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Università degli Studi di Palermo

Facoltà di Lettere e Filosofia

Corso di laurea in Traduzione, Italiano L2 e Interculturalità

Tesi di Laurea

Una rilettura della figura di Shahrazad nel teatro


egiziano moderno: Le storie non raccontate da
Shahrazad di ̒Alā’ ̒Abd al-̒Azīz Sulaymān

Laureando: Relatore:
Alessio Pardo Prof.ssa Monica Ruocco
Matricola 0529212

ANNO ACCADEMICO 2010-2011


INDICE

INTRODUZIONE 3  

CAPITOLO I – L’AUTORE 5  
1.1 – L’autore 5  

CAPITOLO II – IL CONTESTO STORICO – CULTURALE 6  


2.1 – Il teatro egiziano contemporaneo 6  

2.2 – Le mille e una notte della nostra Shahrazad 9  

2.2.1 – Il racconto cornice 10  

2.3 – Le “altre” Shahrazad 12  

2.3.1 – Shahrazad nel piccolo e grande schermo 12  

2.3.2 – Shahrazad nella letteratura contemporanea 15  

2.3.3 – Shahrazad nel teatro egiziano contemporaneo 17  

2.4. – Predizione di una rivoluzione 24  

CAPITOLO III – LE STORIE NON RACCONTATE DA SHAHRAZAD 27  


3.1 – Le messe in scena 27  

3.3 – La trama 30  

3.3 – Dentro l’opera 35  

CONCLUSIONI 38  

APPENDICE I – INTERVISTA 40  

APPENDICE II – TRADUZIONE 44  
– Premessa 44  

– Testo della traduzione 45  

BIBLIOGRAFIA 71  

2
INTRODUZIONE

Il presente lavoro nasce dall’amore per i racconti de Le mille e una notte. Questi

racconti hanno il potere di risucchiare il lettore in un vortice di avventure fantastiche,

catapultandolo in un mondo di fantasia da cui non ci si vuole più allontanare. Questo

lettore è come il re Shahriyar, i cui tormenti della vita lo spingono a trovare rifugio nelle

storie di Shahrazad. Allo stesso modo anch’io mi sono rifugiato nelle storie della

Shahrazad di ̒Alā’ ̒Abd al-̒Azīz Sulaymān, aspettandomi di essere dolcemente cullato con

tutte quelle storie fantastiche, inoltre il titolo ne prometteva delle nuove: Le storie non

raccontate da Shahrazad (Ḥakāyā lam tarwihā Šahrazād). Invece questa volta Shahrazad

ha voluto raccontarmi delle storie sì nuove ma diverse, storie di ordinaria sofferenza e di

come l’indifferenza possa acuire questo dolore; mi ha messo in guardia, perché la

sofferenza può fomentare l’odio, trasformarsi in violenza e far esplodere il caos.

Nel teatro egiziano contemporaneo personaggi leggendari come Shahrazad sono

stati chiamati più volte per parlare di argomenti per lo più sottoposti alla censura

governativa che fin dal protettorato Britannico ha caratterizzato un’epoca. Il giovane

drammaturgo ̒Alā’ ̒Abd al-̒Azīz Sulaymān nel 1999 ha portato sul palcoscenico la sua

rilettura della figura di Shahrazad dal titolo Ḥakāyā lam tarwihā Šahrazād (Le storie non

raccontate da Shahrazad) per annunciare per mezzo di una favola ciò che molti sapevano

sarebbe avvenuto: ci sarebbe stata una rivoluzione. L’evento che noi conosciamo come

“primavera araba” e la manifestazione in piazza Tahrir nel gennaio 2011 vedono la

pubblicazione del testo teatrale in lingua originale, a dodici anni dalla sua prima

rappresentazione.

Questo lavoro intende evidenziare tre elementi legati a quest’opera che inizialmente

possono sfuggire al distratto frequentatore di teatro e al lettore disattento (categoria del

3
quale mi ritengo un degno rappresentante): la storia politica e sociale di un paese come

l’Egitto che da tanti anni vive in stato di emergenza e sotto un regime repressivo, con

l’imperitura speranza dei suoi cittadini di vivere un giorno in un paese democratico; la

storia del teatro egiziano vissuto sulle spalle dei suoi infaticabili esponenti che hanno tratto

la loro ispirazione dal mondo intero, per poi donargli generosamente la propria arte; il

messaggio universale che emerge sull’operato dell’uomo, sui suoi sentimenti e sulle

conseguenze che le proprie azioni possono comportare.

In appendice si trovano il testo della traduzione e l’intervista che l’autore mi ha

gentilmente concesso.

Al momento (febbraio 2012) ̒Alā’ ̒Abd al-̒Azīz Sulaymān si trova a Londra per il

PhD (il titolo di Doctor of Philosophy, equivalente al nostro Dottorato di ricerca), e vive

con angoscia i recenti drammatici accadimenti nel suo paese: l’Egitto.

4
CAPITOLO I – L’AUTORE

1.1 – L’autore

̒Alā’ ̒Abd al-̒Azīz Sulaymān nasce ad Alessandria d’Egitto il 1° Dicembre 19681.

Dopo aver conseguito una laurea di primo livello in Economia e Commercio nel 1990 si

dedica interamente agli studi teatrali, conseguendo un’altra laurea di primo livello, questa

volta in Drammaturgia e Critica Teatrale, due diplomi biennali sempre inerenti le arti

drammatiche, fino al Master conseguito a pieni voti all’Accademia delle Arti del Cairo.

È stato insegnante di Teatro, Sceneggiatura e Critica del Corso Avanzato di Arti

Drammatiche presso l’Accademia delle Arti del Cairo per quasi dieci anni. Ha lavorato alle

sceneggiature di più di cento episodi di diverse serie televisive a carattere parodistico e

comico per due emittenti egiziane e di varie rappresentazioni teatrali in Egitto. Attualmente

è dottorando presso il Dipartimento di Arte Drammatica del Royal Holloway University

College di Londra.

1
Si ringrazia l’autore per le informazioni biografiche qui riportate.

5
CAPITOLO II – IL CONTESTO STORICO – CULTURALE

2.1 – Il teatro egiziano contemporaneo

Il testo teatrale di Sulayman si inserisce in una ricca tradizione di opere che nel

secolo scorso hanno utilizzato il palcoscenico per trasmettere messaggi di carattere sociale

e politico, per quanto consentito dalla censura da sempre vigile nel paese.

Ad esempio già durante il protettorato britannico, al-Sulṭān Ṣalāḥ al-Dīn wa

mamlaka Ūrušalīm (Il sultano Saladino e il regno di Gerusalemme, 1914) di Faraḥ Anṭūn,

libanese di nascita ma egiziano di adozione, destò tale scalpore da costringere l’autore ad

apportare varie modifiche all’opera. Era comunque chiaro il senso del testo e del

personaggio principale Saladino, eroe nazionale che restituì Gerusalemme al mondo arabo

all’epoca delle crociate: diffondere le idee di liberazione nell’Egitto occupato dai

Britannici2.

Al Saladino di Anṭūn seguì l’opera Abṭāl al-Manṣūra (Gli eroi di al-Manṣūra,

1915) di Ibrāhīm Ramzī, ambientata all’epoca della VI crociata, anch’essa sottoposta a

censura per i suoi messaggi di carattere nazionalistico3.

Pregne di significati politici volti a risvegliare il mondo arabo contro le

dominazioni straniere sono le opere di Aḥmad Šawqī, tra le quali citiamo ̒Alī Bāy al-kabīr

(Alī Bāy il grande, rappresentato nel 1932), in cui Alī Bāy cerca di liberare il paese dai

2
RUOCCO, M. (2010), pp. 79-80.
3
RUOCCO, M. (2010), p. 80; TOELLE, H. – ZAKHARIA, K. (2010), p. 236.

6
Turchi, Qambīz (1931), che narra l’aggressione da parte di Cambise dell’antico Egitto, e

̒Antara (1932), in cui il protagonista difende strenuamente la sua tribù4.

Anche nell’attività letteraria di Tawfīq al-Ḥakīm sono affiorate tematiche a

carattere politico: se nelle opere scritte durante la monarchia di re Faruq l’autore non si è

astenuto dal criticare la corruzione e la sete di potere dilaganti alla sua epoca (Šaǧarat al-

ḥukm, L’albero del potere, 1938), in quelle posteriori alla rivoluzione del 1952 ha dato

voce alle speranze delle nuove generazioni (al-Aydī al-nā̒ima, Le mani morbide, 1954).

Successivamente, quando il potere si è andato progressivamente accentrando nelle mani

del generale Nasser, ha espresso i propri dubbi sul suo operato ne al-Sulṭān al-ḥā’ir (Il

sultano indeciso, 1959), in cui il protagonista non sa se imporre il proprio governo con la

forza o con leggi che tutelino il popolo5.

Nonostante le forme di controllo sulle manifestazioni culturali, durante il governo

di Nasser non sono mancate opere di denuncia al governo, tra queste Ḥallāq Baḡdād (Il

barbiere di Baghdad, 1963) di Alfred Faraǧ, in cui è velato il richiamo alla politica

repressiva del regime e all’esperienza carceraria subita dal suo autore6, le opere di Naǧīb

Surūr7, che per le critiche al regime dovette abbandonare l’insegnamento presso l’Istituto

di Arti Drammatiche, o quelle di Miẖā’īl Rumān, tra le quali ricordiamo Layla maqtal

Guevara al-̒aẓīm (La notte in cui uccisero il grande Che Guevara, 1967), complessa

riflessione sulla rivoluzione8. Ed ancora ̒Alī Salīm in Kūmidiyā Ūdīb: anta illī qatalta al-

waḥš (Commedia di Edipo: sei tu che ha ucciso il mostro, 1970), recuperando e

trasformando il mito di Edipo, ha espresso l’attacco al culto della personalità della politica

4
RUOCCO, M. (2010), pp. 81-82; TOELLE, H. – EAKHARIA, K. (2010), p. 237.
5
RUOCCO, M. (2010), pp. 89-96; TOELLE, H. – EAKHARIA, K. (2010), pp. 300-305.
6
RUOCCO, M. (2010), pp. 98-99.
7
RUOCCO, M. (2010, pp. 102-103.
8
RUOCCO, M. (2010), p. 107.

7
nasseriana invitando il suo pubblico ad una presa di coscienza della realtà9, mentre in Bāb

al-Futūḥ (1971) di Mahmūd Diyāb è rappresentato il contrasto tra il passato glorioso ed un

presente di impotenza10.

Pur essendoci limitati a ricordare alcuni degli autori del XX secolo distintisi per la

pregnanza di significato dei loro testi, anche nella storia recente il panorama del teatro

egiziano contemporaneo appare caratterizzato da opere strettamente connesse alla

situazione socio-politica. È certamente non privo di significato che spesso tali opere siano

direttamente ispirate ad eventi storici o alla tradizione araba, evidentemente familiari al

pubblico, che in una rilettura moderna sono diventati metafora dell’attualità, proprio come

in Ḥakāyā lam tarwihā Šahrazād (Le storie non raccontate da Shahrazad) di Sulayman.

9
RUOCCO, M. (2010), p. 174; TOELLE, H. – EAKHARIA, K. (2010), p. 364-366.
10
TOELLE, H. – ZAKHARIA, K. (2010), pp. 362-364.

8
2.2 – Le mille e una notte della nostra Shahrazad

Il libro de Le mille e una notte (Kitāb alf layla wa layla), da cui Sulayman ha preso

in prestito l’eroina Shahrazad per la sua rilettura, ha incantato il pubblico di tutto il mondo

per secoli, veicolando messaggi universali avvalendosi di figure storiche, come il califfo

Hārūn al-Rašīd, ma anche (e soprattutto) attraverso personaggi di fantasia. La raccolta è di

origine indiana, passata poi in arabo attraverso il persiano, venendo in seguito arricchita da

racconti nati a Baghdad e al Cairo, infine di racconti diffusisi autonomamente e poi inseriti

nella raccolta11, la cui più antica testimonianza consiste in un foglio manoscritto risalente

all’879 riportante una parte de Il ciclo dei viaggi di Sindbād il marinaio12.

