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II CORSO
La correlazione tra musica e parola è ben evidente nelle prime forme di opera → nonostante
manchino le arie, che hanno poche caratteristiche conformi all’idea di opera, prodotta sotto l’egida
del principio di verosimiglianza.
Infatti, nel melodramma le arie sono considerate squalificanti per i personaggi e quelli che le
cantano di solito sono poco importanti o poco verosimili.
Il principio di verosimiglianza è il criterio quindi che affida ai personaggi una modalità di
espressione che sia avulsa dalla ripetitività dell’aria (Orfeo ad esempio canta le arie solamente nei
momenti di metateatro).
Nelle prime storie operistiche, che sono di argomento mitico, il criterio di verosimiglianza è tenuto
in massimo rispetto, in linea con le unità aristoteliche; pertanto l’aria, nella sua stroficità, viene
considerata volgare e di cattivo gusto, poiché utilizzava la stessa musica su parole diverse, rendendo
così difficile connotare univocamente l’affetto, il contesto o il personaggio che la sta cantando, e
pertanto evitata nella caratterizzazione dei personaggi fondamentali.
La musica strofica viene invece utilizzata solo per i personaggi che si esprimono in versi lirici (=
versi che hanno la stessa ritmicità e sono legati da rima).
A metà ‘500 si traduce Aristotele in Latino, diventando così la base dei letterati francesi che ne
fanno il proprio principio cardine nella produzione artistica e letteraria → in Italia viene considerata
ma non applicata in maniera pedissequa.
Opera Italiana → Non nasce come un’invenzione a se stante. Nessuno degli intellettuali della
camerata ha mai pensato consapevolmente all’opera in musica, ma semplicemente ci si interrogava
su quale fosse la fisionomia della produzione teatrale greca, e sul funzionamento della voce sola (è
più la camerata dei corsi che si dedica in maniera fattuale all’opera, pur non connotandola mai come
un’invenzione intenzionale). Gli intellettuali erano persuasi che i greci cantassero interamente gli
spettacoli teatrali.
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I primi libretti hanno versi lirici, che però sono attribuiti soltanto ad alcuni personaggi, o alla
musica di scena, ossia quei momenti di metateatro in cui il personaggio sta effettivamente
cantando, e starebbe cantando anche se quel testo fosse in prosa.
Anche i prologhi sono in versi lirici, poiché considerati esterni alla storia, in cui è presente un
commento all’intera vicenda.
Anche il coro è in versi lirici, ma per delle ragioni funzionali.
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La diffusione delle Partiture inizia ad avere luogo con l’Opera Impresariale (Non oblitera
comunque l’opera di corte, anzi le due produzioni coesistono per molto tempo, procedendo
parallelamente, poiché assolvono a funzioni diverse).
DAFNE → Pastorale drammatica messa in musica. È presente un solo personaggio umano che
canta il prologo in versi lirici, poiché in un’ambientazione fantastica è l’umano ad essere fuori
posto.
ORFEO → 1607 Favola Pastorale, Sono presenti le personificazioni dei sentimenti (Amore,
Speranza ecc). È diviso in cinque atti, come consigliato da Orazio nell’ars Poetica.
La divisione in atti in seguito diventerà in scene → nei casi di sequenze di versi sciolti, il passaggio
di scena è datto dalla rima baciata (residuo della commedia dell’arte)
Quando l’opera diventa impresariale, il primo impresario si rivolge ai Tron, chiedendo in prestito
un magazzino; crea così uno spettacolo a pagamento, pagando un affitto di due mesi.
I costi erano alti → l’unica voce di spesa che non aveva a carico era proprio il libretto, che veniva
portato ai censori, che lo ripulivano, e poi si portava a stampare. Le copie del libretto venivano
vendute sul momento assieme alle candele.
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Gli impresari non avevano i soldi per anticipare tutte le spese → Teatro all’italiana: venivano
affittati i palchi e in più si pagava il biglietto.
Con i soldi degli affitti dei palchi, l’impresario pagava i cantanti e l’autografo del compositore, per
poi darlo ai copisti per ricavare le particelle.
Questo meccanismo muterà però nel tempo, visto che gli autografi verranno comprati anche dai
teatri.
Non esisteva il diritto d’autore → si afferma solo dopo l’unità d’Italia, su spinta del senatore
Giuseppe Verdi, unica legge alla discussione della quale egli abbia partecipato.
Censore → Espungeva le parti considerate irrispettose. Le parti che venivano riscritte molto spesso
erano pertinenti alla morale religiosa (non può comparire la parola Chiesa nel libretto, ad esempio.)
I librettisti veneziani tuttavia molto spesso provengono dall’accademia degli incogniti, ossia dei
dilettanti che si divertivano a scrivere libretti, che per questo motivo spesso hanno un valore poetico
discutibile.
Anche le opere impresariali non venivano replicate, il pubblico esigeva sempre la novità.
La stagione operistica più gettonata era quella di Carnevale → una volta che il meccanismo si è
rodato, i periodi cominciano a differenziarsi e le stagioni si articolano su tutto l’anno.
