Sei sulla pagina 1di 1

“Je suis un cretin” : quanto di più sensato ho sentito negli ultimi giorni ed è quanto mi sento di condividere.

“Je suis un cretin dans la nuit” e non “ je suis Paris” ma nemmeno “ Je suis Beirut” . Nazionalità, religione,
fisionomia cosa sono se non sovrastrutture fuorvianti a cui per comodità affidiamo la colpa, da cui, sotto
effetto di allucinogeni mediatici, immaginiamo che provenga una voce che dichiara: < sono stata io! > ; così
tranquilli e beati portiamo con noi la convinzione che nemico è la DIFFERENZA CULTURALE che come
effetto partorisce perlomeno qualcosa di buono, qualcosa che ci farà ottenere un posto in paradiso: la
SOLIDARIETà…ma tranquilli, solo verso il nostro vicino di casa che ha un bel giardino, un bell’aspetto e tutte
le mattine ci sorride. Tuttavia sembra che sia sepolto qualcosa sotto quelle sovrastrutture, c’è un’ aria
asettica e polare, si intravedono delle macerie e lì riposa schiacciata la nostra entità umana, la cui rovina è
avvenuta proprio davanti ai nostri occhi inermi che accennano giusto un principio di dispiacere. Non rimane
che un silenzio assordante ed in ogni lacrima è custodita la consapevolezza che il nostro senso di umanità
non sarà che una mina vagante nell’universo ma fuori dai confini terrestri, magari in dolce compagnia,
vicino a qualche satellite artificiale simbolo dell’evoluzione tecnologica ma non civica. Abbiamo caricato di
responsabilità qualsiasi diversità senza troppe domande, comodi nel nostro involucro fatto di un
disgustoso amore per la spettacolarità, per le frasi ad effetto lanciate dalla tv e per le visuali a corto raggio
(occhio il carburante costa! ), lontani anni luce dal concetto più semplice ed essenziale: << Nous sommes
humains>> nel senso più bello del termine, eliminando qualsiasi distanza, qualsiasi altro elemento
superfluo. < Sono umana >, non mi sento legata ad un luogo preciso, sono cittadina del mondo ed in quanto
tale reputo impensabile dare priorità a delle vittime piuttosto che altre. L’angoscia che è depositata nel mio
cuore è per tutti gli innocenti senza distinzioni e quel “ Je suis Paris”, quella solidarietà di parte, mi regala
un gusto amaro. Ho sempre amato i numeri, i numeri attraverso cui si rivela anche l’armonia della Natura,
ma quando si tratta di persone l’unica cosa da associare è la loro dignità. Gli uomini non sono matricole,
non sono numeri, una vita non vale più di un’altra, 44 innocenti non sono meno importanti di 89, non è il
numero…il colore della pelle o altro a determinare il nostro dolore. Nello strazio non ho visto solo Parigi, il
pensiero mi ha portato a Beirut, al bimbo siriano annegato, agli spari, alle nubi di fuoco che si elevano da
questa terra che ormai ha rubato l’appellativo a Marte.

Potrebbero piacerti anche