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ECENNALE SISMA La selezione delle fotografie in questo libro non è definitiva né esaustiva, è una parte del mio

archivio!

Decennale Sisma
D’Abruzzo 2009 201

TERREMOTOSTO APERTO
RACCONTI DEL 2009 DALLA TERRA ABRUZZESE.
DECENNALE SISMA ABRUZZO 2009 2019

GIORDANO MARCO RIBOLI


TERREMOTOSTO APERTO.
RACCONTO FOTOGRAFICO DEL 2009
DALLA TERRA ABRUZZESE.

FOTO COPERTINA @SANT'EUSANIO FORCONESE LA CHIESA DISTRUTTA


DAL SISMA, L’OROLOGIO È  FERMO AL MOMENTO DELLA CATASTROFE
ORE 3,32.

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TERREMOTOSTO APERTO

DECENNALE SISMA D’ABRUZZO 2009- 2019

Copyright © 2019 Giordano Marco Riboli

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TERREMOTOSTO APERTO

DECENNALE SISMA D’ABRUZZO 2009- 2019

Alle ore tre e trentadue il presente e il futuro di una parte della popola-
zione italiana cambiava radicalmente, e io con loro.

Il volume contiene storie riprese in alcuni comuni colpiti dal sisma


del 6 aprile 2009. Una raccolta di fotografie, 4 mesi di cronaca, com-
presi la SS.Pasqua e il 35º vertice del G8.

Senza un attimo di attenzione la memoria si dimentica di esistere.

Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qual-


siasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza
l’autorizzazione scritta del proprietario dei diritti.

© 2019 Giordano Marco Riboli: tutti i diritti riservati.


Questo libro vuole dare continuità al dialogo già intrapreso con voi nell’opera prima (“Un Atti-
mo di Attenzione”) attraverso la pubblicazione di scatti che raccontano microstorie di perso-
ne.

In questo volume il mio lavoro fotografico continua, offrendo una selezione d’immagini di per-
sone e luoghi, persone incontrate per strada, nei luoghi dove si svolge la quotidianità uma-
na, nei territori colpiti dal terremoto. Ho fermato nel tempo mesi di dialogo con persone lonta-
ne e vicine, residenti e volontari, provenienti da variegate abitudini e culture, unite nel soste-
nere l’altro. Ho condiviso con queste persone anche le incessanti scosse. Siamo diventati tut-
ti terremotati e insieme abbiamo creato una nuova verità, alla ricerca di quanto può far stare
bene hic et nunc. In seguito al 6 aprile 2009, nelle 48 ore dopo la scossa principale, si sono
registrate altre 256 scosse, delle quali più di 150 nel giorno di martedì 7 aprile, 56 di magnitu-
do superiore ai 3,0 ML. Tre eventi di magnitudo superiore a 5,0 ML sono avvenuti il 6, il 7 e il
9 aprile e non si sono più fermati. Questo libro vuole essere un’ulteriore testimonianza di chi
vive nell’ombra, senza clamore; la mia fotografia ha per protagonisti persone semplici e fragi-
li che, pur colpite da un evento traumatico, ci offrono una speranza. Ho provato a mettermi al
loro posto, a immaginare come tutto possa cambiare in meno di un minuto. Queste storie
continuano a essere drammaticamente attuali e numerose.

Ho cominciato a pensare a questo progetto fotografico fin dai tempi in cui ho vissuto in
Abruzzo durante il catastrofico terremoto del 2009, pur essendo consapevole del rischio rea-
le di perdere parte del lavoro fotografico realizzato in 4 mesi, quando la terra ha continuato
incessantemente a tremare. La mia preoccupazione si è rivelata reale, infatti mentre scrivo
ho preso atto di avere archiviato solo una parte di tutte le immagini scattate. Molto è stato di-
strutto, perso in piccole o grandi memorie, usate di corsa, prestate a compagni di lavoro; al-
tre gallerie d’immagini sono rimaste in pc usati in emergenza, occasionali. La ricorrenza del
decennale del terremoto de L’Aquila è stata la molla che dal mio vissuto mi ha spinto alla fol-
le corsa per la realizzazione di un oggetto capace, attraverso il dialogo fotografico, di risve-
gliare la necessità di ripartire sempre e in ogni caso, cercando e ritrovando nell’altro il senso
del cammino, caratterizzato da tante sfumature che insieme realizzano opere di rara bellez-
za.

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Foto: La voce del sisma, Giampaolo Arduini; la sua diretta telefonica trasmessa in Rai ha
offerto un servizio indispensabile per fare il punto di quanto stava accadendo.

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“In Italia molte delle emergenze e delle calamità naturali
sono dovute, o aggravate, da una scarsa cura del territo-
rio. Questo è un tema centrale e deve essere una priori-
tà per l'Italia, non solo per la salvaguardia della bellezza
ma perchè decisivo anche per lo sviluppo economi-
co"...... "sulla protezione dell'ambiente e sulla lotta al cam-
biamento climatico vi è un'equità inter-generazionale da
rispettare”.

Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica Italiana.

Milano, 28 febbraio 2019 - Palazzo dell’Arte.


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Sono nato a Milano nel giugno del 1959 da genitori lombardi: mio papà Ernani,
nato nel 1926 a Crema, mia mamma Rosa, nata nel 1931 a Pieranica, in provin-
cia di Cremona. Ho vissuto oltre 30 anni al Sud Italia, in Nord Africa e in Medio
Oriente, ho navigato per il Mediterraneo in tutte le sue condizioni meteorologi-
che e con molteplici tipologie d’imbarcazioni. Da bambino fino all’età di 20 anni
ho abitato nella zona Sud di Milano, la Darsena, la zona del porto di Milano; for-
se mi sono incuriosito pensando a dove andasse a finire tutta quell’acqua. Ho
provato a seguirla!

Le fotografie di questo libro raccontano la storia perpetuata attraversando il tem-


po, la storia di tanti invisibili, di uomini che si credevano grandi ma si ritrovano
piccoli e di uomini che si credevano piccoli ma che si rivelano grandi nelle azio-
ni agli occhi degli altri. Le foto in questo volume sono scatti di luoghi e persone
incontrate in Abruzzo, immagini riprese da aprile a luglio del 2009.

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Foto: Coppito Centro, 14 luglio 2009. “Dove posso recarmi per denunciare la scomparsa del mio
cane?” Si era appena concluso il 35º vertice del G8 a Coppito dal 8 al 10 luglio 2009.
La fotografia è il tempo. Noi, popolo del digitale, cosa lasceremo nel casset-
to? Chi verrà dopo di noi ritroverà la stampa di quelle semplici foto, immagini
di un tempo passato? Quale testimonianza è rimasta oggi della vita di un
quartiere? La storia del semplice, dell'ultimo, dell'invisibile, chi la leggerà? La
fotografia è lettura.

“La fotografia è l'espressione che funge da trampolino per riavvicinare le nuo-


ve alle vecchie generazioni. Una parola vale cento immagini, un’immagine
vale 100 parole! Solo con una parola usiamo dire “pace” e si apre un mondo
d’interpretazioni. La “pace” tra generi, la “pace” interiore, la “pace” dei sensi,
la “pace” nel Mondo. Nello stesso modo il concetto di “pace” in immagine
fotografica può essere rappresentata in migliaia di modi. La fotografia aiuta a
comprendere e come tale va osservata. Una lingua per comprendersi, co-
mune a tutte le generazioni”.

Tratto da “Un Attimo di Attenzione/opera prima”.


