Sei sulla pagina 1di 10

MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI ©

BOLLETTINO D’ARTE
Estratto dal Fascicolo N. 33-34 – gennaio-giugno 2017 (Serie VII)

LIBRI
GIORGIO ORTOLANI:
recensione a F. ATHANASIOU, V. MALAMA, M. MIZA, M. SARANTIDOU, Η αποκατάσταση των ερειπίων του
Γαλεριανού συγκροτήµατος στη Θεσσαλονίκη (1994–2014). Tεκµηρίωση και επεµβάσεις
[The Restoration of the ruins of the Galerian Complex in Thessaloniki (1994–2014).
Documentation and interventions], a cura di F. ATHANASIOU, 2 voll., Thessaloniki 2015
SONIA CAVICCHIOLI:
recensione a Architectura picta nell’arte italiana da Giotto a Veronese,
a cura di S. FROMMEL, G. WOLF, Modena 2016
BARBARA AGOSTI:
recensione a Y. PRIMAROSA, Ottavio Leoni (1578–1630). Eccellente miniator di ritratti.
Catalogo ragionato dei disegni e dei dipinti, Roma 2017
CECILIA GHIBAUDI:
recensione a B. CILIENTO, C. OLCESE SPINGARDI, Virginia, un mondo perduto.
Scene da un matrimonio Belle Epoque di casa Spinola (Spinola Argomenti, n. 2), Genova 2017
SERENA ROMANO:
recensione a Il mestiere del conoscitore. Roberto Longhi,
Atti del seminario di studi (Bologna, Fondazione Zeri, 24–26 settembre 2015),
a cura di A.M. AMBROSINI MASSARI, A. BACCHI, D. BENATI, A. GALLI, Bologna 2017

MOSTRE

TOD A. MARDER:
recensione alla mostra, Bernini, a cura di A. BACCHI, A. COLIVA,
Roma, Galleria Borghese, 1 novembre 2017–4 febbraio 2018

Stampa e diffusione
«L’ERMA» di BRETSCHNEIDER
Editore
MINISTERO PER I BENI E LE AT TIVITÀ CULTURALI
DIREZIONE GENERALE ARCHEOLOGIA, BELLE ARTI E PAESAGGIO
BOLLET TINO D’ARTE
Direttore responsabile CATERINA BON VALSASSINA
Coordinatore Scientifico MARIA VITTORIA MARINI CLARELLI

Consiglio di redazione
LUCIANO ARCANGELI – CARLO BERTELLI – GISELLA CAPPONI – GIOVANNI CARBONARA – MARIA LUISA CATONI
MATTEO CERIANA – SYBILLE EBERT-SCHIFFERER – CARLO GASPARRI – DIETER MERTENS
MASSIMO OSANNA – MAURIZIO RICCI – MARIA ANTONIETTA RIZZO

Redazione tecnico–scientifica CAMILLA CAPITANI – MARINA COCCIA – LUCILLA DE LACHENAL


GIORGIO MARINI – ANNA MELOGRANI – ELISABETTA DIANA VALENTE

Grafici LOREDANA FRANCESCONE e DONATO LUNETTI

Collaborazione al sito web MARIA ROSARIA MAISTO


Traduzioni JAMES MANNING–PRESS

Via di San Michele, 22 – 00153 ROMA


tel. 06 67234329
e-mail: bollettinodarte@beniculturali.it
sito web: www.bollettinodarte.beniculturali.it

Stampa e diffusione
«L’ERMA» di BRETSCHNEIDER
Via Marianna Dionigi, 57 — 00193 ROMA
tel. 06 6874127
sito web: www.lerma.it

© Copyright by Ministero per i beni e le attività culturali


La Rivista adotta un sistema di Peer Review.
Spetta agli Autori dei vari articoli soddisfare eventuali oneri derivanti dai diritti di riproduzione per le immagini di cui
non sia stato possibile reperire gli aventi diritto.
È vietata qualsiasi forma di riproduzione non autorizzata. Per ogni controversia è competente il Foro di Roma.

