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LA NASCITA DELLA PSICOLOGIA

Nel corso dell’Ottocento la Psicologia si distacca dalla filosofia e diviene una disciplina scientifica. L’
oggetto di studio sono i fenomeni psichici, consci ed inconsci; l’osservazione dei comportamenti
dell’uomo, la ricerca e l’interpretazione delle cause di essi; l’intervento su tali comportamenti secondo
diverse modalità; lo studio del rapporto tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda. Nello specifico la sua
nascita è fatta risalire al 1879, anno in cui Wilhelm Wundt realizza il primo laboratorio di psicologia
sperimentale a Lipsia. Successivamente si sono susseguiti fino ad oggi numerosi orientamenti teorici
differenti per il punto di vista adottato, gli obiettivi che si sono posti e i metodi utilizzati: uno stesso
oggetto può essere affrontato secondo diversi modelli di analisi e interpretazione. Tra essi ricordiamo il
comportamentismo ed il cognitivismo.

IL COMPORTAMENTISMO

Il comportamentismo nasce nel 1913 con Watson, e durerà circa fino al 1960. John B. Watson è
considerato il padre del comportamentismo (o behaviourism), secondo il quale la mente umana è una
scatola nera (Black Box) che riceve stimoli (input) e trasmette risposte (output).Oggetto di studio della
psicologia sono i comportamenti manifesti che devono essere osservati e analizzati in modo obiettivo.
Watson prende spunto dagli esperimenti di Pavlov, etologo e fisiologo russo, il quale fece esperimenti sul
condizionamento.

PAVLOV

L’ apprendimento per condizionamento risulta un’


associazione tra uno stimolo e una risposta. Pavlov si
dedicò alla fisiologia della digestione del cane; gli
interessava sapere quando le ghiandole salivari
producevano il succo e quanto ne producevano. Per i
suoi esperimenti adoperava dei cani. Allo scopo di
misurare la quantità di secrezione che veniva emessa,
i cani subivano una operazione chirurgica in conseguenza della quale il secreto emesso veniva riversato
all’ esterno, e poteva essere facilmente misurato. Poteva registrare e misurare il secreto grazie a dei
particolari chimografi, strumenti in grado di misurare momento per momento la quantità di succo che
veniva emesso. Dopo numerosi esperimenti lo scienziato notò che il cane salivava non solo in presenza del
cibo , ma anche alla vista dell' inserviente che era solito portarglielo (il cane lo associava al momento del

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pasto). Per avere ulteriori conferme Pavlov fece accompagnare la comparsa del cibo al suono di un
campanello, inizialmente il suono non suscitava nessuna risposta da parte del cane; tuttavia, una volta
usato per preannunciare l'arrivo del cibo, l' animale iniziava a salivare anche in assenza del cibo. La
salivazione continuava per un certo tempo anche quando l’associazione tra campanello e cibo era stata
soppressa; dopo di che tendeva ad estinguersi, ma ricompariva spontaneamente se l’associazione veniva
ripristinata.
Pavlov chiamò il cibo stimolo incondizionato e la salivazione da esso provocata risposta incondizionata
(è una reazione naturale, un meccanismo biologico dell’organismo). Definì invece il suono del campanello
stimolo condizionato, perché evocava la risposta solo a condizione di essere associato al cibo; chiamò
risposta condizionata la salivazione da esso indotta. Qualsiasi stimolo può diventare condizionato,
purché sia associato ripetutamente ad uno stimolo incondizionato. Siamo di fronte a quello che verrà
chiamato condizionamento classico, una forma elementare di apprendimento in cui l'individuo associa
meccanicamente due elementi e produce una reazione nuova. L'esperimento dimostra che il
comportamento dell'animale così come quello dell'uomo può essere modificato dall'ambiente.

