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VALENTINO NIZZO

IERI, OGGI E DOMANI.


I PRIMI 130 ANNI DEL MUSEO NAZIONALE ETRUSCO DI
VILLA GIULIA TRA PASSATO, PRESENTE E FUTURO

Centotrenta anni di Storia

[…] I musei hanno un oggetto ed uno scopo ben definiti, né possono re-
stringersi ed allargarsi a capriccio. Anche nell’ordinarli debbono tenersi
criteri fissi. Il Museo di Villa Giulia deve comprendere i monumenti e gli
avanzi che permettano di ricostruire le varie civiltà che si sono succedu-
te nel territorio del Lazio e deve essere il centro principale per lo studio
della vita e della storia dei Latini, degli Etruschi, degli Umbri ecc. e per
l’esame di tutti gli elementi che diedero origine alla civiltà romana. […]1.

Il 2019 è una ricorrenza potenzialmente densa di significati nella


vicenda ultrasecolare del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.
Sono infatti passati 130 anni da quello che può essere considerato
il primo atto formale della sua storia, il Regio Decreto del 7 febbraio
del 18892, con il quale l’allora Ministro della Pubblica Istruzione del
governo Crispi, Paolo Boselli, facendosi interprete dell’abile strategia
culturale di Felice Barnabei, dopo lunga attesa dava vita al Museo
Nazionale delle antichità in Roma. Il museo nasceva con l’ambizione

1 G.A. Colini, lettera inviata al ministro della Pubblica Istruzione il 1° marzo


2017, in ACS, P.I., I Divisione (1908-1924), b. 1030, fasc. “Roma, Museo di Villa Giulia.
Lavori di sistemazione nuovo braccio”, cit. in Delpino 2005, p. 968, nota 18.
2 Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, n. 57 del 7 marzo
1889, pp. 733 ss. Per le vicende correlate alla storia recente e remota del Museo, delle
sue raccolte e dei suoi allestimenti ci limitiamo a rinviare a: Barnabei - Delpino 1991,
Delpino 1997, Moretti Sgubini 2000, Benocci - Delpino 2004, Santagati 2004, Del-
pino 2005, Moretti Sgubini 2010, Scoppola 2012, Moretti Sgubini - Di Salvio 2013,
Di Giuseppe di Paolo 2015 e ai vari contributi raccolti nel numero monografico intera-
mente dedicato al Museo dalla rivista Forma Urbis a. 18, n. 4, dell’aprile 2013.
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di essere “uno dei principali centri di cultura storica ed artistica”, im-


maginato sin da subito come un modello d’eccellenza per illustrare al
mondo le capacità archeologiche e la solida tradizione antiquaria del
neonato Regno d’Italia. Sin dal principio, infatti, quest’ultimo si era
fatto promotore di un ambizioso progetto di ricerca e di tutela deno-
minato avveniristicamente “Carta archeologica”, i cui esiti dovevano
culminare nella realizzazione di spazi espositivi d’avanguardia, da
ospitare in due perle del patrimonio architettonico romano, apposi-
tamente liberate dalle superfetazioni militari che le avevano sino ad
allora svilite: i locali del chiostro michelangiolesco delle Terme di Dio-
cleziano, riservati alle antichità urbane - e, quindi, prevalentemente
romane - rinvenute all’interno delle mura della Capitale, e la Villa di
Papa Giulio III sulla Flaminia, destinata a ospitare quelle extraur-
bane “del prossimo Lazio, dell’Etruria suburbicaria, e della Sabina,
spartite secondo le città ed i centri minori, ai quali si riferiscono, in
rapporto coi luoghi e coi monumenti ai quali appartengono, e con tutto
il corredo dei dati di fatto che giovino a determinarne il pieno valore”,
come recitava l’ampia relazione introduttiva al succitato decreto, fir-
mata da Boselli ma frutto dell’abnegazione e della capacità persuasi-
va di Felice Barnabei, prossimo all’apice della sua carriera, all’epoca
incaricato di attendere all’ordinamento dei due istituti, nella veste
di “Direttore dei musei e gallerie della Divisione per l’arte antica” del
Ministero della Pubblica Istruzione (Fig. 1)3.
Ma la nostra cabala prevede numerose altre possibili coincidenze,
alcune di segno negativo, come quella del 1899 che, con la pubblicazione
della famigerata Führer di W. Helbig, vide l’avvio ufficiale dello “scandalo
di Villa Giulia” e, con esso, l’inizio dell’inarrestabile declino di Barnabei e,
conseguentemente, del “suo” Museo, altre di segno decisamente positivo,
come la sua rinascita dieci anni dopo ad opera di un direttore illuminato,
Giuseppe Angelo Colini, che tra il 1907 e il 1918, anno della sua morte,
grazie all’avvio di un complesso progetto di ampliamento e riorganizza-
zione e a una serie di campagne di scavo culminate con la scoperta a Veio
dei celeberrimi gruppi acroteriali di Portonaccio e l’esplorazione sistema-
tica della sue necropoli, seppe restituire all’ancora giovane istituzione
quella dignità e quelle ambizioni per cui era nata trent’anni prima. Una
fiducia riconquistata che valse, nel 1912, il ripristino di quelle compe-

3 Come noto, il Museo di Villa Giulia aveva aperto ufficiosamente i suoi bat-
tenti al pubblico già dal marzo dell’anno precedente (al 18 marzo risale infatti la visita
riservata a un gruppo di “cultori stranieri” fra i quali spicca la figura dell’eccellente
divulgatore George Dennis, artefice di un accurato resoconto nel British and American
Achaeological Society Journal del 1888) con un allestimento provvisorio ospitato “nelle
ampie sale sulla fronte del primo piano” (Boselli 1889, p. 735; Barnabei - Delpino
1991, pp. 190-217, sulle “inaugurazioni” del museo cfr. in part. ivi alla n. 27 di p. 214).
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tenze territoriali che, in seguito alla legge n. 386 del 1907 con la quale
venivano istituite le Soprintendenze, le erano state sottratte a vantaggio
del Museo archeologico di Firenze e che avrebbe creato i presupposti,
esattamente un secolo fa, nel 1919, per l’acquisizione della celeberrima
Collezione Castellani, uno dei nuclei più importanti dell’attuale allesti-
mento4, oggetto nel 2013 di un furto clamoroso cui, dopo sei anni di inda-
gini, ha posto quasi integralmente rimedio il Comando Carabinieri per
la Tutela del Patrimonio Culturale5.
Per chiudere questa rapida e inevitabilmente incompleta rasse-
gna retrospettiva di ricorrenze, non resta che ricordare gli 80 anni
dall’istituzione, nel 1939, della Soprintendenza alle Antichità dell’E-
truria Meridionale con sede a Villa Giulia, atto che segnò da un lato
il suo definitivo distacco dal Museo delle Terme e, dall’altro, contribuì
non solo a rafforzare ma a rendere ormai quasi del tutto prevalente
la connotazione etrusca di un Museo che, da circa mezzo secolo, nella
coscienza di tutti, è divenuto il “Museo Nazionale Etrusco di Villa
Giulia”; un passo che si è ulteriormente consolidato trenta anni fa con
l’avvio di un più ampio progetto, quello del “Polo museale etrusco di
Roma”, reso possibile grazie all’acquisizione nel dicembre del 1988 di
Villa Poniatowski e alla sua definitiva apertura al pubblico, dopo una
lunga fase di restauri affidati alle amorevoli cure di Francesco Scop-
pola, nel gennaio del 20126.

Attualità di un museo etrusco

Lo spazio a disposizione non è sufficientemente capiente né, for-


se, adatto per trattare anche in modo sintetico le stratificate vicende
di uno dei Musei più rappresentativi per la civiltà degli Etruschi, pe-
raltro puntualmente approfondite da altri ben prima di me. Infatti è
forse l’attualità che può costituire uno spunto di maggior interesse
in questa sede, anche alla luce delle novità, per molti versi eclatanti,
che sono intervenute nell’organizzazione del nostro Ministero negli
ultimi cinque anni.