In copertina:
RIPROPOSIZIONE DI UN LATO DELLA SITULA IN BRONZO
DALLA TOMBA 126 DELLA NECROPOLI BENVENUTI A ESTE (PADOVA)
(elaborazione grafica di Donato Lunetti mediante foto e disegno dall’Archivio del Museo Nazionale Atestino)
B O L L E T T I N O D’ A R T E
FONDATO NEL 1907

MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI

33-34 GENNAIO–GIUGNO
2017
ANNO CII
SERIE VII

SOMMARIO

STÉPHANE VERGER: Du princeps mourant au défunt héroïsé: les métamorphoses d’un trône. 1
La situle Benvenuti d’Este, premier chef d’œuvre de l’art des situles

MARCO CAMERA: Una pisside stamnoide a figure nere dal deposito votivo 31
di piazza San Francesco a Catania

GIUSEPPINA MONTEROSSO: Un’anfora e il suo doppio. Uno scambio al centro di una vicenda 43
antiquaria catanese

LUCILLA DE LACHENAL: Di tre statue Giustiniani e della loro smarrita provenienza veliterna 53

GIAMPAOLO ERMINI: Un cancello trecentesco in ferro nel Duomo di Prato 61

PIA PALLADINO: Frammenti di un salterio tardogotico per San Sisto a Piacenza: 81
exempla per il rinnovamento liturgico di fine Quattrocento

LUCIANO SERCHIA: La «settima porta. Qui trovasi una scultura marmorea del Signore e fondatore»: 97
documenti, nuove ipotesi e inediti sulle fasi costruttive e trasformative del Castello di Torrechiara

FRANCESCO GATTA: Guido Reni e Domenichino: il ritrovamento degli ‘Scherzi di amorini’ 131
dai camerini di Odoardo e novità su due paesaggisti al servizio dei Farnese
TOMMASO BORGOGELLI: Gregorio Preti: una nuova pala romana e altre aggiunte al suo catalogo 145

LUCA LEONCINI: Risonanze berniniane a Genova: i fratelli Schiaffino 155


e il ‘Ratto di Proserpina’ di Palazzo Reale

ROBERTA PORFIRI: Novità su Pasqualino Rossi. La scoperta di una pala d’altare a Santa Balbina e il ritrovamento 169
di due quadri della collezione del marchese del Carpio Gaspar Méndez de Haro y Guzmán

ANTONIO NAPOLITANO: La biblioteca agostiniana di San Giovanni a Carbonara e l’archetipo “stellare” 185
nella produzione di Ferdinando Sanfelice
ARCHIVIO
VALENTINA BALZAROTTI: Un nuovo documento per Pellegrino Tibaldi e le stanze di Bernardino Elvino 205
nella Camera Apostolica
ALESSIA ULISSE: Novità sulla cappella del Presepe in Santa Maria della Pace: 209
un caso di committenza Caetani

LA MEMORIA ISTITUZIONALE
AMALIA PACIA: Ettore Modigliani, la mostra di Londra (1930) e la politica di acquisti di opere 215
per i musei italiani
RICCARDO SALVATORI: Il Soprintendente Armando Ottaviano Quintavalle e l’accentramento 227
di opere d’arte nel Castello di Torrechiara durante la seconda guerra mondiale.
Documenti e fonti dall’Archivio della Soprintendenza di Parma e Piacenza

LIBRI
GIORGIO ORTOLANI: recensione a F. ATHANASIOU, V. MALAMA, M. MIZA, M. SARANTIDOU, 247
Η αποκατάσταση των ερειπίων του Γαλεριανού συγκροτήµατος στη Θεσσαλονίκη (1994–2014).
Tεκµηρίωση και επεµβάσεις [The Restoration of the ruins of the Galerian Complex
in Thessaloniki (1994–2014). Documentation and interventions], a cura di F. ATHANASIOU
2 voll., Thessaloniki 2015
SONIA CAVICCHIOLI: recensione a Architectura picta nell’arte italiana da Giotto a Veronese, 252
a cura di S. FROMMEL, G. WOLF, Modena 2016
BARBARA AGOSTI: recensione a Y. PRIMAROSA, Ottavio Leoni (1578–1630). 257
Eccellente miniator di ritratti. Catalogo ragionato dei disegni e dei dipinti, Roma 2017
CECILIA GHIBAUDI: recensione a B. CILIENTO, C. OLCESE SPINGARDI, Virginia, un mondo perduto. 260
Scene da un matrimonio Belle Epoque di casa Spinola (Spinola Argomenti, n. 2), Genova 2017
SERENA ROMANO: recensione a Il mestiere del conoscitore. Roberto Longhi, 262
Atti del seminario di studi (Bologna, Fondazione Zeri, 24–26 settembre 2015),
a cura di A.M. AMBROSINI MASSARI, A. BACCHI, D. BENATI, A. GALLI, Bologna 2017
MOSTRE
TOD A. MARDER: recensione alla mostra, Bernini, a cura di A. BACCHI, A. COLIVA, 265
Roma, Galleria Borghese, 1 novembre 2017–4 febbraio 2018

