Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
2
La coscienza. Un dialogo interdisciplinare e interculturale
a cura di Domenico Fiormonte
Comitato scientifico:
Roberta Ascarelli, Francesco Fiorentino (coordinatori), Bruno Berni, Ma-
ria del Sapio, Massimiliano De Villa, Domenico Fiormonte, Laura Forti-
ni, Fiona Macmillan, Teresa Numerico, Gianluca Paolucci
Roma 2018
ISBN: 978-88-95868-28-8
La coscienza
Un dialogo interdiscipliare e interculturale
a cura di Domenico Fiormonte
Dedichiamo questo lavoro alle memorie di
due grandi amici prematuramente scomparsi:
Emilio Del Giudice e Paolo De Santis.
Geniali scienziati, appassionati attivisti
e anime luminose
Indice
Premessa
di Domenico Fiormonte e Michele Lucantoni p. 9
1
Adrian Konik, Reconsidering Foucault’s Dialogue with Bud-
dhism, in «South African Journal of Philosophy», 35, 1 (2016), pp.
37-53.
2
Michel Foucault, M. Foucault to zen: zendera taizai-ki, in «Umi»,
197 (1978), pp. 1-6, trad. fr. in Id., Dits et Écrits, vol. III, n. 236, pp.
618-624, trad. it. di Mauro Bertani, Il discorso, la storia, la verità. Inter-
10 premessa
1
Alan L. Mackay, A Dictionary of Scientific Quotations, Institute of
Physics Publishing, Bristol-Philadelphia 1991, p. 35.
il cammino della fisica dai molti all’uno 15
2
Cfr. Karl H. Pribram, The Form Within: My point of View, Prospec-
ta Press, Westport (CT) 2013.
18 antonella de ninno
3
Questa osservazione, nel contesto della fisica, è stata fatta per la
prima volta da Giuseppe Vitiello, The Dissipative Brain, in Brain and
Being. At the Boundary Between Science, Philosophy, Language and
Arts, ed. by Gordon G. Globus – Karl H. Pribram – Giuseppe Vitiel-
lo, John Benjamins Publishing, Amsterdam 2004, pp. 315-334, e dello
stesso autore cfr. …And Kronos Ate His Sons…, in Beyond Peaceful Co-
existence: The Emergence of Space, Time and Quantum, ed. by Ignazio
Licata, Imperial College Press, London 2016, pp. 465-486.
il cammino della fisica dai molti all’uno 19
4
Louis de Broglie, nel 1924, propose che ad ogni onda può essere
associata una particella e, viceversa, per ogni particella si può definire
una lunghezza d’onda legata al suo impulso meccanico dalla costante h
di Planck. Cfr. Louis de Broglie, Recherches sur la théorie des Quanta
(thèse de doctorat), disponibile all’indirizzo <https://tel.archives-ouver-
tes.fr/tel-00006807/document> (ultimo accesso: 1 settembre 2018).
20 antonella de ninno
5
Giuliano Preparata (1942-2000) è stato uno dei maggiori fisici te-
orici della scuola italiana. Per una raccolta di suoi scritti cfr. Giuliano
Preparata, QED Coherence in Matter. World Scientific, Singapore-New
Jersey-London-Hong Kong 1995.
6
Cfr. Giuliano Preparata, Sulle tracce del Vuoto, in «Il Nuovo Sag-
giatore», 13, 3 (1997), p. 22.
il cammino della fisica dai molti all’uno 21
7
Cfr. <https://www.youtube.com/watch?v=BU72jgDSDFs> (ul-
timo accesso: 1 settembre 2018). In questa clip Emilio Del Giudice
conclude brillantemente che l’economia è un fatto patologico!
8
Erwin Schrödinger è autore del famoso paradosso del gatto la cui
esistenza in vita è solo una funzione di probabilità che si concretizza nel
momento in cui qualcuno è interessato a conoscerla.
Implicazioni filosofiche della fisica quantistica
e pensiero non-dualista orientale
Mauro Bergonzi
Riflessioni preliminari
1
Qui ci limitiamo a menzionare soltanto i pionieristici studi di
Fritjof Capra, The Tao of Physics: An Exploration of the Parallels
between Modern Physics and Eastern Mysticism, Shambhala Publica-
tions, Boulder (CO) 1975, trad. it. di Giovanni Salio, Il tao della fisica,
Adelphi, Milano 1995, e di Gary Zukav, The Dancing Wu Li Masters:
An Overview of the New Physics, Morrow, New York 1979, trad. it. di
Massimo Patti, La danza dei maestri Wu Li, Corbaccio, Milano 1995,
i quali hanno aperto la via a un nutrito numero di altre pubblicazioni
divulgative sullo stesso argomento, diverse delle quali però viziate da
pressappochismo, superficialità e carenza del necessario rigore critico.
Una felice eccezione è costituita dalla recente pubblicazione di Augusto
Shantena Sabbadini, Pellegrinaggi verso il vuoto. Ripensare la realtà
attraverso la fisica quantistica, Lindau, Torino 2015, che con esemplare
chiarezza e precisione mette a fuoco non solo le attuali problematiche
filosofiche e interpretative della fisica quantistica, ma anche alcune loro
possibili convergenze col pensiero non-dualista orientale (soprattutto
taoista), per cui si è rivelata una preziosa fonte di ispirazione, nonché
un indispensabile strumento di rigorosa comprensione scientifica, per la
stesura del presente lavoro.
24 mauro bergonzi
in due aree di studi così ampie e distanti tra loro, quali ap-
punto la fisica quantistica e le filosofie orientali2.
Sul piano teorico, è assai arduo individuare un terreno
comune di dialogo fra due discipline così eterogenee come
da un lato la fisica quantistica, che investiga i fenomeni su-
batomici col metodo scientifico-sperimentale, e dall’altro
il pensiero filosofico-religioso orientale, che svolge una ri-
flessione razionale di stampo ‘fenomenologico’3 intorno a
2
Il modo finora più efficace per aggirare questo ostacolo è sta-
to organizzare convegni o altre occasioni di incontro e di dialogo fra
quegli esponenti o studiosi del pensiero filosofico-religioso orientale e
quei fisici quantistici, la cui apertura mentale consentisse un autentico
scambio di idee su questi argomenti. Citiamo ad esempio le feconde
conversazioni pluriennali fra il fisico teorico David Bohm e il pensatore
indiano Jiddu Krishnamurti, i numerosi incontri del Dalai Lama con
alcuni fisici e cosmologi contemporanei e i raduni internazionali della
«Science and Nonduality Conference» (SAND), che promuovono un
assiduo scambio di idee fra biologi, neuroscienziati, fisici quantistici
ed esponenti contemporanei del pensiero non-duale aperti al dialogo
interdisciplinare. Cfr. Jiddu Krishnamurti – David Bohm, The Ending
of Time, V. Gollancz, London 1985, trad. it. di Cesarina Minoli, Dove
il tempo finisce, Ubaldini Editore, Roma 1986; The New Physics and
Cosmology. Dialogues with the Dalai Lama, ed. by Arthur Zajonc –
Zara Houshmand, Oxford University Press, New York 2004, trad. it. di
Luca Guzzardi, Dalai Lama. Nuove immagini dell’universo. Dialoghi
con fisici e cosmologi, Raffaele Cortina, Milano 2006; <http://www.
scienceandnonduality.com/> (ultimo accesso: 1 settembre 2018). Sono
invece assai rari gli studiosi dotati di sufficienti competenze in entrambe
le discipline, da poterne valutare con adeguata perizia i punti di conver-
genza, come accade nel caso di Augusto Shantena Sabbadini, un fisico
teorico contemporaneo che, grazie alla sua conoscenza della lingua ci-
nese antica, è stato in grado di tradurre in modo esemplare i testi classici
del taoismo, commentandoli anche alla luce della prospettiva filosofica
che emerge dalle ricerche della fisica quantistica. Cfr. Lao Tzu, Tao Te
Ching, trad. it. di Augusto Shantena Sabbadini, Feltrinelli, Milano 2011.
3
Il termine ‘fenomenologico’ si riferisce qui, in senso lato, ad una
certa affinità di fondo – soprattutto per quanto riguarda i concetti di
‘sospensione del giudizio’ (ἐποχή) e di ‘riduzione fenomenologica’ – fra
il metodo di investigazione diretta dell’esperienza ‘in prima persona’
adottato, spesso attraverso l’osservazione meditativa, da alcune forme
di pensiero sapienziale indiano (come per esempio il buddhismo e l’ad-
vaita-vedānta) e le procedure di indagine fenomenologica sviluppatesi
in Occidente a partire dalla filosofia di E. Husserl. Per un’analisi delle
convergenze fra metodo fenomenologico e meditazione buddhista cfr.
Franco Bertossa – Roberto Ferrari, Lo sguardo senza occhio, AlboVer-
fisica quantistica e pensiero non-dualista orientale 25
sorio, Milano 2005, pp. 107-173. Vanno inoltre menzionati due ricerca-
tori che hanno contribuito in modo decisivo all’incontro fra neuroscien-
ze e fenomenologia: da un lato Walter J. Freeman, che ha collegato gli
studi sul cervello e sulla mente non solo alla fenomenologia di Edmund
Husserl, Martin Heidegger e Maurice Merleau-Ponty, ma anche, in ma-
niera del tutto originale, al formalismo della teoria dei campi quantistici
(QFT) per i sistemi dissipativi; e dall’altro Francisco Varela, che con la
sua ‘neurofenomenologia’ ha elaborato un nuovo metodo di indagine
sperimentale (applicata anche agli stati meditativi e contemplativi) ca-
pace di mettere in parallelo i classici rilevamenti ‘oggettivi’ degli stru-
menti scientifici con resoconti fenomenologici ‘in prima persona’ dei
concomitanti vissuti soggettivi.
