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Robert Musil

L’ultimo giornale
dell’Imperatore

A cura di
Massimo Libardi e Fernando Orlandi
Traduzione di
Davide Zaffi
Nota editoriale

Dopo il successo dei Turbamenti del giovane Törless


Robert Musil collaborò con prestigiose riviste tra cui Der
lose Vogel diretta dall’amico Franz Blei, Die Aktion, Die
weißen Blätter e soprattutto Die neue Rundschau, di cui
divenne redattore nel 1914.
Allo scoppio della guerra si arruolò volontario e dopo
un breve periodo trascorso nel settore di Solda-Trafoi,
nel 1915 fu distaccato in Valsugana e nella Valle dei Mo-
cheni. In questo periodo partecipò alla quinta battaglia
dell’Isonzo. Ammalatosi di stomatite ulcerosa venne rico-
verato in diversi ospedali. Assegnato al comando d’arma-
ta Principe Eugenio, di stanza a Bolzano, entrò a far parte
della redazione della Tiroler Soldaten-Zeitung, di cui di-
venne direttore a partire dal numero dell’8 ottobre 1916.
Con il n. 10 della seconda serie, il giornale cambiò nome,
Testo Robert Musil diventando semplicemente Soldaten-Zeitung, perdendo il
Impaginazione Paolo Micheli riferimento regionale “Tiroler”. Il giornale cessò le pub-
Redazione Enza Bove
blicazioni il 15 aprile 1917.
© 2019 Reverdito Editore - 38121 Trento I Nel marzo 1918 lo scrittore è a Vienna, dopo una lun-
ga licenza. Il 18 dello stesso mese entra a far parte del
Prima edizione: marzo 2019 Gruppo redazionale (Redaktionelle Gruppe) del Quartiere
Servizio Clienti Reverdito: info@reverditoeditore.it della stampa di guerra (Kriegspressequartier), dove gli vie-
ne affidata la direzione di un nuovo giornale, il giornale
Tutti i diritti riservati “patriottico” Heimat.

—5—
Heimat è un settimanale voluto dai militari, che non
vogliono esplicitare il loro ruolo nella gerenza della te-
stata. Si tratta di un progetto ambizioso, il cui fine è sia
“contrastare quegli influssi che provocano disorientamen-
to al fronte”, sia preparare “il popolo e il soldato” alla si-
tuazione che si creerà con la fine del conflitto. All’edizio-
ne tedesca, poco alla volta, se ne affiancano altre tre: con
la collaborazione di Arne Laurin viene pubblicata Domov,
in lingua ceca; poi quella in ungherese Üzenet, affidata a Da Heimat
Lászlo Zoltán; e infine quella croata, Domovina. La reda-
zione delle varie edizioni sembra essere stata nello stesso
edificio di Untere Donaustraße 2, Vienna.
Sono pubblicazioni oggi difficili da reperire, di cui
sembra non esistere alcuna raccolta completa. Neppure
di Heimat si conoscono tutti i numeri: la prima uscita e
il foglio volante che la pubblicizza sono del 7 marzo; tra
giugno e luglio mancano i numeri dal 15 al 18 e poi sono
irreperibili quelli a partire dal 21 (forse del 25 luglio) al
34 (24 ottobre 1918), apparentemente l’ultimo ad essere
stampato. Il primo numero del giornale è composto in
gotico ma poi si passa immediatamente ai caratteri latini.
Il 1918 è un anno difficile, ma Heimat sembra non
dovere combattere con le difficoltà che incontra la società
viennese. Il settimanale viene pubblicato con regolarità
e mantiene una significativa tiratura, raggiungendo le
31.000 copie a luglio. Tra giugno e luglio cambia il for-
mato e quindi la foliazione, che si dimezza. La tipografia
è sempre la stessa – Ambr. Opitz Nachfolger, in Strozzi-
gasse 8 a Vienna – che stampa anche le edizioni nelle altre
lingue.

—6—
Uno strano apprendistato politico
di Massimo Libardi e Fernando Orlandi  1

I. Vienna 1918: il Quartiere della stampa di guerra

Il 28 gennaio 1918 Robert Musil ottiene un mese di li-


cenza e da Udine, dove è di stanza, raggiunge a Vienna la
moglie Martha.  2 Nella capitale, come peraltro in tutto il
paese, prevale la generale stanchezza per la guerra; i generi
alimentari sono razionati, i prezzi rincarano velocemente e
l’inflazione è alimentata dai costi della guerra.  3 Negli anni
della “guerra totale”, il fronte interno è fragile: mentre i sol-
dati combattono su fronti lontani, i civili viennesi combat-
tono una guerra protratta, socialmente devastante, gli uni
contro gli altri. Nel 1917 la fame era all’orizzonte e all’inizio
del 1918 si manifestarono le rivolte. Aveva preso il via una

1 
Gli autori desiderano ringraziare Piero Sinatti e Davide Zaffi per
le osservazioni ricevute.
2 
Karl Corino, Robert Musil. Eine Biographie, Reinbek bei Ham-
burg, Rowohlt, 2003, p. 576.
3 
Zdeněk Jindra, “Der wirtschaftliche Zerfall Österreich-Ungarns”,
in Alice Teichowa e Herbert Matis (a cura di), Österreich und die Tsche-
choslowakei 1918-1938, Wien-Köln-Weimar, Böhlau, 1996, pp. 17-50;
Hans Löwenfeld-Russ, Die Regelung der Volksernährung im Kriege, Wien-
New Haven, Hölder-Pichler-Tempsky e Yale University Press, 1926; e
Max Stephan Schulze, “Austria-Hungary’s Economy in World War I”, in
Stephen Broadberry e Mark Harrison (a cura di), The Economics of World
War I, Cambridge, Cambridge University Press, 2005, pp. 77-111.

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inarrestabile disintegrazione sociale, ben prima del collas- Karl Corino osserva che la decisione fu oltremodo ra-
so politico e diplomatico dell’autunno.  4 La mancanza di pida, “poco austriaca”: in solo due settimane il Comando
generi alimentari conduce agli scioperi del gennaio 1918. supremo dell’esercito assume la decisione, la comunica al
La presa del potere da parte dei bolscevichi poco più di un Quartiere della stampa di guerra, e il primo numero di Hei-
mese prima aveva ispirato l’attivismo dell’ala sinistra del mat è stampato, il 7 marzo.  6 Lo stesso giorno Martha scri-
Partito socialdemocratico dei lavoratori d’Austria, che nel ve alla figlia Annina Marcovaldi (nata dal suo precedente
novembre 1917 inizia ad organizzare manifestazioni contro matrimonio) in relazione alle “prospettive di rimanere” a
la guerra. Il dimezzamento delle razioni di farina a metà Vienna, faccenda incerta perché coltivava ancora delle per-
gennaio fu la scintilla che scatenò l’ondata di scioperi ope- plessità: “Vogliono fare un nuovo settimanale patriottico e
rai, che dalla capitale si estesero al paese.  5 sono lieti di avere trovato Robert (Ma non se ne deve ancora
In questo contesto il governo desiderava che i giornali parlare!). Robert dovrebbe metterci il nome, ma non sa se
pubblicassero articoli sul buon andamento della guerra. Ma gli conviene farlo. Ma deve decidersi presto”.  7
quello che si pubblicava non veniva ritenuto sufficiente e Direttore e gerente del primo numero è Josef Neumair,
così si pensò alla diffusione di volantini fra le truppe, idea scrittore e germanista, che in precedenza aveva combat-
che venne abbandonata a favore della pubblicazione di un tuto nei Balcani.  8 Musil accetta l’incarico, ma i suoi arti-
settimanale. coli non li firmerà: la sua firma comparirà dal 9 maggio
Così qualche giorno dopo il termine della licenza, il 2 mar- solo quale direttore e gerente della testata.  9 E infatti dal
zo, il Quartiere della stampa di guerra (Kriegspressequartier)
scrive al comando del feldmaresciallo Svetozar von Boroević, 6 
Corino, Robert Musil, pp. 578-579.
da cui lo scrittore dipendeva, chiedendo con urgenza che 7 
Martha Musil a Annina Marcovaldi, 7 marzo 1918, in Robert
Musil, per la sua grande esperienza (ovviamente come diret- Musil, Briefe 1901-1942, Reinbek bei Hamburg, Rowohlt, 1981, vol.
tore della Soldaten-Zeitung) venga distaccato allo stesso per 1, p. 145.
far parte della redazione di un nuovo settimanale, Heimat. 8 
Josef Neumair, “Mein Strohsack. Aus dem serbisches Feldzug
1914“, Heimat, n. 12, 23 maggio 1918, p. 3. Nel maggio 1918 Heimat
pubblica un estratto da un suo libro, edito l’anno prima a Innsbruck: Im
4 
Maureen Healy, Vienna and the Fall of the Habsburg Empire. Total Serbischen Feldzug 1914. Erlebnisse und Stimmungen eines Landsturm-
War and Everyday Life in World War I, Cambridge, Cambridge Univer- Offiziers, Innsbruck, Tyrolia, 1917. Dal 1919 e fino al 1950 Neumair
sity Press, 2004. ricoprì l’incarico di Obmann del Tirolerbundes a Vienna. Dal 1933
5 
Borislav Chernev, “The Great January Strike as a Prelude to Re- all’Anschluss del maggio 1938, nel periodo dell’austrofascismo, Neu-
volution in Austria”, in Id., Twilight of Empire. The Brest-Litovsk Con- mair fu anche presidente della Östrerreichischea Bundesverlags.
ference and the Remaking of East-Central Europe, 1917-1918, Toronto- 9 
Il 29 marzo Martha scrive nuovamente ad Annina, allegandogli
Buffalo-London, University of Toronto Press, 2017, pp. 79-119. Si anche la copia dell’ultimo numero pubblicato di Heimat. Martha sot-
veda anche Rudolf Kučera, Rationed Life. Science, Everyday Life, and tolinea che non si nota la sua dipendenza dal Quartiere della stampa di
Working-Class Politics in the Bohemian Lands, 1914-1918, New York- guerra, e non lo si deve sapere (Martha Musil a Annina Marcovaldi, 25
Oxford, Berghahn, 2016. marzo 1918, Briefe 1901-1942, p. 146).