Abstracts 275
LIBRI dente Eleftérios Venizelos, dopo che quasi tutto il cen-
tro storico di Salonicco era stato distrutto da un disa-
stroso incendio.
F. ATHANASIOU, V. MALAMA, M. MIZA, M. SARANTIDOU, I successivi scavi coinvolsero, prima e dopo la II
Η αποκατάσταση των ερειπίων του Γαλεριανού Guerra Mondiale, studiosi come Hans–lrich von Schö-
συγκροτήµατος στη Θεσσαλονίκη (1994–2014). nebeck, Heinz Johannes, Andreas Alföldi e, dal 1939,
Tεκµηρίωση και επεµβάσεις [The Restoration of the il danese Einar Dyggve. Negli scavi del 1935 l’Istituto
ruins of the Galerian Complex in Thessaloniki (1994– Archeologico Germanico di Berlino aveva individuato
2014). Documentation and interventions], a cura di F. i resti dell’Ippodromo e fu avanzata l’ipotesi che il
ATHANASIOU, Thessaloniki 2015, Hellenic Ministry palazzo dovesse trovarsi a nord dell’Arco di Galerio,
of Culture, Education and Religious Affairs, Ephor- nella zona della Rotonda. Dyggve per primo localizzò
ate of Antiquities of Thessaloniki City; I, Documen- il palazzo a sud dell’arco, in collegamento diretto con
tazione, 400 pp., 55 disegni, 122 foto, 16 tavv. f.t. e l’Ippodromo, luogo di acclamazione delle vittorie
9 pieghevoli; II, Interventi, 112 pp., 15 foto, 9 dise- imperiali all’interno dell’edificio di spettacolo con la
gni e 48 tavv. f.t. maggiore capienza di spettatori; una caratteristica che
dal Palatium per eccellenza affacciato sul Circo Massi-
I due volumi, editi dalla Soprintendenza (Ephorathe) mo (la cima del Mons Palatinus), si diffuse a tutte le
alle Antichità di Salonicco e curati da Fani Athanasiou, residenze tetrarchiche, nonché a Costantinopoli.
rappresentano la pubblicazione ufficiale degli ultimi Solo dal 1962, però, furono eseguiti degli scavi
interventi di restauro e valorizzazione del Palazzo di sistematici che portarono all’attuale conformazione
Galerio a Salonicco effettuati dal 1994 al 2014 (figg. dello spazio urbano, tra la piazza Navarino e l’asse
1–6) Questi lavori, diretti dalle Autrici, nel 2008 pedonalizzato di via Dimitri Gounari, sotto la direzio-
hanno meritato un riconoscimento internazionale con ne scientifica dei successivi direttori delle Antichità,
il premio Europa Nostra motivato, in particolare, dal da Charalambos Makaronas che mise in luce l’Ottago-
fatto che «l’intervento aveva trasformato un terreno no, a Photios Petsas, Andreas Vavritsas e dei funziona-
pubblico abbandonato in un attraente, istruttivo e ben ri archeologi Maria Siganidou e Foteini Papadopou-
organizzato sito archeologico nel cuore della città lou. Tuttavia la scarsità di fondi aveva consentito solo
moderna». episodici interventi di restauro, lasciando esposti i
La pubblicazione analizza i singoli edifici del palaz- resti archeologici ad un progressivo degrado; ed
zo: l’Aula a doppia abside messa in luce lungo la via anche le relazioni di scavo pubblicate periodicamente
Dimitri Gounari (pp. 25–83); la Basilica (pp. 87–115); nelle successive annate dell’Archaeologikon Deltìon
il Corpo centrale attorno al peristilio (pp. 119–165); rappresentavano solo brevi rapporti, ad eccezione del
la Cisterna a due piani (pp. 169–185); le Terme (pp. contributo di Ioannis Knithakis sull’Ottagono (ADelt,
189–224) e l’Ottagono (pp. 227–331). 30, 1975, A, pp. 90–119).
L’opera è stata preceduta dall’efficace guida The Solo nel 1993 la responsabile della XVI Eforìa alle
Galerian complex: A visual tour (Thessaloniki 2013), e antichità preistoriche e classiche di Salonicco, Ioulia
gli esiti scientifici sono sintetizzati nei pannelli didat- Vokotoupoulo, riuscì a reperire i primi adeguati finan-
tici posti sul percorso di visita e nelle applicazioni per ziamenti per la conservazione del monumento, in
dispositivi mobili che, insieme ad un video del 2015 vista della nomina di Salonicco a Capitale europea
(https://www.youtube.com/watch?v=zQfgzExwC1Y), della cultura nel 1997. Le ricerche archeologiche por-
ricostruiscono l’aspetto originario del palazzo nel IV tate avanti durante questi restauri hanno modificato
secolo (http://www.galeriuspalace.culture.gr/). teorie errate e ormai consolidate nei decenni prece-
I resti archeologici, attualmente estesi per più di denti e, per la prima volta, si è capito che l’area del
8.000 mq — nemmeno un decimo dell’estensione tota- palazzo, nel sito archeologico di piazza Navarinou,
le originaria, dei quali 2.000 mq pavimentati con era già occupata da un quartiere residenziale privato,
mosaici e lastre di marmo — sono stati rimessi in luce con ricche domus del II e III secolo d.C. Lo studio
a cominciare dal 1917 quando, sotto la direzione del- completo degli ambienti residenziali e di rappresen-
l’architetto Ernest Hébrard, la spedizione scientifica de tanza del complesso tardoimperiale, che generica-
L’ Armée d’Orient documentava l’origine tardoromana mente veniva attribuito in toto ai lavori di Galerio, ha
del complesso edilizio, realizzato verosimilmente a portato ad una precisa distinzione tra le varie fasi,
partire dal 299 come residenza imperiale per il tetrar- mettendo in evidenza soprattutto le trasformazioni
ca Gaio Galerio Valerio Massimiano, poi nominato del quartiere avvenute con i grandi lavori della metà
Augusto nel 305; prima di intraprendere la brillante del V secolo, epoca di intensa attività edilizia, docu-
carriera militare che lo porterà al matrimonio con mentata in particolare nelle costruzioni ecclesiastiche
Galeria Valeria, figlia di Diocleziano, Galerio era stato e nelle fortificazioni. Queste metamorfosi sembrereb-
un umile pastore. La residenza ufficiale del co–impera- bero legate anche ai terremoti, documentati nel 416 e
tore è confermata anche dall’attività della Zecca impe- nel 476, in un periodo di traumatici sconvolgimenti
riale di Salonicco (299–303, 305–308 d.C.). politico–militari. L’ Impero bizantino vide momenti
Al 1917 risale anche la progettazione urbana dell’a- terribili anche agli inizi del VII secolo, quando la
rea, affidata sempre a Hébrard su incarico del presi- maggior parte delle strutture del palazzo venne

