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Tracce di cammino

© 2005-2010 Edizioni Qiqajon


RECENSIONI AI LIBRI E CD DI BOSE

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IL NUOVO ARONESE, Novembre 2010
di GIANNINO PIANA
Noto per la sue straordinarie qualità diplomatiche, che lo hanno portato nel 1953 a diventare (un po' a sorpresa)
Segretario generale dell'Onu, Dag Hammarskjöld risulta da questo diario, che ha suscitato all'atto della pubblicazione
peraltro postuma enorme scalpore, una personalità dotata di una fede profonda che sfocia in una autentica tensione
"mistica". Proveniente da una famiglia aristocratica svedese, Hammarskjöld ha occupato nella sua nazione ruoli di primo
piano nell'ambito della vita economicofinanziaria e politica, rivelandosi un grande servitore dello Stato dotato di altissimo
senso morale. La sua attività presso le Nazioni Unite è stata contrassegnata da un impegno singolare e disinteressato
per lo sviluppo dei popoli e per la pace, al punto che nel 1961, l'anno della sua morte avvenuta in circostanze misteriose
un incidente aereo la cui causa è tuttora oscura nel corso di una missione in Congo gli venne assegnato il premio Nobel
per la pace "alla memoria". Un politico e un diplomatico di grande respiro, dunque. Ma, al di là di queste innegabili doti
che facevano di lui un personaggio affascinante, ciò che emerge da questa raccolta di pensieri, che ricoprono un arco
temporale piuttosto ampio dal 1925 al 1961 e che costituiscono, come si è detto, una sorta di diario, è lo spessore
spirituale di un uomo, che non ha mai smesso di coltivare, anche in contesti difficili e dispersivi, la propria vita interiore.
Rifacendosi alla lezione dei grandi mistici medioevali e all'imitazione di Cristo, il testo da lui più citato e che portava
sempre con sé, Hammarskjöld ci aiuta a penetrare nel vivo dell'esperienza religiosa, che è esperienza di Dio nel
profondo di sé, è il sentirsi abitati da Lui, e l'abbandonarsi di conseguenza con fiducia al Suo volere.
Ma egli ci ricorda, nello stesso tempo, che la possibilità di vivere tale esperienza è strettamente dipendente dalla
capacità che abbiamo di entrare in noi stessi, di compiere quel viaggio nelle profondità dell'anima che ci mette in
condizione di scoprire la nostra identità e di aderire alla nostra vocazione. Ci ricorda, in una parola, che l'incontro con Dio
implica la coltivazione di una esperienza di solitudine, che, lungi dall'isolarci dagli altri, ci mette nella condizione di
coglierne i veri bisogni e di condividerne le più nobili aspirazioni. Dì qui nasce l'impegno nei confronti della comunità
umana che ha contraddistinto l'attività quotidiana di Hammarskjöld. Un impegno che si è tradotto nell'assunzione
dell'atteggiamento evangelico del servizio il supporto teorico è l'etica di Albert Schweitzer alla quale egli fa sovente
riferimento e che aveva la sua sorgente nella rinuncia alla ricerca del successo personale per mettere al centro il bene
degli altri, in particolare di coloro che vivono singoli o popoli in condizione di precarietà e di marginalità sociale: "Esiste
veramente solo ciò che è di altri scrive Hammarskjold nel suo diario perché soltanto quel che hai donato sia pure nella
gratitudine del ricevere si innalzerà dal nulla che un giorno sarà la tua vita" (p. 58).

È qui racchiuso l'invito ad acquisire una radicale onestà con noi stessi, a riconoscere che le cose non ci appartengono,
che tutto ciò che ci circonda ci è stato donato, e che dobbiamo di conseguenza impegnarci a restituirlo. A questa forma
di "semplicità" come Hammarskjold la definisce possiamo accedere solo se cresce in noi la consapevolezza che la realtà
non va vissuta in rapporto a noi stessi, ma che occorre ricuperarne il senso nel "mistero" che è in noi e che al tempo
stesso ci trascende. In questo quadro ciò che diviene immediatamente trasparente lo ricorda giustamente l'ex Presidente
della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro nella Postfazione è la possibilità di attuare quella sintesi tra contemplazione e
azione, nella quale Tommaso d'Aquino ha identificato la perfezione della vita cristiana. singolare ma in perfetta sintonia
con quanto emerge da queste pagine che Hammarskjöld, insediatosi all'Onu, abbia sentito il bisogno di creare una
"stanza di quiete" all'ingresso del palazzo, come luogo aperto alla riflessione e alla preghiera.
A spingerlo a dar corso a questa iniziativa era la convinzione che anche le questioni più complesse esigono, per essere
correttamente affrontate, una tensione interiore che viene dal silenzio e dall'ascolto; dalla disponibilità a valutare le cose
con quel sereno distacco, che, lungi dall'originare indifferenza, rende possibile un fecondo coinvolgimento. Solo a queste
condizioni ci si può infatti immergere nelle dimensioni più profonde della realtà e attingerne il significato vero in quella
eterna sorgente da cui tutto proviene e che tutto avvolge. In quel "mistero" assoluto che esige, per essere accolto come
Hammarskjöld ci ricorda in una sua bellissima preghiera la purezza e l'umiltà del cuore, ma soprattutto il dono della fede
e la forza dell'amore:
«Donami un cuore puro che io possa vederti,
e un cuore umile che io possa ascoltarti,
e un cuore amante che io possa servirti,

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e un cuore di fede che io possa dimorare in te" (p. 117).
Un libro prezioso, dunque, questo Tracce di cammino. Un libro che va letto e riletto, facendolo oggetto di assidua
meditazione, perché il tesoro nascosto affiori nitidamente all'orizzonte della coscienza e metta radici nel tessuto vivo
dell'esperienza quotidiana.
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DAG HAMMARSKJÖLD
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a cura di GUIDO DOTTI,
con postfazione di OSCAR LUIGI SCALFARO
Qiqajon, Comunità di Bose 2005 €15,00
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