Aveva un Passero costruito il suo nido sopra un grosso albero. Dopo la stagione dei frutti, essendo il nido divenuto inutile, lo abbandonò, e un altro Passero venne a stabilirvi il proprio domicilio. Informato della cosa, corse il primo proprietario per cacciar l'intruso e riavere quel che gli apparteneva. Dal canto suo, il nuovo Passero s'incaponiva a non cedere il posto, allegando di averlo occupato perché vuoto e dicendosi risoluto a non muoversi. Visto che non riuscivano ad accordarsi, convocarono un'assemblea generale di tutti gli uccelli, e vennero ad esporre le loro ragioni. Gli uccelli riuniti stupirono e s'indignarono di essere stati convocati per una sciocchezza simile. Esortarono i litiganti a vivere in pace, dissero che il loro comune domicilio, la casa che a tutti i pennuti apparteneva, erano gli alberi più carichi di frutti, e conchiusero che non valeva la pena di far tanto fracasso per un nido di passerotti. Poco soddisfatti del verdetto degli arbitri, i due litiganti uscirono dall'assemblea risoluti di portar la questione davanti al Re del paese. E questa decisione imprudente fu da loro presa, a dispetto delle argomentazioni degli altri uccelli, che tentavano di dissuaderli. Un passero aveva costruito il suo nido sopra un grosso albero abbandonandolo al termine della stagione dei frutti. Un altro passero, trovandolo vuoto, ne aveva fatto il suo nido. Informato del fatto, il primo proprietario tornò per reclamarlo. Non riuscendo a trovare un accordo, i due convocarono l’assemblea degli uccelli. L’assemblea si indignò di essere stata convocata per una sciocchezza simile e, senza risposte, i due decisero di rivolgersi al Re del paese. Il superfluo ci sembra indispensabile solamente quando diventa il bisogno di qualcun altro.