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EDIZIONE STRAORDINARIA

FEBBRAIO/MAGGIO
A.S. 2019/2020

I.C “NICOLA ROMEO VS DAD: SFIDA VINTA?


Prof.ssa M. Sismundo

I
l Corona virus è comparso nella vita di tutti noi con la
forza dirompente di uno tsunami, costringendoci a
“scappare” da un nemico invisibile, ma quanto mai
pericoloso, insidioso, perché si inserisce subdolamente
nelle pieghe della nostra vita umana, lavorativa, sociale,
amicale, affettiva, privandoci della prossimità l’uno all’altro,
del contatto fisico, mediatore necessario, quasi
imprescindibile, per tante azioni, impegni, doveri ma anche,
semplicemente, relazioni umane che viviamo
quotidianamente.
Già il termine stesso “privazione”, “lo star da sé” contiene in
grembo il concetto di isolamento, quasi più noto ora con l’anglicismo lockdown, condizione a cui
siamo stati costretti tutti, da un giorno all’altro. Noi adulti abbiamo letto, ci siamo informati,
abbiamo compreso la necessità di “stare chiusi in casa”, eppure abbiamo faticato ad adattarci. I
nostri bambini, i nostri ragazzi sono state le vere vittime di questa situazione. Privati degli amici,
del loro sport preferito, di una semplice passeggiata; da un lato rassicurati dalle notizie veicolate
dagli adulti “i bambini si ammalano molto di meno dei grandi e guariscono”, dall’altro spaventati
da ammonimenti come “non puoi vedere i nonni, non puoi abbracciarli, è molto pericoloso per
loro”. Privati, infine, ma non per ultimo, della scuola, con tutto ciò che ne è conseguito.
Accanto alla sigla Covid19 noi docenti, i nostri alunni, i genitori, tutti abbiamo visto profilarsi
dinanzi ai nostri occhi una nuova sigla: DAD, ovvero “didattica – a - distanza”. Il dubbio, il timore
ci hanno assaliti. Com’è possibile coniugare la didattica con la parola “distanza”? È possibile
fare scuola con le scuole chiuse? La scuola è relazione in atto e questo è l’aspetto più
arricchente, quello per cui un docente sceglie ogni giorno di entrare in aula con un sorriso e
tanta voglia di lavorare, nonostante le varie difficoltà.
La scuola, i docenti erano pronti ad affrontare questo nuovo scenario? No, non lo erano, ma non
c’era tempo da perdere. Bisognava che la “scuola continuasse”. Bisognava che i nostri alunni
non si sentissero abbandonati. Bisognava che non venissero privati del loro diritto costituzionale
all’ istruzione. Bisognava che si continuasse ad insegnare e ad imparare. Non è stato semplice
e non lo è tuttora.
Noi docenti, sotto la guida certa e sicura della nostra dirigente, abbiamo studiato, abbiamo
imparato a percorrere e utilizzare altri canali per poter giungere ai nostri alunni. Ci è mancato il
contatto, il guardarli negli occhi, per verificare se avessero compreso o se, semplicemente,
fossero annoiati e stanchi. E a loro, ai nostri alunni, che cos’è mancato? È mancata la scuola, in
ogni suo aspetto, anche ai più discoli, ai meno studiosi.
“Prof., mi mancate!” -“Prof., non può finire così quest’anno scolastico.” Così hanno scritto in
molti.
Ben presto e, possiamo affermarlo con certezza, prima di tante altre scuole, grazie al solerte
lavoro della dirigente e del team digitale abbiamo potuto ristabilire un contatto più diretto con gli
allievi attraverso le video lezioni. La reazione dei nostri alunni? Sono stati entusiasti!
Siamo entrati nelle loro case, nelle loro famiglie “in punta di piedi”, perché sappiamo che il
Covid19 agisce non solo sulla salute fisica, ma ha peggiorato situazioni economiche già di per
sé precarie, ha creato tensioni di tipo relazionale, spesso ha privato i nostri alunni del contatto
con una figura genitoriale, perché figli di genitori separati che vivono in altre regioni.
Scrive un’alunna della Secondaria -“Prof., mi mancava la quotidianità, quei piccoli gesti rituali
del mattino. Allora, da quando ci sono le video lezioni, mi vesto, mi preparo, faccio colazione e
poi la mamma mi dà un bacio e mi augura “buona lezione” e io mi chiudo nella mia cameretta e
mi sembra di essermi ripresa un po’ della mia vita”
È stato così per tutti? No, perché la DAD ha rischiato di essere uno strumento di diseguaglianza
sociale. Molti alunni sono privi di pc, tablet, smartphone e di connessione e, inoltre, i nostri
ragazzi che sono definiti come “nativi digitali”, sempre intenti a “smanettare” sui loro cellulari,
hanno mostrato, per la maggior parte, di non avere le famigerate “competenze digitali”.
La nostra scuola ha agito, prontamente, per mettere tutti gli allievi nelle condizioni di poter
continuare ad imparare, distribuendo tablet e pc in comodato d’uso e, finalmente, abbiamo
ritrovato in video lezione gli occhi, i volti di alunni che non vedevamo da tempo, ma che abbiamo
continuato a seguire con altre modalità.
La DAD ha richiesto un necessario e indispensabile coinvolgimento delle famiglie, chiamate a
collaborare fattivamente con la scuola, perché, in questa situazione di estrema eccezionalità, è
emerso ancor di più quanto il successo scolastico degli alunni si ottenga se famiglia e scuola
camminano al loro fianco. Del resto, come recita un proverbio africano, “per crescere ed
educare un bambino ci vuole un intero villaggio”. In questa situazione emergenziale, la nostra
scuola ha dato prova di essere una “comunità”, al suo interno, perché tutti hanno lavorato e
collaborato, seguendo una “linea comune” e una comunità “allargata” aprendosi ancor di più alle
famiglie.
-“La nostra scuola si è dimostrata, come sempre, capace di affrontare i problemi dei propri
alunni. Nonostante la distanza e le difficoltà, la DAD ha funzionato nel miglior modo possibile.
Certo, manca il rapporto interpersonale, il tempo è limitato, ma l’interesse che ogni docente ha
manifestato per ogni singolo alunno supera qualsiasi barriera. Non smetterò mai di ringraziare la
Preside, la Vicepreside e tutti i docenti per l’impegno, la dedizione e l’amore…”

“Mi complimento per il modo in cui avete affrontato e gestito questa difficile situazione. Ai
ragazzi avete sempre e solo trasmesso serenità e tranquillità. Sono stati chiamati a fare uno
sforzo enorme e voi con la vostra professionalità ed esperienza, ma soprattutto con tanta
dolcezza, li avete sostenuti ed aiutati in qualsiasi momento, dandogli fiducia e rendendoli più
responsabili. Grazie!”

Questi sono due dei tanti messaggi giunti ai docenti da parte dei genitori dei nostri alunni.
Nella situazione di estrema difficoltà a rischiare di pagarne ancor di più le conseguenze, sono
stati i nostri alunni “speciali”, quelli più bisognosi di cure e attenzioni. Ecco che cosa scrive la
mamma di M.: “Quando si incontrano ottime insegnanti dal punto di vista professionale e con un
cuore grande e colmo di affetto per nostro figlio, noi, come famiglia troviamo la forza di reagire e
proseguire. Grazie!”
Sfida vinta, allora? Possiamo dire che l’I.C. “N. Romeo”, dinanzi alla necessità di non fermare la
scuola, ha, di certo, risposto: Presente!
2
“Campania – Lorena: un ponte per il futuro”
Prof.ssa N. Navarra

