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Decennale Sisma
D’Abruzzo 2009 201
TERREMOTOSTO APERTO
RACCONTI DEL 2009 DALLA TERRA ABRUZZESE.
DECENNALE SISMA ABRUZZO 2009 2019
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TERREMOTOSTO APERTO
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TERREMOTOSTO APERTO
Alle ore tre e trentadue il presente e il futuro di una parte della popola-
zione italiana cambiava radicalmente, e io con loro.
In questo volume il mio lavoro fotografico continua, offrendo una selezione d’immagini di per-
sone e luoghi, persone incontrate per strada, nei luoghi dove si svolge la quotidianità uma-
na, nei territori colpiti dal terremoto. Ho fermato nel tempo mesi di dialogo con persone lonta-
ne e vicine, residenti e volontari, provenienti da variegate abitudini e culture, unite nel soste-
nere l’altro. Ho condiviso con queste persone anche le incessanti scosse. Siamo diventati tut-
ti terremotati e insieme abbiamo creato una nuova verità, alla ricerca di quanto può far stare
bene hic et nunc. In seguito al 6 aprile 2009, nelle 48 ore dopo la scossa principale, si sono
registrate altre 256 scosse, delle quali più di 150 nel giorno di martedì 7 aprile, 56 di magnitu-
do superiore ai 3,0 ML. Tre eventi di magnitudo superiore a 5,0 ML sono avvenuti il 6, il 7 e il
9 aprile e non si sono più fermati. Questo libro vuole essere un’ulteriore testimonianza di chi
vive nell’ombra, senza clamore; la mia fotografia ha per protagonisti persone semplici e fragi-
li che, pur colpite da un evento traumatico, ci offrono una speranza. Ho provato a mettermi al
loro posto, a immaginare come tutto possa cambiare in meno di un minuto. Queste storie
continuano a essere drammaticamente attuali e numerose.
Ho cominciato a pensare a questo progetto fotografico fin dai tempi in cui ho vissuto in
Abruzzo durante il catastrofico terremoto del 2009, pur essendo consapevole del rischio rea-
le di perdere parte del lavoro fotografico realizzato in 4 mesi, quando la terra ha continuato
incessantemente a tremare. La mia preoccupazione si è rivelata reale, infatti mentre scrivo
ho preso atto di avere archiviato solo una parte di tutte le immagini scattate. Molto è stato di-
strutto, perso in piccole o grandi memorie, usate di corsa, prestate a compagni di lavoro; al-
tre gallerie d’immagini sono rimaste in pc usati in emergenza, occasionali. La ricorrenza del
decennale del terremoto de L’Aquila è stata la molla che dal mio vissuto mi ha spinto alla fol-
le corsa per la realizzazione di un oggetto capace, attraverso il dialogo fotografico, di risve-
gliare la necessità di ripartire sempre e in ogni caso, cercando e ritrovando nell’altro il senso
del cammino, caratterizzato da tante sfumature che insieme realizzano opere di rara bellez-
za.
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Foto: La voce del sisma, Giampaolo Arduini; la sua diretta telefonica trasmessa in Rai ha
offerto un servizio indispensabile per fare il punto di quanto stava accadendo.
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“In Italia molte delle emergenze e delle calamità naturali
sono dovute, o aggravate, da una scarsa cura del territo-
rio. Questo è un tema centrale e deve essere una priori-
tà per l'Italia, non solo per la salvaguardia della bellezza
ma perchè decisivo anche per lo sviluppo economi-
co"...... "sulla protezione dell'ambiente e sulla lotta al cam-
biamento climatico vi è un'equità inter-generazionale da
rispettare”.
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Foto: Coppito Centro, 14 luglio 2009. “Dove posso recarmi per denunciare la scomparsa del mio
cane?” Si era appena concluso il 35º vertice del G8 a Coppito dal 8 al 10 luglio 2009.
La fotografia è il tempo. Noi, popolo del digitale, cosa lasceremo nel casset-
to? Chi verrà dopo di noi ritroverà la stampa di quelle semplici foto, immagini
di un tempo passato? Quale testimonianza è rimasta oggi della vita di un
quartiere? La storia del semplice, dell'ultimo, dell'invisibile, chi la leggerà? La
fotografia è lettura.
