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LA RIVOLUZIONE
CONSERVATRICE
Armin Mohler
Il testo fondamentale per conoscere e capire il movimento di idee che
cambiò i connotati della cultura europea fra le due guerre, e che ancora
oggi produce suggestioni, dibattiti e appassionate rivisitazioni.
Articolato su quattro sezioni (la problematica, l’argomento, le immagini
guida, i cinque gruppi), il volume analizza tutti i nodi fondamentali della
Konservative Revolution: i rapporti con il nazionalsocialismo e i suoi
“ trotzkisti” , i concetti di Movimento Tedesco e di Weltanschauung, il
nazionalbolscevismo, la nascita di un nuovo tipo di rivoluzionario nel
periodo weimariano, l’influenza intellettuale di Nietzsche, la concezione
sferica del tempo, l’opposizione al nichilismo, la polemica condotta contro
il cristianesimo, il « realismo eroico », la conciliazione degli opposti, le
differenze di sensibilità e di progetti fra le più significative componenti
del movimento di idee (Vòlkischen, Nationalrevolutionàre, Biindischen,
Landvolkbewegung).
Un contributo decisivo per l’apprezzamento dei caratteri originali del più
spregiudicato e coraggioso tentativo di imprimere all’era della Tecnica
e al tumultuoso processo di modernizzazione che ha sconvolto la società
europea del Ventesimo Secolo un segno diverso da quello del « deserto
dei valori » e della dissoluzione dei legami organici nell’individualismo
conflittuale ed egoistico che contrassegna l’epoca della secolarizzazione.
Una guida essenziale alla lettura di autori a lungo posti al bando dalla
Accademia e di recente ritornati prepotentemente “ di moda” sulla scia
di riletture non conformiste e trasversali rispetto alle vecchie ideologie:
Ernst Junger, Cari Schmitt, O'swald Spengler, Arthur Moeller van den
Bruck, il Thomas Mann delle Considerazioni di un impolitico e i tanti
altri che attorno a loro animarono cenacoli di inedita vitalità intellettuale.
LA RIVOLUZIONE
CONSERVATRICE IN GERMANIA 1918 -1932
UNA GUIDA
akropolis
AKROPOLIS/LA ROCCIA DI EREC
1990
Titolo originale dell’opera:
Die Konservative Revolution in Deutschland 1918 - 1932
Ein Handbuch
(2) Cfr. H. Ciancile, Dioniso in Germania, in pubblicazione presso la editrice Rari Nantes
di Roma.
Introduzione 7
LUCIANO ARCELLA
;
/•
LA PROBLEMATICA
(1) Nell’aspetto essenziale però i nazionalsocialisti si collegano agli antichi esponenti del
"Movimento Tedesco" (Wagner, Fichte, Jahn) mentre si distaccano dai contemporanei
(Spengler, Moeller van den Bruck).
10 L a Rivoluzione Conservatrice in Germania 1918-1932
(2) Il concetto di "trotzkisti" venne per la prima volta adoperato da uno studioso di sinistra,
Hans Jaeger, in numerosi articoli sui gruppuscoli del suo tempo. Un esempio di una nuova
utilizzazione dell’espressione si ha in B. d’Astorg, Introduction au monde de la terreur,
Paris 1945.
La Problematica 11
(5) Si commette un grosso errore nel giudicare Niekisch o Albrecht Haushofer dei
traditori, considerandoli sullo stesso piano di Schulze-Boysen, che fu agente di una potenza
nemica.
(6) La denominazione "seconda rivoluzione" viene utilizzata fino al 30 giugno 1934
soprattutto all’intemo di quell’ala rivoluzionaria della NSDAP che, non contenta della
rivoluzione del 1933, con l’aiuto dei "Deutschnationalen" persegue una "vera" rivoluzione.
La Problematica 13
meriti acquisiti nei confronti del partito, rimane pur sempre un non
allineato.
Non di rado simili transfughi si distinguono particolarmente nella per
secuzione dei loro vecchi compagni. Ernst Junger, in una nota del suo
diario datata 7 ottobre 1942 (7), scrive riferendosi ad un personaggio di
tale specie: "Gente del genere appartiene a quel tipo di maiali da tartufi,
che si incontrano in ogni rivoluzione. Poiché i loro rozzi compagni di fede
sono incapaci di attaccare in maniera diretta gli avversari più fini, si
servono di persone di una certa capacità intellettiva per fiutarli e scovarli,
e possibilmente per provocarli offrendo alla polizia il modo di inter
venire. Ogni volta che notavo che costui si occupava di me, mi preparavo
mentalmente ad una perquisizione. Chiese l’intervento della polizia
anche contro Spengler e ci sono alcuni, addentro a tali vicende, che
affermano che lo ha sulla coscienza". Fra opposizione e conversione
esiste una terza possibilità: la posizione di neutralità, che si fonda su un
accordo reciproco. Il caso più importante del genere è il movimento
detto "Deutschglaubige" (per una religione germanica), sorto nella metà
degli anni Trenta.
Un certo numero di gruppi "vòlkisch" e "bùndisch" riescono ad avere una
certa indipendenza in quanto rinunziano, almeno esteriormente, ad
esporre chiaramente le loro idee politiche, che sono spesso in contrad
dizione con la realtà nazionalsocialista e si dedicano interamente alla
costruzione d’una religione "germanica".
Ma proprio in questo caso si vede come in un’epoca di totale politicizaz-
zione nessuna attività di carattere spirituale può rimanere senza un
effe tto p o litic o . B en presto anche questi gruppi ("D eutsche
Glaubensbewegung", "Circolo Ludendorff', etc.) vengono ostacolati, e in
seguito la sempre più intensa mobilitazione per la guerra ne determina
la finale dissoluzione.
(7) E. Junger, Strahlungen, Tùbingen 1949; tr. it.: Diario 1941 -1945, Longanesi, Milano
1979. Paria di un certo "Kastor", pseudonimo d’un noto autore.
La Problematica 15
(9) Lettera di Schumann all’autore antecedente alla prima edizione del lavoro.
(10) L’espressione è circolata negli anni Venti, dopo la prima edizione dell’opera. La
formula "Rivoluzione del Nichilismo" è diventata fuori moda in connessione con l’ascesa
del neo-marxismo e della sua avversione alla tesi dei due totalitarismi. Al contrario,
l’espressione Konservative Revolution è diventata di uso corrente.
(11) Come sinonimo di Rivoluzione Conservatrice oggi viene sovente utilizzato, per lo più
in senso polemico, il termine "fascismo". Ma il suo senso è così impreciso, che preferiamo
non utilizzarlo. Se si vuol dare al termine un senso concreto si deve intendere esclusiva-
mente il movimento politico italiano. Accostamenti analoghi all’espressione "nazional
socialismo" hanno avuto poco successo; ciò è toccato solo fino a un certo punto alle forme
abbreviative "nazi", "nazistisch" (nazista).
18 La Rivoluzione Conservatrice in Germania 1918-1932
riposa nel vischio, che essi sono i Tuatha de Danaan che continuano a
vivere. I popoli del Mediterraneo dovrebbero riavere il loro Hermes e
Tunisi il suo Astarotte, in Persia dovrebbe risorgere Mitra, in India
Brahma ed in Cina il più antico di tutti i draghi".
D ’altra parte il maggior rilievo dato dall’elemento tedesco alla cos
tituzione di una Rivoluzione Conservatrice ha una sua giustificazione.
Anche i caratteri extra-tedeschi di questa rivolta culturale contro le idee
del 1789 si radicano in quel capitolo della storia culturale tedesca che si
situa tra Herder ed il Romanticismo. Proprio in Germania questa rivolta
raggiunse la massima violenza. Idee e stati d’animo rivoluzionario-con
servatori possono caratterizzare il modo di sentire di individui di altri
paesi oltre la Germania, ma qui sono molto più esplosivi e, per la
disperazione degli illuministi, hanno addirittura influenzato il
vocabolario comune. Non è facile trovare per tutto ciò una spiegazione
esauriente, che del resto cadrebbe piuttosto nell’ambito di scienze
diverse dalla storia della cultura. Come circostanza aggravante può
essere additata come causa lo "sviluppo ritardato" della Germania nei
confronti della maggior parte degli altri paesi europei. Le idee della
Rivoluzione Francese non sono penetrate in Germania nella stessa
misura che in altri paesi, e le forze combattute dai Giacobini si sono qui
conservate più a lungo che altrove. Per questa ragione l’elemento
"altkonservativ" sfocia immediatamente nella Konservative Revolution e
fa sì che il "non più" si trasformi in un "non ancora". Così in questo
sviluppo ritardato dello spirito tedesco risiede anche un elemento di
anticipazione e di preannuncio. Il che rende naturalmente più difficol
tosa la ricerca. Quale che sia il rapporto tra il principio generale della
Konservative Revolution e la cultura tedesca in maniera specifica, il
concetto di Deutsche Bewegung è quantomeno utilizzabile ai fini della
determinazione del rapporto esistente fra la cultura tedesca e la suddetta
Konservative Revolution. Il tentativo di andare oltre la Rivoluzione Fran
cese si è espresso in ogni paese in un modo particolare.
Uno di questi modi sembrerebbe il nazionalismo, messo sullo stesso
piano della Rivoluzione Conservatrice anche se lo Stato nazionale
moderno, nel suo significato di accentramento di tutti coloro che parlano
la medesima lingua in un unico Stato, risulta proprio una creatura della
rivoluzione dell’89. Per la Francia l’equazione risulta appropriata (13)
(13) Per il particolare rapporto tra giacobinismo e nazionalismo in Francia, cfr. A. Mohler,
Im Schatten des Jakobmismus, pp. 273-89, in Rekonstruktion des Konservatismus,
Freiburg im Breisgau 1972.
