Sei sulla pagina 1di 7

1.

Mettersi in
cammino
Il senso di una ricerca

“Che cercate?” “Maestro, dove abiti?”


“Venite e vedrete!” Gv 1,38-39
COSA S'INTENDE PER CAMMINO VOCAZIONALE

Tutto ciò che tocca il tema vocazione, visto e affrontato alla luce della Parola di
Dio, fa parte del cammino vocazionale. E' un cercare di stabilire un rapporto tra
la Parola di Dio, l’esperienza personale e l’esperienza ecclesiale (comunione,
fraternità, servizio, ecc.).
Nella prospettiva della vocazione partiamo dal riconoscere le nostre “diverse”
storie, situazioni, personalità, per accogliere l'illuminazione dello Spirito e per
seguire le orme di Gesù Cristo (Vangelo). Come? Nel modo più sincero, instaurando
un dialogo (preghiera) con Dio!

Vocazione è dialogo:
ascolto

propost chiarificazioni
a

risposta
Tutto avviene tramite l'incontro con la Parola di Dio, che è l’incontro con una
persona viva. Essa è:

 Comunicazione: esprime una relazione tra persone, la rende possibile e la


sostiene, come pure la parola umana.
 Potenza creatrice (ebraico= dabar): è capace di suscitare vita e novità di
vita (salvezza).
 Messaggio: ha un contenuto che spiega il perché ultimo e il senso di ciò che
esiste (creazione e redenzione), interpreta la storia (profezia e annuncio di
salvezza), orienta la vita (proposta vocazionale ed etica).

Caratteristico della Parola di Dio è che non offre mai una comprensione di se
stessa “statica” ed esauribile, suscita sempre un processo di DISCERNIMENTO
(che valore hanno le varie proposte che mi giungono dall’interno e dall’esterno?), di
DECISIONE (che cosa devo tralasciare?), di SCELTA (che cosa mi propongo di
abbracciare?), di REALIZZAZIONE (inizio effettivamente ad attuare ciò che ho
scelto).
Davanti alla Parola di Dio, all'inizio di un cammino vocazionale bisogna
mettersi sempre nell'atteggiamento del DISCEPOLO, colui che vuole e che deve
imparare, colui che ha il coraggio, la convinzione, la motivazione e la forza
(disciplina) di lasciare un cammino per intraprenderne un altro.
3. PERCHÉ UN ITINERARIO VOCAZIONALE

Ci troviamo davanti a degli interrogativi:


 che fare della mia vita?
 che fare nella mia vita?
 perché non dedicarmi al servizio di Dio e dei fratelli?

Davanti a queste domande o mi impegno o faccio finta di non sentire. La riposta è chiaramente
personale, altri non la possono dare al mio posto. Dopo aver deciso di mettermi in cammino, mi sono
richiesti due atteggiamenti fondamentali: la disponibilità alla ricerca, la disponibilità al dono di me
stesso. Sono atteggiamenti che crescono insieme e nello stesso tempo anche separati, soprattutto crescono
nella gradualità. Un pericolo da mettere in conto e da superare è quello di finire nelle sabbie mobili:
nell'immobilismo pratico. E' importante che in questo cammino ognuno trovi il suo passo di crescita e
proceda col proprio ritmo.

4. CONCEZIONE DI VOCAZIONE

Vocazione è:
 DIALOGO, il camminare insieme di due persone, dove l’iniziativa e la priorità
spetta a Dio, e la responsabilità alla persona umana.
 CAMMINO INSIEME CON DIO, dentro una comunità; essenziale è essere in
STATO di vocazione, cioè disponibili a Dio e ai suoi segni. Dio e l'uomo si
interpellano a vicenda, senza assumere difese!
 DIO CHE INTERPELLA L'UOMO E VICEVERSA. Ciò si capisce a poco a poco,
assumendosi nella fede le responsabilità della propria vita.

Gesù ci pone una domanda e ci offre una possibilità di chiarirla: «Che


cercate? VIENI E VEDI.» (cfr. Gv 1,38-39).
1. La chiamata di Abramo
Dal libro della Genesi (11,27-12,9)

Cfr. momento di preghiera (pp. 8-9)

Altri testi biblici per la riflessione sulla figura di Abramo: Eb 11,8-19; Gn 15,1-20; 18,1-15; 22,1-19; Rm
4,16-22

Riflettendo sulla vicenda di Abramo


Consideriamo la vicenda di Abramo nel suo insieme e facciamo qualche domanda a questi
testi.

 E' veramente una vicenda di chiamata?


