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Abbattere statue contro il razzismo?

Troppo facile e deresponsabilizzante, di Giovanni Amico - Diario 06/07/20 15:08

Abbattere statue contro il razzismo? Troppo facile e


deresponsabilizzante, di Giovanni Amico
Riprendiamo sul nostro sito un articolo di Giovanni Amico. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione
se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed
hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Storia e filosofia.

Il Centro culturale Gli scritti (5/7/2020)

La statua di Voltaire imbrattata


dagli antirazzisti a Parigi

1/ Le reazioni sui social all’abbattimento di statue e simboli e alle


accuse indiscriminate
Tanti hanno risposto con saggezza all’azione dualista e manichea che si scaglia contro personaggi effigiati
in statue e a cui sono state dedicate piazze e strade.

Hanno ricordato che, se si dovesse essere conseguenti, bisognerebbe bandire Voltaire e Kant che erano
notoriamente “razzisti”.

Bisognerebbe bandire Che Guevara e Fidel Castro che erano ferocemente avversi agli omosessuali.

Bisognerebbe abbattere il Colosseo che fu luogo di violenze inaudite.

Bisognerebbe interdire i libri di Gabriel García Márquez che ha brani in cui i suoi personaggi alludono
chiaramente alla pedofilia.

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Bisognerebbe eliminare l’Africa dalle carte geografiche per i rapporti fra tribù che sono stati spesso
improntati ad un senso di superiorità razzista di talune tribù sulle altre.

Bisognerebbe impedire per legge la fede islamica per i secoli di colonialismo e di schiavismo a cui ha dato
vita e per il fatto che ancora proibisce alle donne di sposare un non musulmano e interdice la possibilità di
battezzarsi o di divenire atei, ma anche di fare un vera ricerca sulla verità del Corano.

Bisognerebbe bandire la Chiesa per le sue colpe storiche.

Bisognerebbe bandire il pensiero laico e gli organismi internazionali che cercano di imporre
colonialisticamente una visione della fecondità e della famiglia a nazioni dell’Africa o dell’America
Latina che hanno tutt’altre tradizioni.

Bisognerebbe interrompere ogni rapporto con la Cina che è nazionalista e non permette un incontro con
altre culture.

Bisognerebbe distruggere moralmente le figure di Bill Clinton, che proseguì l’opera di rafforzamento del
Muro fra USA e Messico eretto da Bush e da allora esistente ad impedire il passaggio dei migranti, e di
Barak Obama che votò a favore di tale barriera difensiva quando era senatore, ben prima che la decisione
di rafforzare il Muro già esistente venisse da Trump.

Bisognerebbe perseguire fino all’incarcerazione ogni ditta che ha reso possibile con i suoi traffici la
maternità surrogata anche per coppie eterosessuali perché è una forma evidente di sfruttamento del corpo
femminile e di asservimento della donna.

Simili reazioni ho letto e molte altre potrebbero essere aggiunte.

Non le commento, perché mi interessa piuttosto sottolineare alcune questioni di insieme che, se ben
comprese, possono essere di grande aiuto in futuro, ogni volta che si tratterà di discernere sul bene e sul male,
sulle “consacrazioni” di taluni personaggi storici e sulla damnatio memoriae di altri.

2/ Contro il pensiero binario


Giovanni Lindo Ferretti disse una volta che «la sinistra è binaria, non si può essere insieme una vittima e un
carnefice». Mi colpì subito questa espressione, al di là dell’indirizzo polemico che egli rivolgeva alla
“sinistra”, e l’ho rimuginata a lungo.

Oggi mi appare evidente che ci sono molti, a destra e a sinistra, che cavalcano un pensiero “binario”. Anzi
che il pensiero “binario” è un problema enorme ed ha delle motivazioni e delle conseguenze che debbono essere
ben comprese per orientarsi nel pensiero e anche in politica.

