiceva!… appena che Pétain lo avvistava, dietro
front!
Cosí già un momento dalla fine dei regimi nessuno
contraddice piú nessuno… i piú energumeni sono re…
Corpechot, un gesto, Pétain, Debeney gli obbedivano…
Corpechot dormiva sul duro, in fondo a una fratta…
un’altra… e ciò nonostante aveva della tenuta…
assolutamente inappuntabile!… la tenuta d’ammiraglio, il
berretto alto a visiera… e scarpe di vernice!… si era fatto
vestire cosí, lassú, al Deposito, fra un bombardamento e
l’altro… il colorito vermiglio, grosso naso, grossa panza…
doppia mantella!… tenuta da «Grande occasione»
sull’Oceano!… il suo Licca ciondolante sulla trippa…
l’aveste visto rue Royal, avreste subito esclamato: «Oh, ma
sicuro! l’Ammiraglio!… è la Marina!… incarna!…» mica
complicato, mica difficile, i veri autentici e gli svitati… la

192
sola differenza… il posto che si trovano!… rue Royale o
sulle rive del Danubio… Venti volte… cento volte!… Pétain
aveva fatto scrivere ad Abetz che sto Corpechot era di
troppo! ammiraglio o no! che ne aveva abbastanza dei
suoi!… tutti i piani… ministri e alti quadri!… che lo si
spiava alla passeggiata!… Abetz ci poteva fare zero! nel
momento in cui tutto si squaglia c’è piú che da guardare e
tacere… Vichy, il nunzio del Papa… Corpechot-Danubio…
non contraddire!… paventare il cambiamento d’atto, tenere
la scena ancora un poco… il momento che la pagina gira!
Deloncle?… Swoboda?… o Brinon? o Navašin? con mitra o
senza… o Juanovici?… Stalin?… o Pétain?… o Gourion?
l’autorità di Corpechot che conta!… tutti, dietro front!…
tutta la Casa Militare… e la processione dei Ministri… e gli
altri pezzi grossi… e noi quattro, Marion, Lili, me, Bébert…
bisognava mica che la flotta ci blocchi prima del ponte
grande!… il «tre-corsie-campate-metalliche»… finita la
passeggiata!… ritorno al Castello… raggiungere il ponte
grande!… stessa riva, senso inverso… gli ultimi diventano i
primi! dietro front! dietro front!… i capi di Partiti in
avanti!… Bucard e i suoi uomini… Sabiani i suoi uomini…
Bout de l’An e i suoi uomini… faccio presente a proposito,
che Herold Paqui, cosí bugiardo spudorato come Tartre, ha
mai messo dentro i piedi a Siegmaringen, è rimasto a 70
pezze sulla sua isola, a sbafare le sue conserve… ha mai visto
niente di niente… tranne il suo casellario giudiziario…
Doriot è mai venuto neppure… si è mai visto che la sua
macchina, crivellata, frastagliata… cos’era uscire da
Costanza!… la buona vita, tranne la scabbia… la scabbia
come noi piú di noi!… riguardo alla passeggiata, Déat c’è
mai stato… gigante del pensiero politico, preferiva
andarsene da solo in fondo ai boschi… legava poco…
preferiva… metteva a punto un certo programma

193
dell’«Europa Burgunda e Francese», con elezioni primo-
maggioritarie-pluri-differite… meditava…
A riflettere, meditare cosí, penso al Noguarès… che cazzo
viene a scrivere di Siegmaringen? ci aveva solo che da
venire! satanasso il pomposo paraculo! che se ne guardava
come cagare a letto!… né piú avete visto Charlot scendere
giú in trincea, bazuca in pugno, respingere i carri armati
crucchi!… furbi gattoni!… «gratuiti» tutti!… mai
pagatori!… puttane di festival!… che li vedrei tutti, duri
puri sicuri, ai tavolini fuori dei «Trois Magots»… firmare i
loro ritratti col sangue di ammiratori… miliardi cornuti!…
Tutto questo, mi fa venire la febbre!… in fatto di
meditare! vi pianto il Philippe in asso!… vi raccontavo…
dietro front! il ritorno al Castello… noi di colpo si passava
in testa con Marion l’Informazione… insomma quasi in testa
appena dietro ai Capi di Partiti… sto dietro front ha dato un
giorno un bello scherzo… non ho avuto ancora l’occasione
di farvi molto ridere… al ponte di ferro della «ferrovia»
tutta la carovana si ferma di botto!… sotto la prima
arcata!… oh, mica per l’allarme! c’era l’allarme
permanente… le sirene finivano mai… ma la Raf cercava il
ponte… proprio il ponte! in quel momento preciso!…
nessun miraggio!… mollavano tutti i loro rosari di bombe
sopra il ponte, a picco! tutto di fila!… tre quattro aerei alla
volta… come facevano a mancarlo?… i loro rosari di bombe
giravano geyser! il Danubio ne ribolliva! e di quelle
spruzzate di melma!… e nei campi arati!… tre… quattro
chilometri nei campi!… noi si stava pigiati sotto l’arcata,
addensati contro l’enorme pilastro di granito… era
l’occasione di pisciare, tutti i ministri, e i Partiti, e il
Maresciallo… conoscevo tutte le loro prostate… certuni
avevano dei bisogni grossi… per questo, piú comodo, i
cespugli!… Eccoli partiti a imboscarsi… in quel momento,
ho il ricordo esatto, arriva nell’altro senso, tutto un

194
distaccamento di prigionieri, con le loro guardie, dei
landsturm… prigionieri e «territoriali» non piú agitati gli uni
degli altri… prigionieri russi e vecchi crucchi… cosí
stracchi!… cosí stracchi!… magri gli uni come gli altri, a
strascinarsi dietro la zampa… e anche a brandelli!… i
crucchi, con fucile, gli altri, senza… verso dove che
andavano?… da qualche parte!… gli abbiamo
domandato… capivano niente… sentivano nemmeno le
bombe… allora, pensate! noi, le nostre domande!…
andavano la stessa nostra riva, è tutto… direzione opposta…
Bridou ha finito di pisciare… se l’è scrollato… scrollato
per bene! e ha detto: «Agiamo signori! Agiamo!» agire che
cosa?… ha dato la sua idea… «che ci si sparpagli!»…
principio della Cavalleria!… «in ordine sparso»!… tutti in
«ordine sparso»… quanti si era lí sotto l’arcata, stipati
contro il pilone?… pressappoco trenta… vedevo che
Bridoux aveva ragione, le bombe arrivavano piú vicine…
piú vicine… smoccolerebbero il ponte, presto… a ogni
modo!… finirebbe questa imperizia!… noi là tutto il
gruppo molto titubanti… ministri, Partiti, pulle
francocrucche, mica entusiasti per l’«ordine sparso»!… si
poteva comunque seguire i Russi… i prigionieri che
arrancavano… certo! dovevano andare da qualche parte?…
dovevano avere un’idea?… dicevano niente… per campi…
seguire i prigionieri… a sto punto, devo farvi notare un
fatto, madame Rémusat e sua figlia erano stese nella melma,
dritto nella melma, a pancia in giú… la melma dell’argine…
un cratere di bomba… erano venute a piscialetti… tutte
coperte di fango che erano!… uno strato!… avevano avuto
molta paura, senza dubbio… si muovevano piú… morte o
non morte… può essere?… comunque, erano a pancia in
giú!… ho mai avuto loro notizie… abitavano all’altro capo
del borgo… vi dicevo i prigionieri russi e le loro guardie
landsturm si allontanavano attraverso i campi… ci avevano

195
nemmeno guardati… le bombe gli cascavano mica
lontano… cosí stracchi, cosí sonnambuli, pareva che
potevano piú fermarsi… le bombe gli arrivavano attorno,
quasi addosso!… sopra di noi anche! cazzo!… il carosello
nell’aria!… quello che volevano, ci voleva mica un mago, era
di schiantare il ponte!… il ponte di tutto il traffico Ulma-
Romania… martellare!… noi in pieno sotto!… Pétain e la
processione! Una bellezza! finirebbero per mirare giusto!…
tutto il ponte sulla ghirba! oh, la trippaglia! ferraglia!
madonna!… incapaci cocciuti!… cerchi nell’acqua!…
guardavo madame Rémusat e sua figlia alla raccolta dei
piscialetti… pancia in giú!… i ministri si tiravano su i
calzoni… parlavano tutti in una volta… c’era dei «pro»…
c’era dei «contro»… avanzare? insieme?… o prendere
l’altra riva?… i generali, gli ammiragli, decidevano in
«ordine sparso»? o uno dietro l’altro in fila? riacchiappare i
prigionieri russi? allora tra le erbe mediche? se si restava lí,
una cosa sicura, le nostre teste, che beccherebbero il ponte!
in blocco! le loro bombe scoppiavano quasi sopra di noi!
pieno il Danubio!… a monte! a valle!… rettificavano!… di
quelle formidabili alzate di melma! carrettate davanti a
noi… di quei crateri sugli argini! vrong! vlaaf!… scagliati,
schiacciati contro il pilone!… ministri, generali e le
guardie… e io e Lili e Bébert… in quel momento lí
veramente tragico Pétain che aveva ancora detto niente… lo
ha detto… «Avanti!» e indicato dove voleva! «Avanti»!… il
suo bastone! «Avanti»!… che si esca tutti da sotto l’arcata!
che gli si vada dietro! «Avanti!» che ci si tiri su i calzoni!…
«Avanti»!… lui stesso con Debeney, fuori! oh, senza
nessuna fretta… molto dignitosi! direzione: il Castello!…
che ci si è rimessi in fila uno dietro l’altro… tutti i ministri e
i Partiti… le bombe continuavano ad attaccare il ponte…
noi, noialtri, la nostra fila di indiani c’è stato tutto raffiche
su raffiche!… fino al Castello!… con la mitragliatrice… è

196
proprio sopra di noi che tiravano!.. ma tiravano male!…
vedevo le raffiche rimbalzare… sull’erba!… sull’acqua!… le
erbe saltare, falciate!… tiravano come dei cani!… la prova,
nessuno fu raggiunto!… e passavano rasente il fiume!…
Pétain parlava con Debeney… andavano secondo il loro
passo, assolutamente senza affrettarsi… i ministri
neppure… su almeno due chilometri… la sfilza ha mica
deviato di un centimetro… vedo ancora Bichelonne, davanti
a noi… stampellava duro, Bichelonne… era prima che lo
operino… aveva piú molto tempo da stampellare… è morto
dell’operazione, ha voluto farsi operare a Hohenlychen,
lassú, Prussia orientale, vi racconterò… per il momento
sono a Pétain… il ritorno al Castello… il capo in testa… e
sotto le raffiche!… e tutta la coda di ministri generali
ammiragli… ben rassettati riabbottonati… molto
dignitosi… e a distanza!… insisto perché a proposito di
Pétain hanno raccontato che era diventato cosí rimbambito
che sentiva piú le bombe né le sirene, che prendeva i militari
crucchi per le sue proprie guardie di Vichy… che prendeva
Brinon per il Nunzio… io posso ristabilire la verità, posso
dire io che mi detestava, parlo in assoluta indipendenza, che
avesse mica preso il comando al momento del ponte, fatto
incamminare la processione, nessuno scampava! avrebbe
mai avuto luogo l’Alta Corte! il Noguarès neppure! ho visto,
io sí posso ben dirlo, il Maresciallo salvare l’Alta Corte!…
senza di lui, senza la sua fredda decisione, mai uno sarebbe
uscito da sotto l’arcata!… non un ministro non un
generale!… né dai cespugli! era la fine! senza requisitorie! e
senza verdetti! spappolata totale! manco bisogno d’isola
d’Yeu neppure!… la decisione di Pétain che ha fatto uscire
tutti quanti da sotto l’arcata!… com’è il carattere di Pétain
che fece tornar su l’esercito al fronte al tempo del ’17…
posso parlare di lui molto liberamente, mi esecrava… vedo
ancora le pallottole tutt’intorno… l’argine, l’alzaia,

197
crivellati!… soprattutto attorno a Pétain!… vedeva, se non
sentiva!… tutto il tragitto fino al ponte levatoio!…
sventagliate su sventagliate!… ah, non una parola!… né lui,
né Debeney… assolutamente dignitosi… e il piú buffo: non
uno solo colpito!… né Lili, né io, né Bébert, né Marion!…
al ponte levatoio, fermata! saluto!… sparpagliamento!
nessuno aspettava piú niente! ognuno a casa propria!… i
Raf sparavano piú… risaliti al Cielo! noi, Lili, Bébert,
avevamo piú che da lasciare Marion… ma io però quattro
panini in saccoccia!…
Le mie visite!… era l’ora! al primo piano del Löwen, al n.
11, il nostro tugurio… dico: tugurio!… sí!… due sacconi…
e quali!… ne ho visti altri, certo!… molti altri!… ci si dice
dunque: arrivederci… ci si abbraccia con Marion… che si
era mica certi di rivedersi!… mai!… lui aveva la sua camera
al Castello, al terzo piano, la camera piú piccola!… vi ho
detto, per il Protocollo, l’Informazione, era infima…
Marion, mettiamo con Dagoberto, a Clichy-sur-Seine,
avrebbe mica avuto uno sgabello!… se non volete sbagliarvi
pensate sempre a sant’Eligio!… tutte le imposture
cominciano dall’anno 1000! la cialtroneria si mostra!…
Eccellenze sapienze!… burattini! piú nessuna precedenza
seria!… ma io qua comunque una cosa seria, mica
cialtronesco, il mio ambulatorio!… come che eravamo
sistemati, vi racconterò… potrete andare a rendervi conto…
ho letto molti resoconti qui!… là!… su Siegmaringen… tutti
ingannevoli o tendenziosi… trasversi, fasulli, sottogamba,
cagosi… che diavolo!.. c’erano mica, nessuno! al momento
che si sarebbe dovuto!… vi parlo eccessivamente di w.c…
in particolare quelli del Löwen… è che si stava sullo stesso
pianerottolo, la porta di fronte, e che si liberavano mai!
tutta la gente di Siegmaringen, della birreria, e degli
alberghi, venivano a far capo qui, necessariamente… la
porta di fronte!… tutto l’atrio, tutta la scala erano stipati

198
giorno e notte di persone allo stremo, insolenti, brontolanti
che era la vergogna!… che ne avevano abbastanza di
soffrire!… che se la facevano sotto!… che ne potevano
piú!… ed era vero: tutta la scala sgocciolava!… e il nostro
corridoio dunque! e la nostra camera! si può mica piú
lassativo che lo Stamgericht, rape e cavoli rossi… Stamgericht
piú la birra acida… da piú mollare i w.c.!… mai! pensate
tutto il nostro atrio grondante scorreggiante di gente che ne
poteva piú!… e gli odori!… i cessi ricacciavano fuori! va da
sé!… finivano piú d’essere intasati!… la gente entrava in
tre… quattro!… uomini, donne… bambini… non importa
come!… si facevano tirar fuori per i piedi, estirpare a viva
forza!… che si accaparravano l’asse!… «sognano!
sognano!…» se si rumoreggiava!… il corridoio, la birreria, e
la strada!… e che tutta sta ressa si grattava in piú… e si
passava, ripassava la scabbia e piattole… e i miei malati!…
in mezzo… che ci andavano inevitabilmente pure a pisciare
sopra agli altri e dappertutto! era vivo il nostro corridoio!…
della gente anche per von Raumnitz… vi spiegherò von
Raumnitz un’altra affluenza, per il suo ufficio, uno dei suoi
uffici, il piano di sopra… sti qui pure andavano ai cessi la
porta di fronte… il momento piú magico era tutti i giorni
quando i cessi ne potevano piú… verso le otto della sera…
che scoppiavano! la bomba di merda!… di strapieno da
strafondo!… tutti gli scarichi della birreria della vigilia e del
giorno!… allora un geyser pieno il corridoio!… e la nostra
camera! e a cascata pieno le scale!… pensate un si salvi chi
può!… mischia-pancrazio nella materia! tutti in strada!…
era il momento Herr Frucht arrivava! gerente del Löwen!
Herr Frucht e la sua canna!… aveva veramente tentato tutto
per salvare i suoi cessi… ma pure responsabile anche lui!…
era lui il bettoliere, la sbroda alle rape! lui la birreria! il
ristoratore!… cinquemila Stamgericht al giorno! mica
sorprendersi che i gabinetti trabocchino! Herr Frucht saliva

199
su con la sua canna! mestava! rimestava! rifaceva funzionare
la tazza!… e riapplicava un altro catenaccio… avvitava!…
avvitava!… che piú nessuno possa aprire! basta! due minuti
che se ne era andato i suoi cagatoi erano stra-ri-pie-ni! la
gente a picchiarsi! e pieno l’atrio!… Herr Frucht, che era
mica Sisifo, aveva voglia a imprecare «Teufel! Donner!
Maria!» i suoi clienti dello Stamgericht ci avrebbero piú che
inondato la sua baracca! sommersa sotto dei torrenti di
rape! se avesse inzeppato il suo vaso, veramente impedito i
clienti! cementato il buco!… minacciava ma non ci aveva il
coraggio…
Noi comunque all’11 si sguazzava! non insisto… ci si
abitua e bisognava!… quel che era da temere, quel che
temevo, peggio di questo inconveniente, è che ci
sfrattino!… ci sfrattino alla maniera crucca, che vuol dire
perfida, sensata, «per la convenienza generale!»… che per i
malati era meglio che io traslochi… che visiti altrove… ecc.,
ecc… troppa baraonda!… ogni sorta di ragioni che io tolga
le tende… voci? voci? voci?… ne ho sentite ben altre!…
credete!
A proposito di questo vastissimo atrio, vi spiego (molto
basso di soffitto, ci tengo a precisare) non c’era solo che le
mie visite… e i clienti ai gabinetti… c’erano i clienti di von
Raumnitz… Barone Comandante von Raumnitz… giusto la
camera sopra la nostra… n. 26… vi riparlerò di sto von
Raumnitz… divago ancora… a portarvi in giro vado a
perdervi!… voglio mostrarvi troppo alla volta!… ho la scusa
di questo… quello!… di una certa precipitazione…
Abbiamo lasciato il Maresciallo… il ponte levatoio
riabbassato… ci portiamo su, al Löwen… vi apro un
varco… necessita!… la calca prima, del marciapiede… poi
dell’atrio!… una vera folla che vuole fare pipí… ce n’è
dappertutto!… scosto… scosto… e sbatto sulla nostra
porta: l’11! la nostra stamberga…

200
Ce ne vuole per sorprendermi ma lí però ci guardo due
volte!… sul mio pagliericcio, quello di destra, un uomo
steso, tutto sbracato, sbottonato, e che vomita e urla… e
sopra a cavalcioni, un chirurgo!… insomma un uomo in
camice bianco e che si appresta a operarlo di forza! tre,
quattro bisturi alla mano!… lo specchio frontale, le garze, le
pinze!… nessun dubbio!… dietro di lui, pieno nel
sudiciume, l’orina, la sua infermiera!… camice bianco
pure!… e grosse scatole metalliche sotto il braccio…
«Che cos’è che ci fate?»
Chiedo!… ci ho il diritto! in piú che quello di sotto
urla!…
«Dottore! dottore! mi salvi!
– Da che cosa?… da che cosa?
– È lei che venivo a trovare dottore! i Senegalesi! i
Senegalesi!
– Allora?… allora?
– Hanno tagliato tutte le teste!
– Quello lí è mica Senegalese?…
– Vuole cominciare dall’orecchio!… è lei che venivo a
trovare dottore!
–È mica Senegalese lui?
– No!… no!… è un pazzo!…
– Da dove viene, lei?
– Da Strasburgo, dottore! sono garagista a Strasburgo!
hanno tagliato tutte le teste!… vengono!… vengono! sono
garagista! ho sete dottore!… lo faccia alzare dottore! mi
strangola!… è qui che mi mette il suo coltello nell’occhio!…
lo faccia alzare, dottore!»
Era una situazione… comunque con i suoi bisturi, pazzo
non pazzo, meglio era proprio e subito che la polizia gli
chieda i suoi documenti!… e che sbatta tutti quanti in

201
strada, la polizia!… tutta la gente tutta la strada si era
riversata nella camera! nel corridoio, i cessi, con lo svitato e
l’infermiera!… ci riuscirei mai, io da solo a fare sgomberare
i gabinetti!… già la stamberga, i nostri due giacigli, la
bacinella, eri incastrato!… la folla in piú!
Io la questione dell’ordine, era Brinon! dipendevo da
lui… stava a me di andarci!… stava a lui di avvertire la
polizia!… una delle polizie! e che c’era un fottuto disordine,
tutto il Löwen, i cessi e il corridoio! mi ciondolo mica tanto
nelle circostanze delicate… il chirurgo pazzo, l’altro sotto di
lui… che urla!… c’era mica da rimandare! già Lili aveva
rimesso Bébert nel suo sacco… mai l’uno senza l’altra!… mi
aspetterebbe dalla signora Mitre… andrò a trovare Brinon
da solo… la signora Mitre dirigeva l’amministrazione…
veramente la persona di molto gran cuore e di molto gran
tatto… potevi parlare con lei… è lei che doveva rispondere
questo… quello… alle diecimila… centomila lamentele al
giorno!… pensate se ci si lamentava, 1142 con mandati! e
donne e bambini!… di tutto! e per tutto! e i «lavoratori in
Germania» e le quarantasei specie di spioni! e la soffieria
generale!… che si arresti il tale!… la tale!… e Laval!… e
Bridoux!… presto!… Brinon!… e anche me! e Bébert!
l’esilio, pentola delle denunce! bolli! bolli!… che cos’è che
hanno dovuto avere a Londra!… supponete dieci anni di
Londra, ne tornava mica uno, impiccati!… centuplo le
denunce!… soprattutto i condannati a morte! la piú misera
piccola lucerna smoccolosa che vi sbarluma nel fondo di un
granaio… state mica a grattarvi!… è il tale! il tale
condannato a morte, che suda trema intinge a scribacchiare
mille mille orrori sul tale e tal altro paria, votato alla tortura,
malacarne! tanto piú allora denunciarlo ai crucchi! alla
Bibici! a Hitler! al Diavolo! ah, che Tartre m’appare puerile
mocciosume fallito tutto per tutto!… qui vi parlo di veri
incarnati delatori! la testa già sotto la mannaia! le

202
condizioni, una volta al secolo!… salutate!… complotti? dei
complotti da rimuovere con la pala! pieno la Milizia!…
pieno il Fidelis!… l’Intelligence Service dappertutto! quattro
stazioni trasmittenti giorno e notte su tutto ciò che
succedeva! là! là… potevate perfettamente sentirle… al
Prinzenbau addirittura! (il nostro municipio)… i nostri
nomi… cognomi… fatti… gesti… intenzioni… minuto per
minuto… dodici dozzine di smaniose bidelle, portinaie,
lavandaie, ben aggrappate ai nostri coglioni, avrebbero mica
fatto meglio, mica regalato dei peggio sparlamenti! dico!…
si sapeva! ma la vita è uno slancio che bisogna fare finta di
crederci… come se niente fosse… piú oltre! piú oltre! poi io
dovevo ricevere all’«11»… i miei 25… 50… malati! dargli
quello che non potevo… pomata allo zolfo che arrivava
mai… gonacrina, penicillina che Richter doveva ricevere…
che riceveva mai! la vita è lo slancio… e tacere!… in
un’occasione, piú tardi, ho esercitato a Rostock, Baltico, con
un collega, il dottor Proséidon, che tornava dal Paradiso
dell’Est… aveva la grande assuefazione… la faccia che
bisogna avere negli Stati veramente seri… l’espressione di
mai piú pensare!… mai piú niente!… «Anche se lei non
dice niente, si vede!… si abitui a pensare niente!» il mirabile
collega! che ne è di lui!… vedeva il Paradiso dappertutto!
«Se Hitler cade, lei non la scampa!» parola di un forte
intellettuale: «L’Europa sarà repubblicana o cosacca!»…
sarà tutte e due, affanculo! e cinese!
Bene! bene! mi chiedete niente! vi dico quello che
penso!… mettete il Gazier in cosacco… i medici muti! le
loro comari mute!… il mio collega Proséidon ci era rimasto
laggiú quindici anni… nel Paradiso!… «Per quindici anni
ho “ordinato”, prescritto… per quindici anni i miei malati
hanno portato le mie ricette al farmacista… sono sempre
ritornati a mani vuote… non aveva!… oh senza protestare!
non una parola!… i malati neppure… non una parola!… io

203
neppure… non una parola!…» quando il signor Gazier,
cosacco, saprà veramente tutto il suo mestiere, ci sarà piú
una parola da dire… noi lí a Siegmaringen non si era ancora
al punto… si aveva ancora delle idee… delle sorte di specie
di pretese… io protestavo per la scabbia, lo zolfo che avrei
dovuto avere… come Herr Frucht per i suoi gabinetti, che
avrebbero dovuto funzionare… mancavo ancora parecchio
di addestramento! Herr Frucht è morto pazzo, piú tardi…
piú tardi…
Oh porca! alla mia camera!… il chirurgo balengo e la sua
vittima che gli urlava sotto… che mi chiamava: aiuto!
bisognava a ogni modo che io avverta! che mi sgomberino il
locale! dico a Lili: «basta gazzarra! al Castello!»… porto
con me Lili… Lili-Bébert… avevo la tessera permanente…
«precedenza a tutte le ore» ammetto!… precedenza!… dalla
posterla sotto la volta… e la pendenza scavata in piena
roccia!… aveste visto un po’ sta volta!… splendida salita
cavaliera… verso la Corte Alta!… la Sala dei Trofei!… tutta
la volta, altezza di Lance! ci avreste visto salire, facile, tre…
quattro squadroni fianco a fianco! la vastità di un’epoca… e
Crociate! da questa Corte Alta, subito a destra, l’anticamera
Brinon… lascio Lili dalla signora Mitre, e stringo la mano
del piantone, soldato di Francia! uno vero! sí! sí!… con
cordelline!… tutto!… e anche decorato al valore militare…
come me!… toc!… toc! bussa, va ad annunciarmi, voglio
parlare al signor de Brinon!… sono ricevuto
immediatamente… è lí come l’ho conosciuto a Place
Beauvau… e lo stesso ufficio pressappoco… forse non
proprio cosí grande… meno telefoni… ma la stessa testa, la
stessa espressione, lo stesso profilo… gli parlo, gli dico
molto rispettosamente che potrebbe forse?… ecc… ecc…
mio Dio! mio Dio! sapeva già!… e molte altre cose!… gli
alti in carica leggono tanti di quei rapporti! e ricevono
almeno cento sbirri al giorno! potete insegnargli niente!…

204
Sartine! Luigi XIV! sapeva tutto ciò che si diceva di lui,
Brinon… che era il signor Cohen… mica piú Brinon che
burro al coso!… non piú che Nasser è Nasser!… piccoli
misteri da pubblici ministeri!… che sua moglie Sarah gli
suggeriva tutta la sua politica… e per telefono… dieci volte
al giorno, da Costanza! tutti gli agonizzanti ci si
sbellicavano! tutto il Fidelis! e i posti d’ascolto dei bunker…
tutte le polizie!… e «Radio London»!… tutto!… sapeva, e
mi guardava che io sapevo… a un certo momento, ci sono
piú segreti… c’è piú che le polizie che ne fabbricano… e me
che venivo a parlargli della nostra camera, che fosse cosí
gentile di fare mandare un piccolo rinforzo di un po’ di
gendarmi! che potevo piú ricevere nessuno… che il mio
letto era occupato… che tutto l’albergo era stracolmo!…
che c’era un disordine estremo!… gli do i particolari sullo
svitato e la sua infermiera…
Brinon era piuttosto cupo di natura, di espressione…
ambiguo… una sorta di animale delle caverne (X dixit)… al
suo ufficio rispondeva quasi piú… era mica stupido… ho
sempre avuto l’impressione che sapeva molto esattamente
che tutto era piú ormai che la mascherata, questione di
giorni…
«Oh, sa, un medico pazzo!… è mica il solo!… mica il
solo, dottore!… sappiamo che sui nostri dodici medici
sedicenti francesi, sedicenti rifugiati francesi, dieci sono
pazzi… pazzi proprio pazzi, segnalati evasi dai manicomi…
in piú mi ascolti dottore! Berlino ci manda, lei va a
riceverlo, il “Privat-Professor” Vernier, “Direttore dei
Servizi Sanitari Francesi”… so poi, nessuna sorpresa, mia
moglie me lo ha telefonato, che sto Vernier è un cèco… e
che è servito da spia alla Germania per diciassette anni!… a
Rouen prima… poi ad Annemasse… poi al “Journal
Officiel”… fattorino… ecco qua il fascicolo!… ecco qua la
sua foto!… ecco le sue impronte!… da quest’oggi è il suo

205
capo, dottore! il suo capo! ordine di Berlino!… per quello
che la disturba, nella sua camera, si rivolga sopra su da
lei!… andiamo! a Raumnitz! lei lo cura, Raumnitz! lo
conosce!… se vuole adoperarsi! ohi me lei conosce la
polizia di Siegmaringen… tutte le polizie!»
Aveva piú per niente voglia di impicciarsi di niente,
Brinon… né per la scabbia… né per i cancri… né per le mie
tubercolosi… né per i marmocchi di Cissen che li si faceva
morire di carote… né contro il mio chirurgo balengo…
come se la godeva di non fare piú niente…
«Ah dottore! una cosa! una notizia! lei è condannato a
morte dal “Comitato di Plauen!” ecco qui la sua
sentenza!…»
Dalla sua cartella mi tira fuori un «annuncio» lo stesso
formato, stessa formulazione… come ne ricevevo tanti a
Montmartre… stessi motivi… «traditore, venduto,
pornografo, giudifago…» ma al posto di «venduto ai
crucchi»… «venduto all’Intelligence Service»… se c’è
qualcosa di fastidioso è le «terribili accuse»… rimasticature
peggio che gli amori!… vedo ancora piú tardi, in prigione,
in Danimarca… e dall’Ambasciata di Francia… e dai
giornali scandinavi… nessuna fatica di testa!…
semplicemente: «il mostro e venduto il peggio di piú
peggio! che supera le parole!… che la penna scoppia!…»
sempiterni misfatti di mostro: venditore di questo!… di
quello!… di tutta la Linea Maginot! le braghe delle truppe e
cacche! generali appresso! tutta la flotta, la rada di Tolone!
lo stretto di Brest! le boe e le mine!… gran liquidatore della
Patria! capitolo «collaborazionisti» feroci o «fifí» atroci
epuratori di qui… di là… una cosa, è che a Londra,
Montmartre, Vichy, Brazzaville, si era malvagi sospettosi
ovunque! sbirraglia Company!… super-nazi della nuova
Europa o Comitato di Londra o di Picpus! occhio! in quarta
tutti a fotterti allo spiedo! carne macinata! polpettame!

206
Sta mania di scappare sempre… di lasciarvi in asso!…
dove ci ho la testa?… vi dicevo che Brinon ci teneva mica a
intervenire in quest’affare del pazzoide… che dovevo solo
andare a trovare Raumnitz!… io ci tenevo mica molto… ma
dopo tutto!… ci doveva essere del teatro nella nostra
camera, attualmente!… intanto andare a trovare la signora
Mitre!… e cercare Lili!… bisogna pure che vi descriva
l’appartamento della signora Mitre… ci valeva la pena!… un
insieme di grossi e piccoli mobili, consolle, tavolini, legni
torniti, colonne tortili, rifiniture, gorgoni, chimere, da fare
sognare la Sala d’Aste, dare di matto tutta una «rive gauche»
di antiquari! e mica roba tocca! solo autentico «Secondo
Impero»!… vetrate! baldacchini! di quei «canapè» con
puf!… sofà circolari con piante verdi! vasca da bagno in
rame cesellato, a fiorami frufrú… pettiniera pure a gran
frufrú, a balze, di che nasconderci sotto venti ussari… come
tavoli, dei monumenti di sculture!… draghi in furia! e le
Muse! tutte! qua i Principi avevano saccheggiato, alla loro
epoca, tutta la rue de Provence, le rue Lafayette e Saint-
Honoré… troverete ancora forse?… di simili armonie a
Compiègne dall’Imperatrice… a Guernesey da Victor
Hugo… o a Épinay per la «Signora delle Camelie»…
forse?… Lili, la signora Mitre fanno salotto… Lili si trovava
bene in questo arredo «Imperatrice»… tutte le donne!…
potevo mica volergliene… il Löwen, il nostro corridoio, la
nostra tana, e in piú il pazzo!… era troppo per una donna,
anche molto coraggiosa, come Lili… dalle finestre della
signora Mitre vedevi tutta Siegmaringen, tutti i tetti del
borgo, e la foresta… si capisce la vita di Castello… la vista
di lassú e di lontano… il distacco dei signori… la gran
bellezza di non essere villani… fra i villani! noi ci si stava!…
e piú che peggio!… parlo alla signora Mitre dell’albergo,
delle nostre difficoltà della camera, e il tocco finale!… del
pazzo in vena di operare! certo lei capisce bene che mi

207
lamento… ma!… ma!… «L’Ambasciatore non può piú
niente, dottore!… le polizie non possono piú niente!… non
le ha detto tutto, dottore! sa come è discreto! lei non sa
tutto, guardi!… otto falsi vescovi a Fulda!… sedicenti
francesi, e che chiedono tutti di venire qui, al Castello!… tre
astronomi a Potsdam!… sedicenti francesi! undici “suore di
carità” a Monaco… sei falsi ammiragli a Kehl!… che
chiedono anche di essere accolti!… ieri tutto un Convento
di suore indú che venivano dicevano dalle Colonie… con
cinquanta piccole Cashmire, sedicenti violentate, presto
madri… da accogliere pure qui!… delle bambine!… o al
Löwen!… o a Cissen!… piú tre mongoli perseguitati!»
Era molto, evidentemente…
«Non è perseguitato, lei dottore?
– Oh sí! oh sí! molto! signora Mitre!
– E l’Ambasciatore allora dottore! e Abetz, dottore! se
sapesse! le denunce!… quante crede?
– Non so… molte!
– Ieri, trecento!… su Laval! anche su di noi!…
– Mi immagino!
– Tre rapporti ieri! indovini su chi?
– Su tutti!
– Mica solo su tutti! su Corpechot!… e un rapporto da
Berlino!… che l’avevano visto a Berlino!
– Oh Signora ecco una menzogna! Corpechot non lascia
il Danubio!… ha la difesa del Danubio!… non è uomo da
disertare! mi rendo garante!
– Eppure bisogna che rispondiamo!… la Cancelleria!
vuole scrivermi una parola?
– Sí! sí! signora Mitre… qui! qui! subito all’istante!… che
Corpechot scappa mica! manco per niente!
– Ah, caro dottore!…

208
– Abbraccia la signora Mitre, Lili, e andiamocene!…
Bébert! Bébert!»
Bébert, la parola che lei si decida!… che la fa alzare…
«Bébert» vuol dire che si passa prima dal Landrat a cercare i
suoi avanzi… il Landrat è l’altro capo della strada maestra…
vi racconterò… e intanto che cos’è un Landrat?… una sorta
di funzionario tra «sindaco e sottoprefetto»… curavo la sua
cuoca… dispepsia… ottima casa, ottima borghesia della piú
bella epoca… dal Landrat pure, inquilina, avevo la madre di
un ministro, 96 anni… la mia malata piú vecchia… che bella
mente! finezza! memoria! Christine de Pisan! Louise
Labé!… Marceline! mi ha detto tutto, tutto! recitato! come
le volevo bene!
Soletta, io son restata!
Soletta sono!
Come diceva bene!

209
Potevo pensare, io qua, anche tutto quanto in sudore e
febbricitante, che sto colpo di freddo della riva, sto accesso,
durerebbe mica dei mesi… vaffanculo! scossavo, ridicolo, di
peggio in peggio… grondavo… da strizzare che ero, pieno il
lettone… eppure applicato a scrivere… alla meglio… sono
mica l’uomo da discutere le condizioni del lavoro…
affanculo!… sono trucchi di dopo il ’900 le scorse e discorse
sul lavoro… «faccio io mamma?»… eri nato scansafatica
magnaccia… o lavoratore!… tutto l’uno tutto l’altro!… io
qua a scuotere il paglione, mettiamo… mettiamo che mi
rimetta comunque alla fatica…
«Buon Dio basta che ci sia nessuno!»
Dei rumori accanto!… i cani pure!… wouaf!… c’è
l’ossessione invecchiando, che ti lascino tranquillo, in
assoluto!… ma porca!… Lili parla a qualcuno… una
donna… la porta è chiusa ma io sento… ascolto… si tratta
di madame Niçois… una vicina… madame Niçois ha freddo
in casa sua… pare… si lamenta… «che cos’è che posso
fare?…» parole della vicina… io urlo…
«L’ambulanza! Versailles! l’ospedale!… telefona Lili!
telefona!…»
D’un botto la porta si apre…. Lili, la vicina, entrano a
trovarmi… quello che non volevo!… proprio no!… mi
ricaccio sotto le coperte… sotto la mucchia dei cappotti…

210
so piú quanti cappotti! sono povero di tutto ma porca!
miseria! no di cappotti! quello che le persone che ti vedono
miseria ti mandano per prima cosa e finché possono… dei
cappotti! hanno sempre troppi cappotti!… oh, «dei piú da
mettere», alla trama! ci puoi piú uscire, ma sul tuo letto, e
nella febbre, li trovi molto comodi! niente esagerati!…
riscaldamento centrale che non costa caro… il nostro, a gas,
mi dà tanto da combattere!… la rovina!…
Lili e la vicina escono… io non ho detto niente!… non
una parola… che telefonino!… Versailles! l’ambulanza!…
no! non disturberò Tailhefer!… starà mica male lei a
Versailles, l’ospedale è molto ben riscaldato… starà meglio
che a casa sua… può darsi anche?… rifletto… che avendole
parlato di fantasmi, dei bravacci della Publique vuole piú
restarsene a casa?… Vai sempre a tentoni coi malati… hai
detto troppo? non abbastanza?…
Qua io tuttavia per le chiacchiere, le spremiture di pera,
in piú di quelle per i malati, ci ho quelle per Achille!…
900… 1000 pagine!… o per Gertrut! cosí tanto scroccatori
l’uno come l’altro!… che vorrei vederli qua davanti a me
squartarsi a vivo! passarsi delle daghe storto e traverso!
rivoltarsi fricassee!… ma figurarsi! un bel cazzo!… cagosi
banditi mica si sventrano!… Loukoum meno di tutti,
vaginoso vuoto!… per tutto sto mondo e l’altro, non
troverete piú esigente banco di squali!… con dentiere…
pinne di nylon!… e di quelle limousine, cosí!… tutto
ingorgati sangue degli scribacchiatori! quello che mi hanno
pompato a me come litri! lo dico!… lo so!
So piú!… porca!…
Sto colpo della vicina mi ha scosso!… peggio che La
Publique!… l’ambulanza!… vi ho persi… voi e il filo!…
vediamo! vediamo!… eravamo a Siegmaringen… tutto
lungo un altro ricordo… ecco qua!… me ne spunta ancora
un altro!… un altro ricordo!… di Le Havre, questo qui!…

211
di Le Havre!… sí, ci sono!… sostituivo un collega,
Malouvier, route Nationale… oh ma, ci siamo!… oh ma, ci
sono!… un malato a Montivilliers… lo vedo ancora sto
malato… e il suo cancro del retto… ero ancora
gagliardamente attivo, ardente, sollecito all’epoca!… se
sgaloppavo!… tutte le chiamate!… lui sto canceroso, due,
tre volte al giorno!… morfina e medicazione… facevo, me
da solo, come tutto un servizio d’ospedale… eppure me
l’hanno portato altrove… mica perché non lo curavo
bene!… no!… perché diventava pazzo!… che la famiglia
poteva piú tenerlo, si scagliava contro tutto!… l’armadio…
contro la finestra! spaccava tutto!… che gli impedivo di
andare al lavoro!… mi accusava! la sua coscienza che lo
torturava!… la sua coscienza che era finita! che sarebbe piú
andato alla fabbrica! che le guardie verrebbero a cercarlo,
che erano lí! che le vedeva venire dalla finestra! che
venivano a portarlo in prigione! scansafatica! scansafatica!
che da sessant’anni si era mai fermato! mai! mai era
mancato ai «bacini galleggianti» di Honfleur! mai! «aiuto!
aiuto!» avevo voglia a fare, me, le mie parole, e i miei «10
cc.» di morfina… mai era mancato!… hanno dovuto
portarlo via… il cancro non è tutto! la coscienza nel lavoro
che è tutto! insomma voglio mica dire per quelli come
Brottin… Gertrut… che aspettano!… che aspettano… e che
ci si sbrighi!… la prova… che sono qui pure io… come
Paraz… malato lavoratore!… e che aspettano che ci si
sbrighi!… febbre no la febbre!… «A che punto sei
clown?… quante di pagine?»

212
Era sempre lí verso le cinque, von Raumnitz… pressoché
sicuro… dalle cinque alle sette… dopo se ne andava al
Castello… o altrove… aveva mica solo che un domicilio…
riceveva dappertutto… tutte le ore di giorno e di notte…
una decina di domicilî… al Löwen c’era dalle 5 alle 7…
stanza? 26, proprio sopra la nostra… il trucco di tutti i
poliziotti, avere degli uffici dappertutto, dei posti per
ricevere dappertutto… gli uomini politici pure! e le
Ambasciate!… di qui che ti senti sempre strano in qualsiasi
capitale, certe strade… Mayfair, Monceau, Riverside…
domicili e gente losca dappertutto… e mica alberghetti la
micragna… alloggi da scapigliati… no!… di quegli
appartamenti sontuosi, ultralussuosi… anche lí a
Siegmaringen i locali segreti del Raumnitz, scusate! altra
cosa che la nostra topaia! conoscevo la sua «ala» al Castello,
due piani! tutto infiorati!… azalee, ortensie, narcisi!… e di
quelle rose!… sono sicuro al Cremlino, sono pieni di rose
nel mese di gennaio… lí al Castello, tutta un’ala per lui, due
piani, Raumnitz con le sue squadre di galuppi, cameriere,
cuoche e lavandaie, era forse meglio sistemato di Pétain!…
piú lussuoso di lui!… aveva altri locali in città… non solo
per lui… per sua moglie, sua figlia e i suoi alani… potreste
mica trovare meglio East-End o Long-Beach… voi che
chiedete dei trucchi magici, chiedete per vedere alla
polizia… se vi rispondono: no!… mentono, ce ne hanno!…

213
che domani Parigi sia ridotta polvere dalla bomba Gigí…
Z… Y… ci saranno ancora di queste bomboniere, di questi
minisalotti cento metri sotto terra, tutte le comodità, bidè,
azalee, cantine di liquori, sigari cosí, sofà «tutta piuma», che
apparterranno alla polizia!… alle polizie!… quelle che
saranno allora!… per la questione approvvigionamento,
Raumnitz, aveste visto le pile di «tessere» fra i vasi di
fiori!… di che alimentare tutta Siegmaringen!… dunque
vedete, Raumnitz, la signora, e la figlia, avevano troppo di
tutto… e tuttavia mai ci hanno offerto la piú piccola tartina!
fetta biscottata! ticket!… era come il loro punto d’onore…
a noi, niente!
Lui disprezzava mica la mia medicina, io lo curavo,
un’aortite grave… ma onorari? fico secco!… il suo punto
d’onore! lí sul momento, tornando da Brinon, era questione
che io mi faccia mandare su qualcuno dei suoi sbirri, tirare
fuori il balengo e l’infermiera… per cominciare!
Dico a Lili: vieni!… intanto attraversare il
pianerottolo!… ancora piú persone di prima!… gente del
Bären, piú casinisti… lo spauracchio di Frucht, i giovani!
che li vedeva finire il suo albergo, tutto demolire la sua
birreria, i suoi cessi… molto piú scatenati di noi del
Löwen… prima lo Stam da basso, la birra… e hop si sale a
pisciare, e la colica! scassare la porta e i paletti, cacciarsi
dentro ai cessi!… in sei… dieci… spaccare l’asse!… la
catena!… portare via la corona, il sedile!… vittoria! vittoria!
di viva forza!… ripisciare compisciare ancora pieno l’atrio,
la scala!… che tutto trabocca! ma… ah, tenetevi! sull’istante
proprio in posizione! in pieno la piscia! due tedesche si
spiluccano!… in posizione!… accanite! a tirar su! scosciate
in un modo! là… e hop! e tutta la gioventú attorno! a
trapestare, pazza di goduria! che ci batte pieno le mani!…
incita!… e piscia insieme! ne può piú!… due splendide
ragazze che sono alle prese… delle profughe di Dresda… la

214
«città delle artiste»… da Dresda che venivano tutte le
artiste… la città-ricovero!… rifugio delle arti!… le due lí,
leccarde terribili, cantanti d’Opera, pare!… e davanti ai
cessi e davanti a Frucht, e davanti a tutta la gente!… tutta la
calca del pianerottolo… hurrah! urlavano!… «hurrah
Fraulein!» una bruna e una rossa… l’orgia, era mica scelto
come posto… posso mica dirvi di piú… alle prese, in pieno
stagno di tutto!… qua io vedevo, mi era impossibile anche
spingere la porta… la nostra, l’11… sono non so quanti
adesso là dentro attorno al mio letto… attorno allo
schizoide e l’operato sotto… balenghi pure, attorno… che
incitano!… «dài! dài! tagliaci l’orecchio!»… questi qui è del
sangue che vogliono! «dài! dài!»…
Ah me, la mia presenza di spirito, sempre! né uno, né
due!… «vieni Lili!… vieni!»
Soprattutto scordate mica che nel Cielo, molto alto nelle
nuvole, e piú giú radente i tetti, è la ronda!… è il rombo di
Dio perpetuo, di quei passaggi di fortezze!… Londra…
Augusta… Monaco… le loro punte d’ali a sfiorare le nostre
finestre… di quegli uragani di motori!… eri assordato!… da
sentire niente!… neppure gli urli del pianerottolo!…
Sí… erano ammassati, tutto il Bären a urlare che le
ragazze si strappino… e nella nostra stanza, gli sgolamenti
che l’altro gli tagli l’orecchio!…
Pensate come con Lili si raggiunga il piano di sopra!
attraverso sta calca di furiosi! la fatica! insomma si spinge! li
si respinge! ci siamo!… è fatto!… la scala!… il 28! busso!
ah, c’è Aicha! Frau Aicha von Raumnitz… ci apre… sono
sposati, proprio sposati… vi spiegherò… ci apre… Aicha
Raumnitz non parla tedesco piú di Lili… tre parole!… è
stata educata a Beirut… è di quelle parti, vi spiegherò… al
momento voglio vedere suo marito… un caso che lo
trovo!… è sdraiato, in veste da camera…

215
«Allora, dottore? allora?
– Vengo da parte di Brinon a chiederle…
– So… so… mi tronca la parola… ha un pazzo da lei… e
pieno di pazzi anche pieno il corridoio… so!… Aicha!…
Aicha!… vuoi!»
Mica tanto il tempo di riflettere…
Le passa un mazzo di chiavi…
«Prendi i cani!…»
I due alani… fa segno agli alani… un balzo, sono ai piedi
di sua moglie… insomma, ai suoi stivali!… porta stivali…
stivali di cuoio rosso… fa tanto cavallerizza orientale,
sempre a stamburare sui suoi stivali… e un bel grosso
scudiscio giallo…
«Andiamo, Dottore!…»
Non ho che da seguirla… con lei so che tutto si sistema…
gli alani pure sanno… si mettono a ringhiare e mostrano le
zanne… zanne cosí!… smettono mica di ringhiare… non
mordono!… seguono la signora alle calcagna!… sono pronti
a sbranare il tizio che lei indicherà… è tutto!… oh, delle
bestie addestrate, mirabile!… e robuste! dei bufali!…
grugni, pettorali, garretti! che solo la spinta che ti arrivano
sei steso!… manco uf!… non vi parlo delle zanne… un
boccone, voi, le vostre carotidi!… c’è del rispetto!… Aicha,
i suoi alani, la gente si scansa!… nessuno chiede questo…
quello… Aicha non parla neppure… avanza piuttosto
languidamente… ondeggiando sui fianchi… mica svelto…
tutti gli schifosi si rimettono su le braghe… gli strilloni
pisciatori… tutto rifluisce verso la strada… la bruna e la
rossa pure, si riassettano… e hop!.. sbalzano via!… stupro
no stupro!… le peggio faunesse si toccano piú!… ululano
piú!… nessuno ringhia piú di niente… neanche del
supplizio del bisogno di cagare!… da me… da me, la mia
porta, l’11, appena intravista Aicha, panico! smarrimento! ci

216
travolgono per svignarsela piú in fretta! si montano addosso,
chi poi passa passa!… ah, il chirurgo e l’infermiera e il
garagista e il suo orecchio!… come che tutto sprizza dal mio
letto! si aggiustano, corrono! si salvi chi può!… c’è il
chirurgo adesso che urla! gli prende cosí!… quello che gli
stava sotto grida piú, il rifugiato di Strasburgo…
l’infermiera porta via le scatole di ovatta… vogliono tutti
passare in una volta… nello stesso tempo! oh, ma scusate si
va piú!… Aicha ha l’occhio!… è languida ma precisa!…
«stop! stop!» che lei fa… ai tre!… che si muovano piú! che
restino lí!… duri! il matto, l’infermiera, e lo stravolto! tutti
lí! senza muoversi!… e la faccia contro il muro!… lei gli
mostra!… dritti in piedi! dritti contro!… gli alani ci
ringhiano forte alle chiappe… le zanne, vi ho detto!… si
tratta piú di muoversi per niente!… si muovono piú… tutto
il pianerottolo è sgombro e il gran corridoio, la mia camera,
piú nessuno!… il vuoto!… ah, i pisciatori che si tenevano
piú! e le due artiste!… tutti sti sfrenati! clic e clac! una
magia!… ma non è tutto!… Aicha aveva la sua idea…
Komm! d’un botto, gli parla in tedesco… ai tre, faccia al
muro… che vengano che la seguano!… la seguo anch’io!
voglio vedere anche… proprio all’altro capo dell’atrio, un
piccolo passaggio e poi due gradini… il 36!… la porta del
36… cracc!… cracc!… apre!… fa segno al pazzo che passi
per primo, poi la sua infermiera, poi l’uomo di Strasburgo…
esitano… ah, le piace mica l’esitazione, Aicha…
«andiamo… andiamo!…» roteano tutti e tre di quei
fanali!… soprattutto il garagista!… sono incerti se entrare…
guardano gli alani… salgono i due scalini… Camera 36… la
conosco sta camera… insomma, un poco… due volte c’ero
già stato, per Raumnitz, per due fuggiaschi che avevano
riportato da non so dove… due vecchi… era la sola camera
solida di tutto il Löwen… come fortificata, avreste detto, i
muri di cemento, porta di ferro, finestre con sbarre… mica

217
sbarre piccole! sbarre «superprigioni», conosco… tutte le
altre topaie del Löwen erano come fluttuanti, ondulanti,
giochi di mattoni e di fessure… tutto veniva giú a pezzi! i
calcinacci, il soffitto, i letti, tutto! non un letto che aveva i
suoi quattro piedi!… tre, al piú! molti, solo che uno!
pensate lo scossamento degli aerei! c’era piú niente da
rincollare! Herr Frucht teneva piú niente in ordine! e gli
inquilini ci davano una botta, in piú, di scrostatura,
scollatura… si vendicavano come potevano, dei crucchi, del
Frucht, degli aerei su per aria, e di essere lí, loro!… di tutto!
si sedevano in due, tre, quattro, su ogni sedia!… che
scricchioli bene!… dieci, quindici sul saccone!… casino!…
eh, merda!… soprattutto i soldati di passaggio, i rinforzi per
la linea del Reno… questi qui allora Landsturm scusate!…
saccheggiatori finiti! ma c’era piú niente da saccheggiare!…
era tutto frantumato! volato via! come il mio locale rue
Girardon! quello che è eccitante nelle perquisizioni è che si
può rubare!… e c’era piú niente di asportabile… tutto il
Löwen barcollava vacillava sotto le «Armadas» Londra,
Monaco… di quei rombamenti, mille motori, che le tegole
volteggiavano pieno l’aria!… cocci nella strada, nel
marciapiede!… i soffitti, pensate!… oh, ma no quelli della
Camera 36! la sola del Löwen a prova!… avevo notato, vi ho
detto… la cella completamente sgombra!… andavo mica a
fare delle domande, che ne era stato dei due vecchi… né che
si andava a fare degli altri… il pazzo l’infermiera e il
garagista… erano anche loro dei «fuggiaschi»… noi pure, se
si voleva… sta di fatto la camera 36 è Aicha che era
incaricata di ricevere, aprire, sprangare… quello che
succedeva?… potevo mica chiedere a Raumnitz… pare che
la notte, dicerie, c’erano delle partenze… pare… che un
camion passava certe notti… io però, l’ho mai visto sto
camion!… eppure uscivo mica poco a ogni ora di notte…
una cosa sola sicura: delle settimane intere il 36 era vuoto…

218
e poi tutt’a un tratto pieno di gente!… la leggenda, la
diceria, era che sto camion doveva mai essere visto da
nessuno… che li imbarcavano incatenati, tutti i sedicenti
fuggiaschi, che li portavano via lontano all’Est… si diceva
piú lontano di Posen… si diceva, un campo?… andavo mica
a chiedere a Raumnitz che cosa gli faceva fare a Posen!… né
ad Aicha!… a ogni modo, una cosa, lei mi aveva, due due
quattro, stranamente sbarazzato la nostra cuba!… il
panico!… un’autorità, Aicha! anche, ma sí, i suoi alani!… il
suo scudiscio!…
Comunque adesso avevo piú pazzi sopra la mia branda!
oh, i malati tornerebbero!… tagliata la corda, ma
tornerebbero!… dovrei, si capisce, pulire!… se ci fosse
modo!…
Voglio che la signora Raumnitz guardi!… si renda
conto!…
«Guardi, signora Raumnitz!
– È la guerra, dottore! è la guerra!»
Facciamo un poco di conversazione… le piace di parlare
con noi… risiedevano in Francia, a Vincennes… parliamo di
Vincennes… del Lago Daumesnil… Saint-Fargeau… del
metrò…

219
E io che credevo!… in realtà i malati non tornano!… né
gli impazienti dei w.c… tutta sta calca deve essersela filata
via alle cantine, alle grotte… le loro cantine preferite… o
sotto il Castello?… la squizza li trattiene… peggio che i
passaggi di Raf, Aicha e la camera 36! sono sicuro… Lili e
Aicha sono lí, sul pianerottolo… parlano di questo, di
quello, di tutto… bene!… ma io, devo andare da Luther…
l’ambulatorio di Kurt Luther, medico richiamato, crucco…
è l’ora!… e dopo Luther, la Milizia… ci ho tre quattro
malati a letto anche, là… influenza… Darnan è a Ulma, non
lo vedrò… vedrò suo figlio e Bout de l’An… tutto ciò non è
lontano, a ogni modo una buona mezz’ora, di portone in
portone… a salti!… vi ho detto… c’è mica solo che
l’Armada!… su in alto!… c’è i marauders, raso terra!…
avete visto, io vi ho raccontato la passeggiata, il modo che ci
avevano come incastonati di pallottole tutto lungo il
Danubio… da Luther alla Milizia era sempre lungo il
Danubio… la Milizia tutto delle baracche, grandi Adrian a
brande le une sulle altre… lo stile militare da dopo il ’18…
ma dove andavo a visitare, la villa Luther, cosí frufrú,
barocco Guglielmo II…
Dal momento che vi riparlo della passeggiata, a
ripensarci, è evidente, se non avevano centrato Pétain, né la
sua coda in fila dei ministri, è che non volevano! un

220
gioco!… e non un aereo fritz per aria!… mai!… e non una
mitragliatrice a terra! insomma, niente «antiaerea»! pensate
la facilità dei Corsari dell’aria! qualsiasi tizio, vacca, cane,
gatto, a 400 all’ora! visto! mirato! fuoco! buonanotte!…
automatico!… un mosquito! un marauder! non si
arrestavano, ostinatamente costanti, sopra di noi… una
giravolta!… una giravolta!… non si arrestavano… si davano
il cambio… raffiche!… raffiche… rimbalzi di colpi!…
ptaf!… nessuno doveva circolare!… la prova Doriot,
avevate solo che da vedere la sua macchina, è rimasta
esposta piú di otto giorni davanti al Prinzenbau (il nostro
municipio) il tempo dell’inchiesta… come ritagliata da un
capo all’altro, crivellata sottile sottile, un ricamo!…
l’avevano beccata sulla strada, sorpreso, lui, le sue guardie
del corpo, e dattilo e fotografi… rrrrac! che andavano da
Costanza a una riunione dei «Partiti» oltre Pzimpflingen…
oh, la supersegreta riunione!… cosí segreta che l’avevano
sorpreso!… sforbiciato!… se non maciullavano la
passeggiata, Pétain e la sua cricca, è che gli «ordini» erano
altri! Doriot stava nell’«ordine»: stangare!… non una
piega!… per me, dovevano mica avere ordini, niente di
speciale… io ero nella «Consegna Normale»… Niente sulle
strade!… la stessa dei crucchi o degli inglesi! «Niente sulle
strade!» né gatti, né cani, né uomini! né carriole!… tutto ciò
che si muove: centro! ptof!… insomma si doveva mica
scampare! sia i polizei di sotto che i marauders Raf… fuoco!
le nostre crape! ciò non toglie che Lili, nonostante i polizai
che le fischiavano urlavano dietro: Komm! Komm! e i
rimbalzi di colpi dal cielo è sempre venuta a trovarmi… ma
lei, ammetto, era un po’ il gusto del rischio… oh, io
apprezzavo manco per niente!… il momento che lasciavo il
Löwen le dicevo chiaro «resta qua Lili! non muoverti! di’ ai
malati torno subito!… resta con la signora Raumnitz!… non
restare sola!»