4 Moretti Sgubini 2000, Moretti Sgubini - Boitani 2005, Russo Tagliente -


Caruso 2015.
5 Con la restituzione nel 2018 dell’ultima collana che mancava all’appello,
riesposta al pubblico nell’aprile del 2019 per essere poi inserita insieme alle altre ore-
ficerie recuperate nella mostra del Quirinale dedicata ai 50 anni di vita del Comando.
Cfr. al riguardo il contributo di I. Caruso nel relativo catalogo.
6 Grazie alla lungimiranza e alla dedizione di Paola Pelagatti, di Giovanni
Scichilone e di Anna Maria Moretti Sgubini, Soprintendenti, rispettivamente, dal 1979
al 1990, dal 1990 al 1995 e dal 1995 al 2011: Scoppola 2012, Moretti Sgubini - Di
Salvio 2013.
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Prima di passare a questi aspetti, vorrei ricordare un’ultima


coincidenza, cristallizzata dall’immagine di un museo tragicamente
distrutto dalle fiamme. Alludo al Museu Nacional do Rio de Janeiro,
divorato irrimediabilmente dal fuoco il 3 settembre del 2018, davanti
agli occhi impotenti del mondo. Esso avrebbe infatti potuto figurare a
buon diritto nel programma di questo convegno per il fatto di vantare
la raccolta di antichità mediterranee (in particolare egizie, etrusche
e vesuviane) più grande dell’America latina, frutto per buona parte
dell’attività collezionistica dell’imperatrice del Brasile Teresa Cri-
stina di Borbone delle Due Sicilie che, fra le altre cose, accanto alla
passione per l’archeologia aveva ereditato dalla zia paterna Maria
Cristina le tenute di Isola Farnese e di Vaccareccia. Agli scavi com-
missionati da quest’ultima a partire dal 1838 altri ne erano seguiti
ad opera della nipote, fino a un’ultima fruttuosa campagna, quella
del 1889, condotta da Rodolfo Lanciani e dal cognato di quest’ultimo
Francesco Vespignani, amministratore dei beni dell’Imperatrice, pro-
prio mentre Villa Giulia nasceva, con un rigore scientifico e un me-
todo che rimarranno insuperati fino alle indagini promosse 25 anni
dopo da Colini7. I risultati che si sarebbero potuti conseguire con que-
ste ricerche, tuttavia, rimasero sostanzialmente infruttuosi, anche in
seguito al colpo di stato repubblicano del 15 novembre 1889 che pro-
vocò prima l’esilio e, a un mese di distanza, la morte dell’imperatrice,
interrompendo bruscamente le sue attività di ricerca e favorendo la
dispersione dei materiali recuperati, solo in parte confluiti nelle rac-
colte dello Stato italiano e, plausibilmente, andati irrimediabilmente
distrutti nell’incendio di Rio de Janeiro (Fig. 2)8.
Vicende come queste, ripetutesi recentemente in modo altrettan-
to drammatico per la cattedrale parigina di Notre Dame, mostrano
ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, la fragilità del nostro patri-
monio e come esso possa andare disperso per sempre nella sua ma-
terialità così come nella sua immaterialità, in assenza di azioni ade-
guate che lo proteggano dalla natura e dagli uomini o in mancanza
di studi e di quel lento lavoro conoscitivo che ogni museo dovrebbe
cercare di compiere sui propri beni all’indomani della loro scoperta e
acquisizione.

7 Delpino 1999, pp. 76-85, Santagati 2004, p. 35, Delpino 2015, pp. 18-19 con
ulteriori rif.
8 Sulla “Collezione Teresa Cristina” di Rio de Janeiro cfr. Cordischi 2012 e,
più diffusamente sulla figura dell’Imperatrice archeologa, Avella 2014, con ulteriori
riferimenti. I materiali degli scavi veienti del 1889, oltre che a Rio de Janeiro, andarono
dispersi in più Musei italiani (al Museo delle Terme di Diocleziano, al Museo Etrusco
di Villa Giulia, al Museo Pigorini, nei Musei Civici di Modena) e stranieri (Museo del
Louvre). L’assenza di una edizione fa ritenere ormai vana la possibilità di ricostruire
con esattezza la porzione brasiliana della collezione.
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Su queste ultime coordinate cercherò di impostare almeno una


parte dell’intervento, adottando come linea guida della narrazione
quella che, con il D.M. 189/2018, è divenuta ufficialmente la nostra
Missione:

Il Museo garantisce la tutela, l’arricchimento, la valorizzazione e l’acces-


sibilità del patrimonio culturale di propria competenza, assicurando e
sostenendo la sua conservazione, promuovendone la conoscenza presso il
pubblico e la comunità scientifica, favorendone la fruizione collettiva. Il
Museo, sia con risorse interne sia in collaborazione con partner nazionali
e internazionali, assicura la valorizzazione del patrimonio che custodi-
sce mediante l’organizzazione di mostre e convegni, la promozione della
ricerca scientifica in chiave interdisciplinare e coordinata e la comunica-
zione al pubblico di tali attività, incentivando una partecipazione attiva
della comunità scientifica e dei cittadini e sviluppando stretti legami con
il territorio, in particolare con i siti, gli enti e gli istituti di provenienza
delle collezioni. Il Museo, pertanto, mira a costituire una rete integrata
tra siti ed enti culturali volta a favorire la crescita culturale e sociale e lo
sviluppo economico delle realtà territoriali che le sue raccolte esprimono
e rappresentano, incoraggiando altresì la formazione di comunità patri-
moniali nello spirito indicato dalla Convenzione quadro del Consiglio
d’Europa sul valore del patrimonio culturale per la società (Faro 2005)9.

Lo statuto, com’è noto a tutti, è o dovrebbe essere il documento


centrale per la vita di ogni museo, elaborato sulla base degli indirizzi
forniti dal Ministero e dall’International Council of Museum (ICOM)
e approvato dai suoi organi prima della sua definitiva ratifica mini-
steriale. In esso vengono delineate non solo l’organizzazione e le mo-
dalità di funzionamento dell’istituto ma anche i compiti e gli obiettivi
che esso intende perseguire e le principali strategie che devono essere
messe in atto nel tentativo di conseguirli. Il direttore diviene così il
principale custode e interprete della missione del Museo, responsabile
in solido delle strategie e delle azioni che sono ritenute necessarie per
realizzarla.
Tali nozioni sono divenute materia condivisa almeno sin da quan-
to ICOM si è fatto promotore della revisione del Codice Etico per i Mu-
sei (2004) e della realizzazione della Carta nazionale delle professioni
museali (2005/2006)10.

9 Art. 2 dello Statuto del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia approvato
con D.M. 189 del 5 aprile 2018.
10 Garlandini 2007; documenti preparatori, testi definitivi e traduzioni ufficia-
li sono disponibili sul sito < http://www.icom-italia.org >, nel quale sono resi disponibili
anche gli esiti e gli approfondimenti frutto dei più recenti dibattiti sulla materia e le
attività compiute da ICOM a supporto o in collaborazione con il Ministero nelle fasi
preparatorie e attuative delle recenti riforme.
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Perché, tuttavia, questi concetti fossero adeguatamente recepi-


ti nella prassi ministeriale si è dovuto attendere l’avvio del recen-
te processo di riorganizzazione generalmente denominato “riforma
Franceschini”11 che, con tutte le sue ben note criticità, ha contribuito
a veicolare nel nostro Paese una immagine senza dubbio nuova delle
istituzioni museali e del loro ruolo nella società, elevando parimenti
il livello di responsabilità (e, conseguentemente, di visibilità) di chi è
chiamato a dirigerli.
La storia recente del Museo Etrusco, dunque, prende nuovamen-
te le mosse da un Decreto ministeriale, quello con il quale il 23 gen-
naio 2016 è stato incluso nell’eletta schiera degli istituti di rilevante
interesse nazionale12, arrivata con modifiche e integrazioni a vantare
oggi 32 musei e parchi archeologici ritenuti di eccellenza.
Dopo una prima breve fase interlocutoria di inclusione tra gli ol-
tre quaranta musei afferenti al Polo museale del Lazio13, Villa Giulia,
perso il suo ormai storico ruolo di sede principale della Soprintenden-
za archeologica dell’Etruria meridionale, tornava a godere di quella
sostanziale autonomia che, come si è visto all’inizio, aveva caratteriz-
zato i suoi primi decenni di vita.
Un ritorno, dunque, all’autonomia amministrativa e scientifica
concretizzatosi, almeno sulla carta, il 1° settembre del 2016, ma di-
venuto effettivo solo in seguito al mio insediamento, il 2 maggio del
2017, a oltre due anni e mezzo di distanza dal concitato avvio della
riorganizzazione ministeriale.
È bene sin da subito evidenziare come le ragioni dell’inclusione
del Museo Etrusco nel novero delle più importanti istituzioni cultu-
rali nazionali non sia stato il frutto di un mero calcolo focalizzato
sul numero dei visitatori e sulla sua potenziale redditività, ma debba
essere considerato il risultato di un’attenta ponderazione del rilievo
e delle peculiarità culturali che sono stati sin dalle origini attribuiti
alle sue raccolte e al loro “contenitore”, rendendolo agli occhi del mon-
do un punto di riferimento insuperato e insuperabile per tutto ciò che
esso rappresenta.
La forza del Museo, infatti, non potrà mai consistere nel numero
dei suoi visitatori, anche se i risultati registrati nel corso dell’ultima
annualità sono stati senza dubbio assai lusinghieri (Fig. 3)14, ma risie-