La Problematica 21
(14) A volte viene a galla un’idea che acquista maggior ampiezza durante la "decoloniz
zazione" successiva alla Seconda Guerra Mondiale: l’accettazione del termine "bianco"
opposto a "di colore", rinunciando ad ogni pluralismo razziale all’interno del mondo dei
bianchi.
22 La Rivoluzione Conservatrice in Germania 1918-1932
IL CONCETTO DI "WELTANSCHAUUNG"
(17) Cfr. la raccolta di articoli di Rudolf Olden, Das Wunderbare oder D ie verzauberten.
Propheten in deutscher Krise e soprattutto lo scritto geniale di Cari Christian Biy,
Verkappte Religionen.
La Problematica 25
(18) G. Nebel, Auf ausonischer Erde. Latium und Abruzzen, Wuppertal 1949, p. 285 s.
26 La Rivoluzione Conservatrice in Germania 1918-1932
IL CARATTERE DI MUTAZIONE
parso ancora prima della guerra del 1914, è scritto (19): "Attualmente
siamo all’inizio di uno dei periodi di maggiori cambiamenti della storia
mondiale, un periodo iniziato con le guerre balcaniche del 1912, che
trascinerà una dopo l’altra la maggior parte delle nazioni della terra nel
suo vortice e durerà almeno un decennio; ciò avverrà alcuni anni prima
che...il mondo germanico esploda con una forza violentemente naturale.
Si produrrà un’ immane sussulto che scuoterà tutto ciò che esiste fin nelle
fondamenta ed in ogni ambito".
E EPOCA GUGLIELMINA
(2) Il Termine Wilhelminismus (epoca guglielmina) indica in senso proprio solo il tempo
successivo al congedo di Bismarck, anche se qui lo usiamo genericamente per contrasseg
nare l’intero periodo del II Reich.
34 La Rivoluzione Conservatrice in Germania 1918-1932
Ma per quanto concerne la sua azione nel tempo, non si può paragonarla
all’azione dell’altra ala, che fin dall’inizio, si pone al di fuori dell’idea
guglielmina, e non viene travolta dal vortice della catastrofe. All’ala
rivoluzionaria appartengono anzitutto quei personaggi solitari che si
pongono all’ombra del grande Nietzsche. Il tipo particolare, che si stacca
dal branco, è una tipica figura dell’interregno. Le sue parole vengono
rafforzate dall’eco della solitudine nella quale sono pronunziate. In verità
Nietzsche non può essere inquadrato nella "Deutsche Bewegung" in
senso stretto, anche se ciò che avviene dopo di lui può essere compreso
solo utilizzandolo come presupposto. La Rivoluzione Conservatrice non
è pensabile senza Nietzsche, specialmente dopo il 1918; il suo influsso lo
si rintraccia dappertutto, tuttavia la sua contraddittorietà impedisce di
delineare chiaramente gli elementi che trasmise a questo movimento (4).
Nella sua ombra si muove peraltro un gran numero di figure solitarie che
danno un importante contributo alla Rivoluzione Conservatrice tedesca.
Ne menzioniamo solo due, nelle cui opere troviamo una critica del tempo,
che si rivolge specificamente alla restaurazione di un germanesimo in
pericolo: Paul de Lagarde con i suoi Deutsche Schriften (Scritti tedeschi)
1878-1881 ed Julius Langbehn con il suo Rembrandt als erzieher
(Rembrandt come educatore)del 1890. Il loro distacco dai contem
poranei si manifesta già nel fatto che riescono ad incidere pienamente
sulla cultura tedesca solo dopo la Prima Guerra Mondiale. Accanto a
questi solitari devono essere menzionate anche due compatte correnti di
pensiero, che si oppongono entrambe al guglielminismo e riescono così
a sop ravvivere d o p o il 1918: la "V òlkische Bewegung" e la
"J ugendbewegung".
Col termine "vòlkisch" si definiscono quei gruppi politici per i quali
l’essere umano è determinato dalla sua origine, derivante dal materiale
informe di una razza o da quello strutturatosi attraverso la storia di un
popolo o di una tribù. Sulla stessa linea si muovono le dottrine che
considerano l’essere umano condizionato dall’anima del paesaggio
(4) Tentativi di inquadrare Nietzsche nella Rivoluzione Conservatrice sono stati compiuti
da A. Baeumler, Nietzsche, der Philosoph und Politiker, Leipzig 1931, (tr. it.: Nietzsche
filosofo e politico, Lupa Capitolina, Padova 1983); H. Rem, Nietzsche und die deutsche
Revolution, in «Rhytmus», 9 settembre 1934; G. Lutz, Nietzsche in SW: Das Deutsche in
der Deutschen Philosophie, Stuttgart 1941. Tentativi di inquadrare Nietzsche nel
Nazionalsocialismo: W. Cross, Die Propheten in ihrer bedeutung fiir uns, in "National-
sozialistiche Monatschefte", 1 aprile 1930; R. Oehler, Friedrich Nietzsche und die deutsche
Zukunft, Leipzig 1935.
L ’A rgomento 37
LA GUERRA
Abbiamo detto che tutto quel che in Germania è poi accaduto, dev’essere
interpretato sulla base di Nietzsche. In effetti c’è qualcosa che per la
Konservative Revolution è altrettanto significativo: la Prima Guerra Mon
diale. Alla Germania dei decenni successivi si applica il detto che la
guerra è madre di tutte le cose. Con la guerra del 1914-18 inizia la
"Deutsche Aufstand" (Rivolta tedesca) che da allora in poi fa tremare
quasi senza interruzione tutto l’Occidente. Tùtto è misurato in riferimen
to a questa guerra e gli opposti campi si dividono sulla base della
posizione assunta rispetto ad essa.
Quanto detto si applica in particolare alla "Deutsche Bewegung". Ernst
Jungcr (8) così si esprime in qualità di portavoce di tutta la sua
generazione: "La guerra è nostra madre, ci ha generato come una nuova
stirpe nel seno incandescente delle trincee... questa gioventù, combatten
do nei paesaggi più terribili del mondo, ha compreso che le antiche strade
sono giunte alla fine e che bisogna percorrere le nuove".
C ’è un disegno del grafico A. Paul Weber (9), proveniente dalla
"Jugendbewegung": in primo piano marcia un gruppo di giovani
"bundisch", sullo sfondo marciano nella stessa direzione soldati in
uniforme di guerra, alti e sovrastanti come ombre. E ’ un disegno
emblematico per tutta la "Deutsche Bewegung" del dopoguerra. Che i
morti partecipino al presente così come i non ancora nati è una con
cezione conservatrice fondamentale. In particolare, sono i caduti in
guerra che attraverso il loro sacrificio fungono da segno invisibile, ma pur
presente, di esempio e di ammonizione.
E’ difficile descrivere che cosa significhi la Prima Guerra Mondiale per
la "Deutsche Bewegung". In prospettiva l’esperienza della guerra presen
ta tre stadi. Il fatto che la si viva al fronte o in contesti più lontani produce
soltanto una differenza nel grado di tensione emotiva.
All’inizio c’è l’entusiasmo inebriante delle prime settimane, alla fine
Pimprowisa, inattesa catastrofe. Fra questi due punti corrono gli anni
disincantati e monotoni d’una guerra divenuta vita quotidiana, e tale
esperienza è quella che si imprime nella coscienza di ognuno.
Il suo scoppio è percepito come una vampata che fonde ed annulla tutte
le divisioni partitiche, di ceto, di confessioni e campanilistiche e rende
visibile quella desiderata unità e totalità che il guglielminismo simulava
soltanto. E’ una partenza inebriante, che fa esclamare ad un osservatore
così sobrio e scettico come Thomas Mann (10) nel settembre del 1914:
"Ricordiamoci dell’inizio, di quei primi giorni che non si potranno mai
dimenticare, allorché irruppe nella realtà qualcosa considerato impos
sibile! Noi non avevamo creduto nella guerra, il nostro discernimento
politico non era bastato per farci riconoscere la necessità di una
catastrofe europea. Ma come essere morali, proprio come tali avremmo
dovuto percepirne l’avvento; anzi, in qualche modo l’avevamo ardente
mente desiderata; nel profondo del cuore avevamo compreso che il
mondo non poteva andare più avanti secondo la maniera consueta....
Era l’unione di tutta la Nazione disposta a subire le prove più difficili,
una unione potente ed esaltante, desiderata ma mai determinatasi, una
prova decisiva che la storia dei popoli non aveva finora conosciuto".
La guerra diviene un fuoco purificatore che deve bruciare ed eliminare
tutte le insufficienze e falsità del guglielminismo. Scrive ancora Thomas
Mann nel m edesim o saggio: "La guerra! Era un sentim ento di
purificazione e di liberazione quel che noi sentivamo, assieme ad una
immensa speranza. Di ciò parlavano i poeti, solo di ciò. Che cos’è per essi
l’impero, la signoria commerciale, la vittoria in sé?.... Ciò che entusias
mava i poeti era la guerra in sé, la sofferenza come necessità morale.".
L assalto dei giovani volontari presso Langemarck, con molte perdite
umane, diventa il simbolo di questa esperienza, menzionato laconica
mente nel bollettino di guerra dell’l l novembre 1914 del quartier
generale: "A occidente di Langemarck i giovani dei nuovi reggimenti
sono andati all’attacco delle postazioni delle prime file nemiche al canto
di Deutschland, Deutschland uber alles e le hanno espugnate".