4
Su questo argomento vanno menzionate almeno due preceden-
ti pubblicazioni cui il presente articolo è debitore: Ken Wilber, The
Spectrum of Consciousness (Quest Books), The Theosophical Publi-
shing House, Wheaton (IL) 1977,trad. it. di Miriam Grottanelli, Lo spet-
26 mauro bergonzi
tro della coscienza, Crisalide, Spigno Saturnia 1993; Fritjof Capra, The
Turning Point: Science, Society, and the Rising Culture, Bantam Books,
New York 1982, trad. it. di Libero Sosio, Il punto di svolta. Scienza,
società e cultura emergente, Feltrinelli, Milano 1984. Ma soprattutto
ringrazio sentitamente i fisici Augusto Shantena Sabbadini e Antonella
De Ninno per la loro paziente e generosa disponibilità a rivedere alcu-
ni aspetti di questo scritto, coniugando la loro profonda competenza
specialistica nel campo della meccanica quantistica con un’autentica
apertura all’interdisciplinarità (vedi in questo volume l’introduzione di
Antonella De Ninno). Inoltre la possibilità di intrecciare un fecondo
dialogo epistolare con A.S. Sabbadini su queste tematiche, ricevendo
da lui preziose e puntuali spiegazioni di una chiarezza esemplare, mi
ha aiutato a correggere alcune imprecisioni espositive e a comprendere
più approfonditamente diversi risvolti di un ambito scientifico molto di-
stante dalle mie competenze accademiche, come è appunto quello della
fisica quantistica.
5
Al fine di dissipare ogni pregiudizio di tipo etnocentrico, occorre
precisare che, in un’accezione più lata del termine, forme di ‘pensiero
scientifico’ basate su una feconda combinazione di empirismo e razio-
nalismo (foriere di ingegnose applicazioni tecnologiche) sono comuni a
molte altre civiltà complesse. Tuttavia solo nella storia dell’Occidente
si sono sviluppate le rigorose metodologie di investigazione della realtà
che contraddistinguono quella che propriamente viene definita ‘scien-
za’. Ciò non significa che il ‘pensiero scientifico’ in senso lato non abbia
raggiunto vertici di elevata raffinatezza e complessità in altre civiltà,
come per esempio in India e in Cina. Cfr. a questo proposito Raffaele
Torella (coordinatore scientifico), La scienza in India, Sezione di Storia
della Scienza, Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, Roma 2002,
pp. 638-699, e la monumentale opera a cura di Joseph Needham, Scien-
ce and Civilisation in China, Cambridge University Press, Cambridge
1954-2008, trad. it. di Mario Baccianini – Gianluigi Mainardi, Scienza
e civiltà in Cina, 3 voll., Einaudi, Torino 1981-1983.
6
Naturalmente si trattò di un processo assai lento e graduale, nel
corso del quale sopravvivevano ancora residui evidenti di un pensiero
fisica quantistica e pensiero non-dualista orientale 27
7
In pratica, se si escludono sporadiche eccezioni (come ad esempio
il criticismo gnoseologico dei sofisti e degli scettici, comunque ampia-
mente messo in ombra dalla schiacciante predominanza della dottrina
platonica e aristotelica), gli antichi filosofi greci dettero per scontato che
il pensiero razionale coincidesse con l’essenza della realtà, senza inter-
rogarsi sulla problematicità epistemologica di questa posizione come
invece avrebbero fatto, molti secoli dopo e in modo ben più radicale,
prima Cartesio con il dubbio metodico e poi Immanuel Kant con la filo-
sofia critica. Nella sua analisi della ἐπιστήμη greca, Emanuele Severino
nota a questo proposito che l’atteggiamento predominante del pensie-
ro antico è caratterizzato dall’affermazione dell’identità immediata fra
‘certezza’ e ‘verità’ (ossia dalla assoluta corrispondenza fra le certezze
raggiunte tramite il pensiero razionale e la realtà così come è veramen-
te), basata su tre convinzioni tipiche del ‘senso comune’: 1) il mondo
è indipendente dalla coscienza che lo osserva; 2) il mondo è esterno
alla mente; 3) ciò che conosciamo del mondo appartiene effettivamente
ad esso. Cfr. Emanuele Severino, La filosofia moderna, Rizzoli, Mila-
no 1984, pp. 9-20. Come vedremo, questi assunti sono parte essenziale
del ‘dualismo’ posto a fondamento della ‘scienza moderna’ e vengono
messi seriamente in dubbio sia dalla fisica quantistica, sia dal pensiero
non-dualista orientale.
8
Il fatto che, nel suo sviluppo storico, la filosofia occidentale si sia
prevalentemente orientata verso posizioni di tipo dualistico non esclude
la presenza di rilevanti eccezioni basate su una visione non-dualista,
seppure minoritarie. A questo proposito va precisato che l’impostazione
necessariamente sommaria e sintetica di questo paragrafo, lungi da ogni
pretesa di completezza, di fronte al vasto panorama delle innumerevoli
e complesse tematiche attraverso cui si dipana lo sviluppo storico-filo-
sofico del pensiero scientifico occidentale, intende accennare soltanto
ad alcuni aspetti che, nel contribuire alla nascita del metodo scientifico,
appaiono rilevanti secondo una prospettiva di contrapposizione fra dua-
lismo e non-dualismo.
fisica quantistica e pensiero non-dualista orientale 29
9
Basti pensare per esempio al neoplatonismo, alla teologia nega-
tiva della mistica cristiana medievale, alla coincidentia oppositorum di
Niccolò da Cusa, ma anche a sistemi filosofici non certo secondari nella
storia del pensiero occidentale, come quelli di Baruch Spinoza, George
Berkeley, Friedrich Schelling e Gustav Wilhelm Friedrich Hegel.
10
In questo contesto, l’espressione ‘pensiero non-dualista orientale’
si riferisce in modo generico a molteplici indirizzi filosofici dell’India e
della Cina, come il kevala-advaita-vedānta di Śaṅkara, lo śivaismo ka-
shmiro, le scuole mādhyamika, cittamātra (altrimenti detta vijñāṇavāda
o yogācāra) e ch’an del buddhismo mahāyāna, e il taoismo. In realtà i
vari sistemi filosofici assimilabili alla categoria di ‘non-dualismo’ pos-
sono differire assai l’uno dall’altro a seconda di quali e quante coppie
di opposti vengano negate o confermate da ciascuno di essi: soggetto/
oggetto, assoluto/contingente, universale/particolare, realtà/apparenza,
unità/molteplicità, essere/divenire, sostanza/accidente, creatura/crea-
tore, identità/alterità, causa/effetto, ecc. Alcuni indirizzi buddhisti, per
esempio, accettano la non-dualità di soggetto e oggetto, ma non quel-
la di causa/effetto o di unità/molteplicità, mentre l’advaita-vedānta di
Śaṅkara, lo śivaismo kashmiro e molte espressioni del taoismo, nono-
stante le considerevoli reciproche differenze, tendono ad abolire quasi
tutte le dualità. Nella stesura del presente articolo, anziché analizzare
il labirinto dei tecnicismi sulle sottigliezze che differenziano le varie
posizioni filosofiche, si è preferito adoperare la categoria generica di
‘pensiero non-dualista orientale’ per facilitare il dialogo con la fisica
quantistica da un punto di vista più panoramico: in tale contesto sono in-
clusi soltanto alcuni fra i tratti più caratteristici e ricorrenti del non-dua-
lismo, come la non separazione fra entità apparentemente dislocate in
punti diversi dello spazio/tempo, la inseparabilità di soggetto/oggetto
e la centralità della coscienza. Per un’analisi approfondita in chiave
comparatista del non-dualismo come categoria filosofica, con puntuali
riferimenti al pensiero orientale, cfr. David Loy, Nonduality. A Study
in Comparative Philosophy, Yale University Press, New Haven (CN)
1988. Vedi anche Vedānta for the Western World, ed. by Christopher
Isherwood, George Allen & Unwin, London 1949; Alan Watts, The
Meaning of Happiness. The Quest for Freedom of the Spirit in Modern
Psychology and the Wisdom of the East, Harper and Row, New York
1940, trad. it. di Giuseppe Sardelli, Il significato della felicità. La ricer-
ca della libertà dello spirito nella psicologia moderna e nella saggezza
dell’Oriente, Ubaldini, Roma 1975; Id., The Supreme Identity: An Essay
on Oriental Metaphysic and the Christian Religion, Wildwood House,
30 mauro bergonzi
12
Cruciale è stato in questo campo il contributo di Galileo Galilei e
di Giovanni Keplero. Cfr. Lancelot Law White, The Next Development
of Man, New American Library, New York 1950, p. 106: «About 1600
Kepler and Galileo simultaneously and independently formulated the
principle that the laws of nature are to be discovered by measurement,
and applied this principle in their own work. Where Aristotle had clas-
sified, Kepler and Galileo sought to measure».
13
Per un’approfondita analisi critica sul ruolo centrale svolto pra-
ticamente in ogni ambito della civiltà occidentale (economia, politica
energetica, agricoltura, medicina, psicologia, ecc.) dal paradigma scien-
tifico basato sul dualismo cartesiano, sul concetto di misura e sulla
meccanica newtoniana, la cui progressiva crisi nel corso del Novecento
ha stimolato la ricerca di un paradigma alternativo di tipo ‘olistico’ (o
anche, si potrebbe dire, ‘non-dualista’), cfr. Fritjof Capra, Il punto di
svolta, trad. it. cit.; Fritjof Capra – Pier Luigi Luisi, The Systems View
of Life, Cambridge University Press, Cambridge 2014, trad. it. di Giulia
Frezza, Vita e natura. Una visione sistemica, Aboca, Sansepolcro 2014.
32 mauro bergonzi
16
Per uno studio approfondito ed esauriente sul concetto di māyā
e sulle sue controverse derivazioni etimologiche, cfr. Jan Gonda, The
‘Original’ Sense and the Etymology of Skt. māyā, in Id., Four Studies in
the Language of the Veda, Mouton, Den Haag 1959, pp. 119-194, e Id.,
Change and Continuity in Indian Religion, Mouton, Den Haag 1965,
pp. 164-197.