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TerremoTostoAperto
TerremoTostoAperto
QUESTO LIBRO E’ IL MIO, IL NOSTRO IMPEGNO, E’ PER NOI, PER COLORO CHE NON SO-
NO PIU’ CON NOI, PER PENSARE AL FUTURO TENENDO LO SGUARDO AL PASSATO. E’
UN OMAGGIO SILENZIOSO PER CHI HA PERSO TUTTO E CONTINUA A OFFRIRE IL ME-
GLIO DI SE’ ALLA COMUNITA’. LA TESTIMONIANZA CONTENUTA NEL LIBRO E’ PER DIRE
CHE SIAMO CITTADINI CONSAPEVOLI DI STARE INSIEME NELLA DIFFICOLTA’ QUOTIDIA-
NA DEL VIVERE E NELLA MEMORIA.
NON E’ INTENZIONE DELL’AUTORE NE’ DEI COLLABORATORI ALLA STESURA DEL VO-
LUME INDICARE COLPE E COLPEVOLI.
Foto: L’Aquila 2009, un messaggio di speranza, insieme per andare avanti.
Foto: la cronaca delle prime pagine di giugno 2009.
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"UN CAPITOLO TRE SEZIONI”
Ci sono fatti che accadono e ti aiutano a comprendere che molte persone in questi ultimi anni
non hanno in casa, con sé, una Foto Ricordo stampata, della vita vissuta, passata, nemmeno
un piccolo album fotografico.
Oggi in molte situazioni non è più possibile ricostruire una storia attraverso le fotografie stam-
pate. Stiamo perdendo una parte della memoria contemporanea e storica di noi e del nostro
territorio. Si perde la testimonianza del presente, per il futuro, di vite operose e invisibili. Un as-
surdo oggi che siamo tutti fotografi! Ricordo le parole di una bambina: "sono mesi che non ve-
do il nonno, a volte fatico a ricordare il suo volto". La fotografia è il tempo. Noi, popolo del digi-
tale, cosa lasceremo nel cassetto? Chi verrà dopo di noi ritroverà la stampa di quelle semplici
foto, immagini di un tempo passato? In quale cassetto, dentro quale cantina le fotografie por-
teranno nel tempo la memoria di oggi? Quale testimonianza è rimasta oggi della vita di un
quartiere? Chi erano e cosa facevano gli abitanti di un quartiere? La storia del semplice, del-
l'ultimo, dell'invisibile, chi la leggerà? La fotografia è lettura. La fotografia è l'espressione che
funge da trampolino per riavvicinare le nuove alle vecchie generazioni. Una parola vale cento
immagini, un’immagine vale 100 parole! La fotografia aiuta a comprendere e come tale va os-
servata. Il libro si propone da stimolo per offrire un confronto attraverso la fotografia, una lin-
gua per comprendersi, comune a tutte le generazioni”.
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LO STUPORE
FOTO @
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“Ci sono quelli che tornano fra le macerie della casa per salvare l’al-
bum di foto. Dopo le catastrofi, alluvioni o terremoti, tantissime per-
sone hanno sentito la necessità di cercare tra le poche cose rima-
ste, molto spesso con il terrore di non ritrovare, i loro album di foto”.
@Fotocrazia 2018
Foto: 8 Aprile 2009 L’Aquila, ore 07:45
Foto: Sant'Eusanio Forconese, tutto e’ fermo alle ore 3:32
Foto: I soccorritori stanno raggiungendo dove possibile i luoghi del
disastro
Foto: La terra continua a tremare, gravemente
danneggiate chiese, università, ospedale.
Foto: Quella del 6 aprile 2009 non è l’unica scossa che colpisce L’Aquila: nei
due mesi successivi la terra continua a tremare. In quell’arco di tempo si regi-
strano oltre 35mila scosse, una media di una scossa ogni due minuti e mezzo.
Foto: 9 aprile. Si continua a vivere e sperare nel
ritrovamento, tutti vorrebbero il miracolo.
Foto: In attesa e in silenzio si contano i dispersi
Foto: Raggiungere i luoghi dove la scossa ha creato mor-
te e distruzione diventa urgenza
Foto: Ovunque si ricerca, spesso senza pen-
sare al pericolo imminente
Foto: Tante strade ostruite da detriti pericolanti vengono
riaperte per consentire il passaggio di mezzi
Foto: Chi può offre aiuto, comincia la gestione dell’emergenza
Foto: Lo stupore, chi può si allontana dal territorio, in tan-
ti non sono più tornati. E ci sono i mai andati via! Il tessu-
to sociale del territorio colpito subisce una drammatica
lacerazione, per alcuni perenne
Foto: Giorni e notti senza riposo, cercando, condividen-
do informazioni, uniti nel quotidiano vivere si cerca il co-
raggio di andare avanti. Appelli continui, serve tutto: co-
perte, vestiti, scarpe, calze......
