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Diario di un giovane naturalista

"Tutto è chimica, governato dalla sica e spiegato dalla matematica. La seleziona naturale fa il resto"

Intervista a Luigi Boitani: quando lupi e libri sanno di magico


Posted on 03/11/2017

Sono sempre stato affascinato da due cose: i lupi e i libri. Anche se ancora non ho avuto il piacere di incontrare un “principe delle
foreste”, e di lavorarci, i libri mi hanno permesso di conoscerlo, di capirlo, e, soprattutto, di continuare ad amarlo. Hanno contribuito ad
alimentare nei miei confronti la sfera mistica e regale che lo circonda. Un testo in particolare ha svolto magni camente questi ruoli:
Dalla parte del lupo di Luigi Boitani, di cui ne ho fatto una recensione tempo fa quì. Il libro in sé è potente non solo per il tema trattato,
ma anche perché una delle poche copie esistenti in circolazione è nita nelle mie mani per caso. Oggi (31 ottobre 2017) ho avuto la prova
di quanto lupi e libri abbiano in uito sulla mia persona e sulla mia formazione: mi hanno permesso di incontrare e intervistare proprio
Luigi Boitani, uno che di lupi ne ha conosciuti parecchi, e gura di congiunzione tra queste mie due passioni. L’occasione si è
manifestata durante la sua visita al Museo di Zoologia P. Doderlein per M’ammalia, la settimana dei Mammiferi.

È inutile confessare quanto io sia stato agitato in questi giorni, e penso sia inutile spiegarvi le mie motivazioni a riguardo. Vi lascio
quindi all’intervista. Godetevela, come ho fatto io.
Cominciamo dalla domanda più dif cile (ride). Chi è Luigi Boitani? E di cosa si occupa?

Mha… sono un pensionato (ride di nuovo, ma con gusto), anche se in realtà non è cambiato nulla rispetto a prima. Continuo a fare quello
che facevo: continuo cioè ad essere professore di Zoologia a Roma, a La Sapienza, e tengo ancora un corso. Tutte le attività
accademiche [che faccio, nda] però sono migliorate, nel senso che non sono più obbligato ad occuparmi di cose che mi annoiano e mi
annoiavano, come burocrazia e amministrazione. Mi hanno anche fatto emerito all’Università e mi occupo ancora di conservazione della
natura a tempo pieno. Faccio parte infatti dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), e questo mi porta via
letteralmente un sacco di tempo. Da tre anni faccio pure il direttore di una fondazione a Ginevra che nanzia progetti di conservazione.

Ecco, questo introduce la prossima domanda: perché proprio la conservazione della natura? È stata una scelta casuale, o c’è una
motivazione precisa?

Io in realtà sono prima di tutto un conservazionista e poi un ricercatore universitario. Credo moltissimo alla e nella conservazione, e
sono fermamente convinto che questa abbia bisogno di una maggiore impostazione scienti ca rispetto a quanto non ne abbia avuta no
ad esso.

Lei si occupa di grandi mammiferi (soprattutto, tiene ad aggiungere). Da dove è nata la passione per questo gruppo di animali?
Verso i grandi mammiferi ho da sempre avuto una particolare passione. Lavorarci invece è stato come trovarsi al posto giusto al
momento giusto. Io sono nato infatti come zoologo in un istituto di
zoologia che al tempo in cui ero studente era forte in Italia. Tanto
forte che altri zoologi italiani, ad esempio di Palermo o di Milano,
venivano a Roma ogni tanto dicendo con carineria di “venire a
respirare”. “Respirare” in quanto quello era un ambiente impregnato
di fervore accademico, ricco di gente e di personalità, con un gran
numero di persone di e con una decina d’anni di esperienza in più di
me. Ognuno con le idee chiare e con una carriera quasi avviata;
ognuno specialista in un campo diverso. In massima parte si trattava
soprattutto di entomologi ed esperti di invertebrati.

Quando sono entrato da studente, mi hanno posto la domanda: “e tu


di cosa ti vuoi occupare?” (Allarga le braccia con fare interrogatorio ed
esclama: Bho?!) Non avevo un’idea precisa su cosa voler fare; gli
insetti mi stavano e mi stanno simpatici, ma le mie passioni erano
altre. Tuttavia, dovevo per forza diventare uno specialista se volevo
continuare. Mi sono guardato quindi un po’ intorno cercando un
ruolo ancora libero tra gli entomologi o che mi potesse piacere maggiormente: odonati (esclama, con a seguito un respiro misto a sollievo
e stupore)! Bellissimo, non lo faceva nessuno… benissimo! “Sarai un esperto di libellule!” E quindi ho fatto una tesi sulle libellule, non per
loro amore ma perché per studiarle bisogna stare sul campo, e a me andava di stare per campi. Di conseguenza, ho fatto una tesi sulle
libellule in campo. Ovviamente la mia vera passione non era quella, erano uccelli e mammiferi, soprattutto mammiferi, per cui ho
mollato le libellule appena ho potuto, ossia quando mi si è presentata l’occasione: coprire un buco di due mesi con un progetto sui lupi.
Due mesi che sono diventati quarant’anni. Però le libellule mi sono rimaste molto simpatiche, ho imparato un sacco di cose curiose a
riguardo.