Foto: L’Aquila, sabato 13 giugno 2009 ore 11:52: il maniscalco controlla la
ferratura del cavallo.
Poco prima di mettermi in viaggio mi sono posto la domanda di cosa portare di
mio. Tv, radio, cellulare, social networks, un continuo susseguirsi di notizie, richie-
ste di aiuto e di necessità, tutto serve! Cos’avevo da offrire? Amici e vicini di casa,
appena li ho informati sulle mie intenzioni, mi hanno riempito ogni spazio dell’ auto
con coperte, maglioni, pacchi di pannolini per diversi usi, latte in polvere, pacchetti
di medicinali aperti ma validi (antibiotici, antinfiammatori, medicinali che si tengono
in casa per precauzione). Cosa portare di mio, continuavo a ripetermi, e poi ho
sentito l’esigenza di stampare 100 copie in formato cartolina dell’immagine del Cri-
sto: le avrei poi regalate a chi le avrebbe accettate. Quando sono arrivato in Abruz-
zo, le ho offerte alle persone che ho incontrato, in seguito anche nella zona del-
l’ospedale: mi avvicinavo con rispetto a chi sentivo più sofferente, in molti mi han-
no semplicemente guardato e preso ciò che porgevo, altri senza alzare lo sguar-
do e subito ritornavano nello stato precedente al mio passaggio. Altri si sono rifiuta-
ti di prendere la cartolina, altri mi hanno abbracciato, qualcuno apertamente non
ha gradito. Ho avvertito dolore e rassegnazione, dignità, tante lacrime anche di
speranze e slanci di quotidiano eroismo. Forse tutto questo racchiude la drammati-
ca tragedia del popolo Abruzzese e di tutti i popoli vittime di tragedie immani.
Foto: lunedì 6 aprile 2009 ore19:08
“Noi non possiamo depauperare le prossime generazioni di tutto quello
che stiamo utilizzando noi".

"La nostra Europa attraverso la sua cultura ha sviluppato il suo futuro in


mezzo a tanti ritardi, tanti errori, tanti scontri fratricidi, tanti orrori".

Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica Italiana.

Viterbo, 26 febbraio 2019.


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La selezione delle fotografie in questo li-
bro non è definitiva né esaustiva, è una
parte del mio archivio!

Decennale Sisma D’Abruzzo 2009- 2019

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TerremoTostoAperto
TerremoTostoAperto

Dal momento tragico della potentissima scossa al G8 di luglio: 120 gior-


ni vissuti da sfollato in Abruzzo da aprile a luglio 2009.

PER IL DECENNALE DEL DISASTROSO TERREMOTO HO SENTITO LA NECESSITA’ DI FA-


RE IL PUNTO, RACCOGLIERE I RICORDI PER OFFRIRE LA DOCUMENTAZIONE FOTO-
GRAFICA DEL TERRITORIO COLPITO NEL 2009 DAL SISMA D’ABRUZZO.

LA GALLERIA FOTOGRAFICA PRESENTE IN QUESTO VOLUME E’ ULTERIORMENTE AR-


RICCHITA DAL COMMENTO DI CHI HA CONVISSUTO CON ME IN QUEL TEMPO; HO UNITO
IMMAGINI E TESTI PER AIUTARCI NELLA COSTANTE RICERCA DELL’UMANIZZAZIONE,
IN UN MONDO IN CUI TUTTO E’ DOVUTO: PROVEREMO A PORTARE IL BUON SENSO E IL
RISPETTO PER LA VITA.

L'INTENZIONE E' CONTINUARE A TRASMETTERE IL MESSAGGIO CHE OGNI INDIVIDUO


HA UN COMPITO IN QUESTA NOSTRA TERRA, CHE NE SIA CONSAPEVOLE O NO.

HO CERCATO DI AFFIDARE ALLA MEMORIA IL TERRITORIO FERITO E ANCHE QUELLE


PERSONE CHE, PERMETTENDOMI DI RITRARLE, HANNO AFFIDATO AL TEMPO IL VISSU-
TO, ATTRAVERSO LA FOTOGRAFIA. SI TRATTA DI UN NUMERO IMPRECISATO DI PERSO-
NE CHE NONOSTANTE TUTTO HANNO CONTINUATO A DARE CON SEMPLICITA’ IL LORO
CONTRIBUTO.

QUESTO LIBRO E’ IL MIO, IL NOSTRO IMPEGNO, E’ PER NOI, PER COLORO CHE NON SO-
NO PIU’ CON NOI, PER PENSARE AL FUTURO TENENDO LO SGUARDO AL PASSATO. E’
UN OMAGGIO SILENZIOSO PER CHI HA PERSO TUTTO E CONTINUA A OFFRIRE IL ME-
GLIO DI SE’ ALLA COMUNITA’. LA TESTIMONIANZA CONTENUTA NEL LIBRO E’ PER DIRE
CHE SIAMO CITTADINI CONSAPEVOLI DI STARE INSIEME NELLA DIFFICOLTA’ QUOTIDIA-
NA DEL VIVERE E NELLA MEMORIA.

NON E’ INTENZIONE DELL’AUTORE NE’ DEI COLLABORATORI ALLA STESURA DEL VO-
LUME INDICARE COLPE E COLPEVOLI.
Foto: L’Aquila 2009, un messaggio di speranza, insieme per andare avanti.
Foto: la cronaca delle prime pagine di giugno 2009.

Il terremoto de L'Aquila del 2009 consiste in una serie di eventi sismici,


cominciati nel dicembre 2008 e non ancora conclusi. Diversi sono stati
gli epicentri del sisma, compresa l'intera area della città e di parte del-
la provincia de L’Aquila. La scossa principale del 6 aprile 2009 alle ore
3:32 ha avuto come bilancio definitivo 309 vittime, oltre 1.600 feriti e ol-
tre 10 miliardi di euro in danni.
Foto: L’Aquila 2009, la mia “casa”. L’automobile era luogo di rifu-
gio, dove riposare, ho tremato con lei durante le scosse, le so-
spensioni la facevano ondeggiare come quando si è appesi al-
l’amaca. Solo lì dentro o sotto una tenda di stoffa o gomma mi
sentivo al sicuro. Anche dopo mesi e lontano dal sisma ho avuto
difficoltà nel riadattarmi a dormire con un tetto di cemento sulla
testa. Anche l’auto ha subito qualche danno.
Foto: L’Aquila, maggio 2009. La prima volta fuori a pran-
zo, in un ristorante aperto, sono passati quasi due mesi
dal sisma.
Foto: L’Aquila 2009, la mia seconda
“casa”.
Foto: L’Aquila 2009, il letto.
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UN CAPITOLO TRE SEZIONI
Introduzione

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"UN CAPITOLO TRE SEZIONI”

PRIMA SEZIONE: Lo stupore: indica lo stato personale nel momento


della scossa delle 3:32. Sta capitando a me? I momenti di resa alla
potenza della natura, il dolore della perdita.

SECONDA SEZIONE: La catarsi: indica quel momento di passaggio


da uno stato a un altro, la presa di coscienza che richiede tempo. Il
nostro cervello ci tutela in parte; quando passiamo da una situazione
stabilmente e periodicamente lunga ad un altro stato immediatamen-
te veniamo tutelati dal cervello che ci mette in attesa per poi inserirci
nel nuovo contesto.

TERZA SEZIONE: La risposta: indica quel momento successivo, nel


tempo in cui si insinua anche la protesta, il contributo personale. La
ricerca del colpevole, la perdita di potere, la mancanza di decisione
personale sulla propria vita, l’impotenza. L’Aquila riapre la ricerca del-
la normalità ormai persa per sempre.

Queste sono le tre sezioni con le gallerie di immagini annesse che


dialogheranno con voi.
Foto: La gioia è nello stare insieme. Onna, aprile 2009.
Foto: Crolli e lesioni agli edifici, interi paesi
quasi completamente inagibili. L’Aquila, apri-
le 2009.
La memoria contemporanea è un bene che trova nel linguaggio fotografico una collocazione
ben precisa. La fotografia oggi è lo strumento espressivo più utilizzato. Dal digitale in poi ab-
biamo occupato migliaia di gigabyte di file di immagini: nel cellulare, nel pc, in intere memorie
digitali. A volte le storie di vita fotografate rimangono archiviate nell'etere. In casa, in auto, in
tasca, nel luogo di lavoro, nessuna fotografia è stampata. Eppure quante volte aprendo un
cassetto, una valigia in soffitta, ci emozioniamo tenendo in mano le vecchie fotografie della
nonna?

Chi siamo? Da dove veniamo?

Ci sono fatti che accadono e ti aiutano a comprendere che molte persone in questi ultimi anni
non hanno in casa, con sé, una Foto Ricordo stampata, della vita vissuta, passata, nemmeno
un piccolo album fotografico.

