Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
di Giovanni Semi
Richard Lloyd, Neo-Bohemia. Art and Commerce in the Postindustrial City, New
York and London, Routledge, 2006.
Sudhir Alladi Venkatesh, Off the Books. The Underground Economy of the
Urban Poor, Cambridge, Mass., Harvard University Press, 2006.
1
Tra i fondatori figurano nomi di prim’ordine della sociologia ed antropologia
critica, come Michael Burawoy, Nancy Scheper-Hughes e Paul Willis.
2
Il lavoro di Anderson può però considerarsi una sorta di versione semplificata e
per il grande pubblico della sua monografia pubblicata nel 1990, StreetWise.
3
Alcuni strascichi si possono ritrovare nella review che, questa volta, ha subito
Wacquant nella rivista «Symbolic Interaction» per quanto riguarda la propria etnografia
(2005, vol. 28, n. 3, pp. 429-447).
Etnografie urbane 195
Dal sud di Chicago ci spostiamo con Lloyd verso il nord-ovest, nel quartiere
à la page di Wicker Park. Notiamo subito una differenza: mentre nel testo
di Venkatesh i nomi di persone e luoghi sono stati alterati, come è prassi in
etnografia, non è la scelta effettuata da Lloyd e questo, molto probabilmente,
per riprodurre la logica quantomeno discutibile che gli underdogs vadano pro-
tetti garantendo loro anonimato, nonostante si dica che vengono indagati per
dare loro «voce», mentre ai soggetti meno vulnerabili, se non addirittura forti,
viene garantita pubblica esposizione, quindi pubblicità e cioè «voce»4. Wicker
Park perciò è un quartiere che esiste in quanto tale, e il libro di Lloyd può
esserne considerato una formidabile guida ad uso e consumo di un pubblico
sociologico. Chi fosse sprovvisto infatti del lessico sulla political economy urbana,
dei dibattiti sul cosmopolitismo, sulla gentrification o sulla costruzione sociale
dell’autenticità artistica nella società post-industriale avrebbe difficoltà ad aggirarsi
per Damen Street o per Division con in mano questo volume. Lo specialista
invece lo apprezza e molto. La tensione tra dibattito sociologico e costruzione
dell’oggetto di ricerca è illustrata con maestria attraverso le descrizioni dei
buttafuori di colore nei locali alla moda che in realtà sono poeti, scrittori e
agitatori culturali a livello locale. Si tratta in fondo della stessa area dove aveva
vissuto e da cui aveva tratto ispirazione Nelson Algren, l’autore del fortunato
L’uomo dal braccio d’oro, la cui memoria e passaggio per il quartiere verranno
utilizzati proprio per produrre investimento simbolico ed economico durante la
riqualificazione di Wicker Park. E così l’estetica della polvere, sia essa quella
dei palazzi in parte ancora fatiscenti o quella dell’eroina, viene illustrata nella
sua capacità di produrre quell’alone di fascino urbano necessario ad aumentare
il valore immobiliare di un’area e ad attirare giovani classi medie di professio-
nisti ed artisti. La scrittura ironica, in perfetta sintonia con l’oggetto di studio,
illustra dunque alcuni paradossi come quello per cui, rovesciando il celebre
titolo del libro di Paul Willis (1977), i «middle-class kids get working-class
jobs», dove si illustra con precisione il mondo dei lavori sotto-pagati nell’eco-
nomia di servizio del quartiere, fatta di camerieri, buttafuori e lavapiatti. La
trasformazione dell’offerta culinaria e la conseguente espansione di cibo etnico
«chic», come il sushi, la presenza di locali musicali di tendenza, di librerie
specialistiche, negozi di stilista che mescolano arredamento di design e abiti
4
Secondo Hammersley questa tendenza, relativamente alla sovraesposizione di soggetti
indagati appartenenti alle classi popolari, ha a che fare con un’inversione della «gerarchia
di credibilità» degli attori sociali da parte degli studi etnografici (2008, 22-28). Citando
infatti Howard Becker, Hammersley vede nel dare ascolto e voce ai meno privilegiati
un implicito, quando non addirittura esplicito, riconoscimento di maggiore credibilità,
esattamente il contrario di ciò che accade con il senso comune collettivo che fa pensare
viceversa più credibile chi possiede maggiori dotazioni di risorse simboliche, credenziali
educative, ecc. Il paradosso ulteriore che mi preme sottolineare, è che, ammesso e non
concesso che questa inversione sia giustificabile, nei fatti viene ulteriormente alterata dal
fatto che al «più credibile» attore sociale sfavorito viene negata la propria vera identità
nel resoconto finale per proteggerne la privacy. Si da quindi voce ma si toglie il volto
insomma. Ai «meno credibili» favoriti quando sono studiati, invece, voce e volto vengono
garantiti. Ringrazio Mario Cardano per il suggerimento bibliografico.
Etnografie urbane 197
eccentrici, tutto questo mix è presentato come parte della trasformazione più
ampia in corso a Chicago negli ultimi trent’anni, e la conseguente riscoperta
di aree popolari economiche sulle quali investire, e anche come espressione più
generale della diffusione di valori post-materialisti e dell’economia a supporto
di questi nuovi gusti nelle città americane ed occidentali. Da questo punto di
vista, dunque, il libro di Lloyd riesce nel difficile compito di coniugare una
scala micro con dei fenomeni macro, una rappresentazione locale efficace con
dei movimenti di più ampia portata e di rimanere brillante nella scrittura anche
quando affronta questioni più specialistiche.
