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GIOVANNI NEPOMUCENO, santo, martire.

SOMMARIO: I. Vita – II. Culto e Canonizzazione – III. L'identità storica del santo.

II. CULTO E CANONIZZAZIONE. Benché si sappia pochissimo sugli inizi del culto di
Giovanni, bisogna supporlo già esistente prima delle guerre ussite. Pietro Clarificator parla di
miracoli già nove anni dopo la morte. Le guerre ussite, con le loro tendenze reazionarie,
hanno influito negativamente sullo sviluppo del culto dei santi, ciò nonostante la memoria di
Giovanni sopravvisse a questo tragico periodo; difatti, già verso la metà del sec. XV, si parla
nelle cronache di un cancello intorno alla sua tomba per proteggerla. L'inventario del tesoro
della cattedrale di Praga, del 1480, descrive un calice votivo sul quale si trovava la iscrizione:
in honorem beati Joannis Pomuk. La venerazione di Giovanni cominciò a fiorire con la
nomina dell'arcivescovo di Praga nel 1561, dopo che la sede era rimasta vacante per piú di
centoquarant'anni. In quel tempo si trovava sulla tomba l'iscrizione del 1534 con la data
sbagliata della sua morte.
Nel sec. XVI si diffusero nouve notizie e nouve Vitae di Giovanni, opere di autori
contemporanei, in latino, in boemo, in tedesco, in italiano, che hanno ispirato non pochi poeti.
Giorgio Bertoldo Pontano di Breitenberg fu il primo ad annoverate Giovanni tra i patroni di
Boemia, nella sua opera Bohemia pia (1608). Il decano Tommaso Jelínek di Skuteč compilò
il primo Ufficio divino in suo onore, nella seconda metà dello stesso secolo. Il canonico
Venceslao Celestino di Blumenberg fu il primo ad indicare, nel 1655, il 16 magg. come
giorno della sua morte e della sua commemorazione nella cattedrale di Praga.
In questo periodo ebbe inizio anche l'iconografia. In mancanza di un ritratto autentico,
Giovanni fu soprattuto rappresentato come un sacerdote contemporaneo. In un libro di poemi
di Giorgio Bertoldo Pontano, del 1602, è raffigurato col volto barbato, circondato da
un'aureola, vestito da semplice sacerdote, in atto di confessare la regina, mentre sullo sfondo
è ripetuta la scena del martirio. In un altro quadro, piú recente, della chiesa del Corpus Christi
di Praga, che oggi non esiste piú, si ripete la stessa scena, solo che Giovanni già indossa la
cappa di canonico. Nel 1631 in un quadro della cattedrale di Praga, Giovanni appare come
uno dei patroni di Boemia, un canonico con berretta in capo e con la palma del martirio. In
altre pitture, tiene anche il crocifisso nella mano sinistra, mentre posa il dito della mano
destra sulla labbra: simbolo del sigillo sacramentale. La prima statua conosciuta di Giovanni
si trovava dal 1641 sul piede del cosiddetto „candelabro di Gerusalemme“ sulla sua tomba,
con sotto l'iscrizione: beatus Joannes de Nepomuk. La statua piú famosa è quella di J. Brokof
fusa in bronzo da un originale in legno nel 1672 e collocata sul ponte Carlo IV a Praga, non
lontano dal supposto luogo del martirio. Il santo porta un'aureola con cinque stelle che,
secondo una notizia tardiva, circondavano la sua testa mentre giaceva nel fiume. Questa
statua divenne poi modello delle numerosissime altre sparse nel mondo e collocate spesso sui
ponti, specialmente in Boemia, Moravia, Slesia, Germania ed Austria, ove il culto fu
intensissimo. Una si trova sul Ponte Milvio a Roma.
