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ilpoligrafo
ISBN 978-88-9387-007-8
33,00
in copertina
e
Giovanni Ghisolfi (Milano 1623-1683), Veduta di fantasia
con la statua di Ercole Farnese, collezione privata ilpoligrafo
ptolemaica. studi sul mediterraneo
ptolemaica. studies about the mediterranean sea
collana diretta da | a series edited by Serenella Ensoli
1
Comitato Scientifico della collana
Series Scientific Committee
Ahmed Abdulkariem
Mounir Bouchenaki
Stefano De Caro
Emanuele Greco
Ettore Janulardo
Karl-Uwe Mahler
Clemente Marconi
Attilio Mastino
Demetrios Michaelides
Vincent Michel
Maria Antonietta Rizzo
Hamed Salem
Mustafa Turjman
Susan Walker
.
Jerzy Zelazowski
la fortuna di lisippo
nel mediterraneo
Tra ‘imprenditorialità’, ‘politicizzazione’
e ‘strategie di reimpiego’
testi di
Serenella Ensoli, Angela Di Folco, Filippo Salamone
con la collaborazione di
Ilaria Campagnano, Antonella Frezzetti, Paolo Piscitelli
ilpoligrafo
Il volume è pubblicato con il contributo di
Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
(Direzione Generale per la promozione del sistema Paese)
Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”
in copertina
Giovanni Ghisolfi (Milano 1623-1683), Veduta di fantasia
con la statua di Ercole Farnese, collezione privata
(da Lisippo. L’arte e la fortuna, a cura di P. Moreno, S. Ensoli,
M.E. Tittoni, F. Pirani, Milano 1995, p. 432, n. 7.1)
9 Prologo | Prologue
Serenella Ensoli
11 Introduzione
Serenella Ensoli
Parte prima
La fortuna di Lisippo dall’età ellenistica all’età romana
Parte seconda
I soggetti lisippei più diffusi nel Mediterraneo:
Alessandro Magno, Eracle ed Eros
53 Alessandro Magno
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1. Alessandro con la lancia e il ritratto del principe
2. Alessandro a cavallo nelle scene di battaglia
3. Alessandro a cavallo nelle scene di caccia
conclusioni
apparati
207 Bibliografia
con la collaborazione di Ilaria Campagnano,
Antonella Frezzetti, Paolo Piscitelli, Filippo Salamone
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1. Vergina, necropoli;
Tomba Bella con il dipinto raffigurante
probabilmente uno stratega
(da Ensoli 1995, p. 293, fig. 8)
2. Parma, Museo Archeologico
Nazionale; statuetta bronzea
di Alessandro da Velleia
(da Moreno 1995b, p. 212, fig. 9)
3. Zliten, Museo; frammento
di affresco rappresentante Ares
nello schema iconografico
di Alessandro con la lancia
(da L. Musso, in Ensoli 1995,
p. 337, fig. 6.7.10)
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moltissime terrecotte che vengono datate tra la fine del IV e il III secolo
a.C. Una testa giovanile conservata nel Museo Gregoriano Etrusco13 è sta-
ta avvicinata alla testa Schwarzenberg e al medaglione d’oro da Abukir14.
Un’altra testa dello stesso museo, con forme elaborate di anastole15, allude a
prototipi più complessi, richiamando l’Alessandro Borghese e la testa con-
servata nella Ny Carslberg Glyptotek (fig. 4)16. Le risonanze dell’iconografia
del Macedone si colgono anche nella testa di Pavia17, datata all’inizio del
III secolo a.C. Nel corso del tempo l’anastole assume forme più definite e di-
viene uno stilema. In alcuni casi, inoltre, la più coerente ripresa dei modelli
greci ha fatto proporre l’ipotesi di una trasmissione di copie dalla Grecia
in Italia in età assai precoce, tesi confortata dal significativo parallelo nelle
terrecotte architettoniche18.
Le forti analogie che collegano tra loro le teste votive dell’area centro-
italica, in cui il ritratto di Alessandro è riproposto in forme idealizzate e
viene ripreso nella seconda metà del III secolo a.C. anche nelle statue votive
maschili e femminili, tra cui quelle di Lavinio19, si riscontrano anche nell’a-
rea campana e magnogreca, da Capua a Lucera. A tal riguardo, proprio in
merito alla circolazione delle immagini del Macedone, è particolarmente
interessante la matrice di Policoro (fig. 5, a-b)20, che, tra la fine del IV e
l’inizio del III secolo a.C., ne offre una versione idealizzata. La matrice fa
parte di un nucleo di oltre 200 pezzi costituenti il repertorio di una bottega
di artigiani di Eraclea.