221
Io poi cosí poco galante, mi mettevo in gala…
«Signora Raumnitz, vuole essere cosí gentile di sedersi?…
un momento con Lili? io vado alla Milizia!»
Aveva i suoi pensieri anche lei, la signora Raumnitz…
«Sí dottore! sí resto! ma se vede Hilda, le vuole dire di
tornare!… e tornare presto!… che l’aspetto da ieri sera!…
– Sí, signora Raumnitz! certamente! conti su di me!»
Sospettavo dove doveva trovarsi Hilda von Raumnitz, e
due… tre compagne… le fanciulle in fiore di
Siegmaringen… insomma quelle molto ben curate, molto
ben nutrite, delle piú buone famiglie militari e
diplomatiche… che non hanno mai mancato di niente!…
per forza, l’età, l’aria molto salubre, e sto freddo cosí
pungente, il fiore sotto gli faceva degli scherzi!… l’età
arrabbiata, 14… 17… e mica solo che ste ragazzine di lusso,
risparmiate, curate… le miserabili pure!… altri pretesti, la
lontananza, il pericolo costante, le insonnie, gli uomini in
caccia!… anche miserabili! anche straccioni! e convolanti! e
tanto ardore! tutti i boschetti! tutti i crocicchi, l’età
arrabbiata 14… 17… soprattutto le pulzelle!… mica
soltanto queste, di un luogo molto speciale… la lontananza,
il pericolo costante, gli uomini in caccia tutti i marciapiedi…
stessa cosa rue Bergère o Place Blanche!… per una
sigaretta… per un blablà… la noia, l’ozio, la fregola fanno
tutt’uno!… mica solo che le adolescenti!… donne fatte, e
nonne! evidentemente piú peggio ardenti, fuoco al conio,
nei momenti che gira la pagina, quando la Storia raccoglie
tutti i balenghi, apre i suoi Dancing di Epopea! berrette e
teste all’uragano! slip sopra i mulini! che i fifí guidano il
Macello! e Corpechot, Signore del Danubio! quanto a me lí,
oggetto Hilda, e la sua banda, sicuro, le ritrovavo alla
stazione!… fatale! spione, militari, ministresse, casellanti, un
minestrone!… alle sale d’aspetto! l’attrazione carne fresca e

222
treni di truppe, piú il piano e le «cucine da campo»,
immaginate ste scene di orge! almeno un poco ben altro di
arrapante che le povere piccole seghe verbose dei Dix-sept-
Magots e Neuilly!… ci vuole la fame e i fosfori per darci
dentro e infoiarsi e sborrare senza guardarci! tutto in gloria!
fame, cancri, blenorragie esistono piú!… l’eternità pieno la
stazione!… gli aerei che incrociano proprio sopra!… carichi
zeppi di fulmini! e che tutta la sala e il buffet si passano
ripassano pidocchi, scabbia, sifilide e gli amori! ragazzine,
succhioline, donne incinte, ragazze madri, nonne madri,
marmittoni! tutte le armi, tutte le armate, dei cinquanta
treni in sosta… tutto il buffet intona in coro! Marlene! la!
la! sol diesis! a tre… quattro voci! appassionatamente! e
stretti abbracciati!… all’indietro le poltrone piene!… in tre
sulle ginocchia del pianista! tre delle mie donne incinte!… e
va da sé, in piú, si capisce, pane a volontà! pagnotte! e
gamelle!… e senza bollini! capite bene che non si guarda
mica!… quattro cucine mobili colme di marmitte da un
treno all’altro… dal buffet ai marciapiedi! il «nodo»
Siegmar, parlo di treni di munizioni, il posto veramente piú
esplosivo di tutto il Sud-Würtemberg… Friburgo-l’Italia…
tre scambi e tutti i treni, benzina, cartucce, bombe… di che
fare saltare tutto fino a Ulma!… alle nuvole! schiantare gli
aerei su per aria!… addio!… immaginate che avevo un bel
po’ di lavoro a lottare per la virtú di Hilda, che non si faccia
ingrossare sotto un treno!… «l’amore è figlio d’arte!…»
Salute! buona lí!… voi mi compatite!… sta di fatto il dovere
innanzitutto!… che io passi da Luther!… tre… quattro che
marcano visita… crucchi e francesi!… e poi subito dopo alla
Milizia!… accanto… lí vedo ancora due, tre malati…
degenti in letto, due «prescrizioni» e le orine… analisi… il
farmacista Hofapotek Hans Richter, se lo conosco!… se non
ci vado io stesso a cercare le pozioni e i risultati delle orine
posso aspettare!… mi sabota!… forse è anti-Hitler?… di

223
sicuro è anti-francese!… e io sono «corretto»… come
sempre!… prescrivo mai altro che dei rimedi assolutamente
irreprensibili, che hanno almeno cinquant’anni di
Farmacopea… qui, è secondo il formulario del
Reicksgesundheitsamt!… 32 prescrizioni… oh, ottima scelta,
piú che sufficiente! Reichsprecept!… lo dico, non ci ho
paura, che ci si dovrebbe proprio ispirarsi, noi, nella nostra
Francia sciupona! pretenziosa stronza!… sto ministro della
Sanità autore di sto Reichsprecept, Conti, fu riconosciuto a
Norimberga, fottuto accertato genocida… una sorta di
Truman… e allora, impiccato!… (mica Truman)… ma il
suo Reichsprecept non toglie, merita sicuramente di
sopravvivergli… ci vedo fare con (Francia eterna) a dir
poco, piú o meno, trecento miliardi di economie all’anno…
e i malati un bel po’ di piú! meno tanto storditi, pretenziosi,
avvelenati!… so quel che affermo… dico…
Tutto ciò è bello!… ma la Milizia?… i suoi quartieri sono
dopo l’«alzata» del Danubio… la colmata enorme di sassi,
mattoni, alberi che difende la strada… vi descrivo la Milizia,
tre grosse baracche Adrian… un’altra bicocca, il corpo di
guardia!… la piú imponente di tutto, l’immensa bandiera
tricolore in cima al pennone!… la Milizia si è coperta di
gloria, in ritirata verso Siegmaringen, attraverso cinque o sei
imboscate… non c’è stata solo la ritirata Berg-op-Zoom-
Biarritz!… fin troppo esaltata! la Francia ha conosciuto
tutte le ritirate! e in tutti i gusti!… e in nemmeno vent’anni!
Beh!… ammetto!… le mie prescrizioni forse invano?…
anche le spezie del Reichsprecept? probabile! l’Apotek
Richter mancava di tutto! a parte la sua malevolenza…
certamente ci considerava tutti, miliziani, i pezzi grossi del
Castello, generali filettati, collaborazionisti in stracci,
sudicione spione, altezzose ministresse, moribondi sui
giacigli «Fidelis», tutti da cacciare nell’immondizia!…
brutta abietta razza! e le donne incinte e Pétain! da

224
bruciare! annegare! di sicuro l’opinione di Hans Richter!…
la stessa opinione che i prodi di Londra, di Brazzaville, o di
Montmartre! «impiccarli tutti»!… quando ci tenevo forte
assolutamente che mi prepari una ricetta, andavo io stesso di
persona a fargli tirar fuori il prodotto… e annunziavo, stavo
mica a grattarmi!… «für den Sturmführer von Raumnitz»!…
niente smorfie! trovava!… io portavo via… mi credeva…
non mi credeva… ma voleva mica rischiare!… ogni volta lo
stesso trucco! für den Sturmführer! a faccia tosta!…
disgraziatamente, faccia tosta o no, un cazzo morfina! e olio
canforato! le mie armi principali, eppure!… aveva davvero
piú niente!… non mentiva, lo sapevo dalle sue signorine di
bottega… le signorine non chiedono che di tradire… tutte le
signorine… per un po’ di gentilezza… la galanteria
Marivaux, credetemi, è la nostra proprio ultima risorsa
piacevole!… America, Asia, Centro Europa hanno mai
avuto i loro Marivaux… guardate come sono pesanti,
elefantiaci! balordi manierosi!… dunque, sapevo dalle
signorine e Marivaux che Richter era veramente senza
morfina… e bisognava che io ne avessi comunque! fidato
responsabile che sono! cuore d’oro! il mondo mi ci ha ben
ringraziato! morfina!… morfina!… la mia testa sul ceppo! i
peggiori stratagemmi! per l’esercizio della mia arte e la gran
salvezza degli agonizzanti! morfina!… morfina! oh, mica in
modo facile vi assicuro!… tramite «passatori»!… passatori è
dire canaglie, la peggio filibusta!… tra polizia crucca ed
elvetici! vi racconterò… e a mie spese… molto semplice, mi
sono rovinato in Germania, solo per i miei medicamenti di
Svizzera… è naturale posso niente aspettare da de Gaulle,
nessuna indennità o diploma, o dal signor Mollet… pensano
cosí come Herr Richter che sarebbe stato sacrosanto che i
crucchi m’avessero impiccato… Achille pensa la stessa
cosa!… Achille lui è per le mie belle opere… il boom che
faranno! gli altri editori pure! che avrei dovuto almeno!…

225
almeno!… finire in galera! ancora adesso fanno ciò che
possono che io la faccia finita a gas… mi vedono deperire…
«quanto credete che ci ha?… sei mesi?… due anni?»… si
inquietano… «ah, vuole della pubblicità… che se la faccia,
affanculo! vigliacco! farabutto!» mi vedono me morto tutti i
miei libri spuntarci fuori dagli scantinati!… sta grancassa di
Hachette!
Ehi! là! bionda! la mia cavalla scappa!… dove vi faccio
ancora galoppare? vi distraggo… venivo fuori da Luther,
poi dalle baracche della Milizia… per l’appunto!… adesso
c’è piú da frivoleggiare, c’è da riportare Hilda a sua madre!
è di sicuro alle «sale d’aspetto» con le amiche… quante
volte le avevo sbattute fuori! e dal buffet!… zoccole
dannate!… ci ho tanto predicato che non erano al loro
posto! né alle cucine di truppa! il posto delle donne incinte
neppure!… piú scalmanate di tutte le altre!… lo sbafo,
gavette, pagnotte! «La faccia tornare!… la sculacci! faccia
qualsiasi cosa che torni!…» dirvi se avevo l’abitudine! «Via
fuori dai piedi!» si divertivano che io sacramenti e imprechi,
il tempo che si squaglino, piroettino, sgaloppino!… e le
ritrovavo in piena sverzura, «Lili Marlene» zeppo di uomini
attorno, al buffet o alle porte dei treni d’artiglieria…
scappavano di nuovo!… ero lo Spauracchio!… questo mi
era proprio indifferente, perdio!… ma il padre? avrebbe
forse voluto che mi trovassi complice… a sto punto avrebbe
smesso d’essere gentile… insomma, quasi gentile… oh, ci ho
la massima pratica di queste situazioni peggio losche… di sti
iceberg cosí incombenti prossimi all’altalena!… Dio sa se i
tedeschi sono loschi, soprattutto i von!… melliflui, gentili e
terribili!… la stazione era nelle mie funzioni, settore
sanitario, pronto soccorso, profughi… allora per forza, sale
d’aspetto e prostituzione! dovevo vederci dentro!… vedere
tutto!… con quali mezzi?… nessuno!… mancava tutto!…
lo zolfo per la scabbia… il novàr per la sifilide… niente!… i

226
preservativi?… zero!… anch’io potevo scavallare!… oltre
all’Hilda!… bella figura facevo!… vi parlo delle truppe di
transito, di tutti sti treni che vanno vengono per delle
sedicenti ragioni… ci sono mica ragioni!… la tradizione!…
tutti i paesi in guerra uguale, treni di truppe di passaggio
che vanno da qualche parte… e tornano da qualche parte
per altra parte… farandola degli scambi! poesia!… che le
carni si spostino! è mica solo che in cielo che non smette
d’andare tornare… sui binari lo stesso, treni su treni…
convogli infiniti… militari e militari, tutte le armi e tutti i
popoli… e i prigionieri insieme!… scalzi uguale, piedi
penzoloni fuori… seduti agli sportelli… fame uguale!
sempre fame!… infoiati uguale!… che cantano uguale Lili
Marlene!… Montenegrini, Cecosloveni, Armata Vlasov,
Balto-finnici, militari delle macedonie d’Europa!… delle
ventisette armate!… che tutto non si arresti! che canti!
vibri! viaggi! e treni blindati, cannoni cosí! bombardati
giganti!… di quei dinosauri di cannoni, a due e tre
locomotive ciascuno!… e sempre piú treni uno dietro l’altro
di fila!… genio, artiglieria… e ancora convogli su
convogli… soldati! viluppi! zampe fuori scalzi e pelosi… a
urlare che gli mandino delle femmine!… a cantare che ne
possono piú, che ce l’hanno troppo duro!… dirvi, un
maledetto punto di traffico, sia per le Armadas: London
Monaco Vienna… che per i treni di truppe e carri, tutta la
mercanzia, carnaccia armata, Francoforte, la Sassonia, e
l’Italia via Brennero… che sarebbe stato per loro solo che
un gioco, una bomba, che facevano saltare la stazione!…
marmellata!… scarambugliavano tutto!… no!… bisognava
che tutto continui! il peggio è che tutti sti treni di cui vi
parlo restavano a fare manovra nella stazione… nella
stazione proprio! e delle ore!… e delle notti intere!… e
sotto le tettoie… se ne andavano… rispuntavano! il binario
scassato!… lo scambio a pezzi!… tutto da ricominciare!

227
militari al piano!… le mie ragazze madri su altre
ginocchia!… la festa continuava! lo stesso bailamme che al
Löwen, sul nostro pianerottolo, per i cessi, ma là tutto in
uniformi e scalzi… mica il tempo di rimettersi le scarpe, la
fretta ruzzolar giú dai vagoni, abbracciare le mie blubelle
«pancione» e cantare in coro! e per il languore altro che le
nostre rape!… le mie bambole, la gioia! gamelle abbondanti
salsicce patate!… vero grasso, vero burro, vero pieno la
budella!… di quelle cucine proprio della madonna!
Cosí tutte le stazioni del mondo da quando che i treni di
truppe stagnano… la vita sulla terra deve essere cominciata
in una stazione, una stagnazione… vedete le ragazze
riaffluire… altroché… lei la mia fottuta Hilda la troia, era
solo che di pubertà smaniosa, mica bisogno di gamella!…
robuste ragazzòle!… sex-appeal delle sale d’aspetto! la
perversità di vedere tanti di quei maschi arrivare d’un colpo,
tutti sudati, pelosi, puzzolenti… pieno i vagoni!… e tutti
alzabandiera gridare lieb! lieb!… miracolo che era, bisogna
dire le cose, che per le guardie SA non si siano trovate
agguantate, spogliate, e peggio!… l’Hilda e la sua banda,
servite all’istante! monelle provocanti!… la Polizia militare
alla stazione, incaricata dei marciapiedi, pensava che a colpi
di manganelli e calci di fucili! di sti gorilla! ci accoppavano
due volte al giorno tutto quanto che trovavano a
passeggiare… erano loro quando la faccenda girava male,
disordine alle cucine mobili, al piano, troppa gente sui
binari che i treni potevano piú partire, che riportavano la
calma! col manganello!… e se si reagiva? ptaf! col
Mauser!… di quelle specie di revolver-cannoni, manco da
accorgersene! sistemato! quando la Hilda e le amiche
vedevano le SA… cavalcata!… fuga di cerve!… ma per
saltare fuori dall’altro tunnel!… una cosa da dire per Hilda,
fosse stato in altri tempi sarebbe stata sposata… aveva solo
che sedici anni, chiaro… ma scusate! si poteva! parlo da

228
medico… metto dei voti di «profitto», valuto da 1 a 20…
non trovate una ragazza ben fatta, anche a cercare bene, su
mille! dico io!… vitalità, muscoli, polmoni, nervi, fascino…
ginocchi, caviglie, cosce, grazia!… io sono il raffinato,
ahimè! ammetto… dei gusti da Granduca, da Emiro, da
allevatore di purosangue!… bene!… ciascuno le sue piccole
debolezze!… sono mica stato sempre quel che sono, povero
perseguitato straccione svitato rovina… ma un fatto!… un
fatto!… il genere di debilitati mostri, cosí rachitici cellulitici,
senza età, senza anima, che gli uomini si sbafano!
Madonna!… e di che sessi in calore, mia cara!… dico sti
oggetti dei loro amori sarebbero da farsi tagliare le palle,
tanto stomacati nevrastenici, i piú peggio priapici
gibboni!… dico!… ah ma al riguardo l’Hilda Raumnitz che
io ve la valuto!… lei faceva, secco a occhio e croce, «16 su
20», al «Concorso Animale delle pulzelle»… io sono molto
del parere di Poincaré: «ogni fenomeno della natura che
non si può misurare non esiste», cosí per le signore e le
attrattive, col cavolo che arrivano a 4 su 20!… al piú!…
«Concorsi di Bellezza» compresi!… la media estetica è
rara!… 10 su 20! che ginocchia, caviglie, tette!… tutto
cuscinetti di grasso e carnaccia flaccida, riportati all’ultimo
minuto, su che poveri ossi!… sghimbesci!… Hilda piccola
troia, sorpresa di Natura, non ci aveva manco una tara!…
riuscita ribalda, diavolo in corpo!… riuscita?… insomma,
16 su 20!… parlo proprio da veterinario, a modo di
razzista… la terminologia del mondo, poco o molto,
salottiera, proustiera, mi farebbe diventare facile assassino…
il voto… solo che il voto!… valutate!… non altro!… «si tiri
su la sottana! vediamo! quanto?»… orticultori, se volete!…
voglio urtarvi in niente: il fiore!… apprezziamo il fiore!…
petalo! gambo! diamogli un voto! non attiriamoci il biasimo
di Poincaré!… Hilda per la troiaggine (carattere femminile
secondario) era pure molto dotata!… capelli biondo

229
cenere… mica cenere «ad arte», autentici!… e fino ai
calcagni!… veramente la bella bestia crucca… e ginocchia
fini, caviglie fini… assai raro… cosce forti, chiappe strette
muscolose… il viso non tanto piacevole, né grazioso… tipo
Dürer diremo, come il suo papà… insomma comunque no
«la servotta sovreccitata», «burro e uova fra gli angeli»… sí
flosce bastarde tristezze!… il padre, Comandante, doveva
essere stato parecchio bello!… la madre, grassoccia e
odalisca!… ma il certo fascino Aicha!… io che sono quanto
mai razzista, diffido, e l’avvenire mi darà ragione, delle
stravaganze degli incroci… ma qui l’Hilda, devo ammettere,
tutto era riuscito!… quello che non era affatto riuscito, ero
poi io la pena che mi davo che sta fottuta marmocchia torni
su al Löwen!… sentivo però che era cosa seria, lei e le sue
diavole di amiche!… lucifere spudorate pieno la Stazione!…
potevo chiedere rinforzi, la Polizia militare!… ma non mi
piaceva fare ricorso… pensavo alle mie donne incinte
attorno al piano e sui sofà!… che s’abbuffavano e se ne
fottevano del resto!… delle donne di sei mesi!… di otto
mesi!… degli appetiti doppi e tripli!… salsicce, bier, gulash!
potevo mica darci altrettanto io!… i poliziotti le annoiavano
a morte! di tutti gli angoli di Francia ce n’erano, di tutte le
province!… perché si erano rifugiate?… Siegmaringen?…
informatrici, spie di villaggi?… busone di centri locali? o
semplicemente ragazze di fabbriche, per viaggiare?… o i
loro uomini nella Lvf?… o fidanzate a dei crucchi?… forse
sportelliste di Fermo Posta?… quasi tutte certi accenti…
Nord, Massiccio Centrale, Sud-Ovest… manco da farci
delle domande, mentivano su tutto!… tranne una verità:
l’appetito… è mica il piccolo supplemento di pasta che
potevo fargli avere, e la liscivia di rape, due volte a
settimana, che potevano riempirle! dunque era la
Provvidenza ste pagnotte e «cucine» a volontà!… andavo no
a farle pizzicare!… però… però… avevo le altre calamità!…

230
scabbia, piattole, pulci, scoli, pidocchi… e che se le
scambiavano! allegramente! avreste detto la stazione fatta
apposta per!… vedevo arrivare alla fine, una sudiceria, un
nuovo microbo, un flagello, uno scherzo di treponema, che
attecchiva sui disinfettanti! a un certo momento tutto
diventa possibile!… le conoscevo le mie donne incinte! già
loro!… s’infilavano loro piú che potevano, in trenta,
quaranta, nel loro dormitorio, due per pagliericcio… era su
nel borgo la loro strada: Schlachtgasse, nell’ex scuola di
Agricoltura… ancora la mia funzione la mia consegna
andare a rendermi conto… lo stato generale di queste
signore… e che si grattavano le diavole!… avevo l’aria fina
io lí io senza zolfo, senza mercurio, senza gavette!… senza
gavette, soprattutto! solo che delle parole!… te l’avrei visto
io l’Amleto, filosofare le donne incinte! not to be gavette!…
vero però le trovavo mica spesso, quasi mai!… benedicevo il
Cielo in un modo, che avevano quel tale tropismo della
stazione!… l’attrattiva del rancio di truppa!… l’attrattiva
anche del piano, e felici! e tutto su le ginocchia dei coristi…
e Lili Marlene! e in di quelle posizioni poco caste, tre
quattro donne incinte per ogni uomo! che imparavano il
buon tedesco… con Lili Marlene!… tutte ste truppe
avevano le voci intonate… niente no in falsetto!… e su
tre!… quattro toni!… tutto il buffet, e i marciapiedi, e le
«cucine mobili»… «il parto indolore» vedo, date niente da
sbafare tranne una gavetta al momento del parto! le mie
sarebbero rimaste nella stazione per partorire!… io, avevo
niente tranne la pasta, alla loro Scuola di Agricoltura!…
Brinon neppure! Raumnitz neppure!… né Pétain!… mai
vedrete la truppa, sia crucca, slovacca, franciosa, russa,
giapponese, pauina, rifiutare la scodella!… qui, il lato
magnifico degli Eserciti!… quando c’erano ancora le
caserme potevi vivere dei Corpi di guardia… appena che
suonava «la sveglia» avevi ciò che occorre alla porta… la

231
coda degli uomini nel bisogno «straccionila-gavetta»…
questo è stato sostituito da niente… ste vere buone
usanze… tutto si perde, sostituito da niente… adesso
ipocrita, la miseria la mandano a mangiare della carta,
moduli e timbri… e ancora piú presto! piú svelto! carri
armati!… marmitte Nacht-Nebel…
Ma a me i miei coristi, ragazze madri, gravide e soldati
tutte le armi, cosí teneri abbracciati, mi davano di quei
concerti da schianto! di quegli «accordi», marmittoni,
befane, genieri, congreghe, che ritroverete da nessuna
parte!… avreste visto sto buffet, perfetta armonia, e
piano!… non una sola nota dissonante! che Maxim e Folies-
Bergère sono solo che ersatz, esibizionerie di lustre matte in
confronto! cento soldi la risma! Veneri centenarie! Romei
parrucconi, Carusi rauchi tisici… balletti da piangere!…
niente che si avvicini a ciò che succedeva nel mio buffet,
venti trenta treni al giorno!… tutta l’Europa in uniforme, e
in erezione… e i prigionieri!… d’Est, d’Ovest, Nord…
frontiera svizzera… Baviera… Balcani…
Per vero, un continente senza guerra si annoia… appena
che le trombe, è la festa!… grandi vacanze generali! e al
sangue!… di quei viaggi a piú finire!… gli eserciti decessano
no di spostarsi!… frammischiarsi, scarrozzare ancora!
finché scoppiano… convogli, locomotive, treni panzer!…
carri blindati «maschi munizioni» piú e ancora! pensate, che
Hilda, le compagne, avevano un po’ da smaniare!… da un
arrivo di «piedi scalzi» all’altro!… la carne!… vi scordavo
l’orda delle povere «lavoratrici…» 200 000 Francesi in
Germania… che ripiegavano da Berlino, da per tutto, da
tutte le fabbriche, su Siegmaringen!… perché Pétain le
salvi!… alla mangiatoria pure, per forza sí!… fin dalla
stazione!… saltavano dai vagoni giú dai finestrini!… potete
giudicare del numero delle persone che avevano fame
attorno alle «cucine»! l’affluenza! peggio che il nostro atrio

232
del Löwen, peggio che i w.c.!… là si faceva pipí
direttamente, sulle panche… e cantando e contro il
pianista!… «quando si è al tormento!» ho mai visto uno
strumento sgocciolare tanto come sto piano della
stazione!… eppure ho fatto i piani di Londra, montati tenuti
su carrette a mano, che erano anche di quei giochi di
orina!…
Oh, ma ancora un altro caso…. vi scordavo!… pure
l’arrivo infernale!… tre treni pieni zeppi di dattilografe, capi
ufficio, e generali in borghese… tre treni della missione
Margotton, che non smettevano di partire, ritornare! per
Costanza!… fino allo scambio! hop!… fischio! se ne vanno!
ritornano!… un altro bivio!… proibito scendere!…
scappano, scavallano! a piedi nudi pure!… sono
dappertutto!… calcagne piene di screpolature!… due mesi
che avevano zigzagato attraverso la Germania! di bombe fra
i binari in acquedotti crollati!… non ce li volevano piú da
nessuna parte! piú cenciosi ancora di noi! le palle degli
occhi ancora piú fuori, quello che avevano visto e passato!
dieci volte avevano preso fuoco!… sapevano piú in quale
zigzag? sotto quale galleria?… quale provincia? ricacciati i
loro bagagli in carrozza, loro stessi! rimessa in piedi la
massicciata, sempre loro! nessuno ad aiutarli!…
Siegmaringen, pensavano Lourdes!… Pétain, La Mecca!
Terminal-Miracolo! questo gli faceva uscire fuori le palle
degli occhi ancora peggio! e a ogni sportello!… venti!…
trenta crape!… vedevano Pétain portarsi di persona!
servirgli lui stesso, di quei pranzi!… cosí compensativi delle
sofferenze!… fagiani, champagne, gelati, maraschino!…
sigari cosí!… ma quando vedevano né Pétain, né tavole
imbandite, le cose come stavano, niente Babbo Natale, si
buttavano pure sulle pagnotte!… alla cucina da campo e alle
sbafate!… si facevano una ragione, ingordamente!… oh ma
che volevano piú rimontare, farsi ancora del treno! subito al

233
Gran Premio, pieni i marciapiedi e il buffet, chi che si
ingollava piú gavettoni!… e i piú grossi!… e tutti in coro!…
e chi che piscerà piú lontano!… il piú largo! gioiosi!
gioiose! direttori, dattilografe, e generali!… sfamati,
ruttando, cantando!… Lili Marlene!… l’aria veramente che
ha fatto furore attraverso tutti i cicloni e le peggio
distruzioni di nazioni… tutti gli eserciti da una parte,
l’altra… bisogna convenire! voi mi direte: quindici! venti
canzoni furono piú fascinose e ladre! sí!… ma da una parte,
l’altra? scusate!… Buchenwald, Key-West, Saint-Malo!… vi
aspetto! il ritornello mondiale!… è raro a proposito, da
notare, che questi uomini del Centro Europa non avessero
delle belle voci… sloveni, bulgaro-cechi, polacchi… e
canzoni su tre! cinque toni!… uguale per il piano, che era
però il pisciatoio completo!… è raro che non ci fossero
d’attorno tre quattro pianisti pronti… e mica dei cattivi
strimpellatori!… so quello che dico!… e dei ragazzi proprio
semplici… sicuramente contadini, manovali, uomini di
fatica… noi qui di Francia, articolo artisti, lo si è della
parola, dell’imbonimento, del commiato di belle… il cuore
non c’è!… l’artista cantante è come a disagio, rattristato che
lo obblighino…
Al diavolo, e le mie considerazioni!… sto ancora ad
annoiarvi!… vi scordo le mie donne incinte e le mie
lavoratrici dei treni, e le SA tutori dell’ordine!… e la
missione Margotton!… molto francesi quelli! di risorsa! e
come!… se si lamentavano che il Maresciallo non era
venuto! né pure mandato nessuno! come che gli avrebbero
scritto! ma subito! per prima cosa e unica! alle cucine!
primum! primum!… se la Francia crepa sarà mica d’atomi
Z… Q… H…! sarà di primum pancia piena! schiaffateci
dentro Conquistatori, tante cucine quanti metri quadrati, e
vino a piú non posso, Place de la Concorde, e ci si schiererà!

234
sottometterà! entusiasti!… saprete piú dove metterli!…
innamorati!
I viaggiatori mignotte margotton, però il loro treno gli
fischiava che si spiccino che rimontino su! che la loro
tradotta stava per rimettersi in marcia!… buona notte!
niente di niente!… si buttavano dritto sui binari! sotto i
vagoni! che il treno li schiacci!… sabotavano!… parte?…
no?… le SA urlavano: los! los!… che la tradotta parta lo
stesso! i macchinisti che esitavano… le nonne sui binari!…
vi ho mica parlato di ste vecchie donne, un’altra setta… le
«assistite» del nostro comune… sí! sí! il nostro! il francese!
una funzione, l’ufficio di beneficienza, di mandarle ad
abbuffarsi altrove! non importa dove! attraverso la
Germania… non importa che treno!… sbarazzarsi! dico «in
ogni evenienza»!… vedevo il sindaco, la sua grande carta
alla parete, tutta la Germania, scegliergli una destinazione,
una qualunque!… «ecco qua la vostra istanza!» erano delle
vecchie con figli da qualche parte… Lvf, Polonia, Slesia,
Kriegsmarine… si facevano sbattere fuori, e come! di bombe
in bivî tornavano… le si rivedeva alla stazione… vestite da
militari crucchi, di stracci di cadaveri… quello che avevano
trovato!… erano già scampate di Francia, profughe della
Drôme, Lozère, Guyenne… gli avevano bruciato la loro
casa, saccheggiata a zero!… so per mia propria esperienza…
tornavano, fatale, a Pétain!… per le signore di una certa età,
Pétain era la Francia, è tutto… mia madre anche è morta
cosí, Pétain la Francia… sempre tornavano a piedi, piedi
nudi, da qualsiasi dorf, località del Brandeburgo, di
Sassonia, Hannover, infagottate soldatesse!… ah volevano
piú sapere del nostro Comune!… piú sentire parlare! «si
sbrighi! prenda il primo treno nonna! ecco qua il suo
biglietto!» gliel’avevano fatto quattro volte!… dieci volte!…
Se fossero finite lungo il tragitto, schiacciate, lo si sarebbe
mai saputo… eh, porca! quante sparirono? quelle che

235
tornavano, nonne d’esperienza, credo bene che volevano piú
biglietti!… restare alla stazione ed è tutto! fedeli a Pétain, di
traverso alle rotaie!… con le signore della Missione!… era
venuto il momento che resistevano a tutte le minacce,
manganelli, girigogoli… facevano sbellicare le cucine il
modo che si facevano valere!… il loro posto a nessuno! una
gamella!… un’altra!… appena che mi vedevano di lontano,
mi toccava arrivare, che io le visiti, la lingua, il fegato, la
pressione… mi credevo ancora a Clichy… le acidità pure!…
bisognava che le faccia stendere, che le guardi bene… gli
palpi lo stomaco, il punto preciso! di quelle acidità!… che a
casa loro a Voulzanon (Lot) il dottor Chamouin (che io
dovevo conoscere) gli aveva prescritto una certa polverina…
che si ricordavano piú del nome… ma che era veramente
meravigliosa!… (che io dovevo conoscere pure).
«Oh sí! sí! certamente signora! gliene porterò! resti qui!
resti qui!»
Facevo abbondante venti visite, da una panchina
all’altra… da una massicciata l’altra… e al buffet!… piú
arduo lí, troppi canti!… non soltanto alle persone anziane,
ai civili e ai militari… il piano si fermava mai… né Lili
Marlene!… né i treni fuori… né su in aria, il rombante
carosello «Fortezza»… London Monaco… Dresda…
leziosità gallica terrore che il cielo caschi giú!… un bel
momento se tutti se ne fottono!… gavetta, Regina! merda
per il cielo! nonne militari!… le mie donne incinte pure!
fascinose!… di quelle arrangiature per le scarpe, pacchi di
giornali, fondi di vecchi feltri e spaghi e paglia che potevano
reggere fuori delle ore!… e sotto l’acqua! i prigionieri, il
loro forte, le ghette! con dei pneumatici bucati… avevo già
visto al Camerun, delle intere popolazioni, calzate
«pneumatici»… in fondo, è l’esperienza che conta… ho
visto un po’ dappertutto nel mondo della gente fare
completamente a meno di calzature… dopo la bomba H…

236
V… Z… vedrete un po’ sti geni!… ste ingegnosità
congiunte Manhattan-Mosca!… la bomba è solo che un
momento di rabbia mentre che la questione scarpe è
veramente il problema permanente! là comunque, ciò che
era essenziale, era di riportare la piccola Raumnitz… potevo
fare riguardo al padre!… tutto era pericoloso estremo! il
cielo vi dico, l’abitudine!… ste squadriglie rasente la
stazione e il Castello, che d’un gesto, d’un solo mignolo,
avrebbero potuto rivoltarci in torcia, noi, gli acquedotti e
tutti i treni di truppe!… una bomba… tutte le munizioni
scoppiavano!… si era visto Ulma!… Ulma gli aveva preso
un quarto d’ora!… io al momento, era mica la grande
strategia, era che Hilda rientri da suo padre! l’avevo
chiamata venti volte! Hilda! potevo darci dentro! il meglio,
la soluzione: le SA!… tutti quanti sulla strada! svuotare i
marciapiedi, il buffet, i binari! dopo, si vedrebbe! oh ma
subito all’istante ci si rivolta! grida! «SA, fate uscire tutti
quanti»! vi ho raccontato le SA… di sti enormi armadi di
muscoli, e malvagi cocciuti, fronti da gorilla e delle sberle di
Mauser cosí! modello «cannone da tasca»!
«Franzose? franzose?»
Mi domandano.
«Nein!… nein! Obersturmführer von Raumnitz».
Voglio mica che esitino, oh! non esitano!… il buffet per
prima! «Raus! raus!» le donne incinte sulle ginocchia e i
loro amatori al tasto! «Raus! raus!»… e pieno i sofà, di quei
framescolamenti di tenerezze!… ci si sradica, ma
bestemmiano e minacciano!… in ungherese… bulgaro…
plattdeutsch!… tutte le armi… fantaccini, genieri, e la
Todt… e i prigionieri iugoslavi… scontenti! e scontente!
soprattutto le signorine profughe… gambe all’aria!… delle
lituane, molto bionde, bianche quasi argento!… mi ricordo
bene di loro… che sapevano anche ormai tutti i cori delle
truppe e delle stazioni… a tre, quattro voci!… la! la! sol

237
diesis! oh, ma mica ci si sgrovigliava! e persone rifugiate di
Strasburgo! Lili Marlene! e via cosí! il piano, i cori ridanno
fiducia! pipí! e la bier! e le ginocchia! e le gran tettone!…
la! la! sol diesis! in piú la missione Margotton, austeri
direttori e dattilografe che si ritrovavano piú da una porta
all’altra a fregarsi le pagnotte e salsicce! monellerie! e le
lenti! vedevo si andava a fare scandalo!… le nonne stese sui
binari che facevano finta di capire niente… era veramente il
piú grande disordine, e avevo voglia a dire io, ne ero causa!
che avevo avvertito le SA! avrei dovuto dire niente! adesso
un bailamme e casino! spintoni! chi è che andava a uscire
dai buffet?… SA? le donne? i militari? sberle e castagne! e il
piano, allora?… e le cucine da campo? chi avrebbe la
legge?… vedevo venire lo scontro, che ci sarebbe una
pestata al sangue!… fatale!… Marlene no Marlene!… ah me
c’era solo che una cosa, che Hilda se ne torni su a casa! suo
padre, il mio pensiero!… che sua figlia si trovi malmenata
ne sentirei un poco delle toste!… colpa mia di che cosa?… è
mica Brinon, né Pétain che direbbero parola!… né Bucart,
Sabiani né il resto!… ci ho la crapa ad essere responsabile!
ci do appiglio! di tutto!… che tutti quanti godono bene
come sono coglione, come incasso che tutti gli orrori mi
piombino addosso! che è un burro e che loro se la
scavano!… un affare, Ferdine! il Raumnitz von Oberführer,
era veramente il crucco da non fidarsi! e che io stavo in
guardia! andavo a vederlo due, tre volte al giorno…
Comunque lí, buffet e marciapiedi, le SA costringono di
forza che si sgomberi! alla Marlene e altre canzoni!… il
piano suona piú!… burocrati… nonne e militari, braccio
sotto braccio, dal momento che li spintonano! buona sera!
corteo! e in città!… e le casalinghe fritz pure! del borgo!
che erano venute a vedere da curiose!… braccio sotto
braccio!… mi consolavo: si va! avevo l’Hilda e le
compagne!… le SA facevano bene il loro mestiere, se non ci

238
fosse stato l’incidente! ma tutto d’un botto ptaf! mi dico:
hanno tirato! ci siamo!… erano le SA, i dodici, che
separavano le donne dagli uomini!… ci fendevano il loro
corteo! pensate! ricacciavano gli uomini verso la stazione, le
donne verso il borgo!… là fatale! bang!… vlang!… le
gavette volano! mi dico: Ferdinand sei fritto!… avevo mica
preso parte!… ancora due colpi!… e tutto silenzio! chi che
ha tirato?… oh, è mica lontano! oh, vedo… un fritz per
terra!… vado!… tutti già intorno… è un SA che ha tirato…
aveva il fatto suo, lo steso!… dal foro del proiettile un fiotto
di sangue dalla schiena… a pulsazioni… e dalla bocca,
gluglú di sangue… un Fritz di un treno blindato della
stazione… mimetizzati com’erano, uniformi camaleonti… la
sua camaleonteria rosso inzuppata… si svuotava di sangue
pieno il fondo della strada… manco avuto il tempo di fare
uf!… sparato nella schiena!… mi avvicino, gli prendo il
polso, ausculto… finito!… niente! beh! c’è piú che da
tornare su… oh, però che si rimettono a parlare! blaterare lí
intorno tutti!… e mica piano sottovoce! giudicano!… e che
le SA sono dei peggio bruti! e che è la fine di tutto! peggio
antropofagi che i Senegalesi di Strasburgo! e che è
sacrosanto che arrivano gli antropofagi di Strasburgo e i fifí
del Vercors! che li abbracceranno!… li conoscevano, ci
hanno avuto a che fare! hanno attraversato le loro zone!
possono confrontare! Viva i resistenti! le grida che lancia la
folla! Viva i Russi! lí ohi me, lí vedo, è che le casalinghe,
donne incinte, truppe militari, pazzi di spinta, vanno a
buttarsi contro le SA! caricare! allora che stavolta è la
fricassea! ci sarà mica solo che un morto!… qua posso dire,
ancora storico, è Laval che ha salvato tutto! se non fosse
arrivato, giusto in tempo, era la raffica ed è tutto!… ma per
fortuna, giusto usciva!… usciva con sua moglie!… mai alla
stessa ora di Pétain!… come lui il Danubio, ma sull’altra
riva… scendeva dunque verso la stazione… fortuna! senza

239
Laval nessuno scampava! si avvicina… lo vedo ancora… mi
vede, mi fa, si rende conto…
«Dottore, è finito?
– Oh sí, signor Presidente…»
Conosceva gli attentati, aveva avuto la stessa cosa a
Versailles, mica per ridere, sul serio, radiografie… soffriva
ancora della pallottola… era molto coraggioso… odiava le
violenze, non per lui, come me, che è scoraggiante,
ignobile… io che l’ho trattato di tutto, e di giudeo, e che lo
sapeva, e che ce l’aveva brutta con me che l’avevo trattato da
sefardita, proclamato dappertutto, io posso parlare di lui
obiettivamente… Laval era conciliante nato… il
Conciliatore!… e patriota! e pacifista!… io che vedo solo
che dei macellai dappertutto… lui no! no!… no!… sono
stato a trovarlo in casa, al suo piano, per dei mesi, me ne ha
raccontate delle belle, e su Roosevelt e su Churchill e
sull’Intelligence Service… Laval, quello che cercava, amava
mica Hitler per niente, era cent’anni di pace… cascava a
proposito lí per la pace, il Fritz sul gobbo!… lo avverto…
«Signor Presidente non c’è che lei! le SA si possono piú
tenere! vanno a trucidare tutto!»
Era un fatto…! piantati i dodici…! mauser su di noi!
Laval vuole prima rendersi conto di persona, va dal morto,
sotto le SA, si china, si toglie il cappello, saluta… gli altri
attorno, pure salutano… come lui… la calca attorno… le
donne si fanno dei segni di croce, le SA sull’attenti.
«È finito dottore?
– Sí, sí, signor Presidente!»
Allora si rivolge alla folla.
«Andiamo! adesso tornatevene a casa! tutti! seguite il
dottore!»
Si rivolge a me!

240
«Lei dottore, torna su al Löwen?…
– Oh sí! signor Presidente!… e le signore al loro
dormitorio, alla scuola di Agricoltura!…
– Le accompagna lei?
– Sí! sí! signor Presidente!… e la ragazza lí Hilda, da suo
padre!…
– Suo padre, chi?
– Il Comandante von Raumnitz…
– Von Raumnitz… bene! bene!…»
Di vedere Laval e sua moglie che stavano a parlare
gentilmente, niente superbi, con tutte e tutti, sgonfiò di
colpo il tumulto!… guardavano nemmeno piú gli
uccisori!… né il morto! Laval, sua moglie, che erano
l’interesse… approfittavano… per interrogarlo!… se
sarebbe finita presto?… se vincerebbero i Tedeschi?
perderebbero?… doveva sapere!… lui! doveva sapere
tutto!… ma gli lasciavano mica il tempo di rispondere!… le
risposte per lui! prima di lui!… che era il Foro, attorno a lui
Laval… la Borsa! attorno a Laval e signora!… squarciagola
generale! ognuno ragione! che non aveva capito questo!
quello! che poteva ammettere! che non ammetteva! Laval
pure era il cocciuto! l’uomo dell’ultima parola!… Camera!
Foro! fucilazione!… l’elettore gli metteva mica paura!…
quello che vedevo quello che mi faceva piacere è che tutta
sta ressa, farfuglioni, ragazze madri e Laval e signora
tornavano su al Löwen!… che nessuno tornava ai treni, né al
buffet!… comunque questo!… interpellavano forte Laval, i
suoi risvolti di giacca, ci si appendevano sopra!… che
ammetta che aveva smarronato! che loro sapevano tutto! il
vero del vero!… Laval pure un avvocato! e Presidente del
Consiglio… e che aveva sempre avuto ragione! si trovava i
suoi maestri, costretto ad ascoltare quelli che lo
stiracchiavano per le maniche, gli pestavano in dieci i piedi!