Ma questo entusiasmo non dura a lungo. Lalta tensione delle prime
settimane di guerra viene presto sostituita dal grigiore quotidiano. Dopo
la battaglia della Marna i fronti di guerra, per lo meno sul fronte occiden
tale, incominciano ad immobilizzarsi. La monotona macina della guerra
dei materiali entra in funzione e continuerà a funzionare per oltre quattro
anni. Ernst Junger così descrive questo mutamento (11) : "La trincea
faceva della guerra un mestiere dei combattenti lavoratori a giornata
(10) Th. Mann, Friedrich und die grosse Koalition, Berlin 1915. Tr. it.: Federico e la
Grande Coalizione, Studio Tesi, Pordenone 1985.
(11) E. Junger, Der Kampf als inneres Erlebnis, 8° ed., Berlin 1940.
42 La Rivoluzione Conservatrice in Germania 1918-1932
(12) E. Junger In Stahlgewittem (1920) tr. it.: Tempeste d’acciaio, Ciarrapico, Roma 1984;
Das Wàldcnen 125 (1925); Feuer und Blut (1926).
(13) G. Nebel, Tyrannis und Freiheit, Dusseldorf 1947.
L ’A rgomento 43
Per o senza suo merito, egli è sopravvissuto... Non si può più distinguere
dove la forma esteriore finisca e dove incominci l’essere umano; non
riserva nulla alla sua sfera privata, ma si pone, senza residui, in questa
esteriorità". Non tutto ciò che abbiamo detto trova qui verifica, ma altre
cose vengono anticipate. "Nessun inizio e più nessuna fine", " è sempre
stato e sempre sarà": in queste espressioni risuona l’eco di idee che
conducono direttamente al cuore della Rivoluzione Conservatrice. La
catastrofe del 1918 è così improvvisa come lo era stato l’inizio del 1914.
Già prima qualcosa incominciava a sgretolarsi. Nel colmo dell’estate del
1918 l’esercito tedesco intraprende ancora una volta un attacco in forze
contro il cuore dell’esercito francese. Nel mese di novembre le truppe
tedesche hanno però evacuato la Francia e lo Stato tedesco non esiste più
nella sua forma precedente. E’ opinione generale che la "destra" tedesca
abbia reagito in maniera unitaria all’esperienza di questo crollo improv
viso, parlando di una "pugnalata" alle spalle dell’esercito tedesco fin
allora vittorioso. Anche in ciò si vede chiaramente come la Rivoluzione
Conservatrice infranga lo schema, fin allora prevalente, di "destra" e
"sinistra". La vecchia destra aderisce in gran parte all’idea della "pug
nalata" (16), che spiega la disfatta come un caso fortuito, opera di con
giurati che perfidamente hanno tramato nell’ombra.
I gruppi rivoluzionario-conservatori invece, in misura sorprendente
mente elevata, cercano di vedere la disfatta come qualcosa di necessario.
Vogliono decifrare il "senso" della disfatta. Come per l’inizio della guerra
così anche il crollo finale è chiarito in base all’idea di un fuoco
purificatore. La formula di Franz Schauwecker "dovevamo perdere la
guerra per riguadagnare la nazione" (17) è significativa. Nell’ambito di
questo movimento ideologico una vittoria della Germania guglielmina
sarebbe stata vista come una sconfitta della "Germania segreta" (18).
Edwin Erich Dwinger nel secondo volume della sua trilogia russa (19) fa
dire, ad un ufficiale tedesco, dal Pope Luca: "Avete perduto la guerra....
ma chissà, non è forse stato meglio così? Se l’aveste vinta il vostro dio
LA REPUBBLICA DI WEIMAR
secolo XIX, dove le opposte idee venivano sostenute con forte coscienza;
poi al proprio tempo, ai due grandi movimenti che si posero come
traguardo immediato il rovesciamento della Repubblica: comuniSmo e
nazionalsocialismo; ed infine in avanti, verso la propria casa ancora da
costruire.
Anche la Repubblica di Weimar si articola in tre fasi. La prima va dalla
proclamazione della Repubblica nel novembre 1918 fino alla fine del
1923, la seconda arriva fino al 1929, la terza al 30 gennaio 1933 (21). Nella
prima la Repubblica erige la propria struttura in mezzo ai disordini del
dopoguerra. Con la fine degli scontri nella Ruhr nel settembre del 1923,
la fine delFinflazione del "Rentenmark" e con la repressione del tentativo
di colpo di stato di Hitler e Ludendorff nel novembre del 1923,
quest’epoca di disordine volge al termine. Segue il tempo dell’apparente
prosperità e d’una calma superficiale, denominato "eraStresemann", dal
nome dell’uomo di stato di essa rappresentativo. A partire dall’autunno
del 1929, inizio della crisi economica mondiale, l’edificio costruito su
deboli fondamenta incomincia a sgretolarsi pezzo a pezzo e l’agonia della
Repubblica, attaccata da tutte le parti, si trascina fino al gennaio del 1933.
Anche la Rivoluzione Conservatrice segue un corso simile a quello
imposto alla Repubblica dagli eventi esterni. Il primo capitolo è anche
per essa tempo di chiarificazione e di orientamento. Usando un linguag
gio militare si potrebbe dire che essa in questo periodo definisce la sua
situazione di partenza ed abbandona contemporaneamente gli alleati
infidi. Mentre tuttavia essa trova a poco a poco la sua strada, l’apparente
rafforzamento della Repubblica le toglie il vento dalle vele, cosicché il
secondo capitolo è di attesa e di paziente preparazione. Nel terzo
capitolo si appresta all’assalto, ma la vittoria è riportata dal nazional
socialismo suo rivale. Gli eventi determinanti della Rivoluzione Conser
vatrice si trovano in gran parte nel primo capitolo, che in un certo senso
è solo una prosecuzione della guerra. Nel terzo capitolo, che comprende
gli anni dal 1929 al 1933, si accumula la parte più ampia e più importante
della sua produzione letteraria.
(21) Arthur Rosenberg, lo storico marxista della Repubblica di Weimar nella sua Ges-
chichte der deutschen Republik, Karlsbad 1935, p. 238, ne pone la fine nell’ottobre del
1930.
48 La Rivoluzione Conservatrice in Germania 1918-1932
(23) Cfr. l’autobiografia di Ernst von Salomon formulata attraverso i due romanzi, Die
Geàchteten (I proscritti), 1929, tr. it.: All’insegna del veltro, Parma 1981; e D ie Kadetten
(I Cadetti), 1933.
50 La Rivoluzione Conservatrice in Germania 1918-1932
IL NAZIONALBOLSCEVISMO
(34) H. von Ser ’ ‘ Deutschland zwischen West und Ost, Heidelberg 1933, p. 43.
L'Argomento 61
servizio ufficiale era un’ingerenza nei nostri affari interni, contro la quale
occorreva un’estrema decisione.".
Nonostante la loro moderazione, le tendenze rappresentate da Seeckt e
Maltzan non possono affermarsi nel mondo ufficiale della Repubblica di
Weimar. Rimangono, nell’ambito sia della diplomazia che dell’esercito,
faccende di minorante e tenute a freno dal governo. Quel che si è ot
tenuto lo è stato di nascosto e sovente in maniera arbitraria. Né la
situazione è stata trasformata dagli sforzi di una parte del mondo
economico tedesco, che cerca di crearsi un proprio peso ed una propria
importanza in Occidente mediante uno stretto rapporto tra una Ger
mania altamente industrializzata e una Russia ricca di materie prime.
Riassumendo: il nazionalbolscevismo della KPE) è elastico, adattato alle
varie stagioni secondo i bisogni del Komintern. La^ISIÌ&Pjsoffoca i
germi del nazionalbolscevismo presenti nel suo ambito. Il nazlónal-
bolscevismo di Seeckt e di Maltzan resta a mezza via, e nelle mani dei
loro superiori non è che un possibile strumento accanto ad altri. Liala
sinistra della Rivoluzione Conservatrice (nei limiti in cui in seno ad essa
abbia senso parlare di sinistra e di destra), incline a soluzioni nazional-
bolsceviche, deve adattarsi a questa situazione.
Verso la fine della Repubblica di Weimar nell’ambito della Rivoluzione
Conservatrice emergono in gran numero piccoli gruppi che rivendicano
il diritto di rappresentare il nazionalbolscevismo "autentico". Caratteris
tica la guerra su tre fronti, condotta dal più importante di questi gruppi,
la "Wjderstandbewegung" ^Opposizione) dCErnst Niekisch. Significa
"opposizione^-sia" alta Repubblica di Weimar, troppo* disposta
alTadempImento incondizionato delle clausole di Versailles, che alla
■NSDAP e alla KPD.
62 La Rivoluzione Conservatrice in Germania 1918-1932
IL "TERZO FRONTE"
(39) La bandiera nera compare nella guerra contadina al tempo della riforma. Cfr.
Erich-Gunther, Fahnen, Flaggen und Standarten, Leipzig 1936.
(40) Schapke, Aufstand der Bauem, Leipzig 1933, p. 42.
(41) "Die Tat", 7 ottobre 1931.
L ’A rgomento 65
(48) In K. Stechert, op. cit., o in H. Giinther, Der Herren Eigner Geist, Moskau 1935.
74 La Rivoluzione Conservatrice in Germania 1918-1932
POSSIBILITÀ DI CLASSIFICAZIONE
ALL INTERNO DELL IDEOLOGIA
singole opere dei filosofi Max Wundt, Hans Heibl e Franz Bòhm, del
geografo Ewald Banse, dello psicologo Eri eh Rudolf Jaensch, del
pedagogo Philipp Hòrdt, dell’economista Werner Sombart, degli storici
dell’arte Wilhelm Pinder, Hubert Schrade e Josef Strzygowski, dei giuristi
Otto Koellreutter, Karl Lorenz, Ernst Forsthoff ed Ernst Rudolf Huber,
degli storici della letteratura Josef Nadler, Hans Naumann e Richard
Benz e di molti altri ancora. Questi scienziati e filosofi, così come i poeti,
rimangono ancora nei loro tradizionali involucri, da dove intraprendono
solo di quando in quando sortite nel campo malsicuro della Wel-
tanschauung.