Oggi in molte situazioni non è più possibile ricostruire una storia attraverso le fotografie stam-
pate. Stiamo perdendo una parte della memoria contemporanea e storica di noi e del nostro
territorio. Si perde la testimonianza del presente, per il futuro, di vite operose e invisibili. Un as-
surdo oggi che siamo tutti fotografi! Ricordo le parole di una bambina: "sono mesi che non ve-
do il nonno, a volte fatico a ricordare il suo volto". La fotografia è il tempo. Noi, popolo del digi-
tale, cosa lasceremo nel cassetto? Chi verrà dopo di noi ritroverà la stampa di quelle semplici
foto, immagini di un tempo passato? In quale cassetto, dentro quale cantina le fotografie por-
teranno nel tempo la memoria di oggi? Quale testimonianza è rimasta oggi della vita di un
quartiere? Chi erano e cosa facevano gli abitanti di un quartiere? La storia del semplice, del-
l'ultimo, dell'invisibile, chi la leggerà? La fotografia è lettura. La fotografia è l'espressione che
funge da trampolino per riavvicinare le nuove alle vecchie generazioni. Una parola vale cento
immagini, un’immagine vale 100 parole! La fotografia aiuta a comprendere e come tale va os-
servata. Il libro si propone da stimolo per offrire un confronto attraverso la fotografia, una lin-
gua per comprendersi, comune a tutte le generazioni”.

“Un Attimo di attenzione/opera prima”


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LO STUPORE

FOTO @

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“Ci sono quelli che tornano fra le macerie della casa per salvare l’al-
bum di foto. Dopo le catastrofi, alluvioni o terremoti, tantissime per-
sone hanno sentito la necessità di cercare tra le poche cose rima-
ste, molto spesso con il terrore di non ritrovare, i loro album di foto”.

@Fotocrazia 2018
Foto: 8 Aprile 2009 L’Aquila, ore 07:45
Foto: Sant'Eusanio Forconese, tutto e’ fermo alle ore 3:32
Foto: I soccorritori stanno raggiungendo dove possibile i luoghi del
disastro
Foto: La terra continua a tremare, gravemente
danneggiate chiese, università, ospedale.
Foto: Quella del 6 aprile 2009 non è l’unica scossa che colpisce L’Aquila: nei
due mesi successivi la terra continua a tremare. In quell’arco di tempo si regi-
strano oltre 35mila scosse, una media di una scossa ogni due minuti e mezzo.
Foto: 9 aprile. Si continua a vivere e sperare nel
ritrovamento, tutti vorrebbero il miracolo.
Foto: In attesa e in silenzio si contano i dispersi
Foto: Raggiungere i luoghi dove la scossa ha creato mor-
te e distruzione diventa urgenza
Foto: Ovunque si ricerca, spesso senza pen-
sare al pericolo imminente
Foto: Tante strade ostruite da detriti pericolanti vengono
riaperte per consentire il passaggio di mezzi
Foto: Chi può offre aiuto, comincia la gestione dell’emergenza
Foto: Lo stupore, chi può si allontana dal territorio, in tan-
ti non sono più tornati. E ci sono i mai andati via! Il tessu-
to sociale del territorio colpito subisce una drammatica
lacerazione, per alcuni perenne
Foto: Giorni e notti senza riposo, cercando, condividen-
do informazioni, uniti nel quotidiano vivere si cerca il co-
raggio di andare avanti. Appelli continui, serve tutto: co-
perte, vestiti, scarpe, calze......
Foto: Sentirsi senza punti di riferimento, in pochi
istanti “tutto è cambiato”. Onna, 8 aprile 2009
Foto: Tra i paesi distrutti, Onna rasa completamente al suolo
Foto: Decine di migliaia gli sfollati
Foto: I primi presidi forniti di acqua e
viveri di prima necessità
Foto: Cucine e mense improvvisate all’aperto in prossimità
d’incroci stradali, vie di trasporto di uomini e mezzi diretti o
provenienti da località colpite
Foto: I primi presidi medici offrono assistenza
alle persone anziane e ai malati cronici
Foto: L’ospedale de L’Aquila è gravemente danneggiato. Nelle pri-
me ore dell’emergenza la struttura era in “emergenza”, quasi impra-
ticabile e non adeguato ad affrontare l’emergenza, nel mentre arri-
vano i feriti, alcuni gravissimi, oltre 200.

Sono persone i medici, i tecnici e tutto il personale di una struttura


ospedaliera, in un capoluogo di provincia, anch’essi terremotati e
assistono altri concittadini terremotati, parenti gravemente feriti e pa-
zienti ricoverati per malattia o per un intervento, terremotati e trasferi-
ti.
Foto: Le informazioni si apprendono dal giornale, mol-
te zone sono rimaste isolate
Foto: Si aprono passaggi, quelle che una volta era-
no le vie del paese ora sono cumuli di macerie
Foto: Funerali di Stato, 10 aprile 2009 a Coppito. Ultimo
omaggio a 205 delle 308 vittime in seguito accertate.
Foto: Funerali di Stato presso la Scuola di Ispettori e So-
vrintendenti della Guardia di Finanza a Coppito- L’Aquila
alla presenza di 1.600 familiari e 5.000 persone
Foto: Funerali di Stato, ricordato il caposquadra dei vigili del fuoco, Marco Cava-
gna di Treviolo in provincia di Bergamo, morto tragicamente durante i soccorsi ai
terremotati. Il giovane Cavagna lascia la moglie e 2 figli di 6 e 10 anni
Foto: 10 aprile 2009, il bilancio sale a 289 vittime, delle
quali 20 bambini, mentre non si ferma lo sciame sismico
Foto: Un momento della cerimonia funebre
Foto: Presenti tutte le massime autorità
Foto: Il cardinale Tarcisio Bertone celebra con il vescovo
de L’Aquila i funerali di Stato.

Le bare allineate sul piazzale della Scuola della Guardia


di Finanza di Coppito sono 205.
Foto: Dopo la cerimonia cristiana c'è stato il rito islamico per i
sette morti musulmani officiato dall'imam e Presidente del-
l’Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia
Mohammed Nour Dachan
Foto: Mohammed Nour Dachan rende
omaggio alle vittime musulmane
Foto: 11 aprile 2009, si smette di cercare
Foto: La comunità Cattolica Cristiana si prepara alla
celebrazione imminente della Santa Pasqua

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LA CATARSI

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La Catarsi.

“L'identificazione è la fase iniziale e prevede l'immedesimazione del let-


tore con le fotografie presenti nel libro”. Provate a rispecchiarvi in ciò
che vedete. Lasciate la possibilità di trovare delle affinità con il fotografo,
immedesimandovi a tal punto da cominciare a pensare cosa fareste al
suo posto.

Dopo lo stupore segue la catarsi, che per Aristotele significa la purifica-


zione dell'anima. Qui è interpretata più come un distaccamento dal pen-
siero precedente del soggetto, per far spazio ad un pensiero completa-
mente diverso, imposto e totalmente nuovo.

Quel momento in cui il cambiamento si stabilizza e si mantiene nel tem-


po.

