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La verità di un consumatore di marijuana

A tu per tu con Marco, giovane fumatore e trafficante d'erba

Ore 15 di un soleggiato venerdì pomeriggio, di fronte all’entrata di una palazzina della periferia
luganese. Attendiamo pazientemente l’arrivo di Marco (nome immaginario), il contatto che ha
promesso di rivelarci alcuni retroscena sul mercato della marijuana e della droga in genere in
Ticino. Bastano pochi secondi e Marco arriva a bordo della sua moto: “Scusatemi, ero da un amico”
ci dice. Saliamo nel suo appartamento e veniamo a scoprire il motivo del ritardo: due etti di
marijuana acquistati pochi minuti prima. “È di ottima qualità – ci informa -, outdoor, essiccata e con
pochissimi semi. Peccato che l’abbia pagata parecchio, circa 800 franchi all’etto”. Una quotazione
che porta il prezzo dell’”oro verde” a circa 8000 franchi al chilo. Con tre chili di marijuana,
insomma, è possibile acquistare un chilo d’oro. Un business che ha generato in pochi anni diversi
canapai e attirato l’interesse di numerose persone pronte a investire sul mercato delle droghe
leggere; una speculazione interrotta dall’operazione “Indoor”, voluta dal procuratore pubblico
Antonio Perugini.
Per comprendere meglio questo fenomeno abbiamo voluto parlare con Marco, 23 anni, una persona
all’interno del giro da diversi anni, e capire le motivazioni alla base del consumo e del traffico di
marijuana in Ticino.

Le motivazioni e le varietà
Marco, quando hai cominciato a fumare marijuana?
Avevo circa 16 anni, alcuni miei amici avevano preso l’abitudine di fumarsi qualche spinello nel
fine settimana. In poco tempo ho cominciato anche io, ma era una cosa saltuaria: si fumava ogni
tanto, solamente quando qualcuno aveva la possibilità di acquistare dell’erba. Dopo qualche tempo,
verso la fine del liceo, il consumo si è fatto quotidiano.
Quali sono le motivazioni che spingono a fumare in gruppo?
Io credo che sia un semplice piacere della vita, come fumarsi una sigaretta dopo il caffè o bersi una
birra con gli amici. Si tratta di una sostanza che ti pone su un altro stadio mentale, senza però
alterare la tua personalità: dà nuovo stimolo alle discussioni con la compagnia, permette di
formulare nuove considerazioni, facilita la comunicazione insomma.
E qual’è invece il “piacere” di fumarsi uno spinello da soli?
Credo che l’effetto cambi di persona in persona. Personalmente amo fumarmi uno spinello alla fine
della giornata, riflettere sulle varie situazioni. Lo trovo un attimo estremamente riflessivo e
meditativo, dove stilare un bilancio del giorno appena trascorso.
Per te fumare è insomma come degustare un buon vino, tranquillamente seduti su una
poltrona…
Esattamente, per questo motivo conservo un campione di tutte le varietà di hashish e marijuana
fumate in passato. Molte persone stappano del buon vino con gli amici, io preferisco fumare erba di
qualità conservata gelosamente nel tempo. Non ci vedo assolutamente niente di male, ed è proprio
questo che vorrei far capire alla gente: non sono solamente studenti e giovani a fumare, ma anche
banchieri, dottori e avvocati di 40 e oltre anni. Ovviamente, l’abuso può portare a pericolose
conseguenze.
Quali varietà di marijuana e hashish girano sul mercato?
Dipende. Per la marijuana la differenza è data dall’ambiente di coltivazione: abbiamo quindi
l’indoor, l’outdoor e la serra. La prima è coltivata in box e ambienti chiusi, la seconda all’aperto
mentre la terza è una sorta di via di mezzo. A ciò si aggiungono gli esperimenti e gli incroci, che
possono conferire al prodotto aromi o effetti particolari. L’hashish, derivato della resina della
canapa, ha invece diverse provenienze: c’è l’afgano, il libanese e il marocchino, ad esempio. Ogni
nazione ha la propria tecnica di preparazione e la propria tipologia delle piante, che influisce
inevitabilmente sulla qualità dell’hashish.