Tra gli autori che si possono senz’altro considerare aderenti alla Wel-
tanschauung, si deve indicare un gruppo più specifico: gli "Stiefbruder"
(Fratellastri). Si tratta di singoli autori, singoli gruppi e riviste, o addirit
tura correnti di pensiero piuttosto vaste, che muovendo da altri punti di
partenza, dalle sinistre rivoluzionarie e dai partiti leali alla Repubblica,
arrivano in prossimità della Rivoluzione Conservatrice, pur non potendo
esserne considerati dei veri aderenti. Si tratta di tentativi che possono
tutti essere raggruppati sotto la voce di una "terza via". I loro aderenti
vedono da una parte le debolezze della Repubblica e dall’altra cercano
di procedere fra la Scilla del comuniSmo e la Cariddi del nazionalsocialis
mo. Ciò che li separa dalla Rivoluzione Conservatrice è la rinunzia ad
una soluzione rivoluzionaria e radicale. Sono dei "riformisti", che tentano
di puntellare e rinforzare l’edificio della Repubblica dall’interno con
l’ausilio di materiali estranei. L’ambito in cui si esprimono queste inten
zioni è molto vasto, ed abbraccia i gruppi più diversi. Vanno menzionate
a questo punto cose diversissime, come la fusione, di breve durata, della
"Demokratische Partei" e della "Volksnationale Reichsvereinigung" (As
sociazione nazional-popolare del Reich), già "Jungdeutscher Orden"
(Ordine giovanile tedesco) di Mahrauns, con la "Deutsche Staatspartei",
nell’estate del 1930. Come pure, in ambito marxista, i tentativi del circolo
di Hofgeismar, o dei "Neue Blàttern fùr den Sozialismus" (Nuove pagine
per il socialismo), di includere elementi nazionalisti. Da menzionare è
anche il tentativo intrapreso da Hans Joachim Schoeps e dal suo
"Vortrupp" (Avanguardia) di costituire all’interno dell’ebraismo tedesco
un’organizzazione corrispondente ai reparti d’assalto nazionalisti.
Ciò che resta dopo tutte queste esclusioni è il nucleo degli autori
rivoluzionario-conservatori. Occorre però valutarli e differenziarli in
base al loro peso. In primo piano vi sono i "sistematici", che cercano di
stabilire gli ideali fondamentali, i veri e propri "modelli". In questo lavoro,
L ’A rgomento 81
pantedesco
vecchio conservatorismo
movimento ariano
conservatorismo aristocratico
autoritario
"bùndisch"
socialismo "bùndisch"
rivoluzionario "bùndisch"
Civitas Dei germanica
movimento tedesco
rivolta tedesca
Rinascimento tedesco
rivoluzione tedesca
resistenza tedesca
bolscevismo tedesco
pensiero tedesco
leninismo tedesco
socialismo tedesco
tedesco-germanico
credente tedesco
"vòlkisch" tedesco
terzo fronte
terza comunità
terzo partito
terzo Reich
terza via
84 La Rivoluzione Conservatrice in Germania 1918-1932
organicismo
pangermanesimo
panteutonismo
conservatorismo plebeo
nichilismo prussiano
rivoluzione prussiana
socialismo prussiano
reazione
opposizione di destra
restaurazione
conservatorismo rivoluzionario
nazionalismo rivoluzionario
"Landvolk" rivoluzionario
conservatorismo apparente
fronte nero
nazionalismo militare
militarismo sociale
movimento corporativo
socialismo corporativo
totalitario
"Weltanschauung" tragica
realismo tragico
trotzkismo (in senso translato)
movimento "vòlkisch"
nazionalismo "vòlkisch"
socialismo "vòlkisch"
bolscevismo nazionalpopolare
rivoluzionario "vòlkisch"
conservatorismo "vòlkisch"
seconda rivoluzione
secondo protestantesimo
i suoi scritti latini. Questi tentativi non terrebbero conto del fatto che
l’interlocutore parla ormai un’altra lingua.
L impalcatura che sosteneva i concetti è crollata, e ciò fa sì che questi
vaghino senza direzione. Con le immagini accade qualcosa di diverso:
esse erano solo in parte incluse in quell’impalcatura, e comunque in una
posizione secondaria. Il concetto aveva il predominio assoluto;
l’impalcatura era adattata ai concetti, mentre considerava le immagini
solo a tratti: così il suo crollo non ha coinvolto le immagini, ma le ha rese
libere. Nella rovina ci si rende così conto, sebbene lentamente e gradual
mente, che esse posseggono una propria organizzazione.
La trasformazione del concetto in immagine si manifesta anche nelle
scienze, che da concettuali si trasformano in "fisiognomiche", evidenzian
do, come lo studio degli "archetipi" di Jung, una quantità di altre immagini
fondamentali.
Per designare le immagini di livello superiore adoperiamo il vocabolo
"Leitbild" (Modello), perchè, nella sua relativa indeterminatezza rispetto
ad un termine come "Urbild" (Immagine originaria) o ad altri, ci appare
più adatto all’iniziale utilizzazione di siffatte immagini.
Ad un’analisi approfondita appare sempre più evidente l’importanza
rivestita da simili modelli, mentre gli involucri concettuali che spesso li
avvolgono si scoloriscono e le immagini vanno riunendosi in gruppi
sempre più ampi. Dalla nostra indagine risulta che parecchi di tali
modelli si sono resi riconoscibili: uno sembra preposto a tutta la
Rivoluzione Conservatrice, mentre parecchi "Unter-Leitbilder" (Modelli
subordinati) si sottopongono a tale "Ober-Leitbild" (Modello superiore).
La delimitazione di questi modelli ci condurrà all’essenza della
problem atica e rappresenta la m etodologia più idonea ad una
esposizione globale.
Purtroppo, per un tale modo di procedere non esiste ancora un metodo
preciso. Se ci si avvicina alle immagini solo mediante i concetti, queste si
volatilizzano, come in parte è provato dalla scuola junghiana; d’altro
canto una "riplasmazione" di quei modelli cade al di fuori dei compiti
assegnati alla scienza. Resta così soltanto un intreccio di concetti e di
immagini, che lascia insoddisfatto chi cerca risultati tangibili. La nostra
esposizione dei modelli si risolverà in un parafrasare e in un alludere:
fare di più sarebbe compiere una falsificazione.
LE IMMAGINI-GUIDA
(1) O. Weininger, Ùber die letzen Dinge, Wien ■ Leipzig 1920. Tr. it.: Delle cose ultime,
Studio Tesi, Pordenone 1985.
90 La Rivolouzione Conservatrice in Germania 1918-1932
LINEA E SFERA
NIETZSCHE E E INTERREGNO
IL NICHILISMO
"Dio è morto": questo è per Nietzsche "il più grande avvenimento" (XIII
p. 508) "Gli uomini non ci pensano più", osserva.
Il concetto di morte di Dio passa attraverso tutta la sua opera e deve
essere posto come punto di partenza di ogni commento su Nietzsche.
Tuttavia non si può far finta di non udire il richiamo a Dio che è celato
dietro questi canti di sepoltura e distruzione. L immagine è estrema-
mente evidente quando Zaratustra si scaglia, bastonandolo, contro il
vecchio mago, che invoca: "Oh, torna indietro, mio Dio sconosciuto! Mio
tormento! Mia estrema felicità!" (VII p. 370). Nietzsche vede l’uomo del
suo tempo esposto alla minaccia del pericolo nichilista della decadenza
della cultura occidentale; da questo punto di vista si rivela la sua dop
piezza che, mentre lo spinge ad un violentissimo attacco contro il cris
tianesimo e contro ogni forma di religione, perchè irretiscono l’uomo,
dall’altra mostra invece la derivazione religiosa di molti concetti da lui
sviluppati.
Questa sorta di ambiguità non consente di identificare nettamente un
processo oggettivo. Vano è ogni tentativo di staccarsi dal Dio cristiano,
se poi ci si limita ad operare un cambio dall’aion cristiano ad un altro
aion, entità al tempo stesso nuova ed "anteriore". Questa è la concezione
valida da due millenni di una divinità che si trova al di là del mondo ma
che ad un certo punto viene dissolta dagli avvenimenti ed al cui posto
subentra l’immagine, del resto già esistente prima del Cristianesimo, di
una dignità che non è più "oltre" il mondo. Nei frammenti postumi di
Nietzsche c’imbattiamo poi nella frase: "Chi non crede ad un processo
circolare del Tutto, "deve" credere in un Dio arbitrario..." (XIII p.469).
Per Nietzsche è morto il dio cristiano ma non il dio del ritorno, che ha
nome Dioniso. Quindi Nietzsche si trova su un valico e osserva da
lontano, ma il distacco-trapasso annichilisce; il dolore del passaggio
scuote tutta l’opera nietzscheana; egli intravede per primo e con acuta
partecipazione il campo di rovine che va sempre più espandendosi. Ttitto
quanto ci era stato tramandato, il passato, si distrugge ancora prima che
"qualcosa di nuovo" possa sostituirlo. Interviene a questo punto il fon
damento dionisiaco del mondo, concepito come "volontà di potenza" (IX
p.3); Dioniso, il "genio del cuore", il dio dell’eterno creare e distruggere,
il sovrano della danza, viene a sostituire il nichilismo. La volontà di
104 La R ivoluzione Conservatrice in Germania 1918-1932
(8) Le citazioni si trovano rispettivamente a p. 197, 257,153,186 s., 223, 222, 153,188 s.,
165,190.