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9 maggio firma come direttore responsabile il giornale che ra il responsabile è il colonnello Wilhelm Eisner-Bubna,
accanto all’edizione in lingua tedesca ne avrà una ceca, una reduce pluridecorato dal fronte isontino e membro della
ungherese e una croata rispettivamente: Domov, Üznet e struttura già dall’estate del 1916, che il 15 marzo 1917 suc-
Domovina. Heimat cesserà la pubblicazione con il nume- cede al colonnello Maximilian von Hoen.  14 Con la nuova
ro 34 del 24 ottobre 1918 che precede di poco il crollo direzione il Quartiere della stampa di guerra viene com-
dell’Austria-Ungheria.  10 pletamente riorganizzato e trasformato in un efficace stru-
Nei suoi diari e nelle sue lettere troviamo poche trac- mento di propaganda attiva.  15 Per la prima volta vengono
ce dirette di questa esperienza: il riferimento più chiaro emanate direttive chiare e dettagliate (nella pubblicazione
è nella seconda parte del progetto di romanzo La doppia
conversione,  11 dove elenca minuziosamente gli interessi che
dalla redazione di Heimat passeranno nei coevi appunti dei 14 
Previsto già nelle Mobilisierungsinstruktionen del 1909 (Mo-
Diari.  12 Tuttavia, a differenza del servizio svolto presso la bilisierungsinstruktion für das k.u.k. Heer. Anhang für das Kriegsatta-
Soldaten-Zeitung, questo non è ricordato nei suoi curricola, chéquartier und das Kriegspressequartier. Enwurf [Reservat], Wien, Aus
der k.k. Hof- und Staatsdruckerei, 1909, KA, Bib Inv. Nr. I 42053,
né nelle lettere degli anni trenta con cui richiede interventi
online all’indirizzo: http://wk1.staatsarchiv.at/propaganda-kuenstler-
a suo favore.  13 undkpq/kriegspressequartier/mobilisierungsinstruktion/#/?a=artefact
Quando Musil giunge al Quartiere della stampa di guer- group259), il 28 luglio 1914, il giorno stesso della dichiarazione di
guerra alla Serbia, il Quartiere della stampa di guerra si costituì inizial-
mente come piccola unità mobile dislocata vicina al fronte, a Dukla,
10 
Di Karl Corino, si vedano: “Profil einer Soldatenzeitung aus dem nei Carpazi, sotto il comando del colonnello Maximilian von Hoen,
Ersten Weltkrieg, ‘Heimat’, und ihres Herausgebers Robert Musil”, Mu- allora direttore del Kriegsministeriums Pressestelle (Ufficio stampa del
sil-Forum, n. 13-14, 1987-1988, pp. 74-85, e Robert Musil, pp. 578-587. Ministero della guerra). La struttura era alle dirette dipendenze dell’Ar-
11 
Robert Musil, Diari 1899-1941, Torino, Einaudi, 1980, vol. 1, meeoberkommando (Comando superiore dell’esercito).
p. 518 (in seguito D, seguito dal numero del volume e dalle pagine). 15 
Sulle attività editoriali del Quartiere della stampa di guerra, si
12 
In particolare i quaderni: Quaderno I (1915-1920 circa), Qua- veda Fernando Orlandi, “La Grande Guerra degli artisti”, in Massi-
derno senza numero (non oltre 1916 - 1918-1919), Quaderno 8 mo Libardi e Fernando Orlandi (a cura di), Bolzano 1917. Scrittori e
(1920), Quaderno 9 (1919-1920) e i riferimenti sparsi negli appunti artisti nella Grande Guerra, Levico Terme-Scurelle, Biblioteca Archi-
per la progettata autobiografia (in particolare il Quaderno 33) vio del CSSEO-Silvy, 2017, pp. 17-18. Si vedano altresì Hildegard
13 
Si veda la lettera del 1938 al generale Alfred Krauss e quella Schmölzer, Die Propaganda des Kriegspressequartiers im Ersten Weltkrieg
all’avvocato Wolf Domke due anni dopo (Robert Musil, Saggi e lettere, 1914-1918, Dissertation, Universität Wien, 1965; Klaus Mayer, Die
Torino, Einaudi, 1995, vol. 2, pp. 833 e 930). In una lettera del 29 Organisation des Kriegspressequartiers beim AOK im Ersten Weltkrieg
marzo 1918 alla figlia Annina, Martha Musil le annuncia l’invio di un 1914-1918, Dissertation, Universität Wien, 1963; Sema Colpan et al.
numero di Heimat (il n. 4, 28 marzo 1918) che contiene l’editoriale (a cura di), Kulturmanöver: Das k.u.k. Kriegsspressequartier und die Mo-
di Musil “Settimanale politico: abbiate fiducia – in chi?” (in questo bilisierung von Wort und Bild, Frankfurt am Main, Peter Lang, 2015;
volume, alle pp. 45-49; d’ora in poi H, seguito dal numero di pagina) e Walter Reichel, “Pressearbeit ist Propagandaarbeit”. Medienverwaltung
osservando che non si deve dire che è edito dal Quartiere della stampa 1914-1918: Das Kriegspressequartier (KPQ), Innsbruck-Wien-Bozen,
di guerra (Musil, Briefe 1901-1942, p. 146). Studien-Verlag, 2016.

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interna Berichte über die Propagandatätigkeit des k. u. k. sur Trieste e i mensili Donauland, fondato da Paul Siebertz e
Kriegspressequartiers), che si riflettono anche nei temi degli Alois Veltzé e a cui lavorò il pacifista Stefan Zweig,  20 e Volk
articoli che Musil scriverà per Heimat. und Heer.  21 La Auslandstelle, infine, publica le rassegna della
Il Redaktionelle Gruppe, che già pubblica Österreichisch- stampa straniera: il quotidiano Auszuges aus der Tagespresse e
Ungarische Kriegskorrespondenz,  16 nel 1918 dà vita a Heimat il quindicinale Übersichten aus der Auslandspresse.  22
e alle sue altre tre edizioni, mentre il Frontpropagandagruppe Con Musil, che fa parte della Redaktionelle Gruppe, al
pubblica Frontzeitung (anche questa con una parallela pub- Quartiere della stampa di guerra vi sono anche Franz Blei,
blicazione in ungherese e una tiratura di 30.000 copie).  17 Franz Werfel, che è inquadrato nella Propagandagruppe, e
A sua volta la J-Stelle, ovvero la Italien-Stelle, altra struttu- Albert Paris Gütersloh che “eccettuati pochi altri, erano [...]
ra del Quartiere della stampa di guerra, si attiva con pub- le uniche teste pensanti al Quartiere della stampa di guerra”
blicazioni di propaganda in italiano: La Voce del Litorale (D1 658; vedi anche D1 524). Tra le figure che incontra
(inizialmente stampata a Vienna), La Gazzetta del Veneto, nella redazione sarà Werfel a diventare con il nome Friedel
dapprima settimanale e da maggio 1918 quotidiano,  18 cui
poi si aggiunge La Domenica della Gazzetta, settimanale 20 
Eberhard Sauermann, “Die Zeitschrift ‘Donauland’ (1917-
allegato al quotidiano, che nella grafica plagia la Domeni- 1920). Ein militärisches Projekt zur geistigen Rettung der Habsbur-
ca del Corriere. Questi ultimi due giornali sono stampati germonarchie”, in Wolfgang Hackl e Kurt Krolop (a cura di),
a Udine.  19 Nella stessa città si pubblica anche Tagblatt für Wortverbunden – Zeitbedingt. Perspektiven der Zeitschriftenforschung,
Venetien und Friaul. Si debbono poi segnalare alcune altre Innsbruck-Wien-München-Bozen, StudienVerlag, 2001, pp. 163-182.
pubblicazioni editate congiuntamente dal Quartiere della Nel periodo in cui fu assegnato al Kriegsarchiv Zweig, oltre a pubblica-
re su Donauland, scrisse per diverse testate, tra cui il quotidiano Neue
stampa di guerra e dal Kriegsarchiv: il francese La Marche
Freie Presse. Nel luglio 1915 lo scrittore, inviato su fronte galiziano,
con l’incarico di raccogliere i materiali di propaganda russa, esperisce
direttamente gli orrori e le distruzioni della guerra. È interessante os-
16 
Hannes Gruber, “Die Wortemacher des Krieges”. Zur Rolle öster- servare lo scarto tra le osservazioni personali appuntate nei suoi diari e
reichischer Schriftsteller im Kriegspressequartier des Armeeoberkommandos quanto viene pubblicando, a dispetto della grande libertà di espressio-
1914-1918, Diplomarbeit, Universität Graz, 2012, p. 42; e Reichel, ne pubblica in Austria. Vedi “Galiziens Genesung”, Neue Freie Presse,
“Pressearbeit ist Propagandaarbeit”, p. 26. 31 agosto 1915; e Lionel B, Steiman, “The Agony of Humanism in
17 
Reichel, “Pressearbeit ist Propagandaarbeit”, pp. 27. World War I.  The Case of Stefan Zweig”, Journal of European Studies,
18 
Ventimila copie nel luglio 1918: Mayer, Die Organisation des vol. 6, n. 22, June 1976, p. 101.
Kriegspressequartiers, p. 74. 21 
Reichel, “Pressearbeit ist Propagandaarbeit”, pp. 27, 89 e 158.
19 
Reichel, “Pressearbeit ist Propagandaarbeit”, pp. 21-22 e 89-91; Si veda anche Kurt Peball, “Literarische Publikationen des Kriegsar-
Christine Mayerhofer, Die österreichische Militärverwaltung in den be- chivs im Weltkrieg 1914 bis 1918”, in Generaldirektion des Öster-
setzen Gebieten Italiens. Oktober 1917-November 1918, Dissertation, reichischen Staatsarchivs (a cura di), Mitteilungen des Österreichischen
Universität Wien, 1970, e Giuliano Casagrande, La Gazzeta del Veneto: Staatsarchivs. Gebhard Rath-Festschrift, Wien, Ferdinand Berger, vol.
giornali e stampa nelle terre occupate, Vittorio Veneto, Museo della Bat- 14, 1961, pp. 240-260.
taglia, s.d. (2016?). 22 
Reichel, “Pressearbeit ist Propagandaarbeit”, p. 22.

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Feuermaul un personaggio dell’Uomo senza qualità,  23 il rap- guerra. Quasi ci sarebbe stato un altro mondo. Non è per
presentante dei pacifisti, “anime credulone” (H 46) che ri- necessità che non si è verificato” (D2 809).  27
tengono che “l’uomo sia buono”. Al Quartiere della stampa Il 12 novembre i deputati di lingua tedesca al Reichsrat
di guerra e al Kriegsarchiv sono reclutati i migliori intellet- costituitisi in Assemblea nazionale proclamano la Repub-
tuali della loro epoca: vi sono anche, tra gli altri, Franz Theo­ blica dell’Austria tedesca (Deutschösterreich), senza che però
dor Csokor, Franz Kark Ginzkey, Hugo von Hofmannsthal, il vecchio governo venga formalmente dimissionato. Si crea
Egon Erwin Kisch, Leo Perutz, Alfred Polgar, Rainer Maria così una situazione confusa che vede la compresenza di due
Rilke e Felix Salten. Tra i Kriegsmaler grandi pittori e nel esecutivi: quello fedele all’imperatore, privo di ogni potere,
Musikreferat Béla Bartok e Zoltán Kodály.  24 e il nuovo governo della Repubblica. Solo il 3 aprile, dopo
In ottobre incominciano le manifestazioni della popola- la fuga dell’imperatore in Svizzera, avvenuta nella notte tra
zione affamata, che daranno vita a veri e propri moti rivolu- il 23 e il 24 marzo 1919, il governo repubblicano scioglie
zionari. Nei Diari troviamo diverse osservazioni sugli ultimi quello imperiale, depone ufficialmente Carlo I e condanna
mesi dell’Impero.  25 Il clima è prerivoluzionario, eccitato: in all’esilio gli Asburgo.
questa situazione riprende il lavoro, interrotto durante gli Lo stesso Musil è coinvolto nel clima di quei mesi, che lo
anni di guerra, ai Fanatici che in parte lo rispecchiano. Il vedono tra i firmatari del manifesto del Consiglio politico
protagonista, Thomas, insegue “il germe di un altro ordi- dei lavoratori (Politischer Rat Geistiger Arbeiter), movimento
ne [...] Un pezzetto ancora fluido del nucleo di fuoco della di cui uno dei protagonisti era Kurt Hiller, che in questo
Creazione”.  26 E nei Diari scrive: “Possono le utopie diven- periodo influenzò lo scrittore più profondamente di quanto
tare improvvisamente realtà? Sì. Vedi la conclusione della non facciano trasparire le osservazioni dei Diari.  28 Conti-
nua a essere dislocato al Quartiere della stampa di guerra
23 
Stefan Howald, Ästhetizismus und ästhetische Ideologiekritik: Un- fino a metà dicembre, quando la struttura cessa le attività,
tersuchungen zum Romanwerk Robert Musils, München, Fink, 1984, per passare poi all’archivio stampa del Ministero degli esteri.
pp. 360-364; Robert Musil, L’uomo senza qualità, Milano, Mondadori, In una testimonianza, l’amico e scrittore Franz Theodor
1992, vol. 2, capp. 35-38 (in seguito USQ seguito dall’indicazione del Csokor, in servizio presso il Kriegsarchiv, racconta come nel
volume e poi dalla pagina). 1919 i Musil vivano a più riprese in una casa di riposo fre-
24 
Per i pittori, si veda Fernando Orlandi, “Gli artisti del corpo
dei Kriegsmaler”, in Libardi e Orlandi (a cura di), Bolzano 1917, pp.
quentata da membri delle opposte fazioni. Per suo desiderio
159-162.
25 
“Diario della rivoluzione” (D1 523-524); gli appunti per il pro- 27 
D 809. In precedenza aveva osservato: “Dio viene cercato spesso
gettato romanzo “Polo sud” (in particolare D1 532-533); oltre a nume- nel caos” (D1 549).
rose osservazioni sparse. In generale un giudizio negativo, concentrato 28 
Musil aveva conosciuto Hiller a Berlino e lo aveva ritrovato al
nell’espressione “mancanza di serietà” (D1 542). E nemmeno “il fatto Quartiere della stampa di guerra. Vedi Cay Hehner, Erkenntnis und
che vi trovi la morte li rende più seri” (D1 544). Freiheit: “Der Mann ohne Eigenschaften” als “Übergangswesen”, Mün-
26 
Robert Musil, I fanatici. Dramma in tre atti, Torino, Einaudi, chen, Fink, 1994; in appendice “Politischer Rat Geistiger Arbeiter,
1964, p. 126. Berlin: Programm”, pp. 611-615.