11 Avviato con il D.P.C.M. n. 171 del 29 agosto 2014.


12 Art. 6, comma 1, lett. b), n. 3 del D.M. 44 del 23 gennaio 2016.
13 Allegato 3, n. 10 del D.M. 23 dicembre 2014, recante “Organizzazione e fun-
zionamento dei musei statali”.
14 Nel 2018 si è registrato un incremento complessivo del 14.3% dei visitatori
rispetto al 2017, che ha consentito di superare la soglia degli 80.000 ingressi annuali
(82.232 visitatori, 47.869 gratuiti, +17.1%, e 34.453 paganti, +10.7%), un risultato che
non veniva raggiunto dal 2006, quando il museo cominciò a sperimentare, da un lato,
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de certamente, per citare ancora una volta il nostro Statuto, in quelle


prerogative che lo rendono unico e che fanno sì che esso identifichi
tra “i compiti di tutela del proprio patrimonio il riconoscimento del
suo carattere di testimonianza della nascita delle identità plurali dei
popoli nel bacino del Mediterraneo”15 e annoveri tra i suoi scopi “la
diffusione della conoscenza delle culture dell’Italia preromana e, in
particolare, della civiltà etrusca, in quanto fonti e testimonianze di-
rette di processi storici e di valori ed espressioni artistiche e culturali
essenziali per la formazione e, di conseguenza, per la comprensione
dell’eredità comune dell’Italia e dell’Europa e, più in generale, delle
culture del bacino del Mediterraneo, anche attraverso una compiuta
valorizzazione delle loro complesse e articolate persistenze e sopravvi-
venze patrimoniali materiali e immateriali”16.
Una missione che il Museo assicura anche attraverso “la par-
tecipazione al sistema museale regionale e nazionale e il contributo
allo sviluppo, al sostegno e alla promozione di reti museali territo-
riali tematiche, con particolare riguardo per quelle realtà culturali
più direttamente connesse al patrimonio in gestione, perché nate per
gemmazione diretta dalle raccolte del museo o in quanto più latamen-
te rivolte alla valorizzazione storico-artistica e archeologica delle ra-
dici culturali preromane ed etrusche dei territori che esse esprimono e
rappresentano”17.

What visitors want - il museo in ascolto

Dare sostanza a tali aspettative significa essere in grado di pre-


disporsi all’ascolto dei desideri e delle necessità dei pubblici, tentando

gli esiti della riforma scolastica promossa nel 2003 dal Ministro Moratti e, dall’altro, le
prime avvisaglie della crisi economica globale. La rimodulazione del programma delle
scuole primarie, infatti, nel creare un continuum con la scuola secondaria di I grado
ha finito per eliminare dall’insegnamento delle medie la storia antica, circoscritta or-
mai alle sole elementari. Questo passaggio ha conseguenze significative non solo sugli
studenti ma anche sulle loro famiglie che, attraverso di essi, possono più o meno diret-
tamente tornare ad avvicinarsi allo studio e, conseguentemente, anche al Patrimonio
ad esso correlato. Con effetti a dir poco dirompenti per musei archeologici come Villa
Giulia, inseriti peraltro in un contesto non facile come quello romano, caratterizzato
da una offerta culturale a dir poco esuberante o tendente alla massificazione. Le sta-
tistiche disponibili (non anteriori al 1996), infatti mostrano come a partire dal 2004 la
flessione dei visitatori gratuiti e di quelli paganti sia stata estremamente significativa
(in media dal 15% al 30%), con risultati ben lontani da quelli raggiunti alla fine degli
anni ’90, comunque mai in grado di superare le 100.000 unità.
15 Art. 3, comma 3, lett. a) dello Statuto approvato con il citato D.M. 189 del 5
aprile 2018.
16 Ibidem, art. 3, comma 3, lett. g).
17 Ibidem, art. 3, comma 4, lett. m).
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di abbattere tutte le barriere possibili - culturali, fisiche o cognitive - e


tenendo sempre ben presente l’obbligo morale di intercettare l’atten-
zione di quelli che ancora pubblico non sono perché non vogliono o non
possono esserlo.
In questa direzione si è mossa senza dubbio la ricezione - peraltro
colpevolmente tardiva - negli atti principali della riorganizzazione18
della definizione di Museo veicolata da ICOM che prevede non solo il
suo ruolo di “istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio
della società e del suo sviluppo” quanto, soprattutto, la sua responsa-
bilità nel veicolare le “testimonianze materiali e immateriali” di cui è
custode per fini legati allo studio e all’educazione ma aperti anche al
“diletto” e, dunque, estesi a tutto il pubblico e non a vantaggio esclu-
sivo della comunità scientifica, come troppo spesso finora è stato. Un
balzo concettuale notevole, come altrove ho cercato di evidenziare19,
rispetto alla definizione restrittiva e per i più “respingente” ancora
oggi prevista dal nostro Codice (D.Lgs. 42/2004 ss.mm.ii.) che, all’art.
101, identifica il Museo come: “struttura permanente che acquisisce,
cataloga, conserva, ordina ed espone beni culturali per finalità di edu-
cazione e di studio”.
Per cercare quindi di ascoltare le esigenze dei pubblici e dei non
pubblici è necessario provare a calare maggiormente il Museo nel-
la società. Partendo naturalmente dalle suggestioni offerte dai suoi
frequentatori, com’è avvenuto recentemente grazie alla somministra-
zione di un questionario di customer satisfaction elaborato dalla Di-
rezione generale Musei20 e come avviene quotidianamente attraverso
l’analisi delle recensioni e dei commenti dati in modo spontaneo e
autonomo sui principali siti che consentono di aggregare e veicolare il
cosiddetto sentiment dei pubblici (tripadvisor, facebook, google).
Una prima analisi dei dati raccolti mostra, ad esempio, come tra
il pubblico straniero risulti leggermente più diffusa la conoscenza
preventiva del nostro museo21, a riprova di come esso tenda a inter-
cettare l’attenzione di un turismo mediamente più informato e mo-
tivato rispetto a quello di massa che è solito privilegiare attrattori

18 Art. 35, comma 1 del D.P.C.M. 171/2014 e, con qualche modifica e integrazio-
ne, art. 1 del cosiddetto Decreto Musei, D.M. del 23 dicembre 2014.
19 Da ultimo: Nizzo 2017a, pp. 196-198, Id. 2018b, pp. 75-78, Id. 2019b con rife-
rimenti.
20 Circolare DG-Mu del 16 luglio 2018, nella quale erano previsti periodi limi-
tati e uniformi per la somministrazione (da concludere entro il mese di novembre) e la
raccolta di un numero contingentato di schede (ca. 500), equamente suddivise tra visi-
tatori italiani e stranieri. Sulle tecniche e le potenzialità del marketing museale e della
rilevazione del gradimento del pubblico cfr., da ultimo, Vanni 2018, con riferimenti.
21 “Conosceva già questo museo?”: italiani sì 125 (50,5%) / no 123 (49,5%); stra-
nieri sì 131 (53%) / no 118 (47%).
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popolari come il Colosseo o i Musei Vaticani; un dato confermato da


altri indicatori come l’elevato gradimento degli allestimenti old style
e con abbondanti apparati illustrativi registrato tra gli stranieri, a
riprova della predisposizione e del livello culturale medio-alto dei no-
stri visitatori forestieri (Figg. 4-5).
In termini più generali colpisce l’elevatissimo apprezzamento che
il museo registra sia attraverso i questionari sia tramite gli strumenti
di rilevazione on line, attestandosi su valori notevolmente alti22.
Le conclusioni che possono essere tratte da questa analisi parreb-
bero dunque estremamente positive. Eppure, un esame più dettaglia-
to dei commenti aperti, dei desiderata e, soprattutto, l’osservazione
diretta dei comportamenti del pubblico aprono scenari molto più com-
plessi, alcuni facilmente prevedibili in quanto legati all’implemen-
tazione del “diletto” e della gradevolezza della fruizione23, altri che
necessitano di una riflessione supplementare.
Sono molti, infatti, i visitatori che pur apprezzando complessiva-
mente l’attuale allestimento24 chiedono pannelli più sintetici, vetrine
meno affollate, maggior risalto ai “capolavori” e, soprattutto, una se-
zione introduttiva che illustri in modo più approfondito e dettagliato
la civiltà e la cultura degli Etruschi.
Effettivamente, in un museo che, soprattutto nei suoi allestimen-
ti più recenti distribuiti tra le 50 sale di Villa Giulia e Villa Ponia-
towski, ha sempre dato risalto con particolare rigore alle coordinate
topografiche e, in subordine, a quelle cronologiche del suo racconto,