108 La Rivolouzione Conservatrice in Germania 1918-1932
IL "ROVESCIAMENTO"
IL "GRANDE MERIGGIO"
più usato. Theodor Fontane narra del lago dal quale si diparte uno
zampillo d’acqua quando la terra trema in qualche continente lontano.
La nostra epoca offre uno strano spettacolo: da una parte si schiera il
mondo "lineare" del progresso con la forza atomica come suo culmine e
cerca di impigliare nella propria rete di binari e di fumaioli anche l’ultima
macchia libera della terra e dall’altra ci sono gli oratori che testimoniano
un mondo di silenzio meridiano.
E’ soprattutto il selvaggio l’ideale della poesia dei seguaci di Nietzsche;
il selvaggio non visto come distruzione del mondo "lineare", ma come
l’interruzione di un sonno sacro. Quel selvaggio di cui Stefan George in
DerMann und derDrud (Luomo e la strega) e in Das neue Reich (Il nuovo
impero) fa dire dalla strega all’uomo: "...dove finisce la tua saggezza/
comincia la nostra, tu scruti la sponda dove hai espiato per il passaggio./
Se il tuo raccolto matura, il tuo bestiame prospera/ le sacre piante della
vite e dell’ulivo producono/ tu immagini che questo venga solo dalla tua
astuzia./ Le terre che respirano la umida notte primordiale mai più
marciscono, sono docili/ si struggono quando un anello viene a mancare
alla catena". Così suona l’ammonizione della strega: "... Se noi ci estin
guiamo, vi annullerete anche voi; dove passano i nostri capelli arruffati
sgorga il latte...". Il discorso contenuto nella poesia del selvaggio nas
conde l’immagine del "grande meriggio". Friedrich Georg Junger indica
in Die Perfektion der Technik (La perfezione della tecnica) il mondo
"lineare" al suo apice e contemporaneamente alla sua fine: la tecnica è
vista come dilapidazione della pienezza, come mero consumo. In
Griechische Mythen (Miti greci), segue le orme della realtà senza tempo
che è stata avvilita dalle figure mitiche e aggiunge alla duplicità di
Nietzsche, costituita dal chiaro Dio Apollo e dal buio Dioniso, la terza
divinità, Pan, dio del selvaggio. Il selvaggio è di volta in volta l’indefinito,
l’ignoto. Non è sottomesso all’uomo, non è sua proprietà, non è
misurabile nè indicabile. E’ territorio inutile, dove non valgono le leggi
economiche dell’uomo. Non ha storia... il selvaggio non è soltanto la terra
senza confini che circoscrive i territori di Cerere, ma è anche l’origine e
quindi il sacro. Ovunque noi tendiamo e per quanto riandiamo indietro
nel pensiero, incontriamo il selvaggio. Lo troviamo nelle prime ore del
mattino ancora splendente di rugiada rinfrescato dalla notte, dalla quale
emerge. Rispetto ad esso tutta la storia appare limitata, un atto della
coscienza che si ripiega per spingersi verso il passato. Noi riconosciamo
che anche il "selvaggio" è luce dell’arte... lo sfondo dal quale emerge il
sentimento del mondo, quello stesso che stiamo cercando di descrivere;
Le Immagini Guida 113
cullati a destra,
cullati a sinistra
fra i canti.
111110 quanto è stato detto sul tempo lineare e sul ciclo, è chiaramente in
rapporto con la settima poesia:
Anche il collegamento con i morti e con i non ancora nati si trova nella
dodicesima poesia di Perlenschnur.
Lacqua si intreccia
in una corona argentea.
Il cerchio mai trova fine,
mai finisce la danza.
In alto, in basso
in un eterno percorso
scorrono le acque,
il canto va.
E un’altra goccia
del tuo sangue,
oceano,
che mai si riposa.
Anche negli altri versi di Friedrich Georg Jiinger troviamo i contrasti che
si rifanno alla concezione di cui sono modelli esplicativi Guardini e
Weininger. Come per suo fratello, anche in lui affiora sempre la bestia
d el rito r n o , il s e r p e n te . In D er W estw ind (Vento dell’ovest),
nell’implorazione Die Schlange (Il serpente), si legge: "Ritorna ciò che
può/ custodirti nella rotazione/ il tuo invulnerabile guardiano ti sor
veglia/ il tuo serpente è con te". Lo stesso volume di versi contiene la
poesia Der Geleitspruch (La parola d’ordine), nella quale il sentimento
della vita che suggerisce l’immagine universale della sfera ha assunto una
forma più sobria:
I "RINATI"
Difficile da dimenticare
eppure così sospeso,
smisurato
tono su tono
e segni di ombra
dell’ultima luce,
0 finale,
molti del nulla
1 mondi son fermi,
eoni-durata
difficile raffreddarsi
percepisce ora l’uomo,
tacere di boschi
e pace del cacciatore
se noi ci inchiniamo,
chi eri tu,
Tu?
Luogo di supplizio,
smania di intendere,
non un verbo da salvare
nè storia -
dimenticare tutto,
disprezzare tutto,
10 smisurato
panateneo -
nei santuari
del mar Tirreno
Toro tra i fiori
a Danae,
in fattezze di leone,
suono di baccanti
e divinità dispongono
11 tramonto.
Le Immagini Guida 119
Aurora
Ih vivi ancora, oh dea!
il suono del flauto di salice
vibra lungo i pendii.
Se il cuore si accende,
avverte luce e melodia,
pace o voglia di correre
sboccia nell’Egeo.
contesto, è in pratica la mia idea del tempo: io ritengo che il tempo (non nel senso di ore
che trascorrono) sia la vera necessità della poesia dell’uomo. Perciò, secondo me, nel
concetto del ritorno è insito troppo movimento. In questi e altri versi ho voluto intendere
una costante presenza di tutto l’essere, di quello passato come di quello a venire. Questa
non mi sembra una cosa mistica, bensì una realtà della mia costituzione e non mi ritengo
un essere particolarmente cattivo o diverso dall’immagine dell’uomo comune. Nella poesia
saranno forse custodite delle forme dell’essere che sono scomparse dalla coscienza con
l’origine della storia. Tutta la poesia è propriamente preistorica e la storia è l’avversaria
prima della poesia".
dubbio che i punti più convincenti riguardo al ritorno, nella sua opera,
siano di tipo poetico, e che anche ai suoi adepti accada lo stesso. Essi non
cercano di dimostrare l’effettività del ritorno, ma si impegnano piuttosto
ad evidenziarne la superiorità.
Scopo di questa indagine storico-ideologica non è dunque quello di
identificare un modello di sistema libero da contraddizioni, ma di
documentare e di rettificare la sequenza di alcuni equivoci del pensiero
ciclico. Questo però non vuol dire che si pretenda ufficialmente un
sistema coerente: noi accettiamo le contraddizioni logiche costruttive,
determinanti per la struttura stessa del sistema. Nella Rivoluzione Con
servatrice, dunque, la logica è mero prodotto di elaborazione di criteri
raggiunti per altra via, ed, al riguardo, essa è piena di diffidenze nei
confronti di ogni sistema "emergente". Emergere in questo sen so, è per
essa, un sintomo che il pensiero non è più sospinto dagli impulsi della
realtà. Un assioma della Rivoluzione Conservatrice è che la realtà possa
consolidarsi solo attraverso contraddizioni, essendoci pensiero neces
sariamente imperfetto, perchè particolare. Essa crede che un pensiero
che "sorge" si muova in uno spazio estraneo alla realtà: solo in un vuoto
senza resistenze potrebbero essere raggruppati tutti i singoli elementi di
una costruzione in continua evoluzione.
Del resto non è nostro compito dimostrare "la verità" di una ideologia,
ma descrivere una volta per tutte tale ideologia. E’ abbastanza evidente
che il nesso, da noi sostenuto, dell’immagine universale del ritorno con
correnti politiche concrete, non è così assurdo. Tipico esempio ne è un
libro di Georg Quabbe del 1927, Tara Ri. Secondo Quabbe questo strano
titolo non è altro che il richiamo irlandese "Vieni o Re!" dal quale
dev’essere derivata la definizione inglese di partito "Tory".
Il riferimento ai Tories mostra che Quabbe vuole far capire, sia ai "con
servatori" tedeschi di allora che al Partito Popolare Nazional-Tedesco,
quale sia il vero conservatorismo, rifacendosi al modello inglese. Nella
letteratura attinente il nostro campo, spesso tanto costellata di
mediocrità e di brutture, il libro si pone in evidenza per la sua intelligenza,
che smentisce la menzogna secondo cui, dal XIX secolo, "lo spirito sta a
sinistra". Inoltre, grazie alla circostanza che Quabbe sta ancora nel mezzo
tra vecchio conservatorismo e Rivoluzione Conservatrice, (cosa che si
evidenzia esemplarmente col riferimento ai "Tories" e nell’ostentazione
del cristianesimo), il libro costituisce per la nostra indagine una notevole
testimonianza. Mentre la prima metà di Tar a Ri è uno dei rari tentativi
di storia del conservatorismo, la seconda parte cerca di spiegarne
124 La Rivoluzione Conservatrice in Germania 1918-1932
alle persone colte, perchè ha minato il Dogma. "Ma poi, come si può
assodare se il contadino spagnolo del XVII secolo, nella sua stupidità
bigotta, come abbiamo imparato a conoscerlo da Cervantes, fosse più
infelice del letterato saccente di oggi, o se si muoia più facilmente da
filosofo storico che da servo della gleba di Obomowka?" (Tar a R i, pag.
