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Applicazioni della Fisica alla Medicina

Tecniche di imaging medico


dalla morfologia all’imaging molecolare

PARTE 1: Introduzione alle Bioimmagini

Nicola Belcari

Functional Imaging and Instrumentation Group


Dipartimento di Fisica
Università di Pisa
1
Immagini biomediche

La “prima” bioimmagine…

Radiografia della mano della moglie di W. C. ROENTGEN


eseguita il 22 Dicembre 1895

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Immagini biomediche

… e l’“ultima”

Perfusione miocardica SPECT di Immagini fuse via software della combinazione di SPECT
una ischemia sotto sforzo (stress) con 99mTc-tetrofosmin e di una TAC a 64 fette
e a riposo (rest)

SPECT/CT SNM “image of the year 2006”

3
Definizione di immagine

» Immagine:
rappresentazione bi-dimensionale (proiettiva) o
tri-dimensionale (tomografica) della distribuzione
nello spazio dei valori che assume in ogni punto
del campo d’immagine una grandezza fisica
misurata (immagine fisica) o un parametro
calcolato (immagine parametrica).

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Classificazione delle immagini

» Le immagini “Morfologiche” sono una rappresentazione della


morfologia di organi o apparati e sono tipiche, ma non esclusive,
della Radiologia

» Le immagini “Funzionali” sono una rappresentazione della


distribuzione spaziale di una funzione biologica e sono tipiche, ma
non esclusive, della Medicina Nucleare.

» Le immagini “Molecolari” sono una rappresentazione visuale, la


caratterizzazione e la quantificazione dei processi biologici che
avvengono a livello cellulare e sub-cellulare.

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Immagini fisiche o parametriche

» Le immagini morfologiche e quelle funzionali possono


essere, in linea di principio, sia fisiche che parametriche.

– Le immagini parametriche possono essere considerate come un


mezzo di rappresentazione sintetica di informazioni (parametri),
anche indirettamente derivate da misure, e comunque
caratterizzate da una distribuzione spaziale complessa.

– La generazione di una immagine parametrica presuppone


l’utilizzo di un modello matematico che “correla” l’immagine/i al
parametro stesso

– Ad esempio, una scintigrafia perfusionale del miocardio è


un’immagine fisica funzionale mentre le immagini di “ampiezza
e fase” del cuore sono immagini parametriche funzionali.
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Esempi di immagini parametriche funzionali
in cardiologia

Immagini parametriche di ampiezza (a sinistra) e fase (al centro) del cuore. L’ampiezza
della contrazione cardiaca e la sua temporizzazione (fase) vengono calcolate in ogni
punto dalla sequenza di immagini scintigrafiche proiettive acquisite durante un ciclo
cardiaco medio.

Immagine parametrica del flusso ematico cardiaco (MBF) generato da una


immagine PET statica (H215O) su un paziente sano . (A) Immagine statica. (B)
Sovrapposizione dell’immagine fisica e parametrica (C) Immagine parametrica di
MBF. 7
Formazione delle bioimmagini fisiche

Oggetto Realtà Immagine/i


(e sue condizioni) (grandezza fisica) Sistema (rappresentazione)
(interazione)

Modello

• Le immagini fisiche sono la riproduzione di “una realtà” corrispondente a


certe condizioni. Il termine “realtà” un significato estensivo rispetto alla
comune realtà visiva:

Realtà = distribuzione spaziale di grandezze fisiche misurabili.

• Il “sistema” deve intendersi inclusivo di tutto quanto può influire


sulla formazione dell’immagine: strumenti, procedure, ma anche
operatore, Paziente e condizioni al contorno.
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Esempi di tecniche di imaging

GRANDEZZA FISICA INFORMAZIONE CLINICA


TECNICHE
MISURATA INDIRETTA

Mappaggio densità dei tessuti


Radiografiche Intensità raggi X
Mappaggio cavità corporee con
(anche TAC e MOC) trasmessi
mezzo di contrasto

Scintigrafiche Intensità raggi γ Distribuzione di un “tracciante”


(anche SPECT e PET) emessi di funzione

Differenziazione tessuti con


caratteristiche diverse
Ecografiche Intensità / frequenza
(struttura/composizione) /
ECO Doppler ultrasuoni riflessi
Mappaggio velocità del sangue

Differenziazione tessuti con


Risonanza Intensità di emissione
diverso contenuto d’acqua e
Magnetica stimolata di onde e.m.
diverso stato di aggregazione
Nucleare (RMN) a radiofrequenza
della stessa
Intensità di emissione
Mappaggio di temperatura
Termografiche spontanea di onde
corporea superficiale
e.m. infrarosse

