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Gesù si trasferisce da Nazareth a c’è in me e che c’è in te. Dove leva la polvere del mio deserto
Cafarnao, in Galilea, presso il c’è tenebra là Gesù si trasferisce, interiore. Nella lieve brezza del
pescoso lago di Genésaret (mare dove c’è miseria, qualsiasi mise- mattino riconosco la presenza di
dell'arpa o della cetra). Non è una ria, là il Dio liberatore pone la Dio, la voce dell’infinito che con
scelta occasionale ma voluta, sua tenda. Non è una presenza struggente insistenza continua a
dettata dalla logica divina che passiva e innocua quella di Gesù dirmi: «Convertiti, perché il re-
dall’alto scende verso il basso, ma esigente: «Convertitevi, per- gno dei cieli è vicino». Mia pic-
penetra nei bassifondi, parte dai ché il regno dei cieli è vicino». I cola Galilea quanto ti voglio be-
piccoli inferni che gli uomini, cambiamenti non avvengono ne. Qui, tra mille contraddizioni,
con estrema facilità, costruisco- con il tocco di una bacchetta posso cambiare, mi viene data la
no in questa misera “valle di la- magica, ma richiedono una deci- possibilità di partecipare ad un
crime”. Galilea, luogo di confine sione personale, un cambiamen- banchetto che non è di quaggiù.
fra i territori dipendenti da Erode to di prospettiva. I gioghi si Qui incontro Gesù che ha scelto
Antipa ed il fratellastro Erode rompono, la povertà diventa di incominciare da me, da questa
Filippo; entrambi vi riscotevano gaudio, il deserto si trasforma in miseria, dal mio peccato. Anche
le tasse e vi era pure una guarni- lussureggiante oasi solo attraver- se domani mi incamminerò ver-
gione romana. I potenti si arric- so la conversione. Le mie tene- so il sontuoso tempio di Gerusa-
chivano e la gente impoveriva. bre si trasformano in luce quan- lemme per offrire le tortore del
Galilea delle genti. Terra di in- do esco da me stesso, l’alba sor- mio ennesimo tentativo di con-
contro tra varie popolazioni, ge quando decido di mettermi in versione, poi tornerò nella mia
luogo abitato dai pagani, da mi- viaggio. La conversione non è Galilea. Qui la misericordia divi-
scredenti, da gente avvolta dai mai un avvenimento sociale, ma na non viene mai meno, qui in-
meandri delle tenebre e quindi personale. Per trasformare la contro gli esuli figli di Eva, la
bisognosa di una piccola luce, di Galilea devo cambiare il mio mia famiglia, intravedo la porta
una lieta notizia. Gesù parte cuore. Devo percorrere la “via di casa mia.
proprio dalla Galilea, dalle tante del mare”, devo lasciarmi avvol- don Luciano
Galilee, dalla piccola Galilea che gere dal soffio del vento che sol-
TO
Una specie di grande sim- saggio. “C’è qualcosa, nel sta colpevole chiusura sbarra
posio, un vero e proprio fondo del cuore dell’uomo, la strada del profondo, impe-
consulto. Vengono da Geru- che resiste a Dio e si oppone dendo alla luce del Salvatore
salemme, sono degli esperti, disperatamente al suo irrom- di penetrarvi con la sua forza
conoscono nei dettagli la leg- pere nella nostra vi- risanatrice. Perciò un simile
ge e le Sacre Scritture. Il ver- ta” (Francesco Lambiasi). Di peccato, finché è in atto, non
detto, meglio la diagnosi, questo tremendo mistero ci è suscettibile di perdo-
non lascia appello: «Costui è parla proprio il brano evan- no” (Francesco Lambiasi).
posseduto da Beelzebùl e scaccia i gelico di Marco. Infondo è il Non temo i miei peccati, le
demòni per mezzo del principe dei mistero stesso del male. Stra- mie fragilità, quella voragine
demòni». Un modo come un no gioco. Mentre i dottori che mi separa da quello che
altro per screditare Gesù, per della legge emettono il loro “dovrei essere”. Temo il Pec-
renderlo innocuo, ridicolo verdetto, non si accorgono di cato che giustifica il mio
agli occhi della gente. Se, per essere loro stessi strumenti peccato, che mi fa accarezza-
i parenti, Gesù è un pazzo, del Maligno, avvolti nelle re con compiacimento i miei
per i dotti venuti da Gerusa- tenebre, incapaci di ricono- limiti trasformandoli in un
lemme è un indemoniato, un scere il bene. E’ il peccato surrogato del bene, del vero
uomo posseduto da Satana. più grave, una chiusura che bene. Temo il diavolo che
Non dobbiamo stupirci. An- sbarra le porte alla salvezza, non vuole la mia felicità, che
che noi spesso cerchiamo di la “bestemmia” contro lo falsifica la realtà, che tenta di
narcotizzare il Signore, lo Spirito Santo che non può allontanarmi dalla misericor-
emarginiamo, lo releghiamo essere perdonata. “Neppure dia e dal perdono di Dio.