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Musil sedeva fra il generale Karl Pflanzer-Baltin, su posi- settembre con la ritirata austriaca. L’esercito austriaco accu-
zioni violentemente di destra, e il fondatore della Guardia sa ingenti perdite e la conquista russa di Leopoli, la quarta
rossa viennese, Egon Erwin Kisch, che aveva lavorato alla città dell’impero, e della Galizia orientale.
redazione di Heimat e il 21 aprile 1917 era entrato a far par- Il gran numero di perdite e soprattutto di una consi-
te della Redaktionelle Gruppe, formando “il muro” su cui gli stente parte del corpo ufficiali di carriera costituì un col-
antagonisti si sarebbero volentieri reciprocamente fucilati. po particolarmente duro per una struttura così complessa
Musil per altro preferiva discutere di questioni militari con come l’esercito della Duplice Monarchia. Questo era diviso
il generale che non di rivoluzione con Kisch.  29 in tre compagini: l’esercito austriaco (kaiserlich-königliche
Landwehr), quello ungherese (Magyar királyi honvédség, co-
munemente chiamato Honved) e l’esercito congiunto (kai-
II. “Il prezioso sangue dei nostri soldati” serliche und königliche Armee). Come la Monarchia anche
l’esercito era plurilingue: undici quelle ufficialmente rico-
Come noto, la capacità offensiva dell’esercito austro- nosciute. Gli ufficiali parlavano il tedesco, mentre i sottuf-
ungarico era stata messa a dura prova già nei primi mesi di ficiali parlavano oltre a un tedesco veicolare anche una delle
guerra sul fronte orientale. Una guerra radicalmente diversa lingue riconosciute e parlate dalla truppa. Ogni unità era
da quella di trincea con la quale è usualmente identificato il caratterizzata da una lingua “ufficiale” scelta tra quelle par-
Primo conflitto mondiale: lì si combatte in ampi spazi, con late in base alla percentuale di appartenenza della truppa
marce forzate di grandi masse di uomini. ad un determinato gruppo linguistico. Questa complessa
Su questo fronte sono schierate 27 divisioni, più della architettura rendeva particolarmente problematica la rico-
metà delle forze armate asburgiche, e qui nel primo anno struzione delle unità dopo ingenti perdite.  31
di guerra dei 900.000 uomini agli ordini del generale Franz Nuove speranze di vittoria si concretizzano dopo lo
Conrad in Galizia le perdite tra morti, feriti e ammalati scoppio della rivoluzione d’ottobre, che porta allo sfacelo
sono quasi 300.000 e i prigionieri circa 100.000.  30 In que- dell’esercito zarista. I soldati russi disertano e fraternizza-
sti primi mesi di guerra, dopo i primi successi degli austro- no con gli avversari; il 26 novembre i bolscevichi chiedono
ungheresi, spintisi profondamente nel territorio nemico, di negoziare l’armistizio e il 3 marzo 1918 viene firmato il
i russi sferrano una controffensiva che si conclude a metà
31 
István Deák, Gli ufficiali della monarchia asburgica. Oltre il na-
29 
Franz Theodor Csokor, “Gedenkrede zu Robert Musils 80. Ge- zionalismo, Gorizia, LEG, 2003; e Gunther E. Rothenberg, L’esercito di
burtstag”, in Karl Dinklage (a cura di), Robert Musil. Leben, Werk, Francesco Giuseppe, Gorizia, LEG, 2004. Nelle sue memorie, l’ufficiale
Wirkung, Reinbek bei Hamburg, Rowohlt, 1960. p. 352. Nei Dia- Georg Nitsche, racconta di essere stato per una intera settimana con
ri Musil ha diverse osservazioni sprezzanti nei confronti di Kisch. Ad un collega ungherese nella stessa buca da appostamento, senza essere in
esempio D1 524. grado di comprendere una sola parola dell’altro. Vedi Georg Nitsche,
30 
Manfried Rauchensteiner, Der Erste Weltkrieg und das Ende der Österreichisches Soldatentum im Rahmen deutscher Geschichte, Berlin-
Habsburgmonarchie 1914-1918, Wien-Köln-Weimar, Böhlau, 2013. Leipzig, G. Freytag, 1937, p. 263.

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trattato di Brest-Litovsk, che segna l’uscita della Russia dal- mantenere la coesione tra i militari, si suicida. Dopo il fu-
la Prima guerra mondiale. Molti articoli di Heimat hanno nerale ognuno raggiunge la sua nuova patria: il solo escluso
per argomento il trattato e la situazione interna alla Russia da questo nuovo mondo è il dottor Grünn, il medico del
bolscevica. reggimento, l’ebreo che non ne aveva nessun’altra se non
La cessazione delle ostilità sul fronte orientale determina l’Impero.  33
la riorganizzazione e un nuovo dispiegamento delle truppe Se l’esercito è al collasso, la società civile è profondamen-
austro-ungariche sul fronte italiano. La situazione degli ap- te spaccata: la agitano le lotte nazionali, la scarsità di cibo,
provvigionamenti è drammatica. Anche per questo i coman- la fame e le difficoltà economiche.
di delle potenze centrali preparano l’“offensiva Radetzky”, Quando viene avviato il progetto del nuovo giornale
il cui obiettivo strategico è raggiungere la pianura padana, questa situazione è ben presente agli alti comandi: obiettivi
impossessarsi delle scorte e costringere il nemico all’armisti- di Heimat sono infatti servizi periodici sulla salute econo-
zio, liberando così forze da concentrare sul fronte franco- mica e militare della Duplice monarchia e la lotta contro
tedesco. Tuttavia gli italiani vengono a conoscenza dei piani le correnti disfattiste che attraversano il corpo dell’Impero,
di attacco e bombardano preventivamente lo schieramento nutrite dal recente mito della rivoluzione d’ottobre. “Siamo
avversario con l’artiglieria. L’offensiva, che si sviluppa dal tutti nervosi” (H 13), esordisce il direttore nel suo primo
15 al 22 giugno 1918, si trasforma in un fallimento e le editoriale, per questo il giornale, che si autodefinisce “calmo
truppe si arrestano sulla linea monte Grappa-Piave. Una e riflessivo” (H 14), ha la funzione di incoraggiare i cuori
nuova offensiva verso la pianura veneta che va sotto il nome sfiduciati, infondere la certezza della vittoria e la prossimità
di terza battaglia del Piave o battaglia di Vittorio Veneto ha della pace.
luogo dal 24 ottobre al 4 novembre, ma l’esercito è sfibrato
e l’impresa finisce in tragedia.  32
Dopo lo sfondamento del 30 ottobre molti soldati si ri- III. Heimat
uniscono secondo la propria nazionalità e si dirigono verso
casa, dove stanno facendo le prove generali i nuovi stati che Il nome rimanda ad uno degli elementi portanti del mito
soppianteranno la Monarchia asburgica. Questa situazio- asburgico: l’idea di una missione sovranazionale dell’Impe-
ne è magistralmente resa nel dramma 3 novembre 1918 di ro chiamato a costruire l’Heimat di una comunità di stirpi
Franz Theodor Csokor: un gruppo di ufficiali, ristretto in diverse. Il titolo è parallelo a quello del mensile Donauland,
un ospedale militare, apprende della fine della guerra. Ap- che contrappone il Danubio al Reno, il mondo della pu-
partengono alle più diverse stirpi della Duplice monarchia e rezza delle stirpi, il Reno, al mondo della mescolanza, alla
la sconfitta desta la coscienza di appartenere a patrie diverse. “grande missione dell’Austria: unire, costruire ponti fra l’est
Il colonnello Radosin quando si rende conto di non potere
Franz Theodor Csokor, 3 novembre 1918, Milano, Herrenhaus,
33 