17
È interessante notare che, secondo Hermann G. Grassmann (ci-
tato da J. Gonda) la radice √man indicherebbe un pensiero non tanto
speculativo, quanto fattivo, utilitaristico e pratico: un ‘misurare per pro-
durre’ come espressione di una practical wisdom in fondo non dissimile
da quella estrapolata dalla scienza per ‘dominare’ la natura attraverso la
tecnologia. Tuttavia un pensiero rivolto in primis all’utile piuttosto che
alla verità tenderà a privilegiare una conoscenza ‘tecnica’ dotata di ef-
ficacia pragmatica, senza interrogarsi troppo sulla validità o meno della
visione della realtà su cui si fonda: basta che funzioni e verrà automati-
camente considerata ‘vera’. Quando la mente, ‘misurando col pensiero’,
ottiene l’effetto voluto, arriva facilmente a concludere che la realtà sia
esattamente come viene rappresentata dalla sua conoscenza tecnica e
pragmatica, cadendo così in balia della falsificazione illusoria di māyā.
Sui significati del radicale indoeuropeo √man in connessione con il con-
cetto di māyā, cfr. Jan Gonda, The ‘Original’ Sense and the Etymology
of Skt. māyā, cit., e Hermann G. Grassmann, Wörterbuch zum Rig-Veda,
F.A. Brockhaus, Leipzig 1873.
18
Si profila qui una cautela epistemologica sul rapporto fra misura
e realtà che, trascurabile nell’ambito della fisica classica di derivazione
newtoniana, diventerà rilevante e addirittura cruciale con l’avvento del-
la meccanica quantistica: vedi infra, pp. 62 ss. e 74 ss.
34 mauro bergonzi
19
Per usare le accorate parole di Ronald Laing, con il primato delle
quantità «se ne vanno la vista, il suono, il sapore, il tatto e l’odore, e as-
sieme ad essi […] l’estetica e la sensibilità etica, i valori, la qualità, la for-
ma; tutti i sentimenti, le motivazioni, le intenzioni, l’anima, la coscienza,
lo spirito. L’esperienza in quanto tale è espulsa dall’ambito del discorso
scientifico». Ronald Laing, The Voice of Experience, Pantheon, New York
1982, citato in Fritjof Capra, Il punto di svolta, trad. it. cit., p. 49.
fisica quantistica e pensiero non-dualista orientale 35
Although the scientists of those times didn’t realize it, they had
started to build upon the Cartesian dualism of subject vs. object a
methodology of such persistence that it would eventually crumble
the very dualism upon which it rested. Classical science was de-
stined to be self-liquidating. That this could even happen reflects
a positive virtue of the new scientific method, namely, the willin-
20
Per una trattazione approfondita di queste tematiche, rimando
all’esauriente analisi di Fritjof Capra, ivi, pp. 47-64 e 87-218; vedi an-
che Fritjof Capra – Pier Luigi Luisi, Vita e natura. Una visione sistemi-
ca, trad. it. cit.
36 mauro bergonzi
21
Ken Wilber, The Spectrum of Consciousness, cit., pp. 21 s.
22
Il termine generale ‘fisica quantistica’ comprende due diversi
settori: la meccanica quantistica (QM) e la teoria dei campi quantistici
(QFT). Nel corso del presente lavoro, ci occuperemo prevalentemente –
quando non altrimenti specificato – della meccanica quantistica e delle
sue varie interpretazioni.
23
Sulle problematiche che portarono alla nascita della fisica quan-
tistica cfr. Augusto Shantena Sabbadini, Pellegrinaggi verso il vuoto,
cit., pp. 95-98.
24
Determinanti, da questo punto di vista, furono gli esperimenti nel
campo dell’elettromagnetismo, della radiazione ultravioletta e dell’ef-
fetto fotoelettrico, che sancirono l’incapacità della meccanica classica
di descrivere il comportamento della materia e della radiazione elettro-
magnetica al livello atomico e subatomico, nonché di fornire una coe-
rente rappresentazione della luce e dell’elettrone. Oltre a quella che fu
definita la ‘catastrofe dell’ultravioletto’, va tuttavia menzionata anche
la ‘catastrofe del freddo’, ossia la difficoltà a spiegare, secondo le cono-
scenze della meccanica classica, il comportamento dei calori specifici
dei solidi a basse temperature in prossimità dello zero assoluto, diffi-
coltà che indusse il chimico Walther Nernst a ipotizzare l’esistenza di
un ‘vuoto quantistico’ in grado di fornire energia e impulso alle intera-
zioni atomiche e subatomiche. Cfr. Walther Nernst, Die theoretischen
und experimentellen Grundlagen des neuen Wärmesatzes, Wilhelm
Knapp, Halle, 1918, trad. ingl. di Guy Barr, The New Heat Theorem,
Its Foundations in Theory and Experiment, Dover Publications, New
York 1969. Rileva a questo proposito Emilio Del Giudice: «La crisi
della fisica classica appare quindi a bassa temperatura. Però l’opinione
fisica quantistica e pensiero non-dualista orientale 37
corrente è che la crisi fosse stata rivelata dal divergere all’infinito della
funzione di distribuzione spettrale della radiazione emessa da un corpo
nero al tendere della frequenza all’infinito ovvero al tendere della lun-
ghezza d’onda a zero (catastrofe dell’ultravioletto). Invero in accordo
con la legge di Wien la funzione di distribuzione spettrale dipende dalla
frequenza della radiazione e dalla temperatura della sorgente attraverso
il loro rapporto, per cui la struttura matematica della teoria deve permet-
tere di simulare il limite della temperatura tendente a zero con il limite
della frequenza tendente all’infinito. La catastrofe dell’ultravioletto è
perciò la catastrofe del freddo». Emilio Del Giudice, Prometeo, ovvero
l’anima passionale della ragione scientifica, in Scienza e società, a cura
di Patrice Poinsotte, Aracne, Roma 2008, p. 138.
25
Particolarmente rilevante fu, a questo proposito, la scoperta dell’in-
separabilità di spazio e tempo e dell’equivalenza fra massa ed energia.
26
Gentle Bridges: Conversations with the Dalai Lama on the Scien-
ces of Mind, ed. by Jeremy W. Hayward – Francisco J. Varela, Sham-
bhala, Boulder (CO) 1992, qui nella trad. it. di Marco Respinti, Ponti
sottili, Neri Pozza, Vicenza 1998, p. 34: «Non è possibile affermare che
l’osservazione o la teoria descrivano con certezza il modo di essere del
mondo. È possibile solo affermare che probabilmente il mondo è così».
Sulla crisi epistemologica della scienza ‘oggettiva’ (i cui fondamenti si
rifacevano al modello newtoniano e all’empirismo logico) cfr. Thomas
S. Kuhn, The Structure of Scientific Revolution, University of Chicago
Press, Chicago (IL) 1962, trad. it. di Adriano Carugo, La struttura delle
rivoluzioni scientifiche, Einaudi, Torino 1969; Orlando Todisco, La crisi
dei fondamenti. Introduzione alla svolta epistemologica del XX secolo,
Borla, Roma 1984; Ponti sottili, trad. it. cit., pp. 21-70. Vedi anche in-
fra, pp, 62 ss. e 77 ss.
27
È interessante notare che la difficoltà ad applicare al mondo su-
batomico i concetti fondamentali della fisica classica deriva proprio dal
fatto che, come si è rilevato in precedenza, la loro natura dualistica li
polarizza in coppie di opposti mutualmente esclusivi secondo la logica
dell’aut/aut, mentre i dati sperimentali non permettono, per esempio, di
classificare definitivamente i fenomeni osservati o come onde o come
particelle, in quanto essi sembrano una sovrapposizione di entrambi
questi stati, secondo la logica dell’et/et.
38 mauro bergonzi
It had not been possible to see what could be wrong with the fun-
damental concepts like matter, space, time, and causality that had
been so extremely successful in the history of science. Only experi-
mental research itself, carried out with all the refined equipment that
technical science could offer, [...] provided the basis for a critical
analysis – or, one may say, enforced the critical analysis – of the
concepts, and finally resulted in the dissolution of the rigid frame29.
28
Nella meccanica quantistica alcune osservazioni danno un risul-
tato intrinsecamente imprevedibile, che mina alla base il concetto di
‘determinismo’ assoluto e restringe drasticamente il margine di applica-
zione del principio di causalità rispetto alla meccanica classica, in cui il
rapporto di causa/effetto è considerato ferreo ed inviolabile.
29
Werner K. Heisenberg, Physics and Philosophy: The Revolution
in Modern Science, Harper, New York 1958, p. 198, trad. it. di Giulio
Gnoli, Fisica e filosofia, Il Saggiatore, Milano 1961.
30
Alfred N. Whitehead, Science and the Modern World, The Free
Press, New York 1967, p. 16, trad. it. di Antonio Banfi, La scienza e il
mondo moderno, Boringhieri, Torino 1979.
fisica quantistica e pensiero non-dualista orientale 39
31
Emblematica a questo proposito è la difficoltà a concepire una
qualsiasi rappresentazione visiva di come sia fatto un atomo, una volta
che anche il modello ‘planetario’ di Niels Bohr, che si basava ancora
sull’immagine di un ‘sistema solare in miniatura’, è apparso inadeguato.
Un altro esempio tipico di tale problematica è l’assenza di un modello
visivo sia per il quarto numero quantico scoperto da Wolfgang Pauli, sia
per lo spin, il quale, pur essendo innegabilmente una proprietà intrin-
seca dell’elettrone, non può essere visualizzato come una ‘rotazione’
senza entrare in contraddizione con la teoria della relatività. Cfr. Arthur
I. Miller, Deciphering the Cosmic Number: The Strange Friendship of
Wolfgang Pauli and Carl Jung, W.W. Norton, New York 2009, trad. it.
di Stefano Galli – Carlo Capararo, L’equazione dell’anima. L’ossessio-
ne per un numero nella vita di due geni, Rizzoli, Milano 2009, pp. 84
ss. e 114 ss. Va tuttavia rilevato che tale difficoltà ‘rappresentativa’, che
impedisce alla mente di visualizzare l’oggetto del proprio studio scien-
tifico, non è esclusiva della meccanica quantistica, ma vale anche per la
relatività ristretta di Albert Einstein: la quarta dimensione è inimmagi-
nabile per un cervello che vive di categorie ed esperienze generate in un
mondo a sole tre dimensioni.