Le storie sono narrate da Shahrazad e dai suoi stessi personaggi13. Nella raccolta

sono rappresentate tutte le categorie sociali, dal beduino al califfo, dal mercante al poeta e

ancora il pescatore, il mendicante, il bandito, lo studioso e il fannullone, cosa che nel

medioevo doveva apparire inaccettabile, facendo sì che i racconti venissero snobbati dalle

autorità politiche e intellettuali dell’epoca. Le storie hanno poi resistito alle gravi scosse

subite dal mondo arabo-musulmano, come l’invasione dei Turchi a Baghdad nell’XI secolo

e dei Mongoli nel XIII secolo, e al conseguente annientamento del califfato abbaside; i

racconti sono quindi il prodotto di una società che per secoli le ha preservate

dall’estinzione, trascrivendole e trasmettendole oralmente fino a giungere in Europa14, la

cui influenza ha pervaso l’arte e la letteratura mondiali degli ultimi tre secoli a tal punto

11
Fra questi: Il ciclo dei viaggi di Sindbād il marinaio, Aladino e la lampada meravigliosa, ̒Alī Bābā
e i quaranta ladroni.
12
TOELLE, H. – ZAKHARIA, K. (2010), pp. 187-191.
13
Il procedimento della concatenazione (Kalīla wa Dimna) attesta la sua origine indiana: TOELLE,
H. – ZAKHARIA, K. (2010), p. 189.
14
MIQUEL, A. (1997), pp. 6-9.

9
che sarebbe più facile menzionare coloro che non ne sono stati ispirati piuttosto che tutti

gli altri15.

Il successo occidentale de Le mille e una notte si deve ad un antiquario del re Luigi

XIV, titolare della cattedra di arabo al Collegio di Francia di nome Antoine Galland (1646-

1715). La traduzione di Galland consisteva in un riadattamento del testo originale alla

cultura occidentale, “trasformando i ǧinn in fate e i dolci di datteri in torte”16 e omettendo

lunghi passi poetici “da collegarsi ai modi narrativi arabi e persiani, che spesso ricorrono a

interludi versificati, difficili per la loro comprensione e talvolta estranei al filo narrativo

della prosa”17. Dal 1712 al 1794 il testo di Galland ha ispirato le traduzioni nelle altre

lingue europee. Della traduzione dall’arabo all’italiano si è occupato l’arabista Francesco

Gabrieli (1904-1996), dirigendo nel 1946 una traduzione completa18.

2.2.1 – Il racconto cornice

Shahrazad è la protagonista del racconto principale che racchiude tutti gli altri,

preceduto a sua volta da un prologo che narra di due fratelli19, Shahriyar e Shahzaman che

si rivedono dopo lungo tempo. Quest’incontro genera una catena di eventi e disavventure,

tra cui quella che poi segnerà per sempre (e con molte varianti) il personaggio di Shahriyar

nelle sue varie riletture20: il tradimento della moglie, la regina Budur.

Shahriyar fa giustiziare la moglie Budur e decide che non sposerà mai più una

donna per più di una notte. Ordina al suo consigliere più fidato di procurargli una vergine

da sposare la notte stessa e far decapitare il mattino seguente: così accade ogni notte per tre

15
OUYANG, W–C, (2003), p. 402.
16
TOELLE, H. – ZAKHARIA, K. (2010), pp. 187-191.
17
DOMINICIS, A. (trad.) (2003), Prefazione (autore non specificato), pp. 8-9.
18
Ibidem.

10
anni, suscitando il terrore dei sudditi, fino al punto che il povero consigliere non riesce più

a trovare neanche una vergine in età da matrimonio in tutto il regno.

Shahrazad, la figlia del consigliere, di fronte all’afflizione del padre, si offre

volontaria per sposare il re. Il padre alle sue parole si dispera profondamente, ma sa che la

figlia, oltre che coraggiosa, è dotata di intelligenza e grande saggezza. Shahrazad, infatti,

non intende semplicemente immolarsi per un capriccio del re, bensì vuole mettere in atto

un piano che consenta di salvare sia lei sia il popolo.

Appena giunta a palazzo per sposare il re, chiede di poter avere nella sua ultima

notte la compagnia della sorella minore Dunyazad. Dopo che il re e Shahrazad consumano

il rapporto, Dunyazad, rimasta per tutto il tempo ai piedi del letto, chiede alla sorella di

raccontarle una di quelle magnifiche storie che lei conosce. Shahrazad a questo punto

inizia la narrazione del primo racconto de Le mille e una notte.

Da abile narratrice qual è, Shahrazad interrompe la storia proprio nel momento più

avvincente e il re, pur di sentire il resto, rimanda all’indomani la sua esecuzione. La notte

seguente la ragazza giunge al finale della storia molto prima dell’alba e la sorella insiste

per sentirne un’altra. Shahrazad allora ripete il trucco della sera precedente per suscitare la

curiosità del re, al punto che rimanda nuovamente la sua esecuzione. Così avviene per

“mille e una notte” e nel frattempo l’abile narratrice avrà conquistato il cuore del re,

generato tre figli e salvato il suo popolo.

19
OUYANG, W-C. (2003), p. 405.
20
Cfr. infra, pp. 12-19.

11
2.3 – Le “altre” Shahrazad

2.3.1 – Shahrazad nel piccolo e grande schermo

Come è stato già detto, il successo internazionale de Le mille e una notte si deve

alla traduzione francese di Antoine Galland21. L’immensa popolarità che sin dal ‘700 la

raccolta ha accumulato ha spinto importanti case produttrici cinematografiche a proporne

una riscrittura in chiave cinematografica. Nel 194222 la Universal Picture produce il film

dal titolo Arabian Nights che deve la sua nascita più all’immaginazione della produzione

che a Le mille e una notte. Il film infatti “distorce le storie originali in maniera tale che

molti degli elementi (luoghi e personaggi) che le caratterizzano non sono più

riconoscibili”23. Tali “distorsioni” sono già evidenti all’inizio del film24 quando viene

mostrato l’interno di un harem dalle cui finestre si intravede stranamente il Taj Mahal,

nonostante la storia si svolga in Persia, e l’anziano supervisore del luogo chiede ai suoi

collaboratori di raccontargli la storia di Harun al-Rashid e della moglie Shahrazad; in altre

parole questa versione mischia liberamente elementi di provenienza diversa.

Nel 1974 Pier Paolo Pasolini scrive e dirige Il fiore delle mille e una notte25. La

trama del film segue il procedimento della concatenazione (Kalīla wa Dimna)26 in cui la

storia di Nur al-Din e Zumurrut costituisce il filo conduttore. Durante il film si

avvicendano con fluidità e armonia le storie scelte dal regista per comporre la sua

sceneggiatura, inizialmente costruita su una struttura molto rigida, che durante le riprese

21
Cfr. supra, p.10.
22
Cfr. http://en.wikipedia.org/wiki/Arabian_Nights_(1942_film).
23
OUYANG, W-C. (2003), p. 404.
24
http://en.wikipedia.org/wiki/Arabian_Nights_(1942_film).
25
Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Il_fiore_delle_Mille_e_una_notte.
26
Cfr. supra, p. 9.

12
viene completamente stravolta. La sequenza più celebre di tutto il film, in cui Aziz

(interpretato da Ninetto Davoli) trafigge la vagina della regina Budur con una freccia dalla

forma fallica, è stata probabilmente aggiunta alla sceneggiatura originale durante le riprese.

Nel racconto cornice del film la storia di Shahrazad e Shahriyar è sostituita dalla storia di

Nur al-Din e Zumurrut, (il cui epilogo ricorda invece la storia di Qamar al-Zaman27 de Le

mille e una notte) che narra appunto del giovane Nur al-Din innamorato di una schiava che

vede al mercato, mentre questa è oggetto di un’asta per essere venduta al miglior

acquirente. Dopo essere stata acquistata da Nur al-Din con la sua stessa complicità,

Zumurrut viene rapita; inizia così il viaggio del ragazzo alla ricerca dell’amata.

Un'altra più recente rilettura de Le mille e una notte è un film destinato al piccolo

schermo ad opera della casa di produzione Warner Vision International28, dal titolo

Arabian Nights che venne trasmesso nel 2000 dalla BBC 2 in due puntate e pubblicizzato

come ricco di “magia, mistero e avventure epiche”, accostandolo al genere letterario di

Alice nel paese delle meraviglie, La spada nella roccia e I viaggi di Gulliver. Questa volta

la principale fonte di ispirazione per la sceneggiatura è la traduzione di Sir Richard

Burton29 (1821-1890), notizia che, riportata sulla custodia della versione home video del

film, doveva servire a creare determinate aspettative in una vasta fetta di un pubblico

attratto da una versione finalmente fedele all’originale in arabo de Le mille e una notte.

Arabian Nights ha il primato di essere il primo film di Hollywood a proporre la relazione

tra le storie e il racconto cornice e a essere organizzato con il procedimento della

concatenazione. Nel film vengono narrate le storie di Aladino e la lampada meravigliosa,

27
DOMINICIS, A. (trad.) (2003), pp. 372-449.
28
OUYANG, W-C. (2003), p. 403.
29
Sir Richard Burton nel 1885 si occupò della traduzione integrale in inglese de Le mille e una notte
e, oltre a non avere epurato il testo delle parti oscene, le ha addirittura enfatizzate, arricchendole con note
esplicative e appendici su usi e costumi degli orientali in campo sessuale:
http://en.wikipedia.org/wiki/One_Thousand_and_One_Nights.

13
̒Alī Bābā e i quaranta ladroni e Il gobbo, ricreando trame, luoghi e atmosfere ben più

fedelmente del precedente tentativo hollywoodiano30. Tuttavia la trama del racconto

cornice non rispecchia fedelmente quella tradizionale31: in questa versione Shahzaman,

fratello del re Shahriyar, complotta con la regina per scalzarlo dal trono. Una notte

Shahriyar sorprende il fratello a letto con la regina, ma questi, affatto sorpresi di essere

stati scoperti, si avventano sul re per assassinarlo; sorprendentemente il re riesce a

difendersi, uccidendo la regina e ferendo il fratello che si dilegua nella notte. L’evento fa

sprofondare il re “nelle tenebre” e lo spinge a diventare flagello di vergini, come nel

racconto cornice tradizionale. L’intervento di Shahrazad, oltre a salvare il regno e guarire il

re dal suo stato di sofferenza, aiuterà il re ad affrontare il fratello Shahzaman.

In questo genere di adattamento cinematografico32, e specialmente in Arabian

Nights, quando una storia viaggia da oriente a occidente, da passato a futuro e dalla

letteratura al cinema, la sua forma è determinata dai modelli della cultura di arrivo; il suo

“odore” originario, tuttavia, può perseverare e possibilmente venire intensificato o

modificato. Forse però questo tipo di trasformazione narrativa è prerogativa

esclusivamente dei film di Hollywood di serie B, trasformazione a cui sono state sottoposte

le storie de Le mille e una notte.

30
Arabian Nights del 1942: cfr. infra, p. 12.
31
OUYANG, W-C. (2003), p. 405.
32
OUYANG, W-C. (2003), pp. 407-408.

14
2.3.2 – Shahrazad nella letteratura contemporanea

In ambito letterario un’altra riscrittura di origine occidentale de Le mille e una notte

è Dunyazadiad di John Barth (n. 1930)33, che costituisce la prima parte di un romanzo–

trilogia dal titolo Chimera del 1972. In Dunyazadiad viene data preminenza ai personaggi

di Dunyazad e Shahzaman, rispettivamente la sorella di Shahrazad e il fratello di

Shahriyar, che nella tradizione sono personaggi secondari. La “novella” presenta una

struttura “a spirale”, in cui Dunyazad e Shahzaman, durante la loro prima notte di nozze, si

raccontano a turno la stessa storia, il racconto cornice di Shahrazad e Shahriyar, dai

rispettivi punti di vista. Dai racconti emerge che Shahrazad è “promiscua” almeno quanto

il marito, perché giace con tanti schiavi quante sono le concubine con cui Shahriyar giace

quando visita il suo harem, ma il re non ignora questo fatto, anzi, ne è al corrente e,

sapendo di essere lui stesso un uomo “promiscuo”, pretende dalla moglie “uguale

promiscuità”; allo stesso modo Shahzaman pretende dalla moglie Dunyazad “uguale

fedeltà”. Barth in quest’opera coglie l’occasione per esprimere le sue idee riguardo la

parità dei sessi, rinvigorendo la storia di “soggettività femminile” e nonostante la sua

riscrittura de Le mille e una notte non si sottragga dal criticare la politica, come altri suoi

colleghi, preferisce evidenziare il suo lato “femminista”.