Innanzitutto il pensiero binario di destra e di sinistra è fortemente moralista. Intende dividere il bene dal
male per mostrare di essere schierati dalla parte del bene e connotare come male l’opposto schieramento.

Può anche ammantarsi di rigore scientifico, di pretesa neutralità morale, di pura difesa delle libertà di
coscienza, ma in realtà ogni pensiero “binario” è drammaticamente inteso a “dichiarare” sulla lavagna
chi sono i buoni e i cattivi. Deve indicare sulla lavagna i cattivi ed esaltare i buoni.

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Per questo ha difficoltà a cogliere le dinamiche reali! Il dramma del pensiero “binario” è che fa sentire
giusti, ma impedisce di avere un approccio critico alle questioni.

Io posso essere pro o contro i migranti ed accusare l’altra parte di essere disumana o anti-italiana, ma non
faccio un solo passo avanti nel creare posti di lavoro che è l’unica cosa seria per aiutare gli uni e gli altri.

3/ Cosa significa il termine “ideologia”?


Perché il pensiero binario è ideologico e cosa significa la parola “ideologia”?

Trovo un’interessantissima “descrizione” di cosa sia l’ideologia nella biografia più accreditata di papa
Francesco, dove l’autore mostra come il pontefice sia allergico ad ogni ideologizzazione della fede: ideologia
è «un’interpretazione parziale in cui alcuni valori erano esaltati e altri demonizzati»[1].

Fra i “vaccini” necessari per sfuggire all’ideologizzazione, nella visione di fede del papa, ve n’è uno
decisivo ed è la dimensione “popolare”: «La Chiesa italiana ha grandi santi il cui esempio possono aiutarla a
vivere la fede con umiltà, disinteresse e letizia, da Francesco d’Assisi a Filippo Neri. Ma pensiamo anche alla
semplicità di personaggi inventati come don Camillo che fa coppia con Peppone. Mi colpisce come nelle storie
di Guareschi la preghiera di un buon parroco si unisca alla evidente vicinanza con la gente. Di sé don Camillo
diceva: “Sono un povero prete di campagna che conosce i suoi parrocchiani uno per uno, li ama, che ne sa i
dolori e le gioie, che soffre e sa ridere con loro”. Vicinanza alla gente e preghiera sono la chiave per vivere un
umanesimo cristiano popolare, umile, generoso, lieto. Se perdiamo questo contatto con il popolo fedele di Dio
perdiamo in umanità e non andiamo da nessuna parte»[2].

Questa visione dell’“ideologia” la libera dalle pastoie dei filo-marxisti e degli anti-marxisti. Ideologia non
è la visione dei vetero comunisti e dei neo-fascisti, bensì è un’amputazione del reale. Ogni visione che non
coglie tuta la complessità e la ricchezza del reale è ideologica.

Risponde alle idee di chi guarda, ma non coglie la complessità della realtà e, quindi, è falsa.

Non si può non citare qui Shakespeare che fa dire ad Amleto: «There are more things in heaven and earth,
Horatio, than are dreamt of in your philosophy» (Vi sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne
immagini il tuo pensiero).

4/ Il pensiero binario non dice necessariamente cose false, ma il suo


dramma è quello di nascondere il reale
Ecco il dramma del pensiero binario e ideologico. Non è falso per ciò che afferma, ma è falso per ciò che non
vede. Non è falso che vi sia razzismo e disprezzo e intolleranza di taluni bianchi verso i neri, ma è falso
che quello sia il razzismo tout court e che non vi siano altrettanti atteggiamenti intolleranti di musulmani verso
non musulmani, di cinesi verso non cinesi, di africani di alcune tribù verso altre tribù, di laicisti verso credenti e
così via.