La dipendenza di queste terrecotte dalle officine di Taranto è partico-
larmente significativa21. La matrice di Lipari (fig. 6)22, datata nella prima
metà del III secolo a.C., può ben esemplificare il problema della circolazio-
ne di stampi tratti da originali celebri e via via rielaborati. In questo caso nel
modello è stato riconosciuta la figura riprodotta nella testa di Alessandro-
Helios conservata nei Musei Capitolini23.
A loro volta le teste fittili votive di Capua (fig. 7)24, datate nel IV-III
secolo a.C. ed eseguite in serie con impiego di matrici per uno smercio su
vasta scala, trovano un loro immediato pendant nel ritratto di Alessandro
conservato nel Museo Civico di Catania (fig. 8)25. Esse mostrano anche,
come ha notato Moreno26, significative corrispondenze con il ritratto giova-
nile di Alessandro da Pella27. A questi esempi, come manifestazione nella
coroplastica della costante ispirazione al ritratto del Macedone, può essere
avvicinata la protome di terracotta da Lucera28, proveniente da un contesto
votivo datato nella prima metà del II secolo a.C.29.
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del V secolo a.C. che appare il tipo canonico, ampiamente ripreso nei fregi e
nelle metope templari, oltre che, evidentemente e ancor prima, nella coeva
pittura31.
Nell’ambito delle numerose testimonianze della seconda metà del V e
del IV secolo a.C. il motivo appare peculiare di una specifica classe di monu-
menti funerari, quali stele, loutrophoroi e lekythoi marmoree. In particolare
la sua presenza nei rilievi sepolcrali statali precede l’adozione del motivo nei
monumenti privati, che pongono l’accento sull’eroizzazione del defunto.
Tale è il caso della stele posta nell’Heroon di Dexileos, datato dall’iscrizione
nel 394 a.C., che presenta importanti motivi innovatori anche nello schema
compositivo (fig. 9)32.
L’impiego del “Dexileosmotiv” ha una lunga fortuna che, grazie pro-
prio alle formulazioni lisippee riproducenti il Macedone in scene di batta-
glia e di caccia, ne amplifica la diffusione, ponendo in evidenza ancora una
volta il significato più profondo del motivo, quello eroico. Di qui il passo
decisivo, anticipato per molti versi proprio dall’Heroon di Dexileos, ossia
l’adozione del motivo per le statue onorarie.
A Lisippo e ai suoi capolavori, tra i quali innanzitutto la Turma Alexandri
(fig. 10)33, che rappresentava il Macedone con i compagni morti nella batta-
glia del Granico (334 a.C.), ossia venticinque cavalieri e nove fanti, si deve
probabilmente la moltiplicazione nel mondo ellenistico del tema del ca-
valiere all’attacco e la specifica ripresa da parte dei successori di Alessan-
dro. Tra i numerosi esempi è possibile ricordare, a titolo esemplificativo,
la statua equestre bronzea di Demetrio Poliorcete nel Museo dell’Agorà di
Atene34 e, in riferimento alla sfera funeraria, il rilievo rupestre della tomba
di Alketas a Termessos35. Gli esempi, tuttavia, sia in Grecia sia in Asia Mi-
nore, sono numerosissimi.
Il motivo iconografico, con poche varianti, viene ripreso a Taranto per
la decorazione metopale di un celebre heroon (fig. 11) e tale ripresa sem-
brerebbe ancora più significativa se si accetta la proposta di Moreno, già
avanzata da Sismondo Ridgway, di identificare nel cavaliere lo stesso Pirro,
piuttosto che Alessandro, benché Enzo Lippolis abbia efficacemente dimo-
strato che nel rilievo, da datare attorno al 200 a.C., non si possa riconoscere
una figura storica ma, piuttosto, un importante personaggio della classe
aristocratica locale36.
Nella certezza che vi sia una sostanziale differenza tra i monumen-
ti di destinazione pubblica e quelli di carattere privato, credo necessario
ricordare che l’ampia diffusione del tema nell’iconografia romana di età
repubblicana si debba alla ripresa del modello di Alessandro e dei Diadochi
da parte dei trionfatori, probabilmente determinata anche dalla presenza
delle sculture originali di Lisippo a Roma.