22 In base al questionario, il gradimento medio della visita (espresso in numeri


da 1 a 10), è di 8.73 per gli italiani, 8.51 per gli stranieri; quello del museo 8.8 per gli
italiani, 8.5 per gli stranieri. Valori sostanzialmente confermati dal sentiment espresso
sui principali social gestiti direttamente dal Museo o ad esso riferibili (dati registrati
al 24/4/2019, confrontati con quelli disponibili da quando è iniziata la rilevazione, pochi
mesi dopo l’avvio del mio mandato, nel settembre 2017): punteggio Facebook 4.9/5.0
su 307 recensioni (prec. 4.8/5.0 su 136 rec.); punteggio Tripadvisor 4.8/5.0 su 652 re-
censioni, 44° posizione su “1955 cose da fare a Roma” (prec. 4.5/5.0 su 485 rec.); pun-
teggio Google 4.6/5.0 su 1005 recensioni (prec. 4.5/5.0 su 148 rec.). Il questionario ha
consentito anche di registrare alcune interessanti informazioni qualitative, che pare
utile riportare di seguito in modo sintetico con i valori medi relativi (da 1 a 10). Do-
manda: “Nel complesso, come valuta…” (italiani/stranieri): il luogo: 9,6/9,0; l’atmosfera:
9,3/9,0; l’organizzazione: 8,8/8.7; l’allestimento: 8,9/8,6; le informazioni ricevute: 8,8/8,2;
la narrazione storico-artistica: 8,7/8,2; l’interazione con il territorio: 8,6/8,2 (molti “non
so”). Domanda: “Come valuta la Sua esperienza? Mi sono sentito/a…” (italiani/stra-
nieri): accolto/a: 8,9/8,4; coinvolto/a: 8,5/7,9; arricchito/a: 9,0/8,6; sorpreso/a: 8,3/7,9;
soddisfatto/a: 8,9/8,6; stanco/a: 4,8/5,0; annoiato/a: 2,2/2,6; deluso/a: 1,7/2,2.
23 Quali l’esigenza di un punto di ristoro/caffetteria, di aree di sosta all’interno
del museo, di brochures e didascalie in più lingue, di un’implementazione e differen-
ziazione dell’offerta del museumshop (rilevata in particolare dagli stranieri), di una
segnaletica interna più chiara e di maggiori indicazioni su come raggiungere il museo.
24 Completato, come si è accennato, nel 2012, con il riallestimento della sezione
veiente e l’inaugurazione di Villa Poniatowski.
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l’assenza quasi totale di una sezione volta a inquadrare storicamen-


te, artisticamente e, anche, sociologicamente la vita, la cultura e l’e-
voluzione delle popolazioni dell’Italia preromana in esso rappresen-
tate25, costituisce un limite comunicativo notevole, soprattutto se si
considera che tali tematiche, in seguito alla riforma Moratti del 2003,
sono affrontate in modo ormai estremamente superficiale e frettoloso
solo nelle fasi iniziali della scolarizzazione, quando concetti complessi
come, ad esempio, quelli legati all’interculturalità e alla costruzione/
formazione dell’identità etnica hanno più difficoltà ad essere tratta-
ti26. Le conseguenze sono evidenti dal modo in cui le scolaresche o i
gruppi organizzati affrontano l’attuale percorso, uscendo a meno di
un terzo dell’esposizione, dopo aver visto sostanzialmente il Sarcofago
degli Sposi e l’Altorilievo di Pyrgi, per rientrare, nel migliore dei casi,
visitando a ritroso la sezione veiente, con i gruppi acroteriali di Por-
tonaccio che sono attualmente collocati nella quarantesima ed ultima
sala di Villa Giulia (Fig. 6).
È evidente che, pur essendo l’attuale allestimento frutto di un
progetto molto accurato e meditato, coerente peraltro con quanto era
stato immaginato sin dall’inizio del secolo, le cose vanno necessa-
riamente ripensate per offrire un servizio più efficace alla società e
comporre un racconto che sia in grado di intercettare l’attenzione e
l’interesse di un pubblico che, numericamente, è ancora troppo lon-
tano dagli standard che Villa Giulia meriterebbe. Questo risultato
potrebbe essere raggiunto, ad esempio, anteponendo alla più speci-
fica trattazione topografica un adeguato percorso di avvicinamento
che prepari il terreno per i successivi approfondimenti, consentendo
al visitatore di strutturare quella visione di insieme e quel quadro
conoscitivo necessario per porre su basi più solide e apprezzare con
maggior cognizione di causa l’esuberante mole di informazioni e di
oggetti che lo aspetta lungo il resto del percorso. In tal modo si dareb-
be al pubblico una più ampia opportunità di scelta intorno alla quale
costruire percorsi personalizzati o più puntualmente corrispondenti
alle legittime esigenze di approfondimento degli specialisti, senza al
contempo scoraggiare con eccessivi e talvolta svianti stimoli quel pub-
blico inesperto e indifeso che, inevitabilmente, nella forma del turista
o dello studente, costituisce il nostro fruitore principale.

25 Se non in alcune delle sezioni riservate alle collezioni storiche, come la Kir-
cheriana o la Castellani nelle quali, tuttavia, l’allestimento privilegia una imposta-
zione antiquaria di tipo crono-tipologico, poco adatta alle esigenze di un pubblico non
specialista o semplicemente interessato all’approfondimento delle dinamiche sociocul-
turali testimoniate dalla cultura materiale.
26 Micozzi 2017.
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I primi 130 anni del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia 81

Una direzione non facile da intraprendere, soprattutto a fronte di


priorità ben più incalzanti e delle notevoli carenze strumentali, uma-
ne ed economiche che connotano l’attuale assetto dell’istituto. Tutta-
via, a meno di due anni dall’avvio di questa nuova fase della storia del
Museo, l’autonomia scientifica e quella amministrativa consentono di
prefigurare con maggiore agevolezza un possibile percorso strategico
per far fronte, nell’immediato futuro, ad almeno alcune delle citate
esigenze.

Creare connessioni… Costruire ed ereditare comunità…

L’allusione esplicita nella nostra missione alla Convenzione di


Faro è senza dubbio una delle coordinate più significative di questo
percorso27.
Favorire la partecipazione attiva dei cittadini e creare intorno al
Museo una comunità, consente di stringere alleanze che rafforzano e
potenziano considerevolmente la nostra azione quotidiana, dando so-
stanza a parametri sui quali finalmente anche nel nostro Paese hanno
cominciato a soffermarsi gli economisti della cultura, come il cosiddetto
“Social Return on Investment” (S-ROI)28. Superato il paradosso della
valutazione del successo di un museo in termini meramente quanti-
tativi di introiti e numero di visitatori si è infatti iniziato a spostare
l’attenzione sulla misurazione di fattori di tipo qualitativo, adatti a
prendere in considerazione anche l’effettivo impatto sociale di un’isti-
tuzione culturale, la sua capacità di costruire o veicolare relazioni e di
contribuire alla crescita e allo sviluppo - sia culturale che economico -
della comunità che lo circonda e/o di quella del suo potenziale territorio
di riferimento, anche in una prospettiva internazionale.
Un territorio che, come si è accennato all’inizio, per Villa Giulia
può coincidere non soltanto con quello già di per sé amplissimo ori-
ginariamente interessato dalla presenza etrusca ma, più latamente,
con quello di tutte le popolazioni preromane localizzate nel versante
tirrenico dell’Italia centrale e rappresentate nelle nostre collezioni,
dagli Umbri ai Sabini, dai Latini ai Falisci, dagli Equi ai Volsci.

27 Circostanza unica, al momento, nel panorama dei musei statali autonomi


italiani, nei cui statuti la convenzione è menzionata tutt’al più tra i principi e mai
direttamente nella missione, ancor più rilevante se si considera che il documento at-
tende ancora (aprile 2019) di essere ratificato dal nostro Parlamento: < https://agcult.
it/a/2998/2018-04-07/convenzione-faro-museo-etrusco-la-mette-nello-statuto-ma-il-
parlamento-ancora-non-la-ratifica >. Per una sintetica discussione di alcuni aspetti
che ritengo fondamentali della Convenzione mi permetto di rinviare a Nizzo 2018a, pp.
35-37 e Id. 2019b, con ulteriori riferimenti.
28 Viganò - Lombardo 2018, Nizzo 2019b.
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82 Valentino Nizzo