Foto: Sentirsi senza punti di riferimento, in pochi
istanti “tutto è cambiato”. Onna, 8 aprile 2009
Foto: Tra i paesi distrutti, Onna rasa completamente al suolo
Foto: Decine di migliaia gli sfollati
Foto: I primi presidi forniti di acqua e
viveri di prima necessità
Foto: Cucine e mense improvvisate all’aperto in prossimità
d’incroci stradali, vie di trasporto di uomini e mezzi diretti o
provenienti da località colpite
Foto: I primi presidi medici offrono assistenza
alle persone anziane e ai malati cronici
Foto: L’ospedale de L’Aquila è gravemente danneggiato. Nelle pri-
me ore dell’emergenza la struttura era in “emergenza”, quasi impra-
ticabile e non adeguato ad affrontare l’emergenza, nel mentre arri-
vano i feriti, alcuni gravissimi, oltre 200.
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LA CATARSI
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La Catarsi.
Alle 3:32 del mattino del 6 aprile 2009 una scossa di magnitudo 6,3 ra-
de al suolo una delle tante perle italiane, L'Aquila e i centri abitati
vicini. In questa sezione ripercorro le prime ore e i giorni dopo il boato.
Dal mio arrivo e per i giorni successivi alla scossa principale si avverto-
no altre circa 260 repliche, oltre cento nella sola giornata di martedì 7
aprile. Le statistiche riportate da fonti prestigiose, accertate, sono che in
media dal 6 di aprile alla fine del G8 le scosse registrate sono state oltre
35.000.
Foto: 7 aprile 2009 a Monticchio, una fredda mattinata, numerosi sfollati,
stremati, impauriti, trovano conforto riunendosi in luoghi aperti, sicuri. Il ter-
rore, la paura sono talmente intensi al punto di non farti sentire lucido, ti
sembra di vivere un film horror, di guerra, diventa immediatamente impossi-
bile restare freddi e distaccati
Foto: Di colpo al centro dell’attenzione mondiale
Foto: Onna, la mattina della seconda notte
dopo il terremoto, in molti preferiscono dor-
mire all’aperto o in auto, sarà così per molti
giorni ancora. La paura è troppa
Foto: 8 aprile 2009, il sisma non esclude nessuno
Foto: Manca tutto, 8 aprile 2009 ore 08:25 L’Aquila. Si
agisce come si può, l’attenzione è alta verso i più fragili
Foto: Muoversi nelle macerie è complicato
e pericoloso. Sant’Eusanio Forconese
Foto: Strade distrutte e ponti interrotti impedi-
scono, rallentano i soccorsi; nelle prime 48 ore
dopo la scossa distruttrice è difficile raggiunge-
re i luoghi terremotati
Foto: 9 aprile 2009, il clima rigido aumenta le difficoltà
dei soccorritori, vivere dentro tende di plastica o tela inci-
de e succede che persone normali si affrontino a “muso
duro” per una coperta
Foto: Uomini stremati, alcuni terremotati e parenti delle vitti-
me. Grazie ai Vigili del Fuoco. Avete salvato vite da sotto le
macerie, anche grazie all’incessante sacrificio di molti volonta-
ri
Foto: 10 aprile 2009, terremotati sfollati che aiuta-
no cittadini in grave difficoltà, si cercano gli ultimi
dispersi
Foto: 11 aprile 2009. Abitazioni al collasso. Manca tutto, le
opere primarie, le tubature sono gravemente danneggiate;
intere località sprovviste di luce, gas, acqua potabile
Foto: Il governo approva lo stato di emergen-
za e conferisce i poteri di attuazione degli in-
terventi d’emergenza a Guido Bertolaso, ca-
po della Potezione Civile
Foto: I numeri sulle vittime del sisma sono di-
scordanti. Alle 19:42 un’altra forte scossa
Foto: 12 aprile, da una prima stima risulta che il
30% degli edifici risulta inagibile, il 50% agibile
e il 20% agibile con interventi, 200 i feriti gravi
Foto: Il palazzo della Prefettura, noto anche come palazzo
del Governo, è stato completamente distrutto, diventando
uno dei simboli dell'evento
Come spiegare il perché la terra trema e
distrugge tutto. La mia casa, la casa di
mamma e papà. Come si riconquista la fi-
ducia nel futuro quando hai sentito la terra
tremare al punto di distruggere e seppelli-
re tutti e tutto e, tu sei vivo.