116). Quabbe salvaguarda sempre la validità del ciclo, anche dove qual
che "conservatore" vorrebbe muovergli delle obiezioni: "La rasse
gnazione a questa disposizione di spirito conservatrice, che spesso sfocia
nel pessimismo, si arresta in modo inconseguente, davanti alla vita degli
stati o, per meglio dire, del proprio stato. Non che lo si neghi, ma non si
dice che, tutto sommato, vale anche per il proprio stato la regola che ogni
ora della vita è un’ora di meno che ci rimane da vivere; e perciò non è
minimamente ammissibile che la maggiore felicità del proprio stato
debba essere spesso una infelicità per un altro stato. Sussiste quindi una
certa contraddizione tra le teorie spesso quietistiche della politica inter
na dei conservatori e la loro visione quasi aggressiva della politica estera.
Ma Burke e gli spiriti di più alto rango, che disdegnano di considerare la
propria Nazione come un luccio nel vivaio di carpe del mondo, alla fine
hanno esteso l’idea del ciclo eterno anche al mondo statale; questa idea
li ha resi poco disposti alle riforme, come già nella vita interna dello stato,
come ha potuto considerare anche il più acceso determinista."
L esempio di Quabbe è solo uno dei tanti e, anche se il nesso con l’idea
del ciclo non risulta sempre così evidente, in pratica il nocciolo è sempre
lo stesso. Gustav Steinbòmer, per esempio, nel 1931 tiene al Club di
Giugno, fondato il giovedì santo del 1919, un discorso che dovrebbe
risultare una specie di dichiarazione generale sulla posizione conser
vatrice. Anche per lui il rapporto con il tempo e con la storia è un "criterio
istruttivo essenzialmente per il rapporto di un pensiero rispetto alla
posizione conservatrice" e tema del discorso è "Il principio della durata".
Se questo principio viene delineato come "la durata nella forma di una
collettività di generazioni passate e future", se "la durata è una vittoria sul
tempo" e "il passare della durata è la sottomissione al tempo", avvertiamo
che anche qui, alla base viene posto il "ritorno". Non occorrerebbe
neppure la conferma che troviamo alla fine del discorso: "...Il tracollo dei
valori in Nietzsche accresce la durata quale reale divenire e vero ritorno".
Fermiamoci a questo accenno. Le posizioni, ampliate nella loro sot
tigliezza seppur non semplici, di Tar a Ri, consentono comunque di
enucleare le tre parole dalla cui sintesi-scontro è derivato il nome
"rivoluzione conservatrice": conservatore-reazionario-rivoluzionario.
126 La Rivoluzione Conservatrice in Germania 1918-1932
(16) Come per il termine "conservatore", anche di questa parola i origine è oscura. La
descrizione storica del nostro idioma politico è ancora agli albori, come materia. In questo
campo non sono ancora stati compiuti studi approfonditi. Della parola "conservatore" si
può stabilire, al massimo, che è stata impiegata in discussioni politiche per la prima volta
nel periodico fondato da Chateaubriand nel 1818 e intitolato "Le Conservateur".
Le Immagini Guida 127
IN RAPPORTO AL CRISTIANESIMO
SCISSIONE E TENSIONE
(17) Dicesi "controventatura" nelle strutture di ponti l’insieme delle membrature ausiliarie
che legano le travature portanti, allo scopo di renderle resistenti alle azioni orizzontali.
Qui l’espressione si potrebbe rendere con "elemento di raccordo" (n.d.c.)
Le Immagini Guida 135
IL "REALISMO EROICO"
propri delle forme della "sfera" e del "ritorno”. Di tal cosa non è colpevole
solo l’interregno nel quale viviamo, con i suoi confini facilmente abbat-
tibili; bisogna parlare anche di una singolare "vergogna", di una stupidità
dalla quale tutti i conservatori sembrano essere colpiti.
La Montagna incantata di Thomas Mann è la testimonianza del suo
dissociarsi dalla "Rivoluzione Conservatrice", cui nelle sue Betrachtungen
eines Unpolitischen (Considerazioni di un impolitico) aveva fatto da
padrino. In questo romanzo egli considera conclusa, soprattutto per se
stesso, la controversia tra la "Rivoluzione Conservatrice" e i suoi op
positori. In una delle poderose conversazioni ideologiche egli fa dire a
Settembrini, il portabandiera del progresso: "La parola è l’onore
dell’uomo e soltanto questa ne fa degna la vita. Non solo l’umanesimo,
ma in genere l’umanità, l’antica dignità umana, il rispetto dell’individuo
ed il rispetto umano di se stessi sono inscindibili dalla parola, tutt’uno
con la letteratura... altrettanto legata, o forse più, alla letteratura, è anche
la politica: anzi essa è una derivazione dell’unione dell’umanità con la
letteratura, perchè la bella parola produce la bella azione". Thomas
Mann lascia poi dire a Settembrini, rivolto al tedesco Castorp, questa
volta in un discorso diretto e in accostamento alla parola di Dostojewskij,
che la Germania non ha ancora trovato la sua parola: "Lei tace... Lei e il
suo paese mantengono un silenzio senza riserve, la cui impermeabilità
non concede agli altri di giudicarne la profondità. Loro non amano la
parola o non la posseggono o la santificano in modo sgarbato, il mondo
dei suoni non sa e non può capire il loro pensiero. Questo è pericoloso,
amico mio. La lingua è la civiltà stessa... La parola, anche la più contrad
dittoria, riesce sempre ad unire... Ma il mutismo allontana gli uni dagli
altri... Si suppone che loro vogliano rompere la solitudine mediante
azioni".
Con i conservatori, ci imbattiamo sempre nella convinzione che il con
servatorismo sia una posizione mentale e non una dottrina. E in effetti, il
conservatorismo consolida una teoria solo quando deve difendersi da una
teoria contraria. Esso è sempre vinto dalla legge dell’awersario nel
campo della lingua, un pericolo cui è meno esposto se rimane solo una
posizione mentale.
Georg Quabbe espone questa convinzione chiaramente: "Non sono solo
l’incompatibilità di formazione e la grettezza mentale a rendere sospette
le teorie delle persone conservatrici".
Il conservatore ha il talento nel sangue e ciò lo rende più sicuro di sè.
Mentre il razionalista progressista va fiero della presunta corrispondenza
Le Immagini Guida 141
(2) Dottrine razziali pluraliste come quella di Hans F. K. Gunther o di L. F. Clauss, sono
tarde da un punto di vista storico; all’inizio le dottrine razziali avevano un carattere
dualistico, come appare ad esempio ancora in Die Aistie des Jesus von Nazareth di Hans
Blùher (Heidelberg 1922).
(3) Cfr. il geografo Ewald Banse, Landschaft und Seele, Miinchen 1928.
(4) Come dicono F. Merkenschlagere K. Saller, i teorici della razza del "Widerstandskreis"
di Niekisch.
(5) G. Schmidt-Rohr, Die Sprache als Bildnerin. Eine Wesens - und Lebenskunde der
Volkstiimer, in "Schriften der deutschen Akademie" 12,1932.
146 La Rivoluzione Conservatrice in Germania 1918-1932
(11) L. Pauwels, J. Bergier, Le matin des magiciens, Paris 1960 (tr. it., Il mattino dei maghi,
Mondadori, Milano 1965)
(12) Cfr. D. Bronder, Bevor Hitler kam, Miinchen 1964. Lavoro molto ricco di dati,
pressoché parallelo al nostro, crede chiaramente in queste radici iniziatiche e stupisce il
lettore con le sue fondate ipotesi.
(13) Wilfred Daim, Der Mann, der Hitler die Ideen gab, Miinchen 1958, cerca di fare di
Lanz von Liebenfels, nell’ambito del nazionalsocialismo, quello che Marx fu per il
bolscevismo.
148 La Rivoluzione Conservatrice in Germania 1918-1932
Lo si vede già dai titoli dei lavori di Lanz von Liebenfels, Theozoologie
oder die Kunde von den Sodomsàffligen und dem Gótterelektron o Neue
physikalische und mathematische Beweisefiir das Dasein der Seele, che
mostrano quanto sia presente in essi l’idea di progresso. A tale idea si
ricollega il tardo Ernst Junger, con le "teorie di cui i maestri di scuole di
campagna di cinquant’anni prima avevano abusato" (14). Essa è tipica
tanto dei "nazionalrivoluzionari" alla Junger che dei "giovani conser
vatori": entrambi i gruppi si distanziano dalla corrente "vòlkisch", che
trovano ideologicamente estremamente lontana. Per i più eterogenei
"Jungkonservativen" e "Nationalrevolutionàre", i "Volkischen" sono
un’aggregazione confusa e disorganica che non si può prendere sul serio.
Quanto si estenda questa disgregazione lo dimostra il fatto che neppure
un comune nemico riuscì mai a dare unità ai "Volkischen". Lopinione
corrente che per lo meno l’opposizione agli ebrei li abbia uniti non
è esatta; esistono infatti "Volkischen" di sentimenti filogiudaici o per lo
meno non antigiudaici: basti pensare all’amicizia che univa Wilhelm
Schwaner, il fondatore del "Volkserzieher", a Rathenau. I "Volkischen"
costituiscono il gruppo meno compatto, proprio per il loro deciso an
corarsi al passato , inteso in un duplice senso: per quanto concerne il
sorgere del movimento e per il loro ideale modello storico. In loro ha ben
poca importanza la tensione, cui già si è accennato, tra le rigide forme
del Cristianesimo ed i propugnatori del progresso in cerca di nuove
concezioni globali. Ne è un segno lo sviluppo delle concezioni razziali. Il
sorgere delle ideologie razziali non è ancora stato chiarito da un punto
di vista storico (15). Durante il XIX secolo si diffondono teorie razziali
dualiste e teorie pluraliste; in altre parole, concezioni quasi "zoologiche"
si affiancano a concezioni quasi "teosofico-spiritistiche".