241
che non se ne stia a fregare!… che tenga bene conto! era
altra cosa che Aubervilliers o la Tribuna!
Tutto quello che vedevo è che tornavano su!
Aveva trovato Laval che si credeva il famoso arringatore,
mica una!… cento ragazze madri! casalinghe, operaie, e
rifugiate di Strasburgo… della Lozère… e delle Deux-
Sèvres, che ne sapevano un poco piú di lui!… e che aveva
piú che da imparare!… che ci fosse stata la Camera avrebbe
mica avuto i voti! l’ho visto, lui, posso dire, Laval, tornar su
dalla stazione, sotto i consigli, rispondendo piú che «sí…
sí… sí…» dalla stazione al Löwen… sommerso!…
cicalamento totale!… meeting totale!… niente violenza!…
niente botte!… solo che veemenza politica e spiegazioni
robuste! purché si torni su verso il borgo! come che
vedevo!… che non si pensi di tornare indietro! rifluire!…
oh, ma il Laval, lí, il genio!… manovrava con «Sí… sí…
sí»… li conduceva disputacchiatori… accaniti che li ascolti
ancora!… veramente ha risparmiato il disastro!… mica solo
che a me, a tutti alla stazione, e col tornar su!… si era un
pelo, in posizione che le SA non facciano fuoco! tirino!
stendano tutto! è per Laval che non hanno sparato! che si è
lasciato interpellare, prendere ai risvolti! che ha avuto l’aria
vinta dagli argomenti, che si sono trovati davanti al Löwen,
davanti allo Stam, alla bier e ai cessi… ah, che si sono
avventati sui tavoli! d’altri stam! di altre gavette! tutti e
tutte! l’Herr Frucht che sbarrava la porta voleva mica che le
donne incinte entrino, che avevano solo che da tornar su
sbafare a casa loro! Schlachtgasse! lassú! nuova rivolta!…
parlamenteria che è stato necessario che accettino di
scollare, uscire dalla porta, con ciascuna un chilo di miele
sintetico!… le gravidanze è le cose dolci!… a ogni modo
l’assembramento si è dissolto… hanno piantato Laval in
asso… sua moglie, Laval… ha avuto giusto il tempo di
dirmi:

242
«Dottore! verrà a trovarmi, vero?»
Se ne tornavano su a casa loro, al Castello… me, Hilda e
le compagne, e Lili, subito di corsa da Raumnitz!… Aicha ci
aspettava…
«Il Comandante è uscito… con i cani… è alla stazione…»
Dice niente che gli ho riportato la figlia… non le parla…
trovo l’accoglienza niente affabile… ma il von Raumnitz alla
stazione… era sicuramente per l’inchiesta… sapeva quello
che era successo!… era il suo mestiere di sapere subito…
tutto! soprattutto dopo il colpo del bois de Vincennes, il
complotto… vi racconterò…

243
A un certo momento, alla fine della fine, sto carosello
continuo rombante fulminante, sta petarderia di «fortezze»
radente i tetti… tutta sta idiozia brontoleria sacramento ti
rattrista… ed è tutto!… il risultato… la malinconia che ti
dà… l’abbattimento… gente che diventa nevrastenica, che
non hanno abbastanza distrazioni?… sotto i caroselli Raf
non un minuto per riflettere!… sirena!… fischi!… e ancora
raffiche!… un’altra ondata di mosquitos!… tutto sto traffico
dal piú alto delle nuvole… sta giravolta!… giravolta!… fin
giú sotto… fino alla strada… e aggiramenti!… e rilanci!… e
senza pausa!… ti dà una di quelle voglie di tornartene a
casa!… ma ci hai piú «casa tua»!… ah, not to be! be! sei
incastrato dalla sorte!… preso nella morsa!… hai mica finito
di ridere!… di dibatterti e recriminare! da capirci piú
niente! not to be merda cacca!… che sei fregato!…
insomma in un modo!… ridere sforzato… ridere verde…
adesso vi racconto il seguito… se è possibile!… sono io
stesso, manco bisogno di dirvi, l’età, il crimine degli uomini,
e tutto, molto piú da farmi dimenticare, finire nel mio
angolo, che non da ingegnarmi a presentarvi delle persone,
svitati , donne, cose, assolutamente mica credibili!… il
colpo della Publique è bastato!… credo! non voglio andare
ancora per voi in quelle contrade di qua!… di là!… piú,
meno quasi non confessabili… no!… ma se sei preso nella
morsa… preso dalla sorte… te la cavi poi male o bene!…

244
Tutto considerato e senza pretesa il meglio che io vi
racconti tale e quale!… la malignità pubblica saprà di sicuro
tutto incanaglire! profanare!… tutto infarcire di orribili
menzogne!… che io stesso, in tutto, alla fine, mi farò
l’effetto di uno strano merlo!… specie di ectoplasma
cantimbanco… spettro insipiente… di qua!… di là!…
l’atteggiamento!… le parole che deve dire?… quando la
sorte ti ha incastrato c’è piú che da passare alle
confessioni… ne vedo all’occorrenza, vengono a trovarmi,
certuni nel mio caso, che sanno piú che pesci pigliare… e
cosí infarfugliati, e cosí impacciati! e che sballano!…
parola!… contriti abbindolati!… quando sei preso nella
morsa, che ti hanno disfatto giú, all’osso, al midollo, c’è piú
che da passare alle confessioni!… e mica che si va per le
lunghe! le tue ore sono maledettamente contate! «costruire
a quest’età!…» e dunque, raccontare delle storie!… casino
fottuto! i giovani sono tutti ritardati idioti blablavosi
foruncolosi del tutto coglioni… e sia!… gli «Incarnatori
della Giovinezza»! evidente! per la ragione che sono mica
«fatti»… i vecchi? tutto sgocciolosi rimbambiti,
inimmaginabili di odio e di orrore per tutto ciò che avviene!
e che verrà!… per la ragione che lo sono fin troppo, loro,
«fatti»!… gorgonzole verdi e vermi, colanti puzzolenti,
subito subito da rimettere nel frigorifero!… nella dispensa!
nella fossa! in buca!… dunque non hai molte possibilità di
andare te, le tue povere tiritere, a piazzarti presso questi?
quelli?… presso i babbei?… i foruncolosi?… fiele…
camomilla… veleno… malva… ti domandano niente!
nessuno! da nessuna parte!… io voi sapete quel che ci
faccio!… le circostanze… l’obbligo che mi trovo… gli
animali e Lili…
Achille?… Gertrut?… bell’affare!… i due insieme alla
stessa corda!… e che sballonzoli forte!… e le loro
cricche!… ma intanto!… e per cominciare!… che io

245
riscuota! l’uno?… l’altro?… che me ne frega?… ah, ma che
non se ne vadano senza pagarmi!… dopo?… Dio li
fulmini!… piú lunga!… piú corta!… andrò a vedere le loro
lingue!… chi dei due l’avrà piú grossa! piú penzolante!…
schifezze scansafatiche bugiardi!… ma che non crepino
senza sgranare!… mai nessuno ha reso l’anima, mai avuto
anime letamai simili, debiti pendenti…
Le mie imprecazioni non portano molto avanti la mia
opera bella! i miei piccoli grilli e miserie! ve ne sbattete
anche voi! perdio! perdiana!… torniamo dunque al
Löwen… vi ho lasciato al pianerottolo… alla signora Aicha
von Raumnitz… le riportavo sua figlia… la giovane bella
Hilda… forse sarete sorpresi?… ma io vi parlo da clinico,
embriologo e razzista… che sto matrimonio d’un signorotto
cosí marcato, cosí Dürer, di statura, natura, e di sta persona
Aicha, cosí lei e solo lei, talmente Trebisonda!… Beirut!…
ondeggiante, cosí bruna, lasciva, bovina, proprio per niente
Dürer… abbia dato una figlia cosí bella?… oh, gli incroci
sono pieni di pericoli… di rischi… la piccola Hilda aveva
dello strano e puttano… Beirut… Trebisonda… e una di
quelle zazzere, biondo cenere!… gli occhi di colore azzurro
chiaro, fate del Nord… lui il Comandante Barone von
Raumnitz, aveva dovuto sposare!… pareva!… aveva come
disonorata questa Aicha… da qualche parte… Beirut…
Trebisonda… era in missione da quelle parti… gli Scali del
Levante sono terribili ai Capitani «in missione»… Aicha
aveva ceduto… pareva!… pareva!… se non l’avesse sposata,
condotta in Germania con sé, lei subiva la sorte e usanza!…
sfuggiva mica lei!… i Grandi Gelosi del Vicino Oriente ci
hanno di quegli eunuchi alle Opere Alte!… gli harem non
votavano ancora… l’aveva scampata proprio per un pelo,
Aicha!… il suo caso non era poi tanto raro, di queste
sedotte del Vicino Oriente, sposate dai valvassori, il giorno
prima di essere impiccate… oh sí, noi a Baden-Baden e piú

246
tardi attraversando la Germania ne abbiamo viste tante altre
delle signore del genere Aicha vicino-orientali, cino-armene,
mongolo-smirne, diventate Langravine… Contesse… gli
addetti militari sono solo che dei terribili abbordatori!… si
accendono alle difficoltà!… ti rivoltano il Corano, Harem,
Caste, Chiostri, che c’è il Maligno in uniforme!… che
spazzano via tutto!…
La prova, le unioni che ne escono, che a casa di mia
madre, rue Marsollier, ho visto venire darmi la caccia e
propormi delle somme enormi, delle vere fortune, se volevo
appena un po’ meglio capire i disegni, i retroscena, i
vantaggi, le prospettive della Nuova Europa!… sti tentatori
che venivano da mia madre pure delle specie di ibridi come
Aicha, dei tipi di unioni prusso-armene… faccende del
Diavolo!… come qui da noi faccende del Diavolo, ibridi
pronti a tutto, Laval, Mendès… il loro cugino: Nasser!… Io
gli facevo delle domande, approfittavo che erano lí, questi
messaggeri… oh, mica dei bastardi qualunque! e neppure!
sgradevoli all’occhio! io vi parlo da embriologo… degli
uomini veramente piú che ben riusciti, moralmente e
fisicamente… Colonnelli, e cosí ben piazzati! mica
colonnelli d’operetta!… capelli neri asiatici… il ciuffo
d’ebano, come Laval… la pelle color bistro come Laval…
ibridi vigilanti, intelligenti, anche inquieti… avevano di che
essere inquieti sti ibridi colonnelli vigilanti… avevano degli
sguardi come Laval ma piú in giovane… avrebbero potuto
essere deputati, cosí bene!… a Vitry o Trebisonda… in
qualsiasi posto!… sostituire Laval a Aubervilliers…
sostituire Nasser al Cairo… cosí bene! se gli ibridi mi fanno
paura, ci ho delle ragioni!… sostituire Trotskij a Mosca!…
disponibili e dei «tutto fare» sti ibridi inquieti!… sostituire
Peron o Franco!… l’avvenire che hanno! guardate, come lo
Spears a Londra!… Mendès-France, qui!… ciò che
vogliono! Disraeli… Latzareff.. Reynaud… l’Hitler,

247
semitutto, mago del Brandeburgo, bastardo di Cesare,
mezzo pittore, mezzo guitto, credulo stronzo smargiasso,
semipederasta, e stonato eccome!… aveva però quel briciolo
di genio che aveva intuito gli ibridi, che ne aveva tutto un
pieno attorno, che li folgorava facile: colonnelli qui!
colonnelli là!… generali, ministri, consiglieri intimi! di qui
che trovavi le tante pelli bistrate dove manco te l’aspettavi…
Oh, voi mi chiedete mica tanti particolari!… certo!… che
io torni alla mia storia!… a ogni modo che comprendiate
perché il Raumnitz von non era poi cosí tanto razzista! la
prova: il suo matrimonio!… ma i torbidi!… se ci avevano
fatto capire! che era mal maritato, marocchino!… dopo
l’incidente di Parigi che era diventato l’odioso malacarne!
marcia indietro!… l’arcicrucco totale!… che potevi
aspettarti tutto!… io dico!… torbidi!…
Porca!… la mia crapa!… mica Parigi lo scandalo!
Vincennes!… occupavano madame e lui una gran villa
molto ricca di un ricchissimo ebreo, partito in viaggio… una
dimora sontuosa sul bordo del Bois, tutta piena rasa di
mobili laccati e soprammobili cinesi… Palazzo-museo-
magazzino… s’erano alloggiati a meraviglia, i Raumnitz!…
poteva bene durare un secolo l’occupazione!… ma
patatràc!… la «notte Wehrmacht»!… Raumnitz russava, e
madame… avete sentito parlare?… quando i soldati ribelli
arrivarono di sorpresa scalarono il Palazzo, tirarono fuori
von Raumnitz dal suo ronfare, e lo sculacciarono sul
posto!… pflac! pflac!… legato! in dieci armati!… il suo culo
tutto rosso!… non vi racconto che roba risaputa, il
complotto Stupnagel… l’operazione «balcone-botte-in-
culo»… per giunta, il piú fico, che Hermann von Raumnitz
era lui per l’appunto il primo capo in testa
Oberbefehlsupersbirro delle zone Nord, Est, e Joinville!… e
tutto il Bois!… e Saint-Mandé! e la Marna!… là, il colpo
che vanno a tirarlo fuori dal letto, e sua moglie insieme, e

248
che gli rifilano la battuta! le chiappe rosse paonazze!…
pensate, se ci girava storto!… non uno di sti oltraggi che
avrebbe perdonato mai! in piú, che s’era fatto sbalzare dal
suo grado! retrocedere comandante!… vedete se si cascava
a pennello!… noi!… sotto il suo governo assoluto! il gentile
umore!… noi, i 1142!… se ci aspettava! noi buffoni! quel
che si stava macchinando?
Io vi ho mostrato alla stazione tutte ste urlerie e canzoni, e
tutte ste maniere di potere piú trattenersi in niente!… da
nessuna parte! fin nella cucina!… giú da basso!… a pisciare
negli Stam!… era successo!… allora? allora?… lo
troveranno mica stavolta, a ronfare, l’Oberstumführer! no!
oh, che era truce all’occhio! in tutto!… dappertutto!… e su
tutti! Raumnitz!… e l’Aicha lo stesso!… in stivali, e il suo
grosso scudiscio!… mica in punto d’essere sorpresi
addormentati… sul chi vive, i due!…
Insomma, comunque sia, il fatto è che ero tornato al
Löwen con la loro figlia in buono stato… avrebbero potuto
ringraziarmi, ritenevo! mi sembrava… potevo aspettare!…
niente da aspettare da simili oltraggiati sornioni botte-in-
culo gelati odiosi!… un fatto è certo gli avrebbe mica
scorticato la glottide ad andarci dentro con una parolina
gentile… «È solo grazie a lei, dottore!…» figurarsi!… che si
credevano sempre i vincitori! nessuna ragione di trattarci
coi guanti!… cosí le schifezzerie crucche!… uguali gli
Inglesi!… il loro cosí orribile innato carattere!… vincitori
sprezzanti! una volta per tutte! botte-in-culo, no botte-in-
culo!… e lí scusate! che avevo solo che da starmene zitto!…
che aspettavano che mi venga una parola!… e che mi
bruciava la parola!… sia al botte-in-culo Raumnitz che alla
sua grassa ondosa matrona! la sua uri in stivali e
scudiscio!… i suoi alani!… e la sua stanza 36!… la sua
stanza?… mi trattengo!… ridiscendo dunque al nostro
piano!… già di nuovo un po’ ingombro!… tutto il

249
pianerottolo!… Raumnitz aveva dovuto acconsentire! le
pulle avevano lasciato di nuovo salire su… lui aveva fatto
riaprire i cessi… ma piú sedili ai cessi! la gente la faceva
direttamente nel buco!… bene!… era meno sporco…
traboccavano meno, spandevano meno… pieno il
pianerottolo!… era una fortuna! Frucht avrebbe meno da
pulire! ero appena davanti alla nostra porta, l’11, un
baccano giú da basso!… e degli ordini!… «Lasciate passare!
lasciate passare!» come qualcosa di pesante che montano
su… la gente dei cessi va giú a vedere… ostruiscono!… los!
los! oh, ma è un uomo il pacco!… un pacco cosí pesante…
delle pulle che lo montano su, lo issano!… qua, ci siamo! è
legato!… anche incatenato che è! e che catene!… dal collo
alle caviglie! non può scappare!… ah ma diavolo! ci
sono!… è il Commissario Papillon! la sua crapa! è talmente
tumefatto! lo stato!… che quasi non l’avrei riconosciuto!…
gonfio, doppio! triplo! come i piedi dei soldati della
stazione! che cos’è che ci avevano dato! somministrato, i
Fritz!… vi ho mica detto, lo conoscevo, sto Papillon!…
Commissario speciale della Guardia d’Onore del Castello…
addetto «speciale» di Pétain… la ventura!… vedevo,
capivo… sono piuttosto lento a capire… voglio capire tutto
molto esatto… sono della scuola Ribot… «Non si vede che
ciò che si guarda e non si guarda che ciò che si ha nella
mente»… ce l’avevo di continuo nella mente il Commissario
speciale Papillon!… e da parecchi mesi!… da quando che
mi aveva detto: «Sa dottore! qui si fila!» pure mi si deve
dare atto ci avevo risposto secco! chiaro!… «Commissario
lei ci può perdere tutto! è una trappola!… la riporteranno a
pezzetti! resti al Castello!» basta!… aveva fatto di testa
sua!… era una bellezza la testa sua!… era mica il solo in
questa idea di passare in Svizzera!… perdio!… i 1142
l’avevano!… tutta Siegmaringen non desiderava altro che
rifugiarsi a Basilea via Sciaffusa!… ma poi!… poi!… la

250
frontiera? se si era fatto imbarcare il Commissario speciale
Papillon!… e riportare e come!… in combutta con un
«passatore», sedicente!… «un passatore» dove che eravamo,
normale, naturale, per le sigarette! la morfina, e le
lampadine tascabili!… ma per se stessi in persona era
cacciarsi di sicuro si capisce in tutte le trappole di sbirri!…
fritz, franzose e svizzeri!… aveva il mattutino, Papillon!…
aveva visto!… ce l’avevo detto! soprattutto da «Poliziotto di
Stato»! mica pivello!… no!… qua, è i Fritz che l’avevano
vinta! lo riportavano, stretto a salame, incatenato, lo
stendevano sul pianerottolo… vlang!… davanti ai cessi!…
che tutti ne prendano esempio, si rendano conto, come che
era il passaggio in Svizzera!… io non avevo bisogno di
particolari!… già cento ne erano arrivati! incatenati!… la
frontiera scannatoio!… 20 chilometri di qua!… di là!… il
dispositivo da secoli!… no man’s land puzzle! ti ci facevi
schioppettare dalle guardie francesi, svizzere, o crucche…
perfettamente d’accordo!… a vista! fuoco!… fifí, SA, o
Guglielmi Tell!… caccia aperta!… comunque che si
rischiava… di soppiatto… o apertamente!… pfatf!…
centro! mica storie!… di giorno come di notte!… rumba!…
una lama di riflettore! «È sotto tiro!… non un altro passo,
turista!» abbattuto, legato, caricato! due e due quattro!
scenario classico… o lasciato sul posto, freddo… era
secondo gli ordini di Berlino e di Berna… o riportato in
Fritzlandia, come il commissario Papillon, steso, esposto,
incatenato… che tutti possano vedere bene, rendersi
conto…
Se veniva buona agli Svizzeri?… testa o croce!… il tizio
allora, era Basilea!… a piccole tappe! e poi dopo, non si sa
dove!… consegnato soprattutto ai fifí! la Chaux de Fonds-
Fresnes!… state mica a credere, come i giornali, alle guerre
totali!… belle trappole per stronzi!… atomiche o no!… mai
vanno queste oltre le polizie!… mai cosí profonde! i «no

251
man’s land» sono fatti apposta per non intaccare le fibre
sottili… che le pulle restino bene fianco a fianco, affabili e
professionali… sotto i peggio cicloni di fanatismi!… «la
prego! questo piccolo coniglio!…» e ti mantengono un
certo ordine… che non è il caso d’insistere!… che una certa
pace è già fatta!… le guerre sono solo che degli incidenti,
anche le «totali»! là, il Commissario Papillon era stato uno
scherzo!… individuarlo impacchettarlo, riportarlo da dove
veniva!… avrebbero potuto impagliarlo, persino!
sonnambulo! aveva fatto manco uff!… andava avanti in
tutta incoscienza… avesse guardato il suo «passatore»
soltanto appena un poco!… e tutti i passatori per
cominciare! le loro crape! ti sentivi assassinato solo che a
studiarle un attimo da vicino… i loro sguardi, i loro sbiechi
profili… io ho visto posso dire tante prigioni e di quei tarati
degenerati, dei «galeotti nati», «tipi Lombroso», veri pezzi
da musei! ma lí in sto «no man’s land» crucco-elvetico
trovavi di quegli individui, genere scorridori dei boschi,
«magagnoni» che erano dei veri soggetti «clinici» quanto
mai istruttivi in un certo senso… «quaternari»… avessero
mangiato degli uomini dovevi mica rimanere sorpreso…
tutti ausiliari della polizia, si capisce!… tutte le polizie e
gendarmi!… contrabbandi, quanti ne volevi!… il caso di
tutti i degenerati, «tipo recessivo», sempre tutti informatori
e passatori… che sia al Camerun, i Pigmei, fra Pauini e
Mabiha… o boulevard Barbès, gli omiciattoli, fra le
minorenni e la coca, traffico «l’Antidroga…» o Bloomsbury,
Londra, l’oppio e l’aborto, White-hall 1212…
Comunque là, vi raccontavo, il Commissario Papillon, il
modo che l’avevano legato stretto, impacchettato, subito
steso giú al verdetto!… se ne stava tutto mogio! nelle sue
catene! voi mi direte, mi ripeterete, un Commissario e
soprattutto «speciale»… non è affatto uno sciocco!…
cascare in una trappola simile! anche tesa con estrema

252
astuzia? oh! oh! deve intendersene qualcosa! è il suo
mestiere! aveva solo che da guardare un po’ le strane ghigne
di sti «passafrontiere»! ste facce!… come furfanteria,
tradimento, tare, stigmate, avreste detto dei pinti ripinti!
mascherati «mezza quaresima»!… la natura provvede a farvi
delle persone che portano la maschera! non ne
approfittate!… tanto peggio!… fanfaroni, provocatori,
vantoni, e poi tutto all’improvviso, tutti umili, striscianti…
camaleonti, vipere, bisce… erano tutto!… li fissavi,
mutavano davanti a te, lí, a guardarli!… oh, naturale, in
«Case di Pena» e all’Istruttoria, ne troverete una quantità
del genere! insomma pressappoco… tutti sti passatori
crucco-elveti dovevano essere in permesso da qualche
parte… prigioni di frontiera… svizzere… savoiarde…
bavaresi… anche «relitti di commandos», disertori…
avevamo a Siegmaringen dieci… dodici passatori abituali…
scomparivano… ricomparivano… in permesso, per cosí
dire… il permesso era Costanza, otto giorni di Costanza!…
la sola città tranquilla di tutta la Germania, la sola città mai
bombardata, e la sola sempre illuminata, come in pace, e
tutti i negozi aperti, e le birrerie… gran traffico di Borsa,
ogni moneta, valori!… Svizzera, Francia, Losanna, e i
partigiani… piú le derrate! grande assortimento d’Est e
Ovest! marmellate, cioccolate, conserve, caviale!… vero
caviale di Rostov!… invento niente!… paracadutato, sentite
bene, da una squadriglia Raf! insieme con tutte le Reuter e
«Informazioni» di tutta la settimana… New York, Mosca,
Londra… insomma la piú sfarzosa terrazza «Cafè de la
Paix», sulla riva del lago… dirvi che ci valeva la pena, la
città veramente fiabesca, allettante… il Commissario
Papillon sapeva… per di là che andava!… e mica da solo!…
mica da solo!… con la patetica Clotilde!… fatale
Clotilde!… una cosí, cosí gentile dolce fanciulla…
fanciulla?… insomma, signorina! e signorina di Radio

253
Parigi… annunciatrice! la signorina della «Rosa dei
Venti»… articolo crimini, pensate, stracarica! ti aveva letto
di quei testi!… microcantato di quegli orrori!… soprattutto
uno! il madornale orrore!… «de Gaulle, il re dei felloni!
púm! púm! púm!» si capisce che sia scappata, che non
abbia chiesto il resto! in piú che aveva un amore! sí, anche
lei!… che aveva dato il suo amore al Gran Spaccone di
Cartagine!… attraverso mille e cento pericoli si mette in
pena! lo ritrova! fa il viaggio Porte Maillot-Costanza, per
ritrovare il suo Gran Spaccone! miracolo dell’amore! ma era
piú per niente il momento di corrergli dietro a Hérold! ah,
piú per niente!… voleva piú che esser solo, tutto solo,
Hérold Cartagine! che lei aveva attraversato resistenza,
resistenti, armata senegalese, Strasburgo! tutto!… e che lui
voleva piú che essere solo! tutto solo! voglia di niente! che
aveva Cartagine di traverso! e che la manda a farsi fottere la
sua Clotilde!… desolata Clotilde!… che la ricaccia sul
treno!… che andrebbe a ritrovarla un giorno!… un
giorno!… la spedisce… ce la spedisce… appena una parola
per Sabiani!… la bottega di Sabiani, il posto piú deprimente
del borgo, il servizio permanente Ppf, il piú grosso
agglomeramento di moribondi… la loro gran bottega, il
retrobottega, le due vetrine!… c’è dei testimoni che vi
diranno… peggio che il Fidelis! le due vetrine, facce da
morto tutte le età, poppanti, nonne… e sotto di quegli affissi
seri! manco per niente abbellitori! i soli affissi politici seri
che io abbia mai visto stampati seri!… che senza dubbio si
rivedranno mai! neppure in galere cinesi!… «Non
dimenticare mai! ricordati bene, che il Partito non ti deve
niente e che devi tutto al Partito!» ecco quello che
bisognava che capiscano i moribondi! gli adoratori di
Doriot! che era mica rimasticatura! roba vecchia! mica
insaponata elettorale!… è un momento eccezionale che i
Partiti si mettano a tavola, dicano per bene le cose, indorino

254
piú la pillola… non intortino Calibano! le facce da morto
del Ppf piena la bottega servizio permanente a sputare bene
le loro trippe e polmoni erano lí permanenti contrasti!… si
trattava piú di reclutare!… ogni cosa a suo tempo!… si
trattava di far fuggire la gente… Clotilde aveva visto la
maniera!… che si era fatta mandare a farsi fottere!… e
come!… anche dalla vetrina delle facce da morto!… «alla
stazione, troia!… sporca baldracca!… faccia di culo!…» lei
che ci chiedeva del suo Hérold! che aveva detto che sarebbe
stato lí! proprio promesso! la stazione? la stazione?… se ne
tornava indietro!… sbattuta fuori dalla bottega
«crepatorium» era ridiscesa giú per il viale!… vi ho
mostrato… il viale del trambusto!… si era ritrovata sul
marciapiede della stazione, lí, su una panchina, poveretta
soletta cocca, in panna… con delle centinaia come lei!…
delle sbandate, tutte le panchine… delle licenziate dalle
fabbriche… delle nonne… le nonne, vi ho detto, loro era
piuttosto fare scandalo, arrampicarsi all’assalto delle
locomotive, e sdraiarsi sui binari… nessun pudore! le
giovani erano ancora rubacuori… Clotilde piangeva a
dirotto, ma dolce, molto patetica… il commissario Papillon
passava per di là, giusto di là, «servizio alla stazione»!… di
vedere Clotilde, la simpatia immediata!… eppure una
quantità di altre giovani donne, cosí in angustia come
Clotilde, erano là, là attorno sulle panchine… ma Clotilde,
d’un lampo! tutto d’un lampo! aveva piú visto che
Clotilde!… il cuore: pàn, pàn! volere o no, le era toccato
assaggiare alla sua personale gavetta!… nemmeno detto tre
parole!… quattro parole!… che le aveva giurato l’amore!…
la sua vita per lei!… e Papillon aveva niente di quei piccoli
salterelloni, spacciatori di Luna! no!… no!… manco detto
quattro parole che s’erano scambiati giuramento di già…
già… giammai credere a niente che alla loro forza d’amore,
e affetto e la sublimità delle loro anime!… dirvi, vi dico

255
tutto, che tutto era mica solo triviali strette, avvoltolamenti
di corpi, amalgami osceni, su sti marciapiedi e sotto sti
tunnel… la prova, Papillon, Clotilde… un sentimento che
Eloisa, Laura, Beatrice sarebbero state molto lusingate… e
in quali condizioni di incubo!… bombe sospese!… sirene,
fischi, di quegli stridori che le orecchie ti partivano
appresso!… tamponamenti dei venticinque treni di
truppe!… urlamenti delle cucine da campo… truppe
militari attorno, e le nonne, e operaie, e i lattanti… e piú, si
capisce, Lili Marlene e il pianoforte della sala d’aspetto…
Papillon, il suo compito, la sua funzione, era che le nonne
lascino partire i treni… evitare che le SA ci si immischino!
farle alzare da in mezzo ai binari!… non era per niente il
minchione, Papillon! si può dire che è grazie a lui che i treni
sono sempre! partiti… all’incirca… nonostante il di piú in
piú di nonne…. fin sotto le locomotive!… di colpo che ha
visto Clotilde, vi racconto le cose, ha piú pensato che a lei,
visto che lei!… farle la sua felicità, e subito!… no fra
vent’anni!… consolarla di tutti i suoi dispiaceri… rifarle una
vita!… no fra vent’anni!… di colpo!… subito all’istante!…
la Svizzera, in vera vita! Costanza!… magia di Vita! noi si
era tutto nella Morte! Costanza, la Vita!… Basilea!…
Berna!… cosí che si erano decisi! partiti! il primo passatore
venuto! hop!… all’istante!… subito all’istante! e che si
erano fatti ricevere, laggiú!… un poco!… terribilmente
attesi!… sonnambuli d’amore!… previsti!… attesi!… in
ventura, insomma!… alla ventura!… andando avanti senza
guardare!… in sogno!… anzi contro un grosso pioppo!… il
settimo pioppo: la Svizzera!… ma il sesto pioppo, scusate!
venti sbirri crucchi! i cani e le catene!… due e due
quattro!… acciuffati, legati, imbarcati, riportati!… là lui, lo
vedevo sul fianco!… insaccato di catene!… incatenato dal
collo ai calcagni… e si torceva contraeva un poco… non
molto… il pavimento era asciutto, il corridoio era piú la

256
cloaca… l’avevano deposto lí, proprio davanti ai cagatoi,
perché gli altri possano guardare bene e rendersi conto…
ciò mi faceva ricordare di Houdini… l’Houdini
all’Olympia… ho sempre dei ricordi d’infanzia… come che
faceva saltare le sue catene, lui!… e altra cosa come catene,
catenacci e anelli! e ben altrimenti frammischiati!… là il
Papillon, disteso, si contraeva veramente troppo moscio per
far mai saltare niente! buonasera! sul fianco esposto apposta
che tutti lo vedano… tutto lungo disteso davanti ai w.c… la
gente saliva, veniva dalla strada… oh, ma nessuno che gli
parlava!… si sussurravano, risussurravano… tutti la stessa
cosa: «in che stato l’hanno ridotto!…» di quelle bozze, blu,
nere, verdi, rosse!… pensate che era conosciuto il
Commissario Xavier Papillon!… e dai tempi di Vichy!… il
Commissario speciale di Pétain!… Clotilde anche era
conosciuta!… di «Radio Parigi» e della stazione… «dov’è
successo?… ai pioppi!» tutto quello che Clotilde ricordava:
«ai pioppi» quello che ripeteva fra i singhiozzi, «pioppi!
pioppi!…» lui, l’incatenato, intanagliato, sanguinava, il naso
contro il linoleum, ronfava!… sí, ronfava! ci sarebbe stato
bisogno di potergli allentare le catene delle mani… aveva i
polsi legati dietro la schiena dalle catene e un altro
catenaccio… conosco, me l’hanno fatto!… ho avuto piú
tardi anch’io i polsi incatenati uguale, dietro la schiena… ho
anzi fatto del turismo cosí, in autobus inferriato… tutta
Copenaghen, dalla Prigione Venstre a Politiigaard, per
domandarmi se era vero che avevo commesso il tal
crimine?… il tal altro?… lí, guardando Papillon davanti ai
w.c. non ero ancora al corrente… vedo Achille, Mauriac,
Loukoum, Montherlant, Morand, Aragon, Madeleine,
Duhamel, talaltri ribollenti politici, mica sanno neppure!
questo gli farebbe un bene boia!… darebbero piú affatto
cocktail!… quieti nella merda, incatenati!… buoni! e al
fatto!… il valore delle parole e delle cose! oh, uguale doveva

257
capitare anche a me!… si può dire che si è avvisati di tutto
se si fa un poco attenzione… lí sul pianerottolo, com’era, il
naso contro il linoleum, nessuno aveva niente da fare se non
a prendere un milligrammo di lezione! catenaccio?… certo,
c’era il catenaccio!… ma ci sarebbe voluta la chiave!…
nessuno aveva chiave!… si commentava, ma a voce bassa…
quello che si sarebbe potuto fare, e non fare!… mica
commenti violenti, come alla stazione!… piuttosto tipo
«fedeli in Sacrestia»… si compiangeva soprattutto
Clotilde… «la povera piccola!… la povera piccola!…» mica
tanto lui!… lui che l’aveva trascinata!… bell’e buono!… lo
sconsiderato, l’impulsivo, lui!… l’opinione delle signore!…
lei, che era da compiangere, mica tanto lui!… senza di lui
sarebbe rimasta al suo posto… lui, l’idiota!… il pericoloso
salame!… un poliziotto, addirittura!… e assaggiare la
frontiera svizzera?… ah, là! là!… doveva essere un poco al
corrente!… a ogni modo, sembra! bisognava essere
piedipiatti e cosí stronzo per andare a cacciarsi in un tale
vespaio!… la prova!… la prova!… guardarci la crapa!… il
temerario-rischia-tutto-minchione!… naturale che s’era
fatto beccare!… coglione!… la povera cocca! lei, la povera
cocca!… si compiangeva solo che lei!… «ai pioppi! ai
pioppi!» che non la finiva di gemere, la povera cocca…
tenera fragile vittima… la bastonatura ai pioppi non era per
me una sorpresa… per Marion neppure!… c’era stato anche
lui, lo stesso punto!… a esplorare i pioppi, il ruscello che
era la frontiera… certo, la ricognizione molto arrischiata!…
c’era stato una domenica… la domenica, polizia, SA,
Elvetici, partigiani, si abbuffano enorme, sbevazzano e
ronfano… hai una possibilità di non essere visto…
sebbene?… sebbene?… i cagnacci?… c’era stato, e con la
carta!… la carta a matita, il «tracciato» alla mano… dove
passava esattamente il famoso rivo-frontiera… fra il sesto e
settimo albero… aveva incontrato nessuno, lui!… una

258
fortuna!… la fortuna!… «Passavo se avessi voluto!»…
questo l’avrebbe portato a niente, era troppo conosciuto in
Svizzera!… a ogni modo aveva visto il posto! di preciso il
posto esatto dove il passatore li aveva portati, Papillon
Clotilde! ma loro, balordi! scusate! aspettati! fra il sesto e
settimo albero…
Pensate che avevamo delle carte di questa frontiera
Baden-Elvezia… la biblioteca del Castello ne aveva dei
bauli! mucchi! cumuli di Album, che ci potevi passare delle
settimane a guardare tal piccolo ruscello da un secolo
all’altro… i rigiri che aveva preso… sbarramenti,
battibecchi, vertenze… delle dispute che duravano
ancora!… eredità che non finivano piú!… che cosa ne era
stato di sto piccolo pezzo di terreno?… frontiera?… no
frontiera?… fra il quinto e sesto albero?… dal primo primo
monastero… dai primi primi racket Hohenzollern & C.,
fino all’ultima recente guerra, là… di quelle raccolte di
«tracciati», di «località», frontiere, fossati!… Würtenberg,
Baden, Svizzera!… e aggiunte!… accaparramenti, frodi… di
una fattoria, di un appezzamento, di una stalla, di un
guado… giusto i centomila ratti, rapine, assassinî, divorzi,
Diete, Concili… secoli e secoli di «fatti di Principi»,
matrimoni d’interesse, movimenti di popoli, viaggi di regni,
crociate, ratti ancora!… e poi ancora frodi!… colpi come a
me rue Girardon? milioni! milioni di volte piú peggio! dirvi
sta biblioteca, una tale ricchezza di documenti, carte,
tracciati, che c’era piú da raccapezzarsi!… ti ci perdevi,
bussola alla mano!… bisognava essere sbirri delle frontiere
per sapere un poco dove passava sto dannato piccolo rivo!
dove ti trovavi! irriconoscibile, da tanto che l’avevano
distorto, aggiuntato, rimpiastricciato qui!… là!… ricacciato,
e rimosso ancora! come la faccia di Papillon!… piú niente
da vedere da un palo all’altro!… piú ancora, vi scordavo, sei
secoli di gangsterie religiose!… conventi contro conventi!

259
riluterie! ricattoliche! «che ti prosciugo il tuo piccolo
mulino!… che ti abbatto il tuo pioppo! albero di
Satana»!… questo ti dava il puzzle intricato, ruscello, anse,
svolte, che trovavi piú niente di niente! un burro, pensate, le
polizie! di qua!… di là!… d’oltre là!… tredici secoli di finte
macchie, finte siepi, finti spauracchi!… la domenica, vi ho
detto, avevi una piccola possibilità di non essere visto… di
passare attraverso a renderti conto… ma la settimana eri
beccato, sicuro! anche prima del secondo platano!…
legato!… guarito!… dai Fritz, Elveti, o partigiani!…
chiedevi mica!… ruscello, non ruscello!… sonnambulo,
ecco, sonnambulo in campo magico… da svagarti ideale!…
cogliere! mazzi di azalee, mirtilli, erbe di San Giovanni, fiori
di fate!… e ciclamini!… Marion c’era stato a cogliere!…
qui!… là!… e a esplorare!… e ne era tornato!…
meraviglia!… era una domenica… e incolume! in fondo ho
sempre avuto l’idea che era stato avvistato, e fotografato!
aveva voglia a essere una domenica e le dogane e le pulle a
tavola… a ogni modo!… a ogni modo!… anche la domenica
c’è servizio di sentinella… non si sa dove!… in cima a un
platano?… in fondo a un pagliaio?… una cellula «foto-
elettrica»… c’era non finire di piccoli ordigni, mine e
contatti, ogni zolla! si può dire!… tic! vrrr!… tutti i dintorni
di Wichflingen, il lago… immaginavo mica molto bene
Marion non essere stato da nessuna parte veduto… oh, lui
neppure!… niente affatto sicuro!… mi diceva: «ne sono
tornato, bene! ma non ci tornerò!…» si avevano delle
offerte tutti i giorni per passare in Svizzera… e delle offerte
niente care… duemila marchi!… allettanti!… e in piú la
promessa giurata che i fifí ci aspettavano per offrirci di quei
dolciumi!… di quelle sbafate! e di quei «Diplomi di
Resistenti»… con carte! e tutto!… la Svizzera piú «Croce
Rossa» che mai! la Gestapo comprensiva, assolutamente
d’accordo!… a Sciaffusa, Payot, Gentizon, ci portavano

260
Petitpierre, e tutti i nostri passaporti federali… in regola! ci
si doveva solo lasciarsi guidare! presentarsi! fiducia!…
fiducia! erano delle belle offerte! vedevo lí sul linoleum, il
Papillon tutto sul fianco… il modo che l’avevano servito!…
Lili e Clotilde lo asciugavano, gli bendavano la testa, lo
facevano bere… aveva sete, chiedeva… era buon segno che
aveva sete… ma la gente intorno osava mica tanto
avvicinarlo… erano saliti su per vederlo, da basso, dalla
birreria, dalla strada, ridiscendevano…
D’un tratto sento «nun! nun!» Raumnitz!… era lui, la sua
voce: «nun! nun!» eccolo!… guarda il Papillon sul fianco…
guarda la gente, il cerchio attorno… dicono piú niente…
nun! nun!… tutto quello che dice… tocca le catene! nun!
nun!… e se ne va!… se ne torna su in casa, il pianerottolo
sopra, con i suoi cani… deve tornare dalla stazione… il suo
pianerottolo, sopra la nostra stanza… si ferma, si sporge
dalla ringhiera… «Dottore! dottore!» mi chiama…
«La prego!… fra poco?… se ha un momento!…
– Certo, Comandante!… Certo!»
Laval, anche devo andare a trovarlo… devo andare anche
dal Landrat… anche Buon Dio al Fidelis!… trenta…
quaranta degenti gravi al Fidelis!… piú la signora Bonnard,
96 anni… e ancora tre!… quattro!… cinque!… sei visite
all’altro capo del borgo!… andrò!… non andrò!… il
Landrat è anche per Bébert! gli ossi di pollame per Bébert…
accattóno a fondo dal Landrat, sono in buona con la
cucina… mostro Bébert alla cuoca, lei è raggiante… lo
adora, lo tiro fuori dal suo sacco… lui detta legge in
cucina… ce ne andiamo pieni di ossi!… e mica solo che
ossi!… della carne sopra!… si approfitta un poco con Lili…
ha il necessario, vi assicuro, il Landrat… mica un regime che
fa dimagrire!… conosco la sua tavola, vedo la sua cucina…
tutti i giorni gli portano due, tre, quattro capi!… e di quelli
seri!… vedo… capriolo, pollastre, beccacce… la Foresta

261
Nera è ricca di cacciagione… i guardiacaccia sono suoi!…
Landrat e Venatore!… è ben nutrito come Pétain… come
de Gaulle a Londra… come la Kommandantur a Parigi…
come la Kommandatura, domani!… come Roosvelt sul suo
yacht!… come Franco a Madrid… e come «Tito-Buffet-del-
sorriso!…» Intanto e per cominciare, dunque!… Bébert nel
suo sacco! ritorno all’albergo!… e via che si va! ah, prima di
tutto baciamano alla signora!…
«Arrivederci signora Bonnard! arrivederci!»
E me ne vado!… al ritorno salirò su da Raumnitz… di
sicuro vuole parlarmi della stazione… forse anche del
Papillon… anzi, certamente…

262
Me l’immaginavo!… la gente niente, mica andata via!… il
nostro pianerottolo rigurgitava di truppe landsturm e di
civili dei treni, della stazione, sedicenti rifugiati di
Strasburgo… i battibecchi!… si mangiavano la faccia!… di
quello che avevano visto e non visto!… ah, l’armata
Leclerc!… ah! i Senegalesi daga-daga!… che particolari!…
noi ci avevamo nessuna idea, noi gli imboscati di
Siegmaringen!… ah, manco la minima!… sicuro, certo ce
n’era solo che per loro, sti scampati dei peggio massacri!…
occupavano la scala e il pianerottolo e la porta dei cessi…
insomma un’altra invasione… salivano a pisciare in tre… in
quattro… in dieci!… si fermavano da Papillon… lo
guardavano… l’incatenato Papillon sul fianco, la testa
tumefatta, gonfia, un annegato!… facevano cerchio
intorno… gli avrebbero pure parlato, domandato che ci
faceva?… lei Clotilde, in ginocchio accanto, ci raccontava
tutto!… a pezzi e singhiozzi, come poteva! l’orrendo
agguato! il pioppo!… dodicesimo?… tredicesimo?… ci
perdeva il conto fra le lacrime!… e il piccolo ruscello!… i
rifugiati di Strasburgo, subito all’istante, la mandarono
fuori, alle palle!… ah erano mica in umore di ascoltare delle
geremiadi qui cosí! per loro ste melonate? tutto insensato!
infantile! assurdo!… loro, avevano visto qualcosa!… loro,
venivano fuori dagli orrori! dai veri!… loro potevano
parlare! volevano mica che gliene stiano a raccontare!…

263
intanto sto Papillon, chi era?… e uno! pulla!… piedipiatti!
un soffia?… e sta signorina qui? sta piagnucolona? che
casino?… piú Clotilde gliene raccontava, piú tenera, piú da
compiangere, alle ultime lacrime… il pioppo!… settimo?…
dodicesimo? da sapere piú!… piú gli dava loro sui nervi!…
piú gli scatenava la crisi!… erano mica usciti fuori da
Strasburgo, e per quale miracolo!… loro!… e dai Senegalesi
«daga-daga»! per ascoltare i piagnucolamenti di sta
mondana in ginocchio sul suo magnaccia!… no!… loro
potevano urlare un poco!… quello che avevano visto, loro!
e subito!… torrenti di sangue, loro!… mica dei rivoli! mica
dei fazzoletti!… delle decapitazioni in massa! impiccagioni!
dei pieni viali di alberi!… interi!… ghirlande farandole di
impiccati! aveva visto niente sta pisciona! né noi
neppure!… scansafatiche, imboscati, scagazze!… né i
Senegalesi di Strasburgo, né i fifí strappatori di occhi! visto
niente!… se li si esasperava con le nostre arie di conoscere
tutto!… si mettevano anzi a parlarne sempre piú forte, da
sgolarsi, delle massacrerie della loro Strasburgo!… e che
s’indignavano di sta signorina, Clotilde, sta faccia di culo!…
la piagnucolosa!… che aveva mica la minima idea!… noi lí,
neppure, masse di coglioni!… cosí fragili oziosi! che lei
aveva solo che da andarci un poco! Strasburgo! cocorita!…
che la rimpiangerebbe la sua frontiera svizzera!…
commediante! che ci mostrerebbero i «fifí» il suo dodici!
tredicesimo albero!… ah là!… là!… quello buono! il ramo
da appenderla! lei li faceva patire!… sí!… le sue panzane!
ascoltare sta roba!… che l’armata Leclerc arrivi un poco!…
ci sarebbe mica un piccolo agguato!… che le farebbero
uscire le budella, lacrimosa stronza! i negri daga-daga!…
vedrebbe!… piangerebbe piú per niente! che era disgustosa
da ascoltare!… insopportabile! «ouah! ouah! boccaccia!»
che se ne stia zitta! che i Neri le taglierebbero la lingua!
specialisti taglialingue!… il suo magnaccia, il suo piedipiatti,

264
appresso!… che si lamentasse piú! lei aveva visto niente!…
fanfarona, smorfiosa, puttana di pulle!… soffiona!… tutto il
pianerottolo approvava proprio che era provocatoria,
spiona, busona di piedipiatti! ed è tutto!… che era tempo
che i Neri arrivino, la scotennino! le taglino il fiore sotto!…
che starebbe zitta, dopo!… che dopo… che il piú bello
restava da vedere! sí, anche noi!… tutto l’affare in bocca!…
che si parlerebbe piú!… e l’altro lí, per terra, l’incatenato!…
Commissario speciale?… bidone!… che si era legato da
solo! incatenato lui stesso!… perdio!… «ouah! ouah!»
trappoleria di piedipiatti! è mica a loro che l’avrebbero
fatta! scampati di Strasburgo! dai reali veri orrori!… oh, che
lei era proprio dunque da pestare! strangolare secco là! sul
posto!… e il suo sbirro!… sta signorina isterica, con le sue
storie di frontiere, trappole, chiappole!… scaglia! se fossero
stati a Strasburgo, lei il suo sbirro, si lamenterebbero piú,
ah, la bagascia dolorosa!
Dirvi come prendevano le cose, gli approdati del
pianerottolo!… molto male!… niente affatto compiacenti,
simpatici!… vedevo l’indignazione salire, la temperatura!…
che andavano a raddrizzarla, loro stessi! subito all’istante!…
soprattutto le donne che ne potevano piú!… che avrebbero
un poco piú da lamentarsi, loro! «delle pozze di sangue,
larghe cosí…» eh Hector?… no, Léon?… e delle teste di
bambini tagliate!… cherubini!… si sapeva piú quante
teste!… «daga-daga» cosí!… ci mostravano la lunghezza!…
daga-daga! larghezza! la prova! delle asce!… «non è vero
Hector?… non è vero Léon?…» busona di sta femmina!
questo le farebbe un bene boia!… il suo sbirro appresso!…
che piangerebbe lei di qualcosa! Clotilde voleva proprio
essere schiaffeggiata, all’istante! gli offriva tutta la sua faccia,
la sua guancia, aveva mica paura! ma loro le rifugiate di
Strasburgo, scampate ai peggio massacri, erano mica e per
quali miracoli, arrivate alla Foresta Nera, Siegmaringen e

265
Pétain, per cascare su delle scene simili!… no! ah, era bello
il Pétain!… a proposito!… tutta la sua cricca!… porco
casino, sí!… la prova!… «eh, Hector!…» avevano un
briciolo da dire, loro donne maritate, oneste e tutto, e con
figli!… che avevano perduto tutto a Strasburgo!… si
trattenevano, loro!… scampate dalle peggio beccherie!…
avrebbero potuto ascoltarle, loro!… un briciolo! mica
ascoltare sta lurida sgualdrina di sbirri! in piú che
ingombrava la porta! la porta dei w.c.!… e che saliva su
sempre piú gente!… dalla birreria e dalla strada… ero lí che
vedevo la faccenda girava piú che storta… quand’ecco un
vescovo!… sí, un vescovo… non invento!… su dalla scala…
un vescovo, la sottana viola, l’enorme cappello, la croce
pettorale… e benedice tutto intanto che sale… tutti!… si
volta per benedire meglio tutti quelli della strada… e
ribenedirli!… e tutto il pianerottolo!… è mica vecchio come
vescovo… pepe e sale… col pizzo… mica grasso neppure, il
tipo piuttosto ascetico, epiploon discreto… oh, ma però, lo
sguardo sornione… che sbircia proprio tutto!… destra,
sinistra, davanti… dietro… insieme coi segni di croce e il
biascicamento «in nome del Padre!…» ma la piú forte
impressione! subito!… un effetto! li vedevo scorticare
Clotilde, cacciarla a pelo nudo, tanto per cominciare! da
tanto che erano furiosi! esasperati! lamenti e sospiri! là di
colpo, tacciono! smettono di trattarla di tutto!… «istriona!
melma! bugiarda!…» il vescovo benedicente, si
chiedono?… insomma sta specie di vescovo… da dove viene
fuori?… va dove? ai cessi?… e che smette mica di
benedire!… qua io mi dico, penso, sono niente affatto
sconcertato, mi dico: viene forse per me?… è forse una
maschera? forse un malato?… no! no! si avvicina, mi fa
segno che vuole parlarmi… da dove mi conosce?
«Dottore, sono il vescovo di Albi!»
E poi all’orecchio aggiunge…

266
«Vescovo occulto!»
Me lo sussurra! guarda tutto intorno che nessuno lo
senta.
«Vescovo cataro!»
Eccomi avvisato!… voglio mica avere l’aria di essere
sorpreso… molto naturale…
«Oh! certamente!»
Vuole informarmi ancora di piú.
«Perseguitato dal 1209!»
Lo faccio mica entrare nella nostra stanza, che resti sul
pianerottolo, sta bene lí… intanto che mi parla benedice, in
piedi… sempre e di piú!
«Sto al Fidelis, dottore! le suore sono perfette!… lei le
conosce!… mi trovo molto bene al Fidelis! certo! ma
trovarsi bene non è tutto! no dottore?
– Oh no, certamente, Monsignore!
– Mi occorre un “lasciapassare” per il nostro Sinodo di
Fulda!… ha sentito parlare?
– Oh sí, Monsignore!
– Saremo tre!… io qua, di Francia!… due altri vescovi
d’Albania!… oh, non siamo al termine delle nostre pene!
dottore!
– Penso proprio, Monsignore!
– Lei neppure, figlio mio!»
Mi afferra la testa, molto garbatamente, mi bacia la
fronte… e poi mi benedice!…
«Siamo tutti dei perseguitati, figlio mio!… figli miei!…»
Si rivolge a tutti intorno!
«Ricordatevi tutti!… gli Albigesi! i martiri di Dio! in
ginocchio!… in ginocchio!»
Le donne obbediscono… gli uomini restano in piedi…

267
«Ah! ma dimenticavo dottore!… l’ufficio del signor von
Raumnitz?
– Il pianerottolo sopra, Monsignore!»
Lui è quello che è, comunque una cosa, ci ha impedito il
massacro!… le donne lí che erano delle furie, che vedevo
fare a pezzi Clotilde, la guardano con tenerezza, di colpo…
e si segnano! controsegnano! piangono di commozione e di
tenerezza! e su Clotilde e su Lili e sullo sbirro… e pure su di
me!… tutti quanti si abbracciano… la comunione!…
Nun! nun!
La voce di Raumnitz! la sua voce blocca tutto! si sporge
dalla ringhiera… ne ha abbastanza!… sta gazzarra del
corridoio! che qua ricominci!
«Aicha!»
Aicha e gli alani scendono giú… nessuno la mena in
scherzo… tutti si scansano… e in silenzio!… fa segno agli
uomini: sollevare Papillon, toglierlo! portarlo via! e per di
là!… gli fa segno con lo scudiscio!… per di là!… verso il
fondo! presto!… che lo sollevino! con le sue catene!… tutto
il pacco!… hop! e che lo issino! tutto il pacco!… portino
via!… il vescovo guarda… benedice ancora… di nuovo mi
chiede: «Lei non è cataro?» mi pone la domanda, approfitta
del fracasso, che nessuno può sentirci… lui si chiama?… mi
ha mica detto… non so come… Monsignore chi?… «no!
no! cataro no!» gli urlo!… che sentano tutti! lo stesso!
nonostante il baccano! tutto il pianerottolo! ah! ci ho il
riflesso, l’autodifesa! all’istante! ho acquisito l’autodifesa!
una grazia di Dio! il senso animale! sono troppo odiato da
tutti, fatto segno a tali calunnie! questo qui in piú!
perseguitato «arlecchino!» che m’incula col cataro!… già
l’articolo 75!… cataro?… cataro?… buonasera! deve essere
rinomato sto barabba! campione vizioso provocatore!… e a

268
pesca!… mi fregherà mica!… riurlo ancora! che Raumnitz,
Aicha mi sentano bene! «no cataro! no cataro!…»
Mi difendo!
Campa cavallo che mi sdondolino di nuovo in un
calappio! cataro, albigese, arcivescovo, assolutamente alla
sorpresa! la sbruffa totale!… porco d’un sant’Affanculo!
porca!… per fortuna che la gente se lo porta via! il vescovo,
arcivescovo, e le sue benedicenze!… tutta la calca del
pianerottolo e Aicha e gli alani! il commissario in pacchi di
catene appresso! e Clotilde in lacrime!… tutto che s’inforna
nel piccolo corridoio, verso il fondo, ma lí, un incidente!…
annoto! vi annoto! Clotilde lancia un grido! fa voltafaccia! e
si scaglia, lei la cosí fragile piangente Clotilde, contro i bruti
di Strasburgo! loro la rimpallano contro il muro!… a
capitombolare! con una di quelle violenze!… che quasi si
appiattisce! oh ma si rivolta! ancora! si rimette su!
riattacca!… lei, la cosí fragile in lacrime Clotilde!
riacchiappa il suo Papillon per il capo della catena e lo molla
piú! ci si aggrappa dietro! lo riacchiappa per la testa… e lo
abbraccia! lo abbraccia! la calca trascina via tutto, spinge
tutto verso il fondo, la porta in fondo!…
Aicha è già lí, li aspetta… lei e suoi alani… è davanti alla
porta, Stanza 36… so… so!… il mio falso medico ci è già…
e la sua infermiera… insomma, credo… e il malato pure…
quello che stava sul mio letto, che lui andava giusto a
operare, il grosso garagista di Strasburgo… molti altri
ancora che ho piú rivisti… credo… credo… sono mica cosí
sicuro… se approfittavo per andar dentro a vedere?…
Stanza 36?… ci ho dei terribili dubbi… Devono stare
stretti… potrei andarci, là, potrei entrare… Papillon,
Clotilde! il vescovo… e pieno di portatori, e le loro buone
donne, si precipitano dentro al 36!… Aicha lascia che si
precipitino… potrei lasciarmi spingere… insieme… Aicha
resta alla porta con i suoi alani… mi guarda se sto a