Il nome di Giovanni fu per la prima volta ufficialmente unito ai nomi dei patroni di Boemia
all’atto della consacrazione di un altare della cattedrale di Praga, eseguita dall’arcivescovo
Giovanni Lohelio (1612-1622), il che non esclude, che Giovanni fosse uno dei patroni di
quell’altare già prima della sua profanazione da parte dei Calvinisti. La prima Vita completa,
che includeva anche i miracoli avvenuti dopo la sua morte, fu scritta dal gesuita Giorgio
Plachý nel 1641 e pubblicata in volume nelle versioni latina, boema e tedesca. Un’altra, piú
estesa, fu compilata nel 1668 da Giovanni Ignazio Dlouhoveský de Nová Ves, preposto del
capitolo di Praga e poi vescovo ausiliare. Tutte queste Vitae si basano sull’Hájek. Lo storico
boemo gesuita, Bohuslao Balbín, dovendo comporre una Vita critica di Giovanni per i
Bollandisti, non poté esaminare i documenti dell’archivio capitolare della cattedrale di Praga
e fu cosí costretto a servirsi della Vita del Dlouhoveský, dopo essersi assicurato che questi
avesse usato le fonti storiche attendibili dello stesso archivio. La Vita del Balbín, nel 1680, fu
edita nel III vol. degli Acta SS. Maii (pp. 668-77) con note critiche di Daniele Papebroch, e
ristampata nel 1682 con pochi cambiamenti in Bohemia sancta (Misc. hist., decas I, liber IV,
pp. 74-114) dello stesso Balbín divenendo cosí la base storica di tutte quelle seguenti ed
anche del processo di canonizzazione.
I lavori preparatori per la canonizzazione iniziarono durante gli ultimi anni di vita
dell’arcivescovo di Praga, Matteo Ferdinando Zoubek di Bilenberg (1669-75), che cominciò
a raccogliere il materiale storico. L’imperatore d’Austria, Leopoldo I, invitò, il 12 genn.
1697, l’arcivescovo Giovanni Giuseppe Breuner a raccogliere i documenti che potessero
provare il culto immemorabile di Giovanni e l’imperatore Giuseppe I a sua volta il 15 genn.
1710, volle che lo stesso arcivescovo desse inizio al processo diocesano, che fu però iniziato
dall’arcivescovo Francesco Ferdinando Khüenburg il 14 apr. 1715. Per la parte documentaria
fu esibito, come il piú antico, il cod. con le note storiche fatte da Giovanni da Krumlov, con
la data sbagliata del 1383. Gli atti furono consegnati nel 1719 alla Congregazione dei Riti.
Nel frattempo, a Praga, fu compilato un secondo processo per provare che, trattandosi di un
culto ab immemorabili, il caso era esente dalle regole stabilite da Urbano VIII. Una
commissione speciale, composta da autorità ecclesiastiche e da esperti, il 15 apr. 1719 aprí la
tomba, rimasta chiusa dale tempo della sepoltura, con iscritto sulla lapide il nome di Giovanni
di Pomuk, danneggiato, ma ancora leggibile. Si trovarono solo le ossa e la lingua, ben
conservata, di colore rosso naturale. Nel giug. 1720 ebbe inizio a Roma l’esame dei
documenti e l’anno dopo il 31 magg., Innocenzo XIII firmò il decreto di conferma del culto.
Il 7. giug. fu concesso un nuovo Ufficio divino, in onore del beato, la cui festa si poteva
liturgicamente celebrare nei paesi dell’impero austriaco, nella Germania, nel Regno di
Polonia e nel Ducato della Lituania il giorno 16 magg. Questi privilegi furono estesi anche
alla chiesa di S. Maria dell’Anima a Roma. Il corpo fu lasciato sotto l’altare della cattedrale
di Praga. Il 18 lugl. 1722 il papa acconsentí al processo per la canonizzazione che, cominciato
a Praga nel 1723, si concluse dopo due anni. Tra l’altro furono raccolte tutte le notizie sui
miracoli, compreso quello della lingua rimasta incorrotta e che, sottoposta a nuovo esame dei
periti il 27 genn. 1725, fu trovata secca e di colore grigio-bruno; tre quarti d’ora dopo, però,
riprese la forma ed il colore purpureo naturale, eccetto una piccola parte rimasta senza
cambiamento. La conservazione della lingua ed il suo cambiamento furono riconosciuti l’11
genn. 1729 a Roma, come due distinti miracoli.