In cartellone di norma venivano messe 3 opere:
- Una che veniva commissionata ex-novo e che veniva messa in scena con il cast di punta
- Una che veniva riciclata da una stagione precedente
- Un operina di poco conto, di solito una farsa (opera in un solo atto).
Fino alla seconda guerra mondiale il librettista era anche il regista; anche il direttore d’orchestra
non era presente, di solito era il compositore a dirigere oppure si guardava al primo violino.
Sprezzatura → Termine che si trova nel trattato “Il corteggiano” (Parla degli usi e dei costumi dei
fini nobiluomini e nobildonne), si attua quando si simula una totale indifferenza verso una
situazione che perturba la propria normalità.
In musica si adatta a tutte le forzature dell’espressione vocale = Rubato o fioritura che devono
apparire facili e naturali.
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Sono delle forme che hanno gli stessi elementi → ciò che li differenzia è la combinazione degli
stessi elementi in modi diversi.
Gli elementi sono arie, recitativi e cori ( corale se in ambito germanico)
→ ORATORIO: Ha durata maggiore della cantata e ha al suo interno arie, duetti e cori.
È in lingua nazionale e i componimenti di questo genere venivano eseguiti quando il teatro era
chiuso. La forma e la lingua sono analoghi all’opera, pur con durata minore.
Sono spesso in forma semi-scenica ed eseguiti negli oratori delle chiese (costumi e gestualità)
Viene diviso in due parti: in mezzo c’era la predica.
L’oratorio in latino è talmente insignificante tanto da renderlo indegno di menzione.
Gli oratori in tedesco o in inglese sono diversi, sia per la scelta della lingua, sia per la struttura
drammaturgica; si inventano finali alternativi alle vicende evangeliche, finendo così per perdere
la loro connotazione originaria.
Roma inizialmente non era menzionata nel novero dei centri di produzione operistica → i
musicologi hanno solo recentemente considerato l’opera romana; Roma era un fervente centro con
necessità di intrattenimento, esattamente come le altre corti.
I papi utilizzavano la figura del cardinal nipote; essendo le corti papali molto pericolose, data la
desidrabilità del soglio pontificio, i papi nominavano un membro della loro famiglia come proprio
segretario, che doveva creare un controllo e una rete di intelligence, così da prevedere eventuali
pericoli.
Roderigo Borgia → Era stato cardinal nipote di Callisto III, e si compra i voti per diventare Papa.
Nomina suo figlio Cesare Borgia come cardinal nipote; alla morte del padre, questi fugge in
Francia e si sposa.
Per proporre un proprio rampollo ognuna delle famiglie nobiliari deputava uno dei figli alla
carriera ecclesiastica, così da ottenere i favori di roma.
Tutte queste tradizioni hanno avuto a che fare con la nascita dell’Opera Romana; Urbano II
(Barberini) era molto appassionato di musica, tanto da farsi costruire un teatro all’aperto, nel
proprio giardino di casa, con 3500 posti a sedere.
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Giulio Rospigliosi, suo cardinale di fiducia, diventa il librettista delle opere che venivano
rappresentate; i soggetti sono storie religiose, agiografiche, temi di edificazione religiosa e
mitologia classica.
→ Vite dei Santi; San’talessio, 1631, di Landi, è la prima opera in cui avvengono avvenimenti
storici1
Ci sono comunque nell’opera romana dei momenti in cui emerge l’elemento comico, che era
proprio dell’opera impresariale; la parentesi dell’opera romana porta i suoi germi a fruttare e
radicarsi nel resto dell’Italia.
Il Seicento italiano è molto invaso dalla cultura e il gusto spagnolo → l’osservanza delle unità
aristoteliche non viene osservato dai commediografi e tragediografi spagnoli.
Tematiche → quando l’opera diventa commerciale, si mettono in scena anche temi storici, oltre
che mitologici. Le vicende politiche condizionano la scelta della messa in scena dei soggetti.
Venezia soffre la pressione dell’impero turco, che minacciava la vita commerciale rendendo
complicati i rapporti con l’oriente.
Molte trame operistiche incarnavano la paura dell’impero turco → cercavano di fortificare gli spiriti
raccontando le vicende di illustri condottieri (Serse, Cesare, ecc…)
Fino al primo quarantennio del 600 non sono presenti le arie, visto che si cercava di stare vicini alle
unità aristoteliche e l’aria interrompeva il flusso della narrazione; nascono come forma di
intrattenimento, per attirare e catturare l’attenzione e il favore del pubblico.
Nei libretti seicenteschi cominciano quindi a comprarire delle ariette, ossia delle zone di versi lirici
che crescono sempre di più di numero nelle opere.