N
ei giorni 10, 11 e 12 di febbraio scorso le scuole
I.C. Nicola Romeo, I.C. Antonio De Curtis di Ca-
savatore e l’I.C. Romeo-Cammisa di Sant’Anti-
mo, hanno ospitato una delegazione di docenti francesi delle
Accademie di Grenoble e Nancy-Metz, in occasione del Pro-
getto inter-accademico di formazione italo-francese “Campania
– Lorena. Un ponte per il futuro”.
Il progetto è stato finalizzato allo scambio di buone pratiche
sulla didattica delle lingue straniere e sull’attuazione della me-
todologia CLIL/EMILE nelle scuole delle RETE NAPOLI NORD
OVEST E OLTRE; la rete, di cui l’istituto N. Romeo è scuola
capofila, da tempo ormai ha come scopo la diffusione e l’attua-
zione di moduli didattici di disciplina non linguistica (storia,
geografia, ed. fisica…), svolti in inglese e francese nell’ottica
del multilinguismo e multiculturalismo, e coinvolge attualmente numerose scuole della provincia
di Napoli e Salerno (I.C. “Antonio De Curtis” di Casavatore - I.C. “Giacomo Puccini” - I.C.
“Palizzi” “Ludovico Da Casoria” - di Casoria I.C. “Sant’Antimo1-Romeo” - Sant’Antimo - I.C.
“Karol Wojtyla” Di Arzano - I.C. 49° Toti-Borsi Giurleo - I. C. “51 Oriani-Guarino” - I.C. Nicolini -
Di Giacomo - I.C. 28° Giovanni XXIII-Aliotta - I.T.C “E. Caruso” - Polo Umanistico Liceo A. Geno-
vesi di Napoli - I.C. San Valentino Torio di Salerno)
La delegazione francese, coordinata dall’Attachée de coopération Magali Claux de l’Institut Fra-
nçais Naples, è stata accolta il 10 mattina dall’orchestra dell’istituto N. Romeo diretta dal prof. A.
Lizio, sulle note dell’inno nazionale francese e a seguire di quello italiano. Dopo il saluto di ben-
venuto del Dirigente Scolastico Maria Evelina Megale, una parte dei colleghi francesi si è recata
all’istituto De Curtis per le attività di ricerca-azione presso la sede della scuola secondaria di pri-
mo grado e un’altra parte ha assistito ad una breve illustrazione sul sistema scolastico italiano,
sull’organizzazione dell’istituto comprensivo e sulla progettualità della metodologia CLIL-EMILE;
successivamente i docenti d’oltralpe hanno potuto osservare direttamente le lezioni in lingua
straniera con i docenti italiani e con gli alunni.
Il pomeriggio del giorno 10, presso l’I.C. Romeo-Cammisa di S. Antimo, si è tenuto un semina-
rio, promosso dall’USR Campania e coordinato dalle dott. sse Domenica Addeo, Donatella Solido-
ne e dal dott. Gennaro Salzano dell’Ufficio IV, in cui sono intervenuti il dirigente dell’istituto Pa-
gano Bernini, scuola capofila ESABAC e TRANS’ALP, prof. A. Curzio, la prof. ssa M. E. Megale
dirigente scolastico dell’I.C. N. Romeo, il prof. G. Mango dirigente scolastico dell’I.C. A. De Cur-
tis e il prof. D. Esposito dirigente scolastico della sede che ha ospitato i partecipanti. L’evento si
è arricchito delle testimonianze di esperienze didattiche di docenti appartenenti alla Rete e dei
colleghi francesi. Alla fine del pomeriggio si è vissuto un bel momento di condivisione con un
buffet di saluto, allietato dalle note di un grazioso intermezzo musicale tenuto dai docenti di mu-
sica dell’I.C. Romeo-Cammisa.
I lavori sono continuati incessantemente per i due giorni successivi e si sono conclusi nel pome-
riggio del 12 con un report di restituzione delle esperienze condivise da parte dei due gruppi italo
-francesi, tutti animati da un evidente entusiasmo per un’occasione di grande arricchimento e
crescita sia professionale che personale.

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CLIL: il parere “francese”
L. Lo Schiavo 3aD

P
artendo dal presupposto che questa non è stata
certamente un'annata normale, c'è da dire che la mia
scuola - nei mesi avuti a disposizione - è riuscita a
trovare il tempo di lasciare bellissimi ricordi ai suoi alunni.
In particolare, è stato fondamentale per chi, come me, sta
vivendo il suo ultimo anno da casa, in maniera del tutto diversa
da come aveva pronosticato.
Uno dei progetti più interessanti e originali è stato il CLIL, che ha
permesso lo sviluppo di competenze superiori in più materie per tutti gli studenti partecipanti. Prima di tutto
nelle lingue - francese e inglese - ma anche in scienze, italiano, musica e arte.
Uno dei ricordi che porterò più caro è stata la visita di alcuni professori francesi, insegnanti di italiano in
Francia.
Abbiamo avuto la possibilità di mostrargli laboratori scientifici, artistici e musicali, ma gli abbiamo anche dato
visione del nostro giornalino scolastico, approfittando dell'aula del laboratorio linguistico per porgli qualche
domanda. L'intervista è avvenuta in italiano, grazie anche alle competenze da madrelingua degli insegnanti,
che ci hanno permesso di variare gli argomenti sempre rimanendo nell'ambito del progetto CLIL.
Abbiamo quindi scoperto che i professori avevano il compito di analizzare i nostri metodi di lavoro - e che ne
sono rimasti piacevolmente impressionati! -, che alcuni di loro provenivano dal Nord-Est del Paese e altri dal
Sud e che hanno apprezzato molto i nostri laboratori linguistici.
Inoltre, si sono complimentati per la quantità e la qualità dei progetti in atto, e al quesito "aspetti positivi e
negativi" hanno nominato per i primi la collaborazione tra gli insegnanti, molto presente e costante, e per i
secondi … beh, nonostante la nostra richiesta di essere sinceri, farà piacere ai lettori sapere che ci hanno
riferito di non aver trovato nulla di negativo. Una grande soddisfazione!
Ci hanno raccontato della lotta per far scegliere ai ragazzi francesi lo studio della lingua e della cultura italiana
- che molto li appassiona -, contro le tendenze predominanti a scegliere spagnolo e tedesco che spopolano
nelle loro aree d'insegnamento.
Poi abbiamo discusso un po' sulle loro scuole: sono in atto numerosi progetti ecologici, dettati, come ci hanno
spiegato, dalla crescente preoccupazione per la tematica ambientale; un argomento interessante è stato
quello del rapporto professori-studenti, che in Francia è estremamente più distante e professionale rispetto
all'Italia; i loro studenti restano a scuola almeno otto ore al giorno, orario molto stancante vista anche la
successiva assegnazione di compiti a casa, che toglie quasi tutto il tempo per attività proprie e svaghi.
La domanda, forse, più complessa a cui li abbiamo sottoposti, è stata chiedergli qual è, secondo loro, il
prossimo passo verso una società ulteriormente globalizzata.
La risposta è stata unanime: l'arte. La bellezza, la musica, sono dei fenomeni globali che hanno possibilità
immense, che sta a noi comprendere e sfruttare.
Infine, c'è stato un interessante confronto sui mezzi d'informazione delle nostre scuole: abbiamo spiegato loro
la funzionalità e lo scopo del nostro giornalino, con che modalità è costruito, quando e da chi; loro, in cambio,
ci hanno informato che nelle loro scuole i giornalini non sono purtroppo molto presenti, ma che provano ad
utilizzare anche altri metodi. In particolare, un'insegnante ci ha spiegato che nella sua scuola esiste una radio,
interamente gestita dagli alunni, che prende il posto di qualsiasi mezzo d'informazione cartaceo.
Nel complesso, non sono quindi mancate le novità, le risate e le sorprese, mischiate all'interno di un
piacevolissimo incontro che ha rispecchiato alla perfezione lo scopo del progetto: uno scambio culturale tra
due Paesi, scambio di tradizioni, attualità e abitudini.
È stato un bel confronto e un ottimo stimolo per noi alunni che ci siamo ritrovati ad affrontare un'intervista le
cui domande sono state interamente ideate e condotte da noi stessi, grazie anche - bisogna dirlo - ad un
gruppo di intervistati simpatici e alla mano, che si sono dimostrati aperti, scherzosi e molto interessati, e alle

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nostre impareggiabili insegnanti: la prof.ssa N. Navarra e la prof.ssa A. Riccio, che ci hanno assistito nello
sviluppo dell'intervista.