Nel romanzo Layālī alf layla (1979) di Naǧīb Maḥfūẓ (1911-2006), la saggezza di

Shahrazad e la sua abilità di narratrice vengono attribuite al suo maestro, un maestro sufi di

nome al-Balkhi34. L’autore incentra il suo romanzo sull’abilità di narratrice di Shahrazad,

rappresentata come strumento guarigione e, in questo caso particolare, strumento per

33
Cfr. http://en.wikipedia.org/wiki/John_Barth;
http://en.wikipedia.org/wiki/Chimera_(John_Barth_novel); OUYANG, W-C. (2003), pp. 415-418.
34
OUYANG, W-C. (2003), p. 408.

15
ammansire Shahriyar e salvarsi la vita. Questo romanzo, sin dalla sua pubblicazione, è

stato dipinto come l’espressione della visione di Maḥfūẓ della condizione umana e

dell’eterna lotta fra il bene e il male oppure come allegoria della realtà politica egiziana e

del mondo arabo in generale.

Nel mondo arabo le varie riletture della figura di Shahrazad hanno veicolato temi di

natura politica e sociale, ma anche introdotto al pubblico temi filosofico - scientifici35.

Shahrazad rappresenta per il mondo arabo la sensualità e la bellezza, ma al

contrario di molti occidentali che la considerano ancora poco più che una ballerina,

Shahrazad è anche una coraggiosa eroina, la donna che riassume in sé l’intelligenza e la

sensibilità di tutte le altre, nonché una delle poche figure mitologiche femminili del mondo

arabo. La donna araba ispirandosi a lei “trova dentro di sé il coraggio e la fiducia di poter

cambiare il mondo e la gente”; queste le parole di Fatima Mernissi che ha esplicitamente

citato Shahrazad come ispirazione per le sue memorie36. Nel suo Dreams of Trespass:

Tales of a Harem Childhood (La terrazza proibita), scritto originariamente nel 1994 e poi

tradotto in 25 lingue37, Fatima Mernissi riporta le memorie della sua vita, cominciata in

uno spazio di reclusione femminile forzata in un harem a Fez, in Marocco, e di come è

continuata per molti anni senza poter conoscere il mondo esterno. La percezione della

realtà era quindi strettamente legata alla propria immaginazione, e costantemente

accompagnata dalla speranza di un giorno “oltrepassare i confini” dell’harem e vivere nel

mondo. La sua formazione culturale, in parte orientale e in parte occidentale, hanno

sviluppato in lei questa particolare propensione all’incontro col diverso e a varcare le

barriere politiche e geografiche che separano Oriente e Occidente, “quelle di tipo sociale e

35
BENCHENEB, R. (1974), p. 7.
36
MATTHEWS, M. (1999), p. 69-70.
37
http://www.mernissi.net/books/books/dreams_of_trespass.html.

16
umano che marcano le differenze fra i sessi e infine quelle temporali che si ergono tra

passato, presente e futuro, in una continua ricerca di dialogo tra le epoche e le culture”38.

La giovane Fatima un giorno, ascoltando la fine della storia di Shahrazad, chiede alla

madre “come posso imparare a raccontare storie per allietare un re?” la madre gli risponde

che “una donna si impegna tutta la vita per fare questo e la sua felicità dipende dalla sua

abilità nel raccontare storie”39.

Le capacità narrative di una donna come Shahrazad sono il mezzo di cui si serve

l’impotente per comunicare con il potente e non solo le storie permettono a una donna di

rivolgersi a un re, ma anche di parlare dal suo punto di vista e creare per lui un universo di

differente moralità40.

2.3.3 – Shahrazad nel teatro egiziano contemporaneo

Intendiamo porre adesso in evidenza quelle che sono tra le più importanti riletture

della figura di Shahrazad nel teatro egiziano contemporaneo: Šahrazād di Tawfīq al-

Ḥakīm, Sirr Šahrazād di ̒Alī Aḥmad Bakaṯīr e Šahriyār di Azīz Abāẓa.

Il testo teatrale di Tawfīq al-Ḥakīm dal titolo Shahrazad41 del 1933 è incentrato

quasi interamente sulla figura del re Shahriyar. Nel comporre la sua Shahrazad l’autore ha

immaginato il prosieguo del racconto cornice de Le mille e una notte, in cui Shahriyar

diventa insensibile ai piaceri della vita e i racconti di Shahrazad non lo avvincono più

come prima. Una notte egli chiede a Shahrazad di “rivelarsi”, di “togliersi il velo”, ma le

sue risposte non lo soddisfano e il tormentato Shahriyar parte per il mondo accompagnato

38
http://www.iaphitalia.org/index.php?option=com_content&view=article&id=210:fatema-
mernissi-lorientalismo-rispedito-al-mittente&catid=42:rassegne-bibliografiche-a-tema&Itemid=178.
39
MATTHEWS, M. (1999), p. 70.
40
MATTHEWS, M. (1999), p. 70.
41
AL RA̒ I, ̒A. (1992), pp. 369-370.

17
dal suo fido consigliere Qamar alla ricerca della Verità. La sua mente è tormentata, il suo

spirito è insoddisfatto e disperatamente assetato di nuove esperienze che non placheranno

la sua sete, ma lo scoraggeranno al punto di tornare dalla sua Shahrazad. Completamente

indifferente ai piaceri della vita e continuamente assorto nei suoi vaneggiamenti filosofici,

è impassibile persino quando Qamar si toglie la vita, insofferente alla visione del suo re

avvolto nel torpore. Shahrazad tenta allora di suscitare la gelosia del re ospitando uno

schiavo nella sua stanza e ottenendo solo la sua indifferenza. Soffocato dalla “prigione di

cristallo” che lui stesso si è costruito, riprende il suo peregrinare.

Al contrario del ruolo di sovrano crudele e sanguinario che la tradizione de Le mille

e una notte assegna a Shahriyar, in questa rilettura egli rappresenta le fasi ulteriori

dell’evoluzione del genere umano42. Nella prima fase egli diventa indifferente alla

bellezza. Se fino a questo punto aveva fatto della lussuria un elemento di valore e

identificativo della sua personalità, adesso ha perso totalmente di significato e il suo senso

del piacere si è intorpidito. Ciò lo conduce alla ricerca della Verità (la seconda fase), e

durante il suo lungo viaggio attraverso il mondo vedrà la miseria, la fame e le privazioni,

che accentueranno il suo senso di abbandono. La terza fase lo vede ritornare da Shahrazad,

e vivere questo ritorno come un fallimento. Il suo tentativo di liberare la sua anima dal

tormento e di trovare la pace si è rivelato vano. Oltretutto la moglie gli è indifferente

nonostante lei tenti di risvegliare in lui la passione con il fuoco della gelosia suscitando

nient’altro che il gelo. Dopo la morte del suo amico Qamar egli rimane solo. La bellezza, il

potere, la lealtà, l’amicizia, la Verità, tutto gli sembra inutile; non gli resta che

abbandonare tutto e partire nuovamente per vivere nel mondo in solitudine. L’ultima fase

42
BENCHENEB, R. (1974), pp. 7-10.

18
rappresenta l’esperienza liberatrice dell’uomo che si sbarazza di ciò che è superfluo

rimanendo con ciò che gli è essenziale: se stesso.

A vent’anni di distanza, il drammaturgo ̒Alī Aḥmad Bakaṯīr43 dà la sua

interpretazione al mito di Shahrazad, componendo un brano in quattro atti dal titolo Sirr

Shahrazād (Il segreto di Shahrazad, 1953). In questo lavoro vediamo Shahriyar e la sua

prima moglie, la regina Budur, i quali vivono un rapporto tormentato. Lui è ancora attratto

dal suo fascino, ma a volte la trascura per andare a intrattenersi con le belle schiave del suo

harem o con gli amici e abbandonarsi ai piaceri dei sensi con alcol e droghe. La regina è

perfettamente al corrente del comportamento del marito, ne soffre ma si sente ancora

amata senza però illudersi troppo. Intanto Radwan, precettore e medico personale del re, lo

accusa di aver sostituito il consigliere Nur al-Din, competente e popolare, con un

personaggio inetto e senza autorità, Rukn al-Dawla, che asseconda il re nei suoi capricci a

scapito del popolo il cui malcontento è già evidente. Il re non intende cedere alle sue

pressioni per restituire la carica a Nur al-Din e ordina invece che sia allontanato insieme

alle sue due figlie, Shahrazad e Dunyazad, anch’esse allieve di Radwan. Intanto Budur

sperimenta uno stratagemma per far ingelosire il re facendosi trovare nella sua stanza

insieme a uno schiavo e fingendo di essere la sua amante; invece della gelosia è la sete di

vendetta a sopraffare il re che uccide la regina e il suo presunto amante.

Il re inizia quindi la pratica di sposare una vergine ogni notte per farla giustiziare la

mattina seguente. Il consigliere caduto in disgrazia, Nur al-Din è preoccupato per sua figlia

Shahrazad: tocca a lei sposare il re. Il padre rassegnato acconsente al matrimonio ma riesce

ad ottenere una proroga di una settimana. Il re intanto viene informato dalle sue spie che

Nur al-Din cospira contro di lui facendolo condannare a morte. Shahrazad accetta di

43
AL ‘ĀNĪ, M.R. (1995), pp. 79-86; BENCHENEB, R. (1974), pp. 10-14.

19
sposarlo a patto che egli rimandi l’esecuzione di suo padre per prendere tempo. Come

l’eroina de Le mille e una notte porta con sé a palazzo la sorella Dunyazad e intende

ricorrere al sotterfugio dei racconti per rimandare la propria esecuzione ma nonostante ciò

Shahriyar sembra determinato a farla decapitare come tutte le altre. Piuttosto che

sottomettersi al suo destino, si prepara a ucciderlo lei stessa. A questo punto interviene il

saggio Radwan che la dissuade dal suo proposito criminale per trovare invece una

soluzione incruenta per cavarsi dai guai.

La sera del loro matrimonio Shahrazad, su istruzioni di Radwan, chiede al re che la

loro unione sia consumata in un anno o due. A questo punto interviene Dunyazad: le due

sorelle improvvisano una sessione di danza e musica per allietare il re, dopo di che, con la

scusa della stanchezza, Dunyazad chiede alla sorella di raccontargli una di quelle

magnifiche storie che conosce. Così Shahrazad inizia la narrazione de Le mille e una notte.

Il re risparmia la ragazza ogni notte per sentire la continuazione delle sue storie la

notte seguente. Una di queste notti, dopo la consueta narrazione Shahrazad scoprirà che il

re è sonnambulo: lo vede alzarsi dal letto in preda ad una strana ossessione, prendere una

chiave e una spada e scomparire. Poi sente in lontananza che egli sta rivivendo l’omicidio

della regina Budur. Spiegando i fatti a Radwan, il medico capisce che Shahriyar è

tormentato dal rimorso per aver ucciso la sua prima moglie. Istruisce quindi Shahrazad

perché si comporti come Budur, ospitando nella sua stanza una schiava travestita da uomo

e facendosi sorprendere dal re. Shahriyar alla vista della scena sguaina la spada per

uccidere la schiava travestita da uomo, ma Shahrazad si affretta a rivelargli la messa in

scena. Il re a questo punto si rende conto dell’errore che stava per commettere e scoppia in

lacrime. Al momento opportuno interviene Radwan che raccoglie la sua confessione

suggerendogli di compiere atti di carità per espiare le sue colpe e ottenere il perdono delle

famiglie delle spose uccise. Alla fine decide di portare con sé Shahrazad in un lungo

20
viaggio intorno al mondo perché anch’egli possa rivivere le avventure di Sindbad il

marinaio.