32
La teoria della complementarità di Bohr, prendendo atto del fatto
che uno stesso fenomeno subatomico può apparire in forma ondulato-
ria o corpuscolare a seconda di come venga predisposta l’osservazione
40 mauro bergonzi
35
In pratica, il secondo teorema di incompletezza di Gödel stabi-
lisce che nessun sistema coerente può essere utilizzato per dimostrare
la sua stessa coerenza. Cfr. Ernest Nagel – James R. Newman, Gödel’s
proof, in «Scientific American», 194, 6 (1956), pp. 71-86: «It is im-
possible to establish the logical consistency of any complex deductive
system except by assuming principles of reasoning whose own internal
consistency is as open to question as that of the system itself». In altri
termini, come è impossibile per una persona sollevarsi da terra tiran-
dosi su per il bavero della giacca, o per una spada tagliare se stessa
(esempio, quest’ultimo, ricorrente nei testi del vedānta non-dualista
indiano), così nessuna dimostrazione può convalidare completamente
se stessa senza ricorrere a principi esterni: ogni teoria ha un punto di
‘sforamento’ a monte, che le impedisce di essere completa. Il teore-
ma di incompletezza di Gödel sembra svolgere sul piano logico-ma-
tematico un ruolo simile a quello svolto sul piano fisico dal principio
di indeterminazione di Heisenberg. Cfr. Ken Wilber, The Spectrum of
Consciousness, cit., pp. 24 ss.
42 mauro bergonzi
36
Per i riferimenti bibliografici su tutti gli aspetti della fisica quanti-
stica menzionati in questo paragrafo (principio di indeterminazione e di
complementarietà, esperimento della ‘doppia fenditura’, entanglement,
teoria dei campi quantistici, teorema delle diseguaglianze, ecc.) vedi i
testi divulgativi citati nella nota 1.
37
La classica formulazione matematica del principio di indeter-
minazione di Heisenberg è ∆x·∆p ≥ ħ/2, dove ∆x è l’incertezza sulla
posizione di una particella, ∆p l’incertezza sulla sua quantità di moto e
ħ la costante di Plank.
38
Questo ineliminabile margine di incertezza è una ‘opacità’ gnose-
ologica dovuta anche ad un inevitabile limite intrinseco alla sperimen-
tazione stessa: infatti, per osservare ad esempio un elettrone al fine di
stabilirne l’esatta posizione nello spazio, occorre ‘illuminarlo’ con un
fascio di luce, ma la sua massa è talmente leggera che, non appena un
fotone lo colpisce, ne altera irrimediabilmente la quantità di moto, ren-
dendo impossibile una precisa misurazione di quella originaria.
39
Per un’accurata descrizione e interpretazione dell’esperimento
della ‘doppia fenditura’ cfr. Augusto Shantena Sabbadini, Pellegrinaggi
verso il vuoto, cit., pp. 98-106.
fisica quantistica e pensiero non-dualista orientale 43
40
Ivi, p. 104: «La sovrapposizione quantistica è una nozione che
non ha un analogo classico, in quanto corrisponde alla compresenza di
quelle che classicamente sono alternative incompatibili».
41
Ivi, pp. 102-107.
42
Ivi, p. 106: «Nella fisica quantistica l’osservazione comporta una
perturbazione essenziale del sistema osservato. Una conseguenza im-
portante di ciò è il fatto che le proprietà di un sistema quantistico non
possono essere considerate proprietà intrinseche del sistema, indipen-
dentemente dal fatto che qualcuno le osserva».
44 mauro bergonzi
43
Vedi infra, pp. 62 ss. e 72 ss.
44
Vedi infra, pp. 56-67.
fisica quantistica e pensiero non-dualista orientale 45
Le ragioni di un dialogo
45
Cfr. Augusto Shantena Sabbadini, Pellegrinaggi verso il vuoto,
cit., pp. 108-116.
46
Ivi, pp. 112 s.: «Questa ‘fantomatica azione a distanza’ […] ci
dice essenzialmente che due sistemi che hanno interagito tra loro, in
modo tale da creare correlazioni fra alcune loro proprietà, vengono a
costituire a tutti gli effetti una unità inscindibile. Sono di fatto un unico
sistema. Una misura eseguita su uno di essi è di fatto una misura esegui-
ta sul sistema complessivo, quale che sia la distanza fra i due elementi».
46 mauro bergonzi
47
Non è un segreto che nell’ambiente accademico della ricerca scien-
tifica – alquanto competitivo, nonostante l’ampia condivisione delle in-
formazioni e la passione comune per la conoscenza – la rivalità e l’arrivi-
smo diano luogo spesso a battute assai tranchant fra colleghi, soprattutto
nei confronti di chi, pur invidiato per il suo talento, lasci trapelare aspetti
bizzarri della propria personalità o interessi per argomenti ‘di frontiera’ ri-
tenuti poco ortodossi e lontani dal proprio specifico campo di ricerca: per
esempio, nel milieu culturale tendenzialmente laico, materialista e spesso
ateo della fisica nucleare, non c’è nulla di più imbarazzante per un uomo
di scienza che essere additato come un ‘mistico visionario’ che spreca il
proprio tempo in elucubrazioni fantasiose sulle religioni orientali, sulla
percezione extrasensoriale o sugli antichi testi di cabala e alchimia. Un
caso esemplare, a tal proposito, è quello del premio Nobel W. Pauli, il
quale ad una rigorosa attività di ricerca scientifica affiancava l’ambizioso
progetto (perseguito in ambito privato durante tutta la sua vita) di elabo-
rare una sintesi, sul piano sia personale sia scientifico, fra la sfera ‘mate-
riale’ della fisica quantistica e la sfera ‘spirituale’ propria della psicologia
del profondo e dell’antico pensiero sapienziale d’Oriente e d’Occidente.
A tal fine egli allacciò un pluriennale rapporto di amicizia, collaborazione
e ricerca comune con Carl Gustav Jung (altro outsider disprezzato come
‘mistico’ da molti suoi colleghi psicologi), il quale non solo lo indirizzò
verso un percorso di psicoterapia analitica per risolvere alcuni squilibri
della sua personalità, ma soprattutto lo introdusse allo studio dell’erme-
tismo, del simbolismo numerico e dell’antica filosofia cinese contenuta
nell’I Ching o Libro dei Mutamenti. L’unica pubblicazione che si con-
cretizzò in seguito a questa collaborazione fu un saggio in cui, tra l’altro,
per la prima volta venne esposto il principio della ‘sincronicità’ come
correlazione acausale fra eventi separati nello spazio e/o nel tempo. Cfr.
Carl Gustav Jung – Wolfgang Pauli, Naturerklärung und Psyche, Rascher
Verlag, Zurich 1952, trad. ingl. di Richard Francis C. Hull – Priscilla Silz,
The Interpretation of Nature and the Psyche, Routledge & Kegan Paul,
London 1955. Per il resto, Pauli preferì relegare sempre nell’ambito stret-
tamente personale le sue ricerche in questo controverso campo d’indagi-
ne, temendo che altrimenti la propria credibilità come scienziato sarebbe
fisica quantistica e pensiero non-dualista orientale 47
stata ridicolizzata dai sarcastici commenti dei suoi colleghi. Tuttavia que-
sta sua reticenza dava luogo a un conflitto psicologico che continuò ad
assillarlo per lungo tempo, come testimoniano alcuni suoi sogni ricorrenti
in cui, invitato con insistenza da una folla anonima a salire in cattedra per
parlare in pubblico di questo argomento, all’ultimo istante veniva sempre
bloccato da un’implacabile paralisi. Per una dettagliata disamina di que-
sto argomento cfr. Arthur I. Miller, L’equazione dell’anima, trad. it. cit.
48
Citato in Alan L. Mackay, A Dictionary of Scientific Quotations,
Institute of Physics Publishing, Bristol and Philadelphia 1991, p. 35.
49
Il simbolo sullo stemma era accompagnato dalla scritta in latino:
contraria sunt complementa. Cfr. John A. Wheeler, Physics in Copen-
hagen in 1934 and 1935, in Niels Bohr: A Centenary Volume, ed. by An-
thony P. French – P.J. Kennedy, Harvard University Press, Cambridge
(MA) 1985, pp. 221-226.
50
Cfr. Niels Bohr, Atomic Physics and Human Knowledge, John
Wiley & Sons, New York 1958, pp. 19 s.: «For a parallel to the lesson
of atomic theory regarding the limited applicability of such customary
idealizations, we must in fact turn to quite other branches of science,
48 mauro bergonzi
52
«Now I am become death, the destroyer of worlds». Vedi Bhaga-
vadgītā XI.32: kālo’smi lokakṣayakṛt («Io sono il tempo, distruttore dei
mondi», trad. mia). Cfr. The Bhagavad Gītā, ed. and trans. by Franklin
Edgerton, Harvard University Press, Cambridge (MA) 1944, trad. it. di
Stefano Piano, Bhagavad-gītā (il canto del glorioso signore), Edizioni
San Paolo, Milano 1994.
53
Cfr. Erwin Schrödinger, Meine Weltansicht, P. Zsolnay, Wien
1961, trad. ingl. di Cecily Hastings, My View of the World, Cambridge
University Press, Cambridge (MA) 1964; Id., L’immagine del mon-
do, trad. it. cit. Per un accurato studio sul pensiero filosofico di Erwin
Schrödinger, cfr. Michel Bitbol, Schrödinger’s Philosophy of Quantum
Mechanics, Kluwer Academic Publishers, Dordrecht-Boston-London
1996.
54
Cfr. Erwin Schrödinger, Nature and the Greeks, in Shearman Lec-
tures, University College, London 1948, trad. it. di Adolfo Verson, La
natura e i Greci, in L’immagine del mondo, trad. it. cit., pp. 173-241.