Il pensiero binario sceglie solo alcuni tipi di intolleranza e, in questo frangente storico da alcuni anni,
quello del razzismo verso persone di colore o verso omosessuali, ignorando, non importa se volutamente o
meno, altre intolleranze.
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Non solo. Se il pensiero binario ha esaltato nel suo immaginario alcune figure deve per forza tacere che le
stesse figure sono state e sono intolleranti su taluni versanti. Quelle figure appartengono al pantheon delle
glorie del pensiero binario e si può discutere in chiave accademica su talune loro posizioni, ma esse non
verranno mai utilizzate per scatenare campagne d’opinione.

Per altri personaggi, invece, lo scatenare una campagna d’opinione è d’obbligo.

Lo stesso vale per i sistemi di pensiero e le religioni. Qualsiasi occasione è giusta per evitare una lettura
storica articolata dei comportamenti della Chiesa cattolica e intavolare invece un sistematico
combattimento contro la fede cristiana, mentre le colpe storiche di altre religioni possono essere oggetto di
sottili discettazioni storiche, ma mai divenire attacchi espliciti.

Allo stesso modo le violenze di periodi mitizzati, come ad esempio la Rivoluzione francese o il
Risorgimento, possono essere discusse fra storici, ma mai divenire elementi di una riconsiderazione globale
e pubblica.

Il mondo è diviso fra i “miei” e i “nemici”: ai miei si deve affetto, ai nemici odio perenne.

Ecco perché il pensiero binario non può che chiudere poi un occhio contro le violenze della parte che ha
scelto di sostenere. Se io stabilisco che una determinata parte sia appartenuta alle vittime, ecco che la sua
violenza verrà vista come non originaria, bensì causata in fondo dalle violenze subite e, quindi, originata a dalla
parte avversa alla quale saranno addossate tutte le colpe.

Anche dinanzi all’idea di pacifismo e non violenza il pensiero binario, senza rendersene conto, barcolla e
inganna. Se, per tutti, vale il principio della tolleranza universale, ecco che dinanzi a chi viene ritenuto – e
di fatto è – vittima, tale schierarsi a favore giunge ad accettarne la violenza. Si pensi, come a caso
esemplare, alla questione israelo-palestinese. Il pensiero pacifista, attribuendo al popolo palestinese unicamente
il ruolo di “vittima” – cosa che è certamente vera, ma solo in parte – ne giustifica necessariamente la violenza e,
negli articoli o nei commenti social o giornalistici, essi saranno sempre i sofferenti e mai anche i carnefici. Il
dramma della questione israelo-palestinese, invece, consiste proprio nel fatto che il ruolo di carnefici e di
vittime è spesso passato dagli uni agli altri e poi viceversa, se si guarda il passato lontano e anche quello
recente.

Ma il pensiero binario deve, per forza, assegnare agli uni il ruolo di carnefici e agli altri il ruolo di
vittime. Interessantissima è il rivolgimento che vide passare nel pensiero dell’intellighenzia gli israeliani
da vittime – come erano considerati fino alla guerra del Sei giorni – a quello di carnefici. Per la sinistra
italiana, che era stata sempre filo-israeliana, in pochissimi mesi, le vittime divennero carnefici e i carnefici
vittime in un rovesciamento di posizioni radicale. Dall’amore per il socialismo israeliano si passò all’odio verso
lo Stato di Israele e all’amore per gli arabi e i palestinesi, fino ad allora considerati aggressori e guerrafondai.

5/ A favore di chi non enfatizza, ma anzi allarga lo sguardo


Ecco allora il perché di un atteggiamento nuovo da tenere sui social. Dinanzi ad un fatto violento, come
l’uccisione colpevole per razzismo di qualcuno o un delitto chiaramente anti-femminista, da parte di taluni
commentatori social si scatena la frenesia del dover condannare il mondo intero per razzismo o per
atteggiamenti discriminatori verso la donna. Spesso il povero prete o chiunque viene ritenuto responsabile
dell’educazione morale del globo viene subissato di richieste pressanti: “Perché non hai fatto ancora un post

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contro quel gesto efferato?”