269
passare… mi lascerebbe… «no! no, grassona! no!» sono
molto curioso, ma mica tanto!… basta casino! trucchi e
maneggi che m’hanno fregato!… sono piú buono! culona di
un’Aicha! groppa-sdondola, danzatrice dei serpenti!…
buonasera!… rumina, busona!… che io sono terribile! osso
e l’odio!… e che te lo impalerei poi io, a vivo! ci senti?
oliva! dattero! troia! 1900, la vedo alla porta!… danzatrice
dei serpenti grassume!… stivali di coccodrillo rossi, e grossi
gioielli! e lo scudiscio! Aicha, buonasera! che te lo
impalerei! no, che ci entrerò no al 36! il suo 36! lascio tutto
lí! e che me la batto! e che ho un minimo un poco da fare! il
mio dovere! all’11, i malati che mi aspettano!… la prima
cosa! sí!… ma la stazione?… il Castello? la stazione la prima
cosa!… altri treni devono essere arrivati!… tocca tornare
giú per il Viale… da un portone all’altro… da un
marciapiede all’altro… il pericolo, mica solo le piccole
raffiche… di qui… di là… anche i chiacchieroni che ti
agganciano e ti mollano piú!… ogni volta che esco dal
Löwen per andare a visitare questo… quello… ci scampo
mica!… caschi sull’energumeno che ti ferma deciso!… ogni
portone… ogni angolo di strada… che tu gli dica che cosa
pensi degli avvenimenti? e no appena un poco!… e no per
piú tardi! subito! e molto francamente, apertamente! la
manata sulla spalla! da lussarti tutto, slogare! la stretta di
mano, il vigore che ondeggi, beccheggi, sai piú!… «ah, il
nostro caro dottore! eccolo!» che buona sorpresa!… che
gioia!… oh, ma tu lí, occhio! superocchio! chi-vive totale! il
momento di rispondere molto spontaneo! dinamico!
ottimista! convinto tremendo! l’uomo che ti chiede il tuo
parere non è un piccolo spione qualunque! non farfugliare!
non cavillare! dài!… «che la vittoria tedesca è ormai in
tasca… che la nuova Europa è tutta fatta!… che l’armata
segreta ha tutto distrutto Londra!… raso! che von Paulus è
a Mosca ma che lo diranno solo passato l’inverno! Rommel

270
è al Cairo!… che il tutto sarà proclamato
contemporaneamente!… che gli Americani chiedono la
pace… e che noi, lí del marciapiede, siamo per cosí dire
restituiti alle nostre case! a sfilare agli Champs-Élysées!…
che è soltanto una questione di treni, trasporti!… non
abbastanza treni!… questione di settimane! il ritorno per
Rethondes e Saint-Denis!»
Vedi di parere informato! si gratta intanto che ti parla…
l’uomo è pieno di scabbia!… oh, ma soprattutto non parlare
di scabbia… soprattutto no di scabbia!… soltanto del
ritorno per l’Arco di Trionfo!… la nostra Apoteosi!
ravvivare la fiamma!… e di de Gaulle di Londra e la sua
cricca, e Roosevelt, Stalin, come finiti!… domati per
sempre! anelli nel naso, tutti!… e rinchiusi nello Zoo di
Vincennes! una volta per tutte! a vita! soprattutto lascia
mica trasparire un quarto di decimo di minimo dubbio! hai
solo che da dire «Rommel è mica tanto sicuro di tenere il
Canale… il Suez può benissimo resistere!» hai il tuo
avere!… ti si rivede piú!… quanti sono scomparsi cosí, per
essersi mostrati un poco scettici con gli «uomini dei
portoni»?… oh tanti tanti!… che si sono mai rivisti!…
D’accordo, era molto piú sicuro restarsene in casa!… ma
no cosí facile! no cosí facile!…

271
Mio Dio, che bello sarebbe tenersi tutto questo per sé!…
piú dire una parola, piú niente scrivere, che ti rompano piú
assolutamente le palle… si andrebbe a finire da qualche
parte in riva al mare… mica la Costa Azzurra!… il mare
vero, l’Oceano… si parlerebbe piú a nessuno,
completamente tranquillo, dimenticato… ma la sgnoccola,
Mimilla?… trombe e grancassa!… agli attrezzi, vecchio
clown! e via, salta su! piú alto!… piú alto! sei almeno un
poco atteso! il pubblico ti chiede che una sola cosa: che ti
rompa bene il grugno!
Ieri Achille mi ha fatto sollecitare, perché mi facevo tanto
aspettare?… vecchio merlano fritto libidinoso, ha mai
scritto un libro, lui!… mai sofferto alla testa, lui!… merda!
Loukoum il suo galuppo è venuto a trovarmi, perché ero
cosí villano?… e cosí fannullone? che il suo caro e venerato
Achille aveva dilapidato delle somme favolose in pubblicità
tutti i generi, cocktel, autobus pavesati, strip-tease di critici,
annunci enormi in prima pagina, sui giornali piú astiosi, piú
accaniti «antime» per annunciare che ci eravamo! che
l’avevo finito sto orso porco di scartafaccio! e poi niente di
niente!… ah, Loukoum, gli cascano le braccia!… che io
sono ancora piú abbrutito piú fannullone dell’anno
precedente! che avrà mica il coraggio di dirlo ad Achille!…
sto colpo al povero vecchio!… che avrà mai il coraggio!… i

272
riguardi che ci hanno fra loro!… perfino per Gertrut, loro
concorrente, monocolo azzurro cielo!… che io poi lí sono il
guastafeste, il flagello malafede cinico sabotatore, sguaiato
funesto buffone…
Se potevo un briciolo pensare che Achille deve partire per
Dax… e tornare da Aix e Enghien! e che è mica giovane!
che avrà cent’anni a luglio!… e che voleva mica andarsene
prima che sta storia sia risolta, tutti i miei manoscritti nella
sua cantina! che ha già rinunciato per me, a Marienbad… a
Évian!… che va giusto appena al Luxembourg… agli
Champs-Élysées… che i Burattini lo divertono nemmeno
piú!… né il trenino del Bois… da tanto che si rode delle
somme che ha impegnato, investito per la gloria mia!… e
che io me ne fotto!… . che non ho la minima coscienza!…
al canile, sto orso di volume!
«Loukoum! Loukoum! un taxi! presto!»
È sorpreso ma si alza… mi segue… il giardino… il
marciapiede…
«Autista! autista!… il Signore a Lourdes! a Lourdes,
autista! presto! presto!»
Ah, veniva a scuotermi l’apatia! adesso te lo guarisco io!
Lourdes! no Lourdes! che ci vadano tutti e tre! quattro! a
Lourdes! che si annoino mica! ci ho di meglio da fare, io, un
bel po’! vi parlavo di laggiú, del pianerottolo…

273
Potevo pensare che dopo Papillon e Clotilde e il vescovo
cataro e il falso medico e l’operato e la specie di eccidio
della stazione, ne poteva bastare… un momento… che si
aveva diritto a un poco di calma… insomma, a piú tanti
strasburghesi, sto ammasso di scandalosi tutti i generi,
energumeni, urlatori, comari, mascheroni, pseudo questo…
pseudo quello… invece, manco per niente!… ne salivano
sempre altri, e sempre di piú!… dalla strada… dalla
birreria… da ogni parte!… gli uni sugli altri! ostruivano la
scala, facevano ingorgo… cercare di andarci contro era farsi
stritolare, laminare!… è che erano pure furiosi, che
volevano tutto, e subito! mangiare, dormire, bere,
pisciare!… e lo gridavano! fastidiosi con rabbia! pisciare,
bere, sbafare!… lí da noi!… mi arrischio… «lasciatemi
passare!… no! no! no! vieni qua, eh busone! fatti avanti, eh,
sozzone!… avanti sanguinario!…» L’effetto che gli faccio, il
loro sentimento… il mio prestigio… si è mica molto
risollevato dopo, il mio prestigio!… ma lí, l’urgenza!…
dovevo andare al Castello… tanto peggio! piú tardi! e il
Raumnitz?… il pianerottolo sopra!… salgo dunque, non
scendo… la stanza 28, toc! toc! toc!… herein!… è sdraiato…
fuma…
«Le ho proibito di fumare, Comandante!»
Attacco!… lo faccio ridere quando gli proibisco questo…

274
quello… eppure è il solo modo… azzerarti, si permettono
tutto…
«Si spogli, Comandante! la sua puntura!»
Quasi tutti i giorni gli inietto i suoi 2 cc… oh ha
bisogno!… mica un lusso!… affanno… scompenso… sul
bordo del brutto incidente… lí, steso su sto letto, a pelo
nudo, è com’è, vecchio atleta spossato… le caviglie gonfie…
l’ausculto… il cuore… il cuore mente mai… dice quello che
è a chi l’ascolta…
«Allora, dottore?
– Oh, le ho detto!… cinque gocce in un quarto di
bicchiere d’acqua, cinque giorni di seguito… e poi l’olio
canforato, la sua puntura… e poi riposo!… piú fatiche!… e
piú fumare!… soprattutto, piú fumare!»
Non è l’uomo antipatico, posso mica dire, von
Raumnitz… è il crucco da prendere com’è… da dov’è!…
sono stato da loro sti crucchi qui, Nord Prussia…
Brandeburgo… ci sono stato da piccolo, 9 anni… e piú
tardi, come internato… non mi piace il paese, ma
insomma… è pianura di terra povera e sabbie, fra di quelle
foreste!… terra di patate, maiali e soldatacci… e pianure da
tempeste! scusate! di cui non si ha idea qui!… e di quelle
foreste di sequoie che non si ha l’idea neppure!.. l’altezza di
sti giganti! centotrenta metri!… mi direte: e in Africa?… oh
mica uguale!… mica delle sequoie! pensate che un poco io
me ne intendo!… conosco troppi luoghi!… dei luoghi
immensi… dei luoghi minuscoli… conosco la Prussia dei
von Raumnitz… mica dei paesaggi da turisti!… piccoli
lugubri laghi, foreste ancora piú funebri… com’è
Raumnitz… da dove viene… prusso-perfido signorotto
crudele sinistro e porco… e poi ciò nonostante dei lati
buoni… una certa grandezza… il lato Graal, Ordine
Teutonico… pensate sto colpo di Vincennes, la sculacciata

275
di Vincennes, l’aveva cacciato una volta per tutte in uno di
quegli odî e musonerie che io che pure so fare ridere dovevo
adoperarmi minimo un poco perché non gli giri tutta storta,
e mi accoppi!… vedevo il momento!… qui!… soprattutto
dove avevo da fare… la ridicolezza del suo didietro… la
prova, gli chiedevo sempre se aveva ancora male lí!… e lí?…
avevano mica dovuto solo che sculacciarlo, sicuramente
c’erano state delle bastonate!… vedevo i segni, le
ecchimosi… lo iniettavo giusto accanto… volevo che si
presenti sul fianco… ah, ci avevano mica avuto riguardo!…
questo mi faceva ricordare dei certificati… «io sottoscritto,
ecc… di avere osservato, ecc… ecchimosi, versamenti
sanguigni, segni di colpi… aggressione di cui la signora
Pellefroid afferma di essere stata vittima… il… il… il…
ecc…» Sartrouville… Clichy… Bezons… gli proponevo
anche a lui! «aggressione di cui ci dice di essere stato
vittima… ecc.»… scherzo spinto!…
«Ma si è suicidato dottore! sto porco! sto vigliacco! l’ho
conosciuto andiamo, Stupnagel!… venti volte avrei potuto
farlo impiccare! m’intende?… mi crede?… Stupnagel! venti
volte!… tutti quelli del Castello pure! là!… venti volte! e
tutti quelli di Siegmaringen! pure! venti volte!…
traditori?… tutti traditori! li conosco tutti! e Pétain! mi
crede, dottore?
– Certo, Comandante! certo!… lei deve essere dei meglio
informati… ma parli piano… Comandante! piú piano!…
pensi al suo cuore!…»
Pensavo soprattutto che se restava secco fulminato, lí,
nella rabbia, accanto a me, stavo poi fresco!…
«E alla stazione?… ha visto alla stazione?»
Volevo fargli cambiare argomento…
«Sí, ho visto questa stazione… non credo lei sa, dottore, a
ste specie di piccole sommosse… tutto questo,

276
architettato!… architettato!… delle pallottole si perdono di
qua!… di là!… faccia attenzione anche lei, dottore! non
vada tanto in giro per le strade…
– La ringrazio, Comandante!»
Ci tenevo neanche che me ne dica di piú… che sia
Brinon, lui o Dache!… le confidenze si rimpiangono
sempre… soprattutto nei momenti pericolosi… le
confidenze sono per salotti, per belle epoche conversative,
molto digestive, sonnacchiose… ma lí, gli eccitati
dappertutto, e le Armadas pieno i cieli, era giocare a
stuzzicare il fulmine… mica il momento delle analisi!
assolutamente!… il minimo milligrammo di fiammifero…
sapevi quello che ti capitava!
Raumnitz, ve l’ho detto, era stato l’atleta valoroso… mica
il piccolo signorotto incipriato fiappo! no! l’atleta
olimpionico!… campione per la Germania, olimpionico di
nuoto!… vedevo quel che ne restava, lí, tutto nudo sul suo
letto, dell’Olimpionico… i muscoli rammolliti flaccidi… lo
scheletro ancora presentabile… piú che presentabile… la
testa pure… i tratti Dürer… tratti scavati Dürer… viso
duro, niente no antipatico… ho detto… era stato di sicuro
bello… gli occhi, lo sguardo crucco… lo sguardo dei cani
alani… gli occhi non brutti… ma fissi… alteri, diremo… è
raro le teste che hanno qualcosa, che sono mica le «zucche-
cameriere-aggiunto».
«Dottore, lei va al Fidelis?
– Oh sí, Comandante!… oh certamente!»
Il Fidelis mi entusiasmava mica, per delle ragioni… vi
spiegherò…
«Le farò leggere una lettera!…
– Piú tardi!… piú tardi vuole, Comandante!… scendo!
risalgo!
– Torna?

277
– Oh, certamente!… sí!… insomma, spero…
– Faccia attenzione a Brinon! non creda a Laval!… non
creda a Pétain! non creda a Rochas!… creda neppure a
Marion!
– Devo mica credergli, Comandante! sono dove sono!…
lei pure… io pure…
– A ogni modo, mi legga questa lettera!»
Ci tiene!… guardo per prima cosa la firma… Boisnières…
conosco sto Boisnières, ha la sorveglianza delle «allattanti»
al Fidelis… il reparto neonati del Fidelis… è lui che
impedisce che succedano delle cose, che ci si comporti male,
fra puerpere e i «pulismani» del Fidelis… sono almeno
trecento pulle ripartiti in quattro camerate, due piani del
Fidelis, pulle di tutte le province di Francia, che hanno
assolutamente piú un cazzo da fare, ripiegati da tutte le
Prefetture… Boisnières detto Neuneuil è «di sorveglianza al
reparto neonati»… poliziotto di fiducia!… «che nessuno
penetri!» Neuneuil e le sue schede!… ha uno schedario:
tremila nomi! ci tiene come alla sua pupilla!… i fifí gli
hanno preso l’altro occhio, lotta partigiana! dirvi se può
essere di fiducia!… voglio mica leggere la sua lettera, ci ho
mica il tempo!… conosco un poco il Boisnières-Neuneuil!
di sicuro denuncia ancora qualcosa… qualcuno! forse
me?… lo conosco! un insopportabile!… orbo, rognoso a
foruncoli, e «il vizio-del-servizio»…
«Denuncia ancora qualcuno?
– Sí dottore! sí! me!
– A chi?
– Al Cancelliere Adolf Hitler!
– To’! è un’idea!…
– Che mi ha visto partire in auto! sí! me! partire per
andare a pescare la trota invece di sorvegliare i Francesi…

278
non nego niente, dottore! noti! è un fatto! sono colpevole!
Neuneuil ha ragione! ma non vuole leggere questa lettera?
– Lei mi ha detto tutto Comandante!… l’essenziale!
– No! non l’essenziale!… il suo compatriota Neuneuil ha
trovato ancora molto piú grave!.. è la sua idea!… la sua
idea! che io saboto la “Luftwaffe”!… che brucio venti litri
di “benzin” per andarmi a pescare la trota!… ed è vero!
assolutamente esatto! dico niente! assolutamente ragione, il
suo compatriota Neuneuil!
– Oh esagera, Comandante!
– Ha ragione di esagerare!»
Era no il momento di contraddirlo!… dialettico, il mio
culo! tutti nello stesso sacco! tutti! e la loro dannata
Luftwaffe! per quello che serviva! stavo mica a dirgli
neppure!
«Aspetti, dottore!… aspetti! l’ho fatto venire!»
La sua insistenza che io legga sta lettera… che resti lí…
Neuneuil che voleva farmi vedere!…
«Dottore, la prego!… mi scusi!… si sieda!…»
Si rinfila le braghe… si rimette gli stivali… il suo
dolman…
Va alla porta, l’apre… va alla ringhiera, si sporge… e a
voce alta…
«Hier!… il signor Boisnières! c’è il signor Boisnières?
– Ma sí! Sí Comandante! eccomi!… salgo!…»
In effetti, arriva!… è lí…
«Entri!… è proprio lei Boisnières detto Neuneuil?
– Sí, Comandante!
– Mi guardi allora in faccia! proprio in faccia!… ha
proprio scritto lei questa lettera?
– Sí, Comandante!

279
– Riconosce?
– Sí, Comandante!
– A chi l’ha mandata?
– Ha l’indirizzo, Comandante!»
Oh! intimidito per niente!…
«Non ho fatto che il mio dovere, Comandante!
– Ebbene io, signor Boisnières, adesso faccio il mio!…
detto Neuneuil!… mi guardi proprio in faccia! qui! proprio
in faccia!»
Pflac!… Pflac!… due allora di quelle sberle toste che il
Neuneuil ne è come sollevato!… la sua benda vola!…
saltata via!
«Ecco qua io, quello che penso!… Signor Boisnières
detto Neuneuil!… in piú, e aggiungo, potrei farla punire
molto di piú!… e lei lo sa!… e non lo faccio!… punirla una
volta per tutte! miserabile canaglia!.. ah, io spreco la
benzina?… ah, saboto la Luftwaffe!… non sprecherò una
piccola pallottola per farla tacere, signor Neuneuil! non un
nodo della corda!… lei vale mica un nodo della corda!
niente! esca! esca! si tolga dalle scatole! e che io la riveda
piú! mai piú! se mai la rivedo qui, la faccio annegare! la
faccio andare a vedere le trote! se ne vada! se ne vada! e al
galoppo! e subito! a Berlino!… si prenda la sua lettera!…
Neuneuil!… non la lasci mica! Neuneuil!… la farà leggere
al Führer in persona! a Berlino! al galoppo! Signor
Neuneuil! los! los! e che la riveda mai qui! mai!… los!
los!…»
Era la collera…
Neuneuil si raccomodava la benda…
«Se mai la rivedo qui, sarà fucilato! e annegato!… glielo
dico! i motivi non mancano!»
Neuneuil, sto manrovescio salato!… l’aveva comunque

280
abbastanza scosso… barcollava… si rimetteva la benda, ma
male…
«Bene, Comandante! lei mi dà l’ordine!»
Se ne va, richiude la porta…
«Dottore, ha visto quest’uomo?… fa parte dei nostri
servizi da ventidue anni!… non ha smesso di tradire da
ventidue anni!… ci tradisce!… vi tradisce!… denuncia a
Pietro e Paolo! ha tradito l’Inghilterra! l’Olanda! la
Svizzera! la Russia!… è peggio del pope Gapone! peggio di
Laval, peggio di Pétain! lui denuncia! denuncia tutto! gli ho
salvato la vita venti volte, io dottore! sono stato incaricato di
stenderlo venti volte! io!… Neuneuil! potrei farlo fucilare
sul posto!… ha scritto agli Inglesi… voleva fare rapire
Laval… sí… e io so da chi!… dai ministri del Castello! sí!…
ecco quelli che ascolta, lei! dottore! tutti traditori, ebrei,
complotti al Castello!… lo sa?
– Ascolto, Comandante! La ascolto!… oh! certo, ha
proprio ragione!»
Figurarsi! mi assicurasse che sono mongolo che starei
mica a contraddirlo!
«Allora, dottore, sappia una cosa!… fra lei e me!…»
Sta per dirmi la cosa… tace… si riprende… ah,
comunque…
«Lo sa o non lo sa… ho fatto arrestare Ménétrel!… posso
mica farli arrestare tutti!… no!… tutto il Castello!…
eppure! eppure! bisognerebbe!… meritano!… tutti,
dottore! e lei compreso!… e Luchaire! e il suo giudeo
Brinon! e tutti gli altri ebrei del Castello! un ghetto, sto
Castello!… lo sa?
– Certamente, lo so, Comandante!
– Lei ha l’aria di fregarsene! ma la mancheranno mica gli
ebrei!

281
– Lei neppure… la mancheranno mica, Comandante!»
Ci si stava quasi a ridere sopra… Questo avvenire
pazzamente birbone!
«Allora vuole?… vuole avere la gentilezza di farmi una
seconda puntura? Quest’uomo affascinante mi ha stancato!
– Ho visto, Comandante! ho visto!…
– Non mi assassini però, dottore!… non ancora!»
Ah! che si sta a ridere!… da scoppiare!
«Comandante, le voglio fare notare che io poi non
assassino nessuno!… io!… né qui, né altrove! che non ho
lasciato morire una sola malata! io! pertanto la prego! le
circostanze! le condizioni!… coglierò l’occasione, le farò
notare, Comandante, dal momento che siamo qui a
parlarci… che sti 2. cc. di olio canforato che sto per
iniettarle, e di cui lei ha tanto bisogno, io me li procuro, non
dal suo Hof Richter Apotek!… no!… Richter mi ha sempre
risposto che non ce ne aveva!… lei lo sa, lei che sa tutto, che
quest’olio canforato mi viene dalla Svizzera! e che lo
compero a prezzo d’oro!… di contrabbando! il mio, di oro!
attenzione! mica di Adolf Hitler! né del Reich!… anche che
ci ho dell’oro pieno la mia stanza! lei che sa tutto! che lei
chiede solo che di requisirlo! come i Senegalesi di Leclerc!
ma che non lo requisirà mai! che sa perfettamente anche che
non avrebbe piú olio canforato!…
– Devo dunque esserle riconoscente, dottore, se la
capisco?
– Certamente, deve, Comandante!
– Bene! tutta la mia riconoscenza, dottore! stimmt! ma
allora, anch’io una cosa! ci tengo! lei che le piacciono i
certificati… voglio che attesti del comportamento di sto
Boisnières!… che è stato testimone, che dovevo accopparlo!
che non l’ho fatto! che mi ha realmente provocato! no?…
– Sí! sí, Comandante! è un fatto!… ma si stenda! e si

282
rispogli, Comandante! i suoi calzoni!… solo i suoi calzoni!»
Gli rifaccio una puntura… la sua chiappa… e raccolgo il
mio piccolo arsenale… fiale… cotone…. siringa… si sente
che si sta a discutere fuori… piú sotto… ancora il nostro
pianerottolo! tutto il nostro pianerottolo!… ricominciano…
«Dov’è dunque mia moglie?
– Soprattutto non si muova, Comandante! la sua
puntura!… resti disteso! almeno cinque minuti… com’è!….
adesso vado a vedere!»
Apro la porta… Neuneuil è lí!… arringa!… dalla
ringhiera!… è nemmeno sceso giú!… tutto il pianerottolo, il
nostro pianerottolo, se ne fotte di lui!… le parolacce!…
quello che ha beccato!… hanno sentito tutto da basso! le
pacche!… e come Raumnitz l’aveva trattato! ah
Neuneuil!… ah lo sbruffone! la sua crapa!… la sua
benda!… se aveva ballato la sua benda!…
«Torna di sopra! eh, pallone sgonfiato! pappamolla!…
vacci!… frustalo!… frustalo sul culo!… ci ha l’abitudine!…
tiragli giú le braghe!… cappone!…»
Pieno d’incoraggiamenti!… ma, oh voleva mica tornare!
voleva che tutto il pianerottolo lo ascolti!… innanzitutto!
innanzitutto!… ma né loro di sotto, né lui di sopra,
volevano ascoltarlo! niente! nessuno!… si mette allora a
scendere, Neuneuil… un gradino… due gradini… va da
loro… «lasciatemi passare… vado dal dottore!» Lili è lí, in
camera nostra, all’11… lo lascia entrare… gli passa la sua
cassetta, l’aveva lasciata da noi la sua cassetta… la sua
cassetta delle schede… tutta Siegmaringen in schede! e che
ci riurlano ancora! tutto il pianerottolo!… lui si fa trattare
da busone e da eunuco che non torna su a scorticare
Raumnitz! il bruto! l’Obersbirfürher! è il suo schedario lui
che c’interessa! il resto se ne fotte! «sentite tutti! ascoltate
tutti!… minchioni che siete!… ricordate bene, tutti!…

283
Neuneuil che sono! vi dico: merda!… Neuneuil che sono!…
ve lo giuro!… schifezzerie! mucchie di budella di vacche!
mâââârda! sconcezze, tutti! esco ingigantito da queste
prove! e tornerò da Berlino piú temibile che mai!
– Uh!… uh! questurino!… va’ a farti inculare!… eh, a
Berlino! lumaca!… spazzatura!…»
Come che tutto il pianerottolo reagisce!… ma lo lasciano
passare… lui e il suo schedario… il suo schedario ben
stretto sotto il braccio… e lo mostra! e ci batte sopra!… «è
il mio schedario, sí! orda di salami!… e tutta Siegmaringen
c’è dentro! stronzi!… vado a distrarli, poi io, a Berlino!…
io, Neuneuil! ah, pescatore di trote!…»
Qui si rivolta verso su, verso il balcone… agita il pugno
verso Raumnitz!… qui, schernisce!… il pugno verso
l’Obersbirführer!… loro che consigliavano di andare a
frustarlo… subito!… secco!… cambiano di parere!…
scherzano piú!… lasciano Neuneuil andarsene… isterico
smargiasso, idiota!… che potrebbe mandare sulle furie
Raumnitz! che è il flagello un essere simile!… fa mica fatica
a scendere tutta la scala fino alla strada… se lo lasciano
passare!… simile colera, può andarsene con le sue
schede!… ah che non lo trattengono!… nessuno!… anzi
che tutto il pianerottolo come si scioglie!… piú un fiato!… e
che sta massa se ne va, ridiscende allo Stam… gli
Strasburghesi, i Volksturm, le casalinghe… che era la vera
calca davanti alla nostra porta, per i cessi e per le mie
visite… piú nessuno! ha detto delle parole Neuneuil che la
gente è ridiscesa alla birreria, che vogliono piú essere visti
sul pianerottolo… con lui!… lo scandalo che è Neuneuil,
tutto d’un botto! neppure guardarlo!… c’è piú altri che me
sul pianerottolo… mi chiama da basso, che vada giú!
Neuneuil! vuole parlarmi a me!… scendo…
«Ehi dottore! lei li ha visti! sta scagazza! tutti, la colica!…
e l’altro su di sopra! l’ha visto pure, dottore!… sto bruto!

284
cocciuto zotico! pescatore di trote! mi liquida!… bene! mi
spedisce! mi rivedrà!… ah, crede di sbarazzarsi! anche lei
mi rivedrà, dottore! le stringo la mano! l’abbraccio!»
Ci piangeva… in effetti se ne va… mica la direzione della
stazione!… né dall’altra parte… parte Fidelis… no! la strada
in salita… quella di Berlino!… uscendo dall’albergo, a
destra, e poi dopo, l’Herzoggasse, subito a sinistra!… la
stradina… faccio segno al polizai alla porta… che va bene…
che si è d’accordo!… che lo lasci andar via… il polizai
voleva già che torni su!… nein! nein!… che è per Raumnitz!
che parte per Berlino!… che se ne va a piedi!… che è
assolutamente segreto! sciutt! sciutt! gli faccio il segno!…
che faccia segno all’altro!… l’altro polizai di fronte… l’altro
marciapiede… segretissimo!… e parlo al polizai…
«Raumnitz befehl!… gut! gut!…» va bene! Neuneuil può
passare… se ne va, devo dire abbastanza bene in gamba, di
un buon passo, il suo schedario sotto il braccio… «Dottore,
buona fortuna!»… è tutto solo sulla strada… scompare là
giú non lontano, agli alberi… agli alberi, subito dopo il
Prinzenbau… la strada che sale…

285
Cristo, avevo mica voglia di uscire… eppure si è dovuto…
non il giorno stesso ma il giorno dopo… cercare degli avanzi
per Bébert… e dal momento che si era dal Landrat, andare a
visitare la signora Bonnard, vi ho detto, la mia malata piú
vecchia, 96 anni, molto delicata fragile malata… che
gentilezza!… che distinzione! che memoria! Legouvé a
memoria, tutta la sua poesia… tutto Musset… tutto
Marivaux… si stava bene nella sua stanza, restavo ad
ascoltarla, le tenevo compagnia, m’incantava…
l’ammiravo… mica molto ammirato le donne, posso dire, in
una vita tutta volta dietro alle sottane… ma lí posso dire ero
sensibile… so mica se Arletty piú tardi mi farà lo stesso
effetto… forse… il famoso mistero femminile non è della
figa… le cliniche Baudeloque, Tarnier, tutte le maternità del
mondo rigurgitano di misteri femminili… che scodellano,
sanguinano, confessano, urlano! misteri manco per niente! è
un’altra onda molto piú sottile che «cazzo, ammoore e
cuore»… mistero femminile… è una sorta di musica di
fondo… oh mica captabile cosí!… qui colà!… la signora
Bonnard, la sola malata che io abbia perduta, aveva questa
finezza, ricamo d’onde… come diceva bene Du Bellay…
Charles d’Orléans… Louise Labé… con lei sono stato lí per
capire certe onde… i miei romanzi sarebbero tutti diversi…
se n’è andata…

286
Che io torni al nostro Löwen!… dopo la partenza di
Neuneuil abbiamo avuto quasi una settimana tranquilla…
soltanto tre allarmi… e due «urgenze» al Fidelis… qua si
poteva andare!… ma cominciava a fare freddo, ottobre
’44… hanno avuto allora, al Castello, una splendida idea…
lungimirante!… i «Commando legna da bruciare»… tutto
consisteva nel mandare dei volontari a raccogliere
ramoscelli, legna secca, ciocchi e riportare tutto questo in
enormi fascine, incordate, legate, tutti i volontari alle
corde!… rimorchiare il tutto! coraggiosamente! hop! tutti
sotto alla stanga!… uomini, donne, giovani, vecchi! e
cantando!… volontari? È modo di dire… buone volontà! le
«cattive» uguale! tutte alla stanga! dei «Commando alla
legna»: rialzare il morale… degli incerti… «Forza dalla
gioia»!… il IV grande Reich è morto, tutta la gente e case
insieme, e Beethoven pure! coristi della «Forza dalla gioia!»
Sinfonici! vacca di Dio, fulmini! il francese mica è molto
sinfonico, sti commando «tutti alla legna secca» fra i canti e
nella gioia, li facevano piuttosto diffidare molto di piú,
restare a casa sotto i loro sacconi… specie che li si portava
in piena Foresta Nera proprio vicino al campo dove
appunto si mandavano i nostri poppanti, Cissen… da dove
tornavano piú… intorno al Campo il posto scelto per il
lavoro volontario dei boscaioli d’assalto… pionieri-
ramoscellatori-raccoglitori…
La loro professione importava poco!… la buona volontà
che contava! riportare tutta la legna, tutta la foresta, tutto
ciò che c’era di secco per l’inverno! Si avrebbe nient’altro! i
municipi… il crucco, il francese, avevano avvertito chiaro!
niente distribuzioni… niente da aspettare!…
E la guerra, allora? mica finita! mica il momento di
ragionarci!… il camion-gasogeno aspettava i volontari
davanti al municipio (Prinzenbau)… abbastanza presto, alle
sei e un quarto… li portava, li riportava mica… coi loro

287
propri mezzi il ritorno!… autonomi sportivi!… aggiogati ai
tronchi d’albero… il Volga ha inventato niente, Buchenwald
neppure, la Muraglia cinese neppure, né Nasser, né le
Piramidi… né i robusti calci in culo!… bisogna che ci si
porti avanti ed è tutto!… e in cadenza! e tutti!… oh! issa!
chiatte del Volga, piramidi! oh! issa! «volontari» che ci si
doveva trovare!… alle sei e un quarto, davanti al nostro
Municipio (Prinzenbau)…

288
«Ah, Céline!… Céline!… caro Céline!… è lei che
cercavo!…»
Stavo finalmente per potere uscire… piú nessuno sul
pianerottolo… tutti alla birreria…
«Ah! Céline!… Céline!»
Dico: ecco qua lo svitato!… e mica da solo… con una
signora… una giovane signora… salgono su a trovarmi… li
faccio entrare…
«Céline!… Céline!… ho bisogno di lei!… vengo fuori da
Brinon!… è d’accordo!… è lei, il soggetto! è lei che me lo
farà!… io poi, i dialoghi si capisce!… è deciso!… vengo
fuori da Laval, è d’accordo! sono il produttore, regista!
vero? lei è d’accordo?… la macchina da presa viene da
Lipsia!… i russi sono d’accordo, ah, l’autorizzazione dei
Russi, non ha idea, Céline! finalmente ce l’ho!»
Si batte il petto… la sua tasca… la tasca dov’è il suo
portafoglio, l’autorizzazione…
«Farò tutto!… le sequenze!… i dialoghi!… tutto! la
fatica che abbiamo fatto!… Lipsia, pensi un poco!… Lipsia!
ma lei ci dà presto il suo soggetto! presto presto, Céline!
devo rivedere Laval domani! che già sia finito! è
d’accordo!…»
La sua signora lí… sua moglie probabilmente… ha mica

289
detto parola… lo lascia parlare… e che parli!… una
veemenza, un flusso, che resta mica fermo!… d’un piede
sull’altro… scalpita!… scalpita e dietro su dietro front!… e
pieno di gesti!… una forza!… come se aveva qualcosa da
vendere… ah, tutto d’un tratto si interrompe… si accorge…
«Oh scusi…. scusi, Céline!… scordavo mia moglie!… la
nostra diva!… è lei, vero?… che le presento!… Odette
Clarisse!
– Buongiorno, signora!»
L’avevo mica tanto guardata, lei… ma il suo cappello!…
un frufrú mica male… panama a fiori… e veletta!… vi
rendete conto?… una veletta?… al momento che
eravamo?… la Germania al momento, una veletta!
«Odette sarà la prima attrice del film!… è deciso!…
Brinon è d’accordo!
– Oh! perfetto! perfetto!
– Odette, di’ buongiorno alla signora Céline!»
Non è brutta sta piccola… la guardo meglio… è vestita da
diva… diva dell’epoca, mezza Marlene, mezza Arletty…
gonna molto aderente… il sorriso pure… diva!
attenzione!… sorriso mica per ridere!… mezzo sbarazzino,
mezzo «vado a suicidarmi»… lí era bello che arrivato, a
proposito, il momento di farla finita… ma comunque
restava un enigma, trovare un cappello a fiori, e una veletta,
delle scarpe di coccodrillo, la borsa coordinata, delle calze
fini di seta, nella Germania in fiamme?… doveva essere stata
un’impresa!… agghindare sta cocca!… che in tutta la
Germania, al momento, trovavi mica una forcina per
capelli!… dove aveva trovato tutta sta roba?… e ricondurre
la sua diva da Dresda?… e mica solo che lei!… agghindati
tutti e due!… lui velluto a coste, pantaloni da cavallerizzo,
sweater a girocollo, gambali, piante tripla suola! l’enigma, vi
dico!… e lustre, spazzolate!… impeccabili… lui!… lei!…

290
pronti per girare… lo conoscevo lui, dal Fidelis, l’avevo
curato per sinusite… adesso lí, completamente guarito!
forza della natura!… impeccabile! Raoul… il suo nome…
Raoul Orphize… era partito per Dresda… centro di raccolta
degli artisti, bruciata fra tanto, 200 000 morti… erano usciti
da Dresda per Monaco… e poi Lipsia… poi tornato a
Dresda… Dresda in cenere! per girare a Siegmaringen…
oh! l’aveva pensato il suo film!… sequenze, ritmo!… aveva
piú che da seguire le sue idee, la sua costruzione filmo-
tecnica… «le scene della vita quotidiana a Siegmaringen»
Brinon al lavoro!… la tipografia e la redazione del giornale
«La France», i redattori al lavoro… «Radio Siegmar» in
trasmissione! la cabina, gli operatori… e la Milizia
all’esercitazione!… e io poi, alle mie visite! Pétain, la sua
passeggiata… i bambini ai giochi!… e i padri, le madri, a
giocare pure, alle bocce! tutti nella gioia! l’ottimo umore!
Kraft durch Freude! sempre! sempre!… la gioia!
«Mi dicono che lei è molto abbattuto, Céline?… è vero?
– Oh ma no! ma no, andiamo! mica abbattuto! sangue
freddo, è tutto!… il mio mestiere!… serio!… forse solo un
poco sovraffaticato!… ma non di piú!… non di piú,
Orphize!»
Voglio mica che vada a sbavare dappertutto!… lo trovo
molto sbirro ohi me, Orphize, se vuole sapere!… gli dirò
mica!… tutte le persone con morale alto mi cacciano dentro
la squizza! e uno!… e poi sto modo d’essere agghindato?…
da dove viene fuori?… tutta sta roba? e nuova!… sta
giacca? pantaloni, gambali, calzature tripla suola? era in
brandelli, come tutti noi, al Fidelis… «forza della natura»? e
lei sto «completo»?… «Chiffon»… «piccola Gyp» gonna
scozzese, camicetta a ricamo… da dove proveniva questa
roba?… pensavo, dei ricordi.. il mercato di Chatou 1900…
le ragazzine con le loro madri…
«Da dove tutta questa eleganza, Orphize?»

291
Posso mica fare a meno di domandargli…
«Da lanci di paracadute, Céline!»
Il furbo!… non insisto…
«Lei, vero, Céline, posso contare su di lei? siamo intesi
con Brinon!… domattina il soggetto!… vedrò Le Vigan!…
vedrò Luchaire… gli darò le loro parti… sua moglie pure
avrà una parte!… oh, molto bella parte!… al suo fianco!…
infermiera!… ah, e anche, da ballerina! vede, eh?…
vuole?… siamo intesi!…
– Sí! sí!… certamente! ma dove girate?
– Nella strada diamine!… nella strada!»
Andavo mica a dirgli che la strada era no un posto
salutare… anzi piuttosto brutta, la strada!… scariche di
pallottole dappertutto! esaltato com’era era mica questo che
potevo dirgli…
«Oh, ma essenziale! aspetti!… mi occorre un visto!… il
visto di von Raumnitz!… e non lo conosco questo von
Raumnitz!… dove sta questo von Raumnitz?… una
formalità!… un timbro!…
– Giusto sopra di noi! caro amico! giusto sopra!… il
pianerottolo sopra! stanza 28! lei bussa! è lí!… è tutto!
– È di buona pasta sto Raumnitz?
– Cosí cosà! lo troverà forse un poco giú di corda…
– Decisamente! siete tutti ammosciati da queste parti! lo
farò pure girare sto Raumnitz!… il suo Raumnitz! e
come!… il morale, allora? il morale? oh lei mi farà anche
un’altra faccia, Céline! a ogni modo! Céline! ho bisogno di
lei, io!… mi farà mica sta faccia di Quaresima!… questo
film apparirà in Francia! pensi! passerà in Francia!… piú di
cento sale in Francia!… sua madre, sua figlia, i suoi amici lo
vedranno!.. pensi, se può attirare questo film! e i suoi
amici!… lei ha degli amici in Francia, Céline!… molto piú

292
di quello che crede! non lo sa? e che l’ammirano!… che le
vogliono bene! e l’aspettano!… delle folle di amici!… si
lasci mica abbattere, Céline!… si tiri su! non è tutto ebreo,
via, in Francia! quanto la gente può detestare i gollisti, in
Francia! non lo sa? ah, là! là!… e quanto possono amare
Pétain!… non può avere idea!… piú di Clemenceau!… mi
farà un articolo su «La France»?… eh?
– Certamente! certamente Orphize!»
Posso mica fermarlo.
«Me l’avevano detto!… “Céline ha piú per niente
morale!…” va mica a smentirsi?… ciò nonostante?…
taratatà!… monto su, riscendo subito! mi aspetta? il 28, mi
dice?
– Sí! sí! c’è scritto sulla porta: Raumnitz!…
– Sali su con me, Odette!»
Aspetta mica… si arrampica!… acchiappa Odette per il
braccio… «toc! toc! herein!» ci sono!…
Posso dire, sono mica facile da stupire, ma lí… Orphize,
Odette… la veletta, la borsa coccodrillo, le triple suole!… e
che sta roba veniva da Lipsia!… da Dresda!… soprattutto
che ne sapevo un qualcosa su Dresda… avevo visto otto
giorni prima il Console di Dresda… l’ultimo console di
Vichy… mi aveva raccontato tutto! la tattica dello
spappolamento e friggitoria totale al fosforo… messa a
punto americana!… perfetta!… l’ultimo «new-look» prima
della bomba A… prima i dintorni, la periferia… allo zolfo
liquido e scariche di siluri… e poi rosticceria generale! tutta
Dresda-Centro! secondo atto!… le chiese, i parchi, i
musei… che nessuno scampi!…
Ci parlano di incendi di miniere… illustrazioni e
interviste… lacrimano, se lo menano all’infinito, sui poveri
minatori di fondo, le perfidie di fiamme e grisú!… merda!…
e su sta povera Budapest, la ferocia dei carri armati russi…

293
parlano mai, ed è un torto, come che i propri fratelli loro,
furono trattati arrostiti in Germania sotto le grandi ale
democratiche… c’è ritegno, non se ne parla… avevano solo
da non stare lí!… è tutto!… lí, l’ultimo Console di Vichy,
doveva la vita, era passato attraverso le fiamme, grazie a un
chilo di caffè… tutto quello che restava del Consolato… lo
aveva sotto il braccio, il suo chilo… mica le schede, lui!… i
pompieri giusto partivano dal Centro, da davanti a casa
sua… andavano a rischiare il tutto per tutto!… dal centro di
Dresda attraverso bombe, zolfo, uragani di fuoco fin dove
bombardavano piú!… fuori città, sulle colline!… la razza di
una volata!… la pompa, i pompieri, lui, il caffè!…
bisognava piú spegnere niente, bisognava non essere
arrostiti! lo avevano preso per il suo caffè i pompieri di
Dresda! e te lo avevano issato legato sulla loro autopompa,
proprio in cima alla scala!… e hop! e issa!… lui, il caffè,
attraverso le strade fiumi di fuoco!
Per questo, lí l’Orphize, e sua moglie, che arrivavano da
Dresda, tutti leccati, imbellettati, eleganti vedette… e
velette!… pensavo un filo… pensavo… e anche che voleva
farmi girare!… me!… e La Vigue! e Luchaire!… e sua figlia
Corinne… e Lili!… e Bébert!… perché i nostri amici di
Francia ci vedano bene, ci dimentichino mica! intanto, e per
cominciare, che andava a passare sta roba in Svizzera!… e
poi a Montmartre… il bel film! «La vita quotidiana a
Siegmaringen»… Corinne Luchaire non stava qui, stava a
Saint-Blasien, in sanatorio… oh, ma niente storie! sarebbe
venuta! niente difficoltà! era d’accordo con suo padre! e
con Laval! e Brinon! e Pétain!… che gli ammiratori si
sollazzino!…
Erano delle cose da fare pensare… riflettevo… stava là su
da Raumnitz…
Ecco qui che scendono… mi dico: sono loro!… in
effetti!… mica lui soltanto e sua moglie… Aicha pure, e gli

294
alani… lui m’interpella intanto che scende… «Céline!
Céline!… vado con la signora Raumnitz! andiamo a vedere
il loro apparecchio! oh non la farò lunga! un minuto!…
torno!… mi aspetta?
– Sí!… sí!… sí!… certamente!»
Prometto…
Passano tutti e tre davanti alla nostra porta… lui è sempre
cosí vispo! spigliato!… lei è mica cosí baldanzosa… no!…
gli dà il braccio… cammina a piccoli passi… occhi bassi…
dimenticavo di dirvi! gli occhi truccati… lunghe ciglia finte,
Musidora… e anche i minuscoli lustrini! ciglia finte,
sopracciglia cosparse di lustrini!… tutto!… avreste detto:
Sunset Boulevard!… ci sono stato Sunset Boulevard!… oh fa
molti anni! là, li vedo andare piú lontano, i tre… in fatto di
boulevard! molto piú lontano del corridoio!… Aicha gli
indicava la strada… avevano solo che da seguire…
seguirla!… che non si sbaglino!… per di qua!… per di qua!
Aicha, il suo scudiscio, i suoi alani!… per di qua!… è mica
poi io che andavo a dire una parola!… faccio a Lili: «non li
guardare! torna dentro!» torno dentro insieme… si torna
dentro in camera nostra… non è il momento di sapere
questo!… quello! guai raccontare al Castello… né alla
Milizia… né al Fidelis!… se Raumnitz me ne parla dirò che
ho visto niente…
Due… tre minuti, nessuno rumore… niente… e poi dei
passi… Aicha… la si sente tornare… toc! toc!… bussa…
«Va tutto bene?»
Ci domanda…
«Oh molto molto bene, signora Raumnitz! tutti i miei
omaggi, Frau Commandant!»
Mi faccio la voce piuttosto allegra, giovane! contento di
vederla!… c’è dei riguardi!… c’è delle persone che sanno
vivere… è abbastanza spesso che lei bussa cosí alla nostra

295
porta per chiedere nostre notizie… se stiamo bene?… le
rispondo sempre oh sí!… oh là! là! molto bene!…

296
Tutte queste piccole storie… traversie… mi avevano
impedito di uscire, di andare dove dovevo… non l’avete
notato?… due giorni… per due giorni… non soltanto i
malati da vedere, al Fidelis… anche all’altro capo
dell’abitato, e anche alla Milizia… e in piú di tornare da
Luther, l’ambulatorio… là, di sicuro, qualcuno visitava al
mio posto e in vece mia!… un altro falso medico
impostore… senza dubbio!… il ritrovo dei falsi medici, il
mio consultorio da Luther… da tutta la Germania venivano
a finire da Luther, e nelle «mie ore»! proprio le mie ore! e
con le infermiere loro!… facevo come la calamita!…
calamita dei bislacchi… se per di piú venivano a «operare»
poteva finire molto male!… oh, se non facevano che
«prescrivere»… siccome l’Hof Richter mancava di tutto, la
cosa non poteva andare lontano! ma i satanassi avevano la
mania di operare! non importa che cosa, non importa come,
ernia, otite, verruche, cisti!… tagliare che volevano, tutti!…
chirurghi!… è da notare pure, anche nella vita ordinaria,
che i balenghi, illuminati, guaritori, chiropratici, fachiri,
sono per niente soddisfatti di dare appena dei piccoli
consigli, pillole, fiale, amuleti, caramelle… no!… il Grande
Gioco che li ossessiona!… Grand Guignol!… che coli
sangue!… palpiti!… oh,senza assolutamente mettersi a fare
il Daudet, l’evidenza stessa, che la chirurgia ordinaria, la piú
impeccabile, la piú ufficiale, somiglia parecchio al Circo

297
Romano!… sacrifici umani cosí tartufi!… ma che le vittime
ne chiedono ancora! autopunitivi come nessun altro! che gli
taglino via tutto!… nasi, seni, ovaie… burro dei chirurghi!
macellai di precisione, orologiai… avete un figlio che
s’indirizza?… si sente lui vero assassino?… innato? il
vecchio fondo antropopiteco? strappacervelli, trapanatore,
craniomaciullatore?… bene! bene! eccellente!… delle
Caverne? che si butti! che lo proclami! ha il dono!… la
Chirurgia è affare suo! ha la stoffa del «Grande
Maestro»!… le signore, stronze e sadiche come nessuno,
andranno in estasi solo che a vedergli le mani… «ah che
mani!… che mani!»… s’arrapano folli!… supplicano,
rantolano, che gli prenda proprio via tutto! e subito! tutta la
loro grana! la loro dote! il loro utero! il loro essenziale e le
tette! le sventri bene!… gli rivolti bene il peritoneo, le
svuoti! coniglie! tutte le entragne sgocciolanti a dovere!
tutto il loro bazar! parecchi chili, pieno il vassoio!… diletto
orrendo assassino!… «sacrificatore del mio cuore» Landru,
Petiot, d’Accademia!
Idoli aztechi? puah! sangue coagulato, comiche!… gran
mangiatori pauini sforniti di missionari?… da ridere!…
Sade, divino marchese?… bambinate! la piú piccola sala
operatoria, là vedi la Grande Arte vera!… «Sacrificatori
imbottiti d’oro!» e i vivisezionati, raggianti! in paradiso!…
gli animali alla Villette o Chicago hanno paura! hanno il
senso di ciò che sta per accadere… i cari malati del Grande
Maestro vanno a farsi aprire con amore…
Io lí, i miei svitati, i miei abusivi da Luther, non potevano
certo farsi coprire d’oro!… no!… forse 10 marchi… 20
marchi, la palpata… ma quel che avevo proprio paura, che
non restino inoffensivi, che incidano!… e che questo gli
prudeva a tutti!… tutti!… e che io sarei sicuramente
accusato! di tutto!… e che avevo permesso questo…
quello!… eppure avevo bene avvisato Brinon! ma accidenti

298
alle messe in guardia!… perciò sono proprio del parere di
Luigi XVI! «il bene ha la gotta, il male ci ha le ali»… potevo
pure farmi in quattro! è me che avrebbero accusato bell’e
buono!… delle peggio granghignolerie degli svitati!… «con
i libri che ha scritto!»… vi rivelo niente, i miei libri mi
hanno fatto un danno enorme!… decisivo!… a Clichy…
Bezons… in Danimarca… qui!… scrivi?… sei fregato!…
Tropmann il suo «non confessate mai!» è solo che una
minima piccola prudenza!… «non scrivete mai!» ve lo dico
io! se Landru avesse «scritto» avrebbe mica avuto il tempo
di fare uf, mica neppure di finire di mettere sotto sale una
piccola fetta di carampana!… aveva tutta Gambais
addosso!… lui, che passava alla casseruola!… «con i libri
che ha scritto!»…
Pensate se sentivo che il tutto capitava a Siegmaringen!…
«il male ci ha le ali»!… che il mio conto era buono!… in un
modo in un altro!… «Bagatelles» ci dovevo crepare
sopra!… era inteso cosí a Londra come a Roma o Dakar… e
dieci volte di piú ancora da noi, lí! Siegmaringen sul
Danubio! il rifugio dei 1142!… se non ero acciso, allora? è
che facevo davvero il doppio gioco! che ero «resistente»?…
agente degli ebrei?… ad ogni modo non la scampavo! «con i
libri che ha scritto»!… in piú che i 1142 davano proprio per
scontata la loro piccola vena… che pagherei io per tutti!…
che tutto avverrebbe molto tranquillamente, grazie a me!
sognavano già tutti pantofole, ritorno fra i loro mobili…
grazie a me!… a me i supplizi gratinati! «con i libri che ha
scritto!» mica loro! mica loro!… loro immuni, in panciolle,
e fatati! io che avevo da espiare per tutti!… «con i libri che
ha scritto»!… io che sazierei Moloch! proprio il parere di
tutti!… la scamperei mica! dall’ultimo balordo inchiodato
infermo moribondo merdoso del Fidelis all’altissimo Laval
del Castello, era fatale… «ah, lei non ama gli ebrei! lei,
Céline!» la parola che li rassicurava!… che ero io che

299
dovevano impiccare! sicuro!… certo!… ma loro no! loro
no!… ah, cari loro!… «i libri che lei ha scritto!» quel che ho
addolcito di agonie, di agonie di squizze con «Bagatelles»!
giusto quello che ci voleva, quello che mi si chiedeva!… il
libro del caprone! quello che si sgozza, squarta! ma loro
no!… loro proprio no! loro, i delicati! no! mai!… piú un
solo antiebreo del resto fra i 1142!… piú uno!… non piú di
Morand, Montherlant, Maurois, Latzareff, Laval o
Brinon!… il solo che restava, porco d’un io!… capro
provvidenziale!… salvavo tutti con Bagatelles! i 1142
mandati!… come ho salvato dall’altra parte, Morand,
Achille, Maurois, Montherlant, Tartre… l’eroe
provvidenziale stronzo!… sí, io!… io!… io!… mica solo che
la Francia, il mondo intero, nemici, alleati, esigono che io
crepi!… tutto insanguinato!… hanno messo su un nuovo
mito!… non si sventra l’animale?… sí? no? sono lí i preti!
Ricapitolo… vi lascio a mollo… stavo finalmente per
potere uscire… «arrivederci Lili!» prendo Bébert, il suo
sacco… sapete una specie di carniere coi buchi, che
respiri… eccoci giú dalla scala… sicuro, i consumatori mi
hanno visto!… gli sbafatori di Stam, tutta la birreria e il
polizai fuori pure, piantone alla porta… gli spiego che vado
al Castello… oh! giusto qualcuno!… mi saltano dietro!… il
signore e la signora Delaunys!… convenevoli!… cordialità!
non li riconoscevo… «ah, dottore!… dottore!…» cosí
talmente magri!… uscivano dallo Stam… li avevo curati tutti
e due… da dove venivano?… veramente altro piú che le
ossa!… «da dove arrivate?…» «da Cissen, dottore!… dal
Campo!… eravamo nel bosco!» oh, vedevo!… per la
raccolta degli sterpi!… «l’inverno dalla gioia!…» vedo che
non se l’erano spassata! taglialegna d’assalto!… oh, certo, di
molta buona volontà!… ma ingozzato scarso! due gavette al
giorno!… rape e carote! dormi-dormi sotto la tenda, sulla
paglia… una tenda per dodici quindici coppie… il trucco li

300
aveva mica fatti ingrassare, vedevo… perfino la birreria
Frucht era meglio… oh, erano gli stessi Stam, sicuro sí… ma
da Frucht c’era mica il bastone… mentre che a Cissen,
scusate!… come lisciatura!… i capi squadra alla raccolta si
riscaldavano a bastonarli!… mica a carezze! niente
imbonimenti!… lo schlag pesante!… vedevo: ecchimosi,
bozze, bolle… si erano fatti riscaldare per bene alla raccolta
della legna secca!… dei loro panni manco parlarne!…
coperti di stracci com’erano… stracci annodati insieme,
legati con lo spago… girati a scarpe, a giubba, a veste…
pezzi che avevano arraffato dappertutto, raccolto
dappertutto, dei cenci degli altri gruppi intorno… delle altre
squadre dei sottoboschi… era manco per niente il loro
mestiere, gli uni né gli altri «taglialegna d’assalto»… e
avevano neppure piú l’età!… gente tutta assolutamente
dell’altro «anteguerra»… impressionavano forte, anche con
parrucca, lui mustacchi «Oréal» nero!… facevano tanto
posticci delle vetrine dei vecchi parrucchieri… lei, dava
delle lezioni di canto, rue Tiquetonne… lui, violinista…
veramente una coppia molto unita… mica la povera
accoppiata! trentacinque anni sposati!… e come buona
volontà, perfetti!… si consacravano ai loro allievi… si erano
consacrati alla Nuova Europa!… stessa onestà!… nessun
calcolo! erano stati subito per l’Europa!… subito! e senza
animo di guadagnare qualcosa… no!… subito!… lui aveva
suonato il violino (seconda fila) nella grande orchestra del
Grand Palais… l’esposizione della Nuova Europa, mercato
comune, ecc… lei aveva cantato per madame Abetz,
all’Ambasciata… che serate, che invitati! dirvi se si erano
compromessi!… e se avevano ricevuto di quelle
«partecipazioni» e di quelle piccole bare!… e il solido
articolo 75!… quello che Morand ha mai ricevuto! né
Montherlant! né Maurois… loro era una cosa seria, solida…
e a posto!… che gli avevano stangato il locale, a soqquadro!

