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Per la bellezza acqua aromatica alle rose e polveri di seppia

Parlando del Medioevo non si può prescindere dal rievocare le Crociate. Di ritorno
dall'Oriente, i Cavalieri crociati cominciarono a portare e a diffondere in Europa gli
aromi sensuali degli harem, unitamente alle spezie (per la cucina e l'esaltazione dei
sensi) che a quei tempi erano costosissime. Ma già da allora i profumi, per conservarsi
attraenti e per sedurre, erano numerosi.

Uno era l'acqua aromatica alle rose,


un'essenza molto amata dagli orientali. Poi
c'erano i profumi alla violetta, alla lavanda, al
rosmarino e al fiore d'arancio che si diffusero
anche in Italia già dal XIV secolo. I "grandi"
della terra si mostrarono favorevoli ai profumi.
Il re Carlo V, ad esempio, già nel 1365 fece
piantare nei giardini del Louvre, a Parigi, la
salvia, l'issòpo, la lavanda, i gigli e le violette
affinché le erbe aromatiche non mancassero
mai ai maestri profumieri che da essi estraevano
le piacevoli essenze.
Rosa Damascena

Mentre abbondavano i profumi, l'uso dei cosmetici era molto modesto. Per conservare la
bellezza e sedurre l'uomo la donna, nel Medioevo, non aveva a disposizione ciò che oggi
è in dotazione di tutte le donne del terzo millennio. Gli sforzi compiuti in particolar
modo dalle castellane si orientarono soprattutto nel mostrarsi in pubblico con una
carnagione bianca e trasparente, limitandosi ad applicare sugli zigomi un po’ di colore
rosa o giallo. Tingevano le guance con polvere di zafferano. Poiché i profumi e i
prodotti cosmetici costavano molto, le casalinghe preparavano "rimedi" più semplici e
meno dispendiosi.
Per eliminare le lentiggini o efelidi dal viso, la casalinga metteva a bollire l'acqua con
alcune radici di levistico (pianta delle Ombrellifere) cui aggiungeva due chiare d'uovo,
lavandosi poi il viso con quest'acqua.

Per conservare la bellezza del volto, le donne preparavano un unguento composto di


biacca di piombo, bianco d'uovo sbattuto, grasso di maialino, polveri di seppia e
canfora. Questa polvere rappresentava, per le casalinghe dell'epoca, un prezioso
"belletto" per ravvivare il colorito!
Per combattere ed eliminare le "rughe", segni della vecchiaia, utilizzavano una pomata a
base di fiori di ninfea (genere di pianta acquatica dalle grandi foglie), fave e petali di
rose. Le donne, nel Medioevo, volevano una fronte molto spaziosa e per ottenerla
depilavano le sopracciglia e l'attaccatura dei capelli e, per adeguarsi al gusto o alla moda
del tempo, coloravano i capelli con ricette dei maestri profumieri italiani.

Parlando di Medioevo, è d'obbligo accennare all'istituzione delle Università in tutta


Europa (Parigi, Montpellier, Padova, Bologna, ecc.) dove lo studio della medicina
raggiunse i massimi livelli. Furono proprio le Università ad impedire ai monaci di
esercitare le arti sanitarie fuori dei monasteri, mentre sappiano che - grazie proprio agli
orti o giardini dei Conventi ed Abbazie veri laboratori di botanica - s'insegnò a conoscere
le virtù delle piante aromatiche sia a scopo curativo (fitoterapia) sia per la
preparazione di cosmetici e profumi.
Furono i monaci a rivelarci i poteri terapeutici dei " semplici" (piante che contengono
principi attivi capaci di curare le malattie): salvia, aneto, timo, rosmarino, lavanda si
dimostrarono efficaci nel combattere e prevenire le epidemie o, almeno, il fetore
insopportabile che esse causavano in intere città e villaggi.

La peste, vero flagello dell'epoca, era curata con i più strani intrugli di parti d'animali,
erbe e minerali (uno fra i più noti era "l'olio di scorpioni"). Per fronteggiare le
pestilenze, i medici, soprattutto in Umbria, si basarono sulla prevenzione,
raccomandando alle donne di cospargere i pavimenti di casa con piante aromatiche, di
lavarli con acqua, aceto e petali di rose di macchia. Le case dovevano essere asperse
con acqua profumata e consigliavano di bruciarvi rosmarino e bacche di ginepro. Le
persone a contatto con gli appestati avevano l'obbligo di disinfettarsi la bocca e le mani
con vino aromatizzato con pepe, cannella, zenzero, chiodi di garofano e macis.
Intorno al 1370 i medici scoprirono un rimedio sovrano, si diceva, per sottrarsi non solo
alla peste, ad anche a svariate malattie: l'acqua della regina d'Ungheria, la cui
composizione - purtroppo - non è mai giunta fino a noi.

Per preservarsi dalle epidemie e curare le malattie uomini e donne, nel Medioevo,
inalavano insomma sostanze aromatiche e vegetali assai costose, contenute in un globo
profumato che tenevano sempre a portata di mano. Il medico Oliviero dell'Aia, a chi
intraprendeva un viaggio, raccomandava: «Chi vuol fare un lungo viaggio in aria
puzzolente, torbida e malsana, deve portare con sé pomi canditi ad arte (erbe e spezie
aromatiche) di buon odore e aroma, senza i quali mai osi andare a visitar anche malati».

Si dava ai contenitori di profumi la forma di "globo" perché simboleggiava la vita eterna,


la potenza e la forza. Quanto alla salute, i globi avevano importanti qualità anche
terapeutiche: secondo le credenze di allora favorivano la digestione, combattevano le
malattie degli organi femminili e l'impotenza maschile. Il corpo del recipiente era
traforato per consentire al profumo delle erbe di esalare meglio ed era ornato di roselline
concentriche.
Articolo di Salvatore Pezzella
Il testo originale è pubblicato su
http://www.edulab.it/roma/prodotti/classeC/erbeprofumi.htm
Foto | By remi.mahel (Extrait du livre Fleurs plantes et fruits, 1903) [Public domain or Public
domain], via Wikimedia Commons
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I link di rimando agli approfondimenti inseriti nel testo e l'immagine sono stati aggiunti da aelle.

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