in un angolo, lontano dal Dio può costringere l'uomo Ecco perché amo quella pic-
centro dei nostri interessi. a cambiare il proprio atteg- cola luce, la luce del confes-
Gli chiudiamo la bocca, lo giamento di rifiuto, se questo sionale dove tutto viene per-
liquidiamo con dei sottili ra- giunge fino al punto di capo- donato e dove il diavolo vie-
gionamenti, ridimensioniamo volgere la realtà e di imputa- ne sconfitto e cacciato lonta-
con estrema facilità la straor- re al Santo, al Signore, una no da me.
dinaria novità del suo mes- complicità col maligno. Que-
Contemplo:
Preghiamo la Amore che previene e perdona
Parola
Signore Gesù, guarda Sono davvero in pace con il mai, non verrà mai meno alla
la mia povertà, la leb- pensiero che Gesù mi ama e sua fedeltà, nonostante le nostre
bra del mio peccato,
vienimi incontro e sal- quindi mi perdona, o sono sem- infedeltà.
vami. Aiutami ad ac- pre un po’ ansioso per quello Spesso non riusciamo a perdo-
cettare con fiducia la
mia condizione di pec- che in me non funziona, per ciò narci i nostri difetti, le nostre
catore e a presentarla
con umiltà a te, con la che non riesco a fare, per cui remore, le nostre manchevolez-
fiduciosa speranza che non riesco a essere all’altezza ze, e però Gesù le ha già perdo-
solo da te potrò rice-
vere una parola di sal- dell’amore di Gesù? nate e non è in collera con noi;
vezza che mi cambia
continuamente la vita E’ giusto che questo interrogati- ci comprende, ci rilancia, ci ab-
e mi rende ogni gior- vo ci preoccupi; ma sempre sul- braccia.
no di più testimone
gioioso della tua opera lo sfondo della certezza che Ge- (C. M. Martini, Le tenebre e la luce, p. 50)
di salvezza. Amen!
sù ci ama e non ci abbandonerà
TO
Preghiamo la Contemplo:
Parola
Cosa devo chiedere al Signore?
Signore, aiutaci a vede- Non conta tanto l’assenza di della non solo con la mano de-
re la madre, il fratello,
passioni, di illusioni, ma il saper- stra con cui ci accarezza, ma
la sorella, nelle persone
che incontriamo. Facci si lasciar maturare a poco a po- anche con la sinistra, con cui
semplici, alleggerisci il co dalle circostanze, lasciarsi le- talora ci dà qualche schiaffo,
nostro animo dall'egoi-
smo, dall'orgoglio, dal- vigare con la carta a vetro dagli qualche forte segno che occorre
la presunzione. Donaci eventi, per divenire sempre più cambiare direzione.
uno sguardo limpido
che sappia andare oltre equilibrati e affidabili. Cosa chiedo allora al Signore,
le apparenze. Facci Così come Pietro: non si lecca ringraziandolo per quanto in me
diventare madre, fra-
tello, sorella per chi è le ferite del tradimento ma, una è suo dono e implorandolo di
solo. Rendici umili, volta sbagliato, si riprende con supplire con la sua grazia a
perché anche noi pos-
siamo accettare l'aiuto coraggio, guardando il Maestro. quanto mi manca?
dell'“altro”. Veglia su Dobbiamo avere la certezza che (C. M. Martini, Le tenebre e la luce, pp. 66-
di noi, Signore ed inse- 68)
gnaci l'Amore.