Il mercato della droga


Mentre discute con noi, Marco controlla e pesa i due etti di marijuana appena acquistati. “Non
sempre il peso corrisponde: a volte l’erba è umida, e ciò contribuisce ad aumentarne il volume e la
massa”. Dopo le verifiche del caso, Marco prende in mano le varie buste di plastica (detti “grip”) e
confeziona le dosi da vendere ad amici e conoscenti. “Non lo considero assolutamente spaccio –
afferma – ma un semplice metodo per poter pareggiare le spese e soddisfare gli amici”. Con i suoi
due etti, infatti, Marco confeziona delle cosiddette “cinquantelle”, buste contenenti 4.5 grammi di
erba circa del valore di 50 franchi. Ogni grammo, insomma, passa dal valore di acquisto di 8 franchi
al grammo a quello di 12, il prezzo di vendita. Ciò permette a Marco di recuperare i suoi 1600
franchi vendendo circa 140 grammi di marijuana; i rimanenti 60, sono a sua completa disposizione.
“In teoria potrei guadagnarci più di 700 franchi – ammette – ma quel che rimane lo fumerò
personalmente nelle prossime settimane. È sempre stato così: di solito compro all’ingrosso e con
parte dell’erba copro le spese, con l’altra provvedo ai miei bisogni”.
Come viene gestita la rete di contatti?
Solitamente avviene tutto tra amici: se qualcuno viene a sapere di una certa quantità di erba, subito
lo comunica ad altri. Anche nel caso della vendita, tutto viene fatto tramite vecchie conoscenze e
reti di contatto “casalinghe”.
Cosa è cambiato negli ultimi anni, dopo l’operazione “Indoor” voluta dal procuratore
Perugini?
Innanzitutto la reperibilità delle varie qualità. Oggigiorno è sempre più difficile trovare una buona
marijuana outdoor di qualità svizzera, ad esempio. Ovviamente, anche i prezzi sono cambiati: ai
tempi dei canapai un grammo di outdoor valeva dai 5 ai 7 franchi, uno di indoor circa 10 franchi.
Oggi i prezzi al dettaglio sono saliti di molto, a volte sfiorando i 15 franchi. Per questo motivo
consiglio sempre di realizzare una colletta con gli amici e acquistare grandi quantità di marijuana:
in questo modo si risparmiano parecchi soldi, ma non sempre i partecipanti hanno contanti a
sufficienza. Dalla chiusura dei canapai, insomma, non è che la gente fuma di meno: fuma come
prima, solo che l’erba si trova a maggior prezzo e non si è mai sicuri della qualità della stessa.
Qual è la provenienza della droga ticinese secondo te?
Credo che la marijuana indoor provenga principalmente dai Paesi Bassi; meno dalla Svizzera
tedesca, perché è sempre più difficile allestire capannoni ad hoc. L’outdoor invece una volta
proveniva soprattutto dai cantoni di montagna, dove era facile trovare degli spazi isolati e
sorvegliabili. Discorso differente per l’hashish: i principali paesi di produzione sono Marocco,
Nepal e Afghanistan ma la merce arriva dall’Italia. Lì i prezzi all’ingrosso sono normalmente
inferiori rispetto a quelli svizzeri: penso che molti frontalieri facciano da corriere per la rivendita in
Ticino.

La coltivazione “in proprio”


Cosa ne pensi invece della coltivazione domestica?
Credo che sia la soluzione ideale per ogni fumatore di marijuana. I costi sono minori, si sa cosa si
fuma e la cosa può costituire una sorta di hobby: con la coltivazione ci si interessa al giardinaggio,
alla biologia e alla botanica. Una specie di passatempo, un lavoro manuale al quale appassionarsi.
Quali i costi per avviare una produzione?
Non ci vuole molto: un centinaio di franchi in legname per costruire il proprio box su un’area di un
metro per un metro circa, 100 franchi per lampada con timer e generatore e altri 100 franchi per le
prime talee. Le istruzioni e i suggerimenti sulla coltivazione sono infine facilmente reperibili su
internet o tramite amici.
E i risultati…
In circa tre o quattro mesi con un metro quadrato di terra si ottengono circa 100-120 grammi di
marijuana. Alcuni miei amici coltivano per arrotondare e pagarsi l’affitto, ma la stragrande
maggioranza lo fa per fumare qualcosa di suo e di cui conosce la provenienza e la crescita. In
questo modo si toglie dal mercato e dalla speculazione, rivelandosi pienamente autosufficiente.
Come mai allora non tutti coltivano personalmente la propria erba?
Forse pigrizia, ma direi che il motivo principale per i giovani è dato dal divieto dei genitori. La
prima cosa che molti miei amici fanno, una volta all’università, è quello di allestire un box dove
poter coltivare la propria erba.
Nessuno coltiva all’aperto?
Alcuni lo fanno, ma è molto più difficile. Bisogna avere una zona abbastanza soleggiata e lontana
dagli sguardi indiscreti. Un mio amico ha passato gli ultimi 30 giorni della crescita delle sue piante
a dormire in un magazzino abbandonato, per far la guardia alla propria coltivazione anche di notte!