247
D

A C
B
E F
G

1 – RESTITUZIONE GRAFICA DEL PALAZZO IMPERIALE DI SALONICCO NEL V SECOLO D.C.


Nella ricostruzione digitale, realizzata sotto la direzione scientifica degli Autori, sono evidenziati alcuni degli edifici più significativi:
A) la Rotonda; B) l’Arco trionfale (Kamara) sull’intersezione con il tratto urbano della via Egnatia; C) l’Ippodromo; D) le mura a bastioni
triangolari con protheikisma antistante; E) l’ aula a doppia abside; F) la Basilica; G) il Corpo centrale attorno al peristilio; H) l’Ottagono.
Il palazzo, realizzato in un’area già a destinazione residenziale, si articolava lungo l’asse nord–sud, perpendicolarmente al “decumano massimo”.
(Hellenic Ministry of Culture, 16th Ephorate of Antiquities of Thessaloniki City)

abbandonata dopo i danni sismici, evidenti nella I lavori di restauro hanno anche chiarito la struttura
cisterna dell’edificio e nell’abside della Rotonda. architettonica e la decorazione degli edifici al
L’ area archeologica, ripristinata e valorizzata dai momento delle prime realizzazioni tetrarchiche,
recenti interventi di restauro, è stata così finalmente mostrando però una progressiva edificazione del
integrata, nella fruizione turistica, alle adiacenti palazzo — come dimostrano l’analisi stratigrafica dei
emergenze monumentali della Rotonda (tempio muri, lo studio dei materiali da costruzione e dei rive-
imperiale poi trasformato in chiesa di San Giorgio) e stimenti — che venne portata avanti in diverse fasi
dell’arco (Kamara) che celebrava le guerre persiane di fino al termine del IV secolo. Sotto Galerio, infatti, i
Galerio con la vittoria sul re Narsete in Armenia (298 lavori non erano andati molto avanti ed il completa-
d.C.). L’ arco costituiva una spettacolare cerniera dei mento degli edifici, con i loro marmi e mosaici, avven-
percorsi cerimoniali tra il complesso palaziale e lo ne solo alla fine del IV secolo, ovvero un secolo dopo
spazio sacro della Rotonda, all’incrocio con il “decu- l’inizio del suo potere; mentre si data ormai al V seco-
mano massimo” (cfr. figg. 2 e 3) che, attualmente, è lo la fase costruttiva oggi più riconoscibile.
considerato da diversi studiosi un asse urbano autono- La pubblicazione ha portato, inoltre, ad un signifi-
mo, e non più un tratto urbano della via Egnatia che, cativo approfondimento sulle tecniche costruttive tar-
nel lungo percorso da Durazzo al Bosforo, attraverso doromane, sui materiali impiegati e i relativi problemi
tutta la penisola balcanica, sembra che girasse attorno del degrado. Questa capacità costruttiva, nell’epoca in
alla città. La posizione strategica di un porto sicuro cui l’ingegneria romana aveva raggiunto la sua massi-
accanto a questo “corridoio” continentale, ha fatto sì ma consapevolezza nell’uso delle risorse reperibili nei
che Salonicco continuasse ad accogliere la presenza diversi territori, non cessò con la fine di Roma e del
imperiale, come di Costantino (323–324), Teodosio Palazzo imperiale di Salonicco, ma continuerà nell’ar-
(379–380) o Valentiniano III, che qui venne nominato chitettura bizantina per oltre un millennio.
Cesare nel 424 d.C. I volumi, quindi, offrono una preziosa documenta-
La seconda città dell’impero bizantino per secoli zione su questo momento cruciale per la storia dell’ar-
rappresentò, quindi, uno dei pochi insediamenti chitettura quando, prima della frammentazione del-
urbani sopravvissuti a invasioni ormai incontrollabili, l’Impero, esperienze analoghe venivano affrontate
la cui eco era registrata in Occidente da Isidoro di nelle diverse sedi imperiali dei tetrarchi. Riprenden-
Hispalis (Siviglia), che precisava come nel quinto do le ipotesi di Hjalmar Torp, scaturite dall’emozione
anno dell’impero di Eraclio (610–641) «Sclavi Grae- delle prime significative scoperte, Michelangelo