Forse la risposta può e deve essere, invece, articolata e, quindi, non immediata, ma rinviata nel tempo. Il
razzismo esiste nel cuore di ogni uomo e di ogni cultura e deve essere combattuto. Ma, appunto, si
combatte esattamente individuando le tante forme di razzismo esistente in cielo e in terra e non quelle
presenti solo nel tuo modo di ragionare. La presenza di velate forme di razzismo in ogni cultura permette di
non degenerare mai in violenza, identificando il razzista nella persona che combatto, ma vedendo che
anche nei laicisti, anche nei musulmani, anche nei cinesi, anche nei cristiani, anche negli africani esiste il
razzismo. Il dramma è che, invece, ognuno vede gli altri a partire dal proprio punto di vista e sono razzisti solo
quelli che non la pensano come lui su determinati punti.

Solo chi vede tutti razzismi, così ben distribuiti purtroppo in tutte le culture, può agire contro il razzismo dei
bianchi verso neri, ma non dà alibi ad altri razzismi.

Tutte le culture sono colonialiste. C’è un colonialismo occidentale, uno cristiano, uno islamico, uno cinese,
uno induista, uno gender ed uno laico e non è così facile definire quale sia oggi quello dominante e più
potente economicamente.

Solo chi esce dal pensiero binario e guarda la realtà - la realtà tutta - contribuisce veramente al cammino,
che è arduo e difficile, tante sono le situazioni di intolleranza e di violenza nel mondo, da parte di
occidentali, come da parte di africani, come da parte di asiatici, fino alle sottili imposizioni ideologiche di
alcune decisioni degli stessi organismi internazionali.

6/ A questo punto lasciateci fare storia, ma affrontiamo le questioni


politiche!
Detto questo, è assolutamente legittimo poi discutere storicamente in modo non politicamente corretto del
passato. Deve essere possibile dire che Voltaire, Kant e tanti altri erano “razzisti”. Deve essere criticato
l’operato di Churchill. Si deve poter dire che la Rivoluzione francese ha ucciso con la pena di morte più
persone dell’intera Inquisizione nei secoli. Si deve poter criticare la Chiesa, l’Islam, l’induismo,
l’illuminismo e le tribù africane per il loro colonialismo, anzi lo si deve fare di tutte insieme e, semmai,
confrontare quei diversi colonialismi, così come i sistemi di schiavitù nati in quei contesti islamici, cristiani,
estremo orientali e laici.

Detto questo, lasciateci poi criticare l’Inquisizione antica e quella del pensiero moderno che vorrebbe fare
leggi per giudicare reati di pensiero e di espressione riguardo a talune fobie, mentre incoraggia altre fobie e
le ritiene anzi necessarie per essere chic.

Ma, mentre discutiamo del passato, qualcuno si occupi poi dello schiavismo presente oggi nelle moderne
società, dove non esiste più tempo libero nemmeno alla sera in casa e nemmeno la domenica – a differenza
di quanto ottennero le rivendicazioni sindacali dell’ottocento. Detto questo, qualcuno si occupi poi
dell’inquinamento globale al quale la Cina e l’India stanno condannando il mondo e si preoccupi di far sì
che le norme ecologie dell’Europa siano applicate in tutto il mondo, dato che ormai il nostro continente è il
meno inquinante del pianeta. Detto questo qualcuno si occupi poi del fatto che, mentre si parla
dell’accoglienza ai migranti, non esiste ancora alcun piano sul lavoro per permettere la crescita di nuovi
posti di lavoro e si condannano così gli africani che giungono in Italia a vivere di prostituzione o di mafia,
fingendosi progressisti perché si è favorevoli all’abbattimento delle statue dei "razzisti" che sono fra i miei
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nemici, mentre taccio delle statue dei "razzisti" che sono della mia parte.

Note al testo
[1] A. Ivereigh, Tempo di misericordia. Vita di Jorge Mario Bergoglio, Milano, Mondadori, 2014, p. 168.

[2] Papa Francesco, discorso alla Chiesa italiana riunita nel Convegno di Firenze il 10/11/2015.

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