In Sirr Shahrazad Bākaṯīr mette in pratica le teorie di Freud e cerca di far

familiarizzare il pubblico arabo con le allora recenti scoperte della psicoanalisi44. Fa

rivivere i quattro personaggi tradizionali e crea una figura di spicco la cui influenza

determina tutti gli altri: Radwan, a un tempo precettore e medico del sovrano, responsabile

dell’educazione di Shahrazad e Dunyazad e la cui azione preponderante crea una nuova

enfasi alla leggenda de Le mille e una notte. Ed è proprio basandosi sui consigli di Radwan

che agisce Shahrazad. Il medico sa che per curare i problemi psicologici di Shahriyar si

deve applicare la terapia ideata da Freud: fargli confessare i suoi crimini e portare

lentamente in superficie i suoi sentimenti oscuri. Quindi Shahrazad per lungo tempo tenta

di esplorare l'anima di suo marito e raccogliere i dati utili all’analisi compiuta da Radwan.

Agisce cioè come semplice assistente del medico e, come nell’opera di al-Ḥakīm non è al

centro della scena: il personaggio centrale è qui, più di lei, Radwan, che domina e conduce

tutta l'azione.

L’opera di Bākaṯīr è pregna di allusioni agli eventi che avevano avuto luogo in

Egitto in quel periodo, e di riferimenti alla situazione politica prima della rivoluzione del

1952. Il suo Shahriyar è emulo di re Faruq, tirannico e corrotto. Il consigliere Rukn al-

Dawla ricorda uno dei primi ministri scelti dalla borghesia medio - alta, incompetente e

impopolare, senza contatto con il popolo, mantenuto nella miseria e nella paura sotto la

supervisione spietata di una polizia onnipresente. L'ex consigliere Nur al-Din riflette il

buon servitore dello stato, onesto e con il favore delle masse, per questo scomodo e

prontamente rimosso dal suo incarico.

44
BENCHENEB, R. (1974), p. 12.

21
L’opera dal titolo Šahriyār scritta nel 1955 (un anno dopo quella di Bakāṯīr) da

Azīz Abāẓa (1898-1973) prende anch’essa spunto dal soggetto fornito da Le mille e una

notte45. Questa volta però viene dato particolare risalto al personaggio della sorella di

Shahrazad, Dunyazad, la quale si innamora di Shahriyar, facendo nascere nella storia un

triangolo amoroso.

La storia inizia nel momento in cui Shahriyar sta per scatenare la sua furia omicida

sulle vergini del regno, furente per essere stato tradito dalla moglie, seminando il terrore

fra la popolazione. Shahrazad vuole correre il rischio di farsi prendere in moglie dal re e

tentare di catturare la sua attenzione raccontandogli di Sindbad il marinaio. Inizialmente la

fortuna sembra sorridere a Shahrazad che è riuscita a farsi risparmiare grazie alle sue storie

ma l’atteggiamento ambiguo della sorella, a cui era stato permesso di accompagnarla a

palazzo, sembra volto a conquistare le attenzioni del re e talora a incitarlo a comportarsi

crudelmente. Intanto i racconti di Shahrazad catturano l’attenzione del re fino alla

millesima notte ma si fa strada nel suo cuore l’indignazione, sentendo parlare di giustizia,

eguaglianza e fraternità, e alla fine si abbandona ancora una volta alla furia omicida,

minacciando di sterminare i suoi sudditi, bruciare il suo palazzo e togliersi la vita. L’azione

benefica di Shahrazad avrà la meglio sui suoi tormenti e gradualmente Shahriyar cambierà

le sue convinzioni e si pentirà dei suoi crimini. Il senso di colpa si impadronirà di lui fino a

farlo redimere completamente a tal punto da sorprendere tutti manifestando la volontà di

abdicare e cedere il trono ad un successore. Alla fine decide di partire per il pellegrinaggio

alla Mecca accompagnato dall’unico uomo onesto del suo entourage: il giullare Sulayman.

Anche Abāẓa, come Bakāṯīr, ha rappresentato il personaggio di Shahriyar

facendolo somigliare a quello reale del re Faruq, crudele e impopolare, infine costretto ad

45
BENCHENEB, R. (1974), pp. 15-18.

22
abdicare. Altri confronti più accurati possono essere fatti tra gli eventi di Šahriyār e la

storia d'Egitto alla fine della monarchia. Oltre alle battute caustiche del giullare Sulayman,

sono indicativi i dialoghi di Shahrazad con il re sulle disuguaglianze sociali, sugli oneri

fiscali che schiacciano il popolo, sul libero arbitrio, sul conservatorismo religioso, sul ruolo

dei militari nella nazione, che rivelano il desiderio di riscatto sociale di Abāẓa.

23
2.4. – Predizione di una rivoluzione

La storia egiziana è indissolubilmente legata a sistemi di governo autoritari che,

dalla seconda guerra mondiale in poi sembrano essere stati giustificati dalla necessità di

risolvere i problemi in campo internazionale in merito alla sovranità sul Canale di Suez e

alla questione israeliana46.

Da Nasser (1954-1970) a Sadat (1969-1981) a Mubarak (1981-2011)47, l’Egitto

moderno in definitiva ha visto susseguirsi alla sua guida forti personalità che non hanno

rinunciato a utilizzare sistemi repressivi e a limitare la libertà individuali e che, agli occhi

del mondo occidentale, assumono facilmente i connotati di “tiranni”. Non privo di

significato è stato nel 1981 l’introduzione da parte del neo-presidente Mubarak, in seguito

all’assassinio di Sadat, dello stato di emergenza prorogato per trent’anni48. Ed anche le

modalità di svolgimento, affatto trasparenti, dei referendum elettorali che hanno visto

l’elezione di Mubarak per ben quattro volte – l’ultima nel 2010 – hanno destato dubbi e

critiche49.

In tutto ciò il regime egiziano, come il resto del mondo arabo, ha fatto i conti – o

meglio non li ha fatti – con la recente evoluzione dei mezzi di comunicazione. Con

l’avvento di internet è stato inevitabile che le idee di democrazia e libertà, per quanto

aleatorie, abbiano iniziato ad avere presa sulla popolazione: il confronto con l’Occidente è

stato sotto gli occhi di tutti, soprattutto delle giovani generazioni50. È stata quindi prevista

46
Per la storia egiziana recente: CAMPANINI, M. (2005); CORRAO, F.M. (2011);
http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_dell'Egitto_moderno.
47
CORRAO, F.M. (2011), pp. 21-47.
48
GERVASIO, G. (2011), pp. 134-145; TETI, A. (2011), p. 74.
49
GERVASIO, G. (2011), pp. 144-145 e pp. 156-157.
50
Un’analisi dell’impatto sul mondo arabo dei nuovi mezzi di comunicazione è in SIBILIO, S.
(2011).

24
dagli esponenti della cultura quella che poi è stata definita “primavera araba”51 e il passo

verso i ben noti avvenimenti del 2011 è stato breve52.

Il governo non si aspettava la manifestazione di massa del 25 gennaio 2011;

evidentemente, invece, le ragioni della protesta – diffuse attraverso internet – hanno

trovato più proseliti di quanto le forze di polizia potessero prevedere. E una volta rotti gli

argini le manifestazioni sono continuate nonostante l’oscuramento di internet e dei sistemi

di comunicazione telefonici53. Le violenze e la repressione dei giorni successivi non hanno

fermato le proteste che sono continuate fino alle dimissioni – l’11 febbraio – di Mubarak.

Di fatto, i tentativi del presidente – fortemente restio al cambiamento – di non cedere e di

attuare il passaggio di poteri con il vice-presidente Sulayman nulla hanno potuto contro il

progredire delle idee democratiche54.

Dopo le dimissioni di Mubarak il governo è stato posto sotto il controllo del

Consiglio supremo delle forze armate che avrebbe dovuto comandare per un periodo

limitato di tempo guidando il paese verso elezioni democratiche, ma che invece governa

ancora55. L’insoddisfazione popolare è quindi nuovamente montata contro il regime

militare, in particolare dopo l’esito del referendum costituzionale del 19 marzo 2011 poco

risolutivo in merito alle richieste di una nuova costituzione democratica56, fino agli scontri

degli ultimi mesi che sembrano essere stati ancora più violenti di quelli precedenti57.

51
GERVASIO, G. (2011), p. 134, nota 1; http://it.wikipedia.org/wiki/Primavera_Araba.
52
GERVASIO, G. (2011), pp. 154-161;
http://it.wikipedia.org/wiki/Sommosse_popolari_in_Egitto_del_2011.
53
SIBILIO, S. (2011), p. 103; TADROS, S. (2011).
54
GERVASIO, G. (2011), pp. 158-159.
55
Ibidem.
56
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-03-19/egiziani-coda-referendum-costituzionale-
150224.shtml?uuid=Aak1GuHD;
http://www.repubblica.it/esteri/2011/03/20/news/egitto_verso_la_vittoria_dei_s_al_referendum_app
rovati_gli_emendamenti_alla_costituzione-13866049/
57
Particolarmente violenta è stata la repressione della manifestazione del 21 novembre 2011, con
quaranta giovani morti a piazza Tahrir: HAMAM, M. (2011).

25
Attualmente (gennaio 2012) sono in corso le elezioni per la Camera bassa del

Parlamento alle quali dovrebbero seguire quelle della Camera alta, mentre le elezioni

presidenziali sono previste per il prossimo giugno58. Il cammino verso la “democrazia” non

può dunque definirsi facile e forse l’Egitto dovrà ancora attendere prima di votare

un’assemblea che possa redigere una costituzione realmente democratica.

È questo l’ambito storico-culturale in cui è nato il testo teatrale oggetto della nostra

discussione, la cui prima rappresentazione è avvenuta nel 199959. E come avremo modo di

approfondire, la trama ed il significato dei suoi simboli consentono di definire il testo come

un’opera moderna, certamente ispirata dalla tradizione, ma perfettamente inserita nel

contesto attuale dell’Egitto: la Shahrazad di Sulayman ha presagito la rivolta dando voce al

malcontento popolare contemporaneo.

A dicembre sono seguite altre manifestazioni:


http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/articoli/ContentItem-21047ca8-3231-4dc2-a238-43410bb5b7ea.html.
58
http://www.atlasweb.it/2012/01/03/egitto-al-via-terza-fase-delle-elezioni-legislative-mubarak-su-
barella-in-tribunale-579.html.
59
Cfr. infra, p. 27.

26
CAPITOLO III – LE STORIE NON RACCONTATE DA SHAHRAZAD

3.1 – Le messe in scena

Dopo essere stato rappresentato nel 1999 sul palcoscenico dell’Istituto Superiore di

Arte Drammatica, presso il quale Sulayman lavora dal 1998, Ḥakāyā lam tarwihā

Šahrazād (Le Storie non raccontate da Shahrazad) è stato messo in scena al Teatro della

Repubblica del Cairo soltanto nel 2005 dal regista Ḥussām al-Šāḏlī (figg. 1-2)60.

Fig.1 – Locandina dello spettacolo diretto da Šāḏlī – l’attrice Raḡda


(http://www.elaph.com/Web/Entertainment/2006/3/135932.htm ).

60
Tra le recensioni della rappresentazione: HUSSAYN, H. (2005); IBRĀHĪM, N. (2005); SELIM, M.
(2005).

27
Il ritardo della prima “ufficiale” rappresentazione in Egitto, visti i particolari

racconti che la Shahrazad di Sulayman propone al suo re, è stato collegato al malcontento

popolare nei confronti del governo egiziano esploso proprio nel corso dell’ultimo anno61.

Fig.2 – Una scena: Raḡda nel ruolo di Shahrazad e Sāmī ̒Abd al-Ḥalīm nel ruolo di Shahriyar.

61
Cfr. supra, pp. 24-26; HAFEZ, H. (2005).

28
Nel 2005 il testo teatrale è stato anche rappresentato in Italia al Teatro Politecnico

di Roma (fig. 3) con la regia dell’egiziano Kāmal ̒Aṭṭeya62, che in un’intervista ha

significativamente dichiarato: “l’intenzione è far capire al pubblico italiano il nostro

rapporto con il potere e con tutti gli aspetti ad esso connessi: ci sono riferimenti a Le mille

e una notte ma non parliamo solo di favole”63.

Fig. 3 – Lo spettacolo di Roma

62
http://archiviostorico.corriere.it/2005/giugno/07/Storie_non_raccontate_dalla_bellissima_co_10_0
50607020.shtml.
63
BIEFENI OLEVANO, F. (2005).

