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LITERATURA Y CULTURA EN LENGUA ITALIANA 1

Orario delle lezioni : MERCOLEDÌ E VENERDÌ dalle 15:00 alle 17:00,


aula S06 Facoltà di Filologia Traducció i Comunicació, UV
Prof. Giuliana Mitidieri
I LUOGHI DANTESCHI
L’INFERNO

È il primo dei tre regni dell'Oltretomba cristiano visitato da Dante nel corso del viaggio, con la guida di
Virgilio. Dante lo descrive come un'immensa voragine a forma di cono rovesciato, che si spalanca nelle
viscere della terra sotto la città di Gerusalemme, nell'emisfero settentrionale della Terra. Questa cavità
sotterranea si è aperta quando Lucifero, cacciato dal Cielo dopo la sua ribellione a Dio, fu scaraventato al
centro della Terra dove è tuttora confitto; la terra si ritrasse per il contatto col demonio e avrebbe
formato il monte del Purgatorio, che sorge agli antipodi di Gerusalemme, nell'emisfero meridionale.
Sulla porta dell'Inferno c'è una scritta minacciosa di colore oscuro, che preannuncia a chi la attraversa le
pene infernali e l'impossibilità di tornare indietro; la porta è scardinata e permette un facile accesso, ciò
in quanto Cristo trionfante dopo la resurrezione la sfondò per andare nel Limbo e trarre fuori i patriarchi
biblici. Non sappiamo dove si collochi con precisione questo ingresso, ma Dante e Virgilio impiegano
quasi un giorno per raggiungerlo dopo l'episodio della selva oscura.
L'Inferno è diviso in nove Cerchi, simili a delle cornici rocciose che circondano la parte interna della
voragine e che ospitano i vari dannati. C'è un Vestibolo, detto anche Antinferno, dove si trovano gli
ignavi. Questo luogo è diviso dall'Inferno vero e proprio dal fiume Acheronte, dove i dannati vengono
traghettati da Caronte sulla sua barca. Il I Cerchio, detto anche Limbo (da «lembo», ovvero orlo estremo
dell'abisso infernale), ospita i pagani virtuosi e i bambini morti prima del battesimo; queste anime non
sono né dannate né salve e non subiscono alcuna pena, tranne il desiderio inappagabile di vedere Dio
(Virgilio è una di esse).
Dopo il passaggio dell'Acheronte, i dannati giungono davanti a Minosse, custode del II Cerchio e
giudice infernale. Le anime confessano tutti i loro peccati e Minosse indica qual è il Cerchio dove
saranno destinati, attorcigliando la lunga coda intorno al corpo.
Purgatorio
IL PURGATORIO