32 
Rauchensteiner, Der Erste Weltkrie und das Ende, pp. 952-961. 2001.

— 222 — — 223 —
Robert Musil L’ultimo giornale dell’Imperatore

e l’ovest” (H 43). Si tratta di una rivista raffinata, che vede sticati dai comunicati ufficiali. La forza del giornale sono
la luce nel marzo 1917 apparentemente come “progetto pri- i fatti: essi “devono formare una torre dalla quale ognuno
vato” (privates Projekt).  34 Tra i suoi redattori annovera oltre con un proprio giudizio possa guardare il mondo; si devono
a Stefan Zweig  35 lo storico della letteratura Josef Körner, accendere luci e alimentare fiamme nei cuori” (H 14).
che tra l’altro vi pubblica “Dichter und Dichtung aus dem Il primo editoriale scritto da Musil – “Soldati, è il vostro
deutschen Prag”  36 e raccoglie anche la collaborazione di giornale!” (H 13-15) – richiama nel titolo il suo primo in-
Franz Kafka, impedita poi da problemi di salute.  37 tervento da direttore della Tiroler Soldaten-Zeitung: “Came-
Heimat indica la patria degli affetti, la “matria” si potreb- rati collaborate!”. Non vi è più il richiamo all’importanza di
be dire, contrapposta alla patria, la terra dei padri, il Vater- narrare il “qualcosa di immane” che si sta vivendo:  39 “della
land. In ogni caso il titolo è in palese contraddizione con la guerra esperimentate già abbastanza” (H 15). Di conseguen-
veste del giornale – rigida, austera, priva di illustrazioni – e za sono pressoché inesistenti i riferimenti alla vita concreta
ancor più con la scrittura e i contenuti. La prima proto- dei soldati e quando compaiono sono utilizzati come simili-
collare, che non tenta nemmeno di rivolgersi agli affetti; tudini, come il seguente esempio tra la vita degli individui e
i secondi si presentano come una serie oggettiva di dati, dei popoli: “Al fronte ci si guadagna presto buoni camerati:
di considerazioni geopolitiche – con una marcata presenza lo rendono possibile la vita sempre esposta alla pressione co-
di elementi risalenti al noto lavoro di Friedrich Naumann, stante del pericolo, l’essere dipendenti l’uno dall’altro. Un
Mitteleuropa  38 –, di ragionamenti economici spesso rima-

dea che è apparsa in tutta la sua sensatezza proprio durante la guerra e a


34 
Reichel, “Pressearbeit ist Propagandaarbeit”, p. 158. causa delle minacce dell’Intesa di una guerra economica dopo la guer-
35 
Klaus Eydemann, “Der Titularfeldwebel Stefan Zweig im ra. È un’idea nata non come uno slogan di guerra contro l’Occidente
Kriegsarchiv”, in Heinz Lunzer e Gerhard Renner (a cura di), Stefan ma per la propria difesa! Se non la si concepisce come difesa, allora la
Zweig 1881-1942. Aufsätze und Dokumente, Zirkular, Sondernummer Mitteleuropa rimarrà quello che era prima della guerra: il tratto di col-
2, Wien, 1981, pp. 19-55. legamento fra est e ovest!” (H 150).
36 
Josef Körner,“Dichter und Dichtung aus dem deutschen Prag”, 39 
Ciò che viene vissuto al fronte “anche solo considerato come
Donauland, settembre 1917, ora in Id., Philologische Schriften und Brie- un’esperienza mai verificatasi prima, è pur sempre qualcosa di imma-
fe, Göttingen, Wallstein, 2001, pp. 55-66. ne”. Quest’esperienza viva, “ai limiti dell’immaginabile” svanirà per
37 
Franz Kafka, Lettere, Milano, Mondadori, 1988, pp. 252-253 e sempre se non verrà fissata, se non sarà contrastata la fugacità dei ri-
272-273. cordi, perché “il ricordo è un apparecchio scadente”. Perfettamente in
38 
Friedrich Naumann, Mitteleuropa, 2 voll., Bari, Laterza, 1918 accordo con la sua concezione della scrittura come capacità di rivitaliz-
e 1919. Scrive Musil: “La Germania e l’Austria si trovano nel centro zare le immagini morte e stereotipate, di guardare le cose come appena
dell’Europa. Come una potente barriera si stendono dal Mar Baltico create, egli afferma: “non è necessario saper fare dei versi, per essere
all’Adriatico e dividono l’Europa occidentale da quella orientale. In poeta; il poeta vede le cose come se fosse la prima volta; ogni soldato
loro possesso sono le vie per l’estremo oriente, per la Russia, per i Bal- che si renda imparzialmente conto di quanto vede, diventa poeta” (Ro-
cani, la Turchia, la Persia, l’India, l’Asia più remota e la Cina! Da questa bert Musil, “Camerati collaborate!”, in Id., La guerra parallela, Scurelle,
favorevole posizione geografica è nata l’idea della ‘Mitteleuropa’, un’i- Silvy, 2011, pp. 18-19).

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Robert Musil L’ultimo giornale dell’Imperatore

sorso d’acqua o l’ultima porzione di vino, un boccone di più frequentemente,  41 compaiono espressioni stereotipate
pane che si divide con il proprio vicino, una fasciatura o, in che non ricorreranno più nell’opera musiliana. Solo a tito-
combattimento, sviare un colpo diretto al compagno, sono lo esemplificativo troviamo: “maschia disciplina” (H 20);
cose che avvicinano enormemente gli uni agli altri. E così “cara patria” (H 15); “il prezioso sangue dei nostri soldati”
come avviene nella vita degli individui avviene anche nella (H 112); “granitica convinzione” (H 21), “valorosi al fron-
vita dei popoli” (H 113). Talvolta il riferimento è del tutto te” (H 28); “eroi instancabili” (H 28); “sconfitta letale” (H
astratto come nel richiamo alla moralità del fronte (H 135), 55); “successo militare straordinario” (H 40); “amor di Pa-
del fronte come riserva di valori etici e della guerra come tria” (H 41). Del resto in un articolo ammette chiaramente
occasione di rinnovamento dell’essere austriaco.  40 che “l’opinione pubblica ha bisogno di slogan” (H 34).
Il giornale si presenta come luogo dove trovare una ri- Quello che in Heimat è un semplice inciso, nella Solda-
sposta alle preoccupazioni quotidiane: “che riguardano la ten-Zeitung è invece un pezzo di bravura, un articolo let-
moglie e i figli, i campi e il negozio; il salario e il posto di terariamente esemplare – che potrebbe trovare posto nella
lavoro, l’economia nazionale e la salute, il commercio e l’ar- raccolta Pagine postume pubblicate in vita, o accostato al
tigianato, la questione operaia e tutto quel che di nuovo e Discorso sulla stupidità. Qui il concetto di slogan è sotto-
di rivolto al futuro avviene in questi campi e che prepara il posto a una analitica vivisezione: “Uno slogan? Buon Dio,
vostro avvenire” (H 14). è qualcosa che oscilla tra deformazione cosciente, menzo-
Non è più un giornale scritto dai soldati per i solda- gna premeditata e semplice esagerazione. Sta a mezzo tra la
ti, come la Tiroler Soldaten-Zeitung, la cui funzione è la stupidità vogliosa di camuffarsi di chi ripete a pappagallo e
condivisione delle esperienze, allo scopo di trattenerle e di la pregnante concisione di un vecchio detto. Ha in sé qual-
comprenderle, ma un giornale che si propone di dare ri- cosa della pubblicità, che nessuno ritiene veritiera, ma da
sposte e instillare nei cuori la fiducia nella prossima, sicura cui però tutti si lasciano influenzare. Ha qualcosa dell’in-
vittoria. “Questo giornale è fatto per il soldato” (H 14), e fondatezza di una moda, ma anche di quella dei principî
l’esortazione: “Lasciatelo entrare: vuole salutarvi e parlare morali che inculchiamo nei nostri figli proprio come sono
con voi” (H 15) è un sicuro indice di distanza e di intento stati inculcati in noi, senza possedere altra prova della loro
pedagogico. giustezza al di là della sensazione che ognuno è appunto
Del resto a questa attitudine risponde anche il particolare tenuto a crederci”.  42
lessico del giornale: se “vittoria”, con l’aggettivo “vittorioso” Ci soffermiamo su questo dettaglio perché la diversa at-
e il verbo “vincere”, è sicuramente il sostantivo che ricorre tenzione alle parole è il solco che divide gli articoli per la
Soldaten-Zeitung da quelli per Heimat. Diversa è anche la

40 
“Morale”, come sostantivo, avverbio, come astratto è un altro dei 41 
“Di vittoria in vittoria” (H 33); “vittoria ormai è quasi nelle no-
termini ricorrenti in questi testi in un uso molto lontano da quello che stre mani” (H 56); “a una vittoria seguì una vittoria” (H 40).
ricorre nei suoi saggi. 42 
Robert Musil, “Slogan”, in Id., La guerra parallela, pp. 33-34.

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Robert Musil L’ultimo giornale dell’Imperatore

complessità sintattica degli articoli, scritti in modo lineare, mette di ricostruire le discussioni interne e capire quanto
senza il prevalere del congiuntivo sul più realistico indica- degli editoriali sia frutto di un lavoro individuale e quanto
tivo che caratterizza molti dei contributi della Soldaten- del dibattito collettivo.  44 Nel caso dei contributi ad Heimat
Zeitung. Non è nemmeno rintracciabile la raffinata tecnica la questione non si pone nemmeno: questi sembrano delle
dell’aggettivazione o della sostantivazione di aggettivi, av- elaborazioni a partire da istruzioni ben precise dei superiori
verbi, participi e verbi. Qui ci troviamo – come apertamen- gerarchici. I temi del resto sono burocraticamente elencati
te dichiarato –  43 di fronte a una scrittura piana e lineare, nel foglio volante, cui già collabora Musil, che riproduce la
didascalica, talvolta stereotipata. testata del giornale, con l’indicazione n. 1, 7 marzo 1918
Tuttavia, come si vedrà, nonostante queste caratteristi- (H 9-12).  45
che, anche i temi di Heimat confluiranno nell’opus magnum Leit-motiv è l’ineluttabile prossimità della vittoria. Come
dell’autore, sia pure con modalità del tutto differenti da scrive nel primo editoriale, ci troviamo nell’“amaro tempo
quelle che lo legano agli articoli della Soldaten-Zeitung. Il dell’attesa”, attesa che “tormenta il cuore, consuma i nervi
lavoro di Musil ad Heimat è un’ulteriore dimostrazione del- già indeboliti e la fiducia”. In questo tempo “le forze ven-
la sua voracità onnivora: ogni esperienza, ogni vicenda della gono meno come quelle della locomotiva di certi treni di
sua vita sono degli affluenti (anche minimi, ma questo non guerra” (H 13), sono i “giorni del disorientamento e del
è importante) del grande flusso rappresentato dalla sua ope- dubbio” (H 68).
ra maggiore. Tutto vi confluisce. In questi giorni c’è bisogno di qualcosa che dia la forza
di attraversare il deserto dell’incertezza e dello scoramen-
to, come il cordiale: “la situazione militare adesso è in ogni
IV. “Di vittoria in vittoria” caso così nettamente a nostro favore che possiamo dire di
essere come quel turista che ha scalato la ripida montagna e
I testi che compaiono sul giornale sono anonimi. Si ha solo bisogno di un ultimo sforzo per arrivare in cima. I
percepisce tuttavia un diverso rapporto all’interno della turisti esperti evitano l’alcool ma se si trovano poco distanti
redazione rispetto alla situazione della Soldaten-Zeitung. A dall’obiettivo e sentono venir meno le forze, allora bevono
Bolzano la complessità dei temi trattati e il rapporto con i un generoso sorso di cognac ed ecco che la frustata ai nervi
piani delle autorità militari permettono di ipotizzare che produce miracoli. Anche noi abbiamo bisogno adesso di un
almeno parte degli editoriali (per lo più attribuibili a Mu-
sil) sia frutto di una discussione redazionale. La distruzione 44 
Massimo Libardi e Fernando Orlandi, “‘Eine ziemlich einflußrei-
di gran parte dell’archivio della redazione tuttavia non per- che Soldatenzeintung’. La storia della Tiroler Soldaten-Zeitung”, in cor-
so di pubblicazione.
45 
Corino, Robert Musil, p. 579. Anche per Regina Schaunig, Der
43 
“Stile semplice, quanto più possibile popolare, vivace, facile da Dichter im Dienst des Generals. Robert Musils Propagandaschriften im
leggersi, articoli brevi. Descrizioni sobrie, non pretenziose, non incal- Ersten Weltkrieg, Klagenfurt-Wien, Kitab, 2014, il testo del “foglio vo-
zanti, mai esagerate” (H 10). lante“ è di Musil.