Alle 3:32 del mattino del 6 aprile 2009 una scossa di magnitudo 6,3 ra-
de al suolo una delle tante perle italiane, L'Aquila e i centri abitati
vicini. In questa sezione ripercorro le prime ore e i giorni dopo il boato.
Dal mio arrivo e per i giorni successivi alla scossa principale si avverto-
no altre circa 260 repliche, oltre cento nella sola giornata di martedì 7
aprile. Le statistiche riportate da fonti prestigiose, accertate, sono che in
media dal 6 di aprile alla fine del G8 le scosse registrate sono state oltre
35.000.
Foto: 7 aprile 2009 a Monticchio, una fredda mattinata, numerosi sfollati,
stremati, impauriti, trovano conforto riunendosi in luoghi aperti, sicuri. Il ter-
rore, la paura sono talmente intensi al punto di non farti sentire lucido, ti
sembra di vivere un film horror, di guerra, diventa immediatamente impossi-
bile restare freddi e distaccati
Foto: Di colpo al centro dell’attenzione mondiale
Foto: Onna, la mattina della seconda notte
dopo il terremoto, in molti preferiscono dor-
mire all’aperto o in auto, sarà così per molti
giorni ancora. La paura è troppa
Foto: 8 aprile 2009, il sisma non esclude nessuno
Foto: Manca tutto, 8 aprile 2009 ore 08:25 L’Aquila. Si
agisce come si può, l’attenzione è alta verso i più fragili
Foto: Muoversi nelle macerie è complicato
e pericoloso. Sant’Eusanio Forconese
Foto: Strade distrutte e ponti interrotti impedi-
scono, rallentano i soccorsi; nelle prime 48 ore
dopo la scossa distruttrice è difficile raggiunge-
re i luoghi terremotati
Foto: 9 aprile 2009, il clima rigido aumenta le difficoltà
dei soccorritori, vivere dentro tende di plastica o tela inci-
de e succede che persone normali si affrontino a “muso
duro” per una coperta
Foto: Uomini stremati, alcuni terremotati e parenti delle vitti-
me. Grazie ai Vigili del Fuoco. Avete salvato vite da sotto le
macerie, anche grazie all’incessante sacrificio di molti volonta-
ri
Foto: 10 aprile 2009, terremotati sfollati che aiuta-
no cittadini in grave difficoltà, si cercano gli ultimi
dispersi
Foto: 11 aprile 2009. Abitazioni al collasso. Manca tutto, le
opere primarie, le tubature sono gravemente danneggiate;
intere località sprovviste di luce, gas, acqua potabile
Foto: Il governo approva lo stato di emergen-
za e conferisce i poteri di attuazione degli in-
terventi d’emergenza a Guido Bertolaso, ca-
po della Potezione Civile
Foto: I numeri sulle vittime del sisma sono di-
scordanti. Alle 19:42 un’altra forte scossa
Foto: 12 aprile, da una prima stima risulta che il
30% degli edifici risulta inagibile, il 50% agibile
e il 20% agibile con interventi, 200 i feriti gravi
Foto: Il palazzo della Prefettura, noto anche come palazzo
del Governo, è stato completamente distrutto, diventando
uno dei simboli dell'evento
Come spiegare il perché la terra trema e
distrugge tutto. La mia casa, la casa di
mamma e papà. Come si riconquista la fi-
ducia nel futuro quando hai sentito la terra
tremare al punto di distruggere e seppelli-
re tutti e tutto e, tu sei vivo.

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Ho raccolto le fotografie. Ho sentito la necessità di trasmettevi come si è arrivati
al giorno di Pasqua, i primi giorni dopo la scossa distruttiva e di quali difficoltà si
devono affrontare per andare avanti. Muoversi e continuare a sopravvivere in un
territorio ferito a morte!

Continuare a vivere dopo una catastrofe ci mette in una condizione da molti mai
vissuta. Vivere dopo un terremoto intenso ci mette di fronte a verità ormai consi-
derate scontate. Aprire il rubinetto e riempire la brocca d’acqua, accendere la tv,
prendere il latte fresco dal frigorifero. Non esiste più nulla di tutto ciò che era. Tut-
to distrutto, cambiato in pochissimi minuti. Sfollati profughi senza alcun riferimen-
to, niente luce, difficile l’accesso all’acqua potabile. Nel mentre la terra continua
a tremare.

In questa sezione ho cerca di affrontare il subito dopo, conosco le conseguenze


del dopo dramma senza fine. Un percorso, il mio, che è cominciato alle 07:11
del 7 aprile 2009, la prima settimana dopo il sisma, un percorso per riflettere su
come si sia arrivati alla celebrazione della SS.Pasqua, la terra continuava a tre-
mare: 300 scosse in 48 ore.
Foto: 7 aprile ore 07:04 = sfollati da 30 ore
Foto: 7 aprile ore 07:42

Alle 2 del mattino Marta, 24 anni, rimasta per


più di 23 ore prigioniera tra le macerie, è salva
Foto: 7 aprile ore 08:45

La macchina dei soccorsi si è attivata imme-


diatamente, arrivano volontari da tutta Italia
Foto: 7 aprile ore 09:05

Pensate, nelle località dove i cittadini sono abi-


tuati ad avere il libero accesso all’acqua, un sor-
so, un bicchiere, per poi, in un momento, per-
derne totalmente l’uso, si crea per le persone
una grande spaccatura, aumentando notevol-
mente le differenze
Foto: 7 aprile ore 13:00

Non si riesce a capire, non c’è nessuna differenza,


molto somigliante a qualsiasi altro luogo colpito da
una bomba. La distruzione è sovrapponibile. Ugua-
li le conseguenze, sul territorio e sulle persone
Foto: 8 aprile ore 16:05

Le tubature saltate isolano intere zone, anche chi


deve provvedere al ripristino, i lavoratori, sono terre-
motati e sfollati, rimasti per dare il loro indispensabi-
le sostegno
Foto: 9 aprile ore 08:00

Tutto è rimasto sotto le macerie, compresi le cal-


ze, gli abiti, le scarpe, gli indumenti di ogni gene-
re, si cerca tutto. Da lontano un volontario osser-
va, incredulo, la scena. Serve tutto. Il governo
annuncia altri 70 milioni di euro alla protezione
civile
Foto: 9 aprile ore 08:50

Le vittime accertate sono oltre duecento, continua-


no le ricerche dei dispersi, una scossa di 3,6 gradi
di magnitudo nella Scala Richter colpisce ancora,
tutto trema
Foto: 9 aprile ore 14:29

Dappertutto si cerca di spostare in luogo


sicuro le opere d’arte, trasportabili. Il Vatica-
no lancia un appello: salviamo il patrimo-
nio artistico!
Foto: 10 aprile ore 12:05

Il cardinale Tarcisio Bertone celebra con il vescovo de


L’Aquila i funerali di Stato
Foto: 10 aprile ore 14:00

L’ultimo viaggio, sul piazzale 205 bare


Foto: 10 aprile ore 16:37

Si accorre, in silenzio totale, al minimo segno; le


speranze di ritrovare superstiti sotto le macerie si
assottiglia, 20 i minori morti
Foto: 10 aprile ore 19:53

I dispersi sono stati trovati, vivi o morti. Da domani


si smette di scavare
Foto: 11 aprile ore 07:38

L’emergenza si chiama anche freddo. Il clima è invernale con tempera-


ture che si attestano fino a 3°C, precipitazioni e vento forte, aumentano
la disperazione, la paura e la rabbia
Foto: 11 aprile ore 08:10

Emergenza freddo, poco meno di 5 giorni dalla “botta”, così si dice


qui, la terra trema e continua a tremare, si porta conforto, generi di pri-
ma necessità e calore nelle tendopoli
Foto: 11 aprile ore 09:50

A poche ore dalla celebrazione della SS.Pasqua le famiglie rima-


ste cercano insieme di andare avanti, farsi coraggio anche per ri-
dare fiducia ai tantissimi bambini stremati. Con l’ausilio di gruppi
elettrogeni si provvede a fornire energia indispensabile, dovrà’ sen-
tirsi l’abbraccio dei tanti accorsi nel condividere paura e dolore, do-
mani tutto sarà pronto!!!
Foto: 11 aprile ore 11:30

Spazi protetti accolgono i bambini, sorveglia-


ti a vista da personale medico e dai genitori
Foto: 11 aprile ore 11:39

Come spiegare il perché la terra continua a fare pau-


ra, perché trema? Perché non posso andare a casa,
la mia casa, la casa di mamma e papà? In molte
delle zone terremotate vengono allestiti luoghi di cul-
to, sicuri. La terra trema
Foto: 11 aprile ore 11:50

Arrivano i dottori del sorriso. I clown dottori sono


operatori professionali che portano comicità,
umorismo, prestidigitazione, improvvisazione e
tanto amore. Sono rimasti
Foto: 11 aprile ore 12:50

Ultimi preparativi per festeggiare piccoli


e grandi
Foto: 11 aprile ore 14:45

Sentirsi allegri e sorridere è semplice, metti insieme un gruppet-


to di bambini e tanti giochi e colori.

Nel mentre, un urlo, due, pianti disperati di terrore: la terra tre-


ma, si ode il boato, la terra trema. La voce del sisma
Foto: 11 aprile ore 14:05

Convivenza in gruppi misti, famiglie che esistono per il concetto di


vivere in famiglia, sotto lo stesso tetto. Il dopo vede la disgregazione
della famiglia, del tessuto sociale. Un componente familiare ferito è
ricoverato altrove e lontano, i bambini allontanati a Brescia dalla zia,
papà chissà dove a soccorrere amici e parenti, mamma, zio e non-
no in tendopoli, si contano i parenti: chi è vivo, chi è andato via
Foto: 11 aprile ore 15:08

Increduli, disorientati, in molti rimangono sbigottiti dall’imma-


ne dolore, dal disastro, la terra trema e trema forte, molte per-
sone si muovono quasi come automi, nell’incapacità di com-
prendere e reagire
Foto: 11 aprile ore 15:17

In meno di una settimana la vita è cambiata totalmente.