Dante lo descrive come una montagna altissima che si erge su un'isola al centro dell'emisfero australe totalmente invaso
dalle acque, agli antipodi di Gerusalemme che si trova al centro dell'emisfero boreale. Secondo la spiegazione di Virgilio
(Inf., XXXIV, 121-126), quando Lucifero venne precipitato dal cielo in seguito alla sua ribellione, cadde al centro della
Terra dalla parte dell'emisfero australe e tutte le terre emerse si ritirarono in quello boreale, per timore del contatto col
maligno; si creò così la voragine infernale e la terra che la lasciò andò a formare la montagna del Purgatorio, che sorge in
posizione opposta all'Inferno. L'isola è collegata al centro della Terra da una natural burella, una sorta di cunicolo
sotterraneo che si estende in tutto l'emisfero meridionale e dove scorre un fiumiciattolo, probabilmente lo scarico del Lete.
Ai tempi di Dante il secondo regno era creazione recente della dottrina, essendo stato ufficialmente definito solo nel 1274:
secondo alcuni storici della Chiesa tale «invenzione» era dovuta al fine di lucrare sul pagamento da parte dei fedeli delle
preghiere, destinate ad attenuare le pene cui i penitenti erano sottoposti (e in effetti Dante sottolinea a più riprese nella
Cantica che i fedeli possono abbreviare la permanenza delle anime nel Purgatorio, ma ciò indipendentemente dal denaro
versato o meno alle istituzioni ecclesiastiche).
Secondo Dante, le anime destinate al Purgatorio dopo la morte si raccolgono alla foce del Tevere e attendono che un
angelo nocchiero le raccolga su una barchetta e le porti all'isola dove sorge la montagna. Qui arrivano su una spiaggia e
sono probabilmente accolte da Catone l'Uticense che del secondo regno è il custode; quindi alcune attendono
nell'Antipurgatorio un tempo che varia a seconda della categoria di penitenti cui appartengono (contumaci, pigri a
pentirsi, morti per forza, principi negligenti). L'attesa può protrarsi a lungo, ma non oltrepassare il Giorno del Giudizio in
cui queste anime, comunque salve, accederanno al Paradiso. Terminato il periodo di attesa, i penitenti attraversano la
porta del Purgatorio che è presidiata da un angelo, quindi accedono alle sette Cornici in cui è suddiviso il monte. In ogni
Cornice è punito uno dei sette peccati capitali, in ordine decrescente di gravità e dunque con un criterio opposto rispetto
all'Inferno: essi sono la superbia, l'invidia, l'ira, l'accidia, l'avarizia e prodigalità, la gola, la lussuria. All'ingresso di ogni
Cornice ci sono esempi della virtù opposta (il primo dei quali è sempre Maria Vergine), mentre all'uscita ci sono esempi
del peccato che si sconta; gli esempi possono essere raffigurati visivamente, dichiarati da delle voci o dai penitenti,
rappresentati con delle visioni. Il passaggio da una Cornice all'altra è assicurato da delle scale, talvolta ripide e difficili da
salire.
IL PURGATORIO

Le anime dei penitenti soffrono delle pene fisiche, analoghe per molti versi a quelle infernali e con un
contrappasso, ma con la differenza che i penitenti non sono relegati per l'eternità in una Cornice ma
procedono verso l'alto: quando un'anima ha scontato un peccato e si sente pronta a proseguire, passa
alla Cornice successiva. Dante rappresenta nelle varie Cornici i peccatori più rappresentativi del peccato
che vi si sconta, anche se è ovvio che queste anime stanno compiendo un percorso; il criterio è analogo a
quello del Paradiso, in cui i beati si mostrano a Dante nel Cielo di cui hanno subìto l'influsso in vita,
mentre normalmente risiedono nella candida rosa nell'Empireo. Le anime si trattengono nelle varie
Cornici un tempo che varia a seconda del peccato commesso, che in certi casi può essere nullo (Stazio,
ad esempio, non si sottopone alle pene delle ultime due Cornici) o protrarsi per anni o secoli. In ogni
caso la pena non può andare oltre il Giudizio Universale, dopo il quale i penitenti accedono al Paradiso.
Ovviamente le anime di personaggi particolarmente santi o meritevoli vanno direttamente in Cielo
senza passare dal Purgatorio, come afferma ad esempio l'avo Cacciaguida.
Quando l'anima di un penitente ha scontato per intero la sua pena, il monte è scosso da un tremendo
terremoto e tutte le anime intonano il Gloria: a quel punto l'anima accede al Paradiso Terrestre, che si
trova in cima alla montagna dopo il fuoco dell'ultima Cornice. Qui è accolta da Matelda, che
probabilmente rappresenta lo stato di purezza dell'uomo prima del peccato originale e che fa immergere
il penitente nelle acque dei due fiumi che scorrono nell'Eden: il Lete, che cancella il ricordo dei peccati
commessi in vita, e l'Eunoè, che rafforza il ricordo del bene compiuto. A questo punto l'anima è pronta a
salire in Cielo, pura e disposta a salire a le stelle come Dante dirà di se stesso.
I CANTO DEL PURGATORIO
Analisi del I canto del Purgatorio