Il tutto tenendo ben presente quanto si è accennato in preceden-


za rispetto all’esigenza di veicolare più puntualmente nella coscienza
collettiva quelle dinamiche di contatto, di confronto, di formazione
e di trasformazione che hanno interessato la nostra Penisola nelle
complesse fasi che, tra l’età del Bronzo finale e la prima età del Ferro,
hanno visto strutturarsi il concetto stesso di ethnos e, con esso, pren-
dere vita quelle identità plurali che sono ancora oggi alla base della
nostre coscienze regionali e nazionali.
Vanno dunque esattamente in questa direzione iniziative come
l’introduzione, sin dal 1° luglio del 2017, di un inedito abbonamento,
uno dei primi del suo genere ad essere promosso da un istituto statale
di rilevante interesse nazionale29. Una innovazione che ha avuto sin
da subito effetti virali a livello nazionale30, dimostrando l’indubbia
utilità di uno strumento che ha come scopo principale quello di in-
durre i cittadini a tornare al Museo e, lentamente, far sì che essi, in
modo spontaneo e naturale, costruiscano intorno ad esso una comuni-
tà, potenziando al tempo stesso il ruolo dell’istituto come luogo vitale,
inclusivo e capace di promuovere lo sviluppo della cultura.
Con fini analoghi ma con metodologie diverse, sono state ideate
molte altre iniziative volte anch’esse al perseguimento dei principi di
Faro. Nel marzo del 2018, ad esempio, il Museo si è fatto promotore
di una manifestazione d’interesse rivolta alle associazioni no profit
regolamentate dal Codice del Terzo Settore (D.Lgs. n. 117 del 3 luglio
2017). Di intesa con la Direzione generale Musei e col proposito di in-
centivare la partecipazione dei cittadini alle attività di valorizzazione
del proprio patrimonio, si è offerta a tutte le realtà che ne hanno i
requisiti la possibilità, attraverso uno strumento trasparente, di sot-
toporre al vaglio del comitato scientifico iniziative di alto profilo cul-
turale o divulgativo31 purché coerenti con la missione del Museo. Le
proposte così selezionate hanno avuto l’opportunità di usufruire sen-

29 In precedenza esistevano già abbonamenti a reti museali civiche o regionali,


come quello istituito nel 1995 dall’Associazione abbonamento musei in Piemonte e oggi
esteso con successo anche alla Lombardia < https://www.abbonamentomusei.it/ >. Rari
sono invece i casi di abbonamenti circoscritti a un singolo museo, se non finalizzati all’ac-
cesso a mostre o specifici eventi. In questo senso, l’abbonamento al Museo di Villa Giulia
costituisce senza dubbio una novità rilevante, anche per la possibilità di sceglierne la du-
rata (trimestrale, semestrale o annuale), di avere sconti riservati o per l’opportunità che
esso dà di partecipare a iniziative esclusive, circostanza quest’ultima che ha incentivato
ad abbonarsi anche categorie solitamente dispensate dall’acquisto del biglietto, come le
guide turistiche, gli insegnanti o i giornalisti. Il tasso medio del ritorno registrato nel
2018 è pari a 7 volte, una cifra assai significativa se si considera che per Villa Giulia la
soglia della “convenienza” - a fronte di un biglietto ordinario da 8 euro - è garantita da
almeno tre ingressi per la versione annuale dell’abbonamento (24 euro).
30 Nizzo 2019b con riferimenti.
31 Quali, a titolo esemplificativo e non esaustivo, conferenze, presentazioni di
libri, convegni, visite guidate, performance artistiche, teatrali, musicali e/o coreutiche,
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I primi 130 anni del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia 83

za canoni degli spazi d’eccellenza di Villa Giulia e Villa Poniatowski


contribuendo - in stretta collaborazione con il personale dell’istituto
- alla realizzazione di una serie di iniziative gratuite che hanno no-
tevolmente ravvivato e differenziato la nostra già esuberante offerta
culturale, senza peraltro incidere sull’esiguo bilancio.
La soddisfazione del pubblico e quella dei proponenti sono state
straordinarie, al punto da indurre a replicare a distanza di meno di
un anno la manifestazione, con una risposta superiore rispetto a quel-
la già ampliamente soddisfacente della precedente edizione.
A iniziative articolate e complesse come quella sinteticamente
descritta, se ne sono alternate altre più elementari ma altrettanto
significative come l’invito a partecipare a una visita guidata gratu-
ita con il direttore esteso nel luglio del 2018 a tutti i negozianti di
quartiere attraverso una vera e propria azione di volantinaggio. L’i-
dea di fondo, semplice quanto efficace, è stata quella di attrarre al
Museo quei piccoli imprenditori e commercianti che per professione
sono maggiormente a contatto con il pubblico, in modo tale da sensi-
bilizzarli e renderli potenziali ambasciatori del patrimonio del loro
quartiere. Si è data così vita a una possibile e doverosa alleanza, che
ha notevolmente responsabilizzato i partecipanti e ha contribuito a
veicolare tra di essi la conoscenza di un museo che, come molti hanno
poi confessato, avevano fino a quel momento colpevolmente ignorato
o sottovalutato.
Parimenti rilevante e altrettanto ambizioso, infine, è stato il ciclo
di 42 conferenze “Storie di Persone e di Musei” che, tra il novembre del
2017 e il maggio del 2018, ha chiamato a raccolta a Villa Giulia altret-
tante realtà museali locali distribuite tra il Lazio, l’Umbria e la Tosca-
na, molte delle quali rappresentate anche in questa sede. Il risultato è
stato un racconto corale per molti versi inedito, in quanto focalizzato
non solo sui luoghi e sulle cose ma soprattutto sulle persone, intese sia
come operatori museali che come fruitori culturali, in modo tale da
far convergere l’attenzione anche sulla dimensione immateriale della
nostra eredità culturale e sulle persone che, a vario titolo, desiderano
identificarsi in tali valori. Come prevede la Convenzione di Faro e
come ha evidenziato da par suo nel luglio del 2016 il premio Nobel
per la letteratura Orhan Pamuk in occasione dell’apertura della 24°
Conferenza dell’ICOM di Milano, in un intervento che, grazie a una
sua efficace trasposizione giornalistica, è oggi noto come il “Decalogo
di un museo che racconti storie quotidiane”32.

rievocazioni storiche, museum theatre, corsi di formazione, didattica per bambini, mo-
stre ecc.
32 L’intero ciclo è oggi integralmente raccolto in un volume interattivo, con
rimandi ai video originali delle singole conferenze: Nizzo 2019a.
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84 Valentino Nizzo

Raccontare, includere, incuriosire, innovare e divertire

Una celebre frase attribuita a Confucio recita: “Se ascolto dimen-


tico, se vedo ricordo, se faccio capisco”. Tali affermazioni corrispondo-
no in modo abbastanza puntuale ai principi del cosiddetto Learning
by doing e dell’Experiential learning33, un approccio pedagogico svi-
luppato negli Stati Uniti a partire dagli anni ’70 del secolo scorso e
divenuto oggi una prassi educativa di notevole successo, per la sua
capacità di coinvolgere nei processi di apprendimento i sensi e la cu-
riosità, cementificando il sapere anche attraverso le emozioni.
Alla base di ogni esperienza museale - dalle fasi di progettazione
museografica a quelle di gestione - dovrebbero esservi sempre questi
medesimi principi e, sotto tale punto di vista, la realizzazione per sco-
pi didattici, tra il 1888 e il 1889, ancor prima dell’inaugurazione del
Museo, della ricostruzione in scala 1:1 del cosiddetto tempio etrusco
italico di Alatri ad opera di Adolfo Cozza34, rappresenta un esempio
straordinario e precocissimo di musealizzazione ricostruttiva all’a-
perto non solo a livello nazionale ma anche europeo35.
Tutte le attività finora intraprese dal museo, nella programma-
zione interna e nella comunicazione esterna, cercano di andare esat-
tamente in questa direzione. Grazie alla generosità del personale,
ancora numericamente modesto ma fortemente motivato, e all’ap-
porto, come si è accennato, di risorse esterne, oltre quelle purtrop-
po inevitabilmente limitate offerte dall’attuale concessionario per i
servizi aggiuntivi. Per tali ragioni è stato fondamentale sin da subito
investire sull’adeguamento e il potenziamento degli spazi destinati
alla didattica, interessati da un importante intervento manutentivo,
e lavorare alla stipula di convenzioni finalizzate alla realizzazione di
progetti didattici d’eccellenza, come quella siglata nel 2017 con l’Isti-
tuto Tecnico Agrario Emilio Sereni, capofila della rete regionale degli
istituti consimili, con il quale è stato possibile organizzare una serie
di giornate fruttuosamente dedicate all’approfondimento dei molte-