301
che gli era stato fregato tutto, sgomberato, liquidazione!…
come me, rue Norvins… si era vicini, difatti… insomma,
non lontano… ma io non la prendevo sul ridere io… mentre
che loro, sí! insomma, quasi… né amareggiati, né inaspriti…
rattristati, è tutto!… e soprattutto che li abbiano picchiati
per non raccogliere abbastanza legna… che non meritavano
di essere picchiati!… e in piú, trattati da vecchi
scansafatiche!… è «vecchi scansafatiche» che non andava
giú! «scansafatiche noi dottore?… vecchi! vecchi! questo
sí!… ma scansafatiche? lei ci conosce, dottore!… tutta la
nostra vita di lavoro!… e di coscienza!… non un minuto di
pigrizia! lei ci conosce lei, dottore!»
Le venivano le lacrime… l’ultimo insulto… loro,
sfaticati!… «1° premio al Conservatorio! lui come me!…»
singhiozzi… «lei sa, le ho raccontato, ci siamo incontrati da
Touche… degli sfaticati ai Concerti Touche!… lei ha
conosciuto il signor Touche, dottore? lei sa che uomo, che
artista era!… e che lavoro!… un nuovo programma ogni
settimana! e mica del brum brum! lei sa! roba da “Grand
Palais”!… lei ha conosciuto il signor Touche?»… «oh certo,
signora Delaunys»!… che si erano fatti picchiare, e mica
piano, vedevo i segni, bastonati come scansafatiche, anche
come taglialegna, veramente non capiva!… era troppo!…
loro?… loro?… lui, il marito, lui, sulla testa!… e in pieno!
«lo guardi, dottore!… guardi!» era vero… in due punti!…
dei gran pezzi di cuoio capelluto partiti! strappati via!…
veramente colpito forte!… oh, ma mica prostrato per
questo, lui!… manco per sogno! mica da lasciarsi
abbattere!… oh no! l’avvenire invece! tutto all’avvenire! il
colpo di Cissen, l’aveva spinto come a dichiararsi! osare! «sí,
dottore!…» progetto!… e un progetto, in verità, dove
potrei forse aiutarlo? se ero d’accordo!… aiutarlo presso de
Brinon!… «primo violino»!… una parola di Brinon
basterebbe!… «primo violino» dove? vedevo mica!… se ero

302
d’accordo?… ma sí!… ma sí!… certo la faccenda di Cissen
era stata abbastanza dolorosa, ste bastonate, sti affronti, ma
qui si offriva l’occasione di una sorta di splendida
rivincita!… primo violino!… tutta la sua vita, da Touche, e
altrove, era stato quasi promosso «primo violino»… la cosa
non si era fatta… per una ragione… un’altra… senza essere
vanitoso né sfrontato, aveva veramente tutti i titoli!…
«Creda dottore, bisogna che succeda qui adesso a
Siegmaringen!…» m’indicava qualcuno nella birreria, lí!…
«Vede il signor Langouvé?»
Lo vedevo… era lí…
«È pienamente d’accordo!»
Il signor Langouvé a un tavolino… allo Stam… il signor
Langouvé, direttore d’orchestra di Siegmaringen…
«Il signor Langouvé mi ha molto notato al “secondo
leggio”… “le devono il primo!…” la sua opinione!… pensi,
dottore, non lo dico che a lei!… intrigare non è il mio
forte!… lei lo sa! il maneggio! l’arrivismo! no! no!… ma
qui, nelle circostanze, si tratta dell’assenso del Castello, e lei
può molto… senza dubbio?… non è cosí, dottore?… o non
può? non ne parlo piú!… lei è sempre stato cosí premuroso,
cosí buono con noi! cosí incoraggiante! lei mi vede un poco
audace… mi permetto tutto!…»
Il signor Langouvé, il direttore d’orchestra, lo vedevo al
suo tavolino, allo Stam, la cortesia in carne! peggio che
Delaunys!… fine, ricercato, si esprimeva come un violino…
tutto in carezze d’onde! il tono Debussy, dei «Nuages»…
Certo che volevo aiutarli tutti e due, Delaunys, sua
moglie, ma presentarli a Brinon, come?…
«Stanno per dare fra poco delle feste?
– Dove poi, signor Delaunys?
– Ma me l’hanno detto! al Castello!… il signor Langouvé
ha fatto già provare i cori!… delle feste per la riconquista

303
delle Ardenne!
– Guarda!… Guarda!
– Sí!… sí!… tutte le ambasciate!… una grandissima
festa!…
– Ah!… ah!
– Il signor Langouvé…»
È preso da una sorta di sogno… immagina… vede… sua
moglie vede niente…
«Hector!… davvero?»
Interviene… aveva mica capito bene lei… lo guardo qua
io, lo guardo… di sicuro, ha gli occhi un poco fissi… che
l’abbiano appena un poco suonato a spronarlo «taglialegna
d’assalto»? ci avevano un po’ troppo sballottato la testa?…
possibile!… mi domandavo… domando a sua moglie…
«Oh! ci hanno tanto picchiato sopra… e trattato, dottore!
trattato!»
Lei, è l’offesa «scansafatiche» che le è rimasta qui!.. che
smetteva piú di piangere… ma lui? mi domandavo…
«Forte sulla testa?
– Oh, là! là!»
E ripartiva in singhiozzi… lui, era la Festa il suo
pensiero!… completamente per lui la Festa!… e «primo
violino»… la «Festa della Riconquista delle Ardenne».
«Primo violino, vero, dottore? Siamo intesi! Spero che il
signor de Brinon?
– Oh, signor Delaunys, andiamo, ma siamo intesi!… si
consideri al leggio!…»
Faccio segno a sua moglie che siamo intesi!… che smetta
di lamentarsi!… lui certamente aveva l’aria stramba,
schiappa lacera, lo sguardo fisso, ma ancora nonostante
tutto comunque una certa tenuta… in stracci accomodati,
agghindati… quello che non andava erano i suoi baffi

304
scoloriti, passati dall’«Oréal» nero al biondo stoppa… e la
sua parrucca, ciambella sbrindellata, mica solo che il suo
cuoio capelluto che avevano colpito! ci avevano pestato
l’insieme…
«Oh, un’orchestra da camera, cosí ristretta!… vero
dottore?… ma che opere!… sentirà! Mozart!… Debussy!…
Fauré!… oh, l’ho proprio conosciuto Fauré!… non siamo
stati, direi, delle sue primissime esecuzioni… ma quasi!…
quasi!… vero, tesoro?
– Oh sí!… oh sí!
– Di Florent Schmidt anche del resto!… abbiamo
suonato, senza vantarci, tutta la giovane musica boulevard
de Strasbourg!… lei ha conosciuto il signor Hass, dottore? il
nostro piano?… 1° premio pure!…
– Certo, signor Delaunys!
– Il signor Touche, la bontà in persona! lo sa, dottore!…
mi voleva al “primo leggio”!… già!… già!… 1900!… mi
ritraevo, pensi bene!… mi ritraevo!… ero troppo
giovane!… al signor Touche rifiutai, al signor Langouvé: sí!
accetto! sono deciso!… non voglio piú aspettare!…
l’occasione si presenta?… bene! non che io non abbia
sempre desiderato!… certo! confesso!… ma precipitarmi?
io? mai! calcolo? no certo! mi creda!… ma la maturità
dottore?… non ero maturo, allora, adesso, sí! lei mi sentirà!
ah dottore, la signora Céline pure nel programma! danzerà
certamente! accetterà?… ci siamo permessi!… una danza
antica… una ciaccona… e due altre danze… romantiche!…
la accompagneremo!… lei è d’accordo?»
Sua moglie mi guardava, che cosa pensavo?… le facevo
segno: tacere!… che era la sua testa!… la sua testa!… al
riguardo gli trovavo lo sguardo fisso, ma teneva mica dei
discorsi da pazzo… forse un poco sorprendenti… la Festa al
Castello…

305
Insomma una cosa sicura, vedevo che se saliva su da
Raumnitz per spiegargli le Ardenne e il concerto delle feste,
si farebbe riaccompagnare da Aicha!… ritroverebbe gli
altri… non scampava!… non era il soggetto odioso… il
meglio forse dal momento che ci andavo che li porti via tutti
e due, che cerchi di sistemarli al Castello… che Brinon li
prenda… insomma potevo vedere… tentare presso la
signora Mitre?… forse al Castello, musicisti?… perché lí,
dritto, al Löwen, andavano a vedere la stanza 36… manco
una piega!… facevano solo che salire, ridiscendere!…
La signora Mitre capiva le cose… molto meglio di
Brinon…
La riconquista della Ardenne… Festa del Trionfo di
Rundstedt… dove aveva preso tutto questo?… il signor
Langouvé forse?… il direttore d’orchestra?… Langouvé era
un po’ tocco, ma no cosí tanto… o allora, era a Cissen?… gli
altri «taglialegna d’assalto»? avevano mica fatto solo che
suonargli la tromba, ci avevano messo la «festa» dentro…
che si era in Apoteosi…
Faccio segno a sua moglie che venga, che mi seguano…
faccio segno anche a Lili… le dico…
«Tu vai a provare Lili!…»
L’essenziale, con le persone un poco svitate, mai urtarle in
niente!… di fare tutto come se «è ovvio»… mai urtare!… le
bestie neppure!… mai sorprese!… sempre «è ovvio»!…
naturale!… inteso!… incisioni, punture, bisturi… uguale!…
«è ovvio»!… oh ma estrema attenzione!… un quarto di
millimetro in qua!… là!… ci hai il diavolo e la sua pentola!
le mute scatenate!… le emozioni bollono, ribollono,
portano via tutto! il tuo operato scappa via urlando, ventre
spalancato, trascinandosi dietro le trippe… portando via
tutto! bisturi, maschera, bombola, garze!… viscere
all’aria!… tutto per colpa tua!… lo stesso nella tua intimità:

306
la tua signorina persa d’amore vedi spesso voltarsi furia
assassina! «Satiro, stupratore, mostro!» non ti ci raccapezzi!
l’arroganza di sta ragazza sottomessa!… un mignolo di
troppo da qualche parte!… bah!…
Sei re, poniamo!… il tuo popolo benpensante, bevitore,
sbafatore, ti lascia in la pace… d’un soprassalto:
scoppietteria dappertutto!… ti butta giú la Bastiglia!…
travolge il tuo regime! il Pont-Neuf e la Grande Armata! hai
detto la piccola parola di troppo! uscito dal grande incanto
«è ovvio»!…
Io lí, posso dire senza vantarmi, sto in guardia, niente
sgarri! li ho condotti molto naturale, Delaunys, sua moglie, e
Lili… siamo usciti dal Löwen sotto il naso del polizai…
Raumnitz befehl! sst!… saluta!… si va!… dritto al Castello!
saliamo su, ascensore!… per prima la signora Mitre!… è lei
che conta in fondo!… è lei!… le espongo il caso… i due
sono lí, alla porta, mi aspettano… la signora Mitre capisce
tutto, all’istante… «Lei sa dottore, l’Ambasciatore in questo
momento»!…
Sempre per una ragione un’altra, «l’ambasciatore, in
questo momento!» qui casco male veramente, sua moglie
nata Ulmann, gli ha appena telefonato, da Costanza, che
dovrebbe qui!… che dovrebbe là!… oh, l’enorme influenza,
madame nata Ulmann! pare che approvava mica la politica
di suo marito… pura finta, che diceva Pellepoix, che li
conosceva perfettamente, che si accapigliavano per la platea,
ma che facevano parte tutti e due della «Altissima
Congiura»… possibile!… ma una cosa certa, alla fine, lui
che è stato fucilato, lei no…
L’ho già detto, con me Brinon si è sempre dimostrato
assolutamente corretto… mica cordiale, no!… ma
corretto… avrebbe potuto avercela con me che non avevo il
«morale molto alto», che non scrivevo su «La France», che
non vedevo i crucchi vincitori… che tenevo dei discorsi

307
molto liberi… che non stavo al gioco!… lui, a che gioco
giocava? ho mai saputo!… sta di fatto mi ha mai chiesto
niente…. avrebbe potuto!… medico, è tutto!… oh, per
praticare, praticavo!… se l’ho conosciuto in tutte le sue
stradine, vicoli, abbaini, sto borgo Hohenzollern! a portare
le mie buone parole qui! là!… Brinon mi ha lasciato molto
tranquillo in fatto di politica… è raro!… generalmente gli
«altolocati» del «doppio gioco» non si dànno pace finché
non sei proprio burattino, marionetta ben infognato…
qualche volta abbiamo avuto delle piccole parole a
proposito delle lettere di Berlino, della Cancelleria… lettere
dove era questione di medicina… e dei miei discorsi qui… e
là…
«Che ne pensa signor de Brinon?
– Niente!… gliele leggo le lettere di Berlino… è tutto…»
Come diceva Bonnard: Brinon, animale delle caverne!…
terribile tenebroso!… avevi niente da cavarci fuori… a ogni
modo sei mesi prima della fine, venivo ancora a parlargli di
pomata allo zolfo… e di mercurio… «oh, dottore via! fra sei
mesi sarà tutto finito!»… gli chiedevo mica in che senso…
mai mi ha detto niente di niente…
Qui ohi me una cosa, col mio Delaunys in brandelli,
cascavo a proposito!…
«Che cosa vuole dall’Ambasciatore, dottore?
– Che possano restare al Castello perché se tornano al
Löwen, lei conosce von Raumnitz?…»
Certamente, lo conosceva… e le sue basse maniere… ne
parlavo mica, lei neppure… sapeva molto bene…
Butto lí!… orca!… ardisco!
«Li porto su alla sala di musica!… avranno molto
giudizio!… ne rispondo!… faranno le prove… li
sistemerò… si muoveranno mica!… dormiranno su di
sopra… Lili gli porterà il loro Stam… Lili balla di sopra…

308
dirò ai galuppi, avvertirò Bridoux, avvertirò tutti quanti che
è per il gran festival!… va bene?…»
La signora Mitre non aveva idea…
«Quale gran festival?
– Oh, lui! la sua idea!… il banchetto per la “Riconquista
delle Ardenne”!»
La signora Mitre capisce mica niente… mi guarda… sono
diventato anch’io un poco strambo?
«No, signora Mitre! no! è il pretesto!… non sragiono, ma
lui ci crede alla Festa! è certo!… e che passerà “primo
violino”! quella sera lí! il suo sogno!… promessa del signor
Langouvé!… capisce?»
Capisce un poco…
«Ma, signora Mitre, mi ascolti… se li riporto al Löwen…»
Oh! questo lo capisce…
«Sa come li hanno accolti a Cissen? pestati come gesso!…
lui per forza, sa piú molto bene… lo shock!… alla sua
età!… può guardargli la testa!…
– Oh dottore! dottore, la credo!… dunque, dirò al signor
de Brinon che ha un’orchestra che fa le prove… per una
serata di beneficenza…
– Molto bene! certamente!… grazie signora Mitre!…
passa mica molta gente su di sopra… nessuno, tranne
Bridoux… e i domestici… fa freddo su di sopra… se
qualcuno chiede dirò: è la “riconquista delle Ardenne”… la
grande festa!… arrivederci, signora Mitre!»
Tiro su dunque tutta la mia gente al «sesto», Delaunys,
sua moglie, Lili… Delaunys, sua moglie, si grattano anche
piú di noi… hanno irrobustito la loro scabbia, laggiú… ho
visto molte scabbie, ma lí dal Campo e dalle sterpaglie
hanno riportato di quegli insetti!… veramente dilanianti!…
delle scabbie «scavatrici»!… in piú delle vesciche,

309
ecchimosi, erano piú di tutto solchi di scabbia, zigzag,
rigature.
«Non ha pomata, dottore?
– Oh ma ne avremo presto, signora!»
La rassicuro!… voglio mica che smettano di grattarsi, che
restino impelagati a riflettere… che arrivino! che salgano!…
ci siamo!… ci siamo! eccoci! la grande spaziosa sala di
musica… detta di Nettuno…
«Oh molto bello!… oh splendido!»
– Esclamano… lui è estasiato…
«E ottima acustica, spero?
– Stupenda, signor Delaunys!»
Di fatto, i principi Hohenzollern non avevano davvero
mica lesinato… una sala, ben 200 metri di lunghezza, tutta
tappezzata broccati rosa e grigi… e tutto in fondo là giú in
scena la statua in porfido di Nettuno… tridente in pugno!…
mica cosí nuda però!… installata in una conca formidabile,
alabastro e granito!…
Oh ci siamo!… subito, ho afferrato!
«Guardi, Delaunys, vede… il signor de Brinon vi
concede!… non avrete piú bisogno di uscire!… dormirete
nella conchiglia!… laggiú! tutti e due!… vedete?… piú
bisogno di uscire!… vi rastrellerebbero per Cissen!… vi
riporterebbero a Cissen!… vi porterò delle coperte!… vi
vedrà nessuno!… starete molto meglio che al Fidelis!…»
Chiedevano solo che di farsi convincere…
«Certamente, dottore! Certamente!
– Ci porterà della pomata?
– Oh sí, signora!… già domani mattina!»
Vi racconto, esattamente.
Giusto in quel momento, passa Bridoux!… il generale
Bridoux, in stivali, speroni!… pimpante… attraversa tutta la

310
sala da parte a parte, l’ora della colazione, la tavola dei
ministri… un! dué! un! dué! tutti i giorni! a mezzogiorno
preciso! e tutti i giorni, mezzogiorno preciso, faceva la stessa
osservazione… «fuori! fuori!» non poteva vedere Lili
danzare in questa sala! chiusa!… brutale no ma
autoritario!… fuori lei aveva le terrazze, cristo! e che
terrazze!… la vista, l’aria di tutta la vallata!… Ministro della
Guerra e generale di cavalleria!… «fuori!… fuori!»
Si era squagliato da Berlino, lui!… «fuori! fuori!» davanti
ai Russi… piú tardi si è squagliato dal Val-de-Grâce davanti
ai «partigiani»!… «fuori! fuori!»… ed è finito a Madrid…
«fuori! fuori!» è tutta la vita «fuori! fuori!»…
Comunque una cosa, avevo sistemato i Delaunys… sono
rimasti forse un mese nella conchiglia di Nettuno… nutriti
allo Stam da Lili… coricati in coperte che gli si erano
portate dal Löwen… Bridoux e loro s’intendevano bene…
uscivano sulla terrazza per fargli piacere… dopo sono
successe delle cose… molte cose… vi racconterò…

311
Lascio Lili a lavorare, provare le sue danze con la coppia
Delaunys, i suoi numeri per la Festa… si tratta piú di
scherzare… via con «l’ovvio»!… ciaccone, passapiedi,
rigodòn!… a un certo momento c’è piú che serietà… guai
fare ribaltare la pentola!… che vedreste piú che i diavoli! la
«Riconquista delle Ardenne»?… certamente! ci saranno
tutti gli Ambasciatori!… beninteso!… il trionfo dell’armata
Rundstedt? ah, là là! Trionfo, è dire poco!
Come ambasciata, una sola… quella del Giappone… e un
solo consolato, quello d’Italia… forse anche quello di
Vichy… lo scampato di Dresda?… anche, l’ambasciatore di
Germania? Hoffmann?… l’accreditato presso Brinon…
Otto Abetz era piú niente… silurato… silurato Abetz dava
ancora, nonostante tutto, ora qui, ora là, delle specie di
«surprise-party»!… oh, molto inoffensivi, innocenti… la
Cancelleria del Grande Reich aveva trovato per i Francesi di
Siegmaringen una certa maniera di esistere, né del tutto
fittizia, né del tutto reale, che senza impegnare l’avvenire,
teneva comunque conto del passato… statuto fittizio,
«mezza Quarantena mezza operetta» per la cui fondazione il
signor Sixte, il nostro grande direttore del contenzioso degli
Affari esteri, a Berlino, aveva attinto tutte le motivazioni in
tutti i precedenti possibili: Revoca degli Editti, Palatinato,
Ugonotti, guerra di successione di Spagna… insomma

312
eravamo riconosciuti a titolo provvisorio-eccezionale
«rifugiati in enclave francese» a condizione di… di… a ogni
modo in «enclave francese»! la prova: i nostri francobolli
(ritratti di Pétain), la sua Milizia, in uniforme, e la nostra
bandiera alta a sventolare! e la nostra «sveglia» con la
tromba!… ma la nostra «enclave eccezionale», a sua volta
enclave in territorio prusso-badense… attenzione! sto
territorio ancora a sua volta precisa enclave «Sud-
Würtemberg»! vi metto al corrente di sti rigiri… la
completa unità della Germania data soltanto da Hitler e
mica poi cosí tanto unificata! la prova: c’era dei treni che
per passare dalla Germania in Svizzera attraversavano dieci
volte la frontiera, la stessa, in meno di un quarto d’ora…
landers, anse, località, letti di fiume… cristo!… io
rimastico!…
Fatto sta, parlando della Festa eravamo a corto di
ambasciate… il Giappone solo?… si poteva invitare Abetz,
certo!… ambasciatore di chi?… di che cosa? si spostava
solo che in «gasogeno» Abetz… lo vedevi dappertutto!…
trecento metri: in panna!… trecento metri ancora: un’altra
panna!… la sua grossa testa tutta bitorzoluta matta, tutta
ribollente di idee, tutte false… tutta Parigi conosceva Abetz,
io lo conoscevo veramente molto poco… non eravamo in
simpatia… evidentemente niente da dirci… lo si vedeva
quasi solo circondato di «clienti»… cortigiani… clienti-
cortigiani di tutte le Corti!… gli stessi o i loro fratelli…
potete andare da Mendès… Churchill, Nasser o
Krukruscev… gli stessi o i loro fratelli! Versailles, Cremlino,
Vel’d’Hiv’, Sala d’Aste… da Laval! de Gaulle!… pensate!…
eminenze grige, birbanti, bacati, Accademisti o Terzo Stato,
plurisessuati, rigoristi o prossenetisti, sbafatori di croste o
d’ostie, li vedrete sempre sibille, sempre rinascenti, di secolo
in secolo!… continuità dei Poteri!… cercate un certo
piccolo veleno?… quel tale documento?… quel grosso

313
candeliere?… e un piccolo minisalotto? un groom
paffuto?… a voi! una strizzata d’occhio! l’avete lí!… tutto e
tutto!… Agobardo, vescovo di Lione (632) già si lamentava,
tornando da Clichy (Corte di Dagoberto) che era, questa
Corte, uno di quei postriboli! branco di ladri e zoccole!…
che ci torni nel 3060 Agobardo di Lione!… ladri e zoccole!
ritroverà gli stessi! perdio!… Eminenze-Groom e troie di
Corti!
Vi allontano da Siegmaringen… puzzle che la mia
testa!… vi parlavo della strada a Siegmaringen… dei
polizai… ma mica solo dei polizai!… dei militari di tutte le
armi e di tutti i gradi… ricacciati dalla stazione… grandi
invalidi di reggimenti dissolti… unità delle divisioni sveve,
magiare, sassoni, fatte a pezzi in Russia… i quadri non si sa
donde!… ufficiali di armate dei Balcani alla ricerca dei loro
generali… che sanno piú… quello che avete visto qui
proprio, durante il gran «rallybraghe» la Schelda-Bayonne…
i colonnelli che sanno piú!… Stoppini senza lanterne… li
vedevate davanti alle vetrine come a cercare qualcuno
all’interno… a fare finta… Abetz col suo gasogeno, in panna
tutti i trecento metri, poteva mica non essersi accorto che
l’armata Lascalogna suonava una brutta musica… me, Abetz
mi parlava mai… lo vedevo passare, mi vedeva mica… se era
in panna, guardava da altra parte… bene!… a ogni modo,
una mattina mi ferma…
«Dottore, se le fa piacere!… vuole venire al Castello,
domani sera?… a pranzo? con Hoffmann? alla buona!… fra
noi!…
– Certamente, signor Abetz!»
Ci avevo no da tergiversare… all’ora detta, alle 20, ero al
Castello… la sala da pranzo di Abetz… ma c’erano mica…
un maggiordomo mi conduce altrove, l’altra ala, l’altro capo
del Castello!… corridoi… corridoi… «mai essere al posto
indicato!…» un’altra piccola sala da pranzo!… pericolo

314
della bomba sotto la tavola! soprattutto dopo l’attentato a
Hitler!… precauzioni! è qui!… ci siamo!… l’altra piccola
sala da pranzo… raffinata… ninnoli di porcellana
dappertutto… Dresda… statuette, vasi… ma il menú invece,
mica è raffinato!… vedo! è per me!… «speciale spartiata»!
niente da ridire!… conoscevano la mia mala lingua, il mio
spirito maligno! lo toccherebbero nemmeno il menú, loro,
Hoffmann, Abetz, aspetterebbero che me ne sia andato!
sapevano ciò che si raccontava fra i villani, che al riparo dei
formidabili muri, che cos’è che si abbuffavano loro, i
Ministri, Botschafter e Generali! bisboccia e la bocca piena!
mattina! mezzogiorno! sera! cosciotti! prosciutti! caviale!
polpette!… e delle cantine intere di champagne!…
andavano a mostrarmi, a me, vedevo, il menú impeccabile
spartiata!… e vale neppure la pena che io parli!… Abetz
aveva il suo monologo pronto… tutta la sua storia di
«resistente»… la maniera che aveva tirato giú la bandiera
«croce uncinata» dal pennone della sua Ambasciata rue de
Lille… oh, quale orrenda strada per loro, rue de Lille!…
pensavo, io ascoltavo, dicevo niente… rue de Lille, la stessa
strada di René!… René-il-Razzista! lui, René ci è rimasto,
rue de Lille!… loro ben congedati, cacciati, scarpe al
culo!… René, lo conoscevo almeno un poco… mi ha
strappato otto «non luogo»…
Lí, a tavola, guardavo Abetz, giocava col suo tovagliolo…
un uomo grassoccio, ben rasato… rimangerebbe quando me
ne fossi andato!… oh, mica quello che ci servivano giusto lí!
ravanelli senza burro, porridge senza latte!… perorava
perché lo ascolti e ripeta… per questo che mi aveva
invitato!… ci servono una fetta di salame, una fetta
ciascuno… allora mio Dio, che ci si diverta!… decido!
«Che farà, signor Abetz, quando l’Armata Leclerc sarà
qui? A Siegmaringen? proprio qui?… al Castello?»
La mia domanda li turba mica… né Hoffman né lui, ci

315
avevano pensato…
«Ma noi abbiamo in Foresta Nera degli uomini
assolutamente fedeli! Signor Céline!… la nostra resistenza
bruna!… i vostri fifí mi hanno mancato rue de Lille!… mi
mancheranno dieci volte di piú qui!… non sarà che un
momento da passare! ma lei verrà con noi, Céline!
– Oh certamente, signor Abetz!»
Bisognava sputargli fuori il boccone, dal momento che si
stava da diplomatici! ce l’avevo sul gozzo, il boccone! anche
peggio che i ravanelli!
«A ogni modo! a ogni modo, signor Abetz!… la piccola
differenza!… lei fa finta di non sapere!… lei qui, Abetz,
anche stravinto, asservito, occupato da cento parti, da cento
vincitori, sarà comunque, Dio, Diavolo, gli Apostoli, il
coscienzioso leale tedesco, onore e patria! il vinto
assolutamente legale! mentre che io energumeno, sarò
sempre il dannato porco rinnegato, da impiccare!…
vergogna dei miei fratelli e dei fifí!… al primo ramo!…
ammette la differenza, signor Abetz?
– Oh lei esagera, Céline! esagera sempre! tutto!…
sempre! la vittoria?… ma l’abbiamo in pugno!… Céline!
l’arma segreta?… ha sentito parlare?… no?… mettiamo
Céline, vengo dalla sua parte, voglio esagerare con lei!…
disfattista! ammetto che si sia vinti! là! dal momento che ci
tiene!… resterà sempre qualche cosa del Nazional-
Socialismo! le nostre idee riprenderanno la loro forza!…
tutta la loro forza!… abbiamo seminato, Céline! seminato!
sparso il sangue!… le idee!… l’amore!»
Si estasiava a sentirsi parlare…
«Manco per niente, Abetz! niente affatto!… si renderà
conto!… sono i vincitori che scrivono la Storia!… sarà
mignotta la vostra, di Storia!»
Il galuppo mi ripassa i ravanelli… e un’altra fetta di

316
salame…
«Eppure… eppure, signor Céline… mi ascolti!… io
conosco la Francia… lei lo sa, tutti lo sanno!… che sono
stato professore di disegno in Francia… e mica solo che a
Parigi… nel Nord… nell’Est!… e in Provenza!… ho fatto
migliaia di ritratti… uomini!… donne!… i Francesi!… le
Francesi! e ho visto, capisce Céline!… visto bene!… sui
volti di sti Francesi… del popolo!… e dell’aristocrazia…
l’espressione molto leale, molto bella, di una molto sincera
amicizia!… profonda! non per me soltanto… per la
Germania!… di un molto autentico reale affetto!…
Céline!… per l’Europa!… ecco ciò che lei deve capire!…
Céline!…»
Le comodità fanno proprio scazzare, l’effetto che lui mi
faceva… li vedevo estasiati tutti e due… Hoffmann pure, di
fronte… mica delle libagioni! c’era solo che acqua sulla
tavola… delle parole!… parole!… avevo veramente niente
da rispondere… adesso c’era lo Stam… Stam pure… ma
Stam «speciale» di vere carote, di vere rape, e credo di vero
burro…
«Bene, signor Ambasciatore!»
Era mica il tipo barbaro, Abetz… no!… niente affatto da
temere come Raumnitz!… non era stato frustato, lui!… non
ancora!… ma lo stesso… lo stesso… era meglio non
insistere… ho piú detto niente… buono per l’affetto dei
Francesi! «forza, Lascalogna!»… esagero…
«Oh, ha ragione, Abetz!»
Ci siamo! l’ho rilanciato! ci scampo mica!… la Nuova
Europa! e il suo progetto a cui tiene, la sua grande opera,
appena di ritorno a Parigi, la statua piú colossale,
Carlomagno in bronzo, in cima all’avenue de La Défense!…
«Vede, Céline?… l’asse Aquisgrana-la-Défense!
– Pensi, signor Abetz! sono nato a Rampe-du-Pont!

317
– Allora vede!»
Vedevo Carlomagno e i suoi prodi… Goebbels da
Orlando…
«Oh, ha proprio ragione!
– Non è vero?… non è vero? duemila anni di Storia!…
– Assolutamente magnifico!»
Hoffmann era pure del parere! trovava pure quest’idea di
Abetz quanto mai entusiasmante! la piú grande
simbolizzazione che tutta l’Europa aspettava! Carlomagno,
tutti i suoi prodi intorno, Place de La Défense!
Vedevo l’Abetz, il suo entusiasmo, a raccontarci ciò che
verrebbe… sto formidabile gruppo statuario!… ci aveva le
guance tutte rosse… mica di alcool!… c’era solo che acqua
minerale, ho detto… di entusiasmo puro!… si alzava per
raccontare meglio, farci la scena di installare Carlomagno, i
suoi prodi!… i suoi prodi: Rundstedt… Orlando…
Darnand… mi dicevo: funziona!… va a stancarsi… me ne
andrò alla chetichella!… basta!… in quel momento un
galuppo gli sussurra… cos’è che c’è?… qualcuno!… il
signor de Chateaubriant è qui!… Alphonse!… desidera
parlare al signor Ambasciatore!
«Che entri!… che entri!…»
Alphonse de Chateaubriant!… il galuppo lo precede…
eccolo! zoppica!… entra… il nostro ultimo incontro, a
Baden-Baden, zoppicava meno, credo… all’Hotel
Brenner… aveva lo stesso cane, uno spaniel veramente
splendido… era vestito uguale, lui… da personaggio del suo
romanzo… dal suo film Monsieur des Lourdines… cambia
piú d’abito… il personaggio… ampia cappa scura, scarpe da
caccia… oh ma! oh sí!… il feltro tirolese è nuovo!… la
piccola piuma! con una mano lo spaniel al guinzaglio, l’altra
mano, una piccozza!… dove andava cosí, Alphonse?… ce lo
dice subito… vi scordavo: il suo barbone!… da Baden-

318
Baden, quello che aveva messo su come barba!… una barba
da druido!… era solo che barba mondana lí alle acque,
adesso folta, grigia, irsuta… ingombrante!… gli vedevi piú
la faccia… piú che gli occhi…
«Caro Abetz! caro Céline!»
La stessa voce che a Baden-Baden… molto cordiale!… la
premura affettuosa!
«Mi scusi! arrivo qui!… ho fatto di tutto per avvertirla,
caro Abetz! ahimè!
– Ma via Chateaubriant! ma lei è a casa sua!
– È troppo buono, caro Abetz! eravamo a casa nostra!»
Là, di quei sospiri!
«Sí, posso dirlo?… la nostra casa di montagna è
occupata!
– Ah?… ah?
– Sí! sono dovuto scappare!… sono da noi!
– Sono, chi?»
Chiedo… che ci si rida sopra!…
«L’armata Leclerc, andiamo Céline! Oh, ma tutto fuorché
abbattuto, caro Céline! li ho visti!… ho visto i neri!… e
sia!… i neri ci provocano? la guerra totale? e sia! non è vero
Abetz!
– Certamente! certamente, Alphonse!»
Alphonse non chiede che di essere applaudito! eccolo
rilanciato!
«Capisce! capisce Céline? come io l’ho scritto: la vittoria
apparterrà all’anima piú altamente temprata!… la
spiritualità d’acciaio!… noi abbiamo questa qualità d’anima,
non è cosí Abetz?
– Oh certamente Chateaubriant!»
Abetz non sta a contraddirlo!

319
«L’anima!… l’anima, la nostra arma… la bomba… ce
l’ho! l’avrò!»
Ostia! voglio che mi dica tutto!…
«Che bomba Alphonse?
– Mi comprenda caro Céline! con alcuni compagni
“d’assalto”, abbiamo scelto il nostro posto!… oh ho
conosciuto altre tribolazioni!»
Si raccoglie… tre grandi enormi profondi sospiri!… e
riprende…
«Un posto, una valle assolutamente inaccessibile, molto
angusta, un Circo diremo, fra tre cime… in fondo al
Tirolo!… e lí! lí Céline!… ci isoliamo!… mi capisce?… ci
concentriamo!… mettiamo a punto la nostra bomba!»
Hoffmann non capisce bene…
«Con che cosa la sua bomba?
– Oh caro Hoffmann!… mica una bomba d’acciaio! né
dinamite!… mille volte no!… una bomba di
concentrazione! di fede! Hoffmann!
– Allora?
– Un messaggio!… una terribile bomba morale!… vero
Abetz?… la religione cristiana ha trionfato in altro modo?
una terribile bomba morale!… vero, Céline?… giusto?…
– Oh certamente! certamente!»
Eravamo tutti proprio del suo parere…
Per questo la piccozza, il cappellino e il suo Commando
«nel Tirolo».
Niente da dire!
Abetz per lui, la vittoria, con bomba o senza bomba, era
una roba «è ovvio»!… purché il suo monumento tenga! il
suo formidabile Carlomagno! l’asse Aquisgrana-
Courbevoie! il suo batacchio fisso!
«Vede, Chateaubriant, no?… vede bene dove voglio dire?

320
– Oh! molto bene!
– Non lo vede mica altrove?
– Oh certamente no, caro Abetz! perfetto!
– Allora, vero, posso contare su di lei! per un’Ode! lei
sarà l’Aedo all’Onore! l’Ode all’Europa!»
Vedo che ci s’intendeva a meraviglia… d’accordo su
tutto!… la celebrazione della Vittoria in Place de La
Défense, tutte le delegazioni d’Europa intorno alla
formidabile statua, dieci volte piú grossa, larga, alta, della
«Libertà» di New York! qualcosa! l’Aedo all’Onore e la sua
barba!
È qui a sto punto, non so perché, che hanno cominciato a
non intendersi piú… Chateaubriant rifletteva… Abetz
pure… Hoffmann pure… io dicevo niente… Chateaubriant
rompe il silenzio… ha un’idea!…
«Lei non trova, caro Abetz, che per un tale avvenimento?
L’Opera di Berlino? l’Opera di Parigi? le due orchestre?
– Certamente! certamente caro!
– La Cavalcata delle Valchirie! la sola aria! oh, la sola
aria! questa qui!»
Eravamo pure d’accordo! assolutamente! la Cavalcata!
Ma ecco che ce la fischia! la Valchiria!… e stonato! la
Cavalcata!… la canticchia… ancora piú stonato!… imita la
tromba con la sua piccozza! la bocca al lampadario! come se
ci soffiasse dentro!… a piú non posso!… Abetz si permette
una parola…
«Chateaubriant! Chateaubriant! la prego! mi permetta!…
la tromba soltanto sul do!… finale! finale! non sul sol! sono
i tromboni sul sol! niente trombe… no la tromba!
Chateaubriant!
– Come, no la tromba?»
Lí, vedo un uomo che si sconcerta!… d’un colpo! la

321
piccozza gli casca dalle mani… un secondo, la sua faccia
cambia tutta quanta!… ah questa osservazione!… è come
stralunato!… è troppo!… era in pieno entusiasmo… guarda
Abetz… guarda la tavola… afferra un piattino… e vlang!
glielo scaglia contro! e ancora un altro!… e un piatto!… e
un vassoio!… è la fiera! pieno la testa! si è ricaricato! tutta
sta roba si va a spaccare di fronte contro le mensole di
vasellame! si sparpaglia in frantumi e vlaf!… ptaf!…
dappertutto! e ancora! è un tiro al massacro!… il tuffo di
sangue di Alphonse! che sto piccolo nettaculo di Abetz si
permette che la sua Valchiria è no in tono! l’arroganza di sto
tanghero! ah celebrazione della Vittoria! buonasera!… ptaf!
vlang! balistica e male ghigne… ce ne tira contro!… furia, si
conosce piú! se inguattano le loro teste l’Abetz e Hoffmann!
l’altro bordo! sotto la tavola! sotto la tovaglia! pvlaf! beng! il
vasellame gli scoppia dappertutto! il servizio ci va di
mezzo!… lo riconosco piú dal flusso di sangue! ha il pelo
irto, è un fatto! i capelli il barbone irti di rabbia! che ci
hanno trovato la sua tromba stonata!… di sicuro c’era già
qualcosa tra loro, di sicuro!… avevo sentito parlare che non
si soffrivano per l’affitto del loro Chalet nella Foresta
Nera… che Abetz voleva piú pagare… o meglio sua moglie,
Suzanne… tromba, Valchirie, Carlomagno, erano mica la
vera ragione di questo accesso cosí stravagante… c’era altra
cosa, piú seria, insomma in un certo modo… comunque
vedevo lí l’Alphonse, lui sempre cosí compito, mondano,
voltato a sua volta Valchiria!… c’era passato dentro tutto!
tutta la stanza! tutti i soprammobili!… un colpo di raptus
emotivo! la pazzia! se Myrta la sua cagna non avesse preso
di colpo cosí paura e abbaiato a un tratto cosí forte! quanto
piú che poteva! Myrta la spaniel di Alphonse… ouah! ouah!
e via che scappa! Alphonse la richiama!… lei è già
lontana!… lui si precipita… ruzzola nelle scale… Myrta!
Myrta! Abetz, Hoffmann gli gridano dietro!

322
«Chateaubriant! Chateaubriant!»… io approfitto
immaginate per mettermi in salvo! se ruzzolo giú anch’io!
prendo mica l’ascensore!… è tutto buio davanti al
Castello… c’è l’allarme!… c’è sempre l’allarme! eccome!…
trovo Alphonse lí sul marciapiede, la sua Myrta non è
andata lontano! se è contenta di essere uscita! fa le feste al
suo amato padrone… lo vedo mica l’amato padrone, fa
troppo buio, buio assoluto… ma mi parla, e la sua voce resta
tutta strozzata!… dall’emozione ancora, la rabbia!… il
bombardamento a piatti!… che cos’è che ha rotto come
piatti!… lui sempre piuttosto ricercato, cerimonioso, pieno
di buone maniere, l’ho visto d’un sol colpo! barbaro totale!
«Allora, Chateaubriant! allora?
– Oh caro Céline!… mio caro Céline!»
È tornato affettuoso.
Mi afferra le mani, me le stringe… ha bisogno di affetto.
«Nessuna importanza, su via! nessuna importanza!
– Lei crede Céline? Pensa davvero?
– Andiamo! andiamo! una sciocchezza!
– Lei crede Céline?
– Ma sono certo! non ci pensi piú!
– Però quanti piatti crede?»
Ha mica scassato solo dei piatti! tutto il vasellame e le
zuppiere! non ci è andato di mano morta! non si è visto in
azione: il vero maelström! brong! vrang! contro le altre
mensole di fronte, le altre porcellane! il peggio è che erano
delle meraviglie, «servizio completo», Dresda d’epoca!…
avevano avuto sta roba da Gabold, il terzo piano tutto in
Dresda… intarsiature e porcellane fini… tutto puro
Sassonia…
«Sa Céline, andrò a dormire al Bären, non torno poi su al
Castello!… mi ci hanno riservato una stanza! ma che se la

323
tengano! dormirò al Bären!… dobbiamo andarcene
all’alba!… tutti i miei uomini sono al Bären, tutto il mio
“commando”…
– Oh certo Chateaubriant!»
I suoi uomini erano i moralisti, quelli che dovevano
costruire la bomba… almeno, credevo…
«Ma Céline, non le spiace? vuole essere cosí gentile?…
non troverò mai da solo… il Bären!… le spiace di
accompagnarmi?…»
Sicuro che non mi spiaceva!… mi ritrovavo a tastoni in
qualsiasi posto a Siegmaringen… mi perdevo mai…
qualsiasi stradina!
«Per di qua mio caro! per di qua!»
Oh! ma ancora il suo rucksak! il suo sacco a spalla!
materiale!… corredo! il peso!… che cos’è che si portava
dietro!… bisognava che se lo passi da sopra il suo gran
mantello! o da sotto! si è fatto la prova… non poteva…
troppo pesante, troppo grosso!… si è deciso che lo si
portava ciascuno da un capo, per una bretella, ma andando
molto piano, io non potevo camminare svelto… lui
neppure! lui la sua piccozza, in realtà gli faceva da
bastone… cosí poteva andare… vi ho detto che zoppicava
mica poco… nella Collaborazione ce n’erano tre che
zoppicavano uguale… di una certa «zoppicatura distinta»…
Lesdain, Bernard Faye, e lui… nessuno per ferite di guerra,
riformati seconda classe… avevano anche il loro
soprannome: i fratelli Stampella!… dirvi gli spiriti maligni!
noi due sempre ciascuno una cinghia, eccoci in strada… si
va molto piano… ci si riposa, si riprende ogni dieci… venti
passi… che cos’è che si tira dietro!… ci si ride sopra! anche
lui!… si barcolla… che materiale! va a portarsi su tutto in
Tirolo? hop! halt! qualcuno davanti a noi!… lo vedo mica
sto qualcuno… sto qualcuno ci spiana una di quelle luci

324
negli occhi!… un colpo di torcia! lui, ci vede!… sicuro che
è un crucco!… è un gendarme crucco!… «dove andate?»
non si dovrebbe stare fuori… deve conoscermi!… rispondo
«al Bären! al Bären! è malato!… krank!
– Nur gut! Nur gut! gehe!»
Era andata!… ma ecco qui Alphonse che protesta! gli si
chiedeva niente! si pianta di fronte alla pulla, il suo gran
barbone nella torcia!… «Kraft ist nicht alles»! che gli grida
cosí, forte sul naso! «la forza non è tutto» vedo che sta per
farsi imbarcare! no!… la pulla non si arrabbia… vuole
soltanto che si vada avanti… vede con chi ha a che fare…
anzi ci afferra le due cinghie, il famigerato rucksak una
piuma per lui!… si incammina carico!… ci accompagna!
bene, Chateaubriant, io, lo seguiamo!… si arriva presto al
Bären… si sente il Danubio… il Danubio che si frange
contro gli archi!… ah, il furioso gorgogliante
fiumiciattolo!… ecco qui! ci siamo!… è lí!… il gendarme
bussa… tre colpi!… ancora tre colpi!… qualcuno apre… ci
siamo!… «gute Nacht»! lascio Chateaubriant nell’entrata…
con la sua cagna… il gendarme posa il sacco…
«Arrivederci caro Céline!»
L’ho mai rivisto il caro carissimo Alphonse!… ho tirato il
polizai al Löwen… che mi faccia anche a me aprire la
porta… malacarne di Frucht avrebbe potuto facile fare
apposta a lasciarmi fuori!… sempre la polizia appresso!…
quello che impari nei dedali della vita…

325
Dovevo andare da Laval e vi ho condotto da Abetz… a
questo pranzo… scusatemi!… Ancora una piccola
digressione… sono pieno di digressioni… effetto dell’età?…
o la piena di ricordi?… sono incerto, saprò piú tardi…
sapranno gli altri!… da solo, molto difficile rendersi conto!
insomma, vi riprendo dove eravamo… uscivamo dalla sala
di musica… dovevo andare da Laval… tre giorni che ci
dovevo andare!… dal parapiglia della stazione!… dove
veramente era grazie a lui che non si era finito con un
massacro generale!… dove si era avuto un solo morto!…
bisognava che mi congratuli con lui, e mica solo un poco!…
enormemente!… bisogna mica andarci col cucchiaino con
gli uomini politici… sodo! mai troppo grosso, duro… come
con le pollastre!… gli uomini politici restano giovinette
tutta la loro vita… piacere!… piacere!… suffragi! dici mica
a una signorina: «ma com’è carina!» no! le parli come
Mariano: «Dio che lei è unic’al monn’do!» il meno che
tollera!… il tuo uomo politico è uguale!… per giunta ci
avevo uno scopo: che faccia mica la ghigna sui Delaunys!…
c’era mica solo che Brinon al Castello! avevo preparato il
mio piccolo imbonimento… stavo per muovermi,
insomma!… dalla sala di musica a Laval, un piano!… un
solo piano… vi ho spiegato… vi ho raccontato com’era…
l’arredamento, il suo ufficio, l’appartamento, il suo piano…
tutto Primo Impero… e Primo Impero perfetto!… troverete

326
mica di meglio a La Malmaison!… direi anzi: mica di
uguale!… si conoscono i terribili sghembati del «Primo
Impero», di questo stile spietato coi «didietro»…
assolutamente no da sedersi!… poltrone, sedie, divani!…
decisamente «noccioli di pesche»! seggiole per colonnelli,
marescialli!… giusto il tempo di ascoltare, saltar via!…
volare di vittorie in vittorie! manco per niente «delizie di
Capua»! ma io qua ero cosí stracco, tante di quelle insonnie
in arretrato, che mi sedevo lo stesso perfettamente sui
noccioli di pesche… mi riposavo non del tutto male!…
beninteso ci andavo sotto col mio complimento, intanto!…
come era stato splendido Laval d’Auvergne e del Maghreb e
di Alfortville! incomparabile!… il moderatore-conciliatore
che London, New York, Mosca ci invidiavano!… dopo
avere srotolato il mio nastro avevo piú che da ciondolare,
sdondolare educatamente… dire piú niente!… si stava
molto bene da Laval… oh, begolava tutto da solo!… mi
chiedeva niente… solo di essere il suo uditore, è tutto!… lui
che parlava!… e che se la spassava!… perorava!… prima di
questo… di quello… e poi la sua causa!… la sua famosa
Causa!… avevi piú che da sdondolare, «incarnava» troppo
la Francia per avere il tempo di sentirti… complimenti, no
complimenti! gli avevo però appena detto che era grazie a
lui se il massacro si era girato di colpo!… che senza di lui
era l’ecatombe!… a dire vero esatto, del resto!… se se ne
fotteva! solo che lo ascolti che voleva! è tutto!… mi
tollerava come uditore!… no commentatore!… rinfodero
dunque i miei complimenti… mi siedo, la mia borsa sui
ginocchi, i miei strumenti, Bébert pure sui miei ginocchi, nel
suo carniere… conoscevo la sua arringa… dieci… venti
volte me l’aveva somministrata!… «che nelle condizioni del
mondo, la debolezza europea, un solo modo di sistemare
tutto: la sua politica franco-tedesca!… la sua di lui! che
senza la sua “collaborazione” era piú la pena d’insistere! ci

327
sarebbe piú Storia! piú Europa! che lui, amava mica la
Germania, ma che… ma che… che amava Hitler neppure…
ma che, ma che… che conosceva la Russia… ecc… ecc…»
Io potevo darci dentro, sdondolare… ne aveva piú di
un’ora… almeno!… conoscevo tutte le varianti, finte
obiezioni, appelli patetici… «che si sentiva già sotterrato!…
la sua tomba di famiglia!… Chateldon!»… oh ma che
prima!… prima!… li inchioderebbe tutti! tutti!… che lo
avrebbero mica cosí, manco per sogno!… che li
schiaccerebbe prima!… prima!… tutti!… tutti sti gelosi!
invidiosi! disertori! avversi denigranti grotteschi! sí! che lui
Laval, da non confondere! che lui, aveva la Francia nel
sangue!… che bisognerebbe proprio che lo ammettano,
gnomi cretini!… e che per l’America!… scusate!… che ce
l’aveva pure in tasca! l’America!… certo dell’America!…
come voleva!… l’immensa America! per via di suo genero
prima!… e di sua figlia, americana… e del senatore Taft, il
Grande Elettore di Roosevelt!…
«Ah l’Alta Corte!… dottore! guardi!»
La faceva strisciare l’Alta Corte! a bacchetta!… cercavo
di interromperlo appena un poco… che prenda fiato… ciò
serviva a niente!… la maniera che era lanciato potevo mica
parlare dei Delaunys…
Meglio qui sarebbe che lo lasci parlare… che mi defili… e
che avevo ancora da fare! passare dal Landrat, per gli avanzi
per Bébert… poi alla Milizia, dei malati… e poi ancora
all’ospedale… e poi da Letrou… e poi il Fidelis!… cercai lo
stesso di interromperlo… di parlargli un poco della mia
medicina, delle mie piccole noie… che mi dia forse un
piccolo consiglio?… ne sapeva molto piú di me!…
naturale!… ne sapeva molto piú di tutti… in tutto!… e su
tutto!… marocchino, con il suo ciuffo d’ebano, gli mancava
solo che il fez bisunto… era il vero marocchino di «III» che
parla a tutti i viaggiatori, che sa meglio di tutti quelli che

328
sono lí che cosa dovrebbero fare, che cosa non fanno, che
cosa occorrerebbe… che sa meglio del coltivatore piantare
le sue colze, i suoi trifogli, meglio del giovane di Studio i
piccoli machiavelli di eredità, meglio del fotografo i ritratti
di «Prima comunione», meglio della impiegata postale le
maniere di imbrogliare sui bolli, meglio che il parrucchiere
«le permanenti», meglio che gli agenti elettorali le maniere
di scollare il manifesto, meglio che il gendarme infilare le
manette, molto meglio che l’anziana nonna nettare il
marmocchio…
Ti riposavi ascoltandolo, a patto di non battere ciglio! ti
spiava!… non avevi l’aria convinta?… caricava!… ti
sistemava per il conto!
Ah! l’hanno mica voluto ascoltare, Mornet & C.?…
hanno preferito fucilarlo!… hanno avuto torto!… aveva da
dire… so… l’ho sentito dieci volte… venti volte…
«Mi può credere!… ho avuto da scegliere!… mi hanno
offerto tutto, dottore, sí!… tutto!… de Gaulle è andato a
cercarli!… io, li facevo aspettare!… i Russi pure!»
Potevo mica sempre sdondolare…
«Che offerte, signor Presidente?»
Che abbia un poco l’apparenza di fare attenzione.
«Ma tutto quello che volevo! tutta la Stampa!
– Ah! ah! ah!»
È tutto, mica di piú!… conosco la mia parte di
ascoltatore… è abbastanza soddisfatto di me… ascolto non
male… e poi soprattutto, non sono fumatore!… non
fumando, avrà mai da offrirmi… può mostrarmi tutti i suoi
pacchetti, due grossi cassetti pieni di «Lucky Strike»… gli
scroccavi una sigaretta, ti rivedeva piú!… mai!… o soltanto
del fuoco!… un fiammifero!
«Gli Inglesi le hanno offerto tutto, signor Presidente?

