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Caso tratto con adattamenti da Il Sole 24 Ore del 19 Dicembre 2012
non contano tanto le certificazioni, si viene e si vede come lavoriamo: queste macchine
utensili che producono i pezzi che ci servono costano almeno 12 milioni di euro, la qualità si
costruisce solo così. E lavorare bene porta risultati a tutti, qui si può arrivare anche a 1500
euro di premio di risultato».
Girando per l'impianto troviamo un cimelio storico, un centro di controllo Olivetti ormai non
più utilizzato. «Nella meccatronica eravamo davanti a tutti, anche ai giapponesi – ci dice
Trevisan allargando le braccia –, poi siamo morti, abbiamo distrutto azienda, competenze e
indotto. L'Italia è così».
La storia
Fondata nel 1963, la Trevisan è arrivata alla seconda generazione di imprenditori. Gli addetti
sono un centinaio, impegnati a produrre centri di lavoro speciali destinati ai produttori di
grandi impianti nel settore dell'energia.
Il mercato interno è praticamente assente, con l'export che vale per Trevisan il 95% dei ricavi
complessivi. I risultati del 2012 sono positivi, con una forte crescita dei ricavi. A fine anno si
stima di raggiungere 40 milioni di euro, il massimo storico per l'azienda.
L'inizio di dicembre ha portato in dote nuovi ordini per oltre 15 milioni di euro e questo porta
la produzione garantita a oltre 12 mesi di attività. L'azienda ha deciso di riportare in Italia una
produzione realizzata in Usa, nel Connecticut, per la mancanza di un indotto locale affidabile
nel settore delle lavorazioni meccaniche.