ciam Romanis tulerunt». Cagiano de Azevedo (in Felix Ravenna, 117, 1979, p.

248
9) aveva suggerito come nella progettazione del com-
plesso imperiale «la stessa disposizione interna del
palazzo arieggerebbe (…) consuetudini persiane»; ma
con l’attuale pubblicazione si è definitivamente chiari-
to che il disegno della pianta del complesso edilizio
centrale intorno al peristilio, già messo in relazione
con l’architettura sasanide, appartiene comunque a
una ristrutturazione del V secolo. Un recente studio
sui rapporti tra l’arte tetrarchica e la Persia sasanide
(A. HUNNELL CHEN, From the Seed of the Gods: Art,
Ideology, and Cultural Exchange with the Persian Court
under the Roman Tetrarchs 284–324 CE, PhD Disserta-
tion, Columbia University 2014) riconosce alcune
analogie, ma soprattutto nelle immagini dei sovrani
(anche nelle loro collocazioni architettoniche) piutto-
sto che nella concezione dello spazio. Mentre, fin
dalle prime scoperte sono apparse ovviamente strin-
genti le assonanze progettuali e costruttive con le altre
residenze imperiali tardoantiche, anche nelle distanti
capitali imperiali come Treviri, Milano, Arles, o la
stessa Roma, e non solo, anche nei Balcani, come Ser- 2 – RICOSTRUZIONE DIGITALE DA SUD–OVEST
DELL’ASSE MONUMENTALE DEL PALAZZO IMPERIALE
dica (Sofia), Sirmium (Sremska Mitrovica) o la piccola TRA L’ARCO TRIONFALE DI GALERIO E LA ROTONDA
Felix Romuliana (Gamzigrad). Quest’ultima, paese (POI CHIESA DI SAN GIORGIO)
natale del tetrarca nato da umile famiglia, fu monu- Restituzione realizzata sotto la direzione scientifica degli Autori.
mentalizzata entro una cinta muraria e rinominata in (Hellenic Ministry of Culture, 16th Ephorate of Antiquities
ricordo della madre Romula. of Thessaloniki City)
Oltre che nelle tipologie architettoniche, la stessa
tecnica costruttiva trova riscontri tra le diverse regioni
dell’Impero, con il prevalere dell’opera muraria a
fasce di mattoni per tutto lo spessore (o di soli matto-
ni, come nella Basilica palatina di Treviri), seguendo
una tradizione che si era affermata attorno al mar
Egeo almeno fin dagli inizi del II secolo d.C. (L. L AN-
CASTER, Innovative Vaulting in the Architecture of the
Roman Empire, 1st–4th Centuries CE, Cambridge–New
York 2015; P. VITTI, Building Roman Greece. Innova-
tion in vaulted construction in the Peloponnese, Roma
2016).
Il palazzo costituisce quindi una delle testimonianze
più significative dell’architettura tardoromana, che
nei decenni successivi sarà sviluppata nella realizza-
zione della nuova capitale imperiale a Costantinopoli.
Meglio conservato è ovviamente il Palazzo di Diocle-
ziano a Spalato, che però ci appare integrato nelle
trasformazioni medievali e con caratteri diversi in
quanto residenza privata dell’imperatore ritiratosi
dalla vita pubblica, mentre dal punto di vista costrutti-
vo, contraddistinto dai robusti paramenti in opera
quadrata, data l’ampia disponibilità di pietra calcarea
di buona qualità dall’antistante isola di Braç (Brazzà).
I confronti con le contemporanee architetture pala-
ziali hanno guidato le restituzioni degli edifici di
Galeri dove l’immagine della Basilica palatina al cen-
tro del complesso di piazza Navarino viene credibil-
mente assimilata a quella di Treviri, di analoghe
dimensioni e datazione, senza impegnarsi in una ipo- 3 – SALONICCO, VEDUTA ATTUALE DELLA ROTONDA
tetica ricostruzione del decoro originario. Troviamo E DELL’ARCO DI GALERIO ALL’INCROCIO CON LA VIA EGNATIA
ad esempio una restituzione simile, ma con una mag- (CFR. FIG. 2)
giore caratterizzazione, per l’analoga sala basilicale (Hellenic Ministry of Culture, 16th Ephorate of Antiquities
del complesso palaziale della Cercadilla (R. HIDALGO, of Thessaloniki City)