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Sant’Alessio è il protettore dei nobili; gli avevano proposto un matrimonio combinato ma rifiuta per la sua vocazione
religiose, pur essendo il predestinato a portare avanti la famiglia. Scompare per non sposarsi e lo danno per morto. La
domestica lo ritrova nello sgabuzzino di casa dove aveva fatto l’eremita per anni
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FRANCIA
Pur essendo confinante con l’Italia, c’è sempre stata una conflittualità tra i due stati → nel settore
dell’opera, il territorio francese è stato l’unico a rigettare completamente l’opera italiana
→ I principi su cui si basa tutta la produzione letteraria sono completamente diversi da quelli
italiani. I letterati sono aderenti e osservanti delle unità aristoteliche; l’idea di movimento e ballo
sono parte integrante di tutti i contesti performativi.
Si usava il ballo anche in forma pantomimica → il ritmo del ballo è alla base della concezione
musicale francese.
In Francia sono i letterati ad essere i depositari della letteratura → quando nasce e si afferma
l’opera, nessun in Italia guarda ai letterati come ad un faro o un modello di autorità nel dedicare i
libretti d’opera; in Francia invece la letteratura rimane un faro ineludibile nella produzione
operistica
ð TRAGÉDIE EN MUSIQUE → l’enfasi era sulla forma della tragedia e la musica fa da
accessorio/ in Italia la musica è più importante del libretto.
L’unico musicista nel ‘600 in Francia era JEAN BAPTISTE LULLY → Luigi XIV gli
conferisce la patente di monopolio dei diritti sulla musica francese:
1) Tutte le scuole di musica fanno capo a lui
2) È l’unico a poter musicare una tragédie en musique all’anno
3) Incassa il ricavato dei biglieti e della stampa delle partiture.
È di origini italiane, va al seguito di una dama come ballerino. Sposa la figlia del suo maestro
francese e arriva alla corte di Luigi XIV, diventando maestro dell’ensemble strumentale addetto
all’addormentamento e risveglio del Re.
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L’opera Italiana viene trapiantata in Francia per accentrare e consolidare il progetto del potere
assolutista, tramite l’azione di Mazzarino; quando Luigi XIV inizia a governare escute poco alla
volta il potere dai nobili francesi che, vedendosi togliere il potere ed alcune loro prerogative,
preparano una rivolta, la cosiddetta Fronda → Viene repressa e la corte viene trasferita da Parigi a
Versailles. Il re impone ai nobili di seguirlo a vivere lì, così da poterli controllare per impedire che
potessero pagare un’ulteriore rivolta.
La vita a Versailles diventa l’unico modo per poter ottenere favori o poter prendere decisioni,
tramite l’avallo del re.
Il re costringe tutti a giocare d’azzardo, così da tenerli in pugno da un punto di vista finanziario.
Ogni atto di vita del sovrano era ritualizzato e richiedeva sempre la presenza di un nobile, anche
durante la defecazione o gli amplessi; tanto più il compito presupponeva una certa intimità, tanto
più il nobile era nelle grazie del re.
Anche la musica diventa centralizzata, così che il monopolio contribuisse a consolidare il potere del
Re.
La prémière di ogni opera veniva sempre data a Versailles → lo statuto di genere è sia opera di
corte che impresariale.
Il libretto di ogni tragédie en musique doveva essere avallato dal Re in persona → ogni tragedia
traspone di fatto il Re ed il suo potere in musica.
Il fine è quello di governare non solo con la violenza, ma anche con la creazione del consenso.
OPERA FRANCESE
a) Récit → Più agevole dal punto di vista delle unità aristoteliche, con l’orchestra piena.
b) Air → Si distingue dal recitativo solo per la ripetizione di versi o abbozzi di melodizzazione
ARMIDE → Tratta dalla Gerusalemme liberata. È una maga che si oppone all’invasione dei
paladini cristiani, ma alla fine si innamora di Rinaldo, ponendo in essere un conflitto tra dovere e
amore.
Rinaldo era andato a cercare i suoi compagni dispersi che Armida ha stregato, facendo credere loro
di essere in un palazzo anziché nella foresta.
Tutto il testo è in poesia; così come c’era un plenipotenziario musicale, così Lully lavorava sempre
con un solo librettista Philippe Quinault. (La poesia francese è tarata sul dodecasillabo)
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La struttura è ovviamente ricalcata sul modello della tragedia greca:
- Struttura in 5 atti
- Presenza del coro
- Balli analoghi consustanziali (fanno parte della storia)
Inégalité → la scrittura sul pentagramma è diversa rispetto al risultato sonoro. Le note sono scritte
tutte uguali e sta all’esecutore mettere gli effetti delle note puntate.
Non ci sono parti scritte per castrati: i francesi non tollerano né i castrati né la sprezzatura, poiché
andavano contro la verosimiglianza.
La presenza delle rime nei versi anche dei recitativi creava un problema anche per il musicista → la
rima invita anche ad una analogia musicale. Per questo motivo le differenze tra aria e rictativo sono
molto più attenuate ed analizzate con parametri diversi.
Ogni Tragédie Lyrique aveva tra le danze una Passacaglia, ossia un ballo con il Basso ostinato
(formula di quattro note che diventano il gondamento dell’armonia che si costruisce e si ripete in
moduli di 4+4 fino alla fine).