Intervista a mio nonno


R. Fiandra ‘05 3aD

E
ccomi qui, a tentare di spiegare in poche battute come vive un uomo di 70 anni l’esperienza del Co-
vid19.
“Come la stai vivendo questa situazione?” Gli chiedo, mentre lui continua a fissare il vuoto.
“Come dovrei viverla?” Mi chiede. “La vivo come tutti, facendo faccende domestiche, aggiornandomi sulla si-
tuazione, cucinando e soprattutto preoccupandomi di sapere se qualcuno, magari il vicino, ha bisogno di qual-
cosa.” Mi dice, e capisco che l’unico modo per superare questa esperienza è insieme.
“Pensi che l’isolamento sia per il tuo bene?”
“Si, certo che è anche per il mio bene.” Si ferma per un momento, e poi, improvvisamente mi chiede: “Sai
cos’è l’apocalisse?” Io, confusa ma curiosa, faccio cenno di no con la testa, e lui continua. “L’apocalisse non è
la fine del mondo come tutti credono, bensì, è la confusione. Quando si comincia a fare del male al prossimo
per soldi, a rinnegare i genitori o amici per egoismo. Penso che l’apocalisse sia il caos totale, provocata dagli
uomini, non dalla Terra. Questo veramente mi preoccupa e accadeva prima di quest’evento” Mi guarda, e io
resto spiazzata ma con la voglia di sapere di più.
“Hai paura?” A questa domanda sembra sorpreso, ma non si sbilancia.
“No, non ho paura. Ne ho vissute tante, ma sono preoccupato. Per la mia famiglia, più che altro.”
Lo ringrazio, e mi alzo con la consapevolezza di potercela fare soltanto con la calma e la gentilezza. L’egoi-
smo, almeno per questo momento, possiamo metterlo da parte

La mia esperienza durante la premiazione per il concorso “Pietro Petrucci”


I. Fotina 1aC

I
l giorno 20 febbraio 2020, presso l’I. C. Benedetto Croce di Casavatore, si è tenuta la premiazione per il
concorso bandito in memoria del nostro concittadino Pietro Petrucci. Erano presenti il Generale Carmine
De Pascale, alcuni rappresentanti dell’arma dei carabinieri, dell’Esercito Italiano, della Polizia Municipa-
le, la Croce Rossa, i genitori del Caporal Maggiore Pietro Petrucci e i suoi due fratelli; infine c’eravamo noi, gli
alunni rappresentanti di tre Istituti di Casavatore: “I.C Nicola Romeo”, “I.C Benedetto Croce” e “ I.C Antonio De
Curtis”. È stata, per me, un’emozione incredibile e inaspettata. Sono stata invitata all’evento e sapevo già di
non aver vinto né il 1° premio (vinto da una mia compagna di classe) né il 2° e neanche il 3°; quindi ero con-
vinta di essere arrivata quarta o, meglio, di dover avere un riconoscimento solo per aver partecipato al concor-
so. Ci hanno mostrato dei filmati che ci illustravano gli ultimi giorni di vita del Caporal maggiore e ci hanno
spiegato i ruoli e le funzioni che i militari hanno in quelle zone di guerra. Successivamente le varie autorità
presenti sono state chiamate a premiare i ragazzi vincitori e, dopo che il maresciallo Tramontano dell'arma dei
carabinieri ha concluso la premiazione dei tre ragazzi della “Nicola Romeo” per il 1°,2° e 3°posto, hanno chia-
mato il presidente della CRI Giambattista Ganzerli per dei premi speciali che la CRI ha voluto tributare ad al-
cuni ragazzi e, inaspettatamente, tra i tre nomi c’era anche il mio! Sono subito diventata rossa per l’emozione
e, mentre avanzavo verso di lui, mi tremavano le gambe e l’unica cosa che ripetevo nella mia mente era:
“Speriamo non mi faccia leggere, mi vergogno…” Ho scoperto che mi ero classificata addirittura prima e ho
ricevuto l’attestato di “piccola ambasciatrice di pace” per la CRI, una borsa di studio e altri gadget. Tuttavia,
non sono stati i premi a rendermi felice quel giorno, ma le parole che la Croce Rossa ha avuto per quello che
avevo scritto e, quando mi hanno chiesto di leggere la mia poesia, ho respirato profondamente e ho letto da-
vanti a tutti, credo tutto d’un fiato, rossa in viso e tremante, ma fiera, perché il presidente della CRI era felice
mentre leggevo. La mamma del Caporal Maggiore Pietro Petrucci, appena ho terminato di leggere, si è alzata
e con le guance ancora bagnate dalle lacrime mi ha abbracciata e mi ha sussurrato: “Sei dolcissima, grazie”.
Questa per me è stata la vittoria più grande!

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L’incontro con lo scrittore Gregorio Di Micco
D. Savarese 3aB

I l 28 Gennaio scorso, presso la Libreria D’Anna a Casavatore, si è


tenuto il primo incontro degli “Appuntamenti col Libro” per l’anno 2020
organizzato dalla prof.ssa Vittoria Caso, presidente dell’Associazione
culturale Clarae Musae. Durante l’incontro l’autore, G. Di Micco, ha illustrato
il suo libro “Cava 1943 - I giorni del terrore“ 75 anni dallo sbarco di Salerno.
Il libro nasce dal ritrovamento e dalla lettura del diario inedito di Tina
Siniscalco, una napoletana che si rifugiò in città e che, in esso, scrive dei
suoi venti giorni di permanenza nella valle metelliana, raccontando ciò che
accadeva nei giorni dello Sbarco di Salerno, ma soprattutto le sue emozioni.
Di Micco utilizza il diario di Tina come punto di riferimento per poi arricchirlo
con ricerche e testimonianze dell’epoca. I temi trattati nel libro sono svariati:
dalle famiglie fuggite dalla badia all’albergo Scapolatiello, occupato dai
tedeschi, fino alla nascita del Corriere di Salerno.
Una tra le testimonianze, forse la più importante e toccante, è quella di
Mamma Lucia che, dopo aver assistito alla scena in cui
alcuni bambini prendevano a calci il teschio di un soldato e dopo un sogno
premonitore, nel quale otto soldati tedeschi la imploravano di consegnare i loro corpi alle rispettive madri,
si dedicò con amore materno a ritrovare i resti dei militari caduti e a ricomporli in cassette di zinco. Noi
alunni delle classi terze della scuola secondaria di primo grado dell’I.C. Nicola Romeo abbiamo letto
alcuni brani tratti dal libro presentato. La serata, cui ha partecipato un gran numero di persone, inoltre è
stata allietata dall’esibizione musicale del M° chitarrista D. Cambio, dal poeta Relativo e dal vignettista M°
C. Mondola che ha illustrato con le sue vibrazioni grafiche l’evento. E’ stata un’esperienza interessante.

Per non dimenticare


A. Amalfitano e A. Sgammato 2aA

L a Shoah si celebra ogni anno il 27 Gennaio. In


quel giorno, nel 1945, i soldati dell’armata
Rossa liberarono gli ebrei, segregati nel campo
di concentramento di Auschwitz, mostrando al
mondo l’orrore della Shoah. Nei lager nazisti,
durante la seconda guerra mondiale, furono uccise
sei milioni di persone e più di un milione e mezzo
erano bambini. I nazisti non ebbero pietà! Nei campi di concentramento violenza e brutalità erano
quotidiane e non venivano risparmiate nemmeno ai bambini. Oggi solo quindici testimoni italiani, sfuggiti
a quella carneficina, sono ancora in vita; sono uomini e donne intorno ai 90 anni. Queste persone,
ancora oggi, raccontano gli orrori di Auschwitz, portando la loro testimonianza nelle scuole, dove la
Shoah si commemora ogni anno attraverso varie manifestazioni. Noi alunni della “Nicola Romeo”, quest’
anno, abbiamo assistito alla visione del video “Questo è stato Shoah”. Al termine abbiamo discusso a
lungo e insieme alle nostre docenti sul tema trattato e abbiamo elaborato dei pensieri, affissi poi in aula.
Il messaggio è stato chiaro a tutti noi: bisogna parlare del dramma della Shoah sempre, e non solo nelle
scuole ma in famiglia, con gli amici, con i conoscenti, affinché violenze e sopraffazioni come quelle
perpetrate da Hitler, il dittatore nazista, non si ripetano mai più. I giocattoli, le scarpine e i disegni dei
bambini, vittime dell’Olocausto sono conservati, tuttora, nel museo allestito nelle palazzine dell’ex-campo
di concentramento, che viene visitato ogni anno da milioni di persone. Anche così, attraversando luoghi
che videro tanta sofferenza, si tramanda la memoria di ciò che è stato ma, soprattutto, di ciò che non
deve tornare…