Giovanni fu canonizzato nella basilica lateranense il 19 marzo 1729 da Benedetto XIII, come
martire del sigillo della confessione, ma la Bolla relativa Christus Dominus purtroppo
ripeteva la Vita di Balbín, tratta dagli Acta SS. La venerazione, già diffusa, dopo la conferma
del culto si estese: furono collocate statue del santo sui ponti nei vari paesi; il suo onore
furono fondate confraternite di laici a Praga, in Boemia ed anche a Roma, a cura dell’elettore
di Sassonia, Federico Cristiano, presso la chiesa di S. Lorenzo in Lucina, dove si trova la
cappella dedicata a Giovanni. La nuova tomba, posta tra due altari, sontuosamente eseguita in
puro argento da Giuseppe Würth a Vienna nel 1736, adorna ancora la cattedrale di Praga.
Solo nei paesi dell’odierna Cecoslovacchia esistono attualmente ca. duecentocinquanta chiese
in onore del santo martire.
II. L’IDENTITÀ STORICA DEL SANTO. L’identità storica di Giovanni fu di nuovo
riaffermata nel 1752, quando il prefetto della Biblioteca Vaticana, Giuseppe Simone
Assemani, scoprí, in un cod. delle opere dell’arcivescovo Giovanni Jenštejn, il testo originale
della sua accusa contro il re Venceslao, dove si parla della morte di Giovanni. Nel 1793 lo
storico boemo Giuseppe Dobrovský scoprí e pubblicò la Vita di Giovanni Jenštejn scritta da
Pietro Clarificator. È però interessante sapere che nel 1744 l’agonistiano Elia Sander volle
provare la identità dei due Giovanni come aveva tentato di fare, prima delle su scoperte nel
1779 e 1783, anche Giuseppe Dobrovský
Oggi non c’è piú dubbio sulla vera identità di Giovanni, specialmente perché è nota la genesi
dello Giovanni di Pomuk, divenuta poi quella di Giovanni Nepomuceno, ne garantisce
l’identità. Benché la conferma dell’abate di Kladruby fosse indicata come causa della sua
morte, anche il mantenimento del segreto confessionale fu piú tardi ritenuto tale. Se la prima
è storicamente ben documenta, non è lecito a priori escludere la seconda, specialmente non
essendovi alcun documento provante il contrario. Dal silenzio in questo caso non si può
dedurre niente, salvo l’ignoranza, mentre esistono indicazioni storiche favorevoli, oltre il
duplice miracolo della lingua. In Boemia, specialmente all’inizio del sec. XVIII, il culto fu
combattuto dai non-cattolici, che accusavano la Chiesa di voler sostituire con quello di
Giovanni il culto di Giovanni Hus. La scoperta dei documenti dopo la canonizzazione, ha
mosso alcuni ad accusare la Chiesa di aver canonizzato una persona inesistente,
completamente creata dalla leggenda popolare, e ciò allo scopo di mettere in dubbio la
infallibilità del magistero della Chiesa. Il che è falso: se inesattezze ci furono nella Bolla di
canonizzazione, esse riguardano piuttosto i motivi del martirio di Giovanni che non la sua
esistenza o la sua santità. Ed è solo il giudizio su questa che nelle Bolle di canonizzazione è
infallibile, non quello sui motivi.
Giovanni è considerato patrono dei confessori, protettore della buona fama e s’invoca il suo
aiuto contro le inondazioni. In alcuni paesi, specialmente di montagna, il giorno della sua
festa, il 16 magg., si fa una processione eucaristica alle statue sui ponti per implorare la sua
protezione.

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