Al gruppo bronzeo del Granico che Quinto Cecilio Metello Macedoni-
co nel 146 a.C. portò a Roma come bottino di guerra dal Santuario di Zeus
a Dion per esporlo nella Porticus Metelli, dove rimase per lungo tempo, si af-
fianca la statua equestre di Alessandro loricato portata nell’Urbe da Cesare
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parte dei Diadochi e dei trionfatori romani93. I Tolemei, con il loro vasto
regno nel Mediterraneo Orientale, furono certamente i primi artefici di un
oculato e strategico reimpiego delle immagini del principe. Gli imperatori,
sino a Costantino e oltre, in quest’ultimo caso nella figura degli anable-
pontes, ne decretarono definitivamente la fortuna imperitura94.
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1 Cfr. in questo volume S. Ensoli, L’eredità delle iconografie lisippee a partire dall’età
p. 175, fig. 147; Ensoli 1995, p. 293, fig. 8; Ducrey 1999, p. 14, nota 21. Vedi inoltre infra, nota 4.
4 Moreno 1988a, p. 259.
5 Cfr. supra, nota 2, con bibliografia.
6 Ensoli 1995, p. 331, fig. 1. Cfr. Moreno 1993, nota 65, fig. 33, con bibliografia.
7 Brouskari 1985, p. 94, n. 119 (inv. n 119); Moreno 1988, p. 259, nota 26, fig. 7, con
inv. 166: Traversari 1973, pp. 150-151, n. 65; Moreno 1990, p. 254, fig. 4; Ensoli 1995, p. 331,
fig. 2).
9 Ensoli 1995, p. 332, fig. 3. Cfr. Moreno 1988a, pp. 258-264, nota 30, fig. 8, con bi-
bliografia.
10 L. Musso, in Ensoli 1995, p. 336, n. 6.7.10, con bibliografia.
11 Museo di Antichità, inv. n. 589: Manino 1956-1957, pp. 130-144, figg. 9-10; Hampe
1981, p. 498, n. 4; Frova 1983, pp. 103-105, n. 30; Moreno 1988a, p. 259, nota 28; Ensoli 1995,
p. 293, fig. 9.
12 Hafner 1966-1967, pp. 29 ss.; Steingräber 1980; Hofter 1985; La Rocca 1990,
p. 162.
17 Ensoli 1995, p. 333, n. 6.7.2, con bibliografia.
18 Cfr. Ensoli 1995, pp. 398-399.
19 Enea nel Lazio 1981, p. 182, n. D 42, con figg.
20 Cfr. supra, nota 2, con bibliografia. Vedi inoltre Moreno 1995b, p. 214, n. 11.
21 Moreno 1993, pp. 117-119; Moreno 1994b, p. 112; Ensoli 1995, p. 332.
22 Ensoli 1995, p. 334, n. 6.7.3, con bibliografia.
23 Ensoli 1995, p. 401, n. 6.17.3, con bibliografia.
24 Ensoli 1995, pp. 334-335, nn. 6.7.4-6.7.6, con bibliografia.
25 Ensoli 1995, p. 335, n. 6.7.7, con bibliografia.
26 Moreno 1989, p. 987.
27 Siganidou 1980, p. 181, n. 155, tav. 25.
28 Ensoli 1995, p. 335, n. 6.7.8, con bibliografia.
29 Un caso a parte è rappresentato dalla testa marmorea di Alessandro-Eracle prove-
niente dal Santuario tiburtino di Eracle: Ensoli 1995, p. 336, n. 6.7.9, con bibliografia.
30 Cfr. supra, nota 1.
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n. 6.8.1 (metopa da una tomba a camera di Taranto); M. Tirelli, in Ensoli 1995, p. 344, n. 6.8.2
(gemma di Altino); Ensoli 1995, pp. 344-346, n. 6.8.3 (statua bronzea equestre di Domiziano/
Nerva da Capo Miseno a Napoli), p. 346, n. 6.8.4 (medaglione di Lucio Vero da Roma nella
Biblioteca Apostolica Vaticana). Per gli aggiornamenti bibliografici cfr. infra.