I pochi oggetti personali salvati e messi al riparo
Foto: 11 aprile ore 15:45

Si diffonde sempre più la notizia che sono attivi punti sicu-


ri e attrezzati, è indispensabile raggiungerli per trovare
aiuto e ascolto, sono tantissime le richieste
Foto: 11 aprile ore 15:45

Serve tutto, dopo oltre 100 ore dal totale cam-


biamento di vita bisogna andare avanti, si cer-
ca di dare una risposta alle necessità umane,
nella vita di tutti i giorni, nel quotidiano
Foto: 11 aprile ore 16:25

Riprende la distribuzione delle medicine e l’assisten-


za sanitaria. Circa una settimana prima non trovare
un semplice antidolorifico o i pannolini per i neonati
era impensabile!
Foto: 11 aprile ore 16:25

Alcune priorità quali avvertire chi è lontano che


si sta bene e si è vivi, comunicare un lutto, prele-
vare denaro
Foto: 11 aprile ore 17:30

Tantissimi i tecnici arrivati da tutta Italia che si dividono il com-


pito d’effettuare i sopralluoghi, è necessario per evitare altre
vittime e contenere i pericoli dovuti a crolli imminenti
Foto: 11 aprile ore 18:30

La terra trema. Attimi di paura tra i volontari


Foto: 11 aprile, ore 18:30

Improvvisati luoghi di scambio d’ informazioni anche per


comunità straniere di ospiti, tanti cittadini con famiglie
sparse in tutta Europa e altri Stati cercano informazioni di
amici, parenti, figli, tutta la stampa internazionale invia no-
tizie dai luoghi terremotati. I giorni passano, le paure au-
mentano
Foto: 11 aprile, ore 18:50

In tanti si preparano ad affrontare la 5° notte in auto,


in piccole tende senza servizi, in campi aperti evitan-
do edifici e alberi
Foto: 11 aprile, ore 19:10

Spostare le macerie è anche aprire varchi tra le


abitazioni, rendere agibili quelle che una volta
erano le strade
Foto: 11 aprile, ore 19:10

Il cambio turno si effettua vicino al fuoco, senza sosta


da 5 giorni, del giorno precedente la conferma che tutti
i dispersi sono stati ritrovati
Foto: 11 aprile, ore 19:47

Seduti su una panchina integra, all’aperto, il sole è


sceso dietro le montagne, la temperatura esterna è
sotto i 10 gradi
Foto: 11 aprile, ore 21:19

Attimi di raccoglimento, uniti per la veglia


Pasquale
Foto: 12 aprile, ore 06:03

SS. Pasqua, la prima


Foto: 12 aprile, ore 06:40

Il silenzio è irreale
Foto: 12 aprile, ore 09:38

Le scorte alimentari giungo-


no da tutta Italia
Foto: 12 aprile, ore 10:40

Anche gli allevamenti di bestiame sono in emer-


genza terremoto
Foto: 12 aprile 2009
Foto: 12 aprile 2009 ore
11:02

Scene di vita quotidiana


Foto: 12 aprile, ore 11:25
Foto: 12 aprile, ore 11:40
Foto: 12 aprile, ore 11:50
Foto: 12 aprile 2009, ore
12:00
Foto: 12 aprile 2009, ore 12:00 Santa Messa Pasquale
Foto: 12 aprile, ore 12:30

Insieme per la Santa Messa Pasquale


Foto: 12 aprile 2009, ore
16:43
Foto: 12 aprile 2009

Buona Pasqua

240
LA RISPOSTA

241
Il centro storico de L'Aquila riapre dopo la scossa del 6 aprile. La felicità, qua-
si euforica, di ritrovarsi è ben espressa dal primo cittadino.

Erano presenti alla riapertura del centro storico, il 21 giugno 2009, tantissimi
aquilani, molti i curiosi, un’occasione per tutti di incontrarsi in città. Presenti i
rappresentanti politici: il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Mini-
stri Gianni Letta, il Capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, la Presidente
della Provincia Stefania Pezzopane e il Sindaco de L'Aquila Massimo
Cialente. 

Nell'anno che ha seguito l'evento del 6 aprile, l'INGV ha dichiarato di aver regi-
strato circa 18.000 terremoti in tutta l'area della città de L'Aquila.

Foto: giugno 2009, L’Aquila centro storico- il Sindaco Massimo Cialente


Foto: L’Aquila, luglio 2009. G8, ambiente “difficile”, gli sfollati protestano: «Corteo in
mutande». Il 23 aprile 2009, per iniziativa del Presidente del Consiglio, il vertice viene
spostato a L'Aquila, tra le motivazioni il risparmio di milioni di euro destinati alla rico-
struzione e l’opportunità politica di lanciare un segnale per il territorio colpito dal terre-
moto. La decisione suscitò perplessità nelle stanze dei politici dell'opposizione italia-
na in quanto andava a collocarsi in una zona già duramente provata dall'evento sismi-
co poco più di 3 mesi prima. Difficilissimo il dopo sisma, ogni giorno scosse di varia
potenza vengono avvertite dalla popolazione che vive attimi di panico quando ciò ac-
cade nelle ore notturne, urla di adulti e bambini si sentono nelle tendopoli, sono centi-
naia le richieste d’intervento medico per crisi di panico
Foto: L’Aquila, giugno 2009. Centro storico aperto in parte. Forze del-
l'Ordine e Vigili del Fuoco sono presenti per accogliere ai varchi e ac-
compagnare i cittadini, a gruppi da 50-60 lungo il tragitto
Foto: Paganica, L’Aquila, aprile 2009. Le Tendopoli sorgono. Nel primo perio-
do dell’emergenza sono state allestite da aprile a giugno 106 tendopoli. Esse
accolgono anche sfollati che rientrano. Si erano rifugiati lontano dalle proprie
abitudini, sulla costa, cercando di affrontare il terrore, la paura, il panico, per
molti di loro che rientrano è la prima volta in cui rivedono le proprie case ridot-
te in macerie, o al meglio ciò che è rimasto delle loro abitazioni, della città, dei
famigliari e degli amici, dal giorno della grande paura, dalla notte in cui è arri-
vata “La Botta”
Foto: Coppito, L’Aquila, maggio 2009. Al 14 novembre 2009 il
numero degli sfollati risultava pari a 21.874, di cui 671 in 17
tendopoli, 13.224 presso strutture di vario tipo: alberghi, pen-
sioni, case prese in affitto, ospiti da parenti e amici e in tanti al-
l’estero.

La sfida: calare il Vangelo nel territorio trasformato


Foto: L’Aquila, giugno 2009. La notte si trascorre in tenda. Si continua a
vivere nella paura, nell’incapacità di affrontare la terra che trema e il tem-
po che passa, le inedite difficoltà, nulla è com’era prima. E’ successo:
non resta che accettare. Facile da dire se la tua famiglia è al sicuro, se i
tuoi cari affetti sono lì intatti e ti aspettano. Chi è colpito da un dramma
che cambia tutto in pochi secondi resta allibito ed è necessario, se rima-
sto illeso, reagire, anche lentamente, meglio se si riesce a reagire in posi-
tivo da subito, molto meglio. Come si può riuscire ad accettare la consa-
pevolezza di avere subito un cambiamento drammatico, non desiderato
e irreversibile della propria vita?
Foto: Abruzzo, giugno 2009

I primi tre giorni del sisma.