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Ho raccolto le fotografie. Ho sentito la necessità di trasmettevi come si è arrivati
al giorno di Pasqua, i primi giorni dopo la scossa distruttiva e di quali difficoltà si
devono affrontare per andare avanti. Muoversi e continuare a sopravvivere in un
territorio ferito a morte!
Continuare a vivere dopo una catastrofe ci mette in una condizione da molti mai
vissuta. Vivere dopo un terremoto intenso ci mette di fronte a verità ormai consi-
derate scontate. Aprire il rubinetto e riempire la brocca d’acqua, accendere la tv,
prendere il latte fresco dal frigorifero. Non esiste più nulla di tutto ciò che era. Tut-
to distrutto, cambiato in pochissimi minuti. Sfollati profughi senza alcun riferimen-
to, niente luce, difficile l’accesso all’acqua potabile. Nel mentre la terra continua
a tremare.
Il silenzio è irreale
Foto: 12 aprile, ore 09:38
Buona Pasqua
“
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LA RISPOSTA
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Il centro storico de L'Aquila riapre dopo la scossa del 6 aprile. La felicità, qua-
si euforica, di ritrovarsi è ben espressa dal primo cittadino.
Erano presenti alla riapertura del centro storico, il 21 giugno 2009, tantissimi
aquilani, molti i curiosi, un’occasione per tutti di incontrarsi in città. Presenti i
rappresentanti politici: il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Mini-
stri Gianni Letta, il Capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, la Presidente
della Provincia Stefania Pezzopane e il Sindaco de L'Aquila Massimo
Cialente.
Nell'anno che ha seguito l'evento del 6 aprile, l'INGV ha dichiarato di aver regi-
strato circa 18.000 terremoti in tutta l'area della città de L'Aquila.
Foto: ll terremoto che alle 3:32 del 6 aprile 2009 ha martoriato l’Abruzzo ha
destato enorme commozione e partecipazione in tutto il paese e anche
ben oltre i confini italiani. Tanti i paesini arroccati feriti o rasi al suolo, L’Aqui-
la sventrata come da un bombardamento intensivo. Sfollati senza più le
vecchie case, i luoghi del lavoro, della vita. Nei pochi mesi che seguono,
l’eredità della scossa non sono solo i lutti, i crolli, l’economia arrestata. Re-
stano aperti gli interrogativi da cui dipende il futuro comunitario di un intero
territorio
Foto: Abruzzo, maggio 2009. Tra le numerose vittime del si-
sma, circa 80.000 persone, si stima che il 5% siano cittadini non
italiani. Al dramma comune si aggiungono i problemi legati alla
condizione giuridica di stranieri: il permesso di soggiorno in sca-
denza o già scaduto, i ricongiungimenti familiari interrotti, la ne-
cessità del ritorno in patria per i minori
Foto: L’Aquila, giugno 2009. La cronaca di quel perio-
do, tutto è come sempre, la lotta del bene contro il ma-
le, le tante lacune della nostra civiltà, nella normalità
riempiono i vuoti a tavola. In questi casi è molto diffe-
rente, viverla e essere oggetto di cronaca.
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Una fiaccolata per avere «verità e giustizia», a tre mesi esatti dal sisma, e
si ripete ogni anno.
I cittadini hanno potuto raggiungere Piazza Duomo attra-
verso il primo tratto di centro riaperto nelle scorse settima-
ne: la Protezione civile e i Vigili del fuoco hanno fatto entra-
re gruppi di 200 persone per volta. In piazza Duomo è av-
venuta la commemorazione delle vittime, alle 3:32
Foto: L’Aquila, 6 luglio 2009 ore
03:32
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La natura segue il suo tempo.
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Foto: Abruzzo 2009. La primavera è la stagione del risveglio. La natura rega-
la sensazioni uniche, immergersi nell’aroma che era nell’aria è stato come
medicare lo spirito da una ferita che lascia il segno. Buona passeggiata.