29
3.3 – La trama

È la “notte della sposa”. Masrur sveglia il re in piena notte annunciando Shahrazad,

la figlia del defunto visir, la quale si mostra rassegnata al proprio destino, senza tentare il

re con le lusinghe e i sotterfugi delle spose precedenti. Il re dal canto suo è avvinto dagli

argomenti con cui lo intrattiene la ragazza e alla fine della prima notte deciderà di

rimandare la sua esecuzione.

Masrur intanto aggiorna periodicamente il re sulle sedute dei consiglieri che,

mentre discutono una questione riguardante il fronte, vengono quasi alle mani: l’esercito

nemico è alle porte e sta scortando una carovana di commercianti. Shahrazad si interessa

alla faccenda prodigandosi in consigli sulle politiche da seguire. Tuttavia i suoi consigli

vengono accolti con stizza da parte del re il quale ritiene che una donna non sia capace di

occuparsi di politica, mentre pretende da lei esclusivamente di essere intrattenuto con

storie divertenti, apostrofandola sovente come “il buffone di corte”. Al contrario le sue

storie riguardano tragici accadimenti della gente del popolo che sotto il regno di Shahriyar

vive in miseria e soffre la fame.

La prima di queste storie riguarda l’uomo che Shahrazad ha amato di un amore

platonico e impossibile, viste le umili origini di lui. Erano talmente accorti nel tenere

segreto il loro amore che evitavano di parlarsi in ogni occasione, comunicando

esclusivamente con lo sguardo. L’unico uomo che Shahrazad abbia mai amato non l’ha

mai sfiorata neanche con un dito. Lo stesso uomo gli parla del tradimento di Rihanna,

prima moglie del re. Nel momento in cui si separano, Shahrazad gli promette che il suo

corpo non sarà violato. Quella notte il re risparmia la vita della ragazza, promettendole di

ucciderla la notte successiva.

30
Da quando il re ha cominciato la pratica di sposare una vergine ogni notte, per poi

farla giustiziare la mattina seguente, fra la gente del popolo cominciano a diffondersi le

reazioni più diverse. Un povero falegname che si lascia condizionare dalla storia immagina

lui stesso di essere il re, quindi finge che sua moglie sia una persona diversa ogni notte

corteggiandola fino all’alba. Una notte si lascia trasportare dal fervore a tal punto che

solleva una delle sue asce da falegname su di lei con fare minaccioso. Lei lo umilia

pubblicamente, rivelando a tutti la sua follia nel pretendere di trovarla ancora vergine,

nonostante gli avesse già dato dieci figli. Tra le altre dicerie sulle notti di re Shahriyar

circola la voce che le sue spose non vengano uccise dal boia ma dall’eccessiva prestanza

sessuale del re.

Shahriyar è stanco di sentire storie strappalacrime e chiede storie avvincenti, anche

divertenti, ma Shahrazad continua a incalzarlo con la cronaca del degrado che vive il suo

popolo al di fuori delle mura delle residenze del re, il quale spostandosi da un palazzo

all’altro sembra ignorare l’ammasso di rovine in cui è ridotto il suo regno e la sofferenza di

quella che lui chiama “la sua gente”. Si sente amato – comunque acclamato durante le

parate – e sostenuto tramite tutte le lettere di solidarietà che riceve che “se si impilassero

arriverebbero fino al sole”. Shahrazad compie un’azione erosiva delle sue certezze,

descrivendogli come la gente lo acclama perché terrorizzata dalle sue spie, all’erta dietro

ogni angolo per controllare ogni loro comportamento, e di come suo padre, suo consigliere

più fidato, scriveva false lettere di sostegno al re da parte del popolo. Il popolo prega

perché “la morte faccia visita a palazzo del re” e si porti via il despota sanguinario.

Shahriyar non può credere che tutto il suo popolo lo voglia morto, ritenendo che si tratta di

un gruppo isolato di ribelli, già tenuti sotto controllo dalla sua polizia.

Nonostante il re insista nel voler sentire storie divertenti, Shahrazad continua con la

narrazione degli accadimenti alla gente sfortunata del suo popolo. Due anni prima il fiume

31
era straripato ed erano rimaste alluvionate migliaia di famiglie di quella zona. Un uomo

sfortunato di nome Shakir aveva perso la casa e tutta la sua famiglia – moglie e figli – era

morta nell’inondazione, tranne la sua anziana madre. Erano rimasti all’addiaccio senza i

generi di prima necessità né un tetto sulla testa. Il re aveva disposto che fossero consegnate

delle tende agli alluvionati e si chiede pertanto come mai Shakir non l’avesse ricevuta.

A questo punto Shahrazad gli racconta di essere stata invitata, insieme a tutti i

nobili del regno, a una battuta di caccia dalla moglie del responsabile dei depositi dai quali

dovevano essere prese le tende da consegnare agli alluvionati. Quelle tende erano state

invece usate dai nobili per pernottare all’aperto durante la loro battuta di caccia. Non

avendo ricevuto la tenda Shakir aveva quindi tentato di rubarla dai depositi, ma era stato

arrestato e condannato alla pena prevista per il furto: l’umiliazione pubblica.

L’uomo doveva vestirsi da donna, ballare sotto gli occhi della gente in piazza

durante il mercato e passare la notte in cella. La sfortuna volle che quella notte venisse

catturato anche un ribelle, poi riuscito ad evadere. La notizia dell’evasione però non era

giunta alle orecchie del capo della polizia il quale, soddisfatto della cattura si era recato

presso la prigione, curioso di conoscere il volto del ribelle. Il secondino, vedendolo

arrivare e temendo di essere incolpato per l’evasione, lo portò da Shakir che fu presentato

come il ribelle catturato. Shakir si ritrovò dunque sul patibolo per essere giustiziato al

posto del ribelle evaso e si mise a ballare gridando di essere un ladro, sperando di salvarsi

la vita. Morì senza sapere il perché, mentre i nobili che avevano rubato le tende destinate

agli indigenti l’avevano fatta franca e così il ministro dell’agricoltura.

Nonostante quest’ultimo avesse approfittato della sua carica per darsi alle ruberie

più sfrenate, la sua punizione fu una farsa: la condanna del ministro si ridusse a ballare da

solo davanti allo specchio in casa sua!

32
Shahriyar rimane sempre più avvinto dalle argomentazioni di Shahrazad e rimanda

ogni notte la sua esecuzione promettendole, come al solito, di ucciderla la notte successiva.

Nel frattempo l’intuizione di Shahrazad sulle intenzioni dell’esercito di Moghul al-Gharb

si rivela esatta. Infatti l’esercito sembra avere tutta l’intenzione di invadere il regno di

Shahriyar. Il consiglio reale non sembra avere in mano la situazione e i consiglieri non

vogliono allarmare il re il quale, durante queste notti in compagnia di Shahrazad e del vino

non sembra preoccuparsi più di tanto. Invece dovrebbe visto che, oltre alla minaccia di

un’invasione nemica è sempre più palpabile il rischio di una rivolta interna. I ribelli si

stanno organizzando per rovesciare l’ordine costituito, nonostante il fatto che fra le loro

fila vi sia ancora qualcuno, come il ribelle Mansur, che crede che si possa arrivare ad una

transizione incruenta. Tuttavia il malessere del popolo fomenta l’odio verso il re,

instillando nei ribelli, tra i quali Hassan, il desiderio di vendetta.

Shahrazad e Shahriyar sono diventati intimi a tal punto che lui non le ricorda più

che il mattino successivo dovrà morire, senza però darle a intendere esplicitamente che ha

deciso di risparmiarla; intanto in Shahrazad si fa strada la consapevolezza di avere a che

fare con un vero tiranno nonché di star cominciando a provare per lui un tenero

sentimento.

I ribelli hanno scorto la tempesta che sta per abbattersi sul regno di Shahriyar e

vogliono cogliere l’occasione: quando l’esercito di Moghul al-Gharb invaderà il territorio

scoppierà la guerra, e per quell’occasione pianificano di penetrare nel palazzo del re per

prenderne il controllo.

A questo punto il nemico invade il regno: è la guerra e il consiglio reale in preda al

panico abbandona in blocco il re. Ma ciò non basta: questa è l’occasione che i ribelli

aspettavano per invadere il palazzo e, così, la situazione precipita. Anche Shahriyar è in

preda al panico e spera di salvarsi travestendosi da donna per sfuggire a quella che sembra

33
essere la sua fine. La storia si conclude in tragedia. Il ribelle Hassan entra nella stanza,

anch’egli travestito da donna, si fronteggia con il re ma Shahrazad si frappone tra i due

venendo accidentalmente accoltellata da Shahriyar, che stava cercando di proteggere.

Shahriyar indietreggia, guarda il corpo esanime della ragazza e scappa attraverso la porta,

Sopraggiunge Mansur scontrandosi con il re in fuga e vedendo Shahrazad esanime chiede:

“Non sei riuscito a proteggerla?” Hassan: “No, ma adesso mi vendicherò” facendo per

lanciarsi al seguito del re. Mansur lo ferma: “La cosa non ci riguarda, ma adesso cosa

penserà gente?” Hassan: ”Siamo noi che muoviamo la gente”. Mansur: “No, noi non siamo

la gente, non dimenticarlo”. A questo punto Hassan, come per giustificarsi con se stesso

mormora tra sé: “In fondo Shahrazad era una di loro”, e Mansur: “Oh Shahrazad, temo che

le tue profezie si avvereranno”. A questo punto si sente nell’aria, come dall’aldilà, la voce

di Shahrazad: “L’anarchia è figlia dell’oppressione; l’oppressione è figlia della tirannia”.

34
3.3 – Dentro l’opera

Il personaggio di Shahrazad di Sulayman non è quello de Le mille e una notte64.

Non è nemmeno la figlia viziata e privilegiata di un ministro della cui carica si fa scudo,

che ricorre all’inganno della suspense dei racconti interrotti per prolungare la sua vita; non

racconta fiabe fantastiche e completamente separate dalla realtà, ma accetta l’idea del

suicidio ed è sprezzante della morte.

Quando Shahrazad arriva a palazzo manifesta le preoccupazioni del suo autore65: è

preoccupata per la sua gente, ma sin dal primo istante che entra nella stanza pone davanti a

Shahriyar un quadro veritiero della situazione dei suoi sudditi, che mai il re si sarebbe

sognato, nemmeno nei suoi peggiori incubi. Mentre la Shahrazad tradizionale aveva paura

di morire, facendo di tutto per non turbare la suscettibilità del re e impegnandosi al

massimo a divertirlo con le sue storie di fantasia, la Shahrazad di Sulayman non teme la

morte né tantomeno di fare arrabbiare il re con i suoi racconti.66

Shahrazad mette in guardia il re dalla violenza che può esplodere da un momento

all’altro, al contrario degli intellettuali asserviti al potere che tendono a negare l’esistenza o

a sminuire i segnali del malcontento generale per non mettere in agitazione il re e così

preservare i loro privilegi67.

La storia d’amore di Shahrazad rivela come le persone soffrano per le divisioni che

le classi sociali impongono, come la povertà dell’uomo di Shahrazad interferisca nel loro

amore, non permettendogli di “liberarsi dal desiderio”.

64
ŠAHĀB, A. (2005), da un’intervista che l’autore ha concesso al vicedirettore del sito
www.diwanalarab.com; YŪSUF, ̒A.R. (2005)
65
ḤĀFEẒ, Ḥ. (2011).
66
ŠAHĀB, A. (2005).
67
Ibidem.

35
Le divisioni sociali portano l’amato alla follia quando si rende conto che il suo

status sociale non gli permette di difendere la sorella da impiccagione per essersi

macchiata di oltraggio, solo per aver reagito a una maleducazione della polizia.

Queste storie, oltre a rivelare la sofferenza del popolo, mostrano come la solitudine

circondi un re, rintanato nella sua più alta torre, all’interno di mura impenetrabili, con la

sola compagnia del vino. Ed ecco che questo doppio isolamento, fisico e morale, non

consente al re di conoscere la vera condizione dei suoi sudditi, nonché di liberarsi dal

tormento di essere stato tradito, per potersi accorgere di una minaccia tanto evidente come

quella di un esercito nemico ai confini del suo regno.

Ciò che contraddistingue l’opera di Sulayman è la sua capacità nell’esporre il

paradosso: come potrebbe un regno godere di stabilità e prosperità, quando la morte e

l’oppressione sono la realtà quotidiana?