Ad unire i due volumi qui presentati, oltre alla città di Chicago e ai
ringraziamenti tributati allo stesso barista, c’è quella che Gary Fine ha iden-
tificato come la tendenza «descrittiva» molto presente nell’etnografia urbana,
opposta alla «peopled ethnography» dove è il gruppo, specialmente il piccolo
gruppo, che viene interpretato nel suo evolvere e strutturarsi (Fine, in questo
volume). Sia nel lavoro di Venkatesh che in quello di Lloyd i soggetti cam-
biano di frequente e i processi, siano essi spaziali o sociali, emergono con
più forza. Certo, le biografie degli imbroglioni, dei truffatori o delle prostitute
raccontate da Venkatesh rendono atto della loro caratura personale, soggettiva,
della cifra biografica insomma. Così, le narrazioni dei giovani artisti frustrati,
di musicisti sulla cresta dell’onda e di intermediari culturali di quartiere hanno
uno spessore biografico significativo, ma quello che conta è mostrare come una
città muta al mutare di investimenti economici e simbolici nello spazio. Poco
spazio in entrambi i casi alla riflessione metodologica, sia sulla storia naturale
della ricerca che sulla poetica etnografica adottata, a testimonianza, come
rileva anche Bruni (in questo volume), sia di una certa maturità del campo
etnografico che di un disinteresse per un tema che è stato sicuramente molto
ingombrante in passato.
Di certo questi due libri continuano a cavalcare due topos della sociologia
urbana americana, quello dei ghetti segregati e dei villaggi urbani, con un
occhio molto preciso a indicare il perdurante isolamento dei primi da parte
di Venkatesh e l’estrema plasticità dei secondi da parte di Lloyd. Le sirene
dell’orientalismo urbano, oggetto delle critiche di Wacquant cui si faceva rife-
rimento nelle prime righe, rimangono inascoltate in due maniere diverse dai
due testi qui presi in esame. In Off The Books, senza esaltare necessariamente
la decency del sottoproletariato nero intrappolato nel ghetto ma anzi contrap-
ponendo i giochi di generazione che spiegano bene come la dignità dei più
anziani sia l’esito di un processo di selezione che parte anche dai comportamenti
predatori dei più giovani. Con Neo-Bohemia è la stretta connessione ai dibattiti
più recenti che consente all’autore di non cadere nella fallacia di esaltare il
caso singolo in quanto unico, ma anzi di mostrare come i casi di quartieri
soggetti a dinamiche simili siano numerosi non solo nella storia urbana di Chi-
cago ma più in generale nello sviluppo urbano della maggior parte delle città
occidentali. Mantenendo in piedi due tradizioni statunitensi differenti, questi
autori offrono dunque numerosi spunti anche all’etnografia urbana europea e
italiana in particolare, che, va sottolineato, sta già mostrando diversi segni di
198 Giovanni Semi
Riferimenti bibliografici
Anderson, E.
1990 StreetWise. Race, Class, and Change in an Urban Community, Chicago,
University of Chicago Press.
1999 Code of the Street: Decency, Violence, and the Moral Life of the Inner
City, New York, Norton.
Cancellieri, A.
2007 Hotel House. In un palazzo il mondo, Tesi di dottorato, Università di
Padova.
Drake, S. e H.R. Cayton
1962 Black Metropolis. A Study of Negro Life in a Northern City, New York,
Harper&Row [ed. orig. 1945].
Du Bois, W.E.B.
1996 The Philadelphia Negro: A Social Study, Philadelphia, University of
Pennsylvania Press [ed. orig. 1899].
Duneier, M.
1999 Sidewalk, New York, Farrar, Straus and Giroux.
Fava, F.
2007 Banlieue de Palerme. Une version sicilienne de l’exclusion urbaine, Paris,
L’Harmattan; ed. it. Lo Zen di Palermo. Antropologia dell’esclusione,
Milano, Franco Angeli, 2008.
Hammersley, M.
2008 Questioning Qualitative Inquiry. Critical Essays, London, Sage.
Newman, K.
1999 No Shame in My Game: The Working Poor in the Inner City, New
York, Vintage Books.
Scandurra, G.
2007 Il Pigneto. Un’etnografia fuori le mura di Roma, Padova, Cleup.
Venkatesh, S.A.
2002 American Project. The Rise and Fall of a Modern American Ghetto,
Cambridge, Mass., Harvard University Press.
Wacquant, L.
2002 Scrutinizing the Street: Poverty, Morality, and the Pitfalls of Urban
Ethnography, in «American Journal of Sociology», 107, 6, pp. 1468-
1532.
Willis, P.
1977 Learning to Labour. How Working Class Kids Get Working Class Jobs,
New York, Columbia University Press.
Wilson, W.J.
1987 The Truly Disadvantaged. The Inner City, the Underclass, and Public
Policy, Chicago, University of Chicago Press.
Zorbaugh, H.W.
1983 The Gold Coast and the Slum. A Sociological Study of Chicago’s Near
North Side, Chicago, University of Chicago Press [ed. orig. 1929].