31 Su tutta la problematica vedi Ensoli 1987, specialmente pp. 266-283, con bibliografia.
32 Cfr. supra, nota 31.
33 G. Calcani, in Moreno 1995a, pp. 148-150; Ensoli 1995, pp. 338-342. In particolare per il
celebre bronzetto da Ercolano (supra, nota 30, fig. 10), che rappresenta il migliore confronto, vedi
anche M. Cadario, in I giorni di Roma 2010, pp. 290-291, n. II. 22, con esaustiva bibliografia.
34 Houser 1982, pp. 229-237; Dohan Morrow 1985, p. 107, tav. 80 a-b; Calcani 1989,
pp. 76, 82, figg. 43, 45; Moreno 1994b, p. 299. Sul bronzetto di Firenze: Calcani 1988,
pp. 32-35. Sulla fortuna del gruppo bronzeo vedi anche supra, nota 30.
35 Ensoli 1995, p. 339, fig. 2. Cfr. Kleiner 1962, pp. 67-69, figg. 2-15; Pekridou 1986; Si-
smondo Ridgway 1990, pp. 36-37, ill. 13, figg. 13-15; Stewart 1993, p. 312, fig. 113; Moreno 1994b,
pp. 90-94, fig. 115.
36 Cfr. supra, nota 30, con bibliografia. Vedi inoltre l’approfondita disamina di E. Lip-
polis, in Alessandro Magno. Storia e mito 1995, pp. 313-315, n. 109, con la quale concordo piena-
mente. Cfr. infine Moreno 1999, pp. 28-31.
37 Cfr. Cadario 2006, pp. 35-37; Zanker 2009, pp. 291-292.
38 Silvae, 1, 1, 86-87.
39 Sulla statua di Alessandro Ktistes nel Foro di Cesare cfr. supra, nota 37. Sul reimpiego
1994b, pp. 538-541, nota 858, con bibliografia. Cfr. anche Moreno 2003.
41 Plutarco, Emilio Paolo, 28.
42 Colin 1930, pp. 29-32, tav. 5.
43 Bergemann 1990. Sulle statue equestri ellenistiche: Coarelli 1996, pp. 382-417;
di Roma 2010, pp. 288-289, n. II. 21, con esaustiva bibliografia (datazione: 70-50 a.C.).
52 Cfr. in particolare Cadario, vedi supra, nota 51.
53 G. Calcani, in Moreno 1995a, pp. 148, 150. Il Santuario di Dion rappresentava il
luogo di adunata dell’esercito macedone, come il Campo Marzio lo era per le legioni romane.
Sulle statue di Dodona si consideri anche Katsikoudis 2005. Da ricordare anche la statua di
Skopje: Tomović 1992, p. 85, n. 61.
54 Vedi anche La Rocca 1990, p. 490.
55 Coarelli 1981, p. 251.
56 G. Calcani, in Moreno 1995a, pp. 150-151. Vedi inoltre supra, nota 51.
57 Cicerone, ad Att., VII, 1, 17.
58 Moreno 1981, p. 186, nota 91.
59 La Rocca 1990, p. 490.
60 Vedi gli esemplari in Bergemann 1990, p. 171, nn. M 22 - M 27, tav. 90, c-h.
61 Mattingly, Sydenham 1923, p. 129, n. 62, tav. VIII, 126; Bergemann 1990, p. 173,
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66 Mattingly, Sydenham 1923, p. 86, n. 613; Bergemann 1990, p. 174, nn. M 69 - M 72,
tav. 91, k.
67 Cfr. supra, nota 30, con bibliografia. Vedi inoltre Adamo Muscettola 1987; Berge-
M 159, con bibliografia, tav. 93, f; p. 180, n. M 165, con bibliografia, tav. 93, g.
74 Cfr. supra, nota 30, con bibliografia.
75 Alföldi 1976, p. 14, nn. 45-46, tav. 17 ss. Vedi anche Vermeule 1980, p. 116, n. 35.
76 Ensoli 1987, pp. 269 ss.
77 Moreno 1994b, pp. 302 ss., nota 579, con bibliografia, figg. 376, 386.
78 G. Calcani, in Moreno 1995a, pp. 153-154. Cfr. anche supra, note 30, 33.
79 Vedi supra, nota 1.
tavv. 83-84.
92 Bergemann 1990, pp. 115 ss., n. P 63, con bibliografia, tav. 85.
93 Sulla figura del principe macedone vedi anche Alessandro Magno 1995, con particola-
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