A proposito di grandi mammiferi. Se non ricordo male, nel suo libro, lei parla di lunghe giornate nei campi, in attesa del lupo. Cosa si
prova?

Ho lavorato molto sul campo, e continuo ancora adesso. A me piace andare fuori e sentire gli animali nel bosco, carpire tutto ciò che è
vivo nell’ambiente naturale. Ed è una fonte di pace.
A proposito di mammiferi. L’uscita del suo libro più divulgativo, Dalla parte del lupo, è del 1986 e non esistono più copie in giro. È per
caso in programma una ristampa?

No, al momento non ci sono ristampe in programma. C’è però l’idea di scrivere un altro libro. Non so ancora che ci scrivo… ma me lo
hanno chiesto in tantissimi. Naturalmente sarà un libro diverso, perché, a distanza di trent’anni dall’uscita de Dalla parte del lupo, quello
che era il lupo italiano allora [ ne anni settanta inizio anni ottanta, nda] oggi non esiste più, è tutta un’altra vicenda nel nostro territorio.

Il libro è strutturato in due parti, una che riguarda il lupo reale, l’altra il lupo fantastico. Quale delle due parti le piace di più?

Il lupo reale è in nitamente più bello di quello fantastico. Quello fantastico è una lagna micidiale: è fatto di storie, di Cappuccetto Rosso
e robe del genere. Io poi non sono un umanista, o un antropologo, per cui preferisco di gran lunga quello reale.

E questo mi permette di introdurre la seguente domanda: ancora oggi si raccontano tante storie sui lupi. Come reagisce quando ne
sente parlare?

Hai iniziato la domanda mettendo “storie” al suo interno. (Silenzio quasi ammonitore) A tal proposito, mi sento di fare delle
raccomandazioni soprattutto ai giovani studenti e ricercatori: le storie lasciatele da parte, l’ambiente accademico scienti co è fatto di
scienza, non di storie. Ci sono altri luoghi in cui poter sentire storie. La scienza è un’altra cosa.

In materia di conservazione del lupo, per forza di cosa bisogna incappare nel bracconaggio. Come viene vissuto tale fenomeno dagli
altri paesi rispetto all’Italia?

L’Italia è un faro di buona gestione del lupo in Europa. Figurati quindi gli altri paesi. Unica eccezione è data dalla Germania, dove non ci
sono tanti animali domestici in giro e i lupi preferiscono rimanere nelle foreste del nord. Si è creata quindi la giusta armonia tra uomo e
natura che non crea danni a nessuno.

Cosa pensa della recente razza di cane nata nei Balcani, il lupo cecoslovacco?

Il lupo cecoslovacco è glio di un incrocio tra un lupo maschio e un pastore tedesco femmina. Trovo questa trovata demenziale. La
creazione del cane è avvenuta undicimila anni fa, e da quel momento sono venute fuori tantissime razze di cane diverse, che bastano ed
avanzano. I lupi cecoslovacchi sono degli ibridi, che, come tutti gli ibridi [tra animali addomesticati e selvatici, nda], possono essere sì
belli, anche se “bello” è un concetto relativo (“ogne scarrafone è bell’a mamma soja”), ma sono animali pur sempre imprevedibili anche se
cresciuti in ambienti domestici. Possono essere splendidi animali tranquilli e innocui, che fanno compagnia davanti ad un caminetto
acceso, o possono svegliarsi una mattina dopo otto anni con l’istinto e l’intento di aggredirti. Il motivo di andarsi a ccare in situazioni
del genere per l’ennesima volta non si sa e non lo capisco. Forse la spiegazione sta nel fatto che alcune persone non riescono a resistere
all’idea di avere in casa un lupo (pronunciato con voce grossa e mimando con le braccia un lupo mannaro).

Torniamo per un attimo all’argomento “conservazione”. La conservazione della natura può giocare anche a nostro favore. Come?

Uno dei valori della conservazione che ci torna molto utile è quello economico. Quante persone vanno al parco nazionale di Abruzzo
perché sanno di trovarci il lupo, e sperano di vederlo? Di sicuro il turismo a vocazione naturalistica risulta essere una forte risorsa
economica. Se poi vogliamo entrare in argomentazioni più sottili e prettamente ecologiche possiamo prendere in considerazione il
sistema preda-predatore. Il lupo, ad esempio, ma in generale i grandi carnivori, cacciando la selvaggina contribuisce a ridurre l’impatto
negativo causato dalla fauna erbivora che provoca la distruzione incontrollata degli ecosistemi vegetali. Senza un predatore infatti cervi,
caprioli e daini producono con il loro pascolo una riduzione dei tassi di ricrescita in alcune specie vegetali; il che comporta la sofferenza
di tutto l’ecosistema. Motivo per cui i grandi carnivori ci aiutano a mantenere quell’equilibrio dinamico di cui si compone la natura.

Secondo lei, quanto in uisce la conservazione della natura in Italia?