33 Nizzo 2018b, pp. 77-78, con rif. alla nota 10 di p. 88.


34 Santagati 2004, p. 83, Benocci - Delpino 2004 con riferimenti.
35 Sulla questione, da ultimo, Valenti 2019, con ampia bibliografia e una
trattazione del tema anche nella prospettiva dell’archeologia pubblica. I primi esempi
strutturati di ricostruzione all’aria aperta per fini didattici sono, come noto, quelli rea-
lizzati in Svezia a Skansen nell’isola di Djurgården presso Stoccolma, dal filologo Artur
Hazelius nel 1891. Al medesimo periodo risalgono altre analoghe iniziative, tutte loca-
lizzate nel Nord Europa che ha sempre detenuto il primato in questo tipo di comuni-
cazione museale, anche se precoci esempi si erano registrati nel corso dell’Esposizione
Generale Italiana del 1884 a Torino, durante la quale Alfredo D’Andrade mise in piedi
la ricostruzione di un intero borgo quattrocentesco, nata per fini diversi da quelli mu-
seali e didattici, anche se divenuta alcuni anni dopo un vero e proprio spazio museale
(Valenti 2019, pp. 59 ss. e 191 ss.).
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I primi 130 anni del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia 85

plici possibili rapporti tra archeologia e agricoltura e portare avanti


attività didattiche rivolte anche ai nostri pubblici (compresi quelli con
disabilità visiva)36. Tra queste merita senza dubbio di essere menzio-
nata la ricostruzione di un vero e proprio “orto etrusco”, fondamentale
per dare sostanza visibile al ruolo avuto dagli Etruschi nello sviluppo
delle tecniche di coltivazione e nella diffusione di alimenti di straor-
dinario rilievo come la vite e il vino, centrali, come noto, nell’ideolo-
gia quotidiana così come nella sua trasposizione funeraria quale può
essere ricostruita attraverso la stragrande maggioranza dei reperti
custoditi nelle vetrine del nostro museo (Fig. 7). Una collaborazione
che ha contribuito a rafforzare ulteriormente il messaggio lanciato in
occasione delle due edizioni delle Giornate della cultura dell’olio e del
vino ospitate presso il nostro museo grazie al coordinamento organiz-
zativo dell’Associazione Italiana Sommellier, che si è fatta promotrice
di un’inedita cooperazione tra il nostro ministero, il MIUR e il MIPAF.
Iniziative di questo tipo e la strutturazione di un servizio edu-
cativo interno coeso con quello curato dal concessionario hanno reso
possibile costruire un’offerta didattica sostenibile e regolare, supple-
mentare rispetto a quella rivolta alle scuole durante la settimana.
Mantenendo naturalmente alta l’attenzione per l’accessibilità dei
pubblici con disabilità che, oltre a poter contare sulla disponibilità di
personale dedicato su prenotazione, sono stati al centro di molte im-
portanti iniziative, calate naturalmente all’interno della programma-
zione ordinaria, in occasione, ad esempio, di manifestazioni annuali
ormai regolarmente ospitate dal Museo come RomArché e Archeofest,
o nell’ambito di eventi appositamente dedicati alla sensibilizzazione
rispetto a questo tipo di tematiche, come la Giornata Internazionale
dei Diritti delle persone con disabilità del 3 dicembre (Fig. 8). Quella
del 2017, in particolare, ha visto in presenza del Ministro l’inaugura-
zione di nuovi supporti per disabili visivi realizzati grazie al contribu-
to di associazioni che operano da anni nel settore, come la Federazione
nazionale delle istituzioni pro ciechi, o di aziende private, come la ti-
pografia System Graphic, cui si deve, rispettivamente, la realizzazio-
ne di un supporto in braille dedicato al racconto delle celebri lamine
di Pyrgi e la riproduzione tramite innovativi metodi di stampa 3d di
alcuni oggetti rappresentativi della cultura villanoviana.
Una iniziativa che, com’è ormai per noi consuetudine, è stata ul-
teriormente ravvivata grazie al contributo di abili rievocatori storici
che, con il coordinamento del Museo, hanno consentito di dare corpo e

36 I risultati dell’iniziativa sono raccolti nel volume (Roma 2018) riccamente


illustrato Nutri la Mente, Nutri il Corpo. L’archeologia incontra l’Agricoltura, curato
dalla Rete Nazionale degli Istituti Agrari.
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86 Valentino Nizzo

sostanza visibile al racconto delle nostre collezioni, rendendosi dispo-


nibili al tatto per quanti del pubblico hanno voluto o avuto bisogno di
stimolare le proprie facoltà percettive37.
Mostrando in questo modo a tutti quali possano essere alcune
delle strade più efficaci da percorrere per l’abbattimento di barriere
cognitive che, molto spesso, caratterizzano ancora oggi la percezione
e la sensibilità di alcuni professionisti del patrimonio. Ma, fortunata-
mente, anche su questo fronte le cose stanno rapidamente cambiando
e quelle forme di comunicazione e di didattica che sono solite essere
aggregate con la denominazione di Museum Theatre stanno sempre di
più trovando ospitalità nei nostri luoghi della cultura38.
A forme di mediazione come queste altre se ne sono altrettanto
efficacemente alternate, cogliendo le opportunità della documentari-
stica39 o dando ospitalità a prestigiose produzioni cinematografiche
internazionali40, grazie alle quali Villa Giulia ha potuto dar vita a
efficaci set rinascimentali, sufficientemente coerenti con la sua con-
notazione storica e architettonica.
Un modo per veicolare maggiormente l’identità del Museo
nell’immaginario collettivo, come si è cercato di fare anche nel corso
della diretta televisiva del Premio Strega41 o ideando nell’ambito di
questa storica manifestazione, inscindibilmente legata sin dal 1953 a
Villa Giulia, un itinerario letterario denominato “Musei di storie e di
persone” e costruito integrando i libri semifinalisti dello Strega all’in-
terno del percorso espositivo, sulla base di una serie di suggestioni

37 Non si contano più le iniziative organizzate dal Museo con il supporto di


gruppi di rievocazione storica, tra i quali ci limitiamo a menzionare espressamente
quelle realizzate con il Gruppo Storico Romano, con IRasenna e con il coordinamento
del Cers (Confederazione europea rievocatori storici).
38 Nizzo 2015, Id. 2017, Valenti - Ricci - Fronza 2018, Valenti 2019.
39 Alludiamo non solo alle riprese effettuate per la realizzazione di una delle
puntate della fortunata trasmissione “Meraviglie” di Alberto Angela (andata in onda
il 24 gennaio del 2018), ma anche alla realizzazione grazie alla stretta collaborazione
scientifica con il museo del documentario “La fortuna degli Etruschi” prodotto da
RaiStoria e andato in onda il 30 ottobre 2017 dopo una serie di anticipazioni alla Rai
e nel Museo a Villa Giulia, riscuotendo un notevole successo di pubblico e la candi-
datura a diversi premi internazionali (tra gli altri, è stato incluso nella cinquina dei
Globi d’Oro 2018 al miglior documentario e ha vinto la nona edizione dell’Aquileia
film festival).
40 Dalla fiction televisiva “I Medici” che, seppur in modo anacronistico, ha in-
dividuato Villa Giulia come set per alcune puntate della II e III serie, al regista Andrei
Konchalovsky che vi ha ambientato alcune delle scene del kolossal italo-russo “Il pec-
cato” incentrato sulla biografia di Michelangelo.
41 Favorendo la messa in onda di inserti e interviste dedicati al Museo e agli
Etruschi e imponendo la menzione “dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia” al
posto di quella finora tanto consolidata quanto approssimativa e fuorviante “dal ninfeo
di Valle Giulia”.
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I primi 130 anni del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia 87

e di nessi individuati nel corso della loro lettura con alcuni oggetti e
contesti delle nostre raccolte42.
Iniziative come quelle citate, pur essendo possibili a impatto zero,
hanno certamente contribuito ad aumentare la visibilità del museo
sui media tradizionali e su quelli digitali, favorendo sicuramente l’in-
cremento dei visitatori reali precedentemente citato e, al tempo stes-
so, consolidandone la reputazione anche sui canali di comunicazione
di seconda e terza generazione.
L’impatto del Museo sui social media, infatti, è cresciuto esponen-
zialmente negli ultimi due anni43 e si è distinto per iniziative di co-
municazione spesso originali o volutamente provocatorie, ma sempre
volte a stimolare la curiosità di un pubblico di follower estremamen-
te competente e appassionato, come dimostra la riuscita del piano
editoriale #ETRUscopri che ci sta impegnando ogni settimana dagli
inizi di novembre 2018 e che prevede l’interazione con il pubblico at-
traverso il lancio del dettaglio fotografico di una delle nostre opere
il lunedì, il suo disvelamento il mercoledì44 e un approfondito com-
mento video dell’opera il venerdì, spesso anticipato su Facebook con
un link di rimando al filmato integrale sul nostro canale YouTube @
Etruschannel45.
I risultati in termini di partecipazione e visualizzazioni sono a
dir poco sorprendenti e anche l’interazione che questo tipo di comu-
nicazione sta suscitando dimostra, ancora una volta, come sia possi-
bile perseguire il motto di Confucio anche nella dimensione virtuale,
trasmettendo al contempo contenuti complessi e insoliti per il livello
di attenzione solitamente correlato a questo genere di canali e al tipo
di fruitori che ne fanno uso. Un percorso che ha comportato anche il