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Esempi di tecniche di imaging del cervello

» Una scansione TAC utilizza una serie di fasci di raggi X che


attraversano la testa da vari angoli e vengono
successivamente rivelati . Le “proiezioni” così ottenute
vengono combinate. Questo permette di creare delle immagini
di sezioni del cervello mostrandone le strutture interne.
» Uno scanner PET fornisce la distribuzione di un materiale
radioattivo che è iniettato nel paziente. Per fare questo rivela,
attraverso una serie di rivelatori posti intorno al paziente, i
raggi gamma emessi del decadimento radioattivo. Il materiale
si accumula maggiormente nelle zone metabolicamente
attive. Questo metodo consente quindi di avere una visione
funzionale del cervello.
» Uno scanner RMN usa la rivelazione di segnali a radio
frequenza prodotti esternamente da opportuni emettitori.
Questi eccitano il materiale biologico in modo differente a
seconda della sua composizione chimica. In questo modo
consente la visualizzazione delle strutture anatomiche del
cervello.
10
Immagini digitali

» Una immagine digitale è una matrice di numeri dove le righe e le


colonne rappresentano l’informazione spaziale e il valore in ogni
elemento della matrice contiene l’informazione sull’intensità del
segnale (in scala lineare o logaritmica).
– Elemento matrice (2D/3D) = pixel/voxel (= picture/volume element)
– Ogni matrice numerica (o immagine) è chiamata “frame”
– Un frame può rappresentare:
• Una differente sezione spaziale dell’immagine ad un dato tempo;
• La stessa immagine a tempi differenti.

1 5 1 3 1
6 10 3 9 4
7 16 5 7 2
2 8 3 2 1
1 4 1 0 0
11
Formato dell’immagine

» Il formato indica:
– Il numero di pixels/voxels dell’immagine (tipicamente N x N)
– Numero di frames (o “slices” = “fette”);
– La “profondità” della scala di colore
– Valori tipici della dimensione della matrice sono dati da potenze di 2:
64×64, 128×128 e 512×512
– Deve essere indicata la dimensione reale (es. in mm) di ogni pixel.

» La scala di colori indica il massimo numero di valori numerici


differenti che un pixel può contenere (è collegato alla risoluzione in
contrasto):
– 28 = 256 levels, byte (1 byte = 8 bits)
– 216 = 65536 levels, word (1 word = 2 bytes = 16 bits)
– 232 = 4.29×109 levels, real (1 real = 4 bytes = 32 bits)
– Esempio:
8 bit (256 colori) = 256 livelli di grigio dal nero (0) al bianco (255).
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Conversione analogico-digitale
tecniche di imaging basate sulla registrazione di un segnale
analogico (es. ECO)
N. bit Dinamica della conversione Valori digitali possibili decimale (binario) Errore max di conversione

2 22 = 4 da 0 (00) a 3 (11) 100/4/2 =12.5%


3 23 = 8 da 0 (000) a 7 (111) 100/8/2 = 6.3%
4 24 = 16 da 0 (0000) a 15 (1111) 100/16/2 = 3.1%
5 25 = 32 da 0 (00000) a 31 (11111) 100/32/2 = 1.6%
6 26 = 64 da 0 (000000) a 63 (111111) 100/64/2 = 0.8%
7 27 = 128 da 0 (0000000) a 127 (1111111) 100/128/2= 0.4%
8 28 = 256 da 0 (00000000) a 255 (11111111) 100/256/2= 0.2%

» Digitalizzazione di un
segnale analogico con
dinamica a 2 bit (a) e a 4
bit (b). Con due bit si
possono codificare solo i
numeri che vanno da 0 a
3, mentre con 4 bit la
dinamica va da 0 a 15.

(a) (b)
13
Scale di colore

» L’uso di una scala di colori, possibile solo nelle immagini digitali, non
modifica il numero di eventi registrati (o l’intensità del segnale
misurato) in ogni zona dell’immagine, quindi non modifica il
contrasto d’immagine.