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LA LETTERATURA DELL’ASSURDO

Scrivere alla maniera di Samuel Beckett

C
hi sono io? Un sogno? Un oggetto? Sono reale? Esisto perché qualcuno pensa che io esista? O
non esisto e sono un’immagine sfocata? Mah! Non so.
Corro, corro, corro senza meta senza mai andare avanti. Vago nei miei pensieri. Fluttuo nel mondo
della mia mente come in una campana senza gravità. La mia mente? Allora? Esisto? Sono fermo e
cammino in avanti per andare indietro. Sono io? Sono voi? O non sono nessuno?
Questo silenzio assordante mi distrugge. Chiudete quella porta sempre chiusa e lasciatemi andare.
Andare, andare e ancora andare … G. Russo 3aE

T
utti. Nessuno e poi… lui! Lui chi è? Mi avvicino. Non mi muovo. Mi sento al sicuro nel mio nulla.
Si avvicina. Perché? Non capisco, ma è facile da capire. Mi opprime, la sua presenza mi
opprime. C’è luce nel buio della sua anima. Voglio andarmene? Scappare via, lontano dove lui
non possa trovarmi. Voglio andarmene? Devo farlo? Cosa devo fare? Quando devo farlo? E perché lo
devo fare? Vorrei smetterla. Di fare cosa? Lo so. Di pensare, e di pensare ancora. Una testa di pensieri
che nessuno pensa. Le domande mi affliggono. Ho bisogno di risposte. Ho domande senza risposte e
risposte senza domande. Tutto è probabile ed impossibile. V. Loffredo 3aE

C
hi sono io? Chi sei tu? Siamo noi? E chi siamo noi? Non ti riconosco, non mi riconosco. Continuo
a camminare verso il futuro andando all’indietro. Peccato, il futuro è passato. È passato proprio
ora diventando un semplice ieri. Diverse emozioni mi frullano nella mente, ma cosa voglio? Come
posso fare per sapere cosa voglio se non so nemmeno cosa voglio. Vivrò eternamente nel dubbio… che
confusione! F. Marra 3aE

Pace
G. Pacelli 2aG

P
ace è un volo di colombe
nell’azzurro infinito,
Pace è la natura che canta rendendo
tutto abbellito.
Pace è ogni uomo che amando
su questa terra sta
e loda Dio nella sua infinita bontà!

Pace è accogliere chiunque


con la sua diversità,
Pace è restare quando non si ha
lo stesso modo di pensar.
Pace è nella mente, nell’anima
Ed in ogni dove…….
La Pace nasce e vive sulla Terra
senza guerra in ogni cuore.

7
LA MIA QUARANTENA
L. Sasso Volpicelli 3aB

A
ll’inizio di questa quarantena ero felice per vari motivi: non
andare a scuola, restare a casa, giocare un poco di più con i
videogiochi, poter vedere la TV e dedicarmi a tante altre cose
che fino a quel momento avevo trascurato per mancanza di tempo.
Dopo già 2 giorni però tutto quello che mi rendeva felice dello stare a
casa è diventato motivo di tristezza: i compiti iniziavano ad essere
tanti e difficili perché non ero a scuola dove potevo chiedere
spiegazioni ma a casa dove dovevo studiare da solo perché, mia
sorella più piccola, aveva più bisogno di me dell’aiuto di mamma e
papà.
Poi finalmente sono iniziate le video lezioni online e tutto è diventato
più semplice, divertente e sopportabile perché i compiti sono diminuiti del più del 50%; mi sono
sentito molto meglio e ho avuto anche tempo per giocare ai videogiochi con il mio migliore amico.
In questo periodo, oltre a studiare, ho imparato a suonare la chitarra (non molto bene ma so fare
qualche motivetto), ho iniziato e quasi finito di leggere un libro che, penso addirittura di rileggere
perché mi è piaciuto tanto.
Io e mamma ci siamo divertiti e ci divertiamo ancora a cucinare dolci e molte altre cose buone che,
modestamente, non sono niente male e anzi ho imparato ad apprezzare di più i cibi preparati in
casa rispetto a quelli acquistati già pronti nei supermercati.

P.S
Spero che questa quarantena sia serena anche per voi e che condividiate la vostra esperienza
come ho fatto io
#Andrà Tutto BENE
Resta a casa.mp4
#IO RESTO A CASA
#Io studio da casa con voi#
I. Fotina 1aC

Q uesto è un periodo veramente strano…Mai avrei pensato di rimanere chiusa in casa per un
virus, e questo mi spaventa terribilmente! Tutti: genitori, professori, zii, nonni cercano di
regalarci serenità e soprattutto normalità, continuità (per lo studio) in una situazione che non
è serena, non è normale!! Noi ragazzi, come dovremmo fare sempre, dobbiamo seguire le loro
regole, anche se preferisco pensare siano suggerimenti che vengono attuati grazie al senso civico
che loro ci hanno trasmesso, in fondo tutti lavorano per noi e l’unico modo per ringraziarli è seguire
le loro indicazioni, che sono per il nostro bene. Io sono felice, che in qualche modo, la scuola sia
riuscita ad avvicinarsi a noi e abbia sfruttato la tecnologia per non abbandonarci, anche se vivo di
emozioni, di paure, di risate, di sguardi, di sorrisi, di abbracci e questo mi manca tantissimo e la
tecnologia questo non riesce a trasferirlo; ad ogni e-mail cerco tra le righe queste emozioni, chiudo
gli occhi e provo ad immaginarmi nella classe, tutti insieme come sempre, infatti anche in questa
lettera alla sua espressione: “per le discipline orali, non fate i furbi” ho riso tanto pensando a lei
mentre ci guardava tutti, uno ad uno.
Io cercherò di trasmettere le mie emozioni come sempre, eseguirò tutte le consegne che mi
verranno assegnate e mi impegnerò come se stessi in classe; è l’unico modo che ho per ringraziarvi
per tutto quello che fate per noi e anche per me per migliorare sempre di più…
Bene, iniziamo insieme questa nuova avventura! “#iorestoacasa” “#iostudiodacasaconvoi”

8
LA VITA AL TEMPO DEL CORONAVIRUS
A. Vollaro 2aE

ormai molto tristemente nota la situazione critica che sta mettendo in ginocchio il mondo intero:

È il coronavirus.
Dalla fine di Gennaio un misterioso virus partito dalla Cina sta mietendo milioni di vittime.
È arrivato anche in Italia e si è diffuso in fretta. È simile all’influenza, colpisce i polmoni ed in alcuni
casi è letale.
La situazione precipita se si ha un quado clinico compromesso (cioè altre patologie), in quel caso,
c’è un’alta possibilità di morte 95% è morte certa.
Non mancano i portatori sani che non sanno di avere la malattia, ma infettano gli altri. Alcuni
guariscono anche spontaneamente.
Da un po’ sono chiuse le scuole, i compiti ci vengono assegnati tramite internet. Un nuovo sistema è
stato adottato dagli insegnanti, la didattica a distanza, fatta anche di videolezioni in cui i professori ci
spiegano argomenti nuovi, o correggono insieme a noi i compiti.
Io e la mia famiglia ce ne stiamo rintanati in casa, ci annoiamo un po’ ma alla fine qualcosa da fare
si trova sempre.
Onestamente non ho molta paura, stando a casa è difficile contrarre la malattia.
Ma il ricordo di questi giorni rimarrà intriso in noi come un segno indelebile, stiamo vivendo una
pagina di storia che racconteremo ai nostri figli e nipoti dicendo: io c’ero.
Questo virus da alcuni è visto come una punizione divina, ma invece io credo che sia solo una
grande lezione per tutto il genere umano, imparare ad apprezzare ciò che si ha e capire l’importanza
delle piccole cose non solo quando ci vengono sottratte. Ora capisco che cosa significa essere liberi
di muoversi, incontrare amici e addirittura poter andare a scuola. Non avrei mai potuto credere che
un giorno avrei potuto avere nostalgia e desiderio delle cose più semplici.