STRUTTURA
VERIFICA
PARADISO
IL PARADISO
È il terzo dei tre regni dell'Oltretomba cristiano visitato da Dante nel corso del viaggio, con la guida di Beatrice: Dante ne
dà una precisa collocazione spaziale come per Inferno e Purgatorio, anche se la sua descrizione è molto lontana da quella
di un luogo fisico e si fa più astratta man mano che l'ascesa procede. Il poeta immagina la Terra sferica e immobile al
centro dell'Universo, circondata da dieci Cieli che costituiscono appunto il Paradiso (la sfera del fuoco separa il mondo
terreno da quello celeste): i primi nove Cieli sono sfere concentriche che ruotano attorno alla Terra, ciascuno governato da
un'intelligenza angelica, mentre il X (l'Empireo) è immobile e si estende all'infinito, essendo la sede di Dio, degli angeli e
dei beati. I primi sette Cieli prendono il nome del pianeta che ruota insieme ad essi (Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte,
Giove, Saturno), mentre l'VIII è il Cielo delle Stelle Fisse e il IX è il Primo Mobile, detto così in quanto è il primo Cielo a
muoversi e a imprimere il movimento a tutti gli altri. Dai primi otto Cieli nasce un influsso generato dalla stella che è
presente in ognuno di essi e che si riverbera sulla Terra e su tutte le creature. Nel X Cielo dell'Empireo risiede Dio,
circondato dai nove cori angelici e dalla candida rosa dei beati.
Questi sono divisi in sette schiere, a seconda dell'influsso celeste che hanno subìto in vita, e sono gli spiriti difettivi, quelli
operanti per la gloria terrena, gli spiriti amanti, i sapienti, i combattenti per la fede, gli spiriti giusti, gli spiriti
contemplanti. Anche se i beati risiedono normalmente nell'Empireo assieme a Dio e agli angeli, nel Paradiso (per ragioni di
simmetria compositiva e di più agevole comprensione per il lettore) essi compaiono a Dante nel Cielo dalla cui stella
hanno subìto l'influsso: così, ad esempio, gli spiriti difettivi compaiono nel I Cielo della Luna, gli spiriti amanti invece nel
III Cielo di Venere, e così via. Nel Cielo delle Stelle Fisse Dante assiste al trionfo di Cristo e di Maria, quindi gli appaiono
le anime di san Pietro, san Giacomo e san Giovanni, che esaminano il poeta rispettivamente sulla fede, sulla speranza e
sulla carità. Superato l'esame, Dante viene ammesso al Primo Mobile dove assiste allo sfavillio e al canto dei nove cori
angelici, descritti come altrettanti cerchi lucenti che circondano un punto luminosissimo. Beatrice fornisce a Dante
spiegazioni dottrinali circa la natura degli angeli, quindi lei e il poeta accedono all'Empireo, dove i beati si mostrano tutti
in forma... di candida rosa: essi sono disposti in seggi che si allargano via via verso l'alto, e Dante osserva che i punti più
lontani appaiono con la stessa nitidezza di quelli più vicini. Beatrice conduce Dante al centro della rosa e gli mostra che i
seggi vuoti sono ormai pochi, tra cui quello già destinato all'imperatore Arrigo VII di Lussemburgo, su cui è posta la
corona imperiale.
A questo punto Beatrice riprende il suo seggio all'interno della rosa, accanto a Rachele, mentre il suo posto come guida di
Dante è rilevato da san Bernardo di Chiaravalle. Questi invita Dante a contemplare la gloria di Maria, quindi fornisce al
poeta alcune spiegazioni circa la composizione della rosa e invoca l'assistenza della Vergine perché interceda presso Dio e
ammetta Dante alla visione dell'Altissimo. La Cantica e il poema si chiudono con la descrizione di questa visione.
XXXIII CANTO DEL PARADISO
Analisi del XXXIII canto del Paradiso

STRUTTURA

Una piccola verifica

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