» Tuttavia, una differenza di segnale tra due zone anche debolmente


contrastate può essere resa più evidente con una opportuna scelta
della sequenza cromatica e della scala

– Il contrasto di colore altera e, in un certo senso, distorce la percezione


delle differenze di segnale che sono rappresentate rigorosamente solo
con l’uso di una scala lineare e monocromatica

– L’uso di una scala di grigi o di una delle infinite scale di colori è solo una
questione di abitudine o, meglio, di aver creato nella mente del medico
una base statistica di standards di riferimento normali e patologici con
cui confrontare, più o meno inconsciamente, ciascuna immagine.
14
Scale di colori

» Nelle scale di colori il valore (numero) corrisponde ad un colore


anzichè ad un tono (intensità) di grigio.
» Tavola di conversione = Look-Up-Table (LUT).
– Tutte le LUT possono essere descritte da 3 colori (es. Le LUT RGB si
basano su una combinazione di Rosso, Verde e Blu (LUT = 1 + 3
numeri)
LUT RGB
Valore Rosso Verde Blu
0 0 0 0
Scala di grigi

Scala “Fire”

1 0 0 7
2 0 0 15

128 240 79 0

254 255 255 255
255 255 255 255
15
Esempio di scale cromatiche
(esempio scintigrafia epatica)

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I parametri dell’imaging

» Qualità dell’immagine:
– I parametri dell’imaging misurano quanto è degradata
l’immagine rispetto alla realtà riprodotta.
PARAMETRO SIGNIFICATO Prima Dopo

Risoluzione spaziale Capacità di distinguere (“risolvere”)


dell’immagine dettagli morfologici della realtà

Contrasto d’immagine Capacità di riprodurre nello spazio


(o risoluzione in le reali variazioni dell’intensità della
contrasto) grandezza misurata

Rumore dell’immagine
(inclusa statistica degli Nitidezza della rappresentazione
eventi registrati)

Linearità spaziale Capacità di rappresentare la


dell’immagine morfologia senza deformazioni
17
Fattori che determinano la
“qualità delle immagini”

18
La distribuzione Gaussiana

» Si supponga di eseguire un gran numero di titolazioni di una


soluzione di glucosio avente concentrazione θ=90 mg/dl, e di
riportare in grafico le frequenze relative dei valori ottenuti (x) con le
prime 20, 160, 640 e 2560 misure.

0.15 n=40 0.15 n=160

0.12 0.12
0.09 0.09
0.06 0.06
0.03 0.03
0 0
75 80 85 90 95 100 105 75 80 85 90 95 100 105

0.15 n=640 0.15 n=2560


0.12 0.12
0.09 0.09
0.06 0.06
0.03 0.03
0 0
75 80 85 90 95 100 105 75 80 85 90 95 100 105
19
La curva Gaussiana

» All'aumentare del numero di misure, i valori tendono ad accentrarsi


attorno alla loro media e l'istogramma assume una forma a
campana sempre più regolare, che può essere approssimata con una
funzione reale nota come funzione di gauss.

0.15
n=2560
0.12

0.09

0.06

0.03
o è la deviazione standard delle misure
0
75 80 85 90 95 100 105 μ è la media delle misure;

20
Significato della deviazione standard

» Gli errori piccoli sono più frequenti di quelli grandi;


» Gli errori di segno negativo tendono a manifestarsi con la stessa
frequenza di quelli con segno positivo;
» All'aumentare del numero delle misure si ha che ~2/3 (~68%) dei
valori tendono ad essere inclusi nell'intervallo media ± o
» Il ~95% dei valori tende ad essere incluso nell'intervallo media ± 2o

21
Distribuzione gaussiana e errori

» La distribuzione gaussiana è anche nota come legge degli


errori, perché descrive la distribuzione degli errori casuali
relativi a successive misure di una quantità fisica;

» Esempio di come varia la forma della curva gaussiana in funzione del


valore della o 22
Risoluzione spaziale

Quando l’immagine è la rappresentazione della distribuzione spaziale di una


grandezza fisica la risoluzione spaziale si può definire come:

» Risoluzione spaziale: capacità di riprodurre la


distribuzione spaziale della grandezza.
– La risoluzione spaziale si esplicita come la capacità di
distinguere un punto come tale ovvero la capacità di
distinguere due “oggetti” vicini.