Sembrano prevalere quelle dottrine che considerano la "razza" un fatto
per così dire biologico, soggetto alle leggi del darwinismo ed alla
"linearità" dello sviluppo, sia che finisca col disgregarsi, a causa di mes
colanze e di selezioni erronee, sia che venga indirizzato verso una "alta"
realizzazione. Esempi di concezioni razziali del genere nel seno delle
scienze naturali del XIX secolo si hanno con Die Gesellschaftsordnung
und ihre natiirlichen Grundlagen di Otto Ammon (1895) e con
fantropologia politica". Di Ludwig Woltmann, di provenienza marxista,
è una ricerca sull’influsso della teoria dell’ereditarità sulla dottrina dello
(16) L. Woltmann, Politischer Anthropologie. Eine Untersuchung iiber den Einss der
Deschendenztheorie auf die Lehre von der politischen Entwicklung der Vòlker, Eisenach
1903.
(17) Dopo l’uscita della prima edizione del presente libro, la nostra presentazione dei
150 La Rivoluzione Conservatrice in Germania 1918-1932
luogo senza ostacoli il libero gioco del pensiero. Tùtti questi elementi,
che forniscono al movimento "Volkisch" l’aspetto grottesco di cui si
parlava, non debbono però indurre a tacere alcuni fatti evidenti. Il fatto
che le masse in gran parte rimanessero lontane dalla chiesa ufficiale
è cosa risaputa; che al centro dell’Europa improvvisamente sorgessero,
incontrando grosso seguito, gruppi che si ponevano al di fuori delle
confessioni ufficiali, è uno dei segni più straordinari dell’interregno in cui
ci si trovava. E’ scorretto invece, come è stato fatto sovente, presentare
il movimento "Volkisch" come parto di alcuni cervelli di professori
stravaganti. In effetti figure di questo tipo costituiscono i principali
portavoce del movimento, assieme a docenti di ginnasio e maestri di
scuole di campagna; ma i loro scritti non avrebbero riscosso un simile
successo se il terreno non fosse stato fertile. Un osservatore cattolico dei
gruppi religiosi "Volkisch", il padre francescano Erhard Schlund (18), si
espresse in maniera molto cauta: "La guerra del Cristianesimo contro
l’antico Paganesimo germanico non si concluse definitivamente quando
Bonifacio abbattè la quercia di Donar.
"Vòlkischen" è stata accusata di essere caricaturale, non solo dagli stessi "Vòlkischen", ma
anche da esperti non implicati nel movimento. Testimonianza di questo tipo di critica è
una lettera di Otto Werner del 27 maggio 1968: "Il non obiettivo mettere in risalto la
stravaganza di alcuni "Vòlkischen", cosa che purtroppo si è sovente verificata, ci offre un
quadro falso. Certamente i "Vòlkischen" hanno agito un pò come i "nazionalrivoluzionari",
che dopo la Prima Guerra Mondiale esercitavano un certo fascino e si presentavano come
una forza proiettata verso il futuro, senza però esserlo. Al contrario, di "Vòlkischen" ce ne
sono ancor oggi, soprattutto in Austria. Il padre spirituale dei "Vòlkischen" è Friedrich
Ludwig Jahn, che col suo barbone e il portamento da antico tedesco ben si differenziava
da Mettemich, e con ciò mostrava determinate peculiarità dei "Vòlkischen". Jahn riuscì a
dare una certa risonanza alle sue dottrine, da un lato attraverso il movimento da lui fondato
e detto "ginnico" ("Tumer"), roccaforte dei "Vòlkischen", che ebbe anche sviluppi positivi,
dall’altro attraverso i suoi scritti, in cui coniò il concetto di carattere nazionale"
(Volkstum). I "Vòlkischen" si situano nella tradizione della guerra per la liberazione ed in
quella della Chiesa di Paolo; Jahn ed i suoi proseliti furono perseguitati come "giacobini",
e ancor oggi le parole del settantenne Jahn nella Chiesa di Paolo sono estremamente
commoventi: "L’unità tedesca fu il sogno della mia vita, l’aurora della mia giovinezza, il
meriggio dell’età matura e adesso la stella della sera che mi accompagna alla pace eterna..."
Qui ogni ironia sulla sua barba dovrebbe cessare. Ciò soprattutto e da ascrivere alla volontà
dei "Vòlkischen": ridestare il sentimento nazionale in tutto il mondo tedesco (principio
che può essere condiviso o rifiutato). Nella lotta nazionale dell’antica Austria hanno
adempiuto ad un compito politico nella protezione del germanesimo, e così pure nella
protezione del germanesimo delle zone di frontiera ed in altri paesi nella zona sud -
orientale d’Europa. Ciò spiega anche perchè questo movimento sussista ancora in Austria
(sebbene estremamente ridotto). Ma anche alcune scienze li hanno ispirati: si pensi
soltanto ai fratelli Grimm, che possono senz’altro essere considerati come capostipiti dei
"Vòlkischen". Ad essi sono debitrici la germanistica e l’indogermanistica, la mitologia, le
tradizioni popolari".
"Jungkonservativ" indica all’origine solo una parte di quel che noi rag
gruppiamo sotto questa denominazione. Essa si riferisce ad un gruppo
di studiosi che dopo il 1918, sotto la guida spirituale di Moeller van den
Bruck, costituirono un circolo gravitante intorno alla figura di Heinrich
Freiherr. Noi però, per una necessaria semplificazione, riferiamo tale
denominazione a tutto un gruppo che si situa a metà strada tra i
"Vólkischen" ed i "Nazionalrivoluzionari", che ne costituiscono quindi le
ali estreme.
"Conservatori" nel senso generale di opposizione alla concezione lineare
e progressista del mondo lo sono tutti e tre. Riferito agli "Jungkonser-
vativen" il termine ha un’accezione specificamente politica. La parola
"giovane" ("jung") sottolinea la distanza da un conservatorismo puro e
quindi dal vecchio conservatorismo "reazionario".
Rispetto agli altri due gruppi, negli "Jungkonservativen" l’elemento
rivoluzionario viene posto in secondo piano. Nei "Vólkischen" la volontà
rivoluzionaria è più forte, in quanto essi cercano di rimuovere dalla storia
ciò che si è posto tra le origini e l’oggi come dannosa deformità. I
"Nazionalrivoluzionari" sono invece rivoluzionari nel senso che con
siderano tutto "in movimento", per cui il passato storico verrà annientato.
Se queste immagini "lineari" non fossero alquanto imprecise in riferimen
to al carattere della Rivoluzione Conservatrice, si potrebbe dire che i
"Vólkischen" ed i "Nationalrevolutionàre" cercano la stessa cosa, i primi
attraverso una rottura nei confronti del passato, i secondi attraverso
un’apertura verso il futuro.
In che senso gli "Jungkonservativen" si pongono a metà strada tra gli altri
due? I "Vólkischen" vedono davanti a sé qualcosa di grezzo, di ancora
non formato, che incombe; i "Nationalrevolutionàre" qualcosa di non più
formato, che torna a disgregarsi: da ciò nasce per gli "Jungkonservativen"
una visione alquanto articolata. Il quadro ideale per i "Vólkischen" è
quello di un tempo originario germanico puro, per gli "Jungkonser
vativen" quella forma storica che la Germania assunse in un dato momen
to del suo divenire: il "Reich" medioevale.
Come nell’ambito dei "Vólkischen" ci si imbatte sempre nei concetti di
"razza" e di "Volk", in quello degli "Jungkonservativen" si trova sempre il
termine "Reich". Esso non indica nè uno Stato nazionale chiuso costituito
I Cinque Gruppi 153
Sulla base del solito schema, la "destra" era appannaggio dei nazionalisti,
mentre l’idea socialriformatrice o socialrivoluzionaria era esclusivo ap
pannaggio della "sinistra". Ma in questo nostro ambito anche i nazionalisti
u tilizzano le esp ression i dei socialrivoluzionari, soprattutto i
"Nationalrevolutionare". Così Schauwecker può senz’altro affermare
che " è auspicabile l’avvento di un sistema non capitalistico". Aggiunge
però in quale aspetto il nuovo movimento si differenzi dalla vecchia
sinistra: "Non c’é dubbio che esso debba fondarsi sulla nazione, altrimenti
non potrà mai esistere".
Emblematico per il modo di esprimersi dei "Nazionalrivoluzionari"
è quanto qui dichiarato: "Se la funzione sessuale è internazionale, l’amore
non lo è mai, a meno di non averne una concezione molto arida, che si
rid u rreb b e alla fin e e sc lu siv a m e n te a fu n z io n e s e s s u a le .
Nell’equiparazione dell’amore a qualcosa di puramente fisico, raffinato
o rozzo che sia, si scopre l’uomo internazionale; nell’amore invece si
manifesta un popolo come nazione, così come si manifesta nella fede
religiosa e nella musica". In questo movimento si rivela anche il legame
tra nazionalismo e socialismo, contenuto implicitamente nell’espressione
nazionalsocialismo. Ciò costituisce l’elemento esplosivo contenuto
nell’espressione "nazionalrivoluzionario". Scrive Schauwecker: "Sinistra
e destra erano probabilmente inscindibili. Dove c’è sinistra la destra non
può essere lontana. Se non c’è la sinistra, la destra perde di senso".