Lettera alla professoressa


R. Caropreso 1aC

C ara professoressa, sono Rosa, come state? Spero bene (anche se questo è un momento
difficile per tutti noi). E’ bello trovare un po’ di tempo per sedersi e riflettere (soprattutto in
questo periodo). Non è per nulla semplice adattarsi ad un nuovo modo di vivere: non
svegliarsi al solito orario, la mattina non incontrarsi con gli amici per andare a scuola, non studiare al
solito modo, il sabato non poter uscire e la domenica non poter andare in chiesa con la famiglia… .
Soprattutto in questo periodo dobbiamo essere tutti più uniti che mai (anche se solo virtualmente),
dobbiamo impegnarci e rispettare le regole come abbiamo sempre fatto!
E’ veramente strano considerare il poter uscire (anche solo per far fare i bisogni al proprio cane) una
fortuna. Nonostante non sia un bel periodo, io e la mia famiglia ci impegniamo per far si che lo sia; è
più semplice di quanto pensassi, basta guardare il lato positivo delle cose: il non poter andare a
scuola e al lavoro ci permette di passare più tempo con la nostra famiglia, non poter andare in
chiesa ci permette di pregare in famiglia più volte al giorno; la noia ci permette di imparare/inventare
nuovi giochi, di scoprire nuovi hobby, nuove passioni… .Io ho scoperto la passione per la cucina e
mi sento davvero fortunata a condividerla con mia madre, insieme proviamo a preparare pasti nuovi
aggiungendo un nostro tocco. In questi giorni: (avendo più tempo libero a disposizione)
principalmente mi sto dedicando allo studio (soprattutto approfondendo argomenti che non
ricordavo), sto leggendo libri nuovi e libri lasciati in sospeso (scrivendo anche su un quaderno le
frasi che mi hanno colpito), sto facendo attività fisica… .
Cara professoressa, oltre a scrivere le mie riflessioni su questo strano periodo ho voluto scrivervi
anche le attività che sto facendo in questi giorni e sono molto felice di averle condivise con voi. Vi
mando un abbraccio che anche se solo virtuale pieno di affetto!

9
Covid 19 e… l’Inno di Mameli
F. V. Palma 2aE
Inno d'Italia.mp4

L ’inno di Mameli l’ho ascoltato molte volte poiché viene sempre cantato prima dell’inizio
delle partite della nazionale italiana. Mi piace molto e mi emoziona perché unisce sotto
un'unica bandiera, tutti gli italiani, da nord a sud senza distinzione creando un clima
patriottico e un forte senso di appartenenza alla nazione.
In questo terribile momento storico ogni pomeriggio, in quasi tutti i quartieri, c’è qualcuno che intona
questo emozionante e potente Inno. E allora è importante capire il significato dei versi.
Nei primi versi si fa riferimento a Publio Cornelio Scipione, generale e uomo politico romano che
guidò Roma alla vittoria contro i Cartaginesi nella Seconda Guerra Punica. Mameli, infatti, con
l’espressione “elmo di Scipio” intende far riferimento a tutte le gesta eroiche e valorose, sia passate
che future.
Nella seconda quartina, si fa riferimento alla dea Vittoria che nell’immaginario collettivo è sempre
stata rappresentata con una folta e lunga chioma. Il gesto di “porgere la chioma” indica proprio la
sottomissione della dea all’Italia e che, quindi, il destino degli italiani è quello di vincere.
Nell’ultima parte della strofa, Mameli incita gli italiani a donare anche la loro vita se la patria chiama
per essere difesa.
Ecco, queste ultime parole le dedicherei a tutti i medici e personale sanitario che, chiamati dall’Italia,
si sono stretti a coorte, pronti anche alla morte.
Quest’Inno è stato scritto da Goffredo Mameli, un patriota genovese, e musicato da un suo caro
amico Novaro. Fu intonato per la prima volta il 10 dicembre 1847, ma è diventato ufficialmente il
nostro inno nazionale solo con la legge n.181 del 2017 con la quale il Senato ha reso ufficiale
quell’inno che il Consiglio dei ministri del 12 ottobre 1946 adottò provvisoriamente.
Quest’inno è nato per incitare il popolo italiano a non arrendersi nelle situazioni di difficoltà proprio
come quella che stiamo vivendo oggi, ed è per questo che è sempre attuale. Nel testo sono presenti
numerosi riferimenti a fatti storici che mettono in evidenza la forza di questo grande popolo,
discendente del grande impero romano.
Al grido di “Viva l’Italia” vinceremo anche questa guerra.

CHE GIUNGA AL PIÙ PRESTO UN’ALBA MIGLIORE!


G. Buonamici 2aA

P enso che stia succedendo qualcosa di molto angosciante; penso che questo virus ci porti
a condizioni di vita sicuramente restrittive e diverse dalle nostra abituali o, nel peggiore
dei casi, alla morte. Ho molta paura, anche standomene chiuso in casa, perché ascolto
ogni giorno il tg che trasmette notizie negative come il gran numero dei positivi al tampone e dei
deceduti; e provo molta ansia e angoscia. Il clima che si respira in questa situazione è di tanta
sofferenza. Io, che, forse, in una condizione diversa, avrei gioito perché non si va a scuola, non
sono allegro ma molto addolorato, perché questo virus sta facendo volare via tantissime
persone. Mi rende anche triste il fatto che non vedo più i miei amici di classe e i professori dietro
la cattedra da cui spiegano nuovi argomenti. Spero solo che questa spiacevole situazione
finisca al più presto e che un giorno sarò svegliato dalla lieta notizia che gli studiosi hanno
trovato il vaccino contro il “coronavirus”, così potremo ritornare tutti quanti nuovamente allegri e
noi ragazzi ritornare in classe senza preoccupazioni. D’altra parte, questa situazione di disagio e
privazioni che stiamo vivendo, mi sta facendo capire che la vita bisogna viverla al meglio e
godersi ogni attimo; bisogna affrontare i momenti negativi e andare sempre avanti con la forza
dell’amore e con la fede.