Bassa risoluzione Alta risoluzione


23
Parametri della risoluzione spaziale
(PSF)
» Un punto della realtà viene riprodotto dal sistema di
imaging con una macchia sfumata sull’immagine

» Si definisce Point Spread Function (PSF o risposta al


punto) il profilo secondo l’asse x e la sua ampiezza a
metà altezza (FWHM cioè “Full Width Half Maximum”)
è, per convenzione, la risoluzione spaziale del sistema;
– Tale definizione implica che due punti a una distanza pari a
FWHM, sono da considerarsi distinguibili o “risolti”.
– Per profilo Gaussiano FWHM = 2.35 o

Realtà Sistema Immagine

24
Parametri della risoluzione spaziale
(LSF)
» La Line Spread Function (LSF) e il profilo secondo l’asse
x di una dell’immagine di una linea posta lungo l’asse y.
– La “line spread function” ha lo stesso andamento della “point
spread function” ma è più facilmente misurabile in pratica.
Realtà Sistema Immagine

– Esempio: misura della risoluzione spaziale in scintigrafia

25
Risoluzione spaziale del sistema

» La risoluzione spaziale di un “sistema” o di una particolare immagine


dipende anche da altri fattori non imputabili alle caratteristiche
dell’apparecchiatura.

» Una stessa apparecchiatura può avere prestazioni diverse a seconda


della configurazione e delle condizioni d’uso. Ad esempio, una gamma-
camera ha una risoluzione spaziale fortemente dipendente dalla
distanza dal collimatore.

» Non e corretto parlare della risoluzione spaziale “di una certa


apparecchiatura” o, addirittura, “di una certa metodica”, se non
specificando anche la configurazione e le condizioni di lavoro.

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Risoluzione spaziale del sistema
(esempi)

Valori indicativi (in mm) della risoluzione spaziale massima per diverse metodiche

ECO RX TAC RMN PET SPECT Scintigrafia


direzione analogica sui piani su tutti sui piani sui piani distanza da 0
assiale o digitale transassiali i piani transassiali transassiali a 10 cm*
0.3 - 1.8 0.2 0.5- 1 0.5 - 1 3-4 5-6 4 -10
* usando un collimatore parallelo ad alta risoluzione
27
Concetto di contrasto

100 % 50% 25%

Le informazioni risiedono anche nella intensità del segnale


oltre che nei profili degli oggetti

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Contrasto

Informazioni clinicamente importanti possono risiedere in una anomala


intensità del segnale (contrasto), piuttosto che in una anomalia morfologica.
» Contrasto reale: fa riferimento alle intensità del segnale “utile”
proveniente da zone contigue dell’oggetto (“realtà”) ed è definito
come rapporto tra la differenza e la somma dei valori:
(V1-V2)/(V1+V2)

» Contrasto d’immagine: si riferisce ai valori misurati nelle zone


corrispondenti dell’immagine ed è definito analogamente:
(C1-C2)/(C1+C2)

Realtà Sistema Immagine


V2 C2
V1 C1

» Definizione alternativa: IC = (C1-C2)/C1


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Misura del contrasto

» Il contrasto è sempre minore di 1 ed è tanto più alto quanto il


valore si avvicina a 1

» Il contrasto d’immagine è sempre minore del contrasto reale a


causa di effetti fisici (es. diffusione della radiazione), effetti di
movimento, effetti geometrici proiettivi, oltre a limitazioni della
metodica di imaging (“sfumatura” dei contorni a causa della
risoluzione spaziale, artefatti, ecc.).

Realtà Sistema Immagine


25 50
250 200

CR=0.82 CI=0.60
30
Risoluzione in contrasto

» Risoluzione in contrasto: la più piccola variazione di


segnale percepibile tra due pixels contigui
– Il numero di tonalità di grigio ottenibili in un’immagine
corrisponde al numero di bit utilizzati per memorizzare ciascun
valore nella matrice dell’immagine (dinamica di conversione).
– Tuttavia l’occhio umano è in grado di distinguere non più di 10-
20 tonalità diverse di grigio
– I concetti di contrasto e risoluzione di contrasto sono
ulteriormente complicati a causa del meccanismo non lineare
con cui il nostro sistema visivo identifica un oggetto.
– La percezione di un contrasto, cioè l’identificazione di una zona
differenziata rispetto al contorno, non dipende solo dalla
differenza percentuale nelle intensità del segnale ma anche dalle
dimensioni dell’oggetto (oggetti più piccoli sono più difficilmente
identificabili, pur a parità di contrasto)
31
Effetti della digitalizzazione

» in un’immagine digitale viene persa parte dell’informa-


zione, rispetto alla corrispondente immagine analogica,
per due motivi:
1) non c’è risoluzione spaziale né contrasto all’interno di ciascun
pixel (questo inconveniente è tanto più avvertito quanto maggiori
sono le dimensioni dei pixels);
2) il contrasto viene perduto tra pixels in cui i conteggi sono compresi
nell’intervallo di una stessa tonalità di grigio o colore (la perdita
di contrasto è tanto maggiore quanto minore è il numero di
tonalità).