Il movimento della "Rivoluzione Conservatrice" ha dunque secondo
Schauwecker distrutto il vecchio schema destra-sinistra, determinando
la possibilità di altri schieramenti.
160 La Rivoluzione Conservatrice in Germania 1918-1932
E EST
Il vecchio schema cade per quel che concerne non solo la politica interna,
ma anche quella estera. Il modello nazionalrivoluzionario fa sorgere
nuove prospettive. Finora "nazionale" è stato identificato con "an
tibolscevico" e quindi con "antirusso". Ciò vale genericamente sia per i
"Volkischen" che per gli "Jungkonservativen", anche se questi ultimi
espressero l’idea d’una copertura alle spalle, con una certa diffidenza
però, da parte delPUnione Sovietica. I "Nazionalrivoluzionari" occupano
una posizione ben diversa: tra di essi il nazionalbolscevismo ha i suoi
maggiori fautori.
Nel 1929 venne edito il libro di Ernst von Salomon Die Geàchteten (I
proscritti), opera molto significativa per i "Nazionalrivoluzionari" : "Là
dove, dopo la disfatta, si trovavano uomini che non volevano abdicare, si
ridestò una indeterminata speranza nei confronti dell’Est. I primi che
osarono pensare al "Reich" futuro anelavano istintivamente che l’esito
della guerra avesse rotto ogni legame della Germania con l’Occidente".
Nella Russia non viene visto dunque soltanto il nemico di Versailles. Essa
è terra di miseria e di fame, alla ricerca di un sistema anticapitalistico e
con caratteristiche nazionali.
Schauwecker, in Deutsche allein, fa dire ad un comunista russo: "Ho fatto
la grande scoperta che la Russia esiste... tra dieci anni molti uomini in
Russia lo diranno e molti già oggi lo sanno, perciò Trotzky dovette
andarsene. Perchè è marxista, un vero marxista! Ma questo non è niente
per la Russia! Il bolscevismo, questa è la Russia!".
E lo stesso russo dice quel che divide i "Nazionalrivoluzionari" dai
comunisti tedeschi: "I comunisti tedeschi: da questi sottufficiali del mar
xismo non ci si può aspettare niente".
Alla base dell’apertura nei confronti dell’Est da parte di questo
movimento, non ci sono soltanto il comune nemico in politica estera ed
il medesimo "ritmo". Quanto più l’Occidente si disgrega, tanto più si
accresce l’ombra che la Russia getta sulla penisola che le sta ad ovest,
un’ombra che ridesta una strana commistione di paura, avversione ed
ammirazione. Delle due grandi potenze che Tocqueville ed altri spiriti
illuminati del XIX secolo vedevano sorgere ed affacciarsi nel secolo a
venire, l’America non ha in nessun momento esercitato un’influenza
comparabile a quella russa, e della stessa profondità. Linfluenza russa
I Cinque Gruppi 161
Molti di questi canti sono anonimi, perchè i nomi degli autori o dei gruppi
che li hanno composti sono andati perduti. Come per il canto che più di
ogni altro esprime i valori emotivi del mondo dei "Bundischen": (24)
(26) Per una critica ampia, cfr. una lettera di un lettore del 14 maggio 1951: "Per
perseguitare la lega, il regime nazista dichiarò che il suo capo era un agente sovietico, per
cui si credette che queste leghe segrete potessero diventare centri di spionaggio sovietico".
176 La Rivoluzione Conservatrice in Germania 1918-1932
Il quinto gruppo è il meno noto. Per un mese è nei titoli della stampa
cittadina, per poi scomparire, superato da altri eventi. Ma continua ad
esistere, pur se in maniera occulta, ed alcuni eventi successivi ci riportano
immediatamente ad esso.
Come la gioventù "bùndisch”, la "Landvolkbewegung" si differenzia dai
primi tre gruppi per il suo situarsi tra teoria e realtà. In realtà non
raggiunge i suoi scopi, o meglio si arena, e non trova alcuna valida
espressione letteraria. La produzione scritta di questo movimento sono
i giornali per la lotta quotidiana e pochi manifesti, o informazioni
provenienti d all’esterno (2 7 ), so p ra ttu tto da p arte "nazional-
rivoluzionaria" (2 8 ). Ma forse quella sua azione sotterranea deriva
proprio da questo strano mutismo, strano soprattutto in quest’epoca, che
si contraddistingue per i suoi giganteschi mezzi di comunicazione. Ci
sono ben pochi scrittori, negli altri quattro gruppi, per i quali l’esperienza
di questa rivolta contadina non acquisti forma letteraria.
Se la "Jugendbewegung" è il destarsi di tutta una classe di età, la
"Landvolkbewegung" è il sollevarsi di tutta una classe sociale. Ancor più
è il sollevarsi di un’intera "Landschaft". Il fulcro di questo movimento sta
nello Schleswig-Holstein, che sotto la Repubblica di Weimar resta un
paesaggio sempre più dimenticato ed isolato dalla prassi politica. Come
prodotto d’una sanguinosa guerra per la libertà vi si è costituita
un’orgogliosa classe contadina, quale si trova solo in poche province. Ma
la insorgente crisi economica incomincia a minacciarne i suoi pos
sedimenti. I contadini temono di non poter sostenere la lotta economica
con gli altri centri agricoli industrializzati posti sul continente, e così
alcune masserie, da secoli dimora della stessa famiglia, incominciano ad
essere messe all’asta. La richiesta d’aiuto al governo rimane senza esito.
Il 19 novembre del 1928 a Beidenfleth, ai contadini Koch e Kuhl, debitori
rispettivamente di 300 e 500 Rentenmark, viene pignorato un bue cias
cuno. Quando l’ufficiale giudiziario, coadiuvato da due disoccupati,
cerca di portare via gli animali, arrivano i due contadini dai campi e si
piazzano in silenzio sulla strada, nei cui pressi arde un falò, coi loro
bastoni.
(27) Cfr. J. Schimmelreiter, W. Luetgebrune, H. Fallada.
(28) Cfr. R. Schapke, E. von Salomon, H. Volck.
I Cinque Gruppi 177
e il dinamitardo che nasce dal mondo della tarda civilizzazione, nel quale
la città da tempo ha oltrepassato la misura organica per crescere in forma
di "Landschaft", si rende per la prima volta visibile una strana mistura di
forme antiche e nuove, che per tutta la durata della "Rivoluzione Con
servatrice" risulterà incomprensibile ai suoi avversari.
Lomologazione fra combattenti dei campi e "bombaroli" confonde il
quadro. Non solo vengono respinte le azioni politiche di una grossa parte
della "Landvolkbewegung", ma quel che c’è di più preoccupante nel
movimento, per la Repubblica di Weimar, è proprio il suo silenzio, in cui
quelle esplosioni suonano come stonature. Un Cari Schmitt, o un Ernst
Jiinger sanno sempre che il mondo del progresso include anche il suo
co n tr a rio , e su c iò im p o sta n o la lo ro d ia le ttic a . A q u esta
contraddittorietà appartiene il fatto che KPD e NSDAP entrino nell’area
costituzionale e che la Repubblica di Weimar regga 14 anni nonostante
la sua debolezza. Ed in tal senso è da intendere anche la commistione tra
soluzioni provvisorie ed azione graduale, che contraddistingue il passag
gio allo Stato nazionalsocialista ed il primo anno di questo regime. La
rivolta del movimento "Landvolk" non si lascia però comprendere. Da ciò
l’asprezza con cui la repubblica combatte i contadini: il corpo indebolito
dispone di una grandissima sensibilità per quel che non può più soppor
tare. Così suona un appello di protesta di un "nazionalrivoluzionario" che
combatte col gruppo "Landvolk", e si riferisce all’asprezza con cui le due
parti si fronteggiano (29): "Omicidi per rapina e per stupro vi ringraziano,
prostitute e ruffiani sono gli eroi delle vostre commedie. Offrite la
condizionale ai truffatori ed attenuanti ai violentatori di donne e bambini.
Mantenete in carica sindaci corrotti, e li giustificate parlando di "circos
tanze della vita". Solo i contadini per voi non valgono nulla!". Particolar
mente significativo diventa quel mutismo nella persona del capo del
movimento "Landvolk", Claus Heim. E’ un contadino appartenente
all’antica "Dithmarchen Freibauerngeschlecht" (Stirpe dei Uberi con
tadini), che occupa da secoU il Drostenhof neUa zona St. Annen-Oester-
feld. Poco si sa di quest’uomo taciturno, al quale non piace il contatto
con la gente, e che diviene col suo atteggiamento un "re dei contadini"
senza corona ed il capo del movimento, riconosciuto tale da quasi tutti i
rivoluzionario-conservatori.
Significativo è un aneddoto che si riferisce alla sua gioventù. Il desiderio
d’avventura spinge il giovane contadino in Sudamerica, dove installa un
1958 D ie fr a n z ò s is c h e R e c h te
(Isar, Miinchen)
1965 W a s d ie D e u ts c h e n fu r c h te n . A n g s t v o r d e r P o litik . A n g s t v o r d e r
G e sc h ic h te . A n g s t v o r d e r M a c h t
(Seewald, Stuttgart; 2a ed. Ullstein-Taschenbuch, 1968)
1972 S e x u n d P o litik
(Rombach, Freiburg im Brisgau)
1974 V o n re c h ts g eseh en
(Seewald, Stuttgart)
1989 L ib e r a le n b e s c h im p fu n g . D r e i p o litis c h e T r a k ta te
(Heinz und Hòffkes, Essen)
INDICE
Introduzione....................................................................................pag. 5
I LA PROBLEMATICA.................................................................. » 9
II L’ARGOMENTO........................................................................ » 31
III LE IMMAGINI-GUIDA.......................................................... » 89