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analogo stimolante. Vale a dire: la granitica convinzione che Particolare attenzione è rivolta alle parole del presidente
anche la vittoria finale deve essere nostra!” (H 20-21). Woodrow Wilson, che “presenta i principi della pace che
Il compito del giornale è allora quello di rassicurare, di noi abbiamo comunicato al mondo e che sono stati respinti
dare certezze, di garantire che “senza dubbio arriverà presto dall’Intesa, come se fossero stati concepiti dall’Intesa e fos-
la pace” (H 13). E infatti parallelo al tema della vittoria vi è sero i nostri governi che ne rifiutano l’adozione!” (H 142).
quello della pace: quelle già stipulate con Russia, Ucraina e
Romania e la pace ventura con l’Intesa. Gli articoli insisto-
no sulla volontà di pace delle Potenze centrali contrapposta V. “Epidemie spirituali”
al desiderio dei nemici di prolungare la guerra, desiderio
dettato dalla bramosia di bottino. Talvolta si odono toni In queste pagine c’è molta attenzione per il fronte orien-
simili a quelli entusiastici dell’articolo “Europeismo, guer- tale, che Musil non aveva direttamente conosciuto.  46 Il
ra, germanesimo” (H 175-178) con cui Musil sulla Neue fronte orientale e la Galizia in particolare è il paesaggio dei
Rundschau esaltava lo scoppio delle ostilità: “la questione primi abbozzi di romanzo come La doppia conversione e
belga è stata solo un mezzo per aizzare alla violenza, un pro- Lo spione  47 e non è improbabile che questa ambientazio-
dotto artificiale per alimentare l’odio contro la Germania”; ne abbia la propria origine nell’attività presso Heimat (D1
“la lotta del mondo intero contro di noi non è una crociata 618-619).
del diritto e della civiltà, bensì una lotta, brutale e cinica, per I combattenti che in Galizia vengono fatti prigionieri, si
annientare la concorrenza” (H 159). misurano con l’immensità del territorio russo e con il tur-
“Chi prolunga per davvero la guerra?” – si chiede. La bine della storia. Alcuni di loro si uniranno ai bolscevichi
risposta è netta: “non è stata stretta la mano che i dirigen- e parteciperanno alla rivoluzione, altri combatteranno a
ti delle Potenze centrali hanno teso più volte ai responsa- fianco dell’Armata bianca o nei Battaglioni neri come molti
bili dell’Intesa. Nessuna proposta di pace per quanto seria tirolesi di lingua italiana schierati dall’Italia contro la Russia
e basata su una vera comprensione dei bisogni di tutti ha comunista. La maggioranza tenterà di rientrare in patria e
trovato finora un’eco favorevole nel campo dei nostri nemi- questo in molti casi avverrà dal Giappone o dalla Cina e
ci”. Subito l’articolo distingue, secondo i suggerimenti del perfino (per un gruppo di tirolesi) dagli Stati Uniti. Queste
Quartiere della stampa di guerra, tra la volontà dei dirigenti vicende riempiono i diari e le autobiografie e trovano una
e quella dei loro popoli che “invece aspirano ogni giorno di
più a vedere l’ora che porrà fine alla desolazione e allo spar- 46 
Nell’agosto 1914 lo scrittore è inquadrato nel 24° Landsturm che
gimento di sangue” (H 22). La guerra continua “perché lo all’inizio del 1915 è trasferito sul fronte russo mentre Musil viene a far
vogliono un Lloyd George, un Orlando, un Clemenceau, i parte del 169° Landsturm di stanza sul fronte tirolese. Per i dettagli si
quali non si chiedono quali siano i desideri e le aspirazioni veda Corino, Robert Musil, pp. 497-516.
47 
Per l’abbozzo Spia (Der Spion), vedi Regina Schaunig, “Musil-
dei loro popoli” e “predicano le parole dell’odio e della ca-
Archäologie. Zur Klagenfurter Edition der Avant-texte-Romane Der
lunnia, parlano di sangue, invocano la vendetta!” (H 25). Spion und Der Erlöser”, Musil-Forum, n. 30, 2007-2008, pp. 73-108.

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rappresentazione esemplare nelle prime limpide pagine di il prolungamento della guerra. Per questo è “un dovere di
Fuga senza fine di Joseph Roth. tutti gli onesti fra i reduci essere vigili e rendere subito inof-
Nel marzo del 1918, dopo la firma del trattato di Brest- fensivo un uomo di quel genere” (H 123).
Litovsk, i primi prigionieri iniziano a tornare: “Fino ad Un gran numero di articoli riguarda le vicende della rivo-
oggi sono tornate già molte migliaia di soldati, si dice luzione, e si concentrano sia sugli aspetti ideologici, sia sulle
4.000 al giorno già da quando sono iniziate le trattative conseguenze della presa del potere da parte dei comunisti.
di pace. Quali storie non riportano dalla Russia!” (H 30). “La politica dei bolscevichi può essere realizzata solo con la
Tuttavia, come spiega l’articolo “Ritorno dei prigionieri forza e la violenza” (H 117), si osserva in modo apodittico
dalla Russia” (H 27-30), “non è purtroppo possibile lascia- e talvolta il tono è didascalico, quasi a formare un glossario
re che chi torna vada subito a casa [...] da qualche parte (libertà, eguaglianza, fratellanza), ricorrendo ad aneddoti e
bisogna fermarsi e sottoporsi a una disinfestazione e a una racconti.  48
quarantena” (H 29). Questo perché in Russia la cura della Nel 1920 osserva come il bolscevismo a proposito delle
salute non è efficiente come in patria e bisogna evitare di faccende culturali si divida in tre correnti: “requisire i valori
importare malattie. positivi della cultura borghese”; “distruggere e ricomincia-
Ma non vi sono solo le epidemie sanitarie, più gravi an- re completamente da capo”, “arte e cose simili non sono
cora sono le “epidemie spirituali”: il governo teme che oltre per ora oggetto di riflessione”. Tutto questo “è barbaro. Ma
alle storie che accompagnano il ritorno, i soldati portino sono giovani” e ricorda che lui stesso in gioventù riteneva
con loro l’infezione spirituale delle idee bolsceviche. “Lon- che “né in filosofia né in poesia” vi fosse “un solo degno
tano dalla Patria nel caos delle presenti condizioni nell’Im- predecessore” per le opere che doveva ancora scrivere. Con
pero russo a qualcuno di coloro che ora tornano possono il passare degli anni, quanto più invecchia, tanto più rico-
essersi confuse le idee” (H 30). Sul tema ritorna due mesi nosce i propri debiti. Il caso dei bolscevichi è però diverso:
dopo, in maggio: “Tornano i nostri prigionieri di guerra “è assai dubbio che più tardi giungano al riconoscimento
dalla Russia. Tornano in Patria dopo una lunga prigionia. di ciò che è anteriore, poiché questo presuppone sempre
Hanno fatto molte esperienze, hanno resistito a molte dif- un certo soccombere e conciliare”. Non vede dunque che
ficoltà. Hanno provato la dura mano del governo zarista e un restare attaccati “ai dogmi politici del bolscevismo” (D1
assistito al grande cambiamento, alla Rivoluzione che ha 619). Questo dunque è un esempio di pensiero irrigidito,
portato chi stava in basso ai vertici. La grande portata di chiuso nel proprio orizzonte, incapace di aprirsi a nuovi
questo avvenimento ha avuto su alcuni di loro un effetto significati.
di smarrimento e ora questi alcuni tornano alle loro case La situazione interna del paese è descritta a tinte fosche:
contagiati, infetti” (H 123).
Queste persone, poche si dice, forse uno su diecimila,
sono un pericolo perché vogliono portare qui le condizioni
48 
“Libertà, uguaglianza e fratellanza” (n. 8, 25 aprile 1918, H 81-
83); “Due amare lezioni” (n. 10, 9 maggio 1918, H 95-98); “La rifor-
della Russia e il loro atteggiamento ha come conseguenza ma agraria bolscevica” (n. 12, 23 maggio 1918, H 116-117).

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Robert Musil L’ultimo giornale dell’Imperatore

il disfacimento delle istituzioni, omicidi, saccheggi, rapine, sfociata nella Prima guerra mondiale – e in modo più me-
violenze. “Domina una completa anarchia, di cui i malfat- diato nel romanzo.
tori approfittano nel modo più sfacciato. Criminali in slit- A differenza delle riflessioni svolte presso la redazione di
te o automobili bloccano anche nei quartieri più popolosi Bolzano, qui l’analisi ha toni meno politici e una maggior
passanti e veicoli, sotto minaccia di morte derubano quindi aderenza ai fatti.  49 Atteggiamento per altro dichiarato in
dei vestiti le loro vittime e le lasciano infine seminude fra “Soldati, è il vostro giornale!”, primo editoriale di Heimat,
la neve. La popolazione ha ormai fatto l’abitudine a sen- “questo giornale calmo e riflessivo”, che intende mettere “in
tire sparatorie per strada, e colpi isolati non attirano più fila numeri con decimali e fatti; solo i fatti e non i pette-
neppure l’attenzione. Molto praticato è il tiro a segno dalle golezzi possono dare la verità” (H 14). Conseguentemente
slitte sui passanti. Le nuove idee per la felicità del popolo troviamo una puntuale analisi della situazione interna dal
si sono disperse nel vento. Ovunque domina la violenza, la punto di vista economico e sociale. Il problema degli ap-
barbarie, l’illimitata avidità e l’accaparramento. La Russia è provvigionamenti, della fame, dell’usura, delle difficoltà
in lotta per la sua esistenza!” (H 75-76). economiche, della svalutazione dello scellino.  50
Ovviamente, poiché il giornale ha una prioritaria funzio-
ne propagandistica, accanto al riconoscimento dei proble-
VI. “Comprensione dei problemi politici” mi, troviamo l’affermazione che “presso i nemici la situazio-
ne è ancora peggiore” e che “le nostre difficoltà non deriva-
Come si è già ricordato i contenuti del suo lavoro sono no soltanto dalle condizioni della nostra amministrazione o
ben resi dalla trama del progetto La doppia conversione: “Poi da oscuri poteri che operano nascosti: la colpa principale è
Vienna. Ora risvolto civile della guerra. Usura, rincari ecc. del nemico, che ci vuole sconfiggere con l’arma della fame
Letterati come Zenker e Karpeles. Mancanza di sentimento dopo che non è riuscito a farlo con le armi della guerra” (H
nazionale. Comprensione dei problemi politici, dell’impor- 40). Per questo diversi articoli sono dedicati alle condizio-
tanza della questione collettiva, ancora più profonda che ni negli altri paesi: Olanda, Giappone, Francia, Inghilterra,
nell’ebbrezza dell’inizio. Contemporaneamente dégoût. Ri- Russia.
trasformazione in anarchico” (D1 518).
Musil stesso ammette di essere rimasto fino alla guerra 49 
Per il progetto politico sotteso alla Soldaten-Zeitung si veda Massi-
lontano dal comprendere tutta la complessità della realtà mo Libardi e Fernando Orlandi, “La «Soldaten-Zeitung». Una palestra
politica e sociale: è solo il suo lavoro presso le redazioni del- per L’uomo senza qualità”, Studi germanici, n. 12, 2017, pp. 291-310.
la Soldaten-Zeitung e di Heimat che lo costringono ad oc- 50 
“Noi austriaci” (n. 3, 21 marzo 1918, H 39-44); “L’esempio
cuparsi di questi problemi che trovano posto nei quaderni dell’Inghilterra” (n. 5, 4 aprile 1918, H 55-58); “Rincaro” (n. 14, 6
dei Diari, in particolare nel Quaderno 19 (1919-1921), nei giugno 1918, H 132-135), “La svalutazione” (n. 19, 11 luglio 1918,
saggi teorici del dopoguerra – dove si rintraccia una com- H 143-144); “La medaglia al valore dei profittatori di guerra” (n. 19,
11 luglio 1918, H 145-147); “Il prestito di guerra” (n. 20, 18 luglio
piuta e rilevante riflessione sulla crisi della civiltà europea 1918, H 170-172).