– La perdita di contrasto e risoluzione di cui al punto 1 è irreversibile una


volta che l’immagine sia stata compressa in forma digitale.
– Invece, la perdita di contrasto di cui al punto 2 può essere recuperata,
come vedremo, modificando a posteriori l’UL (upper level) e/o il LL
(lower level) della scala cromatica.
32
Innalzamento del contrasto

UL (“upper level”) =
estremità alta della sequenza
di grigi = massimo conteggio
(78 nell’esempio)

LL (“lower level”) = estremità


bassa della sequenza di grigi
= inizialmente assunto pari a
zero

Scala lineare = criterio di


divisione dell’intervallo (0-
78) in parti uguali (con 6
livelli si ha 78/6=13).

» Diminuendo il valore di UL da 78 (c) a 30 (e), i due pixels evidenziati in


giallo vengono ad essere differenziati in (f), con recupero del contrasto
che era perduto in (d).
» D’altra parte, i pixels con valore maggiore di 30 sono “saturati” nella
nuova immagine digitale.
33
Disturbi dell’immagine: fondo

Disturbi dell’immagine

Fondo Artefatti
Rumore

» FONDO (rumore di fondo) = disturbo generalmente


sistematico, cioè non riducibile aumentando il tempo di
osservazione, e di regola distribuito su tutto il campo
dell’immagine
– Il fondo d’immagine riduce il rapporto segnale/rumore quindi
riduce il contrasto d’immagine; può essere dovuto sia a cause
ambientali che procedurali

34
Disturbi dell’immagine: fondo

» ESEMPI di cause ambientali:


– Medicina Nucleare: radiazione naturale e/o, soprattutto, presenza nel
reparto di Pazienti che hanno assunto un radioisotopo;
– Risonanza magnetica: presenza di campi magnetici esterni o masse
metalliche in movimento (anche automobili in moto) nelle vicinanze.
» ESEMPIO di cause procedurali:
– Esempio di riduzione del rapporto segnale/rumore dovuto al “fondo del
Paziente”:
a) scintigrafia ossea eseguita 1 h dopo somministrazione del tracciante
osteotropo;
b) scintigrafia eseguita sullo stesso
Paziente dopo 3.5 h che mostra una
a b maggiore concentrazione del
radiotracciante nel tessuto osseo
rispetto alla attività ancora in
circolazione, quindi con sensibile
aumento del contrasto.
• Nell’immagine precoce è evidente
anche un disturbo dovuto ad attività
non ancora eliminata dai reni.
35
Disturbi dell’immagine: rumore

» RUMORE = disturbo caratteristicamente casuale e


distribuito su tutto il campo dell’immagine (ma non
uniformemente)

– Il rumore può essere a volte diminuito aumentando il numero


degli eventi registrati sull’immagine (o l’ampiezza del segnale
registrato), quindi il tempo di osservazione e/o l’intensità delle
radiazioni impiegate

– Tipi di rumore di un’immagine:


• rumore statistico (o quantico)
• rumore elettronico
• rumore di conversione analogico-digitale
• rumore di elaborazione

36
Disturbi dell’immagine: rumore
» Il rumore statistico è dovuto alla fluttuazione casuale del numero
degli eventi registrati.
– è tipico delle immagini radiografiche e, soprattutto, delle immagini
scintigrafiche (statistica più bassa).
– Sia <N> il numero di medio fotoni che vengono registrati dal rivelatore
in molte misure; se il processo è poissoniano (cioè la rivelazione di eventi
indipendenti non è correlata) la deviazione standard della distribuzione
degli eventi registrati in ogni misura è √<N>

– Ad un valore ottenuto tramite n conteggi è associato un rumore


statistico pari a o = √n
500×500 pixel 500×500 pixel 250×250 pixel (binning 2×2)
originale o = 16 o=8

37
Disturbi dell’immagine: rumore
esempio in scintigrafia

a b

Effetto delle dimensioni della matrice dell’immagine digitale sul rumore:

(a) scintigrafia ossea registrata con matrice 512x512 (dimensione dei pixels
circa 1 mm)
(b) immagine acquisita indipendentemente e nelle stesse condizioni di misura
ma con matrice 128x128 (pixel circa 4 mm). Le fluttuazioni statistiche dei
conteggi in ciascun pixel (rumore statistico) sono percentualmente
maggiori in a (4 volte superiori).