Le vittime del terremoto stanno vivendo, condividendo, la portata del si-


sma! 11.658 le scosse sismiche registrate dal 6 aprile al 10 ottobre 2009.
3 eventi di magnitudo superiore a 5.0 - 21 di magnitudo tra 4.0 e 5.0 -197
di magnitudo tra il 3.0 e il 4.0 -11.437 di magnitudo inferiore al 3.0


Foto: ll terremoto che alle 3:32 del 6 aprile 2009 ha martoriato l’Abruzzo ha
destato enorme commozione e partecipazione in tutto il paese e anche
ben oltre i confini italiani. Tanti i paesini arroccati feriti o rasi al suolo, L’Aqui-
la sventrata come da un bombardamento intensivo. Sfollati senza più le
vecchie case, i luoghi del lavoro, della vita. Nei pochi mesi che seguono,
l’eredità della scossa non sono solo i lutti, i crolli, l’economia arrestata. Re-
stano aperti gli interrogativi da cui dipende il futuro comunitario di un intero
territorio
Foto: Abruzzo, maggio 2009. Tra le numerose vittime del si-
sma, circa 80.000 persone, si stima che il 5% siano cittadini non
italiani. Al dramma comune si aggiungono i problemi legati alla
condizione giuridica di stranieri: il permesso di soggiorno in sca-
denza o già scaduto, i ricongiungimenti familiari interrotti, la ne-
cessità del ritorno in patria per i minori
Foto: L’Aquila, giugno 2009. La cronaca di quel perio-
do, tutto è come sempre, la lotta del bene contro il ma-
le, le tante lacune della nostra civiltà, nella normalità
riempiono i vuoti a tavola. In questi casi è molto diffe-
rente, viverla e essere oggetto di cronaca.

La differenza è enorme, ci si rivolge a persone biso-


gnose di tutto
Foto: Coppito, L’Aquila, luglio 2009. Sede del 35º verti-
ce del G8, dall'8 al 10 luglio 2009. La riunione è stata
guidata dal Presidente del Consiglio italiano Silvio Ber-
lusconi e si è tenuta nella Scuola degli Ispettori e So-
vrintendenti della Guardia di Finanza. La struttura ver-
de è riservata alla stampa
Foto: L’Aquila, 13 giugno 2009. Il 23 aprile 2009 il Consiglio dei Ministri no. 46,
svoltosi a L'Aquila, approvando un pacchetto di misure di emergenza approva-
va anche la progettazione e la realizzazione, nei comuni terremotati, di moduli
abitativi destinati a una utilizzazione durevole e rispondenti a caratteristiche di
innovazione tecnologica, risparmio energetico e protezione dalle azioni sismi-
che, nonché delle opere di urbanizzazione e dei servizi connessi, al fine di ga-
rantire un’adeguata sistemazione alle persone le cui abitazioni sono state distrut-
te o dichiarate non agibili
Foto: L’Aquila, 18 luglio 2009. La New Town nella periferia aquila-
na, una "nuova città" antisismica con case antisismiche. Tali "New
Towns" sono state in ogni caso costruite in pochi mesi presso
Roio, Coppito, Preturo, Sassa, Bazzano, Ocre, Barisciano, San
Pio delle Camere e Montereale. Qualche polemica c'è stata sullo
scarso coinvolgimento delle imprese locali nella ricostruzione
Foto: 21 giugno 2009. Bertolaso conferma: ci
vorranno molti mesi prima di poter accedere li-
beramente al centro della città
Foto: L'Aquila, 8 luglio 2009. La cronaca della giornata. Continuano le scos-
se a L'Aquila a due giorni dall'inizio del G8. Tre nella notte tra domenica e
lunedì: la prima alle 4:10 con magnitudo 2.1, la seconda con la stessa ma-
gnitudo dopo pochi minuti, alle 4:22. L'epicentro per entrambe è stato loca-
lizzato tra Barete, Pizzoli e Scoppito, in provincia de L'Aquila. La terza, alle
5:34, di magnitudo 2.6, nella Valle dell'Aterno: epicentro tra Barisciano, Fos-
sa, Ocre, Villa Sant’Angelo e Poggio Picenze. Una nuova scossa è stata
poi avvertita in mattinata, alle 9:02. La magnitudo è stata di 3.0, con epicen-
tro tra Barete, Cagnano Amiterno, Capitignano, Pizzoli e Scoppito
Foto: L'Aquila, 18 luglio 2009
“Avevamo una vita comune a tanti, in un territorio baciato dalla natura.
Ora tutto questo non esiste più! Ho perso tutto, abbiamo perso la no-
stra famiglia, amici, comunità, la nostra vita. Tutto è cambiato in pochi
attimi”.

Sono le stesse parole, è uguale ovunque avvengano improvvise trage-


die. Gli sguardi, le emozioni, la vita che continua, il ripetersi che siamo
vivi per caso, realmente per caso. Il subito dopo è il silenzio della natu-
ra. Il dopo è uguale, è quel silenzio assordante che scuote l’anima. L’ho
udito dopo un bombardamento, dopo un immane incendio, dopo un
gravissimo naufragio, dopo il terremoto. Fà male!

Provate a battere le ciglia e in quel tempo perdere tutto! La vita di mi-


gliaia di persone cambia improvvisamente, spesso in peggio e per un
tempo interminabile o per sempre.
276
Fiaccolata del 6 luglio 2009: si com-
memorano 307 vittime, saranno suc-
cessivamente 309. Da quella notte,
ogni anno la fiaccolata riunisce so-
pravvissuti, amici, famigliari e cittadi-
ni di ogni provenienza.

277
Una fiaccolata per avere «verità e giustizia», a tre mesi esatti dal sisma, e
si ripete ogni anno.
I cittadini hanno potuto raggiungere Piazza Duomo attra-
verso il primo tratto di centro riaperto nelle scorse settima-
ne: la Protezione civile e i Vigili del fuoco hanno fatto entra-
re gruppi di 200 persone per volta. In piazza Duomo è av-
venuta la commemorazione delle vittime, alle 3:32
Foto: L’Aquila, 6 luglio 2009 ore
03:32
284
La natura segue il suo tempo.

Per mia necessità mi sono immerso


nella vita della campagna abruzzese,
forse anche per riprendermi: sono
“sfollato” volontario da quasi tre mesi.

285
Foto: Abruzzo 2009. La primavera è la stagione del risveglio. La natura rega-
la sensazioni uniche, immergersi nell’aroma che era nell’aria è stato come
medicare lo spirito da una ferita che lascia il segno. Buona passeggiata.
Foto: Coppito, maggio 2009. Anche le galline si sono sentite
terremotate, al punto che per alcune ci sono voluti anche
due mesi prima che riprendessero la produzione delle uova
Foto: Abruzzo, maggio 2009: è primavera
Foto: Abruzzo, maggio 2009
Foto: Abruzzo, maggio 2009
Foto: Abruzzo, maggio 2009
Foto: Abruzzo, giugno
2009
Foto: Abruzzo, giugno
2009
Foto: Abruzzo, giugno
2009
Foto: Abruzzo, giugno 2009
Foto: Abruzzo, giugno
2009
Foto: Abruzzo, giugno
2009
Foto: Abruzzo 2009, è primave-
ra
Anno X° 2019

313
“Noi non possiamo depauperare le prossime generazioni di tutto
quello che stiamo utilizzando noi".

"La nostra Europa attraverso la sua cultura ha sviluppato il suo futuro


in mezzo a tanti ritardi, tanti errori, tanti scontri fratricidi, tanti orrori".

Viterbo, 26 febbraio 2019 – Visita del Presidente della Repubblica


Sergio Mattarella.

“In Italia molte delle emergenze e delle calamità naturali sono dovu-
te, o aggravate, da una scarsa cura del territorio. Questo è un tema
centrale e deve essere una priorità per l'Italia, non solo per la salva-
guardia della bellezza ma perchè decisivo anche per lo sviluppo
economico"...... "sulla protezione dell'ambiente e sulla lotta al cambia-
mento climatico vi è un'equità inter-generazionale da rispettare”.

Milano, 28 febbraio 2019 - Inaugurazione dellaTriennale, il Presiden-


te della Repubblica Sergio Mattarella.

