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Due esempi della Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo nella tradizione siculo-

albanese

Per scrivere sulla registrazione video della Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo
celebratasi alla Cattedrale di S. Demetrio di Piana degli Albanesi, nel tentativo di evitare la
telecronaca delle immagini Rai, sfrutterò un'esperienza personale che ritengo utile per fare
una breve riflessione sul tema del rito greco bizantino, nella declinazione siculo-albanese.
Cercherò di confrontare le sensazioni che mi ha trasmesso la messa di Piana degli Albanesi
con quelle che mi ha trasmesso la Divina Liturgia celebrata nella chiesa della Martorana a
Palermo, in occasione della Teofania, a cui ho avuto la fortuna di assistere dal vivo lo scorso 6
gennaio.
Basta entrare nella chiesa, soggetta all'eparchia di Piana degli Albanesi, e concattedrale con S.
Demetrio, per fare esperienza visiva di ciò che è l’oriente cristiano, nella caleidoscopica
declinazione offerta dalla storia di una città come Palermo, centro cardine dell’isola più
grande del mediterraneo.
Superato lo straniamento e la fascinazione dovuti all’alternarsi di volte affrescate in stile
settecentesco con uno straordinario ciclo di decorazioni musive bizantine, ecco svettare
immersi nell’oro a sinistra Ruggero II nelle vesti di Imperatore bizantino ed incoronato da
Gesù Cristo, a destra il fondatore della chiesa stessa, Giorgio d’Antiochia, ammiraglio arabo-
cristiano (o meglio greco-melchita) della flotta del regno di Sicilia, rappresentato nell’umile
atto di prostrarsi alla Vergine. Solamente 10 secoli fa misero a ferro e fuoco la parte centro
orientale del nostro mare. Il culmine dello splendore dorato bizantino si ha nella cupola dove
è raffigurato al centro il Cristo Pantocratore in compagnia di Arcangeli, Patriarchi, Evangelisti
e Apostoli, in basso cattura la mia curiosità un’iscrizione in arabo, che l’Amari traduce come
invocazione cristiana, ulteriore prova, insieme alle più recenti icone italo-albanesi che
decorano le pareti, del sincretismo culturale che caratterizza la chiesa.
La Teofania è una delle feste più sentite dell'anno liturgico bizantino, e l'inizio della liturgia
con le panche della piccola chiesa gremite, nonostante il numero esiguo degli officianti
rispetto al fasto della messa di San Demetrio, riesce con la potenza del canto a creare un luogo
fuori dal tempo, escludendo dalle mie orecchie il brusio indefinito esterno di una mattinata
palermitana piena di turisti che sfruttano gli ultimi giorni delle vacanze natalizie. Il rito
prosegue secondo la Liturgia di San Giovanni Crisostomo, con le modifiche del typikon per la
Santa Teofania, cantata per la maggior parte in greco ed italiano. Dopo una lunga litania
cantillata, che testimonia l'importanza del momento del battesimo di Cristo per tutta la
Cristianità in generale, avviene il suggestivo volo della colomba, lasciata volare dalle grate
ornate di quella che fu nella sua contorta storia anche la chiesa di monache di clausura. Infine
il Papas Antonio Paratore (inteso papa Nino da parrocchiani e conoscenti), procede alla
benedizione, aspergendo i fedeli con rami d'ulivo immersi nell'acqua benedetta .

Le immagini che si presentano a Piana degli Albanesi sono decisamente diverse. In primo
luogo nella cattedrale di San Demetrio è presente una ricca e decorata iconostasi che manca
nella piccola chiesa palermitana dove sinceramente ho dovuto fare sforzo di immaginazione
nel concepire l’officiante “nascosto” nei momenti in cui le sue azioni dovevano essere segrete
ai fedeli. È da sottolineare il fatto che la cattedrale di Piana degli Albanesi è il centro più
importante della comunità e dell’Eparchia e che sicuramente la presenza delle telecamere ha
influenzato lo svolgimento della celebrazione, che assume anche una funzione divulgativa. Il
coro ben numeroso, le panche gremite di ragazzi e ragazze in abiti tradizionali, una festa che
nell’andare trasmessa su scala nazionale diventa efficace e virtuosa pubblicità, ma forse rende
un’idea leggermente diversa dalla quotidianità del rito. Ma la fortuna di una tradizione sta
anche nella capacità di mostrarsi nel suo splendore.
Anche tra lo splendido ciclo di affreschi “alla greca” della Cattedrale di San Demetrio
Megalomartire viene celebrata la Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo. È la liturgia
più usata nel mondo bizantino. Cantata o cantillata per quasi la totalità delle parti, tranne il
Credo, il Padre Nostro e l’Omelia.
La struttura di base è caratterizzata dalla Dhoxologia introduttiva (omessa nelle riprese RAI),
tre antifone, il piccolo ingresso, dove vengono presentati i vangeli, seguono i tropari del
giorno, variabili a seconda dell’occasione. Successivamente è il momento dell’Inno Trisagio.
Il canto dei tre versi del Trisagio eseguito tre volte di seguito riesce a trasmettere un senso di
indeterminatezza molto suggestivo, in pieno accordo con la narrazione mistica della liturgia
bizantina. Narrazione che riesce a scorrere addirittura su due binari diversi in un altro
momento della Liturgia, l’inno Cherubico. Inno che viene spezzato a metà, interrotto e
lasciato in sospeso da una declamazione del sacerdote e dal momento del Grande Introito con
la processione dei doni. Successivamente la frase viene completata, dando esito ad una
bipartizione netta.
Un altro momento della liturgia che ha catturato la mia attenzione è il Credo. Normalmente
recitato in lingua arbereshe, sia nell’occasione della Teofania alla Martorana che in quella del
video è recitato in italiano da tutti i fedeli, trasmettendo in modo efficace e intellegibile la
concezione teologica di coloro che seguono il rito bizantino. Il sentire tra i suoi versi l’atto di
fede nei confronti del Papa di Roma e della Chiesa Cattolica chiarisce in modo semplice
l’essere sui iuris dell’Eparchia siculo albanese. Come già detto per Palermo anche nella
messa ripresa dalle telecamere la liturgia viene conclusa con la benedizione.
Dal confronto sintetico tra la liturgia vista dal vivo e la liturgia ripresa in video ho compreso
come nonostante la stessa tradizione liturgica possa essere celebrata in contesti e scenari
differenti, essa conservi lo stesso fascino e la stessa autorevolezza, consolidata in secoli di
storia.

Marco Ardizzone

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