Il nostro giovane drammaturgo ha scelto di dare voce alle sofferenze che i popoli

arabi vivono in questi anni per bocca di Shahrazad, la quale non parla dei governanti del

nostro tempo, ma racconta di Shahriyar, l’incarnazione del sovrano ingiusto in ogni luogo

e in ogni epoca. Egli non è il re delle favole, che interviene per far felice i suoi sudditi, ma

è lui stesso infelice, visto che ormai odia tutte le donne. Masrur, servo e boia, d’altro canto

soddisfa i desideri del re solo per mantenere la sua posizione, dopo aver abbandonato la

sua povera famiglia e mostrato indifferenza alle sofferenze della madre fino a condurla alla

morte: rappresenta perciò tutti gli uomini attratti dal potere che, pur di soddisfare la brama

di ricchezza dei governanti, diventano loro servi al punto di arrivare a rivoltarsi contro la

loro stessa gente.

Come è stato evidenziato da Ḥussayn in una recensione dell’opera, alla fine tutto

ruota intorno a quattro personaggi-simbolo: Shahriyar, che rappresenta il presente in

decadenza trasformatosi in recente passato; Shahrazad, metafora del presente reale e della

36
sete di giustizia; Masrur, espressione dell’ottimismo per la conquista militare; Hassan,

simbolo del pessimismo di stampo sovversivo68. Ed è indicativo come il nome di

quest’ultimo personaggio venga pronunciato esclusivamente da Shahrazad, assetata di

giustizia. Hassan viene sempre apostrofato come “il ribelle” e non “il rivoluzionario”,

intendendo per “rivoluzione” la possibilità di un’alternativa incruenta contro le ingiustizie

del re e per “ribellione” il dare sfogo alla propria furia contro il re, vendicandosi sulla sua

persona. Quindi “il ribelle” cade in trappola, mentre cerca di far cadere il governo, si lascia

prendere dalla furia mentre tutto precipita nel caos e nelle barbarie, ed è esattamente ciò

che avviene alla fine quando il re è in preda al panico più totale, tra il tradimento dei suoi

ministri, i ribelli che tentano di usurparne il trono e l’esercito nemico che invade il regno.

Nella scena finale vediamo fronteggiarsi Shahriyar, il passato regime, e Hassan, la

futura rivoluzione. Fra loro si frappone Shahrazad, speranza di giustizia, che viene

incidentalmente uccisa dal re. A questo punto diventa chiaro il messaggio che l’autore ha

voluto esprimere attraverso i suoi personaggi-simbolo: la speranza muore nel momento in

cui la violenza prende il sopravvento, di conseguenza il regime e la rivolta si scontrano

annientando l’uomo e generando il caos69. Emblematica è quindi la frase finale dell’opera

“l’anarchia è figlia dell’oppressione; l’oppressione è figlia della tirannia”: da regimi

oppressivi non possono che derivare rabbia e sete di vendetta che non accettano

compromessi, ma riescono soltanto a liberare la loro forza distruttrice su ciò che gli ha dato

vita.

68
ḤUSSAYN, H. (2005).
69
Ibidem.

37
CONCLUSIONI

Il lavoro di Sulayman costituisce una dura critica al potere e allo stesso tempo un

viaggio all’interno dell’uomo, mettendone in luce i sentimenti, le sofferenze e la caducità

della vita. L’uomo stesso, quando si arma della violenza come il re Shahriyar o il ribelle

Hassan, è l’ignaro artefice di tutto ciò che gli provoca dolore, e infine la morte. La

speranza, pur sempre presente, è destinata a morire come Shahrazad, e questo è forse un

pensiero un po’ cinico ma realista, perché le favole a lieto fine nella vita reale rimangono

tali. Shahrazad rimane inevitabilmente uccisa nello scontro fra due forze distruttive,

Shahriyar e Hassan, ognuno travestito da donna, come a voler dire che la violenza, anche

se camuffata, rimane violenza; come un governo dispotico che “traveste” i propri atti

repressivi da pacifici interventi volti al bene della collettività. E a nulla vale la profezia di

Shahrazad in cui mette in guardia il tiranno da un’imminente rivolta che lui stesso ha

provocato, scatenando l’odio e la sete di vendetta.

Shahrazad però, oltre che la speranza del popolo, rappresenta il buon senso del

governo egiziano sul finire del XX secolo, che avrebbe potuto percepire, se solo avesse

voluto, i segnali di una rivolta popolare molto prima della manifestazione del gennaio 2011

in piazza Tahrir, al Cairo. Ben ancorata al contesto storico-politico dell’Egitto

contemporaneo è quindi l’opera di Sulayman, che ha presagito gli eventi della cosiddetta

“primavera araba” e che, sebbene sia stata rappresentata per la volta nel 1999, ha visto la

pubblicazione soltanto il 25 gennaio 2011, incredibilmente proprio nel giorno della

rivoluzione.

Il testo teatrale di Sulayman è asciutto, senza pretese stilistiche e spoglio di ogni

pomposità. Il suo linguaggio mira all’espressività tipica di una conversazione informale e

38
questo perché è ansioso di arrivare dritto al punto: l’uomo vive di favole, fa di tutto per

non vedere il degrado sociale che ha davanti agli occhi, circondandosi febbrilmente di

elementi che possano assecondarlo in questa follia, fino a sviluppare una dipendenza

nell’identificare gli accadimenti della vita attribuendogli un significato conciliante con le

proprie aspettative e accondiscendente ai propri capricci, voltandosi di fronte alle scomode

evidenze della vita e alle incongruenze dei suoi schemi mentali, in cui tutto il suo operato

viene strenuamente giustificato.

Da un certo punto di vista, la pièce Le storie non raccontate da Shahrazad si

potrebbe considerare un lavoro antropologico, in cui “l’antropologo” Sulayman, celando la

vera identità dei soggetti e delle situazioni osservate, compie uno studio senza dare giudizi

di valore e descrivendo l’uomo spoglio delle sue certezze, come tornato allo “stato di

natura”, incapace di poter controllare la sua vita ed evitare il suo destino.

39
APPENDICE I – INTERVISTA

Quando ha finito di scrivere il testo?

La prima versione dell’opera è stata rappresentata nel Dicembre del 1999 presso

l’Accademia delle Arti del Cairo per due giorni, davanti a un pubblico formato da

accademici e studenti di teatro, che non si possono considerare un vero e proprio pubblico.

Quando il testo è stato per la prima volta rappresentato pubblicamente nel 2005 (in Italia,

N.d.T.) è diventato una cosa diversa, dai toni palesemente politici. Quindi possiamo dire

che è stato completato due volte, ma in realtà non è ancora finito.

Ciò significa che ci sarà una nuova versione del testo?

Non saprei, però sento di dover aggiungere e tagliare del testo, o addirittura

personaggi. Avverto sempre certe esigenze quando rileggo i miei testi e questo in

particolare è stato una specie di sfida; avevo intenzione di scrivere una sorta di poema e

resistere alla tentazione di comporre esercizi linguistici, a scapito del senso e della valenza

drammatica. Perciò mentre scrivevo, ho scartato decine di pagine piene di ornamenti

linguistici. Ad ogni modo non posso dire di aver raggiunto pienamente il traguardo.

Quindi l’operazione di scrivere un testo teatrale è come se non avesse mai fine,

giusto?

Penso che ogni opera dell’ingegno umano sia sempre soggetta a ulteriori

modifiche.

Il testo è stato pubblicato nel 2011, dodici anni dopo la sua prima

rappresentazione. Anche considerando il suo debutto nel 2005, come mai ha dovuto

aspettare sei anni per essere pubblicato?

40
A parte alcuni rispettabili editori indipendenti, che sono orientati principalmente

sui romanzi piuttosto che sui testi teatrali, esistono numerosissimi editori pronti a

pubblicare qualsiasi cosa, sempre che l’autore non pretenda di essere pagato e in alcuni

casi questo deve farsi carico delle spese di pubblicazione, perciò è molto comune nei paesi

arabi trovare autori mediocri con decine di libri pubblicati. Le case editrici governative

godono di maggior prestigio ma si contraddistinguono per la loro burocrazia cavillosa e in

più tendono a favorire le pubblicazioni scadenti dei soliti raccomandati. Normalmente i

commediografi devono spedire il loro lavoro perché venga pubblicato. Con mia grande

sorpresa mi è stato offerto di pubblicare il testo niente di meno che dal capo redattore della

collana (Nuṣūṣ Masraḥiyya N.d.T.), che è lui stesso un importante drammaturgo, e

comunque ha dovuto aspettare sei anni per essere pubblicato! Questo ritardo sarà forse

dovuto alla censura o a inutili lungaggini burocratiche? Possibilmente entrambi. Ad ogni

modo sono grato che il testo sia stato pubblicato il 25 gennaio 2011, il giorno della

rivoluzione.

“L’anarchia è figlia dell’oppressione, l’oppressione è figlia della tirannia”. Il

suo testo teatrale è figlio di…? C’è stato un evento scatenante che lo ha generato?

Grazie per avermelo chiesto. Tanto per cominciare colgo l’occasione per spiegare

come un linguaggio seducente può nuocere al significato. Nella frase originale, da te

tradotta correttamente, ho usato due sinonimi della parola “figlio”70. Ciò può anche andare

bene, però credo che sia meglio dire “l’oppressione è compagna della tirannia”. Riguardo

alla motivazione, il testo è nato due volte. Sin da quando ero bambino, mi ha sempre

provocato irritazione il lieto fine de Le mille e una notte in cui il re non viene punito per i

suoi crimini. Perciò la versione del 1999 era un’opposizione al racconto tradizionale. Nel

70
Bint e rabīb, letteralmente “figlia” e “figliastro”.

41
2005, con le elezioni presidenziali, la perseverante e palese corruzione del regime egiziano

ha raggiunto il suo picco massimo. Tutte le allusioni alla politica che si trovano in Ḥakāyā,

riguardano la società egiziana. Potremmo dire quindi, che questo testo teatrale è figlio di

decenni di oppressione. Comunque, far incastrare il tema della politica con il regno

psicologico dei personaggi non è stato facile. Spero di esserci in qualche modo riuscito.

Alla fine della storia ha fatto morire Shahrazad nello scontro tra l’anarchia e

la tirannia; ciò vuol dire che anche la speranza è morta, o che Lei vuole descrivere ciò

che accade nella vita reale senza indorare la pillola con un lieto fine?

È comprensibile che gli intellettuali, che sono dotati di grande sensibilità a

prescindere dalla loro istruzione o estrazione sociale, si battano per il cambiamento. Di

conseguenza i regimi tirannici sono ansiosi di sbarazzarsi di questi difensori della libertà.

Nel testo viene affermato che la gente che soffre, dei quali gli intellettuali inizialmente

hanno compassione, potrebbero cominciare a sostenere il regime nell’opprimere gli

intellettuali stessi. Quindi, dopo la morte di Shahrazad, Hassan commenta maliziosamente

che “ad ogni modo è una di loro”; invece di riconoscere il suo ruolo nella rivoluzione, che

dovrebbe essere maggiormente apprezzato dalle classi sociali agiate, non riesce nemmeno

a comprendere il valore del sacrificio di Shahrazad. Sfortunatamente – e questa è una delle

rare occasioni in cui mi pento di aver ragione – una fetta del popolo egiziano, inclusi i

sostenitori della rivoluzione, assumono un atteggiamento simile nei confronti dei profeti

della rivoluzione, come il dott. Mohamed al-Baradei o il Movimento del 6 Aprile. Allo

stesso modo, Ḥakāyā profetizza il caos, e mi affligge vedere che la mia profezia si avvera.

Il dott. Attaya ha detto che Lei tenta di ricostruire il mondo in maniera

incruenta; pensa che oggi un artista come Lei abbia una responsabilità verso la

gente? Oppure il suo ruolo e solo quello di intrattenere?

42
L’intrattenimento non è una brutta cosa, ma il ruolo del teatro deve andare oltre il

mero intrattenimento, specialmente in Egitto. In realtà, io non cerco di ricostruire il mondo,

ma solo di comprenderlo.

Shahrazad racconta a Shahriyar di tutte le sofferenze che egli ha causato alla

gente, ma lui sembra cadere dalle nuvole. Ne è davvero inconsapevole o finge di

esserlo? Crede che potremmo davvero paragonarlo a un tiranno del nostro tempo?