Le altre droghe
È necessaria una differenziazione tra droghe leggere e pesanti?
Assolutamente, poiché penso che la marijuana sia più costruttiva di altre droghe, e che influisca
molto meno sulla personalità, sul fisico e sulle abitudini del consumatore creando molta meno
dipendenza. E con questo non mi riferisco solamente alle cosiddette droghe pesanti come cocaina o
eroina, ma anche alle cosiddette droghe legali come fumo e alcool.
Pensi che la chiusura dei canapai abbia contribuito a far aumentare il consumo di cocaina?
Non lo credo, o almeno non quanto la diminuzione del prezzo della cocaina. La differenza
fondamentale sta nell’effetto sul consumatore: la cocaina, a differenza della marijuana, rende molto
più attivi e energici, ideale per ballare tutta la notte in discoteca ad esempio. Trovo inoltre che la
cocaina sia una droga più difficile da rilevare nei giovani: nessun odore di fumo, niente occhi
arrossati e nessuna traccia nelle tasche.
Quali elementi spingono a consumare un certo tipo di droga?
In genere, la compagnia di amici. Se uno del gruppo comincia a sniffare cocaina, è inevitabile che
in poco tempo qualcun altro ci caschi. Inoltre, l’ambiente circostante può giocare un ruolo di primo
piano: alcuni locali più di altri possono presentare ai clienti situazioni apparentemente normali,
come lo spaccio della già citata cocaina o delle cosiddette paste, pasticche contenenti sostanze in
grado di generare effetti psichedelici nel consumatore.
Tu hai provato diversi tipi di droghe, in Svizzera o in occasione di viaggi all’estero. Per quali
motivi privilegi la marijuana?
La trovo la miglior scelta per poter staccare completamente dalla vita quotidiana, tranquillizzarmi e
riflettere. Gli effetti psichedelici dei funghi e degli acidi innescano un “trip”, una sorta di viaggio
mentale e spirituale che non è sempre facile da controllare: raramente si possono fare cose
“normali” durante queste esperienze, sei troppo destabilizzato.
Non hai paura di ricadere nei famigerati effetti collaterali a lungo termine, recentemente
studiati e analizzati da medici di tutto il mondo?
Cito il mio caso: durante la quarta liceo fumavo praticamente ogni giorno, ed ho finito l’anno con
una delle migliori medie del mio istituto. Ciò significa che il consumo di erba non rincitrullisce o
rende ebeti, anzi spesso rende più attenti e precisi. Sugli effetti a lungo termine non posso
ovviamente pronunciarmi, ma sono sicuro che uno spinello ogni tanto non possa compromettere il
cervello di un ragazzo. Ovviamente, come tutte le sostanze, eventuali abusi possono provocare
pericolose conseguenze.

Sono ormai le 17.30. Durante le oltre due ore di conversazione con Marco, almeno una mezza
dozzina di suoi amici sono passati, hanno salutato e hanno comprato, una volta constatata la qualità
dell’erba. Dei due etti iniziali, rimangono solo 80 grammi. Ancora qualche “cinquantella” e Marco
potrà godere della sua parte in maniera del tutto gratuita. “Ormai è sempre più una questione di
business e soldi – conclude – ma mi piacerebbe che un giorno ognuno avesse la possibilità di
coltivare la propria erba e scambiarla con gli amici, anziché venderla”.
Il nostro tempo è scaduto, salutiamo. Uscendo dalla porta, vediamo sulle scale altri amici di Marco
pronti a prendere la propria parte. Il mercato non si ferma, l’oro verde ha sempre i suoi (numerosi)
estimatori.

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