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Le onde elettromagnetiche.

Le onde elettromagnetiche non sono altro che delle variazioni del campo elettrico e
magnetico, con forma sinusoidale, generate da una carica oscillante o in accelerazione. Lo
spettro elettromagnetico (Figura 1) è amplissimo, ed è costituito da onde di diversa frequenza
e lunghezza d’onda (107 Hz – 1020 Hz), tutte che viaggiano nel vuoto con velocità c = 3 x 108
m/s.

Figura 1 - Lo spettro elettromagnetico.

Astronomia elettromagnetica.

L’atmosfera che avvolge la Terra viene attraversata con limitato assorbimento solo dalla luce
visibile, dall’infrarosso e dalle onde radio, mentre le onde di altre frequenze vengono quasi
totalmente assorbite.
Fino ai primi decenni del secolo scorso, quindi, il cielo poteva essere osservato solo a occhio
nudo o con telescopi ottici, a lunghezze d’onda comprese tra i 400 e i 700 nm, tra il violetto e il
rosso. Per vedere il cielo in altri “colori” era necessaria l’invenzione di altri strumenti. Alla fine
degli anni ’30 dello scorso secolo apparvero i primi radiotelescopi, in grado di sfruttare la
trasparenza dell’atmosfera a lunghezze d’onda radio, tra 1 mm e 30 m; grazie ad essi sono
state ottenute dettagliatissime immagini del cielo e furono scoperti anche quei corpi che a
differenza delle stelle non emettono luce, quali le pulsar, stelle di neutroni che ruotano
velocemente, o le galassie attive, gigantesche galassie ellittiche che emanano un enorme
getto di materia dal nucleo.
Per “vedere” l’Universo in tutta la sua varietà , anche alle frequenze dei raggi X o gamma, sono
stati necessari gli strumenti tipici della fisica delle particelle. A partire dal 1948, essi vennero
montati su razzi, dal 1964 su palloni stratosferici e, a partire dal 1970, su satelliti. Solo così è
stato possibile osservare gli oggetti e gli avvenimenti più violenti del nostro universo quali:
 Supernove: gigantesche esplosioni che avvengono quando il nucleo interno di una
stella alla fine della sua vita collassa per effetto dell’attrazione gravitazionale.
 Buchi neri: corpi i cui campi gravitazionali sono così intensi da intrappolare persino la
luce, e che dunque non possono essere osservati direttamente.
 Stelle di neutroni: corpi piccoli ma di densità elevatissima. Hanno una massa
dell’ordine di quella del Sole ma un raggio di pochi kilometri.
Nella figura 1, assieme all’andamento della percentuale di assorbimento in atmosfera delle onde
elettromagnetiche alle diverse lunghezze d’onda, viene schematizzato il quadro degli strumenti
“in azione”, molti dei quali con importante partecipazione italiana e dell’Infn: per ognuno di essi,
la banda indica l’intervallo di lunghezze d’onda (e, corrispondentemente, di energia) in cui essi
riescono a “vedere”, dalla Terra o nello spazio. Mettendo insieme le loro

immagini, osserviamo finalmente l’Universo in tutti i suoi “colori”.


Figura 2.

Nella figura 3 sono riportate le foto della Via Lattea scattate a frequenze diverse:
Figura 3.

Microonde: la radiazione cosmica di fondo.


Nel 1965 i radioastronomi americani Arno Penzias e Robert Wilson, puntando verso il cielo
un’antenna progettata per le comunicazioni satellitari, scoprirono un segnale di fondo che non
sembrava provenire da una direzione particolare, ma permeava tutto lo spazio. Questa
radiazione ha un picco di intensità alla lunghezza d’onda di 1,063 mm (regione delle
microonde) e una temperatura di 2,73 K.
Si capì presto che quella scoperta da Penzias e Wilson era la Figura 4 -Radiazione cosmica di fondo
radiazione emessa nei processi di formazione atomica ricostruita dal satellite WMAP.
avvenuti 380 000 anni dopo il Big Bang. Questa radiazione cosmica di fondo è sopravvissuta
per più di 13 miliardi di anni, raffreddandosi progressivamente fino alla bassissima
temperatura attuale, poco sopra lo zero assoluto.
La radiazione cosmica di fondo rappresenta una delle principali prove a sostegno della teoria
del Big Bang. Recentemente il satellite WMAP ha fornito dati estremamente accurati sulla
temperatura e sulla distribuzione spaziale della radiazione di fondo, producendo un’immagine
molto dettagliata dell’universo qual era 13,3 miliardi di anni fa, e consentendo di stimare con
grande precisione molti parametri cosmologici. L’isotropia della radiazione cosmica di fondo,
verificata accuratamente da WMAP, è un forte elemento di sostegno per il principio
cosmologico, enunciato dagli astronomi inglesi Hermann Bondi e Thomas Gold nel 1948:

“Su grande scala l’universo è omogeneo e isotropo”.

Ovvero uguale in ogni punto e in ogni direzione.

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