Scrive in questo saggio Schrödinger: «Lo sviluppo moderno […] ha fat-
50 mauro bergonzi
56
Secondo Schrödinger il metodo probabilistico usato per investi-
gare le ‘leggi di natura’ (come avviene ad esempio nella teoria meccani-
ca del calore, nell’evoluzionismo darwiniano e nella fisica dei quanti),
non essendo in grado di conoscere precisamente tutte le innumerevoli
interazioni casuali presenti nello stato di partenza preso in esame, toglie
ogni vincolo di assoluta necessità ai due fondamentali principi di causa/
effetto e di induzione (su cui poggia la conoscibilità della natura), ren-
dendoli appunto soltanto ‘probabili’. Cfr. Erwin Schrödinger, Come la
scienza rappresenta il mondo, in L’immagine del mondo, trad. it. cit.,
pp. 122-138.
57
Cfr. Alfred Korzybski, Science and Sanity: An Introduction to
Non-Aristotelian Systems and General Semantics, The Institute of Gen-
eral Semantics, New York 19945, p. 58: «The map is not the territory
[…]. The only usefulness of a map depends on similarity of structure
between the empirical world and the map».
58
Cit. in Aage Petersen, The Philosophy of Niels Bohr, in «Bulletin
of the Atomic Scientists», XIX, 7 (1963), p. 12.
52 mauro bergonzi
59
Erwin Schrödinger, Come la scienza rappresenta il mondo, in
L’immagine del mondo, trad. it. cit., pp. 120 ss.
60
Riportato in Max Müller, Three Lectures on the Vedanta Philo-
sophy, Longmans, Green and Co., London-New York 1894, pp. 62 s.
«Siccome è ben noto che soggetto e oggetto, che cadono sotto l’intu-
izione come Io e Non-io, sono opposti uno all’altro per tutta la loro
essenza, come tenebra e luce, e perciò uno non può sostituire l’altro, ne
segue che a più forte ragione anche i loro attributi non possono essere
scambiati. Perciò noi dobbiamo concludere che il trasferimento dell’og-
gettivo, che è percepito come Non-io, al soggettivo, che è percepito
come Io e che consiste nel pensare, o inversamente il trasferimento
del soggettivo all’oggettivo, è fondamentalmente errato». Cfr. Erwin
Schrödinger, L’immagine del mondo, trad. it. cit., p. 92.
61
Cfr. Erwin Schrödinger, Der Geist der Naturwissenschaft, in
«Eranos-Jahrbuch», XIV (1946), pp. 491-520, trad. it. di Adolfo Ver-
son, Lo spirito della scienza, in L’immagine del mondo, trad. it. cit., pp.
92-115. Scrive Schrödinger: «Lo spirito è soggetto per eccellenza e si
sottrae perciò all’esame obiettivo. Esso è il soggetto della conoscenza
(Schopenhauer) e perciò non può mai esserne l’oggetto nel senso pro-
prio». Ivi, p. 92.
fisica quantistica e pensiero non-dualista orientale 53
62
Sull’impossibilità di oggettivare la coscienza per studiarla ‘scien-
tificamente’ cfr. infra, pp. 88-96..
63
Cfr. Erwin Schrödinger, Lo spirito della scienza, in L’immagi-
ne del mondo, trad. it. cit., p. 94: «Se dunque l’Io, lo spirito, non può
mai essere oggetto di ricerca nel senso proprio, perché la conoscenza
obiettiva dello spirito è una contradictio in adiecto, d’altra parte ogni e
qualunque conoscenza è riferita ad esso, o più esattamente è in esso».
64
Erwin Schrödinger, Come la scienza rappresenta il mondo, in
L’immagine del mondo, trad. it. cit., p. 157.
54 mauro bergonzi
servarlo. Ci siamo resi conto che l’urto dei nostri metodi raffinati
di osservazione e di pensiero sui risultati delle nostre esperienze ha
infranto questo misterioso confine fra il soggetto e l’oggetto65.
Il mondo mi è dato una sola volta, non c’è un mondo che esista e
uno che sia percepito. Soggetto e oggetto sono una sola cosa. Non si
può dire che la barriera fra l’uno e l’altro sia stata infranta in seguito
ai recenti risultati delle scienze fisiche, perché questa barriera non
esiste66.
65
Ivi, pp. 158 s.
66
Ivi, pp. 159 s. Questa posizione filosofica è perfettamente in linea
non solo con l’advaita-vedānta śaṅkarano, ma anche con la scuola cit-
tamātra del buddhismo mahāyāna. Cfr. infra, pp. 68 ss. e 40 s.
67
Erwin Schrödinger, Come la scienza rappresenta il mondo, in
L’immagine del mondo, trad. it. cit., pp. 159 s.
fisica quantistica e pensiero non-dualista orientale 55
che è proprio in ciò che il nostro modo di pensare deve essere cor-
retto, forse con un po’ di trasfusione di sangue dall’Oriente. […]
Non desideriamo perdere la precisione logica raggiunta dal nostro
pensiero scientifico […]. Tuttavia un vantaggio può essere invocato
in favore della dottrina mistica dell’‘identità’ di tutti gli spiriti tra
loro e con lo spirito supremo – in contrapposto con la monadologia
di Leibniz. La dottrina dell’identità può affermare di essere sostenu-
ta dal fatto empirico che la coscienza non si incontra mai al plurale,
ma sempre al singolare. Non solo nessuno di noi ha mai avuto l’e-
sperienza di più di una coscienza, ma non esiste nessuna traccia di
prova circostanziata che ciò sia avvenuto in un tempo o in un luogo
qualsiasi68.
68
Ivi, p. 161.
69
Ivi, p. 160: «[Secondo Leibniz] ogni monade sarebbe un mondo
a sé, sprovvisto di finestre; il fatto che queste monadi siano d’accordo,
è un’armonia prestabilita. Sono pochi, credo, coloro il cui pensiero si
appaga di questa soluzione […]. La via d’uscita opposta è l’unificazione
della coscienza».
70
Ivi, p. 163: «Non mi posso, ad esempio, assolutamente immagi-
nare come la mia unica coscienza sia sorta dall’integrazione delle co-
scienze delle cellule, o di alcune cellule, del mio corpo, o ne formi, per
così dire, in ogni momento la risultante, se questa coscienza non è di per
se stessa, per sua natura, unica».
56 mauro bergonzi
73
Cfr. Augusto Shantena Sabbadini, Pellegrinaggi verso il vuoto,
cit., p. 114: «La nozione di realismo […] consiste nell’assumere che le
proprietà di un sistema fisico siano intrinseche al sistema stesso e non
dipendano dall’osservatore. La località, d’altro canto, è l’ipotesi che i
sistemi fisici siano localizzati nello spazio e interagiscano unicamente
tramite azioni che si propagano nello spazio».
74
Cfr. supra, pp. 53 ss. e infra, pp. 95.
75
Cfr. supra, p. 44 s.
58 mauro bergonzi
76
Emilio Del Giudice, Prometeo, ovvero l’anima passionale della
ragione scientifica, cit., pp. 136 s.
fisica quantistica e pensiero non-dualista orientale 59
77
Questa sembra essere, ad esempio, la posizione assunta da Erwin
Schrödinger, come si è visto nel paragrafo precedente.
78
Augusto Shantena Sabbadini, Pellegrinaggi verso il vuoto, cit.,
p. 116.
79
In questo contesto si è scelto di menzionare, a titolo di esempio,
soltanto il buddhismo e l’advaita-vedānta, perché per molti versi essi
rappresentano due polarità opposte nella vasta gamma di espressioni
filosofiche riconducibili al pensiero non-dualista.
80
Data l’enorme diversificazione delle posizioni filosofiche presen-
ti nelle varie scuole buddhiste, parlare di ‘buddhismo’ in generale è una
60 mauro bergonzi
89
Per esempio, il summenzionato esperimento delle due fenditure
dimostra che la sovrapposizione di stati presente al livello subatomi-
co (l’elettrone attraversa entrambe le fenditure, comportandosi come
un’onda che interferisce con se stessa) cede il passo all’alternativa clas-
sica (l’elettrone attraversa una sola delle due fenditure, comportandosi
come una particella localizzata), quando è esposta alla ‘perturbazione’
di un processo di misura (il rilevatore applicato ad una delle due fen-
diture), il quale coinvolge una ‘catena di von Neumann’ comprendente
non solo gli apparati sperimentali e neurofisiologici degli scienziati, ma
anche la loro stessa coscienza, indispensabile affinché l’osservazione
abbia luogo.
90
Werner Heisenberg, Das Naturbild der heutigen Physik, Rowohlt
Taschenbuch Verlag, Reinbek 1955, p. 24; trad. ingl. di Arnold J. Pomer-
ans, The Physicist’s Conception of Nature, Hutchinson, London 1958.
fisica quantistica e pensiero non-dualista orientale 65
91
Augusto Shantena Sabbadini, Pellegrinaggi verso il vuoto, cit.,
pp. 139 s.
92
Sull’emersione di questo nuovo paradigma cfr. Fritjof Capra, Il
punto di svolta, trad. it. cit.; Fritjof Capra – Pier Luigi Luisi, Vita e
natura. Una visione sistemica, trad. it. cit.; Mauro Bergonzi, Riflessioni
sulla psicologia del misticismo, in La mente e l’estasi, a cura di Rosario
Conforti – Giuliana Scalera McClintock, Rubbettino, Soveria Mannelli
2010, pp. 241-255.
93
Appare qui evidente la convergenza di questo paradigma con la
concezione buddhista che considera l’universo come una rete di pro-
cessi interdipendenti secondo il principio del pratitya-saṃutpāda. Cfr.
supra, pp. 59 s.
66 mauro bergonzi
94
Pierre Teilhard de Chardin, Le phénomène humain, Éditions du
Seuil, Paris 1955, trad. it. di Fabio Mantovani, Il fenomeno umano, Que-
riniana, Brescia 1995. Citazione tratta da Ken Wilber, Lo spettro della
coscienza, cit., pp. 54 s.