La passacaglia obbliga armonicamente a rimanere sempre nello stesso regime tonale, in cui cambia
solo la melodia ogni volta; la sua ragione d’essere nell’opera è perché la replica del basso, pur non
avendo modulazioni, permette una grande varietà di note.
Dà un’idea di immobilità pur mantenendo una estrema mobilità all’acuto → Metafora per la vita
di Versailles, in cui venivano svolte molte attività ma tutte futili, dando così l’illusione di una vita
piena.
È come un satellite che non esce mai dalla sua orbita, così come i nobili e i cortigiani di Versailles
orbitavano intorno al Re Sole.
La Francia ha sempre voluto conservare un distacco dall’Italia: il gusto francese fa un po’ isola
perché la tradizione letteraria è forte e si controppone a quella musicale.
In Italia inizia a farsi spazio l’idea di dare delle norme che partissero dal libretto → Riforma
Razionalistica, che vuole dare delle riforme oggettive.
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L’opera a Venezia è impresariale → nasce una certa concorrenza tra teatrali. Nel 600 il fenomeno
della replica è limitato visto l’interesse sempre crescente per la novità, così che si è obbligati a
produrre sempre delle opere nuove per attrarre gente a teatro.
Nei libretti sono presenti diverse tendenze → letteratura cavalleresca, genere storico.
SI va a teatro non perché si è nobili ma perché si può pagare un biglietto e pertanto questo diverso
bacino d’utenza del teatro costringe gli impresari a richiedere un cambiamento di tematiche nei
libretti.
Tacitismo → Nasce come termine nel periodo della controrifoma. Tacito nel Giulio Agricola mette
in risalto l’essere Tetragono (unica persona forte che sopportava anche i soprusi per il bene di
Roma).
Questo dissimulare le proprie intenzioni diventa un topos costante dell’opera del ‘600 e del ‘700 in
cui si crea questo contrasto tra macchiavellismo (il fine giustifica i mezzi) e Tacitismo (etica del
bene comune).
Nei libretti di Metastasio c’è sempre del tacitismo; i personaggi non rivelano mai chi amino o cosa
vogliano in virtù del fatto che ciò che vogliono è in contrasto con ciò che è giusto.
Etica → Diventa un tema fondamentale dell’opera. Il lieto fine deve essere anche etico, ossia
all’insegna del bene comune; finisce la moda dei finali lieti che però non sono etici (es.
Incoronazione di Poppea)
L’opera diventa una scuola dei sentimenti, svolgendo una funzione simile alla catarsi tragica.
I libretti di Metastasio sono solo 27, ma musicati per circa 850 volte → sono tutte storie d’amore; i
suoi innamorati, però, anche in virtù del tacitismo, si parlano poco in versi lirici (duetto) mentre
parlano molto nei recitativi.
Il mondo raccontato è di alta sfera sociale, ossia nobili, condottieri, generali, eroi, re, regine; si
trova anche la pastorella, che però è una nobildonna cresciuta da un pastore, così che la storia
d’amore sia sempre interclasse.
ð AGNIZIONE → Meccanismo drammaturgico che consiste nel riconoscimento dopo molte
peripezie. ES: L’amore sboccia tra due sovrani di schieramenti nemici, ed è quindi
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eticamente sconveniente. Si amano loro malgrado e rinunciano all’amore in virtù della
ragion di stato (tacitismo)
Colpo di scena, l’amore si risolve alla fine grazie all’agnizione, secondo il quale uno dei
due non era davvero un nemico, ma allevato dai nemici e quindi la ragione di stato non è
minacciata.
I duetti non sono presenti → non c’è risposta univoca, ma i personaggi di Metastasio sono involti in
loro stessi; visto che vivono un amore sconveniente, la rivelazione li avrebbe squalificati.
I personaggi non dialogano in modo emotivo tra loro, anche a persone molto vicine, per senso del
pudore. Se l’amore è considerato come debolezza, allora è estremamente sconveniente da
condividere.
Inoltre, nella nobiltà del Settecento, veniva scoraggiato il matrimonio tra persone innamorate.
Pertanto il sentimento in sé veniva vissuto con vergogna.
Convenienze teatrali → In un’opera lirica non tutti i personaggi hanno uguale importanza. Per
determinare il peso e la rilevanza di un personaggio, si contano i versi lirici che canta. Così si crea
un sistema di gerarchia dei personaggi, sulla base dei versi lirici che canta.
OPERA BUFFA
L’opera seria ha una sola tipologia di personaggi poiché chi è più complesso nella vita è più
complesso nei sentimenti.
La complessità dei personaggi dell’opera buffa tuttavia fa leva sul fatto che se nell’opera seria il
linguaggio dei personaggi è solo quello dei nobili, all’interno del genere comico esistono tre livelli
di personaggi
1) Nobili
2) Borghesi
3) Umili
Il linguaggio utilizzato deve raccontare tre tipi di mondi che interagiscono tra loro → somiglia
molto di più al mondo reale
L’opera seria è comunque richiamata nell’opera buffa; i personaggi nobili sono definiti
musicalmente e drammaturgicamente in maniera analoga all’opera seria, così da poter affermare
senza problemi che il mondo dell’opera buffa ingloba, nel linguaggio, quello dell’opera seria.