Ti sono grato di avermi fatto questa domanda perché nei paesi arabi c’è la brutta

abitudine di giustificare le malefatte dei tiranni. In primo luogo, a prescindere dalla sua

consapevolezza, un governante deve assumersi la responsabilità di ogni errore commesso

da tutti coloro che operano nell’ambito del suo regime. Detto ciò, qualsiasi tiranno di

fronte all’agonia della propria gente si gira dall’altra parte, capace soltanto di credere

all’ipocrisia deferente e affabulatoria del suo entourage. Dovremmo ricordarci che molti

tiranni hanno umili origini, quindi non è difficile per loro immaginare quanto la povertà e

l’oppressione possano diventare strazianti.

È previsto che lo spettacolo venga replicato in futuro? Se sì, in arabo? Quando

e dove?

Sei mesi fa Kamal Atteya, già regista della performance italiana della prima

versione del testo, mi ha proposto di replicare lo spettacolo; tuttavia le circostanze in Egitto

non sono favorevoli al teatro, a parte spettacoli teatrali di propaganda. La situazione è

talmente complessa da non potersi riassumere in due parole. Infine vorrei ringraziarti per

aver scelto il mio testo per il tuo lavoro, e grazie per la profondità delle tue domande.

43
APPENDICE II – TRADUZIONE

– Premessa

Il testo è costituito da un atto unico diviso in sette parti (“notti”). Ogni parte si

svolge durante un’intera notte e la scena che il pubblico ha davanti per tutto lo spettacolo è

la stanza da letto del re. I dialoghi sono composti da frasi brevi attraverso cui i racconti di

Shahrazad si sviluppano. Il re partecipa sempre attivamente alle storie con commenti di

approvazione o di riprovazione, deridendo la sua interlocutrice, ammonendola e facendo

domande. Anche nel corso della narrazione delle storie raramente sono presenti

monologhi, comunque brevi.

Si fornisce in appendice la versione italiana delle prime due “notti”, tradotta da chi

scrive direttamente dal testo originale. Come detto in precedenza, il testo è stato già

rappresentato in lingua italiana, tuttavia la traduzione non è mai stata pubblicata.

Nel tradurre il testo è parso opportuno dare priorità al senso generale, adattando le

metafore e cambiando i proverbi e i modi di dire. Si è cercato inoltre di dargli fluidità, in

modo tale che leggendolo non ci si debba soffermare in elementi culturalmente distanti,

talora operando “scandalosi” adattamenti à la Galland. Ne deriva che il linguaggio

assomiglia a tratti a quello di un libro di favole, ma utilizzare un lessico a noi familiare è

sembrato il modo più congeniale per concentrarsi sul contenuto.

44
– Testo della traduzione

La scena

Stanza da letto del re: nella parte sinistra della scena c'è una porta chiusa che

conduce a un salottino; a destra c'è la porta che conduce alla parte restante del castello, non

visibile allo spettatore. In mezzo alla stanza c'è il letto del re e lì accanto vi è un divano su

cui sono appoggiati una caraffa di vino e un calice.

I personaggi

Shahriyar: Il re (sulla quarantina) sembra essere pesantemente oppresso. Soffre

costantemente di repentini cambiamenti di umore che col tempo diventano sempre

più frequenti.

Masrur: Lo schiavo, non necessariamente di colore, sulla ventina.

Shahrazad: Figlia di un consigliere defunto e ultima moglie di Shahriyar, sulla trentina.

Apparentemente rigida e intransigente, si rivela sovente maliarda e traboccante di

femminilità.

Hassan: Ribelle impulsivo

Mansur: Ribelle riflessivo

45
La Prima Notte

(Shahriyar giace sul suo letto in dormiveglia, riavutosi da un incubo. Masrur entra

nella stanza visibilmente preoccupato, dirigendosi a lato del letto).

Masrur: Maestà!

Shahriyar: (Con sorpresa) Cosa c'è?

Masrur: La sposa notturna, maestà.

Shahriyar: (Mettendosi seduto sul letto) Che sia mandata a chiamare immediatamente.

Masrur: (Tristemente) Maestà, avete pianto anche stanotte?

Shahriyar: (Simulando severità) Non sono affari tuoi Masrur! Che venga la sposa.

Masrur: (Esitando) Costei è la figlia del vostro consigliere più fidato, buon’anima. Si

chiama Shahrazad.

Shahriyar: (Cercando di vincere lo stupore) Fatela entrare; e che rimanga vicino alla porta

finché non le permetto di venire da me.

Masrur: Ai vostri ordini maestà (accingendosi a uscire).

Shahriyar: (Trattenendolo) Il capo del consiglio reale ti ha dato i documenti?

Masrur: Il consiglio è tuttora riunito.

Shahriyar: Cosa li ha fatti attardare cosi tanto?

Masrur: Questioni marginali non meritevoli della vostra preoccupazione, maestà.

(Shahriyar si guarda le mani, sollecita Masrur a uscire, quindi guarda con stupore la

caraffa del vino).

Shahriyar: (Afferrando la caraffa per esaminarla) Che fine ha fatto l'altra caraffa?

46
Masrur: Era rimasta vuota cosicché sono andato a sostituirla con questa piena di vino.

Shahriyar: Da dove l'hai preso il vino?

Masrur: Come di consueto, dalla botte più vecchia che c'è nella cantina del castello,

Maestà.

Shahriyar: Il magazziniere lo ha assaggiato?!

Masrur: Certamente maestà.

Shahriyar: Chi altri lo ha assaggiato?

Masrur: (Con sicurezza) Lo hanno assaggiato… (divagando per rassicurare il re) nove

uomini tra cui il capo del consiglio reale, come da voi disposto.

Shahriyar: Per caso a qualcuno è venuto il mal di pancia?

Masrur: Non saprei, stavo già venendo da voi col vino, maestà.

Shahriyar: Che ne diresti di assaggiarlo anche tu?

Masrur: Già fatto.

Shahriyar: Avvicinati subito.

Masrur: Voi lo sapete, maestà: il vostro boia non esagera nel bere se non dopo aver

adempiuto ai suoi obblighi.

Shahriyar: Non ti ho chiesto se esageri nel bere. Un bicchiere non ti fa perdere la ragione.

Oppure c'è qualcos'altro che ti preoccupa?

Masrur: (Visibilmente scosso e imbarazzato, tuttavia riempie velocemente una coppa col

vino vuotandola tutta d'un fiato, aspettandosi un rimprovero dal re che a sua volta è

un po’ angustiato, ma non perde il suo temperamento). Posso bere un’altra coppa di

vino, maestà?

47
Shahriyar: No (dando le spalle a Masrur e indicandogli l'uscita).

Masrur: (Si accinge a uscire e, in maniera tale che il re non potesse udirlo, dice tra sé)

Quanto mi ferisce che anch’io sia diventato un oggetto di scambio, maestà (Masrur

esce mentre Shahriyar versa il vino guardando in direzione della porta chiusa della

camera).

Shahrazad: (Entra con sicurezza) Salute a voi, vostra altezza Shahriyar.

Shahriyar: (Con diffidenza) Sei Shahrazad?

Shahrazad: Questo è il mio nome, maestà.

Shahriyar: (Si mette a ridere, si alza dal letto e si versa del vino) Ah!

Shahrazad: Il mio nome vi fa ridere maestà?

Shahriyar: (Contenendo le risa) No, no, assolutamente. (Inizia a sorseggiare il vino)

Shahrazad: Non oso domandare a vostra maestà il motivo di tanta ilarità.

Shahriyar: Mi fanno ridere i comportamenti effimeri. Se tuo padre avesse saputo che sua

figlia avrebbe bevuto al calice delle mie pene, forse avrebbe tentato di fermarmi già

da anni.

Shahrazad: (Finendo di bere ciò che rimane nella coppa) Forse penserebbe che siete

guarito prima della maggiore età.

Shahriyar: (Gettando per terra la coppa) Non sono malato, ragazzina! E sii devota ai miei

ministri, Dio li benedica. Non sognarti neppure di mancar di rispetto!

Shahrazad: (Sente di averlo insultato) Perdonatemi maestà.

Shahriyar: Oggi tocca a te, è la regola.

48
Shahrazad: Lo sapevo già: il mio nome è l'ultimo della lettera shin e l'elenco delle vergini

del regno è affisso in ogni dove.

Shahriyar: Non sei bella, ma il tuo coraggio mi piace.

Shahrazad: Grazie maestà.

Shahriyar: Al fuoco dell'astio fa ombra la gentilezza.

Shahrazad: Posso esprimere un desiderio?

Shahriyar: Dimmi.

Shahrazad: Per onorare la memoria di mio padre, vostro ministro, concedetemi la grazia.

Costui lo avrebbe voluto.

Shahriyar: No, perdio! Anzi, è proprio per onorare la memoria del mio ministro, tuo

padre, che ti ucciderò. Nessuna tra voi verrà risparmiata.

Shahrazad: La morte non mi preoccupa, anzi intendo andarle incontro.

Shahriyar: Cosa desideri?

Shahrazad: Il mio corpo.

Shahriyar: La sua proprietà?

Shahrazad: Voglio darlo inviolato alla tomba.

Shahriyar: Oh… Questa è la cosa più bizzarra che ho sentito da anni! Certo è che

l'intelligenza dell'uomo non comprende le astuzie di una donna mentre questa tenta

di raggirarlo.

Shahrazad: Non vi sto raggirando.

Shahriyar: Silenzio sciocca. Che la tua sagacia mi ha impressionato non lo nego, però ho

dovuto lottare contro gli inganni delle mie spose notturne. Ce n’era una che mi

49
sussurrava all'orecchio: (fa il verso) "Risparmiami affinché ti dia un erede" e non

smetteva di parlare finché non le ho staccato la testa. Un’altra che cominciava a

starnutire (simula lo starnuto e la imita) "Sono preoccupata per la preziosa bocca

del re, sento ancora il suo bacio sulle labbra; che vi stia contagiando il

raffreddore?". Poi starnutiva ancora, allontanandosi un po’. Una terza che si

metteva in ginocchio appellandosi al mio buon cuore, al che le dissi pacatamente:

"Non comprendi che soltanto uno sciocco conversa con un morto?". L’ho uccisa,

così il mio buon cuore la ascolterà dopo la morte. Una quarta che mi spiegava di

essere indisposta…

Shahrazad: (Con disgusto) Per carità, basta.

Shahriyar: I sotterfugi si ripetono fino alla nausea. Dalla prima parola dello stratagemma

capisco il resto. Non facciamo che tu… forse con i tuoi modi supplichevoli ti illudi

di lasciarmi senza fiato così da concederti la grazia?

Shahrazad: Se ci sarà qualcuno a esitare sarà il vostro boia maestà. Il mio collo è

impaziente.

Shahriyar: Il desiderio di questo collo impaziente sarà senz’altro esaudito… dopo aver

sentito il resto dello stratagemma.

Shahrazad: Non ci sono stratagemmi. Dovrebbe ritenermi degna di fede, visto che la

morte non mi preoccupa.

Shahriyar: Sicuramente per quello c'è una ragione.

Shahrazad: Perdonate maestà, mi ferisce davvero che lo pensiate.

Shahriyar: (Come se stesse contrattando) Se le tue ragioni mi convinceranno, allora non

toccherò il tuo corpo.

50
Shahrazad: Bene, perché il giuramento che ho prestato lo vieta.

Shahriyar: Hai prestato giuramento? Con chi?

Shahrazad: Con un uomo con cui ho fatto amicizia.

Shahriyar: Mi sono sempre chiesto: perché una vergine non fugge da morte certa per

andare a sposarsi con un uomo diverso da me prima che arrivi il suo turno? Ho

pensato che l’ambizione di prestigio e potere le inducesse ingannevolmente a

palazzo. Invece tu… non hai desiderato il prestigio e il potere? E perché non ti

congiungi con questo tuo uomo?

Shahrazad: Era uno dei tanti mendicanti del regno.

Shahriyar: Il solito cattivo gusto: prendersela con i disperati del popolo ricoprendoli di

fango e disonorando le proprie radici.

Shahrazad: Maestà, la donna a volte ama. Si libera dalla schiavitù del prestigio sociale e

dalle ciance sulle proprie radici.

