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L’EMERGENZA
Come funziona?
«È una applicazione scaricabile sul cellulare che permette, una volta individuati i positivi, di
ricostruire tutti i loro movimenti nelle settimane precedenti e di mandare un messaggio a coloro
con cui sono entrati in contatto per segnalare che sono a rischio e devono mettersi in
autoquarantena. In questo modo si ferma la diffusione del virus. È lo stesso approccio
sperimentato in Corea del Sud, a Singapore e in parte in Cina, che si è rivelato molto efficace».
Uno dei problemi però è che molte persone positive, con sintomi lievi, non vengono
rilevate perché non sono sottoposte ai tamponi…
«La app ha anche un “diario clinico” per la early detection, l’individuazione precoce delle
infezioni. Una sezione in cui i singoli utenti possono registrare in modo anonimo eventuali
sintomi. I dati così raccolti permettono di prevedere se ci sono delle zone in cui si sta
diffondendo il contagio. Oggi invece facciamo i test solo alle persone che si aggravano: significa
che rileviamo i casi quando ormai sono vecchi di almeno dieci giorni. E quindi hanno già
contagiato altri. Sapere se oggi a Milano, per esempio, c’è un improvviso aumento di persone
con la febbre significa poter intervenire subito con la quarantena e l’isolamento preventivo. Poi
certo è auspicabile fare test a tappeto: speriamo che si arrivi anche a quello».
https://www.corriere.it/tecnologia/20_marzo_18/coronavirus-pronta-app-italiana-tracciare-contagi-cosi-possiamo-fermare-l-epidemia-c6c31218-69… 1/3
30/3/2020 Coronavirus, l'app per tracciare gli spostamenti delle persone contagiate - Corriere.it
Si possono rilevare anche gli spostamenti “eccessivi” come quelli che sono stati
denunciati in questi giorni in Lombardia?
«Sì, siamo già in grado di rilevare su base statistica (e quindi anonima) assembramenti a rischio
o di dire quali comuni hanno comportamenti sbagliati e quindi devono rivedere le politiche di
contenimento. Non solo, questi dati possono essere incrociati con quelli dell’Istat per tracciare
ulteriori mappe di rischio». Quali dati Istat? «L’Istat divide tutto il territorio nazionale in “cellette”
di 65 famiglie. Per ognuna di esse abbiamo la distribuzione della popolazione in base all’età: se
sappiamo che in un determinato territorio c’è una maggiore concentrazione di anziani, sappiamo
che c’è una più alta probabilità di avere vittime e che quindi dobbiamo pensare a interventi mirati
per quella zona».
In tutto questo però c’è il problema della privacy: siamo in una democrazia, è un diritto
fondamentale delle persone.
«Ne abbiamo tenuto conto fin dall’inizio e abbiamo sviluppato la app in collaborazione con
Giuseppe Vaciago, avvocato ed uno dei maggiori esperti nella protezione dei dati sensibili in
Italia. La app non rivela né i dati anagrafici né il numero di telefono delle persone».
In Corea ci sono stati problemi perché la ricostruzione dei movimenti dei contagiati ha
fatto capire chi erano e cosa facevano.
«Noi non rendiamo pubblici i tracciati, ma avvertiamo in modo automatico coloro che sono stati
in posti dove c’erano positivi».
Cosa vi manca per partire? State aspettando l’autorizzazione del governo? Ci sono anche
altre realtà che stanno lavorando a strumenti simili…
«Siamo in contatto con il ministero per l’Innovazione digitale guidato da Paola Pisano, che ci ha
dato il suo supporto. E siamo pronti a collaborare e unire le forze con chiunque abbia sviluppato
altri strumenti utili».
@elenatebano
18 marzo 2020 (modifica il 18 marzo 2020 | 18:23)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il virologo Crisanti:
«Abbiamo voluto
difendere il Paese dei…
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30/3/2020 Coronavirus, l'app per tracciare gli spostamenti delle persone contagiate - Corriere.it
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