Foto: Milano, 28 febbraio 2019. Palazzo dell’Arte, inaugurazione del-


la Triennale alla presenza del Capo dello Stato.
315
Abruzzo, L’Aquila, domenica 3 Marzo 2019 gente che lavora in centro è costretta a veni-
re, ma gli altri ci raggiungono solo in determi-
«Riportate la gente in centro». Viaggio tra i nate condizioni. Non si può pensare di far rivi-
commercianti aquilani che hanno scommes- vere la città solo con la gente che viene a pas-
so sulla rinascita, di Daniela Rosone. seggiare o contando sui residenti. Fino alle
16.30 durante la settimana ci sono operai e
L'Aquila «Senza gli aquilani il centro muore». impiegati, poi il deserto». Lucia e Francesco
Una frase pensata come un hashtag che lan- sono due fidanzati aquilani. Da poco hanno
cia Peppe Colaneri, storico commerciante. Il deciso di aprire un negozio di cosmetici low
momento è complicato. Il centro arranca e an- cost. Nei loro occhi c'è l'entusiasmo di chi ha
che se le attività produttive ci sono resta il fatto puntato tutto sul centro ma le difficoltà non
che c'è poco movimento. La ricetta è una: ri- mancano. «Il 90% delle attività sono bar e lo-
portare la gente, ma non solo con gli eventi. cali e questo va bene perché sono stati il pun-
Bisogna dare la possibilità contemporanea- to di partenza - racconta Lucia Marini - ma
mente di guardare le vetrine, andare in ufficio, ora bisogna fare il salto di qualità. L'aquilano
portare i figli a scuola e parcheggiare tranquil- che esce deve poter trovare tutto e parlo dei
lamente. Oggi sembra un miraggio. «L'unica servizi anche i più semplici come le poste».
ricetta è riportare la gente - spiega Colaneri - Anche per Lucia uno dei grandi problemi è
e magari fare anche un po' di pubblicità su ri- quello dei parcheggi che affligge anche i com-
viste e giornali per far vedere che L'Aquila sta mercianti che la mattina, racconta, sono co-
tornando bellissima. I turisti troveranno una cit- stretti a uscire molto tempo prima per poter
tà accogliente, ma non basta fare eventi spo- aprire il negozio in orario, tra camion e cantieri
radici, manca una strategia d'insieme». Tra af- che durante la settimana sono impegnati nel-
fitti a volte troppo alti e queste problematiche la ricostruzione. Nelle giornate di maltempo,
la ripresa è difficile. Tra le attività più longeve poi, il centro è vuoto e lavorare è difficile.
c'è lo storico forno dei Placidi che Carla gesti-
sce con il fratello Gianni. «Mancano i parcheg-
gi - spiega -, manca l'inserimento di uffici e
banche. Tutto ciò è fondamentale perché la

316
13 GIUGNO 2009 19:37

Federica Romano con la sua bottega ha fatto una scelta precisa. Dalla periferia ha deciso di
aprire in centro. Una scelta che rifarei-afferma- perché bisogna ripartire da qui. I problemi pe-
rò sono tanti. Il Comune dovrebbe riportare uffici, banche e servizi che ogni giorno smuovo-
no le persone e le invogliano a tornare. La mancanza di posti auto è un problema cronico.
Va meglio nel fine settimana quando c'è un po' più di movimento. In mezzo a questi corag-
giosi ci sono gli operai che lavorano ogni giorno. Lavorano anche alle vetrine che stanno per
tornare. Le lucidano a festa. Qualche manifesto affisso di nuove aperture. C'è quello di un ne-
gozio di abbigliamento che sta per aprire ed è quasi tutto pronto. Arriverà la libreria, un nuo-
vo ristorante. (fonte il Messaggero)

317
Abruzzo, L’Aquila, sabato 9 marzo 2019.

ANNO X°

di Giampaolo Arduini

Anno X° di ritorno alla vita. C’eravamo, ci siamo e resteremo a L’Aquila. Dopo quella dram-
matica notte che ancora fa tremare la voce ed il pensiero, non abbiamo mollato. Non abbia-
mo ceduto un centimetro della nostra vita, anzi esistenza da quel fatidico 6 aprile 2009 alle
3,32. Anche perché di vite ed esistenza il mostro ne aveva carpite tante, troppe. Dieci anni
sono trascorsi. Difficili, impensabili per chi quella domenica delle “Palme” godeva del tepo-
re di una giornata primaverile che pareva splendida, ma che invece preparava una notte
infernale. Indimenticabile e surreale nel disastro e lo strazio. Il terrore della notte del sisma è
ancora ben vivo in ogni aquilano anche perché da quel giorno la vita per ognuno di noi
non davvero più la stessa. Oramai, come nel dopoguerra, a L’Aquila la storia vive nel prima
e dopo terremoto. Non c’è ricordo o racconto che inizi o si concluda senza ricordare ogni
avvenimento dalla data del sisma. Anno zero per una comunità sconvolta, ma caparbia,
testarda, coriacea. Autenticamente abruzzese. Dieci anni di vita dal massacro della “be-
stia” che ti cambiano abitudini e stili di vita. Dolore, lacrime e passione si mescolano non
solo alla ricorrenza, ma quotidianamente nel percorrere le vie cittadine. L’Aquila ha resistito.
Non era facile, ma il territorio abitato da una popolazione di quasi centomila abitanti ce l’ha
fatta. Non era facile e tutto lasciava presagire all’indomani del 6 aprile di dieci anni fa che
difficilmente tutto sarebbe tornato come prima. Invece… Tra mille e mille problemi, difficoltà
impensabili la Città sta rinascendo più bella e sicura di prima. Palazzi splendidi, cortili in-
cantevoli, vie bellissime stanno tornando lentamente alla vita. Un percorso ancora difficile
da ricostruire dove questo rinascimento aquilano sarà la vera scommessa futura della Cit-
tà. Non tutto è stato ricostruito. I centri storici delle frazioni del capoluogo, borghi dalla bel-
lezza autentica, ancora mancano all’appello, ma la strada intrapresa è quella giusta di una
popolazione non abituata a lasciarsi andare.
Allo sconforto iniziale è subentrata la fermezza tipica della gente di montagna, di chi
ama la propria terra proprio perché essa è stata matrigna. Disperati prima, fiduciosi
poi, convinti adesso, malgrado i tanti ostacoli che si frappongono ancora alla normali-
tà. Passo dopo passo, pietra su pietra, L’Aquila vive in ognuno di noi con la forza e la
speranza che ci ha sempre contraddistinto. Torneremo grandi. Ce la faremo ancora
una volta.

Foto: L’Aquila, 16 giugno 2009, Giampaolo Arduini


Il terremoto mi ha tolto e mi ha dato. Mi ha tolto amici, un po’ di stabilità e molte certez-
ze ma mi ha dato l’amore. L’amore della mia vita, quello che poi è diventato mio mari-
to e il padre del mio bambino. Andare a ritroso di dieci anni non è facile ma i ricordi so-
no tutti lì, nitidi. Indelebili. Perché un terremoto non si dimentica e ti resta nell’anima.
Come ti resta l’angoscia ad ogni scossa, anche dopo dieci anni, nonostante un’abitu-
dine che abitudine non è mai. Ricordo esattamente quella sera, come la sera prima.
Ero uscita, ero in un locale con amici universitari di città. Eravamo in un bar, lo ricordo
ancora. A Piazza Duomo. Una scossa e tutti fuori. Loro avevano paura, noi aquilani for-
se un po’ meno. Erano mesi che quelle scosse non ci davano tregua ma tutti tranquil-
lizzavano e forse ci credevamo anche noi nel profondo. No, non poteva succedere a
noi. Decisi di tornare a casa anche per tranquillizzare i miei e diedi ordini precisi. Non
avrebbero dovuto svegliarmi per nessun motivo. La mattina seguente avrei avuto ras-
segna in tv, dunque sveglia alle 5. Delle 3 e 32 ricordo solo una cosa. Avevo l’armadio
addosso e provavo ad urlare ma la voce non usciva. Non capivo se fosse l’armadio o
una parete. La luce non c’era. Mi tirò fuori mio padre da sotto l’armadio ma sono fortu-
nata perché oggi lo posso raccontare ed era appunto solo un’armadio. Casa mia ha
resistito, ci ha dato la possibilità di scappare, ha avuto danni ma non ci ha ucciso. Era
in periferia. Non capivo bene cosa fosse successo all’Aquila. Stordita dalla paura, per
prima cosa ho pensato a fare il mio lavoro e così alle 4 ero già in giro per il centro con
il mio collega Marcello, a sentire grida di dolore e disperazione da sotto le macerie, a
provare a raccontare quando guardando quello strazio mi uscivano solo le lacrime e
pensavo dentro di me che non sarei mai riuscita a raccontare di tutto quel dolore. Ma
dovevo lavorare. Quella era la mia missione. Anche con la voce rotta dal pianto. Rac-
contare, fare cronaca, e poi seguire nei dieci anni successivi la ricostruzione, i proble-
mi e le gioie. Quella mattina, davanti alla Casa dello Studente dove erano morti ragaz-
zi come me, mi sono sentita morire anche io. Ho pensato ad immedesimarmi nello
strazio di quelle mamme e di quei papà che attendevano notizie lì fuori. Ricordo il loro
viso. No, quelle immagini mi fanno ancora male. Vorrei dimenticarle ma non posso. E
poi la conta dei morti, le telefonate per scoprire che c’erano anche tanti amici sotto le
macerie che non sarebbero tornati. Sono stati mesi difficili quelli seguenti, accampati
in una scuola a Coppito con la tv ma il dolore intenso veniva messo da parte dalle
continue dirette, interviste, televisioni nazionali e internazionali, nuove conoscenze,
nuovi impegni nei quali confrontarsi.
Penso di aver imparato tanto da questa tragedia che mi ha cambiata profondamente, sia come
donna che come professionista. Ho combattuto le mie paure, le ho sfidate e guardate in faccia e
ho deciso che avevo il dovere morale di andare avanti, di non farmi sopraffare dal dolore e di con-
tinuare in modo deciso a portare avanti la mia professione con coscienza, restando all’Aquila (
non sono mancata neanche un giorno) e seguendo gli eventi si ma mettendoci anche quel pizzi-
co di cuore che non viene richiesto ai giornalisti ma che a me caratterizza e che forse mi rende
anche un po’ diversa, sempre in mezzo alla gente e dalla parte dei più deboli. Il campo base che
ho frequentato, nel mio paese, mi ha dato poi l’opportunità di conoscere gli Alpini del Veneto.