249
I lavori di conservazione sono stati anche occasione
di ulteriori indagini archeologiche, soprattutto per le
temporanee rimozioni della decorazione pavimentale.
Dopo l’elenco delle relazioni scientifiche preliminari e
dei rilievi topografici (pp. 333–340), il volume si con-
clude con il catalogo dei frammenti architettonici pre-
senti nell’area archeologica, a cura dell’arch. Maria
Dimanidou (pp. 343–358). L’attenta documentazione
è accompagnata da elaborati grafici di rilievo e resti-
tuzione degli edifici e delle decorazioni pavimentali e
parietali, fornendo un materiale indispensabile per
ogni futuro ragionamento storico sull’architettura tar-
doromana. Le Autrici hanno effettuato una approfon-
dita ricerca d’archivio anche per ritrovare (planimetri-
camente e stratigraficamente) i ruderi scavati e
rilevati in passato, sebbene oggi non più visibili per
l’edilizia contemporanea, contribuendo alla compren-
sione della conformazione originaria del complesso.
L’Aula a doppia abside — che dalle proporzioni pla-
nimetriche farebbe pensare ad una rimodellazione di
un ambiente absidato — presenta due catini contrap-
posti con una antisala, e conserva anche i resti di una
ricchissima decorazione pavimentale marmorea e,
eccezionalmente, anche frammenti dei mosaici parie-
tali (cfr. fig. 3). Oltre che dal punto di vista planimetri-
co, anche da quello distributivo appare un ambiente
speciale, posto a metà dell’asse monumentale tra l’au-
la basilicale e l’arco di Galerio, adiacente ad una piaz-
za monumentale che si aggiungeva alla grande agorà
4 – RESTITUZIONE ASSONOMETRICA DEL NUCLEO centrale. Dall’altro lato, a sud–est, l’Aula era collegata
CENTRALE DEL PALAZZO DI GALERIO alla tribuna imperiale dell’Ippodromo (kàthisma),
A SALONICCO destinata a cerimonie sacre e profane associate alla
L’area è caratterizzata dalla basilica, affiancata partecipazione dell’imperatore e della sua corte agli
dalla cisterna a due piani e dalle terme, nonchè spettacoli del circo, occasione in cui i cittadini si rela-
dal peristilio e dall’Ottagono. zionavano con la figura imperiale. Il mosaico parieta-
(dal frontespizio dei volumi recensiti) le, anche se conservato in pochi lacerti superstiti,
mostra una decorazione a gemme incastonate e una
tabula con iscrizione in latino («sacra palatina»), che fa
pensare a un ricco triclinio (pp. 52–56 e 71–75).
Cercadilla. Palacio tardoantiguo (Córdoba), in Las villas Di tutti gli spazi principali, come la Basilica, sono
romanas de la Bética, II, Sevilla 2016, pp. 116–127, state interpretate le proporzioni planimetriche e la
figg. 6 e 7). metrologia, legata al pes romano, e individuate le
Nei volumi pubblicati comunque queste immagini diverse fasi costruttive: alla fine del III secolo e nella
divulgative appaiono solo marginalmente (ad esem- seconda metà del IV, sino ai restauri di fine V secolo.
pio nel frontespizio del capitolo II a p. 85), per lascia- Lo stesso complesso termale era tradizionalmente
re totalmente spazio alla rigorosa documentazione dei interpretato come un ninfeo, come troviamo ancora
resti archeologici e alle attente restituzioni grafiche nel saggio di Massimo Vitti (Η πολεοδοµική εξέλιξη της
dei volumi architettonici e degli schemi metrologici e Θεσσαλονίκης. Από την ιδρυσή της έως τον Γαλέριο, Athi-
proporzionali. nai 1996; sviluppato in M. VITTI, Tessalonica: bilanci e
aggiornamenti, in Journal of Ancient Topography – Rivi-
Nella premessa del primo volume (pp. 13–21) sono sta di Topografia Antica, VIII, 1998 [2000], pp. 151–
ricordate le diverse campagne archeologiche, dalle 178).
prime scoperte del 1917 fino ai ventennali lavori di All’Ottagono (cfr. figg. 4–6) sono dedicate ben 105
restauro oggetto di questa pubblicazione, supportati pagine, che ne descrivono la metrologia, le proporzio-
dalle analisi dei materiali curati dal laboratorio del- ni, la decorazione architettonica e i rivestimenti mar-
l’Università Aristotele di Salonicco diretto dalla morei e chiariscono le vicende del monumentale edi-
prof.ssa Ioanna Papayianni, nonchè da nuovi rilievi ficio, iniziato verosimilmente come Sala delle udienze
architettonici di tutto il complesso, del quale erano per l’imperatore e completato come chiesa dopo la
stati elaborati disegni adeguati solo per l’aula cerimo- morte di Galerio nel 311 e l’editto di tolleranza del
niale dell’Ottagono. 313. La planimetria rettangolare del vestibolo fu