Per questa domanda posso darti due livelli di risposta. Uno è quello più semplice, e che dice che la conservazione della natura è una
cenerentola nel mondo delle attività politiche. A livello istituzionale, la conservazione risulta essere un livello di occupazione e di
preoccupazione che viene dopo altri campi, come quello del lavoro, della sanità, dell’economia. L’altro livello di risposta riguarda il fatto
che gli scienziati non impongono niente. A ciò si aggiunge il fatto che in materia di conservazione animale si parla di valori, dove in
particolare viene esacerbato quello relativo alla vita stessa dell’animale. In generale, il mondo occidentale, Italia compresa, sta infatti a
grandi passi diventando sempre più animalista, e quindi sempre più staccato dalla natura. Chi come me fa parte di un’altra generazione,
ossia di quella generazione che viveva ogni giorno l’esperienza della vita contadina, sente ancora il riverbero della natura nelle orecchie.
I ragazzi di oggi, invece, vivono questo rapporto abbastanza in maniera differente, oserei dire distaccato. Quando porto i miei studenti
in escursione, ad esempio, sono sì entusiasti dell’iniziativa, ma si meravigliano al contempo per una cacca di cinghiale. Si meravigliano
perché non l’hanno mai vista, e quella gita fuori porta rappresenta per loro un momento estatico di esegesi. Da esperienze del genere, ti
sorge spontanea la domanda: se ti meravigli per una cacca perché non l’hai mai vista prima, da dove ti arriva allora l’amore per gli
animali e la natura? La risposta che spesso mi si dà è che l’animale è semplicemente carino. Da quì nasce l’animalismo, che deriva da una
non comprensione dell’animale nel suo contesto naturale e da una conseguente sua sradicazione per farne un oggetto con un valore
etico o estetico che è sì fondamentale, ma solo se sostenuto da solidi basi scienti che.

Cambiamo ancora una volta argomento. Come è cambiata l’Università italiana da quando era studente?
L’Università italiana è cambiata tantissimo. Quando io ero studente era molto più vicina a quello che dovrebbe essere una “Universitas”,
nel senso vero della parola. Cioè un posto dove la gente si ritrova e parla, cerca, pensa liberamente. Oggi è tutto molto più
irreggimentato, soprattutto dalla burocrazia. Di conseguenza è diventato complicato fare tutto, c’è molta meno libertà per i docenti di
inventarsi forme di didattica innovativa e così via. Sì, in poche parole c’è una rigidità di sistema che è contraria all’idea stessa di
università, e che invece dovrebbe essere iper- essibile.

In questo periodo storico, cosa consiglia a noi giovani che vogliamo fare ricerca?

Consiglio di fare quello che vi pare, di fare quello che vi piace. Questa è una domanda che mi pongono spesso un sacco di studenti, e io
rispondo sempre in questo modo, cioè rispondo di assecondare le vostre passioni…

…Ma il lavoro?

Ma che te frega del lavoro… (mani in congiunzione, con un tono misto a esortazione e rimprovero a n di bene) Se fai una cosa con
passione, il lavoro viene fuori. Se non lo fai con passione, non viene fuori niente.

Siamo quasi alla ne. Piccola curiosità: ha un libro preferito?

Tantissimi. È questa la vera domanda dif cile. Il primo per cui ho avuto passione è stato il De rerum natura di Lucrezio. Quello però è
solo l’inizio, riguarda tanto tempo fa (ride di gusto). Adesso ce ne sono tanti altri.

Ultima domanda: mi lascia, per favore, il suo autografo nella mia copia di Dalla parte del lupo?

Assolutamente sì, senza alcun problema.

(Gli passo il libro e mentre lo autografa ride.)

Dopo i dovuti ringraziamenti, e le foto di rito, ha avuto inizio la conferenza, dal titolo Lupi, orsi e linci: la s da della coesistenza con i
grandi mammiferi, di cui potete leggere quì.
(Un enorme grazie al museo e a tutto il suo staff per avermi dato questa opportunità.)

 
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doderlein da Giuseppe Bellomo . Aggiungi il permalink [https://giuseppebellomo89.wordpress.com/2017/11/03/intervista-a-
boitani-quando-lupi-e-libri-sanno-di-magico/] ai segnalibri.

4 PENSIERI SU “INTERVISTA A LUIGI BOITANI: QUANDO LUPI E LIBRI SANNO DI MAGICO”

Rosario
in 03/11/2017 alle 23:56 ha detto:

Bellissima esperienza. Sono molto contento che tu ne abbia avuto la possibilità. E, francamente, non trovo strano pensare che
magari, fra quarant’anni tu possa essere dall’altro lato delle domande, con uno studentello promettente a cercare ispirazione
nelle risposte alle domande che ti fa.
Bravu, Pinú.

Sabrina Lo Brutto
in 05/11/2017 alle 10:06 ha detto:

Grazie. Il Museo si è arricchito di questo momento.

Mirella vazzana
in 06/11/2017 alle 08:15 ha detto:

Interessante incontro. bravi tutti Voi.

Giuseppe Bellomo
in 06/11/2017 alle 10:32 ha detto:

E’ stato un piacere condividere con tutti voi questa esperienza. E un enorme grazie per aver dedicato del tempo a leggere il blog.

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