10
Riflessioni
M. F. Accanito 1aC

U n nuovo giorno arriva. Il sole sorge… ti svegli, fai colazione, ti prepari, prendi lo zaino e
vai a scuola. Ritorni a casa, un saluto veloce ai nonni e una telefonata alla mamma che
è a lavoro. Fai i compiti e via, di corsa alla lezione di danza. Torni a casa, è già buio, è
ora di cena. Ripassi i compiti, metti il pigiama, qualche coccola alla mamma e poi via a dormire,
che domani tutto si ripete. E invece no! D’un tratto nulla si ripete. Ciò che faceva parte della
quotidianità all’improvviso si ferma… tutto si ferma. In TV, nei TG, non si parla d’altro. C'è un
virus che arriva dalla Cina, si chiama COVID-19 e sta mettendo in ginocchio il mondo intero.
Colpisce soprattutto i più deboli, gli anziani, gli immunodepressi, ma non esclude nessuno! C'è
chi se la cava con una tipica forma influenzale, chi è asintomatico e chi, nei casi più gravi e nella
maggior parte delle volte, finisce attaccato ad una bombola d’ossigeno, nell’attesa che il corpo
reagisca, combattendo per sconfiggere questo maledetto virus. Eh sì, maledetto, perché sta
portando via tante vite innocenti e tu non puoi far altro che rimanere chiuso in casa e sperare
che, trovando la tua porta chiusa, lui vada via senza portare con sé te e i tuoi cari. E
inevitabilmente arriva la paura.
La quotidianità assume un altro sapore.
Sono chiusa in casa da non so più quanti giorni e pur avendo tutte le comodità, mi mancano
tante cose, quelle più semplici. Chi l'avrebbe mai detto!
Le lezioni che mi permettevano di avere contatti con i professori e con gli amici hanno lasciato il
posto alla tecnologia, un monitor ed una tastiera sono la nostra principale forma di
comunicazione.
Ci siamo dovuti adattare ad una nuova metodologia, che ci permette di andare avanti con il
programma, grazie anche ai nostri insegnanti che stanno lavorando per noi. Da un lato, in tutto
questo caos mi ritengo fortunata, perché è proprio grazie allo studio e alla conoscenza che
posso sperare in un futuro migliore, per me e per tutte le persone che mi circondano, perché è
grazie alle persone che hanno avuto la possibilità di studiare, che oggi più che mai si stanno
salvando tante vite.
Mi mancano le piccole cose, mi manca il contatto umano con i miei insegnanti, mi manca fare
una passeggiata all’aria aperta, ridere e scherzare con i miei amici, abbracciare e baciare i miei
cuginetti e i miei zii. Ho scoperto che proprio queste piccole cose, in realtà, sono le più grandi e
le più preziose, perché se da un lato questo virus sta mettendo in crisi tutto il mondo, dall'altro ci
sta dando la possibilità di riscoprire noi stessi ed i valori che forse avevamo perso dandoli per
“scontati”.
Spero con tutto il cuore che questo brutto periodo passi in fretta, che tutte le persone capiscano
che per poter vincere questa battaglia bisogna essere uniti, rispettando soprattutto le regole,
trasformando le nostre debolezze in forza per poter gridare presto tutti insieme “è andato tutto
bene!”
Stiamo distanti oggi per abbracciarci più forte domani… ED IO NON VEDO L’ORA DI
ABBRACCIARVI TUTTI FORTE!

11
NOTIZIE DAL PLESSO
SCUOLA DELL’INFANZIA

Una Pasqua diversa


A cura della docente A. Criscuolo

Q
uest’anno la Pasqua è stata diversa, non
abbiamo addobbato la nostra scuola con fiori,
farfalle, pulcini, prati fioriti, cieli tersi, bianche
colombe, rondini, ramoscelli d’ulivo, non ci siamo
guardati negli occhi o tenuti per mano mentre
cantavamo e ballavamo, non abbiamo riso e sorriso
insieme mentre recitavamo poesie e filastrocche.
Eppure… ci siamo ritrovati tutti, con modalità nuove
ma con l’affetto di sempre, riprendendo il filo che si
era interrotto: messaggi, video, audio, piccoli tutorial,
racconti, favole, attività pittoriche e anche qualche
consiglio per muoverci un po’, attraverso tutti i canali
disponibili (Whatsapp, Telegram, Meet, Argo). La
scuola non si ferma, la scuola va avanti, anche così.
Nell’attesa di poterci rivedere e riabbracciare più forte
di prima.

12
NOTIZIE DAL PLESSO
SCUOLA PRIMARIA

DISTANTI MA VICINI
A cura del docente F. Scognamiglio

L e scuole e i docenti, di fronte all’emergenza causata dalla pandemia di covid-19, che


ha costretto tutti a restare a casa, sono stati chiamati a trovare modalità di didattica
che permettano di superare le barriere fisiche, offrendo agli studenti la possibilità di
continuare ad apprendere, coinvolgendoli attraverso forme di didattica a distanza. Le nuove
tecnologie e i canali di comunicazione disponibili sono divenuti ottimi alleati per ovviare alla
distanza fisica e permettere agli studenti di vivere una dimensione molto più ampia e varia di
una classe tradizionale.

A sinistra un alunno
della classe I A durante
una video lezione resa
possibile grazie al canale
WhatsApp .
A destra gli alunni della I C
durante una lezione con le
maestre che utilizzano la
piattaforma weschool.

A sinistra le foto di alcuni


lavori svolti dagli alunni
della I C.
A destra un alunno di II B
ed un alunno di IV A che
mostrano il lavoro
realizzato.

A sinistra un alunno
della classe IV B
durante una video
lezione resa possibile
grazie al canale
WhatsApp.
A destra gli alunni
della V A durante la
realizzazione di lavori
pasquali.

Contributi video dal plesso infanzia e primaria


Distanti ma vicini.mp4 Andrà tutto bene.mp4

13
È un momento difficile per il nostro paese…. E tu che cosa ne pensi? Ti senti
sicuro o hai paura? Rifletti su ciò che sta succedendo e cerca di dare una
tua interpretazione del clima e del momento che stai vivendo, immerso nella
piccola realtà delle tue abitudini quotidiane ma, comunque, parte di un
universo interconnesso e globale

M. Polito 2aA

un periodo non facile per il nostro Paese. Spesso penso che, lo Stato dal quale è partito il virus

È (cioè la Cina) non doveva nascondere al Mondo il diffondersi di questo morbo, bensì farlo sapere a
tutta l'Europa o, meglio, all’intero Universo. Sarebbe stato semplice farlo, tramite mezzi telefonici,
mediante i mass media o tanti altri sistemi; siamo nel XXI secolo e i progressi, soprattutto riguardo alle
nuove tecnologie, sono stati tanti.
Io posso affermare che mi sento al sicuro con la mia famiglia ma, ovviamente, come tutti i ragazzi e
ragazze, ho un po’ di paura.
Ho, comunque, condiviso con una mia carissima amica il dramma che, tutti noi, stiamo vivendo. È una
lettera di cui, volentieri, vi rendo partecipi.
Giorno 25/03/2020
Cara Lucy,
oggi ti spiego cosa sta succedendo nel mio Paese e in tanti altri Stati, visto che la tua Terra è una delle
poche zone al mondo in cui quest’epidemia, ora pandemia, non si è verificata. Partiamo dal principio. Un
brutto virus chiamato CORONAVIRUS (O COVID-19) parte dalla Cina, causando molti decessi, in quanto
risulta essere contagioso e per il quale non si possiede il vaccino. Il popolo cinese si mette in
QUARANTENA. Nel frattempo sono arrivate in Europa persone dalla Cina, le quali, spesso
asintomatiche, cioè portatori del virus ma senza sintomi, hanno infettato altra gente.
Grazie a un medico cinese, l’Italia, la Spagna, la Francia e altri Paesi dell'Europa, agli inizi di febbraio,
vennero a conoscenza della situazione che stavano vivendo in Cina, degli ospedali pieni di persone
contagiate e, quindi, dei medici e degli infermieri a rischio. Da qualche settimana, anche noi Italiani
siamo, come da disposizioni del governo, in Quarantena. L’Italia è stata definita “zona rossa”, perché
tantissimi sono i contagiati, e quindi il popolo deve stare a casa. Dopo qualche settimana, la situazione
nella nostra Nazione è questa: molte persone sono risultate positive ai tamponi e numerosi sono stati i
decessi.

E chi se lo sarebbe mai aspettato?


M. De Simone 2aD

E
chi se lo sarebbe mai aspettato?
Per stare chiusi in casa un virus ci è bastato!
La vita di tutti i giorni rivoglio.
Quindi restate a casa
Fatelo per i bambini, per gli adolescenti
Per gli adulti e per gli anziani
Per tutti noi, per il nostro bene...
Ma ora ditemi: chi è che non vorrebbe ritornare alla normalità?
Tutti siamo sulla stessa barca:
Vogliamo la libertà.
Ma quando tutto questo finirà,
il Sole per tutti risplenderà
E tutto bene andrà.
14
Una vita sospesa
R. Lentino 3aD

