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contempo come transe emozionali (ciò non toglie che l’aspetto


emotivo abbia un peso nella possessione).

In sintesi, in base al tipo di movimento e al tipo di relazione fra soggetto in


transe e divinità, “dall’alto verso il basso”:

- Transe sciamanica: fuori, rapporto a due


- Transe di comunione: dentro, rapporto a due, con unità
- Transe di ispirazione: dentro, rapporto a due, con
sopraffazione
- Transe di possessione: dentro, mancanza di rapporto (c’è solo
il dio)
!Concludendo il discorso sull’aspetto relazionale, si potrà dunque affermare
che la transe sciamanica e la possessione costituiscono i due poli estremi
nella modalità di cui dispone l’uomo per giocare il proprio essere nel
rapporto mistico: la prima è l’espressione di un concetto “forte”
dell’individualità dell’operatore sacro, essendo lo sciamano in grado – grazie
alle sue doti, cognizioni e competenze, ben riflesse nella sua autorità sociale
– di fronteggiare a tu per tu le divinità, recandosi persino nel loro mondo; la
seconda, invece, prevede la totale annichilazione dell’individuo che, scelto,
subisce passivamente il volere del dio, accogliendolo nel proprio corpo e
lasciando che si sostituisca alla propria anima; trasformandosi cioè in un
puro supporto materiale all’estrinsecazione dell’individualità divina.
Questa profonda differenza nel modo di gestire l’individualità nel corso
dello stato alterato, rimandando evidentemente all’intero sistema di
rappresentazioni di ogni cultura, si riflette anche nell’uso della musica: lo
sciamano è il musicante della propria transe, eseguendo da sé la musica
necessaria; nel sistema della possessione, invece, chi è posseduto è anche
musicato, subendo passivamente anche il fatto sonoro, di cui è delegata ad
altri la creazione. Anche negli altri tipi di transe, avremo una corrispondenza
fra mantenimento della personalità e iniziativa musicale 2.
Mentre i due estremi del viaggio sciamanico e dell’invasamento possessivo
sono organici ad un’ideologia religiosa immanentistica, le altre tipologie si
producono all’interno delle religioni della trascendenza, come ad esempio
nell’Islam e nel Cristianesimo, laddove – ragionando per mondi separati –
non è concepibile un’identificazione uomo/divinità (nell’Islam, pensare di
incarnare Allah o di identificarsi con lui è considerato atto empio), ma solo
manifestazioni della presenza del divino: epifanie.

2 Ne riparleremo al par. 4 di questo capitolo e, a proposito degli Anastenaria, in V, 4.

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