Dio ci forma attraverso tutte le
situazioni. Egli ci ama e ci mo-
TO
La parabola del buon se- E’ qui che, nonostante tut- so duro dall’ arido vento
minatore fa parte delle to, incontro la misteriosa della mia cattiveria. Osser-
semplici e quotidiane realtà presenza di un Dio che va Clemente Alessandrino:
del vivere di ogni persona. non si arrende, che conti- “c’è un solo coltivatore
Fa parte di quel terreno nua tenacemente a semina- della terra che è negli uo-
esistenziale che trovo nel re. E’ un Dio contadino mini, colui che semina dal
sacrario del cuore, nel re- quello che calpesta la pol- principio, dalla fondazione
condito, dove solo Dio verosa strada del mio cuo- del mondo, i semi che pos-
con passo felpato semina re; ha deposto le vesti della sono crescere, colui che ha
la Parola che deve portare gloria e ha indossato gli fatto piovere al tempo op-
frutti di vita eterna. Quan- abiti umili dell’agricoltore. portuno la parola del Si-
do mi incammino sul viot- Ripulisce, strappa, brucia, gnore; i tempi e i luoghi in
tolo della mia interiorità si fa strada tra il loglio del cui è ricevuto fanno la dif-
provo un senso di paura, mio egoismo. Continua a ferenza”. Nel mio povero
di smarrimento, quasi di seminare, nonostante tut- cuore i tempi e i luoghi
nausea. Quante spine, to, continua a seminare. non riesco a conoscerli per
quante pietre, quale deser- Dio spreca se stesso per questo li affido alla miseri-
to … Eppure questo è il questo lembo di misera cordia del Dio contadino.
mio pezzo di terra, il mio terra, questo pezzo di cam- don Luciano
campo, la mia proprietà. po ricoperto di sabbia, re-
Preghiamo la Contemplo:
Parola L’errore della stoltezza
Il grande affare degli Come non conoscere nella stol- se che non ci riguardano.
esseri umani è sforzar-
si di partecipare al re- tezza un peccato oggi molto co- Quante volte capita anche a noi
gno di Dio. mune? Vivere magari in maniera di essere un po’ credenti-
Abbiamo la vita intera
per cogliere l'opportu- osservante, compiere le pratiche increduli, credenti per una pro-
nità di partecipare, di
entrarvi.
religiose, ma come se Dio non fessione formale, ma increduli
Però Dio è in diritto di ci fosse, senza la fede profonda in quanto non aderiamo vera-
precluderci per sempre
l'ingresso. e la partecipazione interiore ne- mente al Dio vivo che ci viene
Per essere più chiari: cessarie. incontro con le sue esigenze?
siamo noi stessi a chiu-
derci le porte! Nell’errore della stoltezza tutti Quante volte siamo anche noi
Nel Regno possiamo possiamo cadere quando se ne un po’ ipocriti?
entrare tutti, in Gesù
Cristo, grazie al pove- presenti l’occasione. (C. M. Martini, Le tenebre e la luce, p. 81)
ro, al piccolo, all'esclu-
so, al più vulnerabile. Non dobbiamo pensare dunque
(Padre Alejandro Solalinde) troppo facilmente che sono co-
TO
Oggi Gesù ci dice che è chiamo in base a quello no di più ogni relazione,
Lui la lampada che fa che vediam o noi, ogni situazione ed ogni
luce alla nostra vita, alla all’apparenza. Certo, la passaggio della nostra
nostra strada. Ma con luce di Gesù è luce diret- vita. In questo modo cia-
queste parole vuol dirci ta, la nostra, invece, è scuno di noi, con le sue
anche che, se uno si pro- sempre luce riflessa, ma scelte concrete, nello
fessa suo discepolo, deve di sicuro è sempre la scorrere della quotidiani-
essere a sua volta luce stessa luce, la luce di Ge- tà, deve diventare a sua
sui sentieri della vita in sù, l’unica vera luce che volta lampada che illumi-
ogni situazione, in ogni illumina il mondo e la na il cammino e che fa
circostanza, con chiun- vita degli uomini. Pro- luce alla strada che
que si trovi. Fuor di me- prio in virtù della risur- l’umanità percorre.
tafora, dobbiamo lasciare rezione del Signore Ge-
l’incombenza del giudi- sù, il Vangelo è per noi il
zio al Signore, anche testo base, che plasma e
perché spesso noi giudi- deve plasmare ogni gior-
Preghiamo la
Parola Contemplo:
Siamo nelle mani di
Il regno di Dio è qui
Dio: una frase fatta, una
realtà grandiosa. Ogni atto ispirato dalla fede fa Dobbiamo quindi grandemente
Una frase fatta quando
non ci credo. parte della dinamica dell’uscire rallegrarci, perché il regno di
Una realtà grande: se da sé: ogni gentilezza al di là di Dio è qui, non dobbiamo aspet-
siamo nelle mani di Dio
siamo in buone mani. quello che è puramente richiesto tare chissà quali occasioni: è nel
Sono mani esperte che
dalle norme rigide di cortesia; compiere il proprio dovere con
mi conoscono.