I mondi in questo genere si contaminano ed interagiscono molto più spesso → Non c’è mescolanza
ma solo contatto tra i vari strati sociali.
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STRUTTURA DELL’OPERA SERIA → 3 ATTI
ð Recitativo → versi sciolti → azione
ð Aria → versi lirici → stasi
ð Duetti (pochi) → versi lirici → stasi
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L’opera buffa ha una simmetria interna → dopo il finale d’atto, nel secondo atto la situazione si
scioglie.
Nell’opera dell’800 il percorso continua e non è simmetrico → l’acme è nel rondò, la grande aria
di bravura del cantante, di solito protagonista, con anche la presenza del coro.
LA “SOLITA FORMA”
Con Solita Forma si indica una locuzione musicologica che va a definire quella struttura che viene
inconsciamente individuata da un bibliofilo dell’Ottocento, di nome Abramo Basevi.
1959 → Basevi pubblica uno studio sulle opere di Verdi, in cui nomina per due volte questa
“solita forma” «Il duetto Gilda-Sparafucile è tanto più efficace quanto più si allontana dalla solita
forma»
1987 → Howard Powers scrive un articolo chiamandolo “La solita Forma” in cui mette in
evidenza che, nelle opere dell’Ottocento si ripete una struttura analoga che organizza i pezzi in
quattro fasi distinte
1) Tempo d’attacco
2) Cantabile
3) Tempo di mezzo
4) Stretta
Ognuna di queste sezioni è in versi lirici e questa struttura modulare è la base di tutti i pezzi
musicali delle opere fino al 1871.
In alcune opere è chiaramente riconoscibile, in altre è più attenuata; Donizetti è stato un
compositore molto prolifico visto che seguiva quasi completamente questa struttura modulare, che è
prima di tutto un congegno librettistico, che si traduce poi in musicale.
Fino al Verdi Maturo, i compositori si limitavano a poche modifiche posteriori alla stesura dei
libretti; Verdi è il primo compositore che si inserisce nel processo di stesura del libretto chiedendo
alcune strutture metriche, alla luce della sua idea musicale e drammaturgica delle varie situazioni.
La sezione dell’aria solistica si dilata e, alla luce della solita forma, si può dividere in 4 parti → si
parla perciò di aria quadripartita, accompagnata da una scena, che in questo contesto diventa
sinonimo di recitativo accompagnato; il recitativo secco scompare dall’opera seria.
L’opera diventa così suddivisa in numeri che sono l’unione di una scena e di versi lirici.
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Nelle strutture dell’aria dell’800 i concetti di azione e stasi vengono rinegoziati
ð Esiste una dilatazione delle zone in versi lirici NON a scapito dell’azione, vale a dire che le
sezioni in versi lirici possono essere cinetiche.
Nel tempo d’attacco e nel tempo di mezzo tipicamente succede qualcosa a livello drammaturgico
→ tipicamente, in un duetto, nel tempo d’attacco è presente un diverbio.
Il cantabile è una sezione statica; da un punto di vista melodico e musicale l’aria serve per mostrare
lo stile di canto e il sentimento del personaggio.
Nel tempo di mezzo arriva il colpo di scena.
La stretta consiste in una reazione al colpo di scena, spesso di carattere impetuoso/eroico, ed è
suddivisibile in altre 4 parti:
1) Cabaletta I
2) Ponte Modulante
3) Cabaletta II (Con variazioni)
4) Coda
Nelle Arie solistiche di solito non c’è il tempo d’attacco, e le poche arie quadripartite sono
distribuite a fini drammaturgici ben precisi.
0) Per te d’immenso giubilo tutto s’avviva intorno → È l’inizio della sequenza del matrimonio
dove Lucia dovrà sposare Arturo per suggellare un’alleanza tra le famiglie.
All’interno di questo tempo di preparazione è presente una cavatina settecentesca, ossia
un’aria di sortita monopartita e languida, del personaggio di Arturo che esprime la sua
gratitudine al fratello di lei per il matrimonio
1) Qui giunger la vedremo… m’è noto or solvi un dubbio… S’avanza a te Lucia → Il tempo
d’attacco si apre con un parlante orchestrale2, che introduce l’ingresso successivo di
Lucia, su una parte musicale che anziché comunicare giubilo e felicità sembra una marcia
funebre. Il tempo d’attacco si conclude con l’arrivo inaspettato di Edgardo che congela tutti
quanti in un grande sgomento
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ogni volta che l’orchestra è in primo piano rispetto ai cantanti è per mettere in risalto il fatto che il testo
cantato o è poco rilevante oppure non è davvero la verità di ciò che i personaggi sentono.
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2) Chi mi frena in tal momento → Parte a questo punto il concertato di stupore; Edgardo ed
Enrico cantano insieme, su melodie distanziate per terze. Questo sta a significare che, pur
avendo testi differenti, la cosa che li accomuna è l’odio reciproco. Gli altri personaggi
esprimono la loro incredulità e il loro disagio nel vedere il turbamento di Lucia, definita da
tutti gli altri personaggi al pari di una rosa inaridita.