38
Rumore e risoluzione spaziale:
scelta delle dimensioni della matrice

» Di regola conviene che le dimensioni della matrice siano le minime


possibili (dimensione del pixel massima possibile) purché:

– la dimensione del pixel (risoluzione spaziale elettronica) sia minore


della risoluzione spaziale dell’apparecchiatura (FWHM);

– la dimensione del pixel sia sufficientemente piccola da rendere


indistinguibili le discontinuità dovute alla digitalizzazione.

– la dimensione del pixel sia sufficientemente grande da non avere troppe


fluttuazioni sul valore misurato (basso rumore)

– le dimensioni non siano inferiori a 64x64 per non rendere “sgradevole”


l’immagine digitale

39
Disturbi dell’immagine: rumore

» Il rumore elettronico è dovuto ai componenti dell’apparecchiatura


e/o alle linee di trasmissione dei segnali elettrici e consiste anch’esso
in una fluttuazione casuale del valore registrato in ciascun pixel.
» Il rumore di conversione analogico-digitale è, più propriamente, un
errore casuale introdotto dalla digitalizzazione dei segnali analogici
quando questi vengono convertiti in un numero:
– maggiore è la dinamica di conversione, minore sarà il rumore di
conversione e migliore la risoluzione di contrasto, a scapito di una
maggiore occupazione di memoria dell’immagine digitale e di un
aumento del tempo di ogni eventuale elaborazione
» Il rumore di elaborazione deriva da errori o approssimazioni
introdotti dal processo di elaborazione dell’immagine, anche in
questo caso con effetto casuale
– Nelle immagini scintigrafiche, tipicamente questo errore è connesso con
la ricostruzione delle immagini.

40
Rapporto Segnale-Rumore
(SNR)

» Il rapporto segnale-rumore (“Signal-to-Noise Ratio” o


SNR) indica quanto è visibile un dettaglio nell’immagine
cioè quanto questo dettaglio (segnale) sia distinguibile
dal fondo (rumore)
» Una possibile definizione è: SNR =∑ROIo − BKG
BKG

– Dove ∑ROI è la media del segnale in una regione di di interesse


opportuna (ROI), BKG è il valor medio del fondo (Background) e
oBKG è la deviazione standard del fondo in una ROI opportuna

– Solitamente come ROI per il calcolo di ∑ROI si prende una regione


di dimensione pari alle dimensioni “reali” dell’oggetto

– Il contrasto non tiene conto del rumore, il SNR sì.


41
Calcolo del SNR: esempio

» Esempio del calcolo del SNR:


– Le immagini a e b sono caratterizzate dallo stesso ICR ma diversi livelli
di rumore (circa doppio)

a b

∑ROI = 210 ICR = 64.4% ∑ROI = 222 ICR = 64.4%


BKG = 81 ICI = 61.4% BKG = 80 ICI = 64.0%
oBKG = 37 oBKG = 20
SNR = 3.5 SNR = 7.1

– Nonostante l’immagine (a) abbia un ICI maggiore della (b) questa


risulta meno “visibile” in termini di SNR a causa del maggiore rumore
nel fondo
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Interdipendenza dei parametri

a b

» I vari parametri (dei quali sono qui indicati solo i tre più
importanti) non agiscono solo direttamente ed indipendentemente
sulla qualità dell’immagine, come in (a), bensì anche indirettamente
a causa della loro interdipendenza, come in (b).

– Ad esempio: la risoluzione spaziale di un sistema influisce


direttamente sul contrasto, modificandolo con un meccanismo
che è compiutamente quantificato dalla funzione di
trasferimento di modulazione (“Modulation Transfer Function”,
MTF).
43
Modulation Transfer Function

» Modulation Transfer Function (MTF) = misura di quanto


si riduce percentualmente il contrasto d’immagine,
rispetto al contrasto di radiazione, in dipendenza dalle
dimensioni del dettaglio e dalla risoluzione spaziale del
sistema.

»I valori di MTF vengono calcolati come rapporto tra il


valore (variabile) del contrasto d’immagine e quello
(costante) del contrasto di radiazione:

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Disturbi dell’immagine: Artefatti

» ARTEFATTO = alterazione dell’immagine, tipicamente


localizzata, prodotta in fase di acquisizione o di
elaborazione, ed evidentemente non imputabile ad errori
degli operatori.