Sono mani capaci, che ogni gesto di carità, di bontà; dedizione, nel perdonare agli
sanno funzionare.
Sono mani buone, che ogni attenzione verso l’altro, o- altri le mancanze quotidiane, nel
lavorano solo per il be- gni prevenzione gratuita di un porsi come piccoli di fronte al
ne.
Come una madre alza desiderio altrui; ogni accettazio- regno di Dio.
fino a sé il bambino, (C. M. Martini, Le tenebre e la luce, p. 159)
così Dio.
ne di situazioni un po’ pesanti,
Essere nelle mani di ogni momento di perdono an-
Dio è farsi alzare fino a
lui. che in piccole cose di famiglia,
(Don Adriano Valleggi) sanno già di questo eccesso, so-
no questa vita cristiana.
TO
Solo un granello di senape un gesto d’amore, di uno re, diventavano grandi”. (L.
diventa il più grande di tut- sguardo che infonde corag- Pozzoli). Quella del gra-
ti gli ortaggi. Solo ciò che è gio, di una parola che salva, nello di senape è l’unica
piccolo è destinato a diven- di una coperta che la prov- legge scritta nel cuore di
tare grande. Gesù celebra videnza stende sulle nostre Dio, nei cieli stellati, negli
la piccolezza umana, con- miserie. “Gesù era innamo- abissi marini. E’ la legge
fonde i grandi con il disar- rato di tutto ciò che è pic- della vita, la sinfonia che
mante sorriso dei bimbi, colo, fragile, inconsistente, muove l’universo, il miste-
con la debolezza dei miseri, non appariscente. Tante ro che fa diventare un pic-
col nulla dei poveri. Il gra- volte la sua attenzione si è colo seme un albero così
nello di senape, il più pic- fermata con particolare grande che gli uccelli del
colo di tutti i semi, è il mo- simpatia sulle piccole cose, cielo possono ripararsi alla
dello della grandezza cri- come se volesse riscattarle sua ombra. Solo l’uomo
stiana. Mi piace sentirmi dalla loro condizione di umile dilata il suo cuore e
piccolo, essere accolto tra oscurità. E quando lo lo fa diventare un nido per
le braccia di Colui che tutto sguardo era rivolto alle per- Dio e per i fratelli. Il Si-
può, mettere la mia mano sone, aveva una predilezio- gnore ama tutto ciò che è
nella mano di un Padre che ne per i piccoli e per gli piccolo!
non mi lascerà mai solo. La umili: ai suoi occhi i grandi don Luciano
vera sapienza è proprio diventavano piccoli e i pic-
questa: sentirsi bisognosi di coli, i bambini in particola-
Contemplo:
Preghiamo la
Parola L’impazienza e la fuga
O Signore, c'è una La consolazione del nostro cuo- Ogni giorno sperimentiamo co-
guerra e io non possie- re consiste in una grazia che toc-
do parole.
me l’impazienza e la fretta, carat-
Tutto quello che posso ca la sensibilità e gli affetti più terizzate dalla cultura tecnologi-
fare è usare le parole
di Francesco d'Assisi.
profondi, inclinandoli ad aderire ca, ci fanno sentire pesante ogni
E mentre prego questa alle promesse di Dio vincendo la ritardo nella manifestazione del
antica preghiera io so
che, ancora una volta,
fretta, l’impazienza e la delusio- disegno divino.
tu trasformerai la guer- ne; è una grazia assai necessaria E la nostra poca fede nel leggere
ra in pace e l'odio in
amore. Dacci la pace,
a noi. i segni della presenza nascosta di
o Signore, e fa’ che le Quando il Signore sembra in ri- Dio si traduce nell’impazienza e
armi siano inutili in
questo mondo meravi- tardo nell’adempimento delle nella fuga, tipica dei discepoli di
glioso. sue promesse, questa grazia ci Emmaus.
(Santa Teresa di Calcut-
ta) consente di resistere nella spe- (C. M. Martini, Le tenebre e la luce, pp. 59-
60)
ranza e di non venir meno
nell’attesa.
TO
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versamento su POSTEPAY
N.5333171080666908
con la causale “contributo spese
stampa Non di Solo Pane”.
26 gennaio 2020 - 3^ domenica Tempo Ordinario -
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Settimanale di preghiera per la famiglia
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da
don Luciano Vitton Mea