3) T’allontana sciagurato → Il tempo di mezzo serve per far uscire i personaggi da quello
stato di paralisi. Edgardo è furente e prima di lasciare il matrimonio maledice Lucia, il
giorno in cui l’ha incontrata e tutta la sua famiglia, tirandole dietro la metà di moneta con
cui aveva suggellato l’unione davanti a Dio nel cimitero.
4) Esci fuggi il furor che n’accende → Nella stretta finale parte una reazione emotiva che
conferma le varie psicologie dei personaggi, in relazione a ciò che è appena accaduto.
È possibile che all’interno di un’aria o di un cantabile sia presente una citazione musicale, come ad
esempio nel Rondò di Lucia il dolce suono… ardon gli incensi… spargi d’amaro pianto, in cui la
ragazza rivive tutto il suo amore per Edgardo.
Kerman chiarisce che la citazione musicale può avvenire in due modi diversi:
1) Rimembranza → ricolloca il personaggio nel momento drammaturgico preciso del primo
momento in cui si sente un motivo musicale. Di solito sono citazioni integrali, complesse e
lunghe, avvengono fuori dal personaggio, a mo’ di flashback
2) Leitmotiv(e) → Non rievoca una sitauzione, ma è invece un momento psicologico del
personaggio; fornisce allo spettatore uno squarcio sul mondo interiore e sui pensieri dei
personaggi. È tendenzialmente più corto e può essere frammentato; congegno
individualistico.
INTRODUZIONE
A volte nell’introduzione è presente una ballata → racconto del coro (ma non necessariamente) in
vv lirici.
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ROMANTICISMO
È un movimento inglese della metà del 700 ma che viene poi inglobato dall’area tedesca
Si sviluppa infatti verso la fine del 700 una nuova sensibilità; fino a tutto il settecento la musica ha
un posto subordinato al servizio dei potenti. Mozart è il primo musicista a lavorare in proprio,
staccandosi dal servizio dei regnanti.
Il musicista non ha una rilevanza particolare.
Nel Romanticismo si assiste ad un ribaltamento dei valori → tanto più una cosa è nebulosa ed
indeterminata, tanto più si avvicina alla verità (essenza) delle cose e tanto più avrà valore.
Se prima l’arte tendeva alla rappresentazione di forme ideali e perfette, con poca aderenza alla
verosimiglianza, nel Romanticismo l’arte mira a rappresentare l’essenza delle cose, che l’artista
conosce in via esclusiva e che deve, per sua vocazione, mostrare al popolo.
La verità è impalpabile e profonda e soltanto l’artista può svolgere questa funzione di mediatore tra
l’essenza delle cose e l’umanità; risulta investito di una funzione fondamentale ed essenziale per il
mondo.
Tra tutti gli artisti quello che viene tenuto in maggior considerazione è il musicista poiché la
musica è il linguaggio più misterioso ed effimero; la musica svanisce subito dopo averla sentita ed è
solo ascoltabile e non visibile. È pertanto l’emblema dell’indeterminatezza e, come tale, riesce ad
avvicinarsi di più alla vera essenza delle cose.
Il mecenatismo è molto radicato in terra tedesca mentre meno in Italia → non esistono casi di
musicisti mantenuti da ricchi affinchè componessero. È legato ad una mentalità nord-europea.
Tra i musicisti, quelli più vicini alla verità delle cose sono coloro che scrivono musica
strumentale, senza testi, nonostante questa funzione didaicca non sia razionale e consapevole. La
musica strumentale racconta l’essenza con un linguaggio senza parole.
Nasce in questo periodo il mito della genialità ossia quello di persone con capacità fuori dal
comune, in grado di penetrare maggiormente l’essenza delle cose.
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Ad un certo punto l’indeterminatezza viene riconosciuta come rischiosa → non si avvicina solo
alla verità delle cose vista dal musicista, ma permette a ciascuno di pensare ciò che vuole; il
musicista perde dunque il suo ruolo di vate.
Neo – romanticismo → Reazione al romanticismo in cui fioriscono forme letterarie connesse alla
musica, per non mandare alla deriva lo spettatore. (Lied e Singspiel)
Nel Nord Europa è ovvio che il musicista debba essere molto istruito e colto → si tratta di
compositori e letterati.
Molti hanno scritto anche trattati musicali, sulla funzione della musica, a differenza dell’Italia, in
cui non c’è nessun intento programmatico sulla musica.
È strano che l’800 sia il secolo dei virtuosismi musicali → questo gusto del limite acrobatico
suscita l’interesse verso il sensazionale; se a un primo sguardo può risultare un atteggiamento
superficiale, considera invece il sensazionalismo come una porta verso l’impossibile, così che il
musicista sembra stia sfidando i limiti dell’uomo, spingendosi al confine con il divino.
