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Le Frou-Frou (1899)

Conosce rapidamente il successo come caricaturista collaborando con varie riviste (Le Cri de Paris, La
Rampe, Le Sourire, Le Figaro, Le journal). Nel 1899 la prestigiosa Revue Blanche pubblica l'album Nos
Actrices, un Portfolio di 18 caricature. Nello stesso anno realizza il suo primo manifesto per il lancio di
una rivista umoristica (Frou Frou). Il manifesto vede una figura femminile dal vestito grigio vaporoso
sollevato dalla danza, con un'ampia scollatura e un capello di aigrette, campeggiare su un brillante
sfondo giallo uniforme. Questo sfondo ricorrerà in numerose altre opere di Cappiello. È evidente
l'influsso dei maestri cartellonisti parigini e del filone degli spettacoli quali il Moulin Rouge e le Folies
Bergère.

Stagione Balneare Livorno (1901)

Il manifesto[modifica | modifica wikitesto]
Nel 1900 inizia la carriera di cartellonista professionista siglando un contratto con l'editore-stampatore
Vercasson che si protrarrà per 16 anni. Durante i 5 anni successivi alterna caricature e cartellonistica:
pubblica la raccolta umoristica Gens du Monde, numero speciale di L'Assiette au Beurre (1901); Le
Theatre Cappiello numero speciale della rivista Theatre (1903); Les contemporaine celebre, album
pubblicitario illustrato con caricature (1904).
Nel 1901 si sposa con Suzanne Meyer (cognata del critico letterario Lucien Muhlfeld e dello
scrittore Paul Adam) con cui avrà due figli: Françoise nel 1902 e Jean nel 1907. È di quest'anno il
manifesto per Livorno, Stagione Balneare, fortemente influenzato dallo stile parigino, ma ancora
relativamente tradizionale.
È nel 1904, con il manifesto Chocolat Klaus, che si inaugura l'apporto innovativo di Cappiello all'arte
dell'affiche. Il manifesto presenta un'amazzone con un lungo vestito verde, cavalcare un piccolo cavallo
rosso fuoco. Tra i due è evidente una voluta sproporzione antirealistica: Cappiello si allinea con questa
scelta agli Espressionisti e ai Fauves. Lo sfondo è scuro, una scelta stilistica che caratterizzerà molta
della produzione di Cappiello e che garantisce di far spiccare i colori brillanti dei soggetti. L'headline del
manifesto è in un carattere bastone condensato, di un giallo caldo e brillante. Il punto di vista si
abbassa e non è più ad altezza occhi: il gruppo cavallo-donna è ritratto leggermente dal basso. Questo
espediente, tutt'oggi largamente in uso nella fotografia di moda, consente di slanciare la figura e
contribuisce a renderla iconica e dominante e diventa presto un tratto distintivo di Cappiello.
Con l'affiche Chocolat Klaus Cappiello rivoluziona i canoni della grafica pubblicitaria. Realizza infatti
manifesti caratterizzati da personaggi che non hanno più attinenza diretta con il prodotto da
pubblicizzare, ma creano un'immagine-marchio altamente riconoscibile. In funzione di una memorabilità
dell'immagine pubblicitaria, di un primato dell'efficacia comunicativa, le ambizioni estetico decorative
dei primi manifesti vengono scalzate da uno stile più diretto, basato su fondi uniti, colori timbrici, sintesi
cromatica, figure in primo piano, centrate nello spazio, il cui principale obiettivo è stupire ed essere
ricordate dal pubblico: nasce il manifesto pubblicitario italiano moderno.

Chocolate Klaus (1904)

Da questo momento in poi Cappiello manifesta uno stile personale, maturo e autonomo, che si fa via
via più riconoscibile e riconosciuto a livello internazionale.
Nel 1905 pubblica per l'editore Floury una raccolta antologica di 70 caricature realizzate negli anni
precedenti. Da questo momento si dedicherà prevalentemente alla realizzazione di manifesti creando
una visione della realtà non più descrittiva, ma fortemente iconica. Personaggi, maschere, folletti,
pierrot popolano i suoi manifesti e campeggiano emblematici in colori vivaci su sfondi scuri o in colori
scuri su sfondi gialli, accompagnati da un lettering bilanciato e moderno. Questo è particolarmente
evidente nel manifesto per Thermogène del 1909, il cui protagonista (un pierrot sputafuoco in tuta
verde, su sfondo marrone scuro) ebbe tanto successo da diventare una moda. La rivista Publicite
Moderne nel 1907 pubblica le sue teorie sul manifesto in piena sintonia con le nuove generazioni di
grafici.
Nel 1918 venne licenziato dalla Vercasson per motivi politici e gli subentrò Jean d'Ylen[3].
È lo stesso Cappiello, in una intervista negli anni '30, a chiarire la sua visione del manifesto pubblicitario
moderno: in esso la figura proposta dall'artista è inscindibile dal prodotto stesso e il prodotto si connota
e si caratterizza proprio grazie alla figura rappresentata. Questo approccio è facilmente riconoscibile
nei manifesti per Campari[4], Thermogène, Oxo Liebig, Bouillon Kube li caratterizza fortemente. I
maestri francesi si occupano prevalentemente di temi relativi all'ambiente artistico e dello spettacolo.
Cappiello interpreta il prodotto di largo consumo e crea per esso manifesti di notevole qualità e
contenuto semantico

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