PAESE :Italia AUTORE :Di Daniele Sacco *
PAGINE :22
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26 maggio 2020 - Edizione Pesaro
In ospedale? Una lavanda di piedi
Nel Medioevo chi finiva in cura otteneva più che altro un riparo. Il chirurgo? Spesso era il macellaio
di Daniele Sacco *
Il termine “ospedale“ ci ricor-
da, per assonanza, l’aggettivo
“ospitale“ e le nostre sinapsi
non sbagliano, tra i due c’è
un’origine comune. Intendiamo-
ci, l’ospedale è nato nel Medioe-
vo, ma l’ospitalità che sta alla ba-
se di quella istituzione nasce
nel tardo impero romano.
Mi spiego meglio. Il concetto
di “ospitalità“, anche in quanto
ristoro fisico, si diffonde prima
dei secoli di mezzo propagando-
si all’interno delle comunità cri-
stiane, soprattutto orientali. Sot-
to il profilo cronologico correva
il III secolo d.C., il cristianesimo
non era stato ancora “tollerato“
e dunque agiva in sordina. Que-
sto riserbo non impediva i cosid-
detti viaggi ad santos, ossia le
peregrinazioni verso santuari,
luoghi cari al culto. La comunità
cristiana era strutturata come
una vera e propria società segre-
ta e, nel riserbo, poneva a dispo-
sizione luoghi di ristoro per i fra-
telli in cammino, dove potersi
fermare lungo l’itinerario.
L’assistenza era obbligatoria.
Con l’editto di tolleranza pro-
mulgato nel 313 dall’imperatore
Costantino e poi con il cristiane-
simo assunto a religione di Sta-
to dall’imperatore Teodosio
(380 d.C.) i cristiani uscirono al-
lo scoperto in una società che si
stava, forzatamente, “spaganiz-
zando“. Emerse, così, anche il
fenomeno dell’assistenza,
dell’ospitalità, una forma di
“evergetismo“ più attiva presso
l’impero romano d’Oriente. Pro-
prio da oriente arrivò quel termi-
ne che pare astruso: xenodo-
chium (dal greco «ricettacolo di
ospiti», «case per ospiti»).
Esso prese a indicare particola-
ri strutture di accoglienza finan-
ziate dai vescovi, come dai patri-
zi (laici). Recentemente, dagli
scavi romani del “tram 8“ in via
delle Botteghe Oscure è emer-
so proprio uno xenodochium da-
tabile all’VIII secolo d. C. dotato
pure di terme. Egeria, presumi-
bilmente una ricca matrona e
una delle fondatrici del filone
“odeporico“ (racconti di viag-
gio) della letteratura, al termine
del IV secolo si mosse dall’Euro-
pa verso i luoghi santi della cri-
stianità appoggiandosi proprio
a strutture di ospitalità. Se ne
stette via di casa (di domus ) per
tre anni e visitò Antiochia, Tar-
so, Gerusalemme. Tornata in pa-
tria dedicò il suo diario di viag-
gio alle «care sue amiche e com-
pagne di fede».
Attorno all’anno Mille il termine
xenodochium divenne desueto
e scemò in favore di hospitio e
hospitale (latino medievale). Ec-
co dove nasce il termine di
“ospedale“, nell’ambito
dell’ospitalità che le istituzioni
cristiane (anche laiche) forniva-
no a pellegrini, indigenti, malati
o viandanti che fossero. Ogni
castello aveva il suo ‘spedale e
nelle città ne sorgevano molte-
plici (basti ricordare la Miseri-
cordia di Urbino e di Rimini e le
tante pie istituzioni della città di
Pesaro). Non si pensi a qualcosa
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di enorme, quanto piuttosto a

strutture con pochi posti letto
interni e molti posti sotto il porti-
co esterno, sempre su un tavo-
laccio di legno o su una coperta
stesa sul pavimento.
Vi erano comunque grandi
“ospitali“ cittadini, come Santa
Maria della Scala a Siena. Quale
era il trattamento somministra-
to? Ai pellegrini una lavanda di
piedi, più pane e acqua. Per
quanto concerne la cura dei ma-
lati, quei luoghi facevano quello
che potevano, tenendo conto
che spesso a svolgere le funzio-
ni di “chirurgo“ veniva chiama-
to il macellaio. Va ricordato che
la peste nera del 1300 mise in
seria pressione il variegato «si-
stema ospedaliero» del tempo.
È proprio vero che i tempi cam-
biano, ma non le vicissitudini
del genere umano.
* archeologo,
Università di Urbino
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LA TRASFORMAZIONE

Verso l’anno Mille

subentrò il termine
hospitale al posto
del più antico
xenodochium

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Da sinistra, a destra, pellegrini finiti in un ospedale per ricevere cure, cibo e conforto. Nel lato destro, viandanti spesso in viaggio per ragioni legate alla fede

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