SKINNER

Lo psicologo comportamentista americano più famoso


è Skinner. A lui si deve il riconoscimento del
condizionamento operante che si distingue dal
condizionamento classico in quanto il soggetto è attivo
nell'ambiente e lo modifica attraverso il proprio
comportamento. Skinner conduceva i suoi studi in
laboratorio, dove aveva allestito una gabbia (Sinner
box) per effettuare alcuni esperimenti con i topi. Egli
studiò il comportamento di un ratto che, muovendosi
all'interno della gabbia, inavvertitamente schiacciava un pulsante e si ritrovava davanti del cibo: a questo
episodio dette il nome di rinforzo positivo. L'animale aveva compiuto un atto casuale e aveva ricevuto
una gratificazione. Se poi, ripetendo il gesto, otteneva sempre lo stesso risultato piacevole, con il tempo
avrebbe cominciato a riconoscere il collegamento tra i due eventi e a schiacciare intenzionalmente il
pulsante per ricevere il cibo. Il rinforzo poteva anche essere negativo, se ad esempio, schiacciando il
pulsante il topo riusciva a evitare la scossa elettrica. Anche in questo caso l'animale con il tempo avrebbe
riconosciuto la relazione causale fra i due momenti e avrebbe cercato di premere il pulsante per porre fine
alla scossa elettrica. Il rinforzo è inteso come un evento/oggetto che precede, accompagna, segue un dato
comportamento per indurne l'apprendimento (se rinforzo positivo) o per inibirlo (rinforzo negativo);
inoltre si è osservato che è preferibile nessun rinforzo, rispetto al rinforzo negativo, perché il primo

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induce senso di colpa, mentre il secondo induce rabbia e porta il soggetto a trovare sotterfugi per mettere
in atto lo stesso il comportamento.
Quindi, in generale il condizionamento operante consiste nella messa in atto di un comportamento, che
se rinforzato positivamente si ripresenta con una maggiore frequenza. Prendiamo un bambino che è libero
di fare diverse cose in una stanza, ma è rinforzato positivamente solo quando mette a posto i suoi giochi.
Successivamente, apprende che mettere in ordine è un comportamento giusto da eseguire.
La messa in atto di un determinato rinforzo può indebolire o incrementare la probabilità di comparsa di
un certo comportamento.

DAL COMPORTAMENTISMO AL COGNITIVISMO

Dopo la seconda guerra mondiale furono sempre più numerosi i ricercatori che si ispiravano al
cognitivismo di Ulrich Neisser. Tale prospettiva è, da un certo punto di vita, una diretta filiazione di quella
comportamentista, benché si ponga volontariamente in opposizione ad essa.
Il cognitivismo, che accettava lo schema di base stimolo-risposta, si proponeva di analizzare il processo di
elaborazione compiuto dal soggetto per passare dal primo al secondo. Invece di vedere l’uomo come un
fonte di comportamenti, lo considerava un’entità pensante, un’elaboratore di informazioni. Tutto ciò che
accade all’ interno della “scatola” può essere analizzato attraverso vari metodi indiretti. I processi cognitivi
non possono essere studiati direttamente, però è possibile metterli alla prova lavorando su ciò che accade
fuori.
Uno dei metodi più utilizzati si è rivelato essere la simulazione, ovvero la riproduzione al computer di
attività della mente, allo scopo di verificare ipotesi del suo funzionamento. La mente, come un elaboratore
elettronico, riceve degli input (dati in ingresso), li trasforma e restituisce degli output (dati in uscita). Se è
possibile studiare il software (i programmi) senza conoscere l’hardware (la struttura materiale), allo
stesso modo può essere descritto il funzionamento della mente senza sapere che cosa essa sia
concretamente e quale rapporto intrattenga con il sistema nervoso di cui abbisogna per operare.
Il processo di elaborazione delle informazioni presiede ad ogni tipo di attività, quindi ogni processo
psicologico è di tipo cognitivo. L’algoritmo generale con cui la mente opera e guida i comportamenti del
soggetto è stato rappresentato con una sequenza comportamentale ben precisa definita unità TOTE: il
soggetto esamina la situazione valutandola in rapporto allo scopo prefisso (Test); attua le azioni
necessarie per raggiungere lo scopo (Operate); analizza nuovamente la situazione (Test); se ha raggiunto il
suo scopo, pone fine alla sequenza (Exit).

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