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Non manca tuttavia il riconoscimento della distorsione è moralmente una deformità, una sostanza colloidale che si
che la guerra ha creato nella società, favorendo la nascita di adatta alle forme, non le plasma” (D2 802).
avvoltoi e profittatori; usurai e speculatori; gli “spregevo- Più volte compare il riconoscimento che “la guerra è
li eroi” (H 146) e le “anime infami” (H 147) del mercato dura, la miseria e la pesantezza di un lungo conflitto sono
nero. Lo stesso uomo “si trasforma improvvisamente non enormi” (H 57). La scarsità materiale non è tuttavia la sola
soltanto in un eroe ma anche in una bestia”, scriverà nei variabile in gioco: “altrettanto importante delle provviste di
Diari (D2 987). La riflessione su queste esperienze porterà carne e grasso, di ferro e di rame, sono tuttavia le provviste
alla formulazione del cosiddetto “Teorema dell’assenza di morali, perché tenere duro dal punto di vista morale deve
forma” (Theorem der Gestaltlosigkeit),  51 una delle più im- essere il nostro scopo non soltanto fino alla vittoria”. Senza
portanti acquisizioni teoriche che derivano dall’esperienza “una ricca provvista di sobrietà, di forza, di giustizia” non
degli anni di guerra e uno dei fondamenti teorici dell’Uomo sarà possibile, fatta la pace, “corrispondere ai compiti che ci
senza qualità. attendono” (H 132). Di queste “provviste morali” sono ric-
“Considero le enormi degenerazioni che la guerra ha fatto chi i soldati al fronte, mentre scarseggiano nell’“ambito ci-
rigogliare. Lo spietato egoismo dei trafficanti, dei contadini, vile, ammalato della febbre del guadagno”, per questo “ogni
del commercio legittimo, la tronfia boria della casta signo- soldato che sta in trincea” deve conoscere il compito che lo
riale degli stati maggiori, la calma da carnefici con la quale aspetta una volta tornato a casa (H 135).
gli uomini d’ordine della nuova Germania hanno procedu- Qui Musil esprime uno degli elementi fondamenta-
to contro i nemici delle loro idee”, i comportamenti dei li dell’esperienza dei combattenti della Grande guerra: la
vittoriosi popoli dell’Intesa. E confronta “queste degenera- drammatica percezione della separazione tra la vita nelle
zioni con l’alito di un sentimento religioso [...] che all’inizio retrovie, pur con tutto il suo portato di fame e di miseria,
della guerra ha soffiato su tutti i popoli belligeranti” (D2 e quella dei combattenti al fronte. Quasi profeticamente
802). Da questo confronto giunge alla conclusione, formu- l’ultimo articolo di Heimat – “Il prestito di guerra” (H 160-
lata già prima della guerra, ma che la guerra ha confermato 162) – tratta degli speculatori, di coloro che si arricchiscono
come in un “immane esperimento di massa”,  52 che “l’uomo nella disastrosa situazione presente.

51 
La precisa formulazione si trova nel saggio L’uomo tedesco come
sintomo (Bologna, Pendragon, 2014), ma molte osservazioni prepara- VII. “Austria tiranna”?
torie si trovano nei Diari: D 987-988, 534, 802, 808 e 567. Si veda
anche USQ1 173 e 491-492.
52 
Robert Musil, “Das hilflose Europa oder Reise vom Hundertsten In queste pagine, alquanto sbiadito, traspare il mito del
ins Tausendste”, in Julius Meier-Graefe (a cura di), Ganymed. Jahrbuch
für die Kunst, München, Piper & Co. (Verlag der Marees-Gesellschaft),
ruolo sovranazionale della Duplice monarchia, ovvero la sua
1922, vol. 4, pp. 217-239, trad. in Robert Musil, Saggi e lettere, Torino, idealizzazione come entità sovranazionale e universalistica;
Einaudi, 1995, vol. 1, p. 67. la rappresentazione di una molteplicità armonica di popoli

— 236 — — 237 —
Robert Musil L’ultimo giornale dell’Imperatore

legati al vincolo dinastico, quasi paterno, verso il sovrano, le migliori garanzie alle nostre piccole nazionalità di poter
che nell’epoca del tramonto asburgico svolge un ruolo di corrispondere ai nostri compiti di uomini e di cittadini
legittimazione politica.  53 Tuttavia questa non è la visione meglio di quel che accadrebbe se avessimo un’indipenden-
politica musiliana e nelle pagine di Heimat riveste un ruolo za come quella degli stati balcanici, che è impossibile go-
secondario: più che il lato positivo, viene messa in luce la dersi in pace” (H 130).
falsità e la pretestuosità degli argomenti dei nemici, contro Queste considerazioni tornano, meglio argomentate, nel
lo slogan dell’Austria come “carcere dei popoli” (Völkerker- saggio “L’unione con la Germania”, pubblicato nel marzo
ker), l’“Austria tiranna” (H 128).  54 1919 sulla Neue Rundschau dove definisce l’Austria-Unghe-
Nell’articolo dallo stesso titolo (n. 14, 6 giugno 1918, ria uno “stato sonnolento, che vigilava sui suoi popoli con
H 128-131) ci si chiede come possa l’Austria, che non è due occhi chiusi” ma “aveva di tanto in tanto anche mo-
“nient’altro che l’insieme dei suoi popoli”, fare violenza a menti di durezza e dispotismo”. Questo accadeva “sempre
questi: si tratta di un cortocircuito logico. Non troviamo quando aveva lasciato che si esagerasse troppo e non c’era
poi nel seguito i temi cari alla mitologia sovranazionale, più nessun mezzo onesto per andare avanti o indietro”. Si
ma una cauta osservazione sulle garanzie costituzionali di trattava di uno stato definibile “assolutista controvoglia”, in
libertà di parola: “Altrettanto oscura resta la domanda sul quanto “avrebbe volentieri agito democraticamente, se solo
modo con cui l’Austria possa in concreto tiranneggiare i avesse capito come fare” (H 194).
suoi popoli. Perché di una vera oppressione da noi non si Negli articoli di Heimat – ma non nei saggi – che de-
può certamente parlare, visto che anche al più piccolo rap- dicano molto spazio alla questione delle nazionalità si mo-
presentante della più piccola nazione è possibile dire e pre- stra come gli alleati, soprattutto l’Inghilterra, predichino
tendere tutto quello che gli sembra giusto, quando vuole e bene e razzolino male, ovvero mentre chiedono la libertà
quanto spesso vuole” (H 128). per le nazionalità interne all’Austria-Ungheria pratichino
L’Austria è di fatto una federazione e “tutti i popoli dure politiche repressive verso i popoli loro sottomessi, ir-
dell’Austria, quelli che concorrono a comporla, sono trat- landesi e indiani in primis. Questo è un argomento che
tati in tutte le questioni in modo uguale, sotto la sola con- torna più volte insieme all’osservazione che l’Austria verso
dizione che è il fondamento della nostra vita in quanto questi popoli, che oppressi lo sono per davvero, non nega
austriaci, ovvero il riconoscimento del principio di perma- la simpatia umana, ma non è così stolta e così pretenziosa
nenza della Monarchia, alla quale teniamo perché essa dà da trasformare questa “nella forma di precise richieste po-
litiche” (H 129).
Già negli articoli per la Soldaten-Zeitung Musil era sta-
53 
Claudio Magris, Il mito asburgico nella letteratura austriaca mo- to ferocemente polemico verso ogni irredentismo e senti-
derna, Torino, Einaudi, 1963; e Massimo Libardi e Fernando Orlandi, mento di “piccola patria”. Il giornale, pubblicato nel Tirolo,
Mitteleuropa. Mito, letteratura, filosofia, Scurelle, Silvy, ed. rivista, 2011. non criticava solo le posizioni degli irredentisti italiani, ma
54 
“I popoli non tedeschi hanno definito l’Austria-Ungheria la loro
prigione” (H 193).
anche il patriottismo tirolese, tanto che venne tolto l’ag-

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Robert Musil L’ultimo giornale dell’Imperatore

gettivo Tiroler dalla testata.  55 Così, riferendosi alle spinte lismo in Austria”. Questo riguardava sia i cechi, di cui stig-
irredentiste di croati e triestini scrive: “non erano i nostri matizzava il “frenetico giocare”, che l’“idea di redenzione
croati che volevano passare con la Serbia, ma erano i serbi degli italiani ‘irredenti’” e soprattutto l’ideologia “tedesco-
che volevano i nostri croati e i nostri bosniaci. Se lasciamo nazionale” degli austro-tedeschi che rappresentava un “un
perdere i due o tre irredentisti triestini o se li calcoliamo per carcinoma mortalmente lussureggiante” (H 190-191).
quel che sono, cioè pazzi che fantasticano oppure traditori La critica ai nazionalismi è uno dei sottotemi del motivo
prezzolati, possiamo dire che non erano i triestini che vo- Kakania dell’Uomo senza qualità, dove è il vecchio aristocra-
levano passare all’Italia, ma era l’Italia che voleva prendere tico reazionario conte Leinsdorf a rendersi conto che l’Au-
brutalmente Trieste e il Tirolo del sud” (H 129-130). stria-Ungheria deve essere uno Stato e non una nazione e
Nel saggio “L’unione con la Germania” del 1919 Musil che “l’essenziale era che allora uno Stato kakaniko esisteva,
abbandona ogni retorica plurinazionale e pone la questione benché non avesse il nome giusto, mentre un popolo kaka-
in termini molto chiari: una critica sia al nazionalismo che nico bisognava inventarlo” (USQ1, 619). Il conte ritiene di
al sovra-nazionalismo austriaco, una radicale critica dell’i- poter risolvere il problema delle nazionalità subordinandole
dea stessa di stato cui segue invece una valutazione positiva a uno stato centralizzato; rappresenta cioè la soluzione che
del concetto di comunità linguistica. Secondo lo scrittore Musil aveva caldeggiato dalle pagine della Soldaten-Zeitung.
il sovra-nazionalismo non era stato altro che “una reazione Nel romanzo Musil mostra ancora una volta l’assurdità del-
alle forme solitamente ottuse che aveva assunto il naziona- la Kakania: uno stato senza nazioni, nazioni che costitu-
iscono un simulacro di stato. A differenza del tono degli
articoli degli anni di guerra, ora Ulrich – lo svagato segre-
55 
Uno dei compiti attribuiti dal comando alla Tiroler Soldaten-
tario dell’Azione Parallela – è scettico di poter ottenere sul
Zeitung è proprio quello di risvegliare il patriottismo austro-ungarico,
a prescindere dalla fedeltà ai singoli Länder, ed è in questa direzio- piano della storia e della politica ciò che manca all’Austria-
ne che si svilupperà l’azione di Musil, non solo negli articoli contro Ungheria, mente, “cervello”, “un centro per la formazione
l’irredentismo, ma proprio nella soppressione dell’aggettivo Tirol che di volontà e di idee” (H 194). Nei capitoli del romanzo che
dava al giornale una connotazione troppo specificatamente regiona- trattano del tema delle nazionalità i toni sono adesso ironi-
lista e che quindi si prestava anche a giustificare gli altri regionalismi. ci, senza alcuna urgenza o esigenza politica.
Sul mito tirolese nella Tiroler Soldaten-Zeitung e la rifondazione del Del resto l’impossibilità di fare della Kakania uno stato e
giornale da parte di Robert Musil, si vedano di Massimo Libardi, “‘Un
giornale militare piuttosto influente’”, in Libardi e Orlandi (a cura di),
della improponibilità di una Federazione danubiana, stan-
Bolzano 1917, pp. 35-49, e “La Tiroler Soldaten-Zeitung e il Tirolo”, ca “riproposizione dell’Austria-Ungheria” (H 195) si era già
relazione al convegno “Artisti e scrittori nella Grande Guerra”, Biblio- convinto nell’immediato dopoguerra:  56 “Se l’Austria avesse
teca Archivio del CSSEO, Levico Terme, 15 dicembre 2018, https://
youtu.be/OlxPlsnvCUM. Sul progetto politico di rinnovamento della
monarchia patrocinato dall’Arciduca Eugenio e collegato alla rifonda- 56 
Così l’incipit de “L’austriaco di Buridano”: “Il bravo austriaco si
zione del giornale, si veda il già citato Libardi e Orlandi, “La «Soldaten- ritrova fra i due mucchi di biada di Buridano: o Federazione danubiana
Zeitung». Una palestra per L’uomo senza qualità”. o Grande Germania” (H 179).