Il modo di scrivere la musica cambia molto in questo periodo → viene attribuito un valore
maggiore all’individualità, a differenza del periodo classico in cui esisteva un solo linguaggio
musicale condiviso.
Alla fine del 700 l’universalità del linguaggio musicale diventa un disvalore: è Mozart il primo a
proporre un’opera in lingua tedesca (singspiel), spingendo così le varie scuole nazionali a dotarsi di
proprie forme di teatro musicale.
La produzione musicale italiana non viene obliterata, ma si crea un circuito di produzione
musicale parallelo.
ð SINGPIEL → Produzione di teatro musicale che ha al suo interno sia parti parlate che
recitate, in lingua tedesca. Le trame hanno a che fare con la natura: sono lo specchio della
relazione tra uomo e natura.3
Viene inizialmente considerato come un genere minore (Il flauto magico è stato messo in
scena la prima volta in un teatro di bassa lega) e ha caratteri nazionali e lingua nazionale.
Si fa iniziare come genere nel 1821 con il Freischutz di Carl von Weber.
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Il romanticismo tedesco aveva proposto la consonanza tra animo umano e natura, pur rimanendo profondamente
individualistico.
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È pervasivo l’elemento sovrannaturale e magico: la vita umana si colloca a metà strada tra
terra e spirito. Nella orchestrazione compaiono gli strumenti a fiato e nell’armonia viene
usato molto l’accordo di settima diminuita.
È caratteristico il tema della Redenzione → grazie all’intervento della presenza
sentimentale di una donna che favorisce il percorso della redenzione, che diventerà un tema
fondamentale dell’opera tedesca, e che ha spesso come prezzo il sacrificio della donna
stessa.
ð LIED → Forma problematica da un punto di vista etico: non ha una grandezza consistente e
contraddice le tendenze romantiche di ingigantimento e rinforzo. È un componimento molto
breve e racconta il ripiegamento dell’io su se stesso. La forma A-B-A racconta un universo
chiuso (intimismo). Eggbrecht sostiene che il lied è una specie di foto istantanea; fissa una
sola emozione, una sola situazione emotiva.
L’organico strumentale è tipicamente pianoforte e voce; il pianoforte è parigrado della voce
e non ha soltanto una funzione di accompagnamento (Repertorio a duo, non per solisti
accompagnati.
Si differenzia dalla ballata che ha invece un testo narrativo.
Nel Lied possono essere presenti degli avvenimenti, ma non sono focalizzati, mentre invece
viene raccontata metaforicamente la situazione interiore.
I testi sono presi dalla letteratura di alto profilo tedesca, in particolare Goethe e Schiller.
Uno dei vertici della produzione liederistica è l’accoppiata della poesia di Goethe e la
musica di Schubert.
Queste immagini vengono organizzate in cicli di lieder → è presente un’idea di
narrazione, collegata alla vita spirituale dell’uomo. Si tratta spesso di viaggi interiori
dell’anima, consustanziati a metafore, verso la morte.
Il successo del Lied è basato sulla presenza di belle melodie.
ES: Nei Lieder di Schubert sono presenti belle melodie, con poche modulazioni
imprevedibili a toni lontani; la melodia viene proposta ma spesso non viene sviluppata.
Il Lied può essere di tre tipi:
o STROFICO → Das Wandern (Die Schöne Müllerin) Musica di Schubert e testo di
Müller; viene prediletta la forma strofica poiché c’è un concetto he ritorna più volte.
Il movimento del girovagare è espresso con esempi del mondo agricolo, in
particolare quello della ruota e dell’acqua. La voce e l’accompagnamento sono
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messe su due piani molto riversi: l’accompagnamento sembra rievocare l’idea della
morte inevitabile mentre il tono della voce è leggero e frivolo.
o STROFICO – VARIATO → Der Leiermann (Die Winterreise) musica di Schubert
e testo di Müller; l’immagine è quella del freddo → viene resa dagli intervalli di
quinta vuota al basso del pianoforte. La melodia è quella del suonatore di
organetto, che dialoga con la voce; il freddo impedisce all’uomo di girare la
manovella e la melodia è stentata. Dà l’immagine degli attimi precedenti alla morte.
È strofico-variato per sottolineare l’ineluttabilità della morte, pur avendo quei guizzi
di energia prima del trapasso, rappresentato dalle piccole salite verso l’acuto.
o DURCHKOMPONIERT → Erlkönig musica di Schubert testo di Goethe; Un
padre a cavallo sta cavalcando con suo figlio, quando questi comincia a sentire le
voci. È in forma durchkomponiert, ossia non presenta ripetizioni e le varie sezioni
sono scandite dal testo. Le voci sono sentite solo dal bambino, secondo l’idea per cui
i moribondi sono più vicini alla comunione con l’assoluto. Inoltre il bambino è più
innocente dell’uomo; la questione quindi è se le voci sono reali ed udite solo da chi è
in comunione maggiore con l’assoluto oppure sono semplicemente delle
proiezioni→ quale è il limite della realtà?