329
– Mi hanno supplicato!… assolutamente tutto, dottore!
– Ah!… ah!»
Mi sbalordisce…
«E posso anche darle un nome!… un nome che le dirà
niente!… un nome dell’Ambasciata… Mendle! mi
comprava venticinque giornali! altrettanti in provincia!
– Certamente signor Presidente!… le credo!… le
credo!…
– Mi voglio divertire, dottore!… lei m’intende? molto
bene! molto bene! accoppatemi, gli dirò! colpite! colpite
forte!… non fate cilecca come a Versailles!… non tremate!
coraggio!… siete avvisati!… vi ho avvisato!… voi
assassinate la Francia!
– Bravo, signor Presidente!»
Era il meno che io mi mostri almeno un poco caloroso…
«Ah! lei è d’accordo?
– Completamente, signor Presidente!»
Mi aspettava al varco… mi appioppa la sua botta!
«Lei è d’accordo con un ebreo?»
Ci siamo!… la parola! la parola ebreo!… era fatale che
me ne parli! la carogna, aspettava il momento!
Prende l’offensiva…
«Lei mi ha pure trattato da ebreo, vero, dottore? sí, lo
so!… mica soltanto lei! Je suis partout anche!
– Loro, veramente no, signor Presidente!… veramente
no! io, veramente sí, signor Presidente!
– Ah, lei mi fa piacere! me lo dice in faccia!»
Scoppia a ridere… non è cattivo… ma mi ha mica preso
alla sprovvista, sapevo ciò che mi doveva capitare…
fatale!…
«Ma lo ha scritto lei stesso!…

330
– Oh, era per i miei elettori!… per Aubervilliers!…
– Lo so! lo so, signor Presidente!»
Ancora qualcosa che lo turba…
«Mai lei qui, dottore, perché è qui?… perché a
Siegmaringen?… mi dicono che si lamenta molto…»
Se ne fotteva della gente!
«Sono qui, signor Presidente, veramente per colpa sua!
che ha esplicitamente rifiutato di sistemarmi altrove! lo
poteva! sicuramente!»
Mi viene la mosca! merda! ste arie «di non sapere»! so
quello che dico!… sarebbe ben contento, torvo marocchino,
che io paghi per la banda! che buschi per la compagnia!
canaglie, conniventi, tripli giochi! il conto, alla mia
chiorbola! e dal momento che ci diciamo delle verità… dal
momento che si balocca col processo… il mio turno, la
rimbeccata!… sonnecchio piú!…
«Lei ha sistemato Morand! ha sistemato Maurois!… ha
sistemato Fontenoy!… ha sistemato Fontenoy!… ha
sistemato sua figlia!
– Bene! bene! bene Céline!»
Mi ferma… ne avevo ancora una dozzina!… un
centinaio!
«Lei ha sistemato Brisson!… Robert! ha sistemato
Morand! ero lí!… in casa sua!»
Insisto… i punti sugli i!… ho la memoria felice di
elefante… credono sempre di incularmi, la mia aria
inebetita…
Ci tiene ad avere l’ultima parola…
«Sa che cosa si dice di lei allora?
– Io di me?… sono mica interessante!… ma la grande
notizia? vuole sapere signor Presidente? la notizia molto
interessante?…

331
– Dove l’ha presa?
– Nella strada!… una buona! e che può proprio farle
comodo…
– Su forza! su forza! presto!
– Ebbene!… che i Russi stanno per battersi con gli
Americani! ecco qua signor Presidente!…
– È questo che hanno scoperto a Siegmaringen?
– Proprio cosí!»
Riflette…
«I Russi contro gli Americani? assolutamente insensato,
assurdo, dottore: ci ha riflettuto un poco?
– No!… ma lo dicono!
– Ma sarebbe il disordine, dottore!… il disordine! sa che
cos’è il disordine?
– Un poco almeno, signor Presidente…
– Lei non ha fatto politica?
– Oh cosí poco!… e veramente, cosí male!
– Allora lei non può capire niente! non sa che cos’è il
disordine! dottore!
– Una piccola idea…
– No!… lei non sa! impari! il disordine, dottore, è un
Giulio Cesare per villaggio!… e venti Bruti per cantone!
– Le credo, signor Presidente!»
L’avrà mica lui l’ultima parola!
«Ma io, che non sono Cesare, lei avrebbe potuto
benissimo sistemarmi!… come Morand, Jardin e tanti
altri!… non le chiedevo granché… le chiedevo no
un’Ambasciata!… non ha fatto niente!… non ero Bruto
neppure!… mi avrebbe consegnato ai partigiani se non fossi
venuto in Germania!»
Rinuncio mica!… sicuro del fatto mio! onestamente,

332
completamente ragione!… sono l’uomo che ha piú ragione
d’Europa! e anche il piú gratuito! che cinquanta Nobel mi
sono dovuti!…
«No, sarei mica qui, signor Presidente!»
Ci tengo!
Afferra l’apparecchio.
«Chiamo Bichelonne, che la senta!… voglio un
testimonio! tutti si chiedono che cosa lei pensa! tutti
sapranno!… mica solo io!… che l’ho attirata, qui! in una
trappola, insomma! un agguato?…
– Mica altro, signor Presidente!»
Ha Bichelonne al telefono…
«Sa che cosa mi dice Céline?… che sono un truffatore, un
capace-di-tutto, un traditore, e un ebreo!
– Questo veramente no! esagera signor Presidente!
– Ma sí! ma sí! Céline!… lo pensa! è suo diritto!…
bene!»
Continua al telefono… parla… piú di me… di cose e di
altre… lo guardo intanto che parla… lo vedo di sbieco, di
profilo… oh, ho sempre piú ragione!… di paragonarlo a
qualcuno… lo rivedo… qualcuno di attuale… fra Nasser e
Mendès… profilo, sorriso, carnagione, capello asiatico…
certo però! sotto lo scherzo, può mica soffrirmi… è
esattamente nel tono della Francia attuale, dura pura sicura,
e pro-«leccalecca»… hanno avuto torto molto a spararlo,
valeva, dico, dieci Mendès!
«Venga!… venga!»
Chiede… l’altro ha nessuna voglia… si fa pregare…
«È qui che viene!»
Infatti, eccolo… oh, lui mica il tipo afro-asiatico!…
manco per niente!… il tipo «grossa ghigna bionda»,
Bichelonne!… crapa enorme, anzi! lo spermatozoide

333
mostro!… tutto in testa!… Bonnard è uguale… tipo
spermatozoide mostro… girini mostri… un millimetro di
piú, scampavano mica!… il boccale!… è proprio lui
Bichelonne, è proprio lui!… ma qualcosa, lo riconoscevo
mica, da tanto che era disfatto, pallido, lo stato che era!…
tremante… per questo che non voleva venire!… Laval lo
lascia nemmeno rimettersi… lo attacca!… che ascolti tutto!
ma è troppo turbato, non ascolta niente…
«Perché trema Bichelonne?»
C’è ragione! c’è ragione!… racconta… ci tar… taglia
sopra! gli hanno scassato un vetro!… un vetro della sua
camera! Laval gliene hanno già scassati dieci! dei vetri della
sua camera!… racconta… si fa beffe di Bichelonne… mica
ragione di tremare!… ma Bichelonne scherza manco per
niente!… vuole sapere chi?… come?… perché?… un
sasso?… una pallottola?… un aereo, un soffio di un’elica?…
un risucchio? è in angustia di non sapere, Bichelonne…
chi?… come?… perché?… non è che sia cagasotto per
niente Bichelonne, ma lí subito d’un colpo il panico, di non
capire il perché? come?… sa piú!… gli aerei passano cosí
vicino alla sua finestra!… sfiorano!… ma forse una
pallottola dalla strada?… o un sasso?… forse?… mica ha
trovato!… ha cercato tutta la notte… minuziosamente!… il
soffitto, i muri… niente!… pensate se se ne fotte di quello
che il Presidente vuole che sappia! che l’ho trattato da
questo! da quello! lo ascolta nemmeno! il suo vetro, lui!…
solo che il suo vetro!… come?… chi?… Laval parla per
niente… Bichelonne misura in lungo e in largo l’immenso
ufficio Primo Impero!… le mani strette dietro la schiena… a
riflettere!… riflettere!… oh, esce mica dal suo problema!…
Laval però gli ricomincia tutto: che io lo accuso di questo…
quello!… e ne aggiunge!… che lo trovo ignobile di avere
salvato Morand, Maurois, Jardin, Guérard! e cento altri!
mille altri! che mi ha apposta, me, sacrificato!… rancore

334
razziale personale! che i negri dell’armata Leclerc mi trovino
qui! mi taglino a pezzi!… tutto premeditato!
Sono mica poi io che vado a interromperlo! è in piena
foga!
«Bravo, signor Presidente!»
Svolge l’accusa… applaudo! l’accusa contro se stesso!…
davanti ancora a un’altra Alta Corte!… l’Alta Corte
immaginaria!… come l’altro, il Museo!…
«Bravo, signor Presidente!»
Sono diventato Suprema-Alta-Corte!… Bichelonne non si
occupa, non ascolta, va su e giú, borbotta… di colpo
interroga Laval!
«Che cos’è che crede?»
Se ne fotte mica male di ciò che ho detto… non detto… il
suo problema lui! il suo vetro! è tutto! e non smette di
andare su e giú… e zoppicare… mica la «zoppicatura
distinta», lui… una vera claudicazione!… una frattura mal
consolidata… anzi vuole farsene guarire, operare, prima del
nostro grande ritorno in Francia!… e in Germania proprio,
operare…. e da Gebhardt!… Gebhardt lo conosco almeno
un poco… costui, ancora un fenomeno! avevo detto sulle
prime: un buffone!… manco per niente!… cumulava… sei
mesi generale al fronte russo, comandante di un gruppo di
«panzer» e sei mesi capochirurgo dell’immenso ospedale SS
Hohenlynchen, Prussia orientale… ciarlatano, direste anche
voi un clown!… mi sbagliavo… ho mandato a vederlo
operare un mio amico molto anticrucco… sto Gebhardt
chirurgo SS era veramente molto abile!… che era svitato?…
certamente! a Hohenlynchen il suo super-ospedale, seimila
operati, una città, quattro Bichat!… organizzava degli
incontri di calcio fra unigambisti… mutilati di guerra
unigambisti… era incurante alla maniera dei superuomini
del Rinascimento… eccelleva in tre, quattro numeri… la

335
guerra dei carri armati, la chirurgia… ah, e anche! la
canzonetta!… l’ho sentito al piano… molto divertente!…
improvvisava… lí posso giudicare… i crucchi sono stati sul
punto di avere durante sto periodo hitlerico una certa razza
di uomini «Rinascimentali»… sto Gebhardt era uno di
quelli!… Bichelonne pure… l’altro versante… lui era la
Matematica!… avevano mica avuto, visto, conosciuto, un
genio simile dopo Arago… l’ho apprezzato, per la
memoria!… veramente, il mostro!… mentre che era a Vichy
aveva avuto la partita dei treni… che arrivino comunque!…
verso e contro tutto! impresa d’Ercole!… tutte le reti,
scambi, orari, deviazioni, nella testa!… al minuto! al
secondo!… con quello che saltava ogni notte, acquedotti,
massicciata, stazioni, pensate lo spasso! e che ti riassesto!…
rabbercio qua!… dirotto là! rimetto in marcia!… e che tutto
saltava di nuovo immediatamente! ancora da un’altra parte!
i partigiani lo lasciavano mica dormire! l’Europa si
risolleverà mai da sta pazza malattia «angustia e sfiga!» tutto
per aria!… la piega è presa! ci vorrà la bomba atomica che
torni normale e vivibile… là, il Bichelonne, il colpo del suo
vetro… sasso? fucilata? elica? ne poteva piú… reggeva piú!
già i suoi nervi a pezzi, da Vichy… il vetro lí, adesso, era
troppo! l’avevano smerigliato da dove?… dalla strada?… da
su per aria?… il vetro?… capivo Bichelonne i nervi a
pezzi…
Mica solo che i nervi che gli avevano fatto saltare! la sua
gamba pure!… l’avevano beccato in auto!… una piccola
bomba! vlof! vai, Ministro!… andava a vedere
l’«Informazione»… tre fratture saldate male, bisognerebbe
tornare a spezzargli la gamba per farla tornare dritta… e
voleva fare questo subito, in Germania stessa! mica rientrare
cosí a Parigi! conosceva un poco Gebhardt, voleva andare
su, a Hohenlynchen… Gebhardt gli aveva offerto… per me
non ero entusiasta… credevo mica molto in Gebhardt… lui,

336
s’era presa una cotta… bene! aveva fiducia… bene!… ma
che perplessità, madonna!… smetteva mica di biascicare
invece di ascoltare Laval… andava su e giú per l’enorme
ufficio Primo Impero… borbottava del pro!… del
contro!… se era una pallottola?… un pezzo d’elica!…
veniva mai fuori dalla sua riflessione… era abbastanza
spassoso col suo cranio enorme… ma Laval non lo trovava
cosí divertente!… anzi cominciava ad averlo sulle scatole!…
l’aveva fatto venire non perché passeggi in lungo e in largo,
non perché borbotti il suo vetro, ma perché lo ascolti!
«Lo vede?… lo vede, dottore!… ascolta niente!… il suo
vetro!… tutto per il suo vetro!»
Laval mi prende a testimonio…
Oh, ma qua può mica durare! Laval conosceva il modo…
il solo modo di farlo uscire di rimuginazioni: fargli una
domanda tosta! qualsiasi domanda tosta!… che la sua
chiorbola cambi di batacchio!
«Mi dica, Bichelonne! sarebbe cosí tanto gentile… lo
sapevo! l’ho dimenticato!… mi ci vuole per una piccola
faccenda… la capitale dell’Honduras?»
Bichelonne si ferma di colpo, stavolta, ascolta… borbotta
piú… risponde subito…
«Tegucigalpa, signor Presidente!
– No! no! mi scusi Bichelonne! l’Honduras britannico?
– Belize, signor Presidente!
– Superficie, Bichelonne?
– 21 000 chilometri quadrati…
– Che cosa producono?
– Mogano… resina…
– Bene! grazie, Bichelonne!»
Bichelonne torna al suo vetro… riparte, a zoppicare… ma
meno preoccupato però… sta Belize gli ha fatto del bene…

337
«Mi dica, Bichelonne! dal momento che è qui!… sarebbe
cosí gentile ancora!… sapevo tutto!… lo so piú!… ho
dimenticato!… tungsteno?… Bichelonne? Rochat non fa
che parlarcene! ha portato del tungsteno!
– Peso atomico: 183,9… densità: 19,3…»
Ciò detto, Bichelonne si siede… è stracco di andare
venire… si massaggia la gamba… subito Laval ne
approfitta… va allo specchio, si ravvia il ciuffo… si rifà la
cravatta… sta per ridarci l’Alta Corte!… ah scusate!…
scusate!… anch’io ho un poco da dire! sempre, sempre
ascoltare gli altri! sono preso lí, netto, da un colpo
d’orgoglio!… una vampata stronza! ti vado loro ai due a
chiuderci il becco! mi sono ben pentito! me ne pento
ancora! è raro che mi lasci andare… ma li avevo sentiti
troppo!…
«Ecco qua, guardate!»
Gli metto il mio cianuro sul tavolo… la scrivania di
Laval… la mia fiala… della mia tasca!… dal momento che
parlano di metalli rari!… l’ho sempre su di me il mio
cianuro!… da Sartrouville… là, possono vederlo!… e
l’etichetta rossa!… guardano tutti e due…
Dappertutto mi chiedono del cianuro… rispondo sempre
che non ne ho… oh, la fanno mica lunga tutti e due!… già a
chi se lo becca!… me ne infischio!… delle fiale, ne ho
ancora tre!… sigillate uguale! cianuro pure!… il fastidio è
che vanno a spifferare!… sicuro!… e l’avevo detto a
nessuno!…
«Lo dà a me? lo dà a me?»
Chiedono tutti e due… oh, scherzano piú!
«Dividetevelo!»
Che si arrangino!… ci ripenso…
«No!… non litigate!… ve ne darò uno ciascuno! una
volta aperto! lo sapete? fatta umidità! finito!

338
– Ma quando?… ma quando?…»
Ah, mi prendono un poco sul serio! dopotutto! tiro fuori
un’altra fiala da un’altra tasca!… ancora un’altra dalla mia
fodera! gli dico mica tutto, ci ho delle cartine pieno i miei
orli… voglio no essere preso senza!… va bene!… vedo, mi
considerano… parlano piú… ma sono contenti…
riparleranno!… puttanerie!
«Che cos’è che posso fare per lei, dottore?
– Signor Presidente, se vuole proprio ascoltarmi… prima
di tutto, non aprire la fiala!… poi dire niente a nessuno!…
– Sí!… questo d’accordo! ma lei come lei?… comunque,
ha pure un piccolo desiderio?»
Ecco un’altra idea che mi salta su! eppure posso dire ho
tutto rifiutato! tutto!… ma al punto in cui siamo… piú
niente ha piú importanza!…
«Lei potrebbe forse, signor Presidente, farmi nominare
Governatore delle Isole Saint-Pierre e Miquelon?»
Non sto a fare complimenti!
«Promesso!… concesso! d’accordo! lei prenderà nota,
vero, Bichelonne?
– Certamente, signor Presidente!»
Laval comunque… Laval ha una piccola domanda…
«Ma chi le ha dato l’idea, dottore?
– Oh cosí, signor Presidente! le bellezze di Saint-Pierre e
Miquelon!…»
Gli racconto… parlo mica per «si dice»… ci sono
stato!… ci si metteva allora venticinque giorni Bordeaux-
Saint-Pierre… sul Celtique cosí fragile… si pescava ancora a
Saint-Pierre… conosco bene Langlade e Miquelon…
conosco bene la strada… l’unica strada da un capo all’altro
dell’isola… la strada e il cippo del «Ricordo», la strada
scavata in piena roccia dai marinai dell’Iphigénie… invento

339
niente io… un ricordo vero il mio, una strada vera!… mica
solo che i marinai dell’Iphigénie!… i forzati del pari…
avevano un penitenziario a Saint-Pierre… che ha anche
lasciato un cippo!…
«Ah, vedesse, signor Presidente! in pieno oceano
Atlantico!»
L’essenziale: ero nominato Governatore… lo sono
ancora!…

340
Qui non è andata meglio per questo… mi nomini
governatore, arcivescovo o cantoniere… piú di male in
peggio!… la realtà era gli spaventati di Strasburgo, gli
arciriservisti Landsturm, i fuggiaschi dell’armata Vlasov, i
cacciati bombificati di Berlino, i terrorizzati di Lituania, i
defenestrati di Koenigsberg, i «lavoratori liberi» di ogni
parte, arrivi su arrivi, le dame tartare in abito da sera, artiste
di Dresda… tutta sta gente veniva ad accamparsi nei buchi,
fossati del Castello… anche sugli argini del Danubio… piú
tutti gli spaventati di Francia, Tolosa, Carcassonne, Bois-
Colombes, inseguiti dai partigiani… piú le famiglie dei
Miliziani, e gli ultimi reclutati Nskk che dovevano partire
per la Danimarca a cercare del burro… piú gli irretiti da
Corpechot che aspettavano di essere «imbarcati» sulla
flottiglia del Danubio… piú quegli strambi di svizzeri,
sedicenti «partigiani» tedeschi… tutta sta gente per tribú,
con bambini tutte le età, enormi bagagli, batterie di
stoviglie, blocchi di fornelli, e niente da sbafare… sorta di
«porto dei relitti d’Europa» Siegmaringen… voglio dire
tutto il borgo, le cunette, le strade, e la stazione… tutte le
venature, camuffe, stracci, provenienze, babelerie… pieno i
marciapiedi, banchine, e le botteghe… una bottega che era
pittoresca, quella di Sabiani Ppf… il Ppf, il sedicente partito
piú forte dei «partiti di avvenire»… vi ho già detto: Doriot
in persona è mai venuto a Siegmaringen… Hérold,

341
neppure! il suo imbonitore!… né Sicard… è Sabiani che
faceva vece funzione in questa bottega del Partito… sta
bottega aveva due vetrine… e in ogni vetrina dei malati
veramente all’estremo… di fame, di vecchiaia e di
tubercolosi, e di freddo… e pure di cancri… e tutta sta
gente, tutta a grattarsi accanita!… naturale!… una vetrina
c’erano dei «seggiolini» l’altra delle «poltrone a sdraio»…
ho visto per ben due mesi un nonno Ppf morire col suo
nipotino sulle ginocchia… cosí senza muoversi, su una
poltrona a sdraio, sputandosi i polmoni… nella bottega poi
c’era pure pieno di moribondi… le panche… pieno le
panche… lungo le pareti… o per terra, stesi, o a mucchi…
Sabiani, lui, se ne stava nel retrobottega… prendeva le
«adesioni», rilasciava le carte, firmava, timbrava… aveva i
«pieni poteri»… c’è mancato un pelo che la Francia non
svolti Ppf… Hitler meno stronzo! ci aveva della gente
Sabiani… tutta la gente «aderiva», tutta quella che guardava
alle vetrine… era un modo di restare lí, di entrare e di
sedersi… certamente il Ppf era il partito che reclutava di
piú, l’effetto delle vetrine e delle panche… se avesse dato da
mangiare, in aggiunta, l’infima gavetta, avrebbe reclutato
tutto il paese, compresi i crucchi… civili e marmittoni!… a
un certo punto delle cose e degli avvenimenti resta piú che
un trucco: sedersi dove si mangia… ah, poi anche, i
francobolli! vi scordavo! cercare dei francobolli,
collezionare!… tutti gli uffici postali che ho visto attraverso
la Germania, mica soltanto Siegmaringen, le città piú grandi,
i piú piccoli villaggi, erano sempre gremiti di clienti, e agli
sportelli delle «collezioni»… delle code e delle code, a
collezionare francobolli di Hitler, tutti i prezzi!… da un
pfennig fino a 50 marchi… quanto a me fossi Nasser, io in
fattispecie, o Franco o Salazar, volessi vedere se le mie mele
sono cotte, volessi essere veramente informato, quello che
pensano di me… chiederei mica alle mie polizie!… no!…

342
andrei a vedere di persona alla Posta, le code agli sportelli
per i miei francobolli… il tuo popolo colleziona?… c’è che è
la fine del gioco!… quel che ci deve essere di collezioni «di
Adolf Hitler» in Germania! ci si sono messi, si può dire,
degli anni prima! sin dalle prime coglionerie, Dunkerque,
collezionavano! indovini, maghi? pendoli!… il francobollo
che è serio, che dice tutto! la verità dieci anni prima!…
collezionano? sanno quel che fanno! noi, riguardo la Posta,
oltre a Hitler, si aveva Pétain… i suoi francobolli!…
collezione doppia! aveste visto il nostro Ufficio della Posta!
quasi tanta folla quanta da Sabiani! collezionisti francesi e
crucchi… con tutto ciò ammetto, peggio che i francobolli,
peggio che l’alcool, peggio che il burro, peggio che la
minestra: le sigarette!… la sigaretta vince su tutto!…
dappertutto!… nelle condizioni veramente implacabili: la
sigaretta!… ho visto sia sotto la fucileria che all’ambulanza
della prigione, l’ultimo supremo interesse umano: fumare!…
il che prova mi direte mica il contrario che l’uomo è prima,
avanti tutto: sognatore!… sognatore nato! povera! primum
vivere? mica vero!… primum strologare! ecco qua!… il
sogno a ogni costo!… prima della sgnoccola, la bumma, e la
figa! fuori questione!… l’uomo crepa di tanti di quei cosi
ma senza sigaretta non può!… guardatelo al palo o la
ghigliottina… potrebbe mai!… bisogna che fumi prima!…
anch’io ero del sogno, addetto al sogno, nella bottega Ppf…
passavo loro a darci del sogno, quelli che soffrivano
troppo… 2 cc.!… li facevo sognare… oh ero terribilmente
parsimonioso delle mie fiale 2 cc.!… pensate se avevo della
domanda!… Sabiani però, bisogna dargli atto, avvertiva
chiaro la sua gente, imbrogliava nessuno… c’era scritto su
vasti cartelli, a enormi lettere rosse… «membro del Partito,
ricordati bene che devi tutto al Partito, che il Partito non ti
deve niente»! indorava mica la pillola!… questo respingeva
nessuno!… ne veniva anzi sempre di piú, ad aderire, sedersi,

343
e crepare sotto i cartelli… e davanti alle vetrine, sempre piú
gente, a guardare i vecchi finire… «guarda! guarda! se la fa
sotto!» vi parlano delle folle asiatiche, brahamane,
belculdosse… buonasera! vi riduco tutta l’Europa asiatica,
io! dall’oggi al domani, e aderente! e appassionata
politica… cinque, sei cadaveri per pattumiera! carestia e
riproduzione!… l’avvenire è dei gialli!… delle loro buone
usanze!
Parlando della bottega Sabiani, mi è capitato verso quel
periodo un certo piccolo tiro proprio loffio… una vera
sudiceria, del Castello!… la cabala per sbattere fuori
Luchaire… lí, mi trovavano perfetto come medico!… un
complotto di ministri… dovevo trovarlo tubercoloso,
contagioso, pericoloso… da evacuare, e all’istante!… oh,
rifiutai!… ci pesto mai nelle storie losche… specie che una
parola l’altra sapevo manco per niente se non cercavano
d’incastrarmi poi me!… farmi evacuare me, per prima!…
come Ménétrel!… oh, a un certo momento c’è piú altro che
questo! farti sparire!… la malattia generale!… che hai fatto
questo!… quello!… merda!
Ah, ancora un’altra! al Castello!… un’altra menata!…
una figlia di un ministro, incinta! bisognava che si sposi!
fretta e furia! il giovinotto c’era… un figurino al jazz…
acconsentiva… ma qui il punto! il sindaco crucco di
Siegmaringen voleva il consenso dei genitori!… consenso
scritto!… i genitori del figurino in Francia, a Bagnoles-les-
Bains!… come ottenere sto scritto?… si poteva mica
chiederlo ai Senegalesi di Strasburgo! né agli Ftp di
Annemasse!… il Burgmeister un cocciuto, voleva
assolutamente sto documento!… Ecco che tempestano
Lili… vedo venire la tempesta… la madre in lacrime… la
faccia tutta bagnata di rossetto… sale su al Löwen a
supplicare… supplicare Lili… che non sopravvivrà allo
scandalo!… che sarà l’«annegata del Danubio»!… in madre

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piangente! che io faccia qualcosa!… che Lili mi faccia fare
qualcosa! in breve, in chiaro, che faccia abortire la figlia!…
pensate!… vedo ancora una piccola comica: Céline
l’abortista!… educatamente prima, e poi fermamente, la
mando a farsi fottere!… l’odio ancora che mi becco! il mio
conto era buono tutti i sensi!… un odio, credo, che mi
perseguita vent’anni dopo!… mi infilano sempre dei colpi
carogna per questo aborto rifiutato… riconosco da certe
voci… qui… là… i piccoli aspetti buffi dei grandi
sconvolgimenti di Storia, esodi, panici generali, sono i
fornitori che si ritrovano piú!… massaggiatori, pedicure,
abortisti… gli adulteri e «dichiarazioni d’amore» si
ritrovano dappertutto!… come si vuole! ma il
«chiropratico» abituale… qui, sei alla disperazione! la
signora sconvolta!… gli uomini fornicano come respirano
ma il «chiropratico»? l’abortista? calma! aspetta!… le
dichiarazioni d’amore quante ne vuoi, ma la sonda? è
difficile in uno zoo fare che le bestiole si riproducano, ma i
peggio condannati a morte, anche braccati dall’armata
Leclerc, anche tutti i fifí pieno i boschi, e tutta la Raf sulla
crapa, rintronante, giorno e notte, gli toglie mica la voglia di
accoppiarsi!… oh no! andavo mica ancora per di piú a
preoccuparmi dei piccoli scoli, piccole spiniti, e ulcere
molli! no!… tutto ciò poteva benissimo aspettare! il ritorno
in Francia, in un modo, l’altro! intanto li curerei con che
cosa?… avevo niente!… consigliargli di copulare piú?…
bisogna mai consigliare niente! che si grattino, scopino,
graffino, crogiolino, marciscano!… e su con la vita! la gente
ce l’ha a morte con te per qualsiasi piccolo consiglio!…
guardate un poco la Francia, ho detto sin troppo in lungo e
in largo la ghigna che ci avrebbe un bel momento, e
guardate come mi ha trattato!… lo stato che mi ha ridotto!
me! giusto il solo che vedeva giusto!… e i piú peggio funesti
stronzi, cosí tronfi adesso! sul chicchirichí in vetta al

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letamaio, la spaventosa maceria! a Siegmaringen, devo dire,
cominciavo proprio a moderarmi: trentacinque anni che ero
vittima, cominciavo a fare un poco attenzione! alas! alas! i
giochi erano fatti! detto tutto!… è impalarti che ti
vogliono!… commando Darnand o fifí, assassini di Restif, o
Neri di Leclerc!… i tuoi pareri interessano nessuno, tranne
gli eterni disputatori… «chi ti ha comprato? quanto hai
incassato?… venduto a questo qui?… quello là?…»
sclerotico, è sicuro! lurido vecchio ribaldo!… oh sapevo! e
molto bene!… mi occupavo quasi piú che delle urgenze…
di colpo erano tutti «urgenti»!… protestatori e provocatori
e sbirri, al tempo stesso che gravemente ammalati!…
amabili clienti!…
Basta! i pitecantropi cambiano mito! altroché se il sangue
comincia a schizzare! se i coltellacci sono un filo pronti!
basta!… basta!… milleduecento miliardi d’alcool, scolati,
basta! ti fanno passare su molte cose!
Ma ecco un’altra pastetta!… al «terzo», sopra ai
Raumnitz, al 91 curavo un certo Miller, originario di
Marsiglia, tubercolotico da letto, grosse emottisi… per
fortuna, però, avevo un po’ di «retropituina»… mica cascata
dal Cielo!… inguattata dentro la mia tasca, e di Bezons!…
facevo quel che potevo… di giorno e di notte… sto signor
Miller di Marsiglia, occupava laggiú, pare, un posto
altissimo… alla Sûreté… bene!… ci tenevo mica a saperne
di piú… sta di fatto che Herr Frucht brontolava duramente
che occupi un letto al Löwen, che potrebbe infettare
l’albergo con i suoi scaracchi e la sua tosse!… lui, che i suoi
cessi traboccavano a fiotti, venivano giú a cascata piena la
scala!… il mio malato che era il pericoloso! disputa da
tedesco!… che la sua stanza sarebbe inabitabile!… che
dovrei farlo rientrare in Francia!… e sto signor Miller, di
Marsiglia, era manco per niente pericoloso!… si aveva ben
altro sul gobbo!… ci vedevo lí ancora una cabala, come per

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Luchaire… certo che volevo bene che se ne vada il signor
Miller di Marsiglia… ma tubercolitico, sistemarlo dove?
vado a trovare la dottoressa, una crucca, «führerina» per
tutto ciò che era «tubercolosi»… la dottoressa Kleindienst,
costei veramente antifrancese!… mi manda a farmi
fottere!… ci avevo mica da restare sorpreso, mi aveva
sempre rifiutato tutto!… ero stato cento volte a trovarla per
le mie operaie in «pneumotorace»… e ce ne erano….
lavoratrici francesi in fabbriche… per un quarto di burro!…
una libbra di zucchero!… no!… no!… ed ero perfettamente
al corrente che sistemava come voleva, dei molto meno
tubercolotici, delle intere famiglie del Castello, nel grande
Sanatorio Saint-Blasien, Foresta Nera… «che se ne torni in
Francia…» tutto quello che mi consigliava!… il Sanatorio
SS Saint-Blasien non era per i miei malati!… presto la
cabala, vedevo venire, le petizioni in tutto l’albergo e la
birreria, che sto Miller se ne torni a casa sua! a Marsiglia!
che lo si spedisca!… e io appresso!… che ci sbattano noi
due alla porta! noi tre, Lili e Bébert! o in un campo!…
questo vedevo!… Cissen!… oh, ci pensavano, certamente!
tutti e quattro!… Le Vigan dietro!… sembro un poco
esagerare… niente affatto! niente affatto!… ero mica sicuro
di Brinon… e proprio per niente sicuro dei Raumnitz… e
nonostante il cianuro, proprio niente di Laval… né di
Bichelonne…
A ogni modo i giorni passano… e le notti… comincia a
fare veramente freddo… Marion viene a trovarci… mi
racconta che Bichelonne è partito… cosí d’improvviso,
senza dire niente… senza dirmi niente… è partito a farsi
operare, là su in Prussia… bene! gli parlo della faccenda
Miller, delle mie noie con Kleindienst, che c’è della cabala…
crede anche lui, è del parere… è mica ottimista, Marion…
ministro dell’Informazione… vede le cose, proprio alla
merda…

347
Vi ho parlato tanto di Herr Frucht e delle sue grane dei
suoi gabinetti… ma c’era anche una signora Frucht… Frau
Frucht, sul nostro stesso pianerottolo, Stanza 15… era piú
che una stanza il 15!… un vero appartamento, con bagno,
sala da pranzo, saletta… ve ne ho mica ancora parlato… né
di Frau Frucht… la curavo… insomma, le facevo delle
punture… una menopausa… riuscivo ad averle tramite
«passatori»… da Basilea… oh, ci amava mica comunque!…
Frau Frucht!… buon Dio, no!… non piú che il suo
Julius!… che gli si infettava il loro albergo, ecc… disgustosi
Franzosen!… che avremmo dovuto essere al diavolo!… però
che cos’è che si faceva spassare dalle guardie del corpo del
Castello!… ben francesi, questi qui!… tre quattro
guardaspalle per ministro… questo le metteva gente, e dei
ragazzi di appetito, pranzo, cena… franzosen, atleti, e cosí
porcaccioni!… e che si privavano di niente, Madonna!
gozzovigliavano duro!… e che si finiva con di quei
trucchi!… delle vere orge frounzesi! cosí che avevano mensa
imbandita, le guardie del corpo, la tavola dei gestori del
Löwen… vini del Reno a volontà, grappa… assenzio
persino… meglio che da Pétain!… Frau aveva la menopausa
ardente, spasmodica, vampate di calore e smanie di figa…
credo che il marito era d’intesa, si lustrava la vista fra una
visita e l’altra ai suoi cessi… fra una arrabbiatura e l’altra
alle tazze… il crucco completo!… vedete che qualsiasi posto

348
c’è gente che non si annoia, vedrete domani la terra svoltare
ceneri e calcinacci, cosmo di protoni, che troverete ancora
nonostante tutto in un buco di montagna, ancora un
mucchio di maniaci dietro a infilarsi, succhiare, divorare,
stravolti, pompare, perfetti debòsciamen… diluvio e
ammucchiata!… tutto questo succedeva al Löwen…
confesso! e non lontano da noi, confesso poi… stesso nostro
pianerottolo… sapevo… ne parlavo a nessuno… nemmeno
a Lili… oh, e della stanza 36, neppure!… tutto questo delle
cose che bisogna tacere… Frau Frucht usciva mai dal nostro
pianerottolo… scendeva giú alla sua birreria per una sua
scala, «stappa-turacciolo», dal suo letto alle cucine…
nessuno entrava nella sua stanza, tranne le guardie del
corpo, atleti domestici… i suoi massaggiatori… tutte le
guardie del corpo sono massaggiatori, e te la massaggiavano
la signora!… vedevo i segni dei massaggi, le palme, le
dita!… era chiazzata dai massaggi!… lei, era le sue serve!…
te le massaggiava! la sua maniera!… allo schlag! serve e
cuoche!… bisognava che salgano un po’ al 15, a farsi
pettinare! toc! flac!… le vecchie come le giovani!… ci
voleva! punizione per la scala fatta mai bene!… per il
ristorante, i piatti rotti!… pfloc!… vlac! le loro chiappe! le
loro schiene!… facevano delle smorfie?… ripflac! e riptaf!…
«tirati su la sottana!… piú su!… piú su!» la vecchia o la
giovane!… e ci andava mica di mano morta Frau Frucht!…
con lo scudiscio!… come Frau Raumnitz!… come ho visto
piú tardi, in prigione… è naturale, lo scudiscio, sulle
servotte, le donne di vita, e i prigionieri… tutta gente che
sgarra, inevitabile!… per rimetterla al passo, sciogliere i
complessi, solo che un mezzo! le vedevo uscire da questa
stanza 15 in certi stati di lacrime e singhiozzi! erano state
rimesse al passo… ci ficchi il naso? sai mica dopotutto ciò
che non è vizio e veramente voluto di ste sedute alla
«mamma orca»?… se ste flagellate cercano mica?… in ogni

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caso sicuro c’era del vizio!… lo sapevo… non ne parlavo…
l’appartamento Frucht, dal momento che ci siamo, era cosí
ricco di mussole, cuscini, puf, pellicce, poltrone straboccanti
velluti, come il nostro buco era sordido… quanto agli
incensi e profumi!… Frau Frucht smetteva mai di aspergere
il suo letto, e le tende e le poltrone… un flacone di
lavanda!… un altro! eliotropio!… gelsomino! avreste detto
lo «Chabanais»! non avete conosciuto sicuramente… ma
uno Chabanais, al tempo stesso, Puttanaio!… figa quanta ne
vuoi e gola insieme!… gozzoviglie terribili!… tutto il
resto!… che i sentori «gelsomino» erano mischiati
frammischiati di quei tanfi di cucina forte, cosciotti,
pollastri, fagiani al vino, che c’era da barcollare… il nostro
pianerottolo, l’altra porta di fronte, accanto ai cessi… Frau
Frucht in carne quadrava perfettamente con la sua alcova,
volanti, frufrú e tutti i lussi… l’avreste vista bene «puttana
di casino»… il fisico, gli occhi, le tette, tutto!… e di quelle
vestaglie, pizzi, fiocchi di nastri, dico poco! e chimoni verdi
e rosa, pallidi!… e degli armadi pieni!… calze di seta e
giarrettiere!… menopausa, no menopausa, Frau Frucht
disarmava mica!… le battute alle serve, piú le mie punture
di ormoni, piú le guardie del corpo, la mantenevano in di
quei vivi desideri!… ardori!… io facevo apposta ottuso di
testa… tonto… vedevo niente… ci faceva un piccolo onore
Lili, me, Bébert… un piccolo piatto di pasta di tanto in
tanto… me ne fottevo del resto!… oh era mica la generosa!
Messalina, forse, ma ostessa dura!… un pretesto per frustare
le sue serve, che le fregavano il suo Stamgericht ce lo
portavano alle loro madri e ai loro consorti… o peggio!…
alla stazione!… d’accordo, era solo che un pretesto!… tutti i
pretesti per frustare!… e che ci si urli sopra!… strip-tease?
parlatemi di sedute di frusta! riempirete l’Opéra un poco di
piú che Faust o i Cantori!… tutti i pretesti al vizio sono
buoni! ma lei da sola ne valeva mille, a conoscerla… mica

350
solo che il suo appartamento alcova, la cocca, scusate!… sta
porca!… avreste detto tutta la Place Blanche e le piú peggio
zoccole del Bois… vi parlo dei tempi andati, quando c’erano
ancora di queste donne, creature dotate, persone vere
ardenti, chiappe di fuoco… era prima dell’automobile… sí,
per il fisico, posso affermare di essere molto tirato, lei si
difendeva ancora molto bene… appena che entravo nella
sua stanza si stendeva per la sua puntura, si toglieva via
tutto, chimono, calze di seta, che la palpi per bene, esamini
a fondo… intus et exit… aveva la pelle niente male per una
persona della sua età… dei muscoli che tenevano, nessuna
cellulite, niente atrofia muscolare… doveva essere stata
contadina, e contadina di lavori pesanti, vanga, arature… i
seni ancora molto sodi… ma per il musetto, scusate!… un
Rochechouart e «fondo di metrò»… la bocca polposa-
golosa, ancora forse peggio che Loukoum!… la bocca da
ingoiare il marciapiede, l’orinatoio e tutti i clienti, e i loro
organi e le croste!… gli occhi?… di quelle braci!… l’ardore
fondo di vulcani non spenti… terribili pericolosi!… le
facevo la sua puntura… oh, ma da Dio che stavo in
guardia!… ero sicuro che il suo babbuino sbirciava…
sapevo mica da dove?… c’era troppe drapperie e pendaggi!
ma ero sicuro!… bisognava che fossi gentile, per giunta!…
lei mi faceva nessun filo, posso mica dire… era cosí talmente
«ardente» di natura, che non avrebbe potuto proprio fare di
piú… finita la mia puntura, riposta la mia siringa… due, tre
parole comunque, da essere educato… ecco che mi afferra
la mano, me la prende!… là cosí com’è, là tutta nuda… oh è
mica il suo nudo!… sono i suoi occhi, le sue braci… mica
per quello che sono porchi o no!… per il pericolo, le guardo
gli occhi… va mica a violentarmi?… no!… no!… respiro!…
parlarmi piú da vicino che vuole! piú da vicino!… che la
ascolti!
«Ihre Frau!… tanzerin!… Hé?… schön!… bella! bella!

351
barizerinne! ya?… ya? hein? schöne beine! belle gambe?
– Oh, sí!… oh, sí!»
Sono assolutamente d’accordo!… mi sta bene!
«Sie! sie! lei? prestare a me?… hier!… hier!… schlafen
mit!… dorme con me! willst du? vuoi? vuoi?»
È piú un vulcano, un fuoco puro!… brucia la dorata!…
ne vuole!… vuole Lili!…
«Gross ravioli willst du haben!… schön!… schön!…»
Mi mostra i ravioli che avrò!… il colossale piatto di
ravioli! il piatto enorme!
«Sí! sí! Frau Frucht!… le parlerò».
E lí subito, la mia presenza di spirito, l’acchiappo a piena
chiappa e la bacio! pflac! in pieno culo!… e sull’altra
chiappa! vlag!… si è intimi, si è d’accordo!
Vado mica a urtarla… che sospetti che non voglio
portarle Lili… lí non si scamperebbe da Cissen!… sicuro!…
in un modo, in un altro… ma lí, penso, ci penso! che questo
potrebbe anche essere un tranello! bello e buono!… un
maneggio col suo babbuino per farci sbattere fuori tutti e
due! la manovra! i costumi!… che mi farebbe sbattere fuori
come magnaccia!… Lili, come avventuriera pronta a tutto…
questione degli istinti, mi occupo solo che degli sguardi… e
lí lo sguardo era riuscito a dovere… lesbicherie
voluttuoserie?… taratatà!… era del vizio, si capisce la
Frucht! ne avevo viste altre! delle migliaia!… una figa come
trentasei! e allora? ma di sicuro molto piú da odio che pazza
di chiappe!… si farebbe forse Lili… forse… e poi dopo
l’angheria!… Cissen!… la «coppia mostruosa»… i
disonoranti del Löwen… sono sclerotico, ma penso
svelto!… anche piú svelto!… per fortuna, boia d’un
casino!… per fortuna!… faccio attenzione lí dalla sua
camera di non andarmene troppo in fretta!… che abbia
mica l’aria di precipitarmi! ci bacio ancora la chiappa, la

352
coscia, la schiena, la passera… mff!… mff! ci faccio un
«completo»! uno vero!… tutto!… che mi veda proprio
complice, tutto pazzo di numeri! che vado a portarle Lili zu
schlafen mit!… ah! che sí, dunque!… me ne vado piano
piano… parlo piú… non parlo… non parlo a Lili… a
nessuno!… dico niente… a ogni modo posso un poco
riflettere che se la Frucht si permette tanto… è che ha degli
ordini… degli ordini del Castello? dei Raumnitz?… o che sa
che è piú che questione di ore, che si va a essere schiacciati
come Ulma?… che qualcuno l’ha avvertita?… Berlino
forse? o dalla Svizzera? che qua sta per finire il circo, sto
carosello fra le nuvole, la fantasia Raf, tempeste che nessuno
ha piú paura… si vedrà! come Dresda, bruciati, abbrustoliti,
rasi!… che la nostra mezz’ora è venuta?… sa forse tutto
questo, ardente Frucht? che è il momento che si permetta
tutto!… tanzerin… bariserina… forse?