Persone straordinarie. Le nostre serate al campo erano di condivisione. Cercavano in tutti i modi
di regalarci momenti di allegria, nonostante tutto. Dieci anni e loro sono rimasti amici. Sempre in
contatto, sempre presenti. E poi c’è mio marito, militare. Nel 2009 l’ho conosciuto. In una tendopo-
li che stava montando. Aveva partecipato anche ai primi soccorsi qui all’Aquila scavando per re-
cuperare le persone. A dieci anni dal terremoto lui è ancora il mio orgoglio perché sì, era lavoro
per lui, ma esserci in quella notte ed essere scappato subito per aiutare era qualcosa di più. E io
lo so. Mesi intensi, nuove conoscenze e nuove esperienze professionali. Ci siamo confrontati con
tanti colleghi del nazionale, sono nate amicizie, c’è stato il G8. Chi lo avrebbe mai detto che una
piccola tv locale potesse raccontarlo e intervistare Barroso? Impossibile poi descrivere tutti gli an-
ni dopo. A volte lo sconforto di non avere più una città normale ti prende, ti capita di sentire man-
care l’aria quando ti trovi poi in un’altra città dove puoi camminare in un centro tradizionale. L’abitu-
dine dicevo. Non ci si abitua mai. Ti sembra quasi che la normalità sia quella di oggi. E oggi, do-
po dieci anni, mi commuovo quando un palazzo viene restituito o quando una persona rientra a
casa sua. Tanto è stato fatto e tanto c’è da fare. I morti purtroppo non ce li ridarà indietro nessuno
ma il salto di qualità dovrebbe essere investire sulla prevenzione, costruire sempre in sicurezza.
Solo così potremmo evitare che tragedie simili si ripetano. Sono trascorsi dieci anni e, quando ci
penso, mi sembra davvero ieri. Ho raccontato la morte, oggi forse racconto la vita, la rinascita, la
speranza. La mia di vita è un po’ cambiata e mi ha regalato anche la gioia della maternità. Rac-
conto ancora storie, cerco sempre la verità . Non dimentico ma vado avanti. Per tutti quei 309 an-
geli che non ci sono più. Glielo dobbiamo. 

Daniela Rosone, L’Aquila, 13 marzo 2019.


10 Anni.

Rivedendo i racconti delle fotografie d’archivio, il dialogo con le immagi-


ni selezionate si rafforza, riaffiorano emozioni. Sento diversamente il
quasi dimenticato. Riguardo la fotografia con 10 anni di più, vedo la sfu-
matura precedentemente sfuggita. Mi rendo conto che in questo tem-
po creativo fotografico divento più ricettivo, ascolto l’istinto, i desideri di-
ventano l’esigenza di “sentire”, comprendere il contemporaneo, oggi
nel 2019.

Un insieme di sensazioni e di emozioni mi ha attivato nella necessità di


raccogliere e condividere.

Vi saluto, ringrazio tutte le persone che mi hanno accolto in quell’


Abruzzo travolto dal dramma e tutti voi che mi avete sostenuto.

Senza un attimo di attenzione la memoria si dimentica di esistere.

Buona conclusione.

Arrivederci al prossimo reportage.

Giordano.
Foto: Bazzano, L'Aquila, 20 giugno 2009, sede di TvUno. Giosafat Capulli e Giordano
Riboli.
Milano, 11 marzo 2019. Ho volutamente ricordato una delle tantissime azioni
messe in atto da chi allora, da mesi, conviveva con l’instabilità della Terra, per-
sone che pur essendo profondamente “mutilate” non hanno rinunciato alla
grande opportunità di unirsi e offrire accoglienza. Il sentimento di sentirsi, esse-
re “genitori”, il valore del buon padre di famiglia, la vita resiste oltre tutti e tutto.
Esiste la possibilità di acquisire maggiore fiducia nella vita. Accoglienza, tema
antico e nello stesso molto attuale.

Il Centro, 21 giugno 2009. “L’Aquila. Il terremoto non ha fermato i progetti di ac-


coglienza dei bambini provenienti dalla Bielorussia. Viaggi della solidarietà
promossi dall’associazione di volontariato Puer che da anni si occupa dei pro-
blemi dei minori che vivono nei luoghi del disastro nucleare provocato, nel
1986, dall’esplosione di uno dei reattori della centrale di Chernobyl. Un’asso-
ciazione, la Puer, costituita da famiglie che per oltre 2 mesi d’estate, e poi per
un mese in inverno, accolgono bimbi e ragazzi provenienti dalla Bielorussia.
Venerdì sera sono arrivati i trenta ospitati da famiglie marsicane e aquilane
che, nonostante il terremoto, non hanno voluto rinunciare ai “loro piccoli”. Un
gruppo accompagnato da due educatori. E’ questo il 32esimo progetto mes-
so in piedi dalla Puer in Abruzzo. Oltre ai bambini bielorussi - che resteranno
con le “loro famiglie” fino al 28 agosto - la Puer porta avanti anche un progetto
di accoglienza rivolto alla Lituania. L’associazione ringrazia il 33º Reggimento
Acqui e il suo comandante, il colonnello Clemente d’Amato, per aver messo a
disposizione il pullman per il trasporto dei bambini da Fiumicino ad Avezzano
e all’Aquila”. “Il Centro, 21 giugno 2009 p. 39 sezione: cronaca”
Foto: Roma Fiumicino, venerdì 19 giugno 2009 ore 18:36, da sinistra Marina Marinuc-
ci, Daniela Rosone, Pietro Piccirilli, Mirko Ippolito, Giosafat Capulli.
APPUNTI

TERREMOTOSTOAPERTO
Copyright © 2019
Giordano Marco Riboli
APPUNTI

TERREMOTOSTOAPERTO
Copyright © 2019
Giordano Marco Riboli
Giordano Marco Riboli. Nato a Milano da genitori lombardi, è
un foto-reporter. Cresciuto a Milano dove fin da bambino ha
mostrato grande interesse per la fotografia. Da giovane adulto
ha lasciato la città e ha vissuto per circa 30 anni nel centro del
Mar Mediterraneo, con casa a Pantelleria, recandosi per lungo
tempo in Nord Africa e in Medio Oriente. Nel 2009 ha vissuto e
documentato per 4 mesi l’esperienza dei terremotati de L’Aqui-
la, entrando in stretto contatto con il tessuto sociale delle zone
colpite. I suoi progetti sono focalizzati sui temi della povertà
umana, della violenza di genere, dell’immigrazione e dei rifugia-
ti politici. Si considera egli stesso un rifugiato nel suo Paese. De-
scrive le sue immagini come carte dei tarocchi da non interpre-
tare ma semplicemente da leggere.

TerremoTostoAperto Abruzzo
Decennale Sisma 2009 2019

@Toni Capuozzo

Senza un attimo di attenzione la memoria si dimentica di esistere.

TERREMOTOSTOAPERTO Copyright © 2019 Giordano Marco Riboli

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