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Robert Musil L’ultimo giornale dell’Imperatore

potuto tenere lo stesso ritmo di crescita sarebbe forse riusci- suoi figli a riconoscere: ‘sono austriaco!’” (H 44). L’Austria
ta a fondere gli interessi delle sue nazionalità in un equili- non è “nient’altro che l’insieme dei suoi popoli” (H 121).
brio dinamico; poiché però era goffa, mal bilanciata e lenta, In questi articoli la guerra è vista anche come il luogo del
cadde dalla bicicletta” (H 193)  57. rinnovamento dell’“austriacità”. Così in “Tipico austriaco!”
un tenente incontra due ufficiali tedeschi, “persone mol-
to distinte”. Questi stanno parlando tra loro di un recente
VIII. “Tuffarsi in acque tedesche” combattimento cui hanno partecipato i soldati del tenente
e il primo loda il comportamento del reparto che nonostan-
Molti articoli riguardano il mondo futuro, che seguirà te le molte perdite aveva resistito e contrattaccato. Al che
alla pace e alla vittoria delle potenze centrali: il modo in cui il secondo ufficiale “rise tanto che si videro i suoi bianchi
si riprenderà l’economia (“La svalutazione”, H 143-144; denti sani: ‘Tipico austriaco!’ disse”. A questo punto il te-
“Rincaro”, H 132-135) e come si rimodellerà lo spazio nente incredulo e pieno di gioia chiede: “Davvero: proprio
centroeuropeo, il cuore dell’Europa (“Alleanze”, H 68-71; all’austriaca? Lo dice sul serio?”. E così spiega al meraviglia-
“L’unione economica”, H 160-162). In questo contesto un to tedesco la sua esitazione: “Prima della guerra, da noi a
elemento cruciale è il tema del rapporto con la Germania Vienna si diceva che va all’austriaca se un treno aveva un
e quindi anche quello di chi sia l’austriaco e se esista una ritardo, se una lettera si perdeva alla posta, se qualcosa non
cultura austriaca, problema già presente negli articoli per la funzionava. Sempre e ovunque si diceva: tipico austriaco,
Soldaten-Zeitung. se si aveva a che fare con una trasandatezza o un intoppo.
In“Noi austriaci” l’austriaco è definito dalla sua amabi- Invece Lei lo dice con ammirazione!” (H 84-85).
lità e leggerezza; essere austriaco significa: “costante, ami- Quello a cui si riferisce in negativo è il fortwursteln, tradu-
chevole, amante della vita, pacifico” (H 42). La missione cibile con “tirare a campare”, l’assenza di slancio vitale, che
dell’Austria è quella propria del mito asburgico: “unire, co- in tempo di pace aveva caratterizzato l’Austria, il paese dalla
struire ponti fra l’est e l’ovest” (H 43); creare un oikumene statica grandiosa, pervaso da un retrogrado immobilismo
mitteleuropea, un’armoniosa compagine multinazionale: stigmatizzato in alcuni degli scritti per la Soldaten-Zeitung.
“dal mescolamento delle razze, dall’idea dell’Impero e dalla Non è tuttavia possibile discutere del destino dell’Austria
missione austriaca risulta quell’unità che porta ognuno dei senza porsi la domanda del suo rapporto con la Germania,
rispetto alla quale la posizione espressa in Heimat rappre-
57 
Nelle riflessioni politiche degli anni dieci torna spesso la metafora senta una eccezione: Musil infatti non crede né ad una cul-
del ciclista traballante per indicare la condizione dell’Austria-Ungheria: tura austriaca, né a un ruolo specifico dell’Austria.
la prima volta compare in “Politik in Österreich”, in Robert Musil, Già in un saggio del dicembre 1912 – “Politik in Öster-
Gesammelte Werke. Prosa und Stücke, Kleine Prosa, Aphorismen, Auto- reich” – l’Austria è descritta priva di qualsiasi idea guida:
biographisches, Essays und Reden, Kritik, vol. 2, Reinbek bei Hamburg, “non l’idea dinastica, non quella di una simbiosi culturale
Rowohlt, 1978, p. 993, e successivamente in “L’austriaco di Buridano”
e in “L’unione con la Germania”.
di popoli diversi (l’Austria potrebbe essere un esperimento

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Robert Musil L’ultimo giornale dell’Imperatore

mondiale)” e perciò assomiglia al “traballare di un ciclista Come nell’articolo per la Soldaten-Zeitung, “Una civil-
che sta fermo senza pedalare”.  58 tà austriaca”,  62 anche qui Musil contesta l’esistenza di una
Non vi è dubbio che Musil redattore della Soldaten-Zei- Kultur propriamente austriaca, con argomenti che saranno
tung e di Heimat sia stato favorevole prima a un più stretto ripresi e ampliati nell’“Unione con la Germania”. Il punto
rapporto tra le due nazioni, non solo vicine per cultura, cruciale è che ogni cultura per esistere ha bisogno di una
ma anche accomunate dall’odio del nemico, poi all’annes- struttura sociale che la sostenga, di un apparato organiz-
sione vera e propria. Così in una lettera del 1938 al suo zativo che ne garantisca l’efficacia. Ciò richiede la presen-
lontano superiore, il generale Alfred Krauss, ricorda che il za attiva di uno stato: senza questa “associazione naturale”
giornale da lui diretto “ha sempre sostenuto con molta fran- (H 188), senza “un apparato materiale e unitario” (H 189),
chezza e, se non erro, nel senso da Lei inteso, l’annessione nessuna cultura è possibile. Ma lo stato austriaco era costru-
alla Germania nella forma più stretta”.  59 E ancora nel 1940, ito sul vuoto, non era né una nazione né una federazione:
scrivendo all’avvocato Wolf Domke afferma di aver diretto “non aveva però, nonostante tutto il talento dei suoi funzio-
“presso lo stato maggiore del generale di fanteria Krauss, un nari e alcuni validi lavori, un cervello perché gli mancava un
giornale militare piuttosto influente, che sin dal 1916 ha centro per la formazione di volontà e di idee. Era un anoni-
apertamente appoggiato la più stretta annessione politica mo organismo amministrativo, a ben vedere un fantasma,
alla Germania”.  60 una forma senza materia, pervaso da influenze illegittime,
Questo motivo attraversa gli articoli del periodo di guer- in mancanza di quelle legittime” (H 194).
ra e torna con argomentazioni più complesse nei due saggi Queste condizioni non erano in grado di produrre una
del 1919 – “L’austriaco di Buridano” e “L’unione con la cultura; l’unica cultura austriaca è quella che precede il
Germania” – scritti dopo il crollo. In questa circostanza si 1867,  63 quando “quell’Austria aveva prodotto il tipo di fun-
pongono due alternative e “il bravo austriaco si ritrova fra i zionario istruito e ben disposto che partiva per le periferie
due mucchi di biada di Buridano: o Federazione danubiana dell’Impero non solo come ispettore ma anche come com-
o Grande Germania”. Come scegliere? Uno dei modi con missario culturale” (H 196). Quella che è sviluppata dopo
cui il nostro asino valuta il dilemma è quello di annusare il Compromesso, “che da alcuni è stata ingenuamente defi-
“l’odore spirituale. E qui il bravo austriaco scopre la cultura nita cultura austriaca” (H 194), che prospererebbe solo “sul
austriaca” (H 179).  61

58 
Id., “Politik in Österreich”, p. 993. 62 
Robert Musil, “Una civiltà austriaca”, in Id., La guerra parallela,
59 
Robert Musil, “Ad Alfred Krauss” [aprile-maggio 1938], in Id., pp. 58-63.
Saggi e lettere, vol. 2, p. 833. 63 
Con il Compromesso (Ausgleich, in ungherese Kiegyezés) del
60 
Id., “All’avvocato Wolf Domke (Berlino)?”, Ginevra, 20 settem- 1867 prese vita quell’organismo bicefalo che fu l’Austria-Ungheria. Le
bre 1940, Ibidem, p. 930. due metà dell’Impero, l’austriaca e l’ungherese, erano due stati indi-
61 
La seconda possibilità è stata resa irreale dalle condizioni imposte pendenti con pari diritti, uniti dalla figura del sovrano e da tre ministeri
nei trattati di pace. comuni: guerra, esteri e finanze.