D
a sempre, gli esseri umani hanno
incontrato e superato tanti ostacoli nel loro
percorso evolutivo: hanno affrontato
guerre che hanno distrutto città e vite, hanno
combattuto per sostenere grandi temi come il
suffragio universale, l’uguaglianza tra uomo e donna
e dunque la parità di diritti e doveri tra i due sessi.
Oggi, l’Uomo che ha fatto grandi scoperte, che è
arrivato sulla Luna e che ha fatto passi da gigante in
tutti i campi del sapere, combatte però una guerra
subdola che lo sta mettendo a dura prova. Il nemico
da sconfiggere, infatti, è un nemico invisibile, fino a
qualche mese fa completamente sconosciuto e imprevisto e perciò difficilmente individuabile e
annientabile: è un virus, il Covid19. Questo nemico ha portato via affetti, modificato sentimenti,
limitato le libertà individuali, costringendoci, seppure per il benessere nostro e dell’intera
collettività, ad abbandonare le nostre attività quotidiane, a vivere una vita “sospesa”, isolati,
distanti e privi delle relazioni più semplici ma fondamentali. Questa guerra, di cui sono visibili le
gravi conseguenze economiche e che conta migliaia di vittime, è una vera e propria pandemia
perché non ha risparmiato nessuna area del pianeta con l’eccezione di pochissime zone. In
breve tempo il mondo è diventato “piccolo”, tutti i paesi, a qualsiasi latitudine, di qualsiasi lingua
e credo politico o religioso, si sono trovati tristemente uniti per affrontare e sconfiggere questo
terribile nemico. In questo momento così grave però ciascuno di noi, costretto alla quarantena,
ha potuto godere del proprio tempo dedicandosi ad attività solitamente trascurate e ha potuto
vivere più intensamente gli affetti più intimi. La natura si è riappropriata dei suoi spazi, il mare è
ovunque limpido e l’aria pulita. Sono emersi prepotentemente sentimenti di solidarietà e tutti
abbiamo apprezzato cose e persone che prima passavano addirittura inosservate: il lavoro
encomiabile di medici, infermieri, ricercatori, forze dell’ordine, netturbini, commessi dei
supermercati e dei tanti che sono stati e continuano ad essere in prima linea, a rischio anche
della propria stessa vita, per consentire lo svolgimento della nostra nel migliore dei modi
possibile. Spero che presto gli scienziati possano fornirci un farmaco per curare il virus e, meglio
ancora, un vaccino per prevenirlo. Certo è che questa esperienza ci ha profondamente cambiati
e anche quando tutto ciò finirà, nulla sarà più come prima e ci sarà paura del contagio. Intanto,
senza farci prendere dallo sconforto, dobbiamo continuare ad essere uniti spiritualmente, anche
se distanti fisicamente, non uscire di casa se non strettamente necessario e usare le giuste
precauzioni come i decreti stabiliscono. Io posso soltanto dire di essere fortunata ad avere la mia
famiglia al mio fianco in questa triste avventura ma desidero tornare a riabbracciare i miei amici
e le persone più care. Il mio augurio è di ritornare quanto prima alla mia vita quotidiana con le
mie abitudini di sempre e di gridare al mondo intero: È ANDATO TUTTO BENE.

15
Pagina di diario
L. Lo Schiavo 3aD
Caro diario,
ti scrivo.
Sono seduta su una poltrona di un colore che io definirei bianco, mia madre forse bianco sporco,
qualcun'altro crema, un altro crema sporca, e così via.
Accanto alla mia morbida seduta, a destra, si erge un'alta finestra con due grandi vetri, al cui
esterno riesco a scorgere la zanzariera abbassata.
Fuori, si consuma il vecchio classico della quiete prima della tempesta: la luce è fredda, il vento
spira forte, i raggi del sole intimiditi dal plumbeo avvenire del cielo, gli aranci, i limoni e mandarini
del giardino di casa mia sono smossi dal sentore lontano della pioggia in arrivo, così come l'alto
pino, maestoso di fronte il balcone, e il resto della flora che ci circonda.
La stanza non è piccola, ma gran parte del suo spazio è occupato da un letto matrimoniale, in
modo che i corridoi per muoversi rimangano stretti tra esso e il resto della mobilia: una possente
cassettiera, i comodini appesantiti da libri, l'armadio intasato di vestiti invernali, estivi, primaverili,
autunnali, per le mezze stagioni, per la sera, per il mare, per quando piove, per quando non sai
cosa metterti.
Davanti a me, sempre sulla destra, c'è un termosifone. Sopra di esso, una mensola. Sopra la
mensola, un quadro. Tanti ricordi sono legati a questo quadro. . È bello, di una bellezza forse un
pò intimidatoria, con i suoi colori scuri, cupi, le sue figure che mi erano sempre parse
inspiegabilmente gioconde, arrivando ad inquietarmi in certi momenti.
Questa stanza, con la sua posizione, la uso spesso per ripetere le lezioni orali o semplicemente
quando desidero isolarmi dal resto; ti confesso che faccio fatica a parlare, con la
consapevolezza di quelle due figure che mi fissano con le loro iridi nere, immobilizzate per
l'eternità in quei gesti innaturali a cui io ho sempre dato un continuo, uno scopo finale, una frase
da accompagnare. L'arte non è ferma, è l'unica cosa, secondo me, che non si può bloccare e
ridurre ad una parola, scritta o cantata che sia, ad un disegno, ad un colore, ad un movimento.
Noi, invece, siamo fermi.
Incatenati in un limbo di insicurezza e spesso forzata spensieratezza.
Siamo in un film americano, su un set spento che non profuma d'Aprile come dovrebbe, privi
dell'eroe che ci salverà tutti con il suo sacrificio.
Siamo in bilico su un paradosso, tra la familiarità della propria casa e il terrore del proprio
quartiere.
I compiti per ciascuno sono esponenzialmente ridotti, così come i rischi.
Quando si esce a fare provviste e si torna con quattro buste ci si butta immediatamente sotto la
doccia, con la speranza di togliersi di dosso le malattie, il brivido di essere sporchi, infetti,
pericolosi per chi ami, con cui stai condividendo la convivenza forzata.
La quarantena la sto vivendo senza viverla davvero. Sono una ragazzina, non ho dovuto dire
addio ad una routine, non ho dovuto spezzare abitudini particolarmente importanti. I compiti li
faccio comunque, la tv la guardo, i libri li leggo, internet lo uso, ciò che sento il bisogno di
scrivere lo scrivo.
Ho perso lo sport, l'Europeo e le Olimpiadi, ma sono solo rimandati e questo mi rasserena; temo
di veder annullato il tour negli stadi del mio cantante preferito: è a giugno, quindi abbastanza
lontano, ma sapendo che la Serie A potrebbe essere rimandata proprio a quel periodo, sapendo
lui - questo cantautore - quanto ci tiene e quanto mi piacerebbe vedere finalmente video di nuovi
concerti, sono terribilmente indecisa.
Preferisco il campionato o quelle meravigliose canzoni?
I miei dilemmi si riducono a questo, alla fin fine. Invio i compiti prima a inglese o a matematica? Il