250
modificata con le due absidi laterali (come troviamo a va anche i 0,60 m. Sono state quindi ampiamente
Roma nella contemporanea fase del “tempio di integrate le strutture murarie superstiti, per garantir-
Minerva Medica” o del mausoleo di Costantina – ne la conservazione e offrire una migliore lettura
Santa Costanza) e l’abside opposta all’ingresso fu degli ambienti al visitatore.
ampliata per ragioni liturgiche, mentre alla fine del L’intervento alle pavimentazioni in mosaico e
secolo successivo furono aggiunti ai lati i due vani cru- marmo (pp. 20–33) è stato molto delicato, anche per i
ciformi destinati a pastophoria e, probabilmente, danni causati da errori nei precedenti interventi di
anche al rafforzamento statico della cupola che, con restauro. La decorazione pavimentale a mosaico era
quasi 25 m di diametro, non sopravvisse ai terremoti e rimasta particolarmente danneggiata e la necessaria
alla crisi dell’Impero nel VII secolo, tanto che sola- rimozione prima del ripristino è stata anche un’occa-
mente il suo vestibolo, trasformato in cisterna, venne sione per ritrovare le precedenti fasi edilizie del sito
utilizzato fino al XIV secolo. con le relative pavimentazioni. Anche le pavimenta-
zioni marmoree presentavano gravi problemi di
Il secondo volume, ancor più abbondantemente degrado dei materiali e di distacco dalla sede di allet-
illustrato (le pp. 65–112 sono interamente dedicate tamento, in particolare nell’Ottagono, dove i 250 mq
alle tavole a colori), descrive le successive campagne di rivestimento pavimentale erano rimasti esposti
dei restauri alle strutture murarie (pp. 14–19), per le all’aperto fin dal loro scoprimento nel 1964. I prece-
quali sono state utilizzate tecniche e materiali compa- denti parziali interventi di restauro, con l’uso di una
tibili con quelli originari. La debolezza del nucleo forte malta cementizia, avevano ulteriormente aggra-
cementizio antico soffriva particolarmente il degrado vato le condizioni dei marmi per la sua maggiore rigi-
per l’asportazione o l’erosione del rivestimento in pie- dezza.
trame e mattoni. Il paramento originario era andato Gli estesi restauri sull’area archeologica sono stati
perduto, in media, per uno spessore di circa 0,15– poi completati (pp. 36–42) dagli interventi destinati
0,30 m, che nelle murature dell’Ottagono raggiunge- alla fruizione turistica: biglietteria, rampe, passarelle,