— 244 — — 245 —
Robert Musil L’ultimo giornale dell’Imperatore

terreno di uno stato multinazionale” (H 194), è semplice- nità linguistica vivono sotto condizioni del tutto differenti
mente “un errore di prospettiva dal punto di vista viennese” e in culture da molto tempo diverse come ad esempio il
(H 195). Infatti “né gli slavi, né i latini, né i magiari della Sudamerica e la Spagna, non ha naturalmente senso riu-
Monarchia le hanno riconosciuto una cultura austriaca: co- nirle” (H 189).
noscevano solo la propria e la tedesca, che non amavano; la Diverso è il caso della Germania e dell’Austria, dove “si
cultura ‘austriaca’ era una specialità degli austro-tedeschi, i ha a che fare con una interdipendenza antica e mai inter-
quali non volevano averne una tedesca” (H 195). Quindi rotta a cui si aggiunge una diretta vicinanza”; allora “l’u-
“la leggenda della cultura” austriaca non è altro che Roman- nione statale è semplicemente uno dei passi sulla via verso
tik, “sentimentalismo” (H 196). quel che potremmo definire l’animale stato, lo stato uomo”
Si tratta solo “un’amabilità di vita, una cordialità sponta- (H 189).
nea, una flemma che almeno in parte deriva non da noncu-
ranza, bensì da un’atavica serenità interiore”.  64 Ma il volto
austriaco è sorridente e al tempo stesso spirituale “perché IX. “Nessuno è attratto dalla pace”
non aveva più i muscoli facciali” (H 197). Questa immagi-
ne del viso sereno perché privo di muscoli come metafora Molti articoli hanno come tema la pace prossima ventu-
dell’austriaco, nell’Uomo senza qualità si trasforma in quella ra. I toni sono del tutto scontati, da propaganda: “Ci avvi-
del luetico il cui volto è reso “inverosimilmente nobile” dal- ciniamo alla pace: con passi lenti certo, ma sicuri” (H 13),
la malattia (USQ2 437). Ma nel grande romanzo incom- si dice nel primo degli articoli attribuiti a Musil, anche in
piuto prevale uno sguardo meno “politico”, ironico, nella questo caso – come in “Camerati, collaborate!” – una sorta
consapevolezza che il vuoto dell’Austria è solo una anticipa- di enunciazione di intenti. Poi si elencano i risultati rag-
zione del vuoto della modernità. giunti: “la pace con la Russia è arrivata subito dopo quella
Nel saggio svolge una radicale critica al concetto di sta- con l’Ucraina. A queste si è ora aggiunta, buona terza, la
to, “la maledizione che pesa sull’organizzazione umana fat- pace con la Romania” (H 16).
ta di stati” (H 185), cui contrappone il concetto che ritiene Il punto di vista degli articoli di Heimat è consolatorio
centrale: quello di “comunità linguistica”, che è “un’attiva e propagandistico. Sottolineano la volontà di pace delle
associazione naturale, il bacino nel quale l’interazione spi- potenze centrali e la loro adesione ai principi esposti dal
rituale ha luogo prima che altrove e in maniera più diretta presidente Wilson nel discorso tenuto per la festa dell’in-
che altrove” (H 188). È questo il vero elemento unificante dipendenza il 4 luglio 1918 che riprende i famosi Quat-
a patto che le comunità parlanti si trovino contigue anche tordici punti esposti l’8 gennaio 1918.  65 “Quel che Wilson
dal punto di vista territoriale. Infatti “se parti di una comu- richiede non è nient’altro che quel che il Conte Czernin in
nome delle potenze centrali ha proposto già da molto tem-
64 
Robert Musil, “Una civiltà austriaca”, in Id., La guerra parallela,
p. 69. 65 
Su questo si veda l’appunto “Panama”, D1 607.

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Robert Musil L’ultimo giornale dell’Imperatore

po come obiettivo di una giusta pace” (H 142), troviamo con lo splendere di misteriose coste lontane” (H 207). Il
scritto nell’editoriale, ovvero “la creazione di uno stato di suo scoppio è stato accompagnato da grandi manifesta-
pace perpetua, dove vige la prevalenza del diritto rispetto zioni di entusiasmo. “Al principio, al momento della di-
alla forza, il disarmo totale o almeno parziale, la messa al chiarazione di guerra ci fu entusiasmo. Tutti ma davvero
bando delle rivalità fra gli Stati, di quelle rivalità che prima tutti, tedeschi e slavi e ungheresi, giovani e anziani, operai
della guerra avevano provocato il riarmo generale” (H 141). e borghesi ne furono conquistati e se ne lasciarono tra-
Il punctum dolens è che questi obiettivi devono passare per sportare; non ci si azzuffava più per la politica o per i dirit-
una sconfitta totale. ti linguistici, le polemiche tacquero: dal Lago di Costanza
Fin qui gli articoli. Ma quando Musil nel saggio incom- fino agli stretti del Danubio ad Orsova dominava un solo
piuto “La fine della guerra” (H 201-209) esce da questo spirito, quello della disponibilità alla lotta e al sacrificio”
contesto, il tema della pace viene posto in un quadro con- (H 39). E più oltre: “Le polemiche fra le nazionalità e
cettuale del tutto diverso. La fine del conflitto è affron- altre simili manifestazioni sono scoppiate di nuovo dopo
tata con gli stessi strumenti con cui cerca di ricostruirne i primi mesi d’entusiasmo generale e di disponibilità al
l’inizio.  66 sacrificio (H 40).
In modo paradossale afferma: “Questa guerra, in concre- Il giudizio positivo sulla mobilitazione, sull’entusiasmo
to, non può finire perché nessuno è attratto dalla pace” (H dei primi giorni, attraversa l’intera opera dello scrittore
204). Per spiegare questa affermazione fa un passo indietro: austriaco e nel saggio in oggetto ne sottolinea due aspetti
per capire come si arriva alla pace non si può eludere la centrali: quello religioso e quello comunitario. “Per questo
domanda di come sia scoppiata la guerra. E qui l’afferma- alcuni che non erano credenti la definivano un’esperienza
zione è altrettanto perentoria: “perché eravamo sazi di pace” religiosa e quelli che vivevano da segregati un’esperienza
(H 205). Sull’Europa spirava una “terribile bonaccia”: “La comunitaria. L’organizzazione di vita, che si sopportava
religione sparita. L’arte e la scienza, faccende esoteriche. La interiormente a malincuore, si era finalmente sbriciolata,
filosofia praticata soltanto come epistemologia. La vita fa- l’uomo si univa ad altri uomini, confusione si univa a con-
migliare noiosa” (H 206), e continua descrivendo uno stato fusione, non si conoscevano più i partiti, grazie al cielo, e
in cui si era soprafatti da informazioni, storditi dai diver- si sperava che presto non si sarebbe conosciuto più nep-
timenti, in cui il lavoro aveva perso ogni senso divenendo pure un io né un tu, né tutte le costruzioni che vi si erano
una serie di gesti meccanici. “L’uomo del 1914 si annoiava costruite intorno. Era la rivoluzione come termine di una
letteralmente a morte” (H 207). evoluzione bloccata” (H 207).
Così la guerra è arrivata “con l’ebrezza dell’avventura, In un appunto risalente al 7 gennaio del 1940, Musil ri-
torna su questo aspetto ponendosi il problema di una consi-
derazione complessiva dell’instabilità dell’Europa, instabili-
66 
A tal riguardo, si veda “L’Europa abbandonata a se stessa, ovvero tà che coesiste con la “fede nel progresso” e nella “prosperità
Viaggio di palo in frasca”, pubblicato nel 1922 (Musil, Saggi e lettere,
vol. 1, pp. 61-85),
spirituale”. “Le cose cambiano – scrive – per la prima volta

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Robert Musil L’ultimo giornale dell’Imperatore

dopo la prima guerra mondiale: articolo sull’Europa. Fuga delle principali personalità politiche della Russia, leader dei
dalla pace”. (D2 1501-1502).  67 marxisti legali passato poi all’opposizione ai bolscevichi,
Così, ne “La fine della guerra” (1918) osserva che se la “tuttavia, tutto ciò che da quel momento in poi abbiamo
guerra era stata una “fuga dalla pace”, il bisogno di uno esperito, e continuiamo a vivere, è la prosecuzione e trasfor-
schianto metafisico ovvero di una lacerazione del tessuto mazione della guerra mondiale”.  68
esistenziale dell’uomo a causa di un’insoddisfazione strati-
ficatasi in tempo di pace, come noia della pace, allo stesso
modo “questa guerra, in concreto, non può finire perché
nessuno è attratto dalla pace” (H 206). E prosegue: “una
simile affermazione perde immediatamente il suo aspetto
paradossale e contro natura se si pensa che parliamo non
di una vaga idea di pace ovvero di stanchezza della guerra
(morbido prato per esausti viandanti) che tutti vorrebbero,
ma della scelta fra le idee di pace disponibili. In effetti nel-
la così detta questione degli scopi di guerra la pace con la
vittoria (pace tedesca, ma anche, e nella stessa misura, pace
inglese, americana e francese) non era una marcetta suonata
per cuori stremati così come non lo era la pace negoziata
con i suoi aggiustamenti coloniali, le sue zone di sviluppo
economico, le sue delimitazioni di interessi e via dicendo.
Resto dell’opinione che dell’auspicata pace noi non ci sia-
mo fatti ancora un’idea sufficientemente dotata d’attrattiva”
(H 204-205)
E infatti l’armistizio non segnò la fine delle ostilità. Let-
te oggi le parole di Musil sembrano meno paradossali di
allora. Il 1919 apre in Europa un quinquennio di conflit-
ti, insurrezioni e altre guerre che causano oltre 4 milioni
di vittime. Alla guerra non fece seguito la pace: “La guerra
mondiale era finita formalmente con la conclusione dell’ar-
mistizio”, ha affermato nel novembre 1919 Pëtr Struve, una

67 
L’articolo ricordato è il già menzionato “L’Europa abbandonata a 68 
Pëtr Struve, “Razmyshleniya o russkoi revolyutsii”, Russkaya
se stessa, ovvero Viaggio di palo in frasca”. mysl’, n. 1-2, 1921, p. 6.

— 250 — — 251 —
Indice

Nota editoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5

Da Heimat
Heimat . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
Soldati, è il vostro giornale! . . . . . . . . . . . . . . . . 13
I primi tre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
La volontà di vittoria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
Chi prolunga per davvero la guerra? . . . . . . . . . . . . 22
Ritorno dei prigionieri dalla Russia . . . . . . . . . . . . 27
L’obbligo di silenzio dei soldati . . . . . . . . . . . . . . 31
Pace concordata – Pace imposta . . . . . . . . . . . . . . 34
Noi austriaci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39
Settimanale politico: abbiate fiducia – in chi? . . . . . . . 45
Atmosfera di guerra e di pace in Francia . . . . . . . . . . 50
L’esempio dell’Inghilterra . . . . . . . . . . . . . . . . . 55
I ratti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59
Appunti austro-ungarici . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63
Alleanze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 68
Fra bolscevichi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 72
Approfittatori di guerra . . . . . . . . . . . . . . . . . . 77
Libertà, uguaglianza e fratellanza . . . . . . . . . . . . . 81
“Tipico austriaco!” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 84
Come l’Italia si immagina la pace . . . . . . . . . . . . . 86
L’aggiornamento del Reichsrat . . . . . . . . . . . . . . . 91
Due amare lezioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 95

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La pace con la Romania . . . . . . . . . . . . . . . . . . 99
Lo Stato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 103
Spese ed economia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 106
Antibellicisti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 109
Un’unione più stretta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 113
La riforma agraria bolscevica . . . . . . . . . . . . . . . 116
La guerra economica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 118
Vittoria e mortalità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 120
Un ammonimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 123
La vittoria della ragione . . . . . . . . . . . . . . . . . . 125
Austria tiranna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 128
Rincaro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 132
Libertà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 136
L’epoca dei gomiti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 138
Il discorso di Wilson . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 141
La svalutazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 143
La medaglia al valore dei profittatori di guerra . . . . . . 145
Lo sviluppo economico dell’Austria . . . . . . . . . . . . 148
Come “liberarsi” della concorrenza . . . . . . . . . . . . 151
Monarchia e Repubblica . . . . . . . . . . . . . . . . . . 155
La colomba in pegno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 156
L’unione economica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 160
Il così detto fare atmosfera . . . . . . . . . . . . . . . . . 163
La pace a Est . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 166
Il prestito di guerra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 170

Saggi e frammenti
Europeismo, Guerra, Germanesimo . . . . . . . . . . . . 175
L’austriaco di Buridano . . . . . . . . . . . . . . . . . . 179
L’unione con la Germania . . . . . . . . . . . . . . . . . 184
[La fine della guerra] . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 201
Uno strano apprendistato politico
di Massimo Libardi e Fernando Orlandi . . . . . . . . . . . . 211

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