42 Nizzo 2019b.
43 Da quando si sono avviate regolari misurazioni (12/9/2017) i profili Facebook
e Twitter del museo (@VillaGiuliaRM) sono passati, rispettivamente, da 8344 a 15.770
(con una crescita del 47%) e da 5913 a 7161 (+17%). Di nuova creazione risultano inve-
ce i canali Instagram (@museoetruscovillagiulia) e YouTube (@Etruschannel) arrivati,
rispettivamente, a 4528 e 581 followers. Data rilevazione: 30/4/2019.
44 Da ultimo accompagnato anche dal premio di un abbonamento trimestrale
destinato a chi per primo è stato in grado di scoprire il dettaglio misterioso, cosa as-
solutamente non facile ma che ha consentito di verificare lo straordinario livello e le
capacità dei nostri interlocutori.
45 Il solo canale YouTube è arrivato oggi a 34.129 visualizzazioni, con exploit
assai significativi come quelli rappresentati dalle conferenze del ciclo “Gli Etruschi
senza Mistero” (6021 spettatori) e dall’“Archeorecensione” del film “Il primo Re” arri-
vata in poche settimane a 6804 visualizzazioni, con un livello altissimo di gradimento
per video di questo tipo e durata (dati al 30 aprile 2019). Su Facebook, nel periodo da
novembre 2018 ad aprile 2019, i video caricati hanno totalizzato 101.646 visualizzazio-
ni di almeno 3 secondi per un totale di 63.000 minuti complessivi di visualizzazione,
standard elevatissimi per contenuti dal carattere esclusivamente culturale veicolati
per tramite di un account istituzionale.
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88 Valentino Nizzo

totale ripensamento della nostra identità visiva e del naming (ETRU)


e che si è concretizzato recentemente nel lancio di un sito web46 to-
talmente rinnovato e costruito in modo tale da essere allineato ai mi-
gliori standard della web strategy promossa da ICOM e veicolata dal
Ministero (Fig. 9)47.
Con la speranza di riuscire a intercettare sempre di più anche
quelle fasce di pubblici che rifuggono per definizione dai musei,
come gli adolescenti e i teenager ai quali si è prestata particolare
attenzione incentivando, ad esempio, la realizzazione di videogames
dedicati agli Etruschi, come si è fatto da ultimo per tramite di un ap-
posito protocollo di intesa con la società Entertainment Game Apps,
Ltd., legato allo sviluppo del videogioco strategico Mi Rasna - Io
sono etrusco non tanto grazie alla concessione di un canone simbo-
lico per l’utilizzo delle immagini quanto attraverso un contributo
diretto al perfezionamento della qualità e della credibilità storica
dei contenuti del gioco, indispensabile per innalzare il livello dell’e-
sperienza e il contributo che essa può dare all’apprendimento attra-
verso il divertimento48.
Ma l’ultima e più ambiziosa innovazione che spero di poter
introdurre nei prossimi anni ci riconduce nuovamente al punto di
partenza e ruota intorno al progetto provocatoriamente denominato
“La macchina del tempio” (Fig. 10)49. Lo scopo, infatti, è quello di re-
stituire alla fruizione del pubblico il tempio etrusco-italico di Alatri,
trasformato negli anni in un inaccessibile e stipatissimo deposito
che tradisce le funzioni didattiche per le quali era stato concepito. Il
progetto prevede la creazione al suo interno di uno spazio totalmen-
te immersivo nel quale vivere l’esperienza del racconto della storia
come in un viaggio attraverso il tempo, giocando non soltanto sulla
componente tecnologica ma soprattutto su quella della narrazione
storica che, se ben utilizzata, è senza dubbio la forma più coinvol-
gente di comunicazione50.
Un progetto che si estende anche agli altri spazi esterni della
Villa, come il cortile e il ninfeo, per i quali sono in fase di progetta-
zione (e di ricerca di finanziamenti) sistemi di videoproiezione not-
turna in linea con le più efficaci esperienze di questo tipo finora
realizzate.

46 < museoetru.it > realizzato da Sarah Orlandi e da Marco Boldrini in stretta


collaborazione con il personale del Museo.
47 Orlandi et Alii 2018.
48 Nizzo cs.
49 Da ultimo Nizzo 2018c.
50 Secondo i principi che ho avuto già modo altrove di delineare: Nizzo 2016a,
pp. 73-74; Id. 2018d, pp. 81-83.
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I primi 130 anni del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia 89

Custodire, potenziare, restituire

L’ultimo paragrafo lo dedichiamo idealmente a una rapida ras-


segna dei principali interventi realizzati o in fase di studio e di ese-
cuzione per il recupero, la conservazione, la razionalizzazione e il
potenziamento degli spazi del Museo anche in un’ottica finalizzata
all’innalzamento dei suoi livelli di sicurezza.
È questa, probabilmente, la parte più impegnativa del lavoro
quotidiano di tutta l’equipe di Villa Giulia e, al contempo, è anche
quella che ha meno risonanza mediatica e visibilità nonostante costi-
tuisca il cuore e il cardine intorno al quale ruota la vita del Museo e
le scommesse principali sul suo futuro.
Sin dall’inizio del mio mandato ho cercato di destinare la totalità
del bilancio disponibile alla realizzazione di interventi volti al miglio-
ramento della fruizione e alla tutela delle persone, dei luoghi e delle
collezioni, cercando di realizzare con risorse interne e costi per quanto
possibile limitati tutte le numerose attività di valorizzazione che sono
state in precedenza sommariamente citate51.
Il potenziamento della sicurezza interna del museo tramite sup-
porti fisici e meccanismi di dissuasione sonora per la protezione di
alcune opere rimaste per anni alla portata del pubblico, la realizza-
zione di un impianto “antipiccioni” nell’emiciclo per preservarne gli
affreschi, la sostituzione di una parte degli infissi di Villa Poniatowski
e degli uffici di Villa Giulia, sono solo alcuni dei provvedimenti finora
attuati in tal senso. Di pari passo sono andati gli interventi di razio-
nalizzazione degli spazi destinati agli uffici e ai depositi volti, da un
lato, a recuperare alla pubblica fruizione - seppure con modalità an-
cora occasionali per ragioni legate alle carenze di organico - ambienti
di pregio come il tempio ottocentesco di Alatri o quelli rinascimenta-
li della cosiddetta “neviera” e della sala dello Zodiaco e, dall’altro, a
implementare i locali destinati ad attività di ricerca, studio e valo-
rizzazione. In questa direzione si muove, ad esempio, il progettato
adattamento di un nuovo ambiente alla realizzazione di attività di
conservazione che consentano la fruizione al pubblico dall’esterno di
restauri d’eccellenza, con particolare riguardo per gli interventi fi-
nanziati con meccanismi quali l’Art Bonus che, per essere incentivati,

51 Tutte le informazioni al riguardo, in costante aggiornamento, sono dispo-


nibili nella sezione amministrazione trasparente del nostro sito web < http://mnetru.
authorityonline.eu/ >. La spesa autorizzata nel corso del 2018 per attività di valoriz-
zazione quali la realizzazione del nuovo sito web e l’organizzazione di mostre e mani-
festazioni culturali è stata pari ad appena il 2% del bilancio complessivo del museo,
integralmente assorbito da costi legati alle utenze e alle manutenzioni ordinarie e stra-
ordinarie.
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90 Valentino Nizzo

necessitano anche di una adeguata visibilità52. Analoghi fini potranno


essere perseguiti grazie al trasferimento in un’area in precedenza uti-
lizzata come uffici di una parte degli archivi storici e della biblioteca
tecnico-scientifica del museo, garantendo una maggiore sicurezza e
una migliore conservazione del nostro patrimonio cartaceo e consen-
tendo una sua più regolare ed efficace fruizione negli orari di aper-
tura al pubblico degli uffici. Un progetto che consentirà al contempo
di realizzare una sezione d’eccellenza dei depositi, occasionalmente
fruibile al pubblico, nei locali posti al piano seminterrato del casino
di Villa Giulia, dov’è oggi collocata la sezione più antica e delicata dei
fondi documentari del Museo.
Alla riconfigurazione dei depositi è corrisposta sin da subito una
complessa fase di riscontro del materiale in essi conservato, non sem-
pre adeguatamente registrato e documentato anche in seguito alle
problematiche legate all’insufficienza degli spazi che hanno caratte-
rizzato fin dalle origini la storia di Villa Giulia e che, nel corso dei
decenni, hanno dato luogo a trasferimenti di materiali non sempre
adeguatamente coordinati53. L’immagine del Museo di Rio de Janeiro
in fiamme evocata all’inizio acquista in tal senso tutto il suo dramma-
tico valore di monito.
Le ultime attività che vorrei citare riguardano, infine, quegli in-
terventi che, in futuro, potrebbero contribuire a rivoluzionare l’im-
patto del museo sia dal punto di vista culturale che da quello della
sua sostenibilità economica; obiettivi cui tutti i luoghi della cultura
dovrebbero mirare, in modo compatibile, naturalmente, con la loro
vocazione e le loro potenzialità.
Sotto tale punto di vista si può tranquillamente affermare che le
potenzialità di Villa Giulia sono tutte ancora da esprimere. Il primo

