Parlando del Medioevo non si può prescindere dal rievocare le Crociate. Di ritorno
dall'Oriente, i Cavalieri crociati cominciarono a portare e a diffondere in Europa gli
aromi sensuali degli harem, unitamente alle spezie (per la cucina e l'esaltazione dei
sensi) che a quei tempi erano costosissime. Ma già da allora i profumi, per conservarsi
attraenti e per sedurre, erano numerosi.
Mentre abbondavano i profumi, l'uso dei cosmetici era molto modesto. Per conservare la
bellezza e sedurre l'uomo la donna, nel Medioevo, non aveva a disposizione ciò che oggi
è in dotazione di tutte le donne del terzo millennio. Gli sforzi compiuti in particolar
modo dalle castellane si orientarono soprattutto nel mostrarsi in pubblico con una
carnagione bianca e trasparente, limitandosi ad applicare sugli zigomi un po’ di colore
rosa o giallo. Tingevano le guance con polvere di zafferano. Poiché i profumi e i
prodotti cosmetici costavano molto, le casalinghe preparavano "rimedi" più semplici e
meno dispendiosi.
Per eliminare le lentiggini o efelidi dal viso, la casalinga metteva a bollire l'acqua con
alcune radici di levistico (pianta delle Ombrellifere) cui aggiungeva due chiare d'uovo,
lavandosi poi il viso con quest'acqua.
La peste, vero flagello dell'epoca, era curata con i più strani intrugli di parti d'animali,
erbe e minerali (uno fra i più noti era "l'olio di scorpioni"). Per fronteggiare le
pestilenze, i medici, soprattutto in Umbria, si basarono sulla prevenzione,
raccomandando alle donne di cospargere i pavimenti di casa con piante aromatiche, di
lavarli con acqua, aceto e petali di rose di macchia. Le case dovevano essere asperse
con acqua profumata e consigliavano di bruciarvi rosmarino e bacche di ginepro. Le
persone a contatto con gli appestati avevano l'obbligo di disinfettarsi la bocca e le mani
con vino aromatizzato con pepe, cannella, zenzero, chiodi di garofano e macis.
Intorno al 1370 i medici scoprirono un rimedio sovrano, si diceva, per sottrarsi non solo
alla peste, ad anche a svariate malattie: l'acqua della regina d'Ungheria, la cui
composizione - purtroppo - non è mai giunta fino a noi.
Per preservarsi dalle epidemie e curare le malattie uomini e donne, nel Medioevo,
inalavano insomma sostanze aromatiche e vegetali assai costose, contenute in un globo
profumato che tenevano sempre a portata di mano. Il medico Oliviero dell'Aia, a chi
intraprendeva un viaggio, raccomandava: «Chi vuol fare un lungo viaggio in aria
puzzolente, torbida e malsana, deve portare con sé pomi canditi ad arte (erbe e spezie
aromatiche) di buon odore e aroma, senza i quali mai osi andare a visitar anche malati».
I link di rimando agli approfondimenti inseriti nel testo e l'immagine sono stati aggiunti da aelle.