95
Ludwig von Bertalanffy, General System Theory: Foundations,
Developments, Applications, George Braziller, New York 1968, p. 45;
trad. it. di Enrico Bellone, Teoria generale dei sistemi, Istituto Librario
Internazionale, Milano 1968.
fisica quantistica e pensiero non-dualista orientale 67
96
Ci riferiamo in particolare all’advaita-vedānta, al buddhismo
mahāyāna (soprattutto cittamātra e ch’an) e al taoismo.
97
Citato in Ram Dass – Paul Gorman, How Can I Help?, Alfred A.
Knopf, New York 1985, qui nella trad. it. di Anna Rita Vignati Lucenti-
ni, Io e gli altri, Cittadella Editrice, Assisi 1990, p. 28.
68 mauro bergonzi
Identità e non-dualismo
98
Per un interessante parallelo fra l’investigazione buddhista
dell’anātman e la decostruzione dell’io operata dalla filosofia occiden-
tale, cfr. per esempio David Hume, A Treatise of Human Nature (1738),
ed. by Lewis A. Selby-Bigge, Clarendon Press, London 1896, I, IV, VI,
p. 252: «When I enter most intimately into what I call myself, I always
stumble on some particular perception or other, of heat or cold, light
or shade, love or hatred, pain or pleasure. I never can catch myself at
any time without a perception, and never can observe anything but the
perception. […] I may venture to affirm of the rest of mankind, that they
are nothing but a bundle or collection of different perceptions, which
succeed each other with an inconceivable rapidity, and are in a perpetual
flux and movement»; trad. it. di Armando Carlini – Enrico Mistretta,
Trattato sulla natura umana, in David Hume, Opere filosofiche, vol.
I, Laterza, Bari-Roma 2008. Le parole inglesi bundle e collection cor-
rispondono precisamente al significato del termine sanscrito skandha,
che indica i vari ‘aggregati’ in cui il buddhismo decostruisce per via
analitica il falso senso del sé, mentre l’espressione in a perpetual flux
and movement rappresenta l’esatto parallelo del concetto buddhista di
anitya (impermanenza). Sia Hume sia il buddhismo considerano infatti
l’‘io’ separato un mero concetto sovrapposto ad un sempre cangiante
flusso di percezioni.
fisica quantistica e pensiero non-dualista orientale 69
99
Va precisato tuttavia che questa concezione per alcune scuole
buddhiste di stampo più ‘dogmatico’ è una corretta descrizione filosofi-
ca della vera realtà, mentre per altre, con una impostazione più ‘critica’
e ‘pragmatica’, è solo un metodo per decostruire la credenza nell’io/
mio, considerata la fonte primaria di ogni attaccamento, egoismo e sof-
ferenza.
100
Sul concetto di anātman e sulla vexata quaestio dell’identità
secondo la prospettiva buddhista cfr. Steven Collins, Selfless Persons:
Imagery and Thought in Theravada Buddhism, Cambridge University
Press, Cambridge (MA) 1982; Sue Hamilton, Early Buddhism: A New
Approach: The I of the Beholder, Curzon Press, Richmond, Surrey
2000; Giangiorgio Pasqualotto, Illuminismo e illuminazione. La ragio-
ne occidentale e gli insegnamenti del Buddha, Donzelli, Roma 1997,
pp. 33-53.
70 mauro bergonzi
103
Si è già visto come anche Schrödinger arrivi a questa stessa con-
clusione. Cfr. supra, pp. 54 ss.
72 mauro bergonzi
104
Cfr. David Loy, Nonduality. A Study in Comparative Philosophy,
cit., p. 210: «Buddhism says there is no self, there is only the world (the
dharmas); Śaṅkara says the world is the Self. To say that there is no
self, or that everything is the self [...] both descriptions amount to the
same thing. What is clear in each case is that there is no longer a duality
between an object that is observed and a consciousness that observes it,
or between the external world and the self which confronts it. Neither
tradition is denying one side of the dualistic relation in order to assert
the other relative side. Both are attempts to describe nonduality, and
because each makes absolute a relative term, neither is more or less
satisfying than the other».
fisica quantistica e pensiero non-dualista orientale 73
105
Augusto Shantena Sabbadini, Pellegrinaggi verso il vuoto, cit.,
p. 116.
74 mauro bergonzi
108
La teoria più rappresentativa del primo gruppo è l’interpretazio-
ne di Copenaghen; il secondo gruppo contiene diverse teorie, come per
esempio quella di Ghirardi-Rimini-Weber o l’interpretazione di Penro-
se sulla ‘riduzione oggettiva’; nel terzo gruppo prevale la teoria della
decoerenza quantistica, accanto ad altre di minore plausibilità, come
quella del multiverso. Va specificato però che tutte queste diverse inter-
pretazioni riguardano la meccanica quantistica (QM), ma non si appli-
cano necessariamente al punto di vista della teoria dei campi quantistici
(QFT). Fin dal 1928, anno in cui fu redatta l’equazione di Dirac, diversi
ricercatori ritennero che la formulazione teorica della meccanica quan-
tistica, a parte piccoli dettagli formali, fosse ormai quasi conclusa e co-
minciarono sempre più ad occuparsi della teoria dei campi quantistici,
che è la teoria con cui si studia, da allora, la fisica delle particelle, della
materia condensata, e la cosmologia. Non che la meccanica quantistica
non dia o non possa dare ancora ottimi risultati, ad esempio in ottica
quantistica o in altri settori applicativi. Tuttavia, per lo studio di gran
parte dei fenomeni relativi a sistemi aperti (dissipativi), che sono gli
unici sistemi con cui ci si confronta nella realtà, essa deve sempre più
cedere il passo alla teoria dei campi quantistici. L’equazione di Dirac
descrive, ad esempio, non il singolo elettrone, ma un sistema ad infiniti
gradi di libertà che è il campo dell’elettrone, in continua, ineliminabile
interazione con il campo elettromagnetico da esso stesso generato e con
le sue fluttuazioni. Secondo tale prospettiva, non si prende più in consi-
derazione il singolo elettrone libero, che è la soluzione di un’equazione
76 mauro bergonzi
110
Ivi, pp. 137 s.
111
Questa interpretazione della fisica quantistica risale originaria-
mente a Eugen Wigner e John von Neumann, i quali la proposero fin dai
primi anni Trenta del Novecento.
112
Vedi, per esempio, Amit Goswami – Richard E. Reed – Maggie
Goswami, The Self-Aware Universe: How Consciousness Creates The
Material World, Jeremy Tarcher/Putnam Books, New York 1993; Ashok
Narasimhan – Menas C. Kafatos, Wave-particle Duality, the Observer
and Retrocausality, disponibile a questo indirizzo: <https://www.sci-
enceandnonduality.com/?post_type=post&p=100895> (ultimo accesso:
1 settembre 2018).
78 mauro bergonzi
113
Per un’analisi comparativa fra il costruttivismo filosofico occi-
dentale e il pensiero sapienziale indiano in riferimento all’esperienza
mistica, cfr. Mauro Bergonzi, Riflessioni sulla psicologia del mistici-
smo, cit., pp. 241-255.
114
È evidente qui la convergenza fra il criticismo kantiano e alcune
forme di non-dualismo orientale di cui vedremo a breve alcuni esempi.
Tuttavia Kant crede di poter dimostrare l’esistenza di una ‘cosa in sé’ (il
noumeno) al di là dell’esperienza (il fenomeno) ricorrendo ad argomen-
tazioni basate sul principio di causalità, il quale però, per sua stessa am-
missione, appartiene unicamente alla sfera dell’esperienza fenomenica,
per cui questa impropria estensione del principio di causa/effetto oltre
il suo legittimo orizzonte applicativo vanifica la certezza dell’esistenza
di un noumeno oltre il fenomeno: infatti, secondo il pensiero critico di
stampo empirista che accomuna lo scetticismo di Hume e l’idealismo
di Berkeley, è impossibile dimostrare l’esistenza di una realtà esterna
all’esperienza. Al contrario di Kant, invece, diverse forme di non-dua-
lismo indiano, come per esempio l’advaita-vedānta e il buddhismo cit-
tamātra, mantengono il proprio pensiero razionale saldamente ancora-
to all’equazione esperienza = realtà, intesa come non-separazione fra
coscienza e universo, il cui fondamento ultimo resta inaccessibile alla
conoscenza concettuale e dunque, a differenza del noumeno, non è solo
impercettibile, ma anche impensabile.
fisica quantistica e pensiero non-dualista orientale 79
We say ‘See that wave’. [...] But without the projection of lan-
guage no one ever saw a single wave. [...] Scientists, as well as all,
unknowingly project the linguistic patterns of a particular type of lan-
guage upon the universe, and SEE them there, rendered visible on the
very face of nature. [...] Segmentation of nature is an aspect of gram-
mar. [...] We cut up and organize the spread and flow of events as
we do, largely because, through our mother language, we are parties
to an agreement to do so, not because nature itself is segmented in
exactly that way for all to see [...]. We dissect nature along lines laid
down by our native languages. The categories and types that we iso-
late from the world of phenomena we do not find there because they
stare every observer in the face; on the contrary, the world is presen
ted in a kaleidoscopic flux of impressions which has to be organized
by our minds – and this means largely by the linguistic systems in our
minds. We cut nature up, organize it into concepts and ascribe signifi-
cances as we do, largely because we are parties to an agreement to or-
ganize it in this way – an agreement that holds throughout our speech
community and is codified in the patterns of our language. [...] We
115
La percezione visiva, per limitarci ad un solo esempio, organizza
le frequenze elettromagnetiche della luce – che stimolano il nervo otti-
co – in immagini ‘costruite’ da complessi processi cognitivi che com-
prendono la contrapposizione figura/sfondo, il senso della prospettiva,
il riconoscimento linguistico, ecc. Cfr. William H. Ittelson – Franklin P.
Kilpatrick, Experiments in Perception, in «Scientific American», 185
(1951), pp. 50-55; Ulric Neisser, The Processes of Vision, in «Scientific
American», n. 219 (1968), pp. 204-214.