– Gli artefatti d’immagine in fase di acquisizione possono avere


origine da innumerevoli fattori contingenti da riferirsi al
Paziente, alla procedura, al materiale e all’apparecchiatura.

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Disturbi dell’immagine: Artefatti

» Esempi artefatti dovuti al Paziente:


– il Paziente ha eseguito un esame gastroscopico con mezzo di contrasto
baritico meno di 1 mese prima di effettuare una indagine di
mineralometria ossea computerizzata (MOC): l’immagine MOC
presenterà degli artefatti invalidanti dovuti al forte assorbimento dei
raggi X da parte della piccola quantità di Bario intestinale residuo.
– Il paziente si è mosso durante l’esame (respirazione, battito cardiaco…)

» Esempio di artefatti attribuibili alla procedura:


– oggetti metallici lasciati (per errore)nel campo di immagine nelle
indagini radiografiche e scintigrafiche a causa di un non accurato
protocollo di preparazione dell’esame.

46
Disturbi dell’immagine: Artefatti

» Esempio di artefatto dovuto al materiale:


– anomala captazione polmonare in corso di scintigrafia epatica con
radiocolloidi, causata da una eccessiva aggregazione delle molecole
colloidali in fase di marcatura.

» Sono poi da attribuire all’apparecchiatura tutti quegli artefatti che


dipendono da un suo non corretto funzionamento e che sono evitabili
attuando adeguate procedure di controllo di qualità

47
Filtri

» I filtri sono metodi matematici di elaborazione di una


immagine digitale che vengono essenzialmente impiegati
per uno di due scopi:
– diminuire il rumore di un’immagine (ad esempio tramite filtri
spaziali, altrimenti detti convoluzioni spaziali o “smoothing”)
– individuare o esaltare nell’immagine i contorni di distretti di
interesse (“edge enhancement”)
Matrice originaria Esempio di smoothing Matrice filtrata

1 5 1 3 1 2.9 4.2 3.0 3.2 2.2


Pesi del filtro a 9 punti
6 10 3 9 4 1 4 1 6.2 7.6 5.5 5.3 3.9

7 16 5 7 2 4 8 4 7.4 9.4 6.6 5.0 3.1

2 8 3 2 1 1 4 1 4.1 6.4 4.1 2.4 1.3

1 4 1 0 0 2.0 3.4 1.9 0.6 0.2

3×1 + 9×4 + 4×1 + 5×4 + 7×8 + 2×4 + 3×1 + 2×4 + 1×1 = 4.964 ≈5.0
28 (=somma dei pesi) 48
Effetto dello smoothing

» Effetto dello smoothing di una immagine


scintigrafica (a) affetta da elevato rumore
statistico.

» Il rumore è sensibilmente ridotto nella


immagine filtrata (b)

» Tuttavia l’immagine (b) mostra contorni


meno ben definiti, come evidenziato dal
confronto dei profili centrali delle due
immagini (c,d).

a) Scintigrafia tiroidea a b
tipicamente affetta da
rumore statistico elevato.
b) Corrispondente immagine
filtrata mediante
smoothing a 9 punti.
49
Rappresentazione delle immagini

» Nelle immagini planari l’oggetto viene proiettato in una direzione


prescelta, spesso denominata in rapporto al “punto di vista”
adottato

– ad esempio: antero-posteriore, laterale, obliqua, ecc.

– Le rappresentazioni bidimensionali sono soggette ad inevitabili


difficoltà interpretative dovute sia alla sovrapposizione proiettiva
di strutture anatomiche o funzionali (“effetti ombra” o “effetti
somma”) sia alla peggiore definizione dei contorni, sempre per
effetto proiettivo.

– Per ovviare a questi inconvenienti delle rappresentazioni


bidimensionali si deve ricorrere alle rappresentazioni
tomografiche (dal greco “τομοσ” = sezione).

50
Rappresentazione delle immagini 3-D

SSD = “Surface Shaded Display”


PVR = “Perspective Volume Rendering”
MIP = “Maximum Intensity Projection”

51
Criteri geometrici della tomografia
multiplanare
Ciascuna immagine corrisponde
ad una “fetta” (slice)
dell’oggetto che viene
virtualmente sezionato secondo
i tre piani ortogonali.