5 – SALONICCO, VEDUTA DELL’AREA ARCHEOLOGICA OGGETTO DEGLI ULTIMI RESTAURI, TRA LA PIAZZA NAVARINO
E L’ASSE PEDONALIZZATO DI VIA D. GOUNARI (CFR. FIG. 4)
(Hellenic Ministry of Culture, 16th Ephorate of Antiquities of Thessaloniki City)

251
6 – SALONICCO, VISTA DELL’AULA CERIMONIALE DELL’OTTAGONO, CON L’ATRIO BIABSIDATO (A SINISTRA) E I DUE PASTOPHORI
(A DESTRA) AGGIUNTI A SEGUITO DELLA SUA TRASFORMAZIONE IN CHIESA NEL V SECOLO
(foto di Giorgio Ortolani, 1981)

impianto di illuminazione, recinzioni, pannelli didat- na, i testi precedenti avevano approfondito l’insieme
tici e uno spazio multimediale per i visitatori all’inter- dell’impianto urbano e alcuni singoli edifici ma non
no dell’aula absidata in via Gounari. avevano ancora adeguatamente chiarito il complesso
Il testo si conclude con lo studio dei materiali architettonico del palazzo e le sue fasi costruttive (Tra
costruttivi (pp. 49–60) curato da Ioanna Papayianni, i numerosi testi possiamo ricordare: K. HATTERSLEY–
Maria Stefanidou, Stavroula Konopisi e Vassiliki Pach- SMITH, Byzantine Public Architecture between the fourth
ta dell’Università Aristotele di Salonicco, che ha and early eleventh century AD with special reference to
messo in evidenza lo stato di degrado delle murature the towns of Byzantine Macedonia, Society for Mace-
dove gli stessi mattoni risultavano in gran parte dan- donian Studies, Thessaloniki, 1996; N. DUVAL, Hom-
neggiati dall’alto contenuto di sali (nitrati e solfati). mage à Ejnar et Ingrid Dyggve: la théorie du palais du
Le analisi hanno anche riconosciuto l’utilizzo consa- Bas–Empire et les fouilles de Thessalonique, in Antiquité
pevole da parte dei costruttori romani di malte con Tardive, 11, 2004, pp. 273–300; E. HADJITRYPHONOS,
diversa composizione nelle diverse parti degli edifici, The Palace of Galerius in Thessalonike: its place in the
con l’aggiunta — nelle parti più sollecitate — di pol- modern city and an account of the state of research, in
vere di terracotta e di piccoli frammenti laterizi. Bruckneudorf und Gamzigrad: Spätantike Paläste und
Oltre agli interventi di restauro architettonico da Großvillen im Donau–Balkan–Raum, Frankfurt a.M. –
loro diretti, le Autrici hanno voluto documentare le Wien 2011, pp. 203–217).
pluriennali analisi scientifiche condotte su questo
monumento fondamentale per gli studi sull’architet- GIORGIO ORTOLANI
tura tardoromana e bizantina, offrendo un’attenta
selezione dell’ampia documentazione grafica e foto-
grafica esistente. Il testo in greco, ampiamente illu- Architectura picta nell’arte italiana da Giotto a Veronese, a
strato da foto, disegni e tavole fuori testo, è integrato cura di S. FROMMEL, G. WOLF, Panini editore, Mode-
da riassunti in inglese (pp. 371–381 per il vol. I; 43– na 2016, 308 pp., oltre 200 ill.
46 e 61–62 per il vol. II). Significativamente, la biblio-
grafia relativa ai lavori di restauro (p. 43, II) fa riferi- Introdotto e concluso da un testo dei curatori, rispet-
mento esclusivamente a studiosi italiani. Nonostante tivamente Sabine Frommel e Gehrard Wolf, il volume,
la ricca bibliografia su Salonicco tardoantica e bizanti- edito da Franco Cosimo Panini, si caratterizza per l’alta

252

Potrebbero piacerti anche