Foto: Coppito, maggio 2009. Anche le galline si sono sentite
terremotate, al punto che per alcune ci sono voluti anche
due mesi prima che riprendessero la produzione delle uova
Foto: Abruzzo, maggio 2009: è primavera
Foto: Abruzzo, maggio 2009
Foto: Abruzzo, maggio 2009
Foto: Abruzzo, maggio 2009
Foto: Abruzzo, giugno
2009
Foto: Abruzzo, giugno
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Foto: Abruzzo, giugno
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Foto: Abruzzo, giugno 2009
Foto: Abruzzo, giugno
2009
Foto: Abruzzo, giugno
2009
Foto: Abruzzo 2009, è primave-
ra
Anno X° 2019
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“Noi non possiamo depauperare le prossime generazioni di tutto
quello che stiamo utilizzando noi".
“In Italia molte delle emergenze e delle calamità naturali sono dovu-
te, o aggravate, da una scarsa cura del territorio. Questo è un tema
centrale e deve essere una priorità per l'Italia, non solo per la salva-
guardia della bellezza ma perchè decisivo anche per lo sviluppo
economico"...... "sulla protezione dell'ambiente e sulla lotta al cambia-
mento climatico vi è un'equità inter-generazionale da rispettare”.
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13 GIUGNO 2009 19:37
Federica Romano con la sua bottega ha fatto una scelta precisa. Dalla periferia ha deciso di
aprire in centro. Una scelta che rifarei-afferma- perché bisogna ripartire da qui. I problemi pe-
rò sono tanti. Il Comune dovrebbe riportare uffici, banche e servizi che ogni giorno smuovo-
no le persone e le invogliano a tornare. La mancanza di posti auto è un problema cronico.
Va meglio nel fine settimana quando c'è un po' più di movimento. In mezzo a questi corag-
giosi ci sono gli operai che lavorano ogni giorno. Lavorano anche alle vetrine che stanno per
tornare. Le lucidano a festa. Qualche manifesto affisso di nuove aperture. C'è quello di un ne-
gozio di abbigliamento che sta per aprire ed è quasi tutto pronto. Arriverà la libreria, un nuo-
vo ristorante. (fonte il Messaggero)
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Abruzzo, L’Aquila, sabato 9 marzo 2019.
ANNO X°
di Giampaolo Arduini
Anno X° di ritorno alla vita. C’eravamo, ci siamo e resteremo a L’Aquila. Dopo quella dram-
matica notte che ancora fa tremare la voce ed il pensiero, non abbiamo mollato. Non abbia-
mo ceduto un centimetro della nostra vita, anzi esistenza da quel fatidico 6 aprile 2009 alle
3,32. Anche perché di vite ed esistenza il mostro ne aveva carpite tante, troppe. Dieci anni
sono trascorsi. Difficili, impensabili per chi quella domenica delle “Palme” godeva del tepo-
re di una giornata primaverile che pareva splendida, ma che invece preparava una notte
infernale. Indimenticabile e surreale nel disastro e lo strazio. Il terrore della notte del sisma è
ancora ben vivo in ogni aquilano anche perché da quel giorno la vita per ognuno di noi
non davvero più la stessa. Oramai, come nel dopoguerra, a L’Aquila la storia vive nel prima
e dopo terremoto. Non c’è ricordo o racconto che inizi o si concluda senza ricordare ogni
avvenimento dalla data del sisma. Anno zero per una comunità sconvolta, ma caparbia,
testarda, coriacea. Autenticamente abruzzese. Dieci anni di vita dal massacro della “be-
stia” che ti cambiano abitudini e stili di vita. Dolore, lacrime e passione si mescolano non
solo alla ricorrenza, ma quotidianamente nel percorrere le vie cittadine. L’Aquila ha resistito.
Non era facile, ma il territorio abitato da una popolazione di quasi centomila abitanti ce l’ha
fatta. Non era facile e tutto lasciava presagire all’indomani del 6 aprile di dieci anni fa che
difficilmente tutto sarebbe tornato come prima. Invece… Tra mille e mille problemi, difficoltà
impensabili la Città sta rinascendo più bella e sicura di prima. Palazzi splendidi, cortili in-
cantevoli, vie bellissime stanno tornando lentamente alla vita. Un percorso ancora difficile
da ricostruire dove questo rinascimento aquilano sarà la vera scommessa futura della Cit-
tà. Non tutto è stato ricostruito. I centri storici delle frazioni del capoluogo, borghi dalla bel-
lezza autentica, ancora mancano all’appello, ma la strada intrapresa è quella giusta di una
popolazione non abituata a lasciarsi andare.