16
disegno di arte o la cartina di geografia? Certo, da questa storia ne uscirò sicuramente con una
consapevolezza diversa. Cambierò il mio modo di comportarmi, già lo so, la prudenza avrà un
metro di misura diverso, così come l'attenzione. Oggi guardo le strade pulite e non ci credo, che
tanto quando sarà tutto finito ci metteremo un paio di giorni a far tornare tutto alla normalità.
Sono in un periodo in cui cresce l'interesse e la comprensione verso la politica, verso la società,
verso il rapporto con il mondo che mi accoglie e che mi sta crescendo passo dopo passo,
pensiero dopo pensiero, scelta dopo scelta.
Anche oggi, soprattutto oggi, è importante capire cosa succede e cosa fare, per non cadere in
una pericolosa depressione. Ci facciamo una risata per non pensare, guardiamo un video del
Governatore e un meme, ascoltiamo pettegolezzi telefonici e silenzio a tavola perché nessuno
ha qualcosa da raccontare, scende una lacrima per chi canta a Napoli, Roma, Bologna, Milano,
una per la piazza De Ferrari di Genova dove l'acqua ha i colori della bandiera ma non c'è
nessuno che le scatta una foto, un'altra per il tricolore con cui i Paesi del mondo ci stanno
omaggiando nel loro piccolo.
Ti scrivo, allora.
Di pensieri confusi che lentamente trovano un loro posto, della certezza che resteremo in una
situazione d'emergenza ancora a lungo, della calma che al tempo stesso mi avvolge e mi
permette di svolgere attività che mi appassionano, che mi fanno stare bene, che mi hanno
sempre fatto stare bene e che spero che lo faranno ancora a lungo, come àncora, come
qualcosa che va oltre il puro hobby, come amore.
Ti scrivo della vaga paura che mi coglie se penso all'esame di terza media, ma non per timore
dell'evento in sé: sono sempre stata eccitata al pensiero, scossa dall'adrenalina del sapere
quello che prima non sapevo, col desiderio bruciante di conservare l'animo da eterna bambina
mentre però cresco, imparo, vivo e sogno.
Ho paura perché sta diventando un'incognita di difficile interpretazione, non ne abbiamo parlato
molto a scuola e nonostante io abbia le mie idee, anche abbastanza precise, sta passando in
secondo piano anche nella mia testa con un silenzio allarmante. Dovremmo discuterne con i
professori, trovare una serie di notizie che ci soddisfino, prepararci a fondo: non siamo in ritardo,
ma suppongo che avremmo dovuto cominciare ad introdurre l'argomento a metà Marzo, mese
che ormai è passato.
Fortunatamente di solito non mi faccio prendere dal panico, e so che questa è una situazione
decisamente particolare in cui ci si deve adattare e si deve portare un po' di pazienza.
Ti scrivo, infine, per dirti che sono serena, che ho ritrovato il tempo e la voglia di scrivere, che mi
era mancato da morire, che potrebbe andare meglio ma potrebbe anche andare peggio.
Che dobbiamo stare a casa, che sarebbe bello se rimandassero in tv vecchie puntate degli
scorsi festival di Sanremo, ché un po' di trash e di musica mischiati non guastano mai.
Che amo stare con la mia famiglia, che mi sto appassionando ai Gran Premi virtuali, che
potrebbe decisamente andare peggio.
Ti scrivo, caro diario, perché magari questa un giorno sarà una testimonianza storica, e tutti
sapranno che, nonostante gli errori e i soliti stupidi che non seguono le regole, l'Italia è riuscita a
non abbattersi, e che siamo qui, attaccati alle finestre, scrutando la pioggia che alla fine è
arrivata, malinconica, pesante e vera, simbolo della Natura là fuori, che ancora ci aspetta.

Letizia

17
INSIEME A TAVOLA...
Pane fatto in casa
Ingredienti per 3 filoncini da 30 cm:
 300 gr di farina manitoba (che potete sostituire con altra 00. In
questo caso usare solo 370 gr di acqua)
 200 gr di farina ’00 + quella per spolverare e fare pieghe
 1 cucchiaino di lievito di birra secco MastroFornaio di
PANEANGELI oppure 10 gr di lievito fresco
 400 gr di acqua a temperatura ambiente (dai 370 ai 400 gr
guardare procedimento)
 1 cucchiaino di zucchero
 1 cucchiaino e mezzo di sale

Preparazione:
Prima di tutto, servitevi di una ciotola capiente, riunite le farine, lo
zucchero e il lievito. Per attivare il lievito di birra Mastro Fornaio
PANEANGELI occorre sempre inserire un pò di zucchero.
Mescolate con una forchetta e a poco a poco inserite l’acqua a
temperatura ambiente. Iniziate con 370 gr aggiungendo il resto dell’acqua (tutta solo se
l’impasto lo richiede) e infine il sale. Dovrete ottenere un impasto molle. Infine, quando l’impasto
è pronto, aggiungete una manciata di farina sopra la superficie. Coprite con pellicola e lasciate
lievitare a 28° (forno spento acceso da poco) per circa 2 – 3 h il tempo che si triplichi. Come
vedete l’impasto è molto morbido e riposato e ha una superficie con farina craquelè.
Per fare le pieghe al pane rovesciate l’impasto in un piano di lavoro infarinato. Non
preoccupatevi se l’impasto risulta morbido, spolveratevi le mani e fate due pieghe a portafoglio.
Poi fate altre due pieghe a portafoglio con i lembi dall’alto e dal basso. A questo punto sollevate
l’impasto e giratelo, in modo da trovarvi la superficie senza pieghe davanti.
Tagliare 3 filoncini di uguale dimensione con un coltello affilato e lungo. Con le mani sporche di
farina, sollevate i filoncini dagli estremi; sistemate ogni filoncino in una teglia foderata di carta da
forno leggermente spolverata di farina. Sempre con le mani sporche di farina, accarezzate i lati
e date la forma tonda agli estremi dei filoncini e spolverate con un’ultima manciata di farina la
superficie. Se volete, con lo stesso sistema, potete realizzare anche solo 2 grandi filoni di pane
oppure filoncini più piccoli. A questo punto, ponete il vostro pane in lievitazione, forno spento
acceso da poco a 28° per circa 1 h e mezza. I filoni di pane devono essere raddoppiati di
volume, gonfi e ben areati. Come ben sapete i tempi di lievitazione, possono cambiare a
seconda della temperatura ambientale, dell’umidità. E’ possibile che ci possa impiegare meno
oppure una mezz’ora in più.
Preriscaldate il forno al massimo, ovvero 250° e solo quando è a temperatura, inserite la teglia
con il pane, nella parte bassa, a contatto con la base del forno. Lasciate cuocere per 12 minuti
circa. Spostate quindi la teglia al centro del forno e fate cuocere i filoni per 5 – 6 minuti. Infine,
senza aprire il forno, abbassate la temperatura a 230° e lasciar completare la cottura per ancora
5 – 6 minuti fino a doratura del pane. Se volete una crosta leggera, fragrante ma non
eccessivamente croccante, allora sfornate il pane. Se volete invece una crosta che scrocchia e
bella abbrustolita, gli ultimi 3 minuti, azionate il grill e posizionate il pane nella parte alta del
forno. Sfornate e lasciate intiepidire 5 minuti!
Ecco pronto il pane fatto in casa! buono come dal fornaio! Anzi di più!!

18
L’arte ai tempi del Coronavirus

# iorestoacasa - La Primavera ai tempi del Covid19: Realizzate un manifesto


pubblicitario con un messaggio forte che ci convinca, ancora una volta,
dell'importanza del rimanere a casa.

M. Cifuni 2aG

G. Pacelli 2aG
C. Nobilione 2aG

M. Albero 2aG

19
Segreteria di redazione Editore I.C. "N. Romeo"
Casavatore (Na)
Gli alunni:
Coordinamento di redazione
I. Fotina 1aC
Prof. ssa Antonella Riccio
A. Amalfitano 2aA
C. Di Gennaro 2aA Sito della scuola
A. Sgammato 2 aA
A. Vollaro 2aE www.istitutocomprensivoromeo.edu.it
T. La Mura 3ªB Indirizzo della scuola:
L. Lo Schiavo 3ªD
Via Campanariello n°3
A. Del Guercio 3ªD
Tel: 081/7380264
F. P Correale 3ªE
Gli articoli vanno inviati a:
Correttori di bozze:
L. Lo Schiavo 3ªD arkriccio@gmail.com
F. P Correale 3ªE
Abbiamo anche un
Hanno collaborato a questo numero blog:ilblogdellistituto.com

I docenti: A. Criscuolo A. Sgammato 2 aA


F. Scognamiglio A. Vollaro 2aE
F. M. Palma 2aE
M. Sismundo
M. Albero 2aG
N. Navarra M. Cifuni 2aG
A. Ruggiero C. Nobilione 2aG
B. Paliotti G. Pacelli 2aG
C. Sibilla T. La Mura 3ªB
C. Del Gaudio D. Savarese 3aB
C. Lipariti L. Sasso Volpicelli 3aB
A. Di Nardò R. Lentino 3ªD
Gli alunni: M. F. Accanito 1aC R. Fiandra ’05 3ªD
R. Caropreso 1aC L. Lo Schiavo 3ªD
I. Fotina 1aC V. Loffredo 3ªE
A. Amalfitano 2aA F. Marra 3ªE
G. Buonamici 2aA G. Russo 3ªE
M. Polito 2aA

L’e-

lemento aria in pittura - “Il vento dipinto”

Katsu- shika Hokusai Jean Baptiste Ca-


mille Corot Giovanni Fattori
Raffica di vento nella risaia Raffica di vento (1866) Libecciata (1880-1885)

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