52 Come, ad esempio, l’avvio del restauro del Sarcofago degli Sposi la cui pro-
gettazione preliminare è stata già finanziata con l’Art bonus e attende di essere messa
in cantiere una volta che saranno disponibili gli spazi da dedicare a tale attività, senza
precludere al pubblico la fruizione di una delle opere più rappresentative del Museo.
53 Santagati 2004; Delpino 2005. A titolo meramente esemplificativo può
bastare menzionare la ricostruzione dettagliata delle vicende subite dal materiale
capenate scavato all’inizio del secolo scorso offerta di recente in Mura Sommella -
Benedettini 2018 o quella altrettanto non edificante relativa alla documentazione e
ai materiali degli scavi del santuario veiente di Portonaccio, prospettata in Colonna
2002. Una sommaria ma assai meritoria attività di riordino e schedatura dei depositi è
stata effettuata nel corso degli anni ’90 ma i continui e spesso scarsamente ponderati
spostamenti e trasferimenti di materiali, ulteriormente aggravati dalle diverse fasi
della recente riorganizzazione, hanno reso il riscontro estremamente delicato e com-
plesso vanificando, sostanzialmente, quanto di buono avrebbe potuto essere compiuto
in occasione degli ultimi passaggi di consegne. Problematiche cui si sta cercando di
porre rimedio anche attraverso la realizzazione di una mirata serie di convenzioni e
protocolli di studio e tirocinio con quei centri di ricerca italiani e stranieri che negli
anni si sono maggiormente occupati delle raccolte del Museo di Villa Giulia.
Ib
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I primi 130 anni del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia 91

passo in tal senso è costituito dal recupero e dalla riapertura al pub-


blico della cosiddetta Caffetteria dell’Aranciera, collocata sul versante
SE del Museo, verso piazza Thorwaldsen, presso quello che sin dalla
prima metà del ’900 avrebbe dovuto diventare il secondo ingresso del-
la Villa. Aperta in modo effimero oltre un decennio fa e quasi subito
chiusa, la caffetteria oltre a fornire il meritato ristoro al pubblico del
Museo, potrebbe costituire essa stessa una attrazione, facendo leva
sulle più volte sperimentate potenzialità dell’enogastronomia come
attrattore culturale ed eccezionale strumento per l’implementazione
emozionale e sensoriale delle esperienze di apprendimento e socializ-
zazione54.
Ma la scommessa più grande è quella rappresentata dal recupero
degli oltre 2000 mq delle Concerie Riganti, un complesso industriale
nato nel 1870 nell’area un tempo occupata dai giardini di Villa Ponia-
towski. Si tratta di uno spazio ideale e strategico per il quale è pre-
vista una destinazione polifunzionale ad alto livello di sostenibilità
in grado di accrescere esponenzialmente l’attrattività del Museo e di
compensare le attuali carenze di locali da destinare a esposizioni tem-
poranee e ad attività culturali e ricreative (museumshop, auditorium,
ristorante/bar con terrazza polifunzionale per eventi e spettacoli dal
vivo, giardini, attività didattiche ecc.) di ampio respiro. Il tutto con be-
nefici effetti anche sulla riqualificazione di un’area del territorio della
Capitale dalle grandi potenzialità, tuttora non pienamente espresse,
considerata la possibilità di usufruire di un accesso indipendente da
Via Flaminia e di mettere così in relazione diretta il Polo Museale
Etrusco con la direttrice che collega Piazza del Popolo all’Auditorium
(Figg. 11-12)55.

54 Si veda, ad esempio, il caso esemplare offerto dal sito archeologico urbano


El Born centre de cultura i memòria di Barcellona nel quale, tra le altre cose, trova
ospitalità un ristorante d’eccellenza (El 300 del Born) connotato da un peculiare menù
storico perfettamente coerente con le tematiche e i risultati degli scavi ivi eseguiti e
musealizzati: Nizzo 2016b, pp. 8-11.
55 L’area è infatti già interessata dalla presenza di molteplici attrattori cultu-
rali d’eccellenza, dalla Filarmonica Romana al Museo Explora (il Museo dei bambini
di Roma), dal MAXXI all’Auditorium. Significativa risulta anche la contiguità con il
parco di Villa Strohl-Fern (accessibile per tramite di un viale ricadente nella giuri-
sdizione dello Stato Francese), la cui fruibilità potrebbe essere consentita qualora ve-
nisse rinnovata la convenzione trilaterale sottoscritta tra il Ministero, il comune di
Roma e lo Stato Francese nel 2005, volta a creare un percorso culturale attrezzato tra
quest’ultimo parco e l’area di Villa Borghese. Senza tralasciare il rafforzamento che la
strutturazione di tale percorso consentirebbe di creare, per tramite del Polo museale
Etrusco, tra l’area della via Flaminia e il polo delle Belle Arti rappresentato da Villa
Giulia, dalla Facoltà di Architettura della Sapienza, dalla Galleria Nazionale di Arte
Moderna e dagli istituti stranieri di cultura che, sin dal principio del secolo, gravitano
per tradizione e vocazione su quest’area (Nizzo 2019c).
Ib
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92 Valentino Nizzo

L’intervento ha già ricevuto un primo finanziamento di 1.500.000


euro attraverso i “Fondi rinvenienti dalla programmazione 2007-
2013”, con i quali, entro il 2021, sarà completato il ripristino di circa
la metà della struttura. La porzione rimanente, si auspica, potrà es-
sere anch’essa recuperata sia grazie alle nuove risorse che tali spazi
consentiranno di intercettare sia attraverso il contributo di quanti
vorranno continuare a credere in quello straordinario sogno che, sin
dalle sue origini rinascimentali e poi nella sua storia museale recente,
è stato per molti Villa Giulia (Fig. 13)56.

56 Pur non essendo possibile citare tutti espressamente, è doveroso, in chiu-


sura, un ringraziamento collettivo a tutto il personale del Museo che, credendo in tale
progettualità, si spende quotidianamente per superare ogni difficoltà e problema, ga-
rantendo “effettive esperienze di conoscenza e di pubblico godimento”.
Ib
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I primi 130 anni del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia 93

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Fig. 1 - Villa Giulia nei primi anni di vita (11 maggio 1892); (©MiBAC - Ar-
chivio storico ETRU).

Fig. 2 - Una immagine dell’incendio del Museu Nacional do Rio de Janeiro nel
settembre del 2018 (RaiNews.it).
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I primi 130 anni del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia 97

Fig. 3 - Villa Giulia: grafico dell’andamento storico (1996-2018) dei visitatori


del Museo (elaborazione V. Nizzo).

Fig. 4 - Elaborazione statistica di alcuni dei dati tratti dai questionari di


customer satisfaction promossi dalla Direzione generale musei (elaborazione
R. Laurito).
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98 Valentino Nizzo

Fig. 5 - Elaborazione statistica di alcuni dei dati tratti dai questionari di


customer satisfaction promossi dalla Direzione generale musei (elaborazione
R. Laurito).
Ib
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I primi 130 anni del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia 99

Fig. 6 - Villa Giulia: veduta assonometrica e rappresentazione schematica del


percorso espositivo.

Fig. 7 - Collage di immagini relative ad alcuni dei laboratori didattici realiz-


zati con l’ausilio dell’orto etrusco rievocativo.
Ib
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100 Valentino Nizzo

Fig. 8 - Villa Giulia: La rievocazione del sarcofago degli sposi in presenza


di Franceschini per la giornata della disabilità del 3 dicembre 2017 (fonte
AGCult).

Fig. 9 - Il nuovo logo del Mu-


seo Nazionale Etrusco di Villa
Giulia elaborato da Zetalab
attraverso un percorso par-
tecipato con il personale e la
comunità di eredità del Museo.

Fig. 10 - Villa Giulia: la rico-


struzione del tempio etrusco
italico di Alatri realizzata alla
fine dell’800 da A. Cozza e al
centro del progetto “La mac-
china del tempio” (©MiBAC -
Archivio storico ETRU; foto M.
Benedetti).
Fig. 11 - Stato
di fatto e rico-
struzione de-
gli interventi
ricadenti sulle
Concerie Ri-
ganti di Villa
Poniatowski
(elaborazione
equipe Prof. A.
I primi 130 anni del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia

Grimaldi, Facol-
tà di Architet-
tura, ‘Sapienza’,
101

Roma).

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102 Valentino Nizzo

Fig. 12 - Ren-
dering del pro-
getto di recu-
pero delle Con-
cerie Riganti
e della sovra-
stante terraz-
za panoramica
(elaborazione
equipe Prof.
A. Grimaldi,
Facoltà di Ar-
chitettura, ‘Sa-
pienza’, Roma).

Fig. 13 - Il per-
sonale di ieri e
quello di oggi
del Museo Na-
zionale Etru-
sco di Villa
Giulia riunito
in occasione
di una recente
festa di pensio-
namento (©Mi-
BAC - Archivio
storico ETRU;
foto F. Fugalli).

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