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«C’è dei soldati piena la cucina e la birreria!
– Chi?… dei Francesi?… dei Fritz?»
Faccio la domanda…
«Dei Fritz con un ufficiale!
– Chi?… chi?…
– Salgono su!»
Difatti, apro la porta, li vedo… mettono ordine…
l’ordine, fanno evacuare il pianerottolo… e la nostra
stanza… e i gabinetti… e che tutta sta gente esca! e di
corsa!… ruzzoli giú! piú nessuno al nostro piano!… è per
arrestarmi che vengono?… subito alla prima ci penso…
vorrei vedere questo ufficiale?… ah, eccolo!… lo
conosco!… conosco bene!… è il loro Oberartz Franz
Traub… il loro medico capo dell’ospedale… posso dire, lo
conosco! agghindato, dico poco!… tutto attillato!… lo
spadino al fianco! cinturone, giubba, croce di ferro!…
pantaloni grigi, piega impeccabile… guanti «color panna»…
è venuto a trovarmi in grande uniforme… soltanto per
venirmi a trovare? uhm!… c’è piú nessuno sul
pianerottolo… sgomberato!… piú che la sua scorta…
insomma, due, tre squadre in armi… bene!… aspetto che
mi parli… saluta Lili, si toglie il berretto, s’inchina… a me,
mi tende la mano… lo faccio entrare nella stanza, lo faccio
sedere su una sedia… Bébert ha l’altra… non si hanno che

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due sedie… è il grande gioco di Bébert, saltare da una sedia
all’altra!… Bébert guarda storto l’occupante… faccia di culo
che ha, che trova! me li guardo, l’Oberartz Traub e
Bébert… chi è che va a parlare per primo?… dal momento
che sono io che ricevo, attacco… lo prego di scusarmi… di
riceverlo cosí alla buona!… la nostra sistemazione!… ecc…
ecc… mi risponde subito e in francese… «è la guerra!» e mi
fa il gesto che questo non ha nessuna importanza!…
inezie!… spazza via col gesto… bene!… preamboli!… e sia!
ma un’idea che mi spazza mica via… viene ad arrestarmi?…
quello che mi domando, ohi me!… questo spiegamento di
gendarmi davanti alla nostra porta?… quando hanno
rinchiuso Ménétrel hanno eseguito uguale… con un medico
e una scorta… era medico pure, Ménétrel… lui qui, Traub,
è un tedesco del tipo freddo… detesta i Francesi,
naturalmente!… come tutti i crucchi… mica piú degli altri!
è noi, come Francesi, che siamo degli «speciosi detestabili»
diritto di essere specialmente detestati da tutti i crucchi del
villaggio!… che siamo qui! che dovremmo mica esserci! che
li si compromette!… ascoltano tutti la Bibici… tutta
Siegmaringen! dong! dong! dong! la Bibici gli racconta tutto
ciò che devono pensare!… di noi e di Pétain!… i nostri
nomi, i nostri stati civili, i nostri crimini! quattro… cinque
volte al giorno! che si dovrebbe tutti essere impiccati!…
Pétain, il primo! appena le truppe francesi qui!… hop! e
hop! li avvertivano ben tre quattro volte al giorno! i veri
Francesi! quelli che aspettavano! le piú pure legioni della
Resistenza! Brisson, Malraux, Robert Kemp, colonnelli
dell’armata Leclerc!… che noi le canaglie, rappresentavamo
esattamente ciò che tutta la vera Francia rigettava! che
dovrebbero, loro, i prodi Tedeschi, assassinarci, e subito!
che noi abusavamo del loro buon cuore!… che li tradivamo
come avevamo tradito la Francia! che non meritavamo
nessuna pietà!… esattamente ciò che pensavano i miei pirati

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della rue Norvins!… che erano dietro a festeggiare giusto in
quel momento, i miei pirati della rue Norvins, a fottermi a
zero!… l’organo di Fualdès, la Bibici!… suona intanto che
assassinano!… e che questo faceva presa sui crucchi!…
quattro cinque trasmissioni al giorno!… se l’aspettavano
l’armata Leclerc! ah, noi crassosi rognosi sfaticati sbafatori
di Stam! il loro Stam! si andava a vedere se ce lo farebbero
vomitare il loro Stam, i Senegalesi! e le nostre trippe
appresso!… le nostre carni appresso!… pieno i rigagnoli!…
l’onore di Siegmaringen vendicato!… naturale che
l’Oberartz Franz Traub ascoltava la Bibici!… i nostri
rapporti professionali erano stati sempre corretti, niente di
piú… s’intenderebbe certamente meglio con i servizi dei
fifí… me sempre, mi aveva rifiutato tutto, sempre… come
Kleindienst… crema solforata, pomata al mercurio,
morfina… mai!… Leider! leider!… era un uomo sui miei
carati! la cinquantina… perché mi prenda un malato, ci
voleva il Santissimo! si sbarazzava di tutti i miei casi sul
Fidelis… li ritrovavo tutti lí, piú i suoi!… aveva accolto
Corinne Luchaire dopo un sacco enorme di storie e a patto
che fosse giusto il tempo di una lastra!… voleva mica lui
neppure che i «liberatori» gli rimproverino di avere avuto la
minima compiacenza…
Ma qui, perché sta visita in gran mafia?… pantaloni in
piega e lo spadino!… e la croce uncinata? e tutta sta scorta?
pieno il pianerottolo… non capivo… finalmente, parla… ci
si mette…
«Collega, venivo a chiederle qualcosa…»
Parla francese senza troppo accento… è chiaro, breve…
mi espone che ha un malato, un ferito piuttosto, un operato,
un soldato tedesco… che sarebbe felice che io venga a
vederlo… si tratta dei postumi di una ferita, una scheggia di
granata, che gli ha fatto saltare via la verga… che questo
ferito, soldato tedesco, uomo sposato, vorrebbe avere una

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verga «artificiale»… che di tali verghe, verghe di protesi,
sono in commercio, ma soltanto in Francia!… un solo
fabbricante per l’Europa… che lui Traub potrebbe
rivolgersi a Ginevra, alla Croce Rossa… ma che sarebbe
molto meglio se scrivevo direttamente io stesso a Ginevra e
per un prigioniero ferito… sedicente!… sedicente!… che la
Croce Rossa era gollista… i prigionieri francesi pure
gollisti!… anch’io, gollista!… allora?
«Certamente! certamente!»
Certamente! e giú a ridere!… come era buffo!… se ero
d’accordo?… ero d’accordo su tutto!…
Ah, adesso altra cosa!… un altro motivo della sua
visita!… qui, è piú imbarazzante… esita…
«Ecco! ecco qua! ho fatto sapere al signor de Brinon che
ero costretto a vietare ai Miliziani… l’ingresso
dell’ospedale…»
Perché?… defecavano pieno le vasche da bagno!… e
scrivevano pieno i muri! e con la merda! «tutto per
Adolf»!… lui, vero, Traub capiva! «è la guerra!» ma il
personale?… le infermiere?…
«Impossibile, no collega? impossibile!… l’ho fatto sapere
al signor de Brinon…»
Oh, certamente!… aveva agito perfettamente!…
«Lei è del mio parere, collega?»
Altra cosa ancora!… sta per arrestarmi adesso? per
decidersi?… i crucchi sono cosí furbi che ti presenterebbero
il patibolo… «ci tagli un po’ il suo piccolo sigaro!… lieber
Herr!… bitte sehr!… ci vada!… il fiammifero è dall’altra
parte!» noi… non è ancora il patibolo!… è di de Brinon che
mi vuole parlare!… della sua prostata… «il signor de Brinon
è venuto a trovarmi… orina male… soffre… certamente,
può essere operato!… ma qui?… qui?…» anche a me
Brinon mi aveva chiesto il piccolo consiglio… stessa risposta

357
di Traub… «al ritorno»! com’è pratico piacevole avere una
parola che sistema tutto!… al ritorno!… per noi fosse stata
pure anche la Luna, «il ritorno»!… che cos’è che si aveva
noi da ritrovare? da ritornare?…
A sto punto Traub cambia di faccia, di cera… lí, davanti a
me!… d’improvviso, lí!… mi parla diverso… mi parlava
come alla leggera e di de Brinon e della vasca da bagno…
adesso mi parla molto seriamente… ancora di prostata! ma
della sua!… la sua prostata di lui!… «forse che sono un
poco specialista?…» oh no!… ma ne so un poco… ha dei
disturbi… orina spesso, come Brinon… «quante volte a
notte?… e al giorno?» domando… «cinque… sei volte…»
«Vuole visitarmi?
– Certamente!… si tolga i pantaloni, la prego!…»
Si alza, va alla porta, dice tre parole alle sentinelle… vedo
che Lili lo imbarazza… anche Lili va alla porta… «fa’
attenzione che nessuno entri!…» adesso, può togliersi le
braghe… si è piú che noi due… e Bébert… è un altro uomo,
solo a solo… si rilassa, si mette, si direbbe, in confidenza…
a tavola! mi confessa!… e che ne ha!… tante! tante!… che
il suo Ospedale è un inferno!… una lotta, un pancrazio fra i
servizi! medici, chirurghi, suore!… che tutto tutti ci si si
accusa, denunzia, ci si odia!… peggio che tra noi!… è a chi
chi si farà arrestare!… per tutto!… Complotti!…
busonismo! mercato ne-ro! mi raccontava in tutta
confidenza, si sfogava… mi sorprendeva mica molto… va’ a
sollevare un poco il Cremlino!… la Camera dei Lord… «Le
Figaro»… o «L’Humà»… tutti i coperchi! salotti…
Partiti… Castelli… plebaglie… quinte… monasteri…
ospedali… finisce che ti stanca la maniera che tutto tutti ci si
denunzia, ci si fa arrestare, garrottare, ficcare dei cunei sotto
le unghie…
«Mi giura, vero, Collega? segreto assoluto?

358
– Professionale! professionale!»
Gli venivano giú delle lacrime… i malvagi!
dell’ospedale!… singhiozzava… piú malvagi che la gente del
Castello!
«Non ne parlerà a nessuno!»
Giuro!… giuro!… non una parola!… andava mica a
chiedere consiglio all’ospedale!… oh no! mai! può avere
fiducia in me?… ya! ya! ya!… mi racconta tutto, d’un fiato,
che è stato a Tubinga a consultare uno specialista, un
Professor… la loro Facoltà, Tubinga!… che gli aveva
trovato la sua prostata perfettamente operabile…
abbastanza ingrossata… ma che lui Traub, lí, si trovava
niente affatto operabile!… niente affatto del parere!… che
aveva anche una squizza maledetta di essere operato!… e
che me lo confessava! che me lo urlava!… realmente
paura!… soprattutto nelle circostanze! allora poi io? me?…
che cos’è che ne pensavo?
«La prostata, non è vero caro collega, lei lo sa bene
quanto me è facile che si congestioni… si può aspettare…
tutto torna nella norma… i chirurghi, evidentemente, hanno
sempre voglia di operare… ottanta per cento degli uomini
sopra cinquant’anni sono prostatici… lei non li opera tutti!
oh là! alla lontana!… si pisciano un poco sulle scarpe…
allora?… allora?… che importanza! muoiono perfettamente
della loro bella morte!… puzzano soltanto un poco di
orina… roba da ridere! lei Traub farà attenzione, è tutto! si
controllerà… niente alcool… niente birra… niente spezie…
niente coiti… e fra dieci anni tornerà a trovarlo il suo
specialista!… che cosa ne penserà? se è stato operato, lui?»
Oh, le mie parole riconfortanti gli facevano un bene
immediato!… lui la faccia all’accetta, molto crucca, dura, mi
guardava quasi affettuoso… è un fatto!… il nettare delle
mie parole!…

359
«Vuole visitarmi, caro Collega?
– Ma certamente!…»
Mi passo il dito di gomma… la vasellina… si toglie le
braghe… i suoi bei pantaloni grigi in piega… s’inginocchia
sul mio giaciglio… non si toglie la giubba, né il cinturone,
né lo spadino… gli faccio la sua esplorazione… sí!…
esatto!… la sua prostata è molto ingrossata… anzi, mi
sembra un poco dura…
«Oh, tutto questo può benissimo aspettare!… con una
dieta molto rigorosa!… la sua prostata tornerà nella norma!
– Molto bene!… molto bene caro collega!… ma per
l’alimentazione?
– Pasta in bianco!… solo pasta in bianco!… è tutto!»
È d’accordo! si rimette a posto i pantaloni… il cinturone,
la rivoltella…
«Perfetto, Collega! perfetto!
– Fra un mese torni a trovarmi!… vedremo se si va
meglio!…»
Sono io adesso che decido!… cosí, senza affatto
prenderlo in giro, molto onestamente, di mese in mese sarò
piú tranquillo… potevo temere… perché tutti questi uomini
sul pianerottolo? questa scorta? e in armi?… ero proprio sul
punto di chiedergli… ho mai saputo… forse che era un
bidone, tutto quello che mi aveva detto?… a ogni modo la
prostata ero sicuro… alla fine ecco, si alza, se ne va… ah,
ancora una parola!…
«Passa domani all’ospedale, Collega?
– Sí! sí! certamente!…
– Per la verga!… vero?…»
Mi parla all’orecchio… mi sussurra…
«La pomata solforata… un vasetto!… un vasetto!…
vuole?

360
– Oh certamente!… oh molte grazie!
– E poi anche un poco di caffè?… vuole?»
Se voglio!… mi mostra… un sacchetto…
«Oh, ma certamente!»
Ci vizia…
«Segreto?… segreto, vero?
– La tomba!… la tomba, Collega!»
Apre la porta… una parola al sergente… e tutti gli uomini
«attenti! fissi!» adunata! scendono giú… il collega fritz
Traub passa per ultimo! tutta la banda se ne va!… perché
sono venuti?… ho mai saputo bene… per arrestarmi?…
forse no… a ogni modo una cosa, Traub è tornato a
trovarmi… l’ho tenuto per sette mesi a pasta in bianco e
acqua… andava meglio… e poi è piú tornato… ho piú mai
avuto sue notizie!… una ragione al fondo di tutto questo,
senza dubbio… mai saputo!… me la sono fatta la ragione…
presto! un giorno è un giorno!… un giorno è terribile, delle
volte… a ogni modo si è avuto del caffè… oh, non molto!…
e anche della pomata allo zolfo… non molta neppure…

361
Due… tre giorni ancora… oh, mica calmi!… piú e piú
gente nelle vie… dalle strade e dai treni… se ne arrivano! da
Strasburgo e dal Nord… dall’Est e dai Paesi baltici… mica
solo per Pétain!… per passare in Svizzera… ma restano in
effetto qui, si accampano come possono… si ammucchiano
sotto le porte e pieno i corridoi… hai di tutto!… barbe
ispide e carampane, e i marmocchi… piú soldati allo
sbando, tutte le armi… pensate se Corpechot recluta!… da
un marciapiede all’altro!… smette mai di reclutare! gli
promette tutto, li fa firmare, gli infila un bracciale!… ed
eccoti un marinaio di piú!… per che nave? che flottiglia? si
vedrà bene! ma nel cielo ci si dà un poco da fare!…
Mosquitos, Maraudeurs piombano! scendono in picchiata!
filano via!… potrebbero facile ridurci a pezzi!… una piccola
bomba!… no! sembra che prendano solo delle foto…
«fatevi filmare faccia, profilo, didietro, dalla Raf!»
avrebbero mica da imbarazzarsi!… non un solo aereo fritz
per aria… né a terra… mai!… mai niente!… né la minima
«antiaerea»… bel cazzo la loro Difesa! il bidone di Goering!
solo a renderci la vita impossibile che sono buoni! tutti e
tutti!… vi dico due… tre giorni ancora… e tre notti…
dannate sballottate vibrate notti! altro che risucchi delle
eliche! che cos’è che passa! e ripassa!… delle flotte intere di
«Fortezze»… da ridurre tutto polvere fino a Ulma…

362
sfiorano… fanno svolazzare un tetto… due tetti… è tutto! le
tegole! si deve mica valere la bomba!…
Ecco qui una visita… toc! toc!… Marion!… torna a
trovarci… gli faccio notare lo stato del cielo… pensa a noi,
ci porta i suoi panini, e degli avanzi per Bébert… si scherza
dello stato delle cose, come tutto questo si fa talmente
insensato! come si è piú che idioti ad aspettare! che cos’è
che si aspetta?… e al Castello che cos’è che scazzano? gli
domando… mi dà delle notizie… Brinon vuole piú vedere
nessuno… Gabold neppure… Rochas neppure… fanno
delle storie adesso… ne facevano mica un anno fa… qui
come altrove, sempre troppo tardi le storie! come le
«prospettive d’avvenire»… sempre troppo tardi!… we are
all dam’ wise after the event! (vi tiro fuori il mio Berlitz dal
momento che è questione di Inghilterra!) parliamo della
tavola dei Ministri… Bridoux si sbafa tutte le porzioni, si
dice, gli altri mangiano piú, o quasi piú tranne Nero, che
mangia ancora bene… molto bene!… Nero, un tipo
Juanovici, che lascia mai Laval… fa «i suoi affari», si dice…
le voci… ma qualcosa che Marion m’informa!… non me
l’aspettavo!… no!… non me l’aspettavo… Bichelonne è
morto… è morto là su, da Gebhardt, a Hohenlynchen… e
durante l’operazione… bene!… niente da dire!… ha voluto
andarci là su… poteva sicuro aspettare «il ritorno»!… molto
bene!… anche lui! si dice mica ancora che è morto!… lo si
dirà piú tardi… è la consegna… «non irritare i Tedeschi»…
bene!…
«Caro amico, lei ha del cianuro, si dice?»
Laval gliene ha parlato… evidentemente!… Bichelonne
anche forse prima di partire?… era mica un delitto… ma
che cos’è che andavano a chiedermene! tutti!… e ne avevo
solo piú che due fiale… cristo!
Adesso propone che non si resti qui nella nostra stanza,
che si scenda giú alla pasticceria, che vuole presentarmi

363
qualcuno… bene!… mi piace mica molto la pasticceria ma
posso rifiutare niente a Marion… scendiamo, io, Lili,
Bébert… bisogna dire le cose, nessuna isteria, ma ci si
aspetta proprio che da un momento all’altro tutto esploda!
bruci! fosforo o shrapnel!… che si ritrovi piú niente!…
fatale!… la pasticceria Kleindienst, subito accanto, da
basso… la pasticceria, la sorella della dottoressa, quella che
mi rifiuta tutto… questa qui rifiuta niente, la sorella
pasticcera, ma che cos’è che offre!… di quegli ersatz
terribili!… pasticcini da spezzarsi i denti… noci di cocco e
manioche tostate… di quelle golosità per coccodrilli! per
bere, solo del caffè ersatz, lupino macinato… fosse ancora
della cicoria! insomma… insomma… non si va da lei per la
pasticceria, si va per sedersi… non bene… ma insomma… e
c’è della gente!… quando tutta la folla è stata a vedere e
rivedere ancora le facce da morto del Ppf, le due vetrine, il
Castello… vedere, rivedere issare la bandiera! il pennone, la
Milizia!… gli resta piú che Kleindienst… lasciarsi cadere in
dieci, in quindici, attorno a dei tavolini gialli… crollati,
avvinghiati, fanno da corone, intorno a dei carrelli… perché
Marion ci porta qui?… si sta pure bene nel nostro buco… ci
tengo niente affatto a Kleindienst!… vedo abbastanza
gente!… Marion non è stravagante, deve avere una buona
ragione… mi dice il perché nelle scale… voleva che incontri
Restif… Horace Restif… Restif si chiama Palmalade…
insomma credo… a meno che sia un’altra anagrafe… hanno
tutti altre anagrafi… conosco mica Restif… né i suoi
uomini… Marion li frequenta, gli tiene dei corsi di Storia e
di Filosofia… sono parte a sé, Restif, i suoi uomini, li hanno
raggruppati in una fattoria… in «commando»… nessuno li
va a trovare… vivono fra di loro… devono si dice all’ora Z
procedere alle «esecuzioni»… subito non appena si torna in
Francia… «epurare»!… regolare tutti i conti!… il «Trionfo
dei puri» cantone per cantone!… tutti i venduti

364
all’Inghilterra, all’America, alla Russia!… pensate le liste!…
i «nemici dell’Europa!…» che pane sulla tavola! che crusca
nel paniere! centocinquantamila traditori calcolavano! in tre
mesi doveva essere tutto regolato!… strombazzatori di
Londra… poi quelli di Brazzaville… poi di Mosca… si
avrebbe un’Europa a nuovo! tutta a nuovo! continente
totalmente felice!… allora ecco, via via ago e filo, Restif
aveva fatto le sue prove! quello che contava! poteva dare
delle lezioni… di quelle «Speciali»… era stato «membro
d’assalto» di diversi partiti… e di diverse polizie… gli
attribuivano Navašin al Bois de Boulogne… i fratelli Rosselli
nel metrò… e molti altri!… una tecnica sua di lui… la sua
tecnica!… molto personale… le carotidi!… una presa di
mano… il suo uomo riverso! e hop! da dietro! manco un
uf!… col rasoio fermo! fsst! le due carotidi!… due schizzate
di sangue! era fatto!… ma lampo il gesto! e profondo! un
solo gesto! impeccabile! questo che gli insegnava! fsst!… le
due carotidi! il colpo del fra’ Carogna moderno!…
Tutto il suo «commando» proprio suo, autonomo!…
vivevano a parte, legavano poco… quando s’incontravano in
città, due del suo Commando, si salutavano, e fissi!
sull’attenti!… l’uno intimava: Ideale! l’altro rispondeva,
altrettanto secco! Servito caldo!… era tutto! alla loro fattoria
smettevano no di allenarsi… su dei maiali, su dei montoni…
se non andavano molto in giro in città, è che non gli piaceva
di essere visti… soltanto una cosa che gli piaceva: le
conferenze!… e mica su degli argomenti sconci, delle
scurrilità di vamp… no! della vera Storia! vera Filosofia!
Marion aveva la passione, possedeva il dono, la vasta
cultura… era dunque molto stimato alla fattoria Restif.. mai
questione della «tecnica»! la famigerata… mai!… mai una
parola…
Quante Filosofie e Mistiche e letture di «brani scelti»…
oh, uditorî molto attenti, mai una parola! si fa cagnara al

365
Collège de France, al Liceo Louis-le-Grand… un trucco di
pivelli, le cagnare!… pivelli giovani e vecchi… gli specialisti
delle carotidi sono mica niente energumeni… soprattutto gli
uomini di Restif… Restif anche lui proprio niente loquace!
ascoltava al primo banco… ammirava molto Marion… gli
parlava all’orecchio… lui, personalmente, non ci teneva a
essere ammirato… per niente!… trovava il suo piccolo
trucco pratico, sbrigativo!… è tutto!… come me che trovo il
mio stile, pratico, certo sbrigativo! è tutto!… e che ci lascio
mica la molla! virtú di dio! che è l’ultrasemplice,
sbrigativo… oh! ma che è tutto qui!… ci faccio mica per
questo delle montagne! avessi di che vivere, non fossi
costretto, me lo terrei per me!… perdio!… oh, che ci tengo
no ad essere ammirato!… oh, che non ho il temperamento
vedetta! né divetta! il sistema Restif, «Fra’ Carognata
totale», molto superiore a tutti gli altri!… ma non ne traeva
mica orgoglio… superiore alla ghigliottina, è tutto!… gli
parlavi dei Rosselli, o di Navašin, arrossiva, se ne andava… è
te che voleva sentire!… le tue storie! le tue personali storie!
con Marion, era abbastanza in confidenza…
Eravamo dunque, dove vi ho detto, da Kleindienst… me,
Lili, Bébert, Marion… l’ersatz pasticceria… all’altro
tavolino, di fronte a noi, c’era le «speranze» dei Partiti, le
avanguardie ardenti Ppf, Rnp, Bucard… costoro allora ci
davano della voce! che tutta la pasticceria senta! li senta! la
rigenerazione totale dell’Europa!… al ritorno!… al
ritorno!… quello che avrebbero fatto!… loro!
l’Epurazione!…. quello che vedrebbe la Francia! Messaggio
della Francia!… riforme formidabili! rivoluzione? ah, là!
là!… Pétain? il Pétain! valetudinario paranoico! disastroso!
all’aria!… all’aria!… evidentemente!… forse prenderebbero
Bucard, «eroe della fanteria»? forse?… Darnand, altro
«eroe della fanteria»? forse?… ma soltanto «sottordine» di
Déat!… non di piú! Déat, il loro uomo!… che aveva

366
questo!… che aveva quello! veramente il solo idolo valido!
il gigante del pensiero politico! Doriot? demagogo e
criptopiccí!… escluso, Doriot! tornerebbe piccí!… fatale!…
Laval, beninteso, era fritto, aveva fatto abbastanza
coglionerie! tornerebbe al suo Chateldon!… Brinon?
Brinon? escluso, uguale!… un jockey!… un jockey e un
giudeo!… nemmeno ci si discuteva sopra!… e dall’altra
parte che cos’è che si prenderebbe? De Gaulle?…
buonanotte! costui qui sognava Napoleone! un sogno della
Scuola Militare!… poliziotto provocatore carogna?…
varrebbe mai Clemenceau! aveva l’aria di essere orgoglioso
di essere alto! e Maginot? piú alto di lui! escluso il de
Gaulle!… de Gaulle che si chiamava van de Walle!…
straniero, de Gaulle van de Walle! sapevano tutto, ai
tavolini! e con una passione, un calore, che ho piú ritrovato
in nessuno… che ritrovo piú… uno stile, un fervore
nazionale… una sorta di spirito, scomparso… la Disfatta ci
si è accorti solo a partire dall’Epurazione… lo
Sprofondamento totale… il nuovo mito… Re-la-Balla… le
barbe neppure, sto taglio ateniese-figurino… gioventú
petulante politica… deputati in erba… scazzante gioventú,
certo… ma quello che si vede qui, lí, intorno?… orde
d’indigeni, vergognosi di essere se stessi… ancora
sicuramente piú disgustosi… «sotto-sotto-pelli-bianche»…
eurasiatici, euromarocco, «euro» qualsiasi cosa, che li si
accetti lacchè di qualcuno!… e che bevano! che li si
raccolga in un allevamento! avviliti, strafiniti, fradici…
scomparire sotto una pelle qualsiasi!… mica la loro! oh no
la loro! soprattutto no la loro!… dunque se li si prende a
calci! e li si riprende!
Rivedo piú da nessuna parte i figurini… non piú che si
rivedrà Luigi XVI in Place de la Concorde… i Cinesi
staranno mica a guardare se ritrovano il posto del
patibolo…

367
Che io torni alla mia pasticceria… vi dico dunque, Restif
era lí, con noi, attento, discreto… non aveva in sé niente di
speciale… ho conosciuto un gran numero di assassini, e li
ho visti da vicino, da molto vicino… nel posto dove casca
tutto il bluff, in cella… mica dei fasulli, dei chiacchieroni…
dei veri, dei recidivi… avevano qualcosa, se li guardavi
attento, di giorno e di notte… vi parlo in «cella di rigore»,
che gli trovavi a ogni modo, strambo… ma lui, Restif,
proprio niente!… non il piú piccolo tic!… eppure!…
eppure!… piú tardi… l’ho visto in crisi… vi racconterò… in
crisi… assolutamente in stato belva! ma lí, a parlarci alla
pasticceria Kleindienst assolutamente molto ammodo,
normale… gli altri accanto, le «speranze», l’altro tavolino,
loro che erano manco per niente ammodo, terribilmente
petulanti! scandalosi! lo scontro dei «programmi»! il loro
riassetto dell’Europa!… quello che bisognerebbe fare,
quello che bisognerebbe no! settari terribili! neo Bucard!…
neo Ppf!… neoPiccí! neotutto! gli uomini nuovi, le
superforze, loro che tutta la Francia aspettava!… la crema di
Siegmaringen! il loro primo dovere: la «IV» pura!
inflessibile! che il mondo intero se lo tenga per detto! la «IV
Intransigente»!… e si nominano già tutti ministri! là,
all’istante! erano già a Versailles! proclamazione a
Versailles! Hitler è impiccato, è ovvio! il suo Goering
insieme, l’enorme traditore maiale, che aveva venduto il
cielo agli Inglesi!… avevi solo che da guardare su per aria! il
Goebbels? impalato! senza dubbio! sto Quasimodo
criminale! mentirebbe piú! i veri fanatici erano lí, gli
scontenti mica per ridere, che avevano delle vere crudeli
ragioni, dei fanatici da arruolare, barbette, terminologie
d’assalto, che avevano mica da lamentarsi fittizi loro!… tutti
l’articolo 75 al buco!… puoi fare niente di serio che con la
gente che crepa di fame… vedrete un po’ i Cinesi!… tre
settimane in Turenna, ve li restituisco! ve li raccolgo col

368
cucchiaio… saranno tutti maturi per i «complessi»… i
terribili Cinesi! «mi farei Gide in piedi?… sua nonna,
sdraiata?» Marion aveva avuto proprio ragione a farci
scendere giú da Kleindienst… mica che Restif va in giro al
Löwen… mi venivano già abbastanza «babbuini»…
sedicenti col pretesto di consultarmi… e la stanza 36?… e i
Raumnitz proprio di sopra! sí era molto meglio cosí… si
parla un poco di una cosa di un’altra… e poi di colpo: del
cianuro! questo doveva succedere!… sicuro, Laval ne aveva
spifferato!… Bichelonne pure, senza dubbio… che ne
avevo, ecc… adesso tutti dovevano saperlo, tutta
Siegmaringen… che ne ero imbottito… tutti stavano per
venire a chiedermelo! ah, anche un’altra notizia!… anche
del Castello!… che Laval mi aveva nominato Governatore!
sapevano mica bene di dove… ma di qualche parte!… a
proposito! avevo nessuna prova… morto Bichelonne, avevo
piú testimonio… Laval poteva negare… questo lo
imbarazzerebbe mica! ci si ride sopra!… persino Restif,
mica molto da scherzare, mi trova divertente, da
Governatore!… gli spiego: Governa-tore delle Isole!…
Gentilmente chiedo a Marion che cosa si è venuto a fare
da Kleindienst? «si va a vedere il treno!… vero Restif?» e mi
spiegano… il marchingegno… di che si tratta!… il treno che
deve portarli a Hohenlynchen, ai funerali di Bichelonne… la
delegazione ufficiale, sei ministri, piú Restif, e ancora due
delegati, si sa mica quali?… di sicuro Marion e Gabold…
ma attenzione! il treno è fuori mano! infilato su un binario
morto, in piena foresta, dall’altra parte del Danubio…
nessuno deve sapere! né vederlo! è sotto i rami, sotto tutta
una catasta di alberi! sepolto! non è visibile dagli aerei… la
locomotiva deve venire da Berlino a prenderli… un treno
«molto speciale», due vagoni… devono avvertirli quando la
locomotiva sarà qui… da un momento all’altro!…
Hohenlynchen è mica qui vicino, 1200 chilometri… tutta la

369
Germania, dal Sud al Nord-Est!… vi ho detto l’Ospedale
Gebhardt, SS, 6000 letti… ma come è morto Bichelonne?…
nessuno lo sa… lassú, lo sapranno!… sapranno?…
sapranno?… Marion non ci crede… gli diranno quello che
vorranno!… rifletto, penso un poco anche… è Gebhardt
che lo ha operato… mi piace mica Gebhardt… comunque
qui adesso aspettano il loro treno… insomma, la
locomotiva… si va a vederlo «sto treno speciale»! c’è solo
Restif che sa dov’è… a che punto, sotto quali frasche…
dopo il grande ponte… completamente mimetizzato, pare…
ma Restif non crede affatto, né ai mascheramenti, né ai
rami… sarà avvistato in qualsiasi modo, ci chiarisce… visto
che possono scaldarsi solo a carbone!… tutte le loro
locomotive vanno piú ormai che a carbone! un piacere
avvistarle! le vedi venire dalla Russia! formidabili pennacchi
di faville!… di qui sto circo di aerei perpetuo, sopra le
gallerie, le entrate, uscite… boum!… ed è fatto!… c’è solo
che da aspettarle! all’uscita dei monti Eiffel, sono almeno
trenta, in pista!… permanenti!… i treni vengono a offrirsi,
cosí dire!… dei bersagli! era fatto per cosí dire, apposta!…
si è saputo dopo! Restif sapeva… ne sapeva un bel pezzo…
c’era mica da fare delle domande, chiedergli perché?
come?… ci accompagnava, era tutto! Lili, Marion, me,
Bébert… si andava a vederlo sto treno speciale… sedicente
inguattato… per delle scorciatoie… eccoci qui al grande
«cinque archi»… triplo binario… si attraversa… si entra
nella foresta… qui tocca confessare, dove ci conduce, i
sentieri a zigzag, ci si sarebbe persi, tanto che faceva scuro…
avevano come abbattuto gli abeti piú grandi… andavi avanti
sotto una volta… e sotto là sotto uno di quei grovigli! in
piú! rami tagliati, frammischiati… si seguiva la
massicciata… le rotaie anche… ma sto coacervo di alberi
attraverso i binari!… abeti Babbo Natale abbattuti!… e un
piú enorme ammasso di rami!… a un certo punto… e pieno

370
di gente intorno… Restif sapeva! era lí!… c’era il treno
sotto! il treno sepolto… sotto le frasche!… mascheramento
totale!… ma la calca attorno, scusate!… se l’avevano trovato
il treno segreto! gente del Löwen, gente del borgo, civili e
militari, un popolo! e come si cicalava! e in tutte le
lingue!… peggio che al Kleindienst!… truppe mimetizzate e
no… dei profughi francesi e crucchi… di tutto!… perfino
delle facce da morto del Fidelis, che credevo a letto… erano
lí, e che se la spassavano!… delle famiglie d’Ost… lavoratori
deportati d’Ucraina… con dieci, dodici mocciosi!… tutta
sta marmaglia dietro ai rami… a volteggiare, strillare,
sdondolarsi dappertutto! ah, il treno mistero!… e i polizai!
e le SA!… e l’Ammiraglio Corpechot, anche lui!… se tutta
sta ressa commentava duro! se sapeva!… tutto! e che
cos’era come treno! lo «speciale» di Hitler?… no!… per
Pétain?… per l’ammiraglio Corpechot?… per Stalin? per de
Gaulle di Londra?… salgono su dentro per guardare…
tutto rivoltare! sedili, cuscini, poltrone! il lusso che c’è!… i
genitori, i mocciosi, e le pulle… sapevo che ci s’inguattava la
notte, ma mai avrei creduto tanta gente!… che scampavano
in foresta la paura d’essere bruciati nei loro solai, le bombe,
ma una folla simile! la squizza che questo sarebbe presto il
nostro turno! torcia come Ulma! presto! oh sí, era
abbastanza annunziato!… perfino i moribondi delle
vetrine!… ce n’erano lí! e i pianisti del bar della stazione…
Smettevano mai di salirci sopra, uscire e scendere dai
vagoni… dai due vagoni… e tutti un moccolo in mano e
acceso! per meglio appiccare il fuoco! anche i mocciosi!
grappoli di mocciosi! di che cacciare tutta la foresta in
fiamme! tutto, volevano vedere! il vagone ristorante, e i
cessi! i cessi «maiolica»!… bisognava tutti che salgano e che
tocchino! la Festa di Notte nella Foresta!… la fila di
moccoli!… bisognava che tocchino tutto! «era per Hitler
tutto questo? o per Leclerc? o per i Senegalesi?» se c’era da

371
ridere, pensate! di che scoppiare! sbellicarsi! ci valeva la
pena di essere venuti!
Restif ne sapeva ancora di piú… sto treno era un treno
speciale, «molto speciale», che Guglielmo II aveva ordinato,
ma che non era mai servito… ordinato per lo Scià di Persia,
appositamente… lo Scià in visita ufficiale nell’agosto ’14… il
treno rimasto in conto…
Pensate il lusso! tutta l’eleganza guglielmina, persiana e
turca mescolate insieme!… immaginate sti broccati,
tappezzerie, tendaggi, cordoni! peggio che da Laval!…
divani, sofà, seggiolini cuoi lavorati! e di quei tappeti!… ciò
che avevano trovato di piú spesso! super-Bukhara!… super-
Indie!… delle tendine di una tonnellata, a sbarrasbuffi!…
oh, ci avevano mica badato! di quei candelabri-lampadari
stile «Lalique Metrò» che erano monumenti «barigini», che
occupavano la metà del vagone… se sarebbe stato viziato lo
Scià!… potevi mica mettercene di piú!… gli dico, mi
ricordo ancora, a Marion… «non so se arriverete, però ne
avrete avute di comodità»!
Restif è pratico, magnifico tappeti e gli sbarra-sbuffi! ma
la cucina?… vuole che ci si vada… rendersi conto… l’altro
vagone… è attrezzata la cucina!… tutto ciò che occorre!…
fornelli e marmitte!… ma da dove il carbone?… niente
carbone! va mica a coke sta cucina!
«Signor Marion, non si preoccupi!… vado a cercarle 24
polli, glieli farò cuocere al Löwen, li si porta poi via “in
gelatina”!…»
Ecco qui la cosa piú semplice e pratica… e li avrà i suoi
polli!… si vanta mica! Marion è tranquillo… gli si rifiuta
niente nelle fattorie… e gratis!… a lui… noi ci rifiutano
tutto… anche a Pétain rifiutano tutto… anche per i
Raumnitz… non hanno!… per Restif, hanno!… ci ha il
fascino lui…

372
Naturale, la locomotiva di Berlino mica è arrivata…
danneggiata, sembra tra Erfurt… Eisenach… tutta la
massicciata saltata!… per aria!… e anche in un altro
punto… anche la macchina, verso Kassel… ciò faceva del
ritardo!… poteva aspettare la Delegazione! già proprio
niente entusiasta… qui girava male!… smarronate in
smarronate, alla fine si ammise che ci sarebbe nessun
locomotore di Berlino, che si farebbe rimorchiare i due
vagoni da una macchina «da manovra» lí del deposito,
proprio qui… però si andrebbe molto lentamente, si
farebbe lunga!… ci sono stati ancora tanti di quei
battibecchi, scambi, per sapere chi andrebbe?… non
andrebbe? ci si è scontrati aspramente fra il Castello,
Raumnitz, Brinon, chi sarebbe delegato alle esequie? le
antipatie?… chi sarebbe malato, influenzato, esonerato?…
impossibilitato… troppo sensibile al freddo?… alla fine se
ne sono trovati sette, piú o meno validi… che hanno piú o
meno convinto… dei ministri «attivi» e di quelli «in
sonno»… non sto a nominarli qui… questo li potrebbe
danneggiare, sí!… sí!… anche adesso vent’anni dopo!… gli
odî partigiani sono «alimentari»!… scordate mai! ci si è fatti
delle «Posiziôôni» nella purificazione, le dimore in fossa dei
«collaborazionisti»… gente che era giusto appena della
cacca secca sono diventati dei «terribili signori»…
«vendicatori»… con di quegli enormi privilegi!… sfido che

373
«resisteranno» fino al loro ultimo quarto di respiro!… fino a
che la loro ultima nipote non si sia bene convenientemente
sposata! la peggio disgrazia dei collaborazionisti, la
provvidenza che sono stati per la peggio orda dei buoni a
niente… ditemi, Vermersh, Triolette, Madeleine Jacob, che
cosa vale sta gente davanti a una fresatrice, un foglio di
carta? una scopa?… a cuccia, iene! catastrofi! certe fortune,
manco una volta a secolo! stupro-surprise delle
stronzofreniche! campa cavallo che vanno a rinunciare a
essere le Altissime-Potenze-Paladine della piú kolossal colica
’39!… vado mica a dare loro dei motivi! no! aspetterò che
siano sotto terra gli Altissimi-Potenti-Siniscalchi della piú
extra-super batosta ’39!… vado mica a dare loro dei motivi!
no! aspetterò che siano tutti «fuori causa»!… una roba che
arriva!… a un certo momento, la curva degli anni… accelera
tutto! precipita tutto! io che colleziono gli «annunci»…
so!… la «Grande Chiamata»! carnefici e vittime!… a ogni
modo, Marion c’era dentro questa delegazione alle esequie,
vi ho già detto… Marion e Restif… Horace Restif doveva
rappresentare i «Commando»… sarebbe anche
l’«Intendenza», provveditore alla cucina… e i polli! li aveva
cotti i polli, come aveva detto, al Löwen… ma a forza di
tergiversare, di aspettare la locomotiva, erano stati
mangiati!… sí!… ala per ala… sicché ce n’era piú il giorno
della partenza… qua cominciava male!… soprattutto che
dal Castello, articolo provviste, avevano beccato in tutto due
piccoli pacchetti per ministro! pacchetti di sandwich!
gelosia! e dagli alberghi?… zero!… ciò doveva durare, tre
giorni, tre notti, Siegmaringen-là su, la Prussia… in fatto di
abiti, vi faccio notare, erano vestiti come erano partiti da
Vichy, cappotti leggeri, mocassini di daino… manco per
niente per i «sotto zero»… ancora a Siegmaringen in
novembre questo poteva andare, ma salendo su andrebbe
male!… si è visto!… si è piú tenuto! soprattutto per

374
dormire! che avevano finito i loro sandwich, che avevano
piú niente, e che battevano terribilmente i piedi!… che il
viaggio era mica finito e che si saliva sempre piú su!…
termometro sempre piú giú… e che la neve, dei fiocchi
prima, si è messa a cadere in una maniera!… raffiche
tormente!… dopo Norimberga, soprattutto!… fitta!
dell’ovatta!… piú niente da vedere!… né le rotaie, né le
massicciate, né le stazioni… l’orizzonte, il cielo, dell’ovatta!
si è passata Magdeburgo senza riconoscere niente… il
nostro treno doveva salire su piano piano, evitare Berlino,
girare intorno ai sobborghi… la buona sorte che mai una
pattuglia da su in aria, nessuno dei marauder ci becchi!…
avvistati si fu!… sicuro! eccome! la vecchia locomotiva che
ci tirava, schizzava, sbuffava… si impennacchiava! faville
accese!… soprattutto ad ogni salita… potevano mica
mancarci… dovevano vederci dalla Luna! c’erano delle
ragioni che vedano niente… sicuro!… le spiegazioni
vengono dopo, quando interessano piú nessuno… che
vogliono dire piú niente… dunque in sto vagone cosí
refrigerato, piú un vetro, pieno di spifferi, e che spifferi!
nessuno poteva piú dormire… troppo freddi e troppo
scossi!… soprattutto venendo fuori dal Castello! pensate, le
bronchiti subito di colpo!… tossivano tutti!… anche
riscaldati, nessuno avrebbe potuto dormire, non doveva piú
esserci una molla!… la sospensione «nocciolo di pesca»…
ad andare su e giú, pestare i piedi per scaldarsi, tutti i
ministri si scontravano! scosse, scuse! botte!… bozze! il
resto verrà alle esequie! due giorni, due notti, ne potevano
piú!… pure si era ancora all’andata!… il ritorno che è stato
una delizia! sin dall’andata ci si poteva rendere conto…
Restif che è stato ingegnoso, pratico… a colpi di coltello nei
tendaggi!… crac!… rrang!… e ce n’era!… diluvi di seterie,
velluti e cotoni!… tutto che pendeva, veniva giú a cascate da
per tutto!… ah, veramente il vagone di superlusso! e che

375
tutti i ministri ci si sono messi! crrac! vrang! come Restif!…
rabescati, tappeti, cordoni!… si trattava di avere piú
freddo!… se l’hanno sbracato il vagone!… la lotta!…
ognuno si è fatta una palandrana!… e roba seria!…
supersoprabiti! spessi, due volte doppi! il tipo mantello di
cavalleria… ma vere sciccherie!… so quello che dico… i
nostri del ’14 erano veramente solo che robaccia finta!… la
minima pioggia bevevano tutta l’acqua, ti schiacciavano
sotto il loro peso! quelli che si ricavavano i ministri, tagliati
col coltello, due volte spessi doppi, piú i tappeti Bukhara, e
infagottati, erano forse ridicoli, ma scusate!… seri!
soprattutto per dormire, nelle piccole stazioni attorno a
Berlino… si è rimasti in asso delle ore… qui… là… la
locomotiva che sbuffava… nessuno è venuto a vedere che
cosa si faceva… nessuno ci ha offerto niente… non uno
Stam… non una salsiccia… ne avevano forse nemmeno
loro?… si sa mai con i crucchi!… avremmo avuto il tempo
di domandare… ma ancora parlare?… adesso ci cominciava
a fare veramente freddo!… in pieno contro il vento del
Nord… faceva freddo a Siegmaringen, ma niente in
confronto!… e si era solo che ai primi di novembre!… si è
ripartiti tricchete tracchete… ah diventava davvero piú che
assurdo… dei fiocchi allora vi dico, dell’ovatta, vedevi
neppure piú la pianura, né il cielo… il treno avanzava molto
piano… cosí piano, doveva piú essere sopra delle rotaie!…
tutto poteva essere slittato… il treno scivolato dalle
rotaie?… ah, però, una stazione!… nessuno lí, viene a
trovarci neppure… si avanza come in un miraggio… una
sola cosa, si andava al Nord… sempre piú a Nord!…
Marion ci aveva la bussola… Hohenlynchen era Nord-Est…
Marion aveva anche una carta… dopo Berlino si era ancora
piú a Est… è mica noi che andavamo a lamentarci!… il
macchinista ci parlava nemmeno… si è cercato… doveva
pure avere degli ordini… bene!… che se li tenga i suoi

376
ordini!… noi vrrac! craccs!… ancora una fodera! e un’altra!
si fa a chi strappa di piú!… dal momento che faceva piú e
piú freddo! un buco vrrac! in cima alla fodera… eccoti una
pellegrina quadrupla! anche strappare, riscalda bene…
crrac!… e ancora! le tende sbarra-sbuffi!… se ce n’erano!
ah, lo Scià!… passamanerie guglielmine!… ah, turcherie!
bazar arabo!… un altro Bukhara! merda, la rivincita! dal
momento che nessuno vuole parlarci! «crucchi schifezze!
boia!… vampiri! affamatori! stronzi!» ecco ciò che si grida,
si urla! tutta la Delegazione di esequie assolutamente
unanime! dal momento che vogliono spiegarci niente!… lo
si mette loro dietro col Guglielmo! I! III! IV! dove che ci
portano intanto? e per cominciare! al Polo Nord?… in
Russia?… manco per niente a Hohenlynchen! di tutto, sti
porci sono capaci!… traditori nel midollo!… lacerandogli
tutto, lo si urla! «crucchi! sassoni! porconi!» strappando
tutto, ci si è messi tutto! ci si è ricoperti da far paura! ah, le
imbottiture! a noi, imbottiture! ci cacciano dentro niente da
sbafare, lo fanno apposta! gli sballottamenti pure,
apposta!… almeno che tutto il vagone ci crepi! tutte le loro
fanfaluche!
Quand’ecco che Restif scopre un tesoro!… un filone…
una vigna!… fruga dappertutto!… rovista!… tira fuori da
sotto l’ottomana grande una! due! venti pezze di mussola
viola!… viola di parma! ah doveva essere senz’altro per
appendere dietro agli ornamenti-chimere?… ghirlande!…
tutto attraverso il vagone… gran falpalà!… penso tutto a un
tratto, rifletto… sto viola di parma?… mi dice qualcosa!…
un «salto indietro!»… oh, ci sono!… è cosí!… ne so un
qualcosa sulla Germania!… ahimè!… piú che non vorrei!…
sta mussola color parma… perdio!… Diepholz,
Hannover… Diepholz, la Volkschule!… 1906! mi ci
avevano messo a imparare il crucco!… che mi sarebbe utile
nel commercio!… Buonasera! ah, Diepholz, Hannover!…

377
che razza di ricordi!… malvagi che erano accaniti, già!…
forse peggio che nel ’44!… le sberle che m’hanno rifilato a
Diepholz, Hannover! 1906!… Sedantag! Kaisertag! gli stessi
selvaggi che nel ’14!… gli stessi che ho affrontato a
Poelkappelle-Fiandre! a proposito Madeleine c’era mica!
Kapelle-Fiandre! né Vermersh! né de Gaulle anche! per
affrontare i crucchi veramente, ci vuole veramente degli
uomini! né Malraux, l’idolo delle gioventú! ne lasciano mica
molti in piedi! la prova: sono io!
Che io torni a sta mussola!… puttana se ne avevo appesa
a tutte le loro vetrine, lampioni, balconi di Diepholz
Hannover! mica sorprende che me ne ricordi! con gli altri
marmocchi delle scuole, pieno le strade, attraverso le strade!
la stessa mussola, viola di parma… la festa della Kaiserina…
il suo colore, il viola di parma… ero il solo franzose a
Diepholz Hannover… pensate se me ne facevano vedere!…
se me ne facevano appendere delle mussole! potevo
ricordarmi!… la Kaiserina Augusta!…
Sto tesoro che aveva scovato! sti chilometri di mussola,
ecco che i Ministri ne vogliono tutti! Segretari di Stato,
Eccellenze piombano su ste pezze viola di parma…
srotolano tutto, si avvolgono, ci s’inturbantano! trovano che
stanno meglio! piú decorosi… a mezzo lutto… ma mica
abbastanza mussola per tutti!… soprattutto in cinque sei
strati dalla testa ai piedi! soltanto i Ministri!… sono contenti
del loro «modello», la maniera che s’imbustano,
sagomano… che si incinturano con dei cordoni… ce n’è
pieno il vagone… tutte le tappezzerie rrrac! vracc!… vanno a
sbarcare cosí, viola di parma infagottati?… se arrivano!…
un bel momento, la nostra «caffettiera» rallenta ancora…
tsciutt! tsciutt! da uno strattone a l’altro… mi dico: sta per
succedere qualcosa… si vede la massicciata, si vedono le
rotaie… ci si deve avvicinare da qualche parte… siamo in
Russia?… faccio la domanda… mezzo per ridere! ah

378
potrebbe essere proprio!… in Russia o all’Armata rossa! ci
consegnano forse? con i crucchi tutto è possibile, bisogna
conoscerli! tutto il vagone urla, pronto per i Russi! tovarisc!
tovarisc! «saranno mica peggio che i Tedeschi!» il parere
unanime!… l’alleanza franco-russa?… e allora? e come!
perché no?… subito! soprattutto avvoltolati viola di
parma!… se adesso li si gabba i Russi!… con loro, forse poi
si sbafa?… gente che mangiano i Russi!… che mangiano poi
anche enormemente!… c’è degli informati nel vagone!…
bortsc, cavoli rossi, ecc.! lardo salato! sanno che cosa stiamo
per mandar giú! per me sono d’accordo!… di colpo ci
chiarisco anche, la Delegazione, che sono io l’autore del
primo romanzo comunista che sia mai stato scritto… che
loro ne scriveranno mai altri! mai!… che ci mancano le
entragne!… che bisognerà proprio rivelarlo ai Russi!… e le
prove: Aragon, sua moglie, traduttori! che scendano giú
mica come viene!… che gli dicano chiaro chi sono!… e con
chi!… che basta mica parlargli di bortsc! forse danzargli una
danza triste? con singhiozzi?… un piccolo «improvviso
affranto»?… staranno mica male in viola di parma! ci ho
delle idee ma li faccio mica ridere… me, le mie facezie!…
sbafare che vogliono!… gavette, ecco!… è tutto! cinesi,
turche, russe!… ma la sgnoccola! e se ci si ritrova la Lvf?…
possibile!… che ci portano alla Lvf? possibile!… si conta…
allora si avrà della «cucina da campo»! anatra alle rape!…
mgnam! mgnam! mgnam!… e una quantità di pagnotte!
scusate! che vuoi! possibile! possibile! ah, che buffo che
sarà!… ma brrrrt! il treno sbromba, frena… sí!…
completamente!… e tzimm! vlang! broum! una banda!…
una di quelle fanfare!… in cima alla scarpata… dei Russi?…
no!… dei militari crucchi!… l’Horst Wessel Lied! proprio
dei crucchi!… tutto in cima alla scarpata di neve! ci fanno il
concerto… è proprio per noi… dei Fritz!… dei veri Fritz!…
mica dei Lvf, né dei Russi! è neppure una stazione, è una

379
fermata in piena pianura… è Hohenlynchen?… si sa
mica!… dov’è l’ospedale?… manco lo si vede, si vede
niente… si vede solo che la scarpata, la banda sopra, e i
crucchi… i crucchi in stivali, il loro capo, un barbuto, agita
la bacchetta… ancora una volta l’Horst Wessel Lied… e
ancora un colpo!… devono aspettarci noi che si salga su… il
loro capo ci fa segno… che bisogna salire! ah è un guaio!…
soprattutto noi in semplici scarpine! a ogni modo, cosí è, ci
si dà la mano, ci si arrampica… ci siamo!… oh, hanno
pensato a tutto!… una valigia piena di butterbrot!… la
facciamo mica lunga a servirci!… il tempo di fare uf resta
piú niente! è tutto mangiato!… suonano sempre il loro
Horst Wessel… si ha mica stivali, noi!… vanno ad
accompagnarci, probabile? si va a seguirli… ma ecco un
bell’ufficiale! e che ci saluta!… da sopra, accanto alla
fanfara, dall’alto della scarpata… ci porta niente da
mangiare?… ci prega di metterci in fila… prima «la
Giustizia»!… deve venire per il Protocollo… vi ho
raccontato il Protocollo… «la Giustizia» prima!… «la
Giustizia» che rappresenta Pétain… dopo la Giustizia, la
fanfara!… e poi tutta la Delegazione… ma in un certo
ordine!… oh, ma cambiano musica!… adesso è piú l’Horst
Wessel, è la «Marsigliese»! si va!… si scivola!… soprattutto
«la Giustizia»!… lo si rimette in piedi «la Giustizia»!… ci
scivoli terribile, per forza!… raffiche su raffiche!… il vento
degli Urali in pieno contro! tutto il Nord Germania del
resto cosí, il vento degli Urali sei mesi su dodici!… bisogna
sentire per rendersi conto… capisci tutte le ritirate!… tutti i
disastri di Russia! nessuno può resistere! Napoleone povero
ragazzo, Hitler delirante fuscello! veramente la pianura no
frequentabile! non avessimo noi, i Vosgi, il baluardo delle
Argonne, avremmo pure lo stesso zefiro!… si capisce i
conquistatori dell’Est, le loro orde sono pazze, ubriache di
freddo… che ce le lasciano! e a crepare! che cazzo ci

380
vogliono fottere? e darci in culo? domando!… ci vuole i
rappresentanti attuali, che hanno mai preso la Gare de l’Est,
per mirimmaginare ciò che qui succede!… taxi della Marna,
e giú di cuticagna!… che ci salgano su!…
Vi dico mica i nomi dei ministri dietro la fanfara… il
nome degli altri neppure… Marion, va bene, lo conoscete…
cammina in coda… è il suo posto secondo il Protocollo,
l’ultimo nato dei ministeri… si è nove, in tutto… si scivola
troppo, se ne può veramente piú… l’ufficiale ci rimette
insieme, braccio sotto braccio, che ci si aggrappi… e che ci
si muova!… dove può essere sto spedale?… mica lo si
vede!… con la neve, si vede piú niente!… anche abbrancati
come siamo, si scivola, non si avanza proprio piú!… è un
pattinaggio da come è ghiacciato… loro, la fanfara, possono
darci dentro! hanno degli stivali con ramponi! possono
suonarla la Marsigliese! noi è miracolo che non si voli in
terra, si sbatta il culo per aria!… tutti! e che ci si rialzi
piú!… che non ci si rompa tutto! pensate se si protesta!…
«piano! piano! langsam!» sentono niente, anzi accelerano!
dove ci portano? ah, però qualcosa nella pianura… lí in
fondo!… ci deve essere!… sulla neve… qualcosa…
lontano… una bandiera!… vedo!… un’immensa
bandiera!… ci deve essere per noi!… «sventola enorme
bandiera!»… tricolore, bianco, rosso, blu, proprio davanti a
una sorta di tettoia… è là che ci portano, sicuro!… manco
per niente all’ospedale… l’ufficiale ci fa segno: alt!… la
musica pure si ferma… bene!… l’ufficiale viene a dirci
qualcosa… bene!… lo ascoltiamo… parla francese… «ho il
dolore di informarli che il signor Bichelonne è morto…
dieci giorni fa… all’ospedale!…» ci indica l’ospedale là in
fondo!… troppo lontano per noi!… anche per vederlo!…
attraverso questa neve!… ci dice ancora che ci hanno
aspettato dieci giorni! si arriva troppo tardi!… Bichelonne è
in scatola!… sotto la tettoia, là?… adesso c’è solo la