80 mauro bergonzi
are constantly reading into nature fictional acting entities, simply be-
cause our verbs must have substantives in front of them. We have to
say [...] ‘A light flashed’, setting up an actor, [...] ‘light’, to perform
what we call an action, ‘to flash’. Yet the flashing and the light are
one and the same! [...] By these more or less distinctive terms we as-
cribe a semifictitious isolation to parts of experience. English terms,
like ‘sky, hill, swamp’, persuade us to regard some elusive aspect of
nature’s endless variety as a distinct THING. [...] Thus English and
similar tongues lead us to think of the universe as a collection of ra
ther distinct objects and events corresponding to words116.
116
Benjamin L. Whorf, Language, Thought, and Reality: Selected
Writings of Benjamin Lee Whorf, ed. by John B. Carroll, MIT Press,
Cambridge (MA) 1956, pp. 262 s., trad. it. di Francesco Ciafaloni, Lin-
guaggio, pensiero e realtà: Benjamin Lee Whorf, Boringhieri, Torino
1970.
fisica quantistica e pensiero non-dualista orientale 81
117
Bṛhadāraṇyakopaniṣad I.4.7 (Upaniṣad, qui nella trad. it. di
Carlo Della Casa, UTET, Torino 1976, pp. 71 s.).
118
Laozi, Daodejing, I. (cfr. Lao Tzu, Tao Te Ching, trad. it. cit.,
pp. 39-43).
82 mauro bergonzi
121
Śankara, Brahmasūtrabhāśya, I. 1 (trad. mia). Per una spiegazi-
one più articolata sul senso di questo passo, cfr. Eliot Deutsch, Advaita
Vedānta, cit. pp. 33 s.: «Superimposition takes place, then, when the
qualities of one thing not immediately present to consciousness are,
through memory, given to, or projected upon, another thing that is pres-
ent to consciousness and are identified with it. In the stock example
of the rope and the snake, the rope (the thing immediately present to
consciousness) is taken as a snake through the erroneous attribution of
qualities remembered from previous perceptions».
122
Non a caso gli studi sulla psicologia buddhista hanno rilevato
significative convergenze con le scienze cognitive: cfr. Guy Claxton,
Meditation in Buddhist Psychology, in The Psychology of Meditation,
ed. by Michael A. West, Clarendon Press, Oxford 1987, pp. 23-38; Id.,
Neurotheology: Buddhism, Cognitive Science and Mystical Experience,
in The Psychology of Awakening: Buddhism, Science, and Our Day-
to-Day Lives, ed. by Gay Watson – Stephen Batchelor – Guy Claxton,
Rider, London 1999, pp. 90-111; Michael M. Delmonte, Meditation:
Contemporary Theoretical Approaches, in The Psychology of Medita-
tion, cit., pp. 39-53; Susan Blackmore, Who Am I? Changing Models of
Reality in Meditation, in Beyond Therapy: The Impact of Eastern Reli-
gions on Psychological Theory and Practice, ed. by Guy Claxton, Wis-
dom Publications, London 1986, pp. 70-85; James Low, The Structures
of Suffering: Tibetan Buddhist and Cognitive-Analytic Approaches, in
84 mauro bergonzi
138
Cfr. Erwin Schrödinger, Lo spirito della scienza, in L’immagi-
ne del mondo, trad. it. cit., p. 93: «L’oggetto della scienza è la natura
nel senso più lato [...]. Il soggetto di ogni scienza è sempre lo spirito
[…]. D’altra parte, non ci aspetteremo che la scienza ci dia un’indica-
zione diretta su ciò che è in realtà lo spirito: non potremo sperare di
poterne investigare la natura, per quanto vasto sia ciò che ricaviamo
dalla fisica e dalla chimica di quei processi materiali al cui decorso si
fisica quantistica e pensiero non-dualista orientale 89
140
Questa prospettiva epistemologica presenta una corrisponden-
za ‘analogica’ col secondo teorema di incompletezza di K. Gödel nel
campo logico-matematico e col ‘principio di indeterminazione’ di W.
Heisenberg nel campo della fisica subatomica: vedi supra, pp. 39 ss.
Evidente è anche la convergenza con il pensiero śaṅkariano intorno
all’inconoscibilità dell’ātman: vedi supra, pp. 30 s.
141
Cfr. Franco Bertossa – Roberto Ferrari, Lo sguardo senza oc-
chio, cit.
142
Cfr. Michel Bitbol, À propos du point aveugle de la science, in
Science, conscience et environnement. Penser le monde complexe, ed.
par Gérald Hess – Denis Bourg, Presses Universitaires de France, Paris
2016.
fisica quantistica e pensiero non-dualista orientale 91
143
L’‘emergentismo’ è in generale una prospettiva filosofica secondo
cui da un insieme interconnesso di elementi semplici emergono proprietà
nuove che non sono presenti nei singoli componenti, in linea con un’idea
di base condivisa anche dalla teoria generale dei sistemi e dalla psicolo-
gia della Gestalt: l’insieme delle parti è più della loro somma. Da questo
punto di vista, la teoria emergentista è già stata proficuamente applicata
in molti campi della scienza, dall’etologia alla cibernetica, dalla biolo-
gia alla chimica, dalle neuroscienze alla sociologia. Per esempio, mentre
l’osservazione isolata di una formica come individuo biologico mostra
comportamenti abbastanza stereotipati e prevedibili, lo studio dell’intero
formicaio come se fosse un unico animale rivela invece l’‘emergere’ di
comportamenti assai più intelligenti, imprevedibili ed adattativi rispetto
a quelli delle singole formiche. La stessa cosa di fatto si può dire delle
prestazioni del cervello nel suo complesso rispetto a quelle dei singo-
li neuroni che lo compongono. Sulla prospettiva emergentista nelle sue
varie diramazioni cfr. Mario Bunge, Emergence and the Mind, in «Neu-
roscience», 2 (1977), pp. 501-509; Timothy O’Connor, Emergent Proper-
ties, in «American Philosophical Quarterly», 31, 2, (1994), pp. 91-104;
David J. Chalmers, The Conscious Mind: In Search of a Theory of Con-
scious Experience, Oxford University Press, New York 1996, trad. it. di
Alfredo Paternoster – Cristina Meini, La mente cosciente, McGraw-Hill,
Milano 1999; Michael Silberstein, Emergence and the Mind-Body Prob-
lem, in «Journal of Consciousness Studies», 5, 4 (1998), pp. 464-482;
John H. Holland, Emergence: From Chaos to Order, Oxford University
Press, Oxford-New York 1998; William Hasker, The Emergent Self, Cor-
nell University Press, Ithaca (NY) 1999; Robert Van Gulick, Reduction,
Emergence and Other Recent Options on The Mind/Body Problem: A
Philosophic Overview, in «Journal of Consciousness Studies», 8, 9-10
(2001), pp. 1-34; Philip Clayton – Paul Davies, The Re-Emergence of
Emergence: The Emergentist Hypothesis from Science to Religion, Ox-
ford University Press, Oxford-New York 2006; New Perspectives on Re-
duction and Emergence in Physics, Biology and Psychology, ed. by Max
Kistler, special issue of «Synthese», 151, 3 (2006), pp. 311-312; Mark
A. Bedau – Paul Humphreys, Emergence: Contemporary Readings in
Philosophy and Science, MIT Press, Cambridge (MA) 2008; Antonella
Corradini – Timothy O’Connor, Emergence in Science and Philosophy,
Routledge, New York 2010; Cynthia Macdonald – Graham Macdonald,
Emergence in Mind, Oxford University Press, Oxford-New York 2010;
Andrea Zhok, Emergentismo. Le proprietà emergenti della materia e lo
spazio ontologico della coscienza nella riflessione contemporanea, ETS,
Pisa 2011.
144
Per un’approfondita analisi critica sulle falle epistemologiche
della teoria che postula un’origine ‘organicista’ della coscienza (at-
tualmente la più condivisa nel mainstream delle scienze biologiche e
92 mauro bergonzi
145
Augusto Shantena Sabbadini, Pellegrinaggi verso il vuoto, cit.,
p. 98.
94 mauro bergonzi
146
Ci riferiamo, ovviamente, a posizioni minoritarie e periferiche
rispetto al mainstream della ricerca nel campo della fisica quantistica,
come per esempio alla teoria cosmologica di A. Goswami, secondo
cui la coscienza è la sorgente stessa dell’universo materiale: cfr. Amit
Goswami – Richard E. Reed – Maggie Goswami, The Self-Aware Uni-
verse, cit.
147
«The Observer», 25 January 1931.
fisica quantistica e pensiero non-dualista orientale 95
sound, that is, it was heard; a colour or figure, and it was perceived by
sight or touch. This is all that I can understand by these and the like ex-
pressions. For as to what is said of the absolute existence of unthinking
things without any relation to their being perceived, that seems perfect-
ly unintelligible. Their esse is percepi, nor is it possible they should
have any existence out of the minds or thinking things which perceive
them»; trad. it. di Daniele Bertini, Saggio su una nuova teoria della
visione-Trattato sui principi della conoscenza umana. Testo inglese a
fronte, Bompiani, Milano 2004.
151
La diretta e immediata esperienza sensoriale, una volta affran-
cata dalle interpretazioni del pensiero e del linguaggio, sembra confer-
mare questa prospettiva. Per esempio, una sola ed unica esperienza può
essere denominata ‘udire’ (se descritta dal punto di vista del soggetto)
o ‘suono’ (se descritta dal punto di vista dell’oggetto). In base a questa
distinzione linguistica, la mente elabora un modello di realtà che consi-
dera ‘io’ e ‘mondo esterno’ come due entità separate. Tuttavia, durante
l’effettiva esperienza immediata, è impossibile individuare una precisa
linea di confine in cui finisca il suono ‘là fuori’ e cominci l’udire ‘qui
dentro’. In realtà c’è un’unica e indivisibile esperienza, e soltanto dopo,
nel descriverla, il pensiero discorsivo costruisce una frase («Io odo un
suono») in cui le regole stesse del linguaggio (che necessitano di un
‘soggetto’, un ‘verbo’ e un ‘complemento oggetto’) generano l’illusione
fisica quantistica e pensiero non-dualista orientale 97
153
Il concetto di ‘vacuità’, ‘nulla’ o ‘non-essere’ è ben attestato in
molte tradizioni sapienziali d’Oriente e d’Occidente. A seconda dei di-
versi contesti, può assumere connotazioni epistemologiche (come nella
scuola buddhista madhyamika), cosmogoniche (come nei Veda e nel
taoismo), o contemplative (in quasi tutte le tradizioni). Per un approfon-
dimento ad ampio raggio di questo concetto cfr. Giangiorgio Pasqua-
lotto, Estetica del vuoto. Arte e meditazione nelle culture d’Oriente,
Marsilio, Venezia 1993; Sergio Givone, Storia del nulla, Laterza, Ro-
ma-Bari, 1995; Raimundo Panikkar, El Silencio del Dios, Guadiana de
Publicaciones, Madrid 1970, trad. it. di Uma Marina Vesci – Gian Paolo
Violi, Il silenzio di Dio, Borla, Roma 1985; Choong Mun-keat, The No-
tion of Emptiness in Early Buddhism, Motilal Banarsidass, Delhi 1999;
fisica quantistica e pensiero non-dualista orientale 99
era soltanto Non essere (asat), unico, senza secondo. Di poi dal Non
essere nacque l’Essere» (Upaniṣad, trad. it. cit., p. 242).