Allo sconforto iniziale è subentrata la fermezza tipica della gente di montagna, di chi
ama la propria terra proprio perché essa è stata matrigna. Disperati prima, fiduciosi
poi, convinti adesso, malgrado i tanti ostacoli che si frappongono ancora alla normali-
tà. Passo dopo passo, pietra su pietra, L’Aquila vive in ognuno di noi con la forza e la
speranza che ci ha sempre contraddistinto. Torneremo grandi. Ce la faremo ancora
una volta.
Persone straordinarie. Le nostre serate al campo erano di condivisione. Cercavano in tutti i modi
di regalarci momenti di allegria, nonostante tutto. Dieci anni e loro sono rimasti amici. Sempre in
contatto, sempre presenti. E poi c’è mio marito, militare. Nel 2009 l’ho conosciuto. In una tendopo-
li che stava montando. Aveva partecipato anche ai primi soccorsi qui all’Aquila scavando per re-
cuperare le persone. A dieci anni dal terremoto lui è ancora il mio orgoglio perché sì, era lavoro
per lui, ma esserci in quella notte ed essere scappato subito per aiutare era qualcosa di più. E io
lo so. Mesi intensi, nuove conoscenze e nuove esperienze professionali. Ci siamo confrontati con
tanti colleghi del nazionale, sono nate amicizie, c’è stato il G8. Chi lo avrebbe mai detto che una
piccola tv locale potesse raccontarlo e intervistare Barroso? Impossibile poi descrivere tutti gli an-
ni dopo. A volte lo sconforto di non avere più una città normale ti prende, ti capita di sentire man-
care l’aria quando ti trovi poi in un’altra città dove puoi camminare in un centro tradizionale. L’abitu-
dine dicevo. Non ci si abitua mai. Ti sembra quasi che la normalità sia quella di oggi. E oggi, do-
po dieci anni, mi commuovo quando un palazzo viene restituito o quando una persona rientra a
casa sua. Tanto è stato fatto e tanto c’è da fare. I morti purtroppo non ce li ridarà indietro nessuno
ma il salto di qualità dovrebbe essere investire sulla prevenzione, costruire sempre in sicurezza.
Solo così potremmo evitare che tragedie simili si ripetano. Sono trascorsi dieci anni e, quando ci
penso, mi sembra davvero ieri. Ho raccontato la morte, oggi forse racconto la vita, la rinascita, la
speranza. La mia di vita è un po’ cambiata e mi ha regalato anche la gioia della maternità. Rac-
conto ancora storie, cerco sempre la verità . Non dimentico ma vado avanti. Per tutti quei 309 an-
geli che non ci sono più. Glielo dobbiamo.
Buona conclusione.
Giordano.
Foto: Bazzano, L'Aquila, 20 giugno 2009, sede di TvUno. Giosafat Capulli e Giordano
Riboli.
Milano, 11 marzo 2019. Ho volutamente ricordato una delle tantissime azioni
messe in atto da chi allora, da mesi, conviveva con l’instabilità della Terra, per-
sone che pur essendo profondamente “mutilate” non hanno rinunciato alla
grande opportunità di unirsi e offrire accoglienza. Il sentimento di sentirsi, esse-
re “genitori”, il valore del buon padre di famiglia, la vita resiste oltre tutti e tutto.
Esiste la possibilità di acquisire maggiore fiducia nella vita. Accoglienza, tema
antico e nello stesso molto attuale.
TERREMOTOSTOAPERTO
Copyright © 2019
Giordano Marco Riboli
APPUNTI
TERREMOTOSTOAPERTO
Copyright © 2019
Giordano Marco Riboli
Giordano Marco Riboli. Nato a Milano da genitori lombardi, è
un foto-reporter. Cresciuto a Milano dove fin da bambino ha
mostrato grande interesse per la fotografia. Da giovane adulto
ha lasciato la città e ha vissuto per circa 30 anni nel centro del
Mar Mediterraneo, con casa a Pantelleria, recandosi per lungo
tempo in Nord Africa e in Medio Oriente. Nel 2009 ha vissuto e
documentato per 4 mesi l’esperienza dei terremotati de L’Aqui-
la, entrando in stretto contatto con il tessuto sociale delle zone
colpite. I suoi progetti sono focalizzati sui temi della povertà
umana, della violenza di genere, dell’immigrazione e dei rifugia-
ti politici. Si considera egli stesso un rifugiato nel suo Paese. De-
scrive le sue immagini come carte dei tarocchi da non interpre-
tare ma semplicemente da leggere.
TerremoTostoAperto Abruzzo
Decennale Sisma 2009 2019
@Toni Capuozzo