381
questione di rendergli gli onori… uno di noi vuole prendere
la parola?… nessuno ne ha voglia!… troppo freddo, troppa
neve, si trema troppo!… anche cosí imbacuccati mussole,
tappeti, doppie tende, avvoltolati, imbottiti, si fa a chi piú
sbatte coi denti! manco a parlare di parola! è già uno strano
di miracolo che si sia arrivati fin qua! capisco di bene in
meglio le Ritirate… che si sdraiavano nel ventre dei loro
propri cavalli! direttamente! i ventri caldi aperti!… le
trippe! perdio! orrori! è presto detto! noi ci sono mica
cavalli, c’è solo che sta fanfara militare! e ricominciano da
capo!… la Marsigliese! bisogna che si vada allora alla tettoia
a rendere gli onori?… si è noi gli onori?… chi chi ci
renderebbe gli onori a noi se ci si spacca il cranio? come ci
si scivola!… nessuno!… perdio!… ma dal momento che si è
qui, miracolo fin qui, vorrei almeno vedere Gebhardt!… è
lui che lo ha operato… non c’è, non lo vedo, mica è
venuto… ha troppe operazioni, si dice… se le imbrocca
tutte uguale! di sicuro non ci tiene a vederci… nessuno,
intanto ci tiene a vederci… e niente gavette! zero! giusto
una corona che ci offrono! una corona ciascuno, edera e
sempreverdi!… a forza di sforzi e di aggrapparsi, si arriva…
è lí sotto sta tettoia?… si depongono i nostri sempreverdi…
è proprio Bichelonne sta bara?… nessuna fiducia coi
Tedeschi… sai mai… comunque una bella bara! ha piú
conti da rendere a nessuno, Bichelonne!… noi, almeno un
poco, mica è finito!… si ha tremendamente da spiegarsi! dei
conti da rendere a tutti!… anche a quelli che mi hanno tutto
razziato!… parlo sempre di me!… l’Amleto lui l’aveva facile
a filosofare su dei crani!… aveva la sua «sicurtà»! noi la si
aveva mica, nome di Dio!
L’ufficiale del Protocollo vede che si vuole dire niente…
«Nun! signori! la cerimonia è finita! ritorno, signori!»
Oh, la bandiera!… ci si scordava!… si doveva riportarla
al Maresciallo!… i musicanti la strappano via dal ghiaccio…

382
con grande fatica!… ce la passano… vi assicuro che pesa!…
il vento s’ingolfa! ci si attacca in sette… otto… dieci!
all’asta! ci porta via!… agli sbalzi, si voga!… noi e la
banda!… fortuna che il vento soffia da Est-Ovest! verso il
nostro vagone!… ammesso che è ancora lí! se la
Delegazione ondeggia, barcolla!… ministri e suonatori
insieme!… alla bandiera! flac! tutto vacilla troppo!
s’affloscia! si stende!… oh, ma riprende il vento!… tutti
hop! in piedi! e piú la bandiera dritta, verticale, no! tutta
lunga distesa adesso! tutti all’asta, ma per il lungo!… si è
trovato il trucco!… la fanfara ci segue!… suonano sempre la
loro Marsigliese… si scivola ancora, ma non tanto…
l’essenziale di trovare il trucco!… si slitta piú… l’ufficiale ci
segue… si arriva sopra alla scarpata… sopra al nostro
vagone… pensate, se è contento che ci si rimbarca! ci si fa
mica pregare… li si è resi gli onori!… ma sistemarla sta
enorme bandiera?… è lunga come il vagone! fortuna che c’è
piú un vetro!… ci sta giusta… tutta di lungo contro il
canapè… e un po’ di sbieco… ma la locomotiva adesso?… è
sempre lí? come farà a girare?… ci tirerà piú? spingerà?…
domando a un Fritz… ci spingerà fino a Berlino… Berlino-
Anhalt… là, ci sarà un’altra macchina… bene!… sto vecchio
ferroviere m’informa… Berlino-Anhalt!… ah, perlomeno un
poco di cortesia! mica poi ci si scortica a essere un poco
gentili… dunque si riprende i nostri posti, insomma ci si
ammucchia… ci siamo mica ancora a Berlino-Anhalt… né a
Anhalt… l’ufficiale ci saluta da là su… largo ampio saluto!
la sua fanfara risuona l’Horst Wessel… piú la Marsigliese…
insomma tutto è andato molto bene… tranne il ristoro!…
aria per il ristoro! oh, c’è un riflesso!… «allora? allora?»
Restif che lo urla all’altro là su… «da sgranare! dopotutto!
si crepa di fame!… fressen! fressen!»… il treno partiva…
l’altro là su, l’ufficiale con la sciabola, faceva finta di non
sentirci, continuava i suoi saluti! tutto il vagone allora ci si

383
butta! «butterbrot! butterbrot!» lui l’altro là su se ne
fotteva!… a ogni modo, ci grida: «Avrete laggiú a
Berlino!»… seeh Berlino! seeh! ci manda a crepare da
qualche parte, quello che si pensa noi!… l’opinione
generale!… in effetti: pouff! pouff!… la locomotiva spinge…
se lo si conosce il vagone dello Scià! ci si è imbacuccati
insieme!… tutte le tende ci sono passate di mezzo!… e i
tappeti! si è belli! e di quegli strati di mussole!… di fatto a
ogni modo si crepa di freddo! anche lunghi distesi, tutti
insieme, ammucchiati direttamente sul pavimento! strano, si
sballotta piú!… si va avanti, si direbbe, a scivolare… si è
forse usciti dalle rotaie?… si scivola forse direttamente sulla
massicciata?… la massicciata ghiacciata?… si è partiti da
ben tre ore… si deve passare per un sobborgo… insomma
delle macerie, dei crolli… un altro crollo… e un altro!… è
Berlino forse?… sí!… avremmo mai creduto… a ogni
modo, c’è scritto!… e una freccia!… Berlin! e un’altra
freccia! Anhalt… pian piano ci siamo… è lí… che si
scivola… un marciapiede… due… dieci marciapiedi… è
veramente la stazione immensa!… tre… quattro stazioni
d’Orsay… direste… è una stazione che ha molto sofferto…
piú una lastra, piú un vetro… ma come scambi e bivî,
peggio che Asnières!… e come plebaglia i marciapiedi!…
soprattutto donne e mocciosi! pieno!… i nostri due vagoni
si fermano appena, si è invasi di forza!… si esiste piú!
sommersi sotto mocciosi e carampane!… una valanga, il
modo che si riversano, ci passano sopra, ci calpestano!
schiacciano… da tutti i buchi ne vengono su! e dei facchini!
ecco dei facchini! che ci capitombolano sopra le casse!…
riconosco le casse!… delle casse di conserve… c’è qui roba
per noi?… Croce Rossa c’è scritto… per noi la «Croce
Rossa»? e degli enormi grossi sacchi di pagnotte… pani…
Croce Rossa pure!… e se ce n’è!… di che abbuffarci 110
anni!… può ringranare sta benedetta tradotta, ci si va a

384
ingozzare, un minuto! scossoni! no scossoni! dico!… che si
parta! che si riparta!… diavolo, e le carampane e i
mocciosi!… che si crepi mica noi in stazione di Anhalt! ci
siamo! fischia! parola! si riparte! ma mica roba per noi, le
casse!… anzi ancora in stazione i mocciosi hanno già tutto
sfondato! in dieci… quindici per coperchio! dei veri
mocciosi selvaggi!… quello che si tirano fuori dalle casse!
quello che sbafano, subito! direttamente!… dei mastelli
tanto cosí, di marmellate! pagnotte e marmellate! mica solo
che i mocciosi, anche le carampane! delle bruttone
terribili… ma ingorde!… e delle donne incinte!… va
bene!… va bene!… tutta sta gente divora!… mica solo che
la marmellata, dei prosciutti!… ce ne sono pure!… li si vede
bene, ciò succede sopra di noi, tutti sopra di noi! credono
che si è che cosa? imbottiture?… balle di mercanzie? se ne
fottono!… noi pure! si afferra quello che si può… di quello
che vogliono piú!… i resti delle casse… se è pacchia
ancora!… di quei rosari di salsicce! ci lasciano mangiare, ne
possono piú, lasciano tutto, cascano giú… dormono…
bene!… cosí si hanno due tre ore quiete… all’incirca… il
treno traballa… ma non troppo… dove può andare adesso?
si vedrà!… ma si svegliano! subito di colpo schiamazzano! e
poi su che si canta! e in coro! quanti sono?… quaranta?
cinquanta?… e tre voci, in coro, e intonato! e allegri!… i
bambini sono di Königsberg… le donne incinte sono di
Danzica… ci ho ancora le loro arie nella testa… tiglig!…
ding!… digligling! una canzone di campanelle… per Natale,
senza dubbio… la canzone che devono provare?… in ogni
caso, il viaggio li diverte!… il viaggio delle marmellate, piú
tante arance e cioccolate! di tutto!… dove eccedono, dove
sono veramente difficili è che ci spogliano noi, di tutto, è
che vogliono tutte le nostre coperte! ci hanno le loro della
Croce Rossa! dannati mangiamarmellata! vogliono i nostri
stracci pure! tutti i nostri pezzi di tappeti e mussole! che si è

385
fatta tanta fatica! tutto ciò che ci veste!… ci strappano via!
bisogna difendersi! se sono predatori terribili sti
mocciosi!… femmine e maschi… piccoli macachi orrendi
strappatori, molto peggio che noi! se se la prendono con i
nostri diluvi di mussola!… approfittano di tutti gli scossoni
per scorticarci!… in dieci, ci si mettono! e tira che ti tiro!…
e dietro ai ministri che ronfano!… li scorticano! soprattutto
dopo il quinto giorno che sono diventati pirati schifosi!
cinque giorni rinchiusi, mai uscire! cinque giorni e cinque
notti… trovano ancora dei pezzi di vagone da sfasciare! ah,
il treno dello Scià!… dei resti di poltrone!… e che tutto qua
ci si picchia, urla, fra tanto! gettano tutto quello che
strappano dai finestrini! e contro di noi!… la Fraulein, la
loro infermiera, fa quello che può! pensate!… Ursula, il suo
nome… risponde nemmeno piú ai mocciosi… «Fraulein
Ursula! Fraulein Ursula!» la chiamano perché veda come
strappano tutto!… proprio tutto!… e che sono fieri!…
reagisce piú… gli ha dato tutto quello che aveva nelle
casse… il latte condensato, i mastelli di marmellata… li ha
ingozzati, fottuti mocciosi!… e noi appresso! piú quello che
hanno gettato dai finestrini! sfido poi! tutti la colica, per
forza! fortuna che i w.c. funzionano… per quanto siano in
uno stato! cacche dappertutto!… c’è ancora un’altra
distrazione, cacche dappertutto!… la Fraulein ha voglia a
dire, i mocciosi pensate, ascoltano niente!… un circo, il
vagone! ci può provare «Kinder! Kinder!» buonasera! se
l’hanno in disgusto i Kinder, la loro Fraulein! quello che
vogliono, che faccia fermare il treno! e subito! andarsene a
passeggiare nella campagna! la campagna! là, fuori! che gli
porti altre marmellate!… ancora! ancora! gli apra altre
casse!… ah, la birra!… vogliono anche bere della birra!…
come i Ministri!… dalla bottiglia a collo!… ci trincano
insieme!.. gluglú!… pensate l’effetto sui mocciosi! la birra li
butta giú… l’effetto… ronfano con i Ministri proprio sul

386
pavimento del vagone… si è passati sotto una galleria…
Marion mi fa notare, me n’ero mica accorto!…
addormentato come i mocciosi?… e avevo bevuto niente,
io!… bevo mai niente… tranne la mia borraccia d’acqua…
ma Marion aveva ragione, si era passati sotto la galleria…
Marion mi spiega… i monti Eiffel… visto niente!… ci sono
state delle bombe all’uscita, pare… sentito niente!… sono
cadute abbastanza lontano… pare!… tanto meglio!… si è
cambiato di locomotiva, si è fatto manovra… sotto la
galleria, tutto questo intanto che dormivo?… tanto meglio!
tanto meglio!… il sonno knock-out!… la Fraulein pure
stava stesa, ronfava!… knock-out pure!… loro i mocciosi, se
il colpo di sonno li aveva riposati da matti! piú scatenati di
prima! decuplicati diavoli!… ecco che spennano i
Ministri!… sí! sí! è un fatto! si divertono!… giacche,
cordoni, le mussole soprattutto!… ricominciano! li spellano,
se ne fanno a loro volta dei mantelli! dei cappucci… le
femmine anche!… delle vesti a strascico!… il carnevale nel
vagone!… i Ministri si difendono un poco, come possono,
non molto, la paura è che si caccino giú dai finestrini, dei
mocciosi simili! e che se le dànno!… ci si picchia!… urla!…
tutto il vagone!… le donne incinte, loro, stanno tranquille,
lunghe distese sul pavimento… assennate… ma nel loro
stato!… sballottate come! carambolate l’una contro
l’altra!… uno sconcio!… mi fanno pena… tsciutt! tsciutt!
tsciutt! si va avanti a ogni modo… vi faccio la locomotiva…
ste donne incinte sono quasi tutte «a termine»… insomma
almeno all’«ottavo mese»… saremo arrivati «prima» spero!
spero!… mi vedo mica bello che una di loro partorisca!….
Per quanto se ne ha ancora? senza incidenti? faccio il
conto… all’andatura qui, ancora almeno per due giorni…
per Ulma… ma se qualcosa salta per aria?… e Ulma?…
presto detto, Ulma!… se ci fanno scendere a Ulma?…
proprio il loro genere! che si ha niente un cazzo da fare in

387
questo treno! che per Siegmaringen, è a pedagna!… gli
uomini a pedagna! noi a pedagna! che il treno è solo che per
i mocciosi e le donne incinte! manco per sogno per noi!…
quarantacinque pezze, Ulma-Siegmaringen!… ci vedo messi
male!… soprattutto che si è rinfrescato… mica cosí freddo
come lassú in Prussia, ma a ogni modo… freddo e della
neve… soprattutto che sti accidenti di mocciosi, selvaggi, ci
hanno quasi tutto strappato!… brandelli e mussole e
moquette!… degli strati!… anche i nostri completi
leggeri!… strappati! non si è nudi, ma alla camicia! ecco i
bambini!… la Fraulein ha potuto dire niente… le nostre
suole sottili terranno mai… si avrebbero piú piedi!… oh,
che ci ho paura di Ulma! e che se la città esiste piú? né la
stazione? possibile!… tabula rasa! se n’è viste delle altre!
sicuro, ci saranno ancora delle SS!… SA!… S-sbirre! una
roba che ricresce sempre! ricresce sulle peggio macerie!
sbirri! sbirri! sbirri! fra tanto, si rotola piano piano! tsciutt!
tsciutt! vedrei facile spuntare i gendarmi «Raus! Raus!»
Ah! mi sbagliavo mica, era proprio lí… ci eravamo!… si
era in stazione… ma dentro «piú stazione»!… ci si ferma: ci
siamo!… è lí, un palo… ma piú Ulma!… un cartello: ULM…
è tutto!… tutto delle tettoie sfondate intorno!… tutto delle
ferraglie contorte… delle specie di smorfie di case… e delle
ali gigantesche di muri qui… là… in enormi squilibri che
aspettano solo che tu ci passi sotto… sono ritornati i Raf!…
intanto che noi si era là su!… hanno pestato le macerie…
bene!… basta cosí!… si riparte adesso?… il
capostazione?… il gran berretto rosso… viene… guarda…
ci guarda… potrebbe dire che si scende… no!… tutti
tacciono… anche i mocciosi… c’è piú Ulma, piú stazione,
ma è ancora piú terribile… se ferma il treno? ci fa scendere?
no! no… è buon diavolo… «in viaggio! Siegmaringen!…
Costanza!» si riparte… si ritraballa… non un moccioso è
scappato via!… la buona sorte!… hanno avuto paura del

388
capostazione!… mi congratulo con Ursula… «buono
capostazione!…» Noi Siegmaringen se ne ha ormai solo per
due ore… lei, tre per Costanza… sarà a mezzanotte a
Costanza… lei e le sue donne e i suoi mocciosi… comunque
una buona cosa! Ulma completamente spianata, vanno mica
a ricominciare subito!… spero!… una piccola probabilità
che ci lascino andare! Piú Ulma!… il mondo sarà tranquillo
soltanto tutte le città rase al suolo! dico! è loro che rendono
il mondo furioso, che fanno sorgere le furie, le città! piú
music-hall, piú caffè, piú cinema, piú gelosie! piú isterie!…
tutti all’aria, il culo al ghiaccio! che razza di ibernazione! sta
cura per l’umanità folle!…
Insomma non ci siamo ancora… il nostro treno!… il
nostro vagone straballa, urta, ricasca, come da una pietra
all’altra! le ruote devono essere diventate quadrate… la
prova in ogni caso che si tiene il binario!… si fosse sulla
massicciata si sballotterebbe piú!… e poi, ostia! che arrivi è
tutto!… che faccia ciò che vuole!… la Fraulein mi chiede di
venire, che la segua… la seguo… una delle donne… che
soffre… vado, vedo… veramente, è le prime doglie… mica
una donna impiastro… una donna, vedo, no isterica, no da
commedia… una primipara… tocco… ma senza guanti!…
dove mi laverei le mani?… mai sono stato cosí umiliato,
miserabile, «toccare» senza guanti!… e in piú già
«dilatato»!… «cinquanta e cinquanta»… una primipara…
ne ha per quattro… cinque ore… subito propongo, al punto
in cui siamo è il meglio, che scenda a Siegmaringen, con
noi!… che partorisca a Siegmaringen… ho tutto ciò che
occorre a Siegmaringen… un intero dormitorio per le
«partorienti»… lei, è una profuga di Memel… raggiungerà
le sue compagne piú tardi… piú tardi a Costanza, una volta
partorito… oh, Ursula è proprio d’accordo!… resterà sola,
noi andati via… Ursula… sola con i suoi mocciosi «diavolo
a quattro»! adesso, ronfano, ma all’alba vanno a svegliarsi, il

389
parto, in piú? «oh sí! oh sí! che mi porti via sta donna!…»
che le rispedirò a Costanza! intesi! tutta la Delegazione ci
s’intromette! tutti i Ministri… si è d’accordo!… sono tutti
d’accordo!… anche Restif!… mi direte: potevi mica vedere
nel buio!… non molto bene, ammetto, ma abbastanza!…
grazie alle lampadine che ci venivano dalla Svizzera,
automatiche a dinamo, con la forza delle palme!… mica
un’«illuminazione-festival»!… no! ma quando tutto
s’eclissa, che c’è piú corrente, piú centrale, sono delle
lampade bene indovinate! tutta prova! dinamo a mano! ve
lo dico, se non ci pensate, che un giorno prossimo vi troviate
sotto delle miriatonnellate di macerie, a boccheggiare
mugolare troglodita… talpa totale!… «la Francia! tutta la
Francia per un fiammifero!… l’Aquitania in premio!»
nessuno vi darà il fiammifero! non ci contate!… la mia
«lampada-a-mano» vi salverà la vita!
Sul treno capirete dunque, per scavalcare fra gli scossoni,
districarsi da tutti i corpi, non schiacciare donne bambini, si
sarebbe mica potuto senza lampadina… il treno comunque
andava avanti… oh, tutto tentennante!… tsciutt! tsciutt! ma
a ogni modo… si sarebbe arrivati verso mezzanotte… si
sentivano niente aerei… ci poteva andar bene!… anche
Restif era del parere!… ci poteva andar bene! Fraulein
Ursula pure… era stata molto cara, tutto considerato…
avrebbe certamente potuto farci sbarcare dovunque,
espellere… la prima accoglienza era stata abbastanza
fredda… anzi quasi tesa… poi, si era fatta gentile, anzi
molto gentile… forse un piccolo filo tra lei, Restif e
Marion?… avevo visto niente!… grazie alla Croce Rossa, e i
suoi mocciosi, e le sue donne incinte, che si era potuto
resistere!… questo valeva una riconoscenza! senza i
mocciosi e le donne incinte, e le casse svedesi,
stracciamerica, cubane, si faceva proprio la cinghia!… la
prova tutta la Delegazione ronfava, scossone no scossone,

390
ingozzati, frammischiati, sotto i mocciosi e le donne incinte,
riscaldati!… avevano piú stracci, i mocciosi avevano tutto!
ma scusate, quello che avevano pappato, sbevazzato, dopo
Berlino-Anhalt!… almeno cinquanta casse! e di tutto!… e
solo roba «sopraffina»! i mocciosi come abiti gli avevano
preso tutto!… li avevano spennati, è un fatto!… mussole,
velluti, rasi, e le loro giacche e pantaloni!… si erano
agghindati uguale!… figuratevi che divertimento!…
l’uragano come devastazione, cinquanta mocciosi in gabbia!
se si fosse arrivati di giorno, si sarebbe dovuto aspettare la
notte, ci si poteva mica mostrare cosí, soprattutto i
Ministri!… ma era mezzanotte, poteva andare, ci sarebbe
nessuno alla stazione… a ogni modo, bisognerebbe che mi
aiutino a portare questa signora fino alla Scuola di
Agricoltura… avverto Restif, mi capisce… è mica a due
passi la scuola!… soprattutto con la neve!… sta donna, vi
ho detto, era no una piaga, ma comunque… le propongo
che la portavamo… preferisce camminare… c’è almeno un
chilometro dalla stazione alla Scuola… mi darà il braccio…
Restif l’altro braccio… è alla Scuola di Agricoltura che sono
alloggiate le mie donne incinte…
Il treno si avvicina a Siegmaringen… dico a Restif: non è
tutto!… bisogna svegliarli!… e poi una cosa intanto, e per
cominciare, devono rendersi utili prima di tornar su al
Castello!… devono aiutarci dalla stazione alla Scuola…
nella neve con questa donna… è «in travaglio» gli spiego…
lei crede che potrà camminare, ma non potrà!… per di piú
un chilometro, almeno… bisognerà che la portiamo… ci
aiuteranno a portarla!… torneranno su al Castello dopo!…
tutto il tempo!
Il treno va sempre piú piano… ah, ci siamo!… è fatta!…
c’è un leggero chiaro di luna… piú bisogno delle nostre
lampade… riconosco la stazione… il marciapiede… adesso
si tratta di scendere senza che i mocciosi si mettano a urlare!

391
e anche che non passino sotto il treno!… e ohi me, la mia
donna di Memel, che scenda giú piano… i mocciosi hanno
mica voglia di urlare, ronfano… che ronfino!… che non li si
svegli!… fa freddo adesso sul marciapiede e una di quelle
alzate di neve!… faceva quasi tiepido, quando si è partiti, fa
otto giorni… eccoci qui sul marciapiede… salvo i mocciosi
che non si sono mossi… oh, ma la nostra bandiera! la si
scordava!… la bandiera per Pétain!… accidenti!… è
arrotolata, è da qualche parte! Restif torna nel vagone,
ritrova la bandiera!… la tira fuori da sotto i mocciosi… non
è troppo strappata… la si riarrotola… i Ministri lí cosí sul
marciapiede trovano che non hanno dormito abbastanza…
non sanno che si è arrivati!… fortuna che non fa ancora
molto chiaro!… hanno quasi piú pantaloni… i mocciosi li
hanno come spennacchiati! non è il momento di restare
lí!… dico una parola all’SA di guardia, che ci lasci uscire…
dico anche a Restif, ci ho pensato, che si terrà piú la
bandiera su per aria! ma per il lungo! e tutti all’asta!
orizzontale!… che ci farà cosí una specie di corda per salire
su fino al Löwen… tutti i Ministri all’asta! e anche piú su,
fino alla Scuola di Agricoltura… un pezzo di strada! gli si
dice a tutti… sono d’accordo… sbadigliano, si stirano,
tremano… ma, avanti! mica cosí freddo come a
Hohenlynchen, ma ad ogni modo… non il vento boreale
come lassú… ma cosí quasi completamente svestiti possono
tremare!… fortuna che Restif fa da guida, conosce la
strada… anch’io conosco la strada… la mia partoriente ha
mica voluto lasciarsi portare… assolutamente no!… le
diamo il braccio, me, Restif… si lamenta, ma non tanto… la
luna si copre, delle nuvole… allora le nostre «lampade a
dinamo»!… non si sentono che loro!… i piccoli mulinelli
delle palme!… hanno tutti la loro… per fortuna! a sto
punto si fa magico, si fa lucciola sulla neve, tante
lampadine… zzz! zzz! una dietro l’altra in fila!

392
Ah finalmente… ecco là la casa, la Scuola! non ci si è
persi!… là, il mio dormitorio delle donne incinte!… che
stretto dormitorio! ma no per niente triste, mica buio come
al Fidelis, fornito solo di tramezzo e di pagliericci… ma a
ogni modo stanno meglio che fuori o alla stazione… le
donne incinte! andranno lo stesso alla stazione, ammetto! in
ogni caso là quando si arriva sono presenti! tutte là!… che
siano tutte là, sono stupito… mi vedono… molto stupite
anche loro!… dormivano… subito di colpo le domande!
«Chi è questa qui?… da dove viene?
– È una donna come voi!… che sta per partorire…
– Dove? dove?… è una crucca?
– Sta per partorire qui!… non parla francese, siate gentili
con lei!
– Sta per partorire adesso?
– Sí… sí… ripartirà per Costanza, dopo!… è una tedesca
di Memel… è una disgraziata… è una profuga come voi!…»
Le ragguaglio, gli dico quello che devono fare.
«Dov’è Memel?
– È là in alto!»
Tenerle bene le mani… con dolcezza… dirle tutto ciò che
sanno di gentile, in tedesco… non aprire le finestre!…
rimboccarle bene le coperte… che non prenda freddo…
sanno… sanno tutto!… c’è delle «multipare» fra loro…
faccio il conto… ancora tre ore di «travaglio», almeno!…
tutto il tempo di andare al Löwen a prendere la mia borsa, i
guanti soprattutto! gli lascio tre lampadine «a mano»… se
sono contente! che bazza!… non ne avevano, non me le
restituiranno!… sciocchezze! sciocchezze!… va bene!…
esco con Restif… la Delegazione mi aspetta… «Signori, vi
ringrazio!…» se ne possono tornare a casa, direi proprio! al
Castello!… conoscono le strade… mica complicato a
scendere… Wohlnachtstrasse… e subito giú di sotto il

393
Danubio… e ancora a sinistra, il ponte levatoio!… oh ma
che lascino mica la bandiera! il dono per il Maresciallo!… il
ricordo di Bichelonne!… la consegna!… bene!… bene!…
sanno!… non li trattengo!… monellacci polpacci nudi
pelosi!… ci sarà un po’ di bronchite e dei grog!… hanno
tutto per curarsi! da loro! al Castello! ohi me è mica uguale
il Löwen!… qui, che… prendo una stradina… pensate,
conosco… ci sono subito… la scala… ecco qua!… Lili,
posso dire è coraggiosa, comunque è stata in pensiero…
sono partito senza dire una parola… molto in pensiero!…
mica avvertita!… le spiego… capisce… era necessario… sí
certo!… e lei allora? che cosa è successo?… otto giorni!…
dieci giorni!… oh mi hanno reclamato dappertutto!… tutti
hanno chiesto dov’ero… dov’ero finito?… sí!… al Fidelis…
al Castello!… alla Milizia!… all’Ospedale!… e anche
altrove!… cinque… dieci indirizzi!… Sondergasse…
Bülowstrasse… pensate, che mi immaginavo… sono mica
tanto l’uomo delle fughe, da lasciare in asso niente
nessuno… se sono partito qui cosí d’improvviso, cosí in
fretta, e cosí lontano è che ci avevo una ragione seria…
pensavo di vedere il Gebhardt lassú, farci un’improvvisata…
Ognuno ha il suo piccolo segreto, il mio era di vederlo,
chiedergli di farci passare in Danimarca… sicuro, poteva!…
aveva degli ospedali lassú, vari Sanatori… Jutland…
Fionia… sapevo… Gebhardt mi voleva mica molto bene,
ma a ogni modo, avrebbe potuto… una piccola possibilità…
la nostra possibilità!… racconto a Lili… nemmeno potuto
vederlo! capisce… era da tentare!… le racconto la nostra
spedizione… di che ridere! si ride!… ancora una speranza
che se ne va! ha ancora molto da dirmi ma non posso
restare!… ho Memel!… la mia Memel… le spiego Memel…
bisogna che torni alla Scuola!… che arrivi mica dopo il
parto! una donna quasi «a termine»… che è stata sballottata
spaventoso… terribile, si può dire!

394
Bisogna proprio dirvi, ritenevo che era abbastanza!… 7…
800 pagine… che rileggerei il tutto… e farei «battere»… e
su avanti!… Brottin o Gertrut!… l’uno o l’altro?… la bella
storia!… a chi piú offre!… la bella accoppiata!… a chi
meno si smerda sotto di ciò che si va a dire!… e alé!… che
io sia diventato materialistissa?… eh!… eh!… possibile!…
ma mica tanto!… i miei ladri saccheggiatori invidiosi lo
sono sicuramente molto piú di me!… e nello stato che mi
trovo, malattia, mutilato, età, micragna… mi ci vorrebbe la
Chase National, e un conto qui cosí!… perché io ritrovi un
poco di fiato… un conto come Claudel, Thorez, Mauriac,
Picasso, Maurois… come tutti i veri artisti! quanto ohi me
sarò sempre molto inferiore, come contratto o «cottimo», a
Julien Labase, scopa-ramazza… forzato d’assalto… e
lontano, dall’ultimo balanzone venuto!… allora, come no,
tutta la mia opera bella, a chi piú offre!… 800!… 1200
pagine!… porca!… e riporca! il droghiere se ne fotte!… e il
carbonaio, figurarsi! eppure le sole persone che contano,
austere e sorridenti e serie! tanto fa tanto!… i nostri
metronomi dell’esistenza!… gli editori?… molto piú
temibili! stessa mentalità, ma da mostri!… in piú tutti i vizi!
e che dipendi tutto da loro!… acrobati di scrocco! le loro
trufferie sono cosí terribili imbricate al pelo! cosí
impastoiate perfette che sarebbe il Manicomio, tutte le
camicie di forza, solo che d’andare a provarti di vederci

395
dentro!… perfino a odorare… e da molto lontano!… come
che ci si comportano!… tu ingrato, che gli devi tutto!…
loro, che ti devono mai niente!… loro in auto sempre piú
grosse, ti trasporterebbero forse dietro, in stracci, la lingua
penzolante sul selciato?… per pura bontà d’animo che si
degnano di gettarti un briciolo secco di crosta!… stai
crepando all’ospizio? e sia!… il minimo dei tuoi doveri!…
avrai manco un non ti scordar di me!… le orchidee per Miss
Troia!… banalità, mi direte… sicuro!… ma banalità anche,
che li vedo perfettamente tutti e due appesi! e a sdondolarsi
nelle brezze! di quegli slanci! Brottin e Morny! che
rumba!… sorrisi ben stampati e monocoli! sento delle
persone avanzate, impegnate, che sono comunistisse,
anarchisse, cripto, compagni, rotary… begli stronzi!…
antipadrone, ecco, basta!… lo si ha davanti! si sa di che cosa
si discorre!… Piccí disputacchia, scaracchia, carica i
mulini!… Morny… Brottin… scusate! esistono!…
Parlo mica dei malati… dei clienti… ne parlo piú!… un
bel pezzo che conto piú su di loro!… mi costano, è tutto!…
fossi piú medico, riscalderei piú… me ne starei sdraiato
tutto l’inverno… posso piú contare su nessuno, né su
niente… sdraiato, penserei alla maniera idiota che da per
tutto sono stato vittima… che mi sono fatto crociato per dei
fichi secchi!… porca!… che altri m’hanno tutto
sbolognato!… compreso i miei manoscritti…. e che stanno a
meraviglia! tutti i miei mobili ai Robivecchi!… tutte le
ingiustizie, posso dire… non è mancato niente!… catorbia,
malattie, ferite, scorbuto… piú la Medaglia Militare!… mi
direte: e i resistenti? uno che si è cacciato giú dalla
finestra!… tra il ’14 e il ’18, milioni che si sono gettati dalle
finestre! ne avete mica fatto un castello? manco per niente!
e Giovanna d’Arco? nel mio letto potrei pensare che doni
avevo, che ho sciupato! ai porci!… che corde al mio arco!…
potevo mica resistere!… se artista, ti fai troppi invidiosi!…

396
se ti assassinano, è normale! vedo il mio alloggio, rue
Girardon, gli epuratori sono saliti, cosí ebbri di patriottico
furore, che si sono mica potuti trattenere di imbarcarmi
tutto all’Asta, tutto liquidare!… i miei amici le conoscenze
anche, zii, cugini, le nipoti, loro ai Robivecchi!… mi
avessero impalato in piú, sarebbe stata veramente la
Goduria! quasi tutti mi hanno dimenticato… loro no!…
loro no!… i tuoi ladri ti dimenticano mai!… i tuoi copiatori
neppure!… figurati!… la vita, che ti devono!… Tartre va
mica un giorno a mettersi a tavola «Me, plagiario e sbirro
prezzolato, confesso! sono il suo buco d’ano!…» non ci
puoi davvero contare!…
Ancora i miei rancori!… mi scuserete di un po’ di
pisciatura… ma non al punto che vi stanco!… me e i miei
tre punti!… un po’ di discrezione!… il mio stile, sedicente
originale!… tutti i veri scrittori vi diranno che cosa bisogna
pensarne!… e cosa ne pensa Brottin!… e cosa ne pensa
Gertrut! ma il droghiere che cosa ne pensa?… ecco qui
l’importante!… ecco qui ciò che mi fa riflettere!… Amleto
del porro… rifletto dall’alto del mio giardino… il posto
della davvero gran veduta… il posto davvero stupendo se
hai i «mezzi»… ma se sei giusto l’angosciato nervoso ansioso
di tutto!… per tutto!… tutto il tempo!… per i porri… le
Imposte… e il resto! allora al diavolo le vedute! hai mica da
fantasticare!… merda, panorami! criminale lo spiantato che
sogna!
Eppure Parigi s’impone… tutta Parigi, di fronte, di
sotto… le anse della Senna… il Sacré-Cœur, molto in
lontananza… vicino a un passo, Billancourt… Suresnes, la
sua collina… Puteaux, in mezzo… dei ricordi, Puteaux… il
Sentier des Bergères… altri ricordi, il Mont Valérien…
l’ospedale Foch… a proposito, posso fare un po’ richiesta,
mi adatterei molto bene al Mont Valérien… mi vedo
perfettamente Governatore… di che quiete gode per

397
lavorare il Governatore del Mont Valérien! scorgo
distintamente il suo palazzo, col mio cannocchiale, questa
davvero splendida residenza, grecoromantica… giusto
quello che mi ci vorrebbe!… sta sontuosità severa…
militare!… a colonne doriche… ha il sole levante in
pieno!… e ci domina, da almeno cinquanta metri!… oh,
non è certo da commiserare il Governatore del Mont
Valérien!… potremmo forse intenderci? fare «il
cambio»?… sento dire dappertutto «io scambio!…
scambio!» forse contesteranno i miei titoli?… che non ho
Saint-Pierre e Miquelon!… innanzitutto, che Laval è
morto!… e che Bichelonne ha lasciato niente, scritto
niente!… che non si trova niente alle «Colonie!» e che la
mia parola non basta!… eppure siccome sono malato
anemico, avrei veramente bisogno di sole! molto!…
molto!… che sono mutilato 75 per 100!… che ho dei
diritti!… che Clemenceau lo ha detto!… che sarebbe solo
bennata Giustizia! è tutto! che quello che sta lassú,
Governatore, è di sicuro piú giovane di me!… che qua io
salga un po’ su da lui… nel suo tempio greco, sarei
finalmente nella quiete… potrei lavorare tranquillo, piú
strada, piú automobili, piú fabbriche… il piccolo bosco
intorno… una piccola prigione ai miei piedi, per gli
smerdatori… quella dove si è suicidato Henry… le
discussioni durano ancora se si è davvero suicidato?… se
non lo hanno un poco aiutato?… ve lo dico: il Mont
Valérien non ha svelato tutti i suoi segreti! lo vedete, solo al
binocolo: enigmatico all’estremo!… oh mi ci vedreste mica
ozioso!… al Mont Valérien!… te le farei parlare le sue
celle!… mentre che qui, ahimè! ahimè!… non mi lasciano il
tempo delle riflessioni!… frastornato, sono!… domandarmi
che cosa mi andrebbe meglio?… Governatore del Mont
Valérien? o Governatore di Saint-Pierre? pensate!…
meditazioni?… qui tirano a fregarmi!… soprattutto da

398
qualche giorno… veramente tribolato da qualche giorno…
oh, niente di molto grave!… ma insomma… dei
presentimenti… anzi piú che dei presentimenti, il postino
mi ha detto!… e anche un moccioso… madame Niçois
sarebbe tornata!… sí!… a casa sua!… credevo mica
molto… Place ex Faidherbe… che sarebbe tornata
dall’ospedale… completamente a posto!… completamente
guarita!… bene!… tanto meglio!… facevo fatica a credere,
ma tanto meglio! certo, avrebbe potuto farmi un cenno!…
forse voleva piú vedermi? che aveva chiamato un collega?…
diamine, che avrebbe avuto proprio ragione!… proprio
ragione!… non dirò: che sollievo! ma a ogni modo mi ci
farebbe comodo! a una certa età, soprattutto dopo certe
traversie, desideri piú che una cosa: che non ti rompano le
palle!… meglio anzi: che ti ritengano morto! in una certa
inchiesta recente, «che cosa pensano i Giovani», credevano
tutti che ero morto!… morto in Groenlandia! era mica
male!… in ogni caso una cosa, a proposito di qui, madame
Niçois, mi vedevo mica rifare il traffico, Place ex Faidherbe,
la banchina, l’arrampicata su da me! due volte al giorno!
Invece di infervorarmi, di immaginarmi Governatore del
Mont Valérien… o laggiú, di Saint-Pierre-Langlade…
sarebbe un poco piú serio che chieda veramente al postino
se madame Niçois era veramente tornata a casa sua?… lui
poteva sapere immediatamente, aveva solo che da salire su,
bussare… c’era… o non c’era!… comunque stavo per
rimanere ancora solo… Lili doveva andare a Parigi… mi
lasciava mai a lungo da solo… era necessario,
evidentemente!… le commissioni… questo… quello… per
le allieve!… soprattutto le allieve!… quello che possono
consumare le allieve! da non credere!… le scarpette!…
dunque Lili se ne va!… io resto con i cani… posso mica dire
che sono proprio solo… i cani mi avvertono… mi
avvertiranno del postino, ancora a quattro chilometri! di

399
Lili, ancora alla stazione… sanno quando scende dal
treno… mai un errore! ho sempre cercato di sapere come
sapevano? sanno, è tutto!… noi si sbatte la testa nei muri, si
è idioti matematici… Einstein neppure saprebbe se Lili
arriva… Newton neppure… Pascal neppure… tutti sordi
ciechi limitati otri… il Flûte sa anche! il mio gatto Flûte…
andrà incontro a Lili, prenderà la strada… qui cosí, messo
sull’avviso… quando si muoverà farò attenzione… per il
momento, niente!… le sue orecchie innanzitutto!… saprò
bene in tempo!… un chilometro dalla stazione, almeno!…
tutto è per onde… i cani pure hanno delle onde… ma meno
sottili di quelle di Flûte… ancora piú sottili di quelle di
Flûte, quelle degli uccelli!… loro dunque a quindici
chilometri individuano, sanno! i re delle onde, gli uccelli!…
le cince soprattutto!… quando le vedrò volare via… quando
Flûte si metterà in strada… Lili sarà quasi a Bellevue!…
legherò i cani… perché loro quello che è terribile, è di
lasciarli mettere insieme!… allora, le tue orecchie! li senti a
Grenelle!… ma non è ancora!… posso ancora un poco
riflettere… è a sto punto che ti vedi vecchio, dormi mai
realmente, e vivi piú veramente, sonnecchi tutto… anche
inquieto, sonnecchi… è il caso qui, mentre aspetto Lili…
devo un poco piú che sonnecchiare, non ho sentito i cani…
e non ho visto il gatto Flûte andarsene… né gli uccelli volare
via… ma qui, chiaro, sento!… esco dal sogno!… una
voce!… una voce vera!… è Lili!… faccio uno sforzo!… sí, è
Lili!… oh, ma non sola!… altre due voci!… i gatti sono
tornati!… sono qui!… ron! ron! certo, hanno il loro
interesse!… il giorno del loro fegato!… pensate che non
lasciano Lili!… la gioia del ritorno!… miao! miao! ma ho
sentito tre voci femminili!… ho mica sognato!… ho piú gli
occhi tanto formidabili, ma insomma però, vedo Lili in
fondo al giardino, la riconosco perfettamente… ah, e

400
un’altra signora!… e madame Niçois!… sí, lei!… le tre
salgono molto lentamente verso di me… ah eccole qui!…
«Vedi, la signora Niçois va molto meglio!… è tornata da
due giorni!… vuole parlarti!
– Oh, molto bene! molto bene! buongiorno!…
buongiorno, signora Niçois!…»
Si avvicina… non vedo che vada poi tanto meglio!… è
anzi dimagrita, trovo… dà il braccio a questa altra signora…
sono salite fin qui… le faccio sedere sull’altra panchina…
madame Niçois ci vede mica meglio di un mese fa… guarda
su per aria, sopra la mia testa… niente!… posso parlare
forte!… non mi sente!… vorrei sapere quello che le hanno
fatto a Versailles?… è l’altra che mi risponde, l’altra signora,
per nulla imbarazzata! ah, questa qui, si può dire, in
chiacchiera! non la conosco, l’ho mai vista… da dove viene
fuori?… mi informa…
«Ci siamo conosciute a Versailles!… ai “cancerosi”!… sí,
dottore!»
Come dubito… mi ripete… mi racconta tutto d’un
fiato… sono diventate molto amiche, madame Niçois, lei…
«Io poi, era per un seno, dottore!
– Sí! sí, signora!…
– Me l’hanno tolto!… non credo che era utile!… per
niente!… un’idea loro! un’idea!…»
Ah! che erano strambi a Versailles! stupidi! ci ride sopra!
sbotta! si sbellica!
«Se li avesse visti, dottore! hi! hi!»
Che ci viene una crisi! cosí idioti, sta gente dell’Ospedale!
da torcersi veramente!… che l’hanno presa per una
cancerosa! hi! hi! hi!
«Creda, dottore! creda!»
Sta gente dell’Ospedale! troppo spassosi! troppo

401
spassosi! hi! hi!
«Oh ha ragione, signora! certamente, signora!»
Per madame Niçois hanno visto!… visto molto chiaro!
nessun dubbio, per lei, nessun dubbio!… assolutamente
cancerosa! anche la forma!… la forma galoppante!… mica
per molto, la povera donna!
«È proprio anche il suo parere, dottore?
– Oh sí!… certamente, signora!»
Eccola ripartita in hi! hi! hi!… che mi trova tutto a un
tratto troppo buffo! sí anche! anche me!
«Dottor Bacinella, la chiamo!… lei non ha piú
assolutamente clienti, si dice! hi! hi! hi! piú un cliente!…
madame Niçois mi ha raccontato! piú assolutamente!… piú
niente!… hi! hi!… raccontato tutto!…»
Intanto si batte sulle cosce!… e di quelle forti manate!
pflac! vlac! e su di me!… e sulla sua compagna!… plac! vlac!
a piú non posso! veramente la vera attacca-festa!
Mi permetto…
«Che età ha, signora?
– La stessa età di lei! settantadue anni fra un mese! ma lei,
la vede, dottore! che stato!… si è comunque accorto, dottor
Bacinella! hi! hi! hi!… mentre che io poi lei mi può
vedere!… tocchi! sono mai stata cosí piena di vita! per loro
laggiú ero come lei! mi avrebbero tolto via i due seni!… mi
dica dottor Bacinella! vedono solo che il cancro! cancri
dappertutto! dei maniaci! per fortuna, mi sono difesa! ho
fatto bene, no? ho fatto bene, dottor Bacinella?»
Ah! com’erano buffi laggiú! mi ridà certe pacche! pflac!
bang!… e a madame Niçois anche! sta vecchia cancerosa!
che stia un poco allegra! bang!
«Mi chiami signora Armandine! vuole, dottore?
– Dove abita, signora Armandine?

402
– Ma a casa sua, andiamo! a casa sua!… abitiamo
insieme!… è grande a casa sua! lei sa…»
Ecco qui una bella sistemazione che mi promette proprio
dello svago!… sono dunque davvero amiche…
«Il chirurgo ha proprio insistito: “Prenda qualcuno con
sé… non resti sola!…” io poi senta abitavo al Vésinet… il
Vésinet, che è lontano!… mentre che da Sèvres, l’autobus,
pensi! posso andare a Parigi quando voglio! lei ha mica
tutto il tempo bisogno di me!»
Eccola ripresa dalla sua crisi… il suo accesso di hi! hi! e
torcimenti… e ancora una pacca a madame Niçois!
Vedo bene che è un poco nervosa… anzi decisamente
picchiata… ma a ogni modo ancora una sorta di vigore
giovanile per settantadue anni! e cancerosa… e perfino
ancora una certa civetteria… la prova la gonna scozzese!…
tutta a pieghe! e le sue ciglia e sopracciglia con il blu!… il
suo impermeabile blu uguale!… colore dei suoi occhi!…
occhi blu bambola!… i pomelli tinti… molto rosa,
pastello!… ecco qui la persona! la bocca a sorriso di
bambola… sbarazzina, attraente… smette giusto di
sorridere il tempo delle sue piccole crisi di hi! hi!… cade
mica nella tristezza! si porta dietro una simpatica compagna
madame Niçois, si annoierà piú! non che questo abbia
l’effetto di farla parlare!… no! parla piú per niente!… le
domando come si sente? meglio?… non mi risponde… sono
d’accordo che ci sia la fatica, il sentiero, la costa… la guardo
piú da vicino… la sua faccia… ha un lato proprio
paralizzato… la mezza faccia destra… un angolo della bocca
che si rialza piú… come Thorez!… oh, ma Armandine mi
risponde… sa tutto… era il letto accanto! ha visto… hanno
curato madame Niçois non solo per il suo cancro… hi! hi!
hi!… era lí!… lei sa!… hi! hi!… ha avuto in piú un insulto
laggiú! bell’e buono!… tutto un lato paralizzato!… sí! hi!
hi!… ecco qui la ragione che parla piú!… un attacco!… oh,

403
Armandine parla proprio per due!… non credo che
madame Niçois la ascolti…
«Lei capisce, se la fa addosso!… hi! hi! hi!»
Mi rassicura… la terrà pulita!
«Dal momento che abitiamo insieme! oh, la pulizia avanti
a tutto!… ci ho la pratica delle persone anziane!… Dottore,
può stare tranquillo!…»
Bene!… bene!… tanto meglio! ma le medicazioni?
«Verrà lei a rifargliele tutti i giorni!… il chirurgo ha
proprio insistito! e spennellature! ha detto che lei saprebbe
cosí bene!»
Mi vede un poco esitante…
«Noi siamo salite sin qui… lei può ben venirci a trovare,
dottore? no?
– Certamente, signora Armandine!
– Me non avrà da badarmi!… niente!… non ci si
capacitavano a Versailles la maniera che mi sono guarita!
piú presto delle giovani! otto giorni! otto giorni, ero
cicatrizzata! riuscivano mica a capacitarsi! hi! hi! del resto
guardi, può vedere! lei stesso!… e la signora anche può
vedere! sua moglie!… è ballerina, si dice! guardate!»
Si alza dalla panchina, va in mezzo al prato… e lí, si tira
su, tutto! e hop!… sottana, sottovesti! e si mette riversa!…
all’inversa! ponte indietro! in scioltezza!… e lí a sto modo
una gamba per aria, tutta dritta, puntata all’insú!… come la
Torre Eiffel!… in effetti dal prato, lontano, qui di casa mia
c’è la Torre Eiffel giusto di fronte… oh molto lontano
s’intende… e quasi sempre nella nebbia…
«Brava!… brava!»
Si applaude… lei aspettava… la gamba su per aria… e si
rimette in piedi… in scioltezza!… e si riaggiusta… le ciglia,
gli occhi, la bellezza!… un tocco di matita alle

404
sopracciglia… ci ha tutto nella sua borsa… uno specchio, la
cipria, il rossetto… ancora molti altri piccoli oggetti
sicuramente… davvero una cosí grossa borsa!… Claudine a
scuola!… che cos’è che può avere fatto nella vita, la signora
Armandine? vado mica a chiederle!… me lo dirà bene!
«Verrò giú a trovarvi domani, signora Armandine!
domani pomeriggio!… dopo l’ambulatorio…»
Avverto.
«No! no! stasera! ha bisogno!… stasera, dottore! hi! hi!
hi!… Bacinella».
La trovo almeno un poco esigente…
«Bene! bene!… intesi!…»
Non è la donna da contraddire…

405
Il libro

A UN CASTELLO ALL’ALTRO È

D
LA

rielaborazione letteraria di un lungo e movimentato


soggiorno che Céline, insieme alla moglie Lili e al gatto
Bébert, fece in Germania fra il 1944 e il 1945 subito dopo
lo sbarco degli americani in Normandia. Resoconto, romanzo
autobiografico, cronaca della caduta del nazismo. Soprattutto delirio
della memoria, odio furente che nulla salva, né vinti né vincitori. Il
vecchio scrittore sembra afferrare la storia per decomporla, violarla,
deformarla, travolgerla nel fuoco della sua mimica verbale. In questo
scenario di tenebra appaiono Pétain e i suoi goffi ministri, militari
tedeschi spauriti ma ancora arroganti, caricature di vescovi e
ambasciatori, nobili personaggi mescolati alla folla di straccioni,
affamati, assassini di professione, prostitute. Tutti marchiati da un
comune destino di catastrofe.
Una lacerante «cognizione del dolore» percorsa da momenti di
grandiosa, terribile comicità, degno inizio di quella «trilogia tedesca»
che Céline completerà negli ultimi anni della sua vita con Nord e
Rigodon.

Traduzione di Giuseppe Guglielmi.

406
L’autore

Di Louis-Ferdinand Céline (1894-1961) Einaudi ha pubblicato


Colloqui con il professor Y, Il Ponte di Londra, Trilogia del Nord,
Progresso, Casse-pipe, Guignol’s Band, Pantomima per un’altra
volta, Normance e Rigodon.

407
Dello stesso autore

Il ponte di Londra
Nord
Casse-pipe
Progresso
Guignol’s Band
Pantomima per un’altra volta
Normance
Trilogia del Nord
Rigodon
Colloqui con il professor Y

408
Titolo originale D’un château l’autre
© 1957 Éditions Gallimard, Paris
© 1991, 1994 e 2008 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino
In copertina: Félix Vallotton, La chiesa di Souain, olio su tela, 1917.
Wasghinton, The National Gallery of Art.
Progetto grafico: 46xy.

www.einaudi.it
Ebook ISBN 9788858420997

409
Indice

Copertina 2
L’immagine 2
Da un castello all'altro 5
L’isola-Céline di Gianni Celati 6
Da un castello all’altro 20
Il libro 406
L’autore 407
Dello stesso autore 408
Copyright 409

410

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