Nella lettera agli Ebrei 11,8 Abramo viene presentato come il "chiamato da Dio". Il testo
della Genesi 12,1.7 scrive: «il Signore disse (Dio disse)», questo ci fa capire come la vicenda
si sviluppa sotto il segno della Parola di Dio.
 Da dove è chiamato Abramo?
«Lascia il tuo paese, la patria, la casa di tuo padre» Abramo è chiamato nel profondo della
propria identità. La Parola di Dio si manifesta come totalizzante, non chiede un aspetto della
vita, ma pretende l'insieme della vita, dell'esistenza.
 Da chi è chiamato Abramo?
Nella Bibbia, la storia di Abramo è la prima vocazione che viene narrata... è l'esempio della
vocazione di partenza. In Abramo, Dio non si presenta con ciò che ha già operato in altri, è
l'inizio assoluto di un rapporto nuovo.
 A che cosa è chiamato Abramo?
E' chiamato a cose “concrete” e “generiche”: una terra, ma quale? Un popolo, ma quale?
E' chiamato a credere, è chiamato ad affidarsi, a sperare. Abramo non vede cosa gli
succederà, ciò malgrado crede e si affida!

 Che cos’ ha di specifico la chiamata di Abramo?


 È generica: Abramo in fondo non deve far niente, Dio gli chiede solo di camminare e di
attendere. Per questo il Nuovo Testamento, vede in Abramo l'incarnazione della FEDE.
 È un invito e non un obbligo: Dio non minaccia. Abramo si trova di fronte ad una
Parola di Dio che gli propone un avvenire, lo coinvolge e lo lega al destino di altre
persone. Non un comando ma un invito responsabilizzante.
 Comporta una rottura definitiva col passato: Abramo poteva tornare indietro ma la
vicenda lo spinge verso nuove situazioni e mai verso la ripetizione del passato, del punto
di partenza. Abramo non concepisce il tornare indietro. Quando ci sarà la carestia non
tornerà in Mesopotamia ma scenderà in Egitto.

2. La ricerca del giovane Francesco d’Assisi


Dalla Leggenda dei Tre Compagni (cap. 2)
Tra Perugia ed Assisi si erano riaccese le ostilità, durante le quali Francesco fu catturato con molti suoi
concittadini e condotto prigioniero a Perugia. Essendo signorile di maniere, lo chiusero in carcere insieme con
i nobili.
Una volta, mentre i compagni di detenzione si abbandonavano all'avvilimento, lui, ottimista e gioviale per
natura, invece di lamentarsi, si mostrava allegro. Uno dei compagni allora gli disse che era matto a fare
l'allegrone in carcere. Francesco ribatté con voce vibrata: «Secondo voi, che cosa diventerò io nella vita?
Sappiate che sarò adorato in tutto il mondo».
Un cavaliere del suo gruppo fece ingiuria a uno dei compagni di prigionia; per questo, gli altri lo isolarono.
Soltanto Francesco continuò a essergli amico, esortando tutti a fare altrettanto.
Dopo un anno, tra Perugia e Assisi fu conclusa la pace, e Francesco rimpatriò insieme ai compagni di
prigionia.
Passarono degli anni. Un nobile assisano, desideroso di soldi e di gloria, prese le armi per andare a
combattere in Puglia. Venuto a sapere la cosa, Francesco è preso a sua volta dalla sete di avventura. Così, per
essere creato cavaliere da un certo conte Gentile, prepara un corredo di panni preziosi; poiché, se era meno
ricco di quel concittadino, era però più largo di lui nello spendere.
Una notte, dopo essersi impegnato anima e corpo nell'eseguire il suo progetto, e bruciava dal desiderio di
mettersi in marcia, fu visitato dal Signore, che volle entusiasmarlo e sedurlo, sapendolo così bramoso di gloria,
appunto con una visione fastosa. Stava dormendo quando gli apparve uno che, chiamatolo per nome, lo
condusse in uno splendido solenne palazzo, in cui spiccavano, appese alle pareti, armature da cavaliere,
splendenti scudi e simili oggetti di guerra. Francesco, incantato, pieno di felicità e di stupore, domandò a chi
appartenessero quelle armi fulgenti e quel palazzo meraviglioso. Gli fu risposto che tutto quell'apparato
insieme al palazzo era proprietà sua e dei suoi cavalieri.
Svegliatosi, s'alzò quel mattino pieno di entusiasmo. Interpretando il sogno secondo criteri mondani (egli
non aveva ancora gustato pienamente lo spirito di Dio), immaginava che sarebbe diventato un principe. Così,
prendendo la cosa come presagio di eccezionale fortuna, delibera di partire verso la Puglia, per essere creato
cavaliere da quel conte. Era più raggiante del solito e, a molti che se ne mostravano sorpresi e chiedevano
donde gli venisse tanta allegria, rispondeva: «Ho la certezza che diventerò un grande principe».
(...) Messosi dunque in cammino, giunse fino a Spoleto, e qui cominciò a non sentirsi bene. Tuttavia,
preoccupato del suo viaggio, mentre riposava, nel dormiveglia intese una voce interrogarlo dove fosse diretto.
Francesco gli espose il suo ambizioso progetto. E quello: «Chi può esserti più utile: il padrone o il servo?».
Rispose: «Il padrone». Quello riprese: «Perché dunque abbandoni il padrone per seguire il servo, e il principe
per il suddito?». Allora Francesco interrogò: «Signore, cosa vuoi che io faccia?». Concluse: «Ritorna nella tua
città e là ti sarà detto che cosa devi fare; poiché la visione che ti è apparsa devi interpretarla in tutt'altro senso».
Destatosi, egli si mise a riflettere attentamente su questa rivelazione. Mentre il sogno precedente, tutto
proteso com'egli era verso il successo, lo aveva mandato quasi fuori di sé per la felicità, questa nuova visione
lo obbligò a raccogliersi dentro di sé. Attonito pensava e ripensava così intensamente al messaggio ricevuto,
che quella notte non riuscì più a chiuder occhio.
Spuntato il mattino, in gran fretta dirottò il cavallo verso Assisi, lieto ed esultante. E aspettava che Dio, del
quale aveva udito la voce, gli rivelasse la sua volontà, mostrandogli la via della salvezza. Ormai il suo cuore
era cambiato. Non gli importava più della spedizione in Puglia: solo bramava di conformarsi al volere divino.