I concetti sono in progressione, divisi su due punti di vista diversi ed inconciliabili;
la purezza del sentimento del bambino ripulisce l’anima del padre, che non riesce a
vedere l’ultraterreno, diventano così il tramite tra assoluto e terreno.
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OPERA FRANCESE
Nella prima parte dell’800 la Francia vive un periodo di forti sconvolgimenti → Rivoluzione
francese, Robespierre, Napoleone, Restaurazione con il congresso di Vienna.
La famiglia reale è quella dei Borboni che ritorna dopo il congresso: la monarchia borbonica dura
circa 15 anni, fino alla rivoluzione di luglio (1830) in cui i Borghesi riescono a mettere sul trono un
Re eletto, inaugurando così una monarchia costituzionale, Luigi d’Orléans.
Si crea così un nuovo clima culturale nel paese → il fatto che il re sia borghese influenza dunque
anche la produzione culturale.
Con i Moti rivoluzionari del 1848 nasce la seconda repubblica, con a capo Napoleone III
Si affermano nuove forme di teatro musicale, come ad esempio il vaudeville, un genere leggero
simile all’operetta che veniva rappresentato in piccoli teatri, con meno attenzione allo spettacolo in
sé, e che utilizzava melodie già conosciute.
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È un genere molto sperimentale, con riferimenti velati alla società; le vicende sono inventate
ma infarcite di dinamiche e convenzioni sociali dell’epoca
Es: La dame Blanche: Un soldato ritorna e scopre di essere il rampollo di una famiglia
nobile. Prende un castello che si dice infestato dal fantasma, che è in realtà una donna che
aveva custodito il castello. L’agnizione del personaggio è un chiaro riferimento alla
restaurazione.
Da un punto di vista musicale è simile all’opera italiana → ha al suo interno arie solistiche,
ma poche, perché bisogna andare più avanti possibile con la storia, in maniera realistica.
Gli autori più celebri sono Auber, Bizet e Halévy.
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Le storie raccontate sono divere ma sono accomunate da un forte scavo psicologico
dei personaggi, che risultano fortemente individualizzati e ricchi di sfumature
psichiche.
Tema cardine è quello della redenzione dal male, che viene trasferito
nell’individualità umana; non piove addosso al personaggio, che invece cambia e
muta a seconda di ciò che gli accade nel corso dell’opera.
Non è a numeri chiusi e non utilizza la solita forma.
È il primo operista a far entrare nell’opera le problematiche sociali del tempo.
WAGNER
Le concezioni wagneriane, le cui ripercussioni permangono ancora oggi, hanno cambiato l’assetto
dello spettacolo operistico
- Attenzione maggiore al palcoscenico → a teatro ciò che accadeva sul palco era una specie
di intrattenimento collaterale; a teatro si mangiava, si chiacchierava, si giocava a carte.
Wagner assegna il ruolo centrale al dramma per la serata, abolendo i palchetti e creando
semplicemente dei posti in platea, non eccessivamente comodi, da cui guardare lo
spettacolo.
- Continuità del personaggio → fin dal 700, il cantante interpretava solo quando stava
cantando; nei momenti in cui era in scena ma non cantava, di solito usciva dal personaggio,
dialogando o sorridendo al pubblico. Con Wagner questo principio arriva al culmine poiché
l’attore diventa il tramite verso la verità dell’opera d’arte
- Concentrazione totale verso la vicenda → lo spettacolo era concepito analogamente alla
tragedia greca, pur non mettendo in scena delle vicende moralmente edificanti. A Wagner
infatti non interessava la funzione pedagogica; il dramma doveva stimolare la società a
pensare differentemente. In quest’ottica, il compositore è una sorta di vate che deve
mostrare la giusta strada verso la verità.
Non si preoccupa quindi di utilizzare un linguaggio didattico; non c’è empatia con il
pubblico, verso il quale si rivolge semplicemente come una guida esemplare.
Wagner disdegna completamente l’opera italiana → a suo parere, è una specie di prostituta verso il
pubblico. Il fine era quello di invogliare la gente a venire a teatro, così da avere incassi maggiori e
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maggiori profitti; i compositori e gli impresari italiani pertanto lavorava a fronte di un’adesione
della produzione al gusto sociale condiviso.
La visione artistica Wagneriana si situa agli antipodi: la musica è l’arte più alta di tutte e pertanto
non va mercificata, ma elevata ad un livello superiore.
Il modello è ovviamente quello della tragedia greca, seppur epurata dalla moralità → nelle opere
di Wagner i comportamenti proposti sono al di fuori della morale condivisa.
L’opera deve aspirare alla verità, che non è mai coincidente con la moralità; l’uomo infatti
doveva essere libero e sciolto da tutti i lacci o i ricatti della morale condivisa.
Wagner stesso rinnega la sua produzione precedente all’Olandese Volante (anni 40 dell’800).
Produzione Wagneriana:
- Drammi Romantici → esiste una differenziazione tra le scene e gli atti (Olandese Volante,
Tännhauser, Lohengri)
- Drammi Musicali → produzione del Wagner Maturo, sono un unico flusso musicale.
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