156
Vedi Bṛhadāraṇyaka Upaniṣad, II.3.6: «Ora la formula: Non
così, non così! (Neti, neti). Non v’è cosa superiore a questo ‘Non così’
(iti na). Il nome del [brahman] è realtà della realtà» (Upaniṣad, trad. it.
cit., p. 89).
157
Vedi per esempio Laozi, Daodejing XL: «Nel mondo tutte le
cose nascono dall’essere. L’essere nasce dal non-essere» (Lao Tzu, Tao
Te Ching, trad. it. cit., p. 323).
158
Il concetto di ‘vuoto quantistico’ è definito in meccanica quanti-
stica (QM) e soprattutto nella teoria dei campi quantistici (QFT) come
lo ‘stato fondamentale’ del sistema in cui tutti i campi presenti sono nel
loro ‘stato di energia minima’, tale che non ci sono particelle, ma posso-
no presentarsi strutture condensate, per cui la sua energia non è propria-
mente nulla. Pertanto l’annullamento dell’energia (E = 0) non equivale
necessariamente al totale annullamento di un campo: infatti l’energia
di un sistema quantistico non è mai precisamente definibile, poiché
subisce continue oscillazioni casuali secondo il principio di indetermi-
nazione. La formula matematica che descrive tali fluttuazioni è ΔE Δt
≈ ħ, dove ΔE indica l’indeterminazione dell’energia nell’intervallo di
tempo Δt e ħ la costante di Planck. In sostanza, la formula asserisce che,
ai livelli microscopici indicati dalla costante di Planck, l’energia di un
sistema quantistico subisce fluttuazioni tanto più ampie quanto minore
è il tempo in cui avvengono (ΔE ≈ ħ/Δt), per cui alcune fluttuazioni, se
il tempo in cui si manifestano è abbastanza breve, possono sviluppare
energia sufficiente a creare particelle ‘virtuali’ (ossia momentanei stati
eccitati del campo quantistico), per poi sparire di nuovo alla fine di quel
breve intervallo temporale. Nei termini della metafora usata da A. S.
Sabbadini in una comunicazione personale per illustrarmi la questione,
si potrebbe vedere il vuoto quantistico come una costante danza di cre-
azione e riassorbimento, tanto più energica quanto più breve è l’inter-
vallo di tempo preso in considerazione: tale danza è come un ‘prendere
energia a prestito dal vuoto’, energia che va tanto più prontamente re-
fisica quantistica e pensiero non-dualista orientale 101
160
La targa alla base della statua riporta la seguente citazione di F.J.
Capra: «Hundreds of years ago, Indian artists created visual images of
dancing Shivas in a beautiful series of bronzes. In our time, physicists
have used the most advanced technology to portray the patterns of the
cosmic dance. The metaphor of the cosmic dance thus unifies ancient
mythology, religious art and modern physics».
La teoria quantistica dei campi e la fisica del-
la materia vivente.
Un’ipotesi sui fenomeni psichici
Emilio Del Giudice
Premessa1
1
La premessa e la trascrizione dell’intervento di Del Giudice sono
a cura di Michele Lucantoni e Domenico Fiormonte. Ringraziamo An-
tonella De Ninno e Silvia Morgani per averci aiutato a rivedere il testo,
correggendo varie imprecisioni e sviste.
104 emilio del giudice
***
Partiamo da una metafora sullo sviluppo della scienza
negli ultimi millenni. La metafora consiste nel paragonare
questo sviluppo a quello che fa un bambino quando qual-
cuno gli regala un giocattolo. La scienza sarebbe il bambi-
no e il giocattolo sarebbe la natura. All’inizio il bambino
gioca seguendo le istruzioni del giocattolo, se poi si scopre
abbastanza vivace, il bambino vuole vedere come è fatto
dentro, e allora rompe il giocattolo – per la disperazione
di chi glielo ha regalato. Smontato il giocattolo in mille
pezzettini, nella maggior parte dei casi il bambino rimane
lì a guardarlo in attesa del prossimo giocattolo. Esiste però
anche la possibilità che il bambino provi a rimontarlo, otte-
nendo un giocattolo simile al precedente, perché composto
degli stessi pezzi. Vi sono dunque tre fasi dell’approccio
al giocattolo, che corrispondono esattamente alle tre fasi
della scienza. All’inizio gli esseri umani hanno guardato
intorno la natura e hanno cominciato a fare dei cataloghi
[…] l’elenco di tutto ciò che esiste – il che è un lavoro gi-
gantesco. Tra l’altro, bisogna stabilire empiricamente delle
correlazioni, cosa tutt’altro che facile. Un esempio, il gran-
de colpo di genio dell’umanità nel capire come nascono
i bambini: stabilire una correlazione tra un atto sessuale
avvenuto in un certo giorno, e la nascita del bambino nove
mesi dopo, è una cosa non banale – significa seguire una
concatenazione causale a lunga distanza.
Capite che la prima fase della scienza è tutt’altro che
banale e, di fatto, ha richiesto millenni – pensate a capire
le regolarità di tutti i moti celesti...
106 emilio del giudice
4
John S. Bell, On the Einstein-Podolsky-Rosen Paradox, in «Phy
sics», 1, 3 (1964), pp. 195-200.
5
Albert Einstein – Boris Podolsky – Nathan Rosen, Can Quan-
tum-Mechanical Description of Physical Reality be Considered Com-
plete?, in «Physical Review», 47 (1935), pp. 777-780.
6
Niels Bohr, Can Quantum-Mechanical Description of Physical
Reality be Considered Complete?, in «Physical Review», 48 (1935),
p. 700.
la teoria quantistica dei campi e la fisica della materia vivente 115
7
Cfr. David Bohm, Quantum Theory, Prentice Hall, New York,
1951.
ne uscirebbe sarebbe una musica e non il solito rumore
della discordanza. Questo è quello che succede veramente.
Abbiamo visto che l’acqua liquida emette naturalmente un
suono che ha la struttura di una partitura musicale. Questa
è la base fisica per capire come la materia, a un certo grado
di sviluppo produce una psiche. Cos’è una psiche se non
un logos? E cos’è un logos se non un insieme di fluttuazio-
ni armonizzate che producono un significato? Ma a questo
punto mi fermo. Lasciandovi con la curiosità di come pro-
seguo: così mi invitate un’altra volta!
L’esperienza del vuoto nello yoga.
Un incontro con la fisica quantistica
Domenico Fiormonte
Introduzione
1
Cfr. Amit Goswami, The Visionary Window: A Quantum Physi-
cist’s Guide to Enlightenment, Quest Books, Wheaton (IL) 2006, trad.
it. di Anna Lamberti Bocconi, Guida quantica all’illuminazione. L’in-
tegrazione di scienza e coscienza, Edizioni Mediterranee, Roma 2007.
l’esperienza del vuoto nello yoga 119
Quando l’uomo si trova con l’io e il corpo astrale fuori dal capo,
egli non si sviluppa soltanto, come si è detto, un intimo legame con
2
Rudolf Steiner, Das Karma des Berufes des Menschen in Anknüp-
fung an Goethes Leben: Zehn Vorträge, gehalten in Dornach vom 4.
bis 27. November 1916, Verlag der Rudolf-Steiner-Nachlaßverwaltung,
Dornach 19642, qui nella trad. it. di Leila Trevese, Il Karma e le profes-
sioni in relazione con la vita di Goethe. Dieci conferenze tenute a Dor-
nach dal 4 al 27 novembre 1916, Antroposofica, Milano 2010, pp. 40 s.
3
«Per mezzo del prāṇayama, cioè prolungando sempre più l’espi-
razione e l’inspirazione (lo scopo di questa pratica è quello di lasciare
trascorrere un intervallo, il più lungo possibile, tra questi due momen-
ti della respirazione), lo yogin può dunque penetrare tutte le modalità
della coscienza». Cfr. Mircea Eliade, Le yoga: immortalité et liberté,
Payot, Paris 1954, qui nella trad. it. di Giorgio Pagliaro, Lo Yoga. Im-
mortalità e libertà, Rizzoli, Milano 1999, p. 65.
120 domenico fiormonte
6
Enciclopedia dello Yoga, a cura di Stefano Piano, Magnanelli, To-
rino 2008, p. 259.
7
Alberto Stipo, Appendice didattica, in Swami Svātmārāma, La
lucerna dello Haṭha-yoga (Haṭhayoga-pradīpīka), a cura di Giuseppe
Spera, Magnanelli, Torino 2013, p. 115.
8
Patañali, Yoga Sūtra. Il più antico testo di yoga con i commenti
della tradizione, a cura di Massimo Vinti – Piera Scarabelli, Mimesis,
Milano-Udine 2012, p. 67.
9
Supporto verbale agli Yoga Sūtra di Patañali: Sāmadhi e Sādhana
Pāda, a cura di Chandra Klee Cuffaro, Centro Studi Yoga Sooryachan-
dra, 2010-2014, p.