Un pixel di ciascuna immagine è


la proiezione planare del
corrispondente “elemento di
volume” (voxel) di quella slice.

sezioni transassiali sezioni sagittali sezioni coronali

» Spessore delle slices:


– scelto dall’operatore in alcuni sistemi (TAC e RMN, alcuni mm)
– fissato dalle caratteristiche dell’apparecchiatura in altri sistemi (ECO
dipende dalla sonda, Medicina Nucleare circa 10 mm)
– è comunque condizionato dalla necessità di ottenere una adeguata
ampiezza del segnale proveniente da ciascun “volumetto” (voxel) della
slice (= nitidezza dell’immagine).
52
Tomografia multiplanare
esempio in Medicina Nucleare

» Esempio di tomografia multiplanare (SPECT miocardica di


perfusione).
– In questo caso i piani tomografici sono riferiti all’asse del cuore.
– In alto le sezioni assiali dall’apice del ventricolo sinistro al piano
valvolare).
53
Rappresentazioni 3D:
“Surface Shaded Display”

» Nelle immagini 3D-SSD, detta anche “rendering di


superficie”, le tonalità di grigio (o dell’unico colore
utilizzato) rappresentano diversi gradi di illuminamento
di una superficie e non i valori del segnale.

» Le rappresentazioni 3D-SSD sono utili soltanto per


visualizzare i rapporti spaziali tra le varie strutture
anatomiche, essendo completamente perduta
l’informazione sul contrasto, cioè sui diversi valori del
segnale.

54
Esempi di “Surface Shaded Display”

a) TAC spirale: esempio di immagine 3D di superficie SSD


b) Esempio di immagine ecografica fetale ottenuta mediante
SSD
– Si noti l’illuminamento virtuale in entrambe le immagini.
– Si noti anche che le immagini sono monocromatiche.

a b
55
Rappresentazioni 3D:
“Perspective Volume Rendering”

» La tecnica di “Perspective Volume Rendering (PVR)”


estende la tecnica SSD.
– Nella tecnica PVR, invece di fissare un unico valore soglia per
distinguere, su ogni, slice i pixels interni da quelli esterni alla
superficie da rappresentare, si fissano due valori di riferimento
(finestra di segmentazione).

– I valori (pixels) che cadono al di fuori della finestra fissata


vengono azzerati o opportunamente modificati in modo che
restino visibili solo le strutture anatomiche i cui valori di segnale
rientrano nella finestra.
• Così facendo è come se si rendessero “trasparenti” i pixels che
hanno un valore minore o maggiore dei limiti della finestra di
segmentazione.
Si usa specialmente nelle TAC e nelle RMN di ultima generazione
56
Esempi di “Perspective Volume Rendering”

» TAC detta “spirale” e “multistrato”


– Indagine TAC di una mano:

» La sezione assiale (a) mostra la presenza di una massa calcificata;


(b,c,d) ricostruzioni 3D di volume (PVR, Perspective Volume
Rendering).
– Variando la finestra di segmentazione è possibile visualizzare diverse
strutture anatomiche: (b) struttura ossea, (c) tendini, (d) tessuti molli.
– Ciascuna immagine prodotta è una ricostruzione 3D di superficie,
ombreggiata mediante illuminamento virtuale (con effetto colore).
– Ciascuna ricostruzione 3D può essere ruotata a piacere. 57
Rappresentazioni 3D:
“Maximum Intensity Projection”

» La ricostruzione 3D di massima intensità (“Maximum


Intensity Projection” o MIP), è ottenuta mostrando, in
ogni pixel, il valore massimo incontrato lungo la linea di
proiezione cui il pixel appartiene

– Più che di una vera e propria ricostruzione tridimensionale, la


tecnica MIP consiste nella ricostruzione di tutte le viste planari
(proiettive) da ogni direzione. Ciò è reso possibile da una
opportuna interpolazione delle sezioni multiplanari.

– Un certo effetto tridimensionale si può ottenere dalle


ricostruzioni MIP presentando sul display tutte le proiezioni in
successione ciclica e ottenendo quindi una sequenza
cinematografica (“cine mode”)
58
Visualizzazioni a confronto
esempio di TAC su topo: 2D
» Proiezioni 2D (sezioni sagittali)

Singola slice

Proiezione somma

MIP

Proiezione del minimo


59
Visualizzazioni a confronto
esempio di TAC su topo: 3D
» Proiezioni 3D

“fly through” Proiezione somma MIP SSD

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Avvisi

Prossima lezione: mercoledì 9 gennaio ore 14:30 – 16:30

La presentazione di oggi è disponibile sul sito:


http://www.med.unipi.it
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Per ulteriori informazioni e chiarimenti contattare

Nicola Belcari:
E-mail: belcari@df.unipi.it
Tel.: 050 2214941

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