Riflettendo sulla vicenda di Francesco

Quale itinerario vocazionale ha compiuto Francesco? Come sono emersi i momenti della ricerca e della
decisione?

 Francesco partecipa alla vita socio politica del suo tempo.


 Ha un forte desiderio di realizzare un progetto di gloria che lo porta a cambiare
vita (cavaliere), secondo criteri mondani.
 Il Signore visita Francesco, una voce lo interroga nel dormiveglia.
 Che fare? risponde Francesco, la voce continua "Ritorna alla tua città e là ti sarà
detto" (cfr Abramo: Esci e va, dove t'indicherò).
 Francesco aspetta nuove indicazioni (pazienza).
 Francesco ora ha una cosa da cercare e la mette al primo posto.
 Cambiare progetto per Francesco comporta un fallimento, una sconfitta sul
piano umano.

La storia di Francesco ci insegna che il Signore parla anche all'interno di progetti precari e “conformisti”,
purché ci sia la disponibilità a mettersi in discussione e anche al cambiamento di rotta.
Dopo la lettura di questo testo, gli elementi che emergono per un cammino vocazionale sono:
disponibilità, riflessione, interiorizzazione (cfr. Leg. 3 Comp. “raccogliersi
dentro di sé”), obbedienza al Signore, attesa gioiosa

Francesco è un giovane comune, vive il travaglio della ricerca, sperimenta alcuni


incontri significativi (povero, Sacra Scrittura), compie una scelta di rottura col
proprio passato.

METTERSI IN CAMMINO
Per la riflessione personale
1) Ci sono aspetti della storia di Abramo in cui appaiono delle caratteristiche
simili alla tua esperienza, alla tua storia?

2) Prova a riconoscere nella tua storia il momento, o quei momenti che


hanno fatto emergere in te la ricerca, il desiderio di capire cosa vuole il
Signore da te!

3) Nella ricerca di Francesco di Assisi, emergono alcuni elementi


fondamentali per un cammino vocazionale: disponibilità, riflessione,
interiorizzazione, obbedienza al Signore, attesa gioiosa. Quali di questi
riconosci presenti in te e quale invece e il più assente in te?

4) Che cosa è una vocazione? Cosa vuol dire sentirsi chiamato alla vita
laicale, alla vita matrimoniale, alla vita consacrata?
Hai mai pensato alla tua vocazione, al tuo compito nella chiesa? Come
puoi individuare e concretizzare questa tua vocazione?

Scheda per la preparazione personale


dei miei incontri con la guida spirituale

Prima dell’incontro
Cerca di chiarire, prima dell’incontro, ciò che desideri comunicare, fissando anche
qualche appunto per iscritto; ti permetterà di guadagnare tempo, efficacia,
profondità.

Una scaletta per facilitare l’esplorazione di alcuni ambiti:


 Far chiaro sulle domande che mi pongo: Quali sono?
 Discernere in vista di una decisione: quali fattori entrano o sono in causa?
 Bilancio periodico del mio cammino: l’ho preparato? Procedo a casaccio?
 Esplorazione di un problema: Qual è? Quando e come l’ho percepito? In che
termini si pone?
 Chiarire il perché di un disagio: Quali gli elementi principali?
 Comunicazione delle scoperte su di me: Quali?
 Avverto paure, apprensioni: Quali?

Durante l’incontro
Io faccio quel che posso... la guida pure.
L’importante sarà fare il tratto di strada possibile oggi.

Dopo l’incontro
Mi prendo il tempo per fare il punto del mio incontro con
l’accompagnatore spirituale:
 Che sentimenti provo? soddisfazione... perché? Insoddisfazione... perché? Quali
altri sentimenti?
 Ci sono delle cose che non ho potuto o non ho osato affrontare? Quali? Perché?
 Che cosa si è fatto più chiaro in me?
 In che cosa sento di dovermi e potermi impegnare per il mio ulteriore cammino?

Potrebbero piacerti anche