Shahriyar: Ciò significa che la meretrice ha amato il servo?

Shahrazad: Non tutte le donne si chiamano Rihanna.

Shahriyar: (Sussulta nel sentire il nome Rihanna ma si contiene) Siete tutte uguali,

libertine e traditrici. Comunque, come lo hai scoperto?

Shahrazad: Certe mattine dal balcone di casa mia lo vedevo passare davanti al castello,

quindi ripassava al tramonto. Una di quelle mattine gli chiesi della sua amata: era

come me.

Shahriyar: Ne avete parlato davanti a qualcuno?

Shahrazad: Con lo sguardo.

Shahriyar: (Sarcastico) È muto?

51
Shahrazad: Nient’affatto; e comunque i messaggi di un occhio innamorato sfuggono agli

estranei.

Shahriyar: (Sempre più derisorio) Tu chiedevi e lui ti rispondeva… con lo sguardo?!

Shahrazad: (Ignorando il suo sarcasmo) Abbiamo litigato, abbiamo fatto pace e ci siamo

scambiati baci con lo sguardo.

Shahriyar: (Perde la pazienza) Hai prestato giuramento con lo sguardo?!

Shahrazad: Naturalmente. L’ho invitato a lavorare a palazzo.

Shahriyar: Ne era entusiasta? Voglio dire: eri attratta dall’idea che lavorasse (esita un

momento) a palazzo?

Shahrazad: (Capisce dove vuole arrivare) Temeva di sfiorarmi anche solo la mano.

Shahriyar: (Serio) E perché non ti ha toccata?

Shahrazad: Figlio del popolo, maestà. Viaggia con l’immaginazione ma non osa cavalcare

la sua signora.

Shahriyar: Dove hai imparato certe volgarità?

Shahrazad: Sono le sue parole nel giorno della mia partenza. Non dimenticherò quanto

pianse quella sera.

Shahriyar: (Fingendosi sensibile) Poverina, il tuo sogno si è infranto.

Shahrazad: Dall’uomo sgorgano lacrime di sofferenza e i sogni della donna inaridiscono.

Shahriyar: Dalla donna sgorgano lacrime di falsità e l’uomo si lascia ingannare.

Shahrazad: Perdonatemi maestà, non capirete mai ciò che mi turba. Forse un giorno

crederete nell’amore.

52
Shahriyar: Se credessi nell’amore sarei il più grande dei miscredenti. L’amore è per le

ragazzine; l’amore è un inganno che non ha altro scopo se non la lussuria. Nello

stesso universo femminile non v’è poi gran desiderio.

Shahrazad: Permettetemi di rimanere in silenzio.

Shahriyar: Ti prego, la storia di quel tuo amore mi affascina.

Shahrazad: Non mi pare.

Shahriyar: Solo un pazzo disobbedirebbe a un mio ordine (si volta verso il vino).

Shahrazad: Non intendo obbedirvi.

Shahriyar: (Si versa del vino). (Guardandola negli occhi urla) Boia!

Masrur: (Entra sguainando la spada) Agli ordini, maestà.

Shahriyar: (Beve tutto d’un fiato) Oggi hai trovato rifugio nel tuo diletto.

Masrur: (Stupito) Perdonate maestà, non comprendo le vostre parole.

Shahriyar: Vai a dormire. Domani svegliati all’alba e affila la spada: dovrà essere più

tagliente del solito.

Masrur: E oggi?!

Shahriyar: Oggi niente lavoro. La sposa notturna mi tiene avvinto, però domani… (fa il

gesto con la mano di tagliarsi la testa).

Masrur: (Esitante) Sono agli ordini di vostra maestà, però…

Shahriyar: Cosa c’è? Perché tentenni? Parla.

Masrur: Devo parlare in presenza di Shahrazad?

Shahriyar: Porta rispetto, schiavo. Non è una di quelle sgualdrine che ti porti dietro e non

sai neanche come si chiamano.

53
Masrur: Sono mortificato maestà. Il fatto è che sono rimasto perplesso dal vostro ordine

affrettato. (Si inchina verso Shahrazad) Perdonate mia signora.

Shahriyar: (Ridendo) Gloria a Dio! Un attimo fa non eri riluttante ad alzarle la spada sul

collo e tagliarle la testa e adesso la chiami “mia signora” inchinandoti con

soggezione!

Masrur: L’ho fatto solo perché vostra maestà me l’ha ordinato.

Shahriyar: (Indicando Shahrazad) Comunque vada incontrerà la morte. E tu, che guasti

l’intimità del tuo re, dimmi di questa faccenda urgente.

Masrur: C’è stata una lite fra i ministri.

Shahriyar: (Senza interesse) Come se non fosse già accaduto!!

Masrur: Hanno discusso una faccenda riguardante il fronte.

Shahriyar: E quindi? Si sono insultati a vicenda?

Masrur: Non solo: sono quasi venuti alle mani.

Shahriyar: (Interessandosi un po’) Questa è una novità. Qual era il motivo?

Masrur: (Si inchina sussurrandogli all’orecchio) Alcuni di loro dubitavano

dell’efficacia…

Shahriyar: (Lo interrompe come un fiume in piena) Ti ho detto mille volte che il

sussurrare mi irrita!

Masrur: Alcuni ministri sospettano intenzioni bellicose del comandante dell’esercito di

Moghul al-Gharb.

Shahriyar: Esercito? Idiota! Qualche centinaio di uomini provenienti da un’armata

disastrata venuti a difendere un convoglio commerciale non sono un esercito!

54
Masrur: Questo è quello che altri suoi ministri gli hanno risposto.

Shahriyar: Come si è conclusa la seduta?

Masrur: Come di consueto, i ministri a seguito del capo del consiglio hanno recitato il

giuramento di lealtà perpetua al re.

Shahriyar: Quindi la questione urgente di cui mi parlavi null’altro era che il dispiacere di

non poter tagliare teste oggi. Poi mi hai fatto arrabbiare di proposito sperando che

cambiassi idea.

Masrur: Giammai, nel nome di Dio! Al contrario, io…

Shahriyar: (Lo interrompe controllando l’eccitazione) Esci in silenzio.

Masrur: (Si inchina ed esce velocemente).

Shahriyar: (Si avvicina alla ragazza con fare scherzoso) Adesso tu sei il mio re, siamo

entrambi re della lussuria.

Shahrazad: (Indietreggia spaventata) Maestà abbiate pietà di me, non posseggo il mio

corpo.

Shahriyar: (Poco seriamente) Insisto.

Shahrazad: (Allontanandosi) Per l’amor di Dio.

Shahriyar: (Persevera nel fingersi desideroso) Non dimenticare che sono tuo marito,

Shahrazad.

Shahrazad: Non dimentico che mi avete promesso di uccidermi senza aver violato il mio

corpo.

Shahriyar: Il boia se n’è andato e la notte è lunga.

Shahrazad: Uccidetemi con le vostre mani.

55
Shahriyar: (Serio) Perché non lo hai fatto tu prima di venire? La figlia del più ricco dei

miei uomini non possiede del veleno?

Shahrazad: Alcuni di loro hanno preferito non uccidersi da soli.

Shahriyar: E il matrimonio con me? Non si tratta forse di un suicidio?

Shahrazad: Forse non mi ucciderete.

Shahriyar: (Ride cinicamente) Non illuderti!

Shahrazad: Non mi illudo.

Shahriyar: (Assorto nei suoi pensieri) Forse non ti uccido, forse non ti uccido…

(all’improvviso) ad ogni modo è una buona idea. Sono il primo invitato ad

assaporare il miele dalle tue labbra.

Shahrazad: No.

Shahriyar: Sei davvero divertente. Prima cerchi la tomba sul letto della sposa, poi davanti

alla morte sei avara di un bacio?! (Si allontana spaventata) Non ti biasimo. Tuttavia

a causa tua (gravemente) non so come trascorrere questa lunga notte. (Fingendosi

allegro) Era bello questo tuo uomo?

Shahrazad: Bello!? Non capisco cosa volete dire con quella parola, maestà.

Shahriyar: Aveva lo sguardo seducente? Oppure erano le sue labbra il segreto della sua

bellezza?

Shahrazad: La donna non si innamora due volte. Ho amato solo un uomo, maestà.

Shahriyar: Un uomo che non ha neppure avuto il coraggio di sfiorarti la mano era il tuo

fidanzato?!

Shahrazad: Il destino ci ha fatto soffrire. Se fosse nato ricco, oppure io povera, non

saremmo stati imprigionati dalla paura e ci saremmo liberati dal desiderio.

56
Shahriyar: Qual è il suo nome?

Shahrazad: (Ignorando la domanda) Temo che l’esercito di Moghul al-Gharb si sia

appostato ai confini del regno non solo per proteggere un convoglio commerciale.

Shahriyar: (Ride) Fra tutti gli uomini del regno, al re non serve un altro consigliere;

oltretutto ti dico che non ho bisogno del parere di una donna come se fosse pratica

di politica. Dimmi piuttosto dove è andato il tuo amico del giuramento. Almeno

dimmi il suo nome.

Shahrazad: L’ho cercato ovunque, non si trova. Probabilmente ha lasciato il regno.

Shahriyar: Tergiversi? Non mi interessa il nome di questo tuo amante se non per far

passare il tempo.

Shahrazad: Sono molto stanca.

Shahriyar: Allora dormi (le indica il letto, spaventandola). Non temere, uscirò dal

salottino. Non chiuderò gli occhi fino al sole del mattino. (Improvvisamente) Sarò

qui accanto (indica la stanza chiusa e si sposta velocemente verso la porta per

uscire). Perdonami, il mio letto non mi procura altro che incubi.

Shahrazad: Non sognerò altro che il mio uomo ritorni.

Shahriyar: E la mia signora non sogna forse che io la aiuti facendolo cercare per suo

conto?

Shahrazad: (Sorride) Perché no?

Shahriyar: (Ride) È proprio bella la tua compagnia (si ricorda del vino e si dirige verso di

esso). Prometto che mi ricorderò di te (afferra il fiasco di vino e con gli occhi un

po’ stanchi esce dalla stanza).

57
La Seconda Notte

La notte successiva Shahriyar si versa il vino mentre Shahrazad siede accanto a lui.

Shahriyar le porge un bicchiere.

Shahriyar: Che ne dici di un po’ di vino?

Shahrazad: Ve l’ho detto mille volte maestà: io non bevo mai.

Shahriyar: Il delirio che il vino mi provoca nasconde le mie angosce (beve dal bicchiere).

Shahrazad: Però maestà, in sei notti avete bevuto così tanto da perdere la testa. Temo che

con il vino dimentichiate la promessa che mi avete fatto.

Shahriyar: (Stizzito). Non ti toccherò, basta con quest’ansia incessante. Dunque, di che

stavamo parlando?

Shahrazad: Mi avete domandato cosa dice la gente.

Shahriyar: Oh…già…che dice?

Shahrazad: Parla delle cose strabilianti che avvengono a palazzo durante le notti della

sposa.

Shahriyar: Quali notti?

Shahrazad: Ogni notte della sposa (si mette a parlare come chi diffonde una notizia)

“Shahriyar il re prova una donna, dopo di che la cambia” (versa del vino in un

bicchiere). Inoltre ha cominciato a circolare tra il popolo una curiosità.

Shahriyar: (Con sorpresa). Una curiosità?

Shahrazad: Alcuni di loro si domandano: è più doloroso perdere la verginità o la vita?

(Scoppia a ridere, non seguita da Shahriyar). Si parla anche di un povero falegname

che avrebbe preso a imitarvi.

58
Shahriyar: (Con interesse) Ah si? E come mi imita?

Shahrazad: Istruisce la moglie perché costei si faccia chiamare ogni sera con un nome

diverso. Poi la corteggia fino all’alba dopodiché va a dormire ebbro di passione,

come ubriaco.

Shahriyar: Quindi non la uccide!

Shahrazad: Invece quell’idiota era sul punto di farlo. In una di quelle notti tormentate il

vino gli ha fatto perdere il senno: non era cominciata la solita commedia che ha

sollevato l’ascia con l’intenzione di scannarla o chissà cosa altro.

Shahriyar: Già… chissà cosa altro?

Shahrazad: L’uomo ha scoperto che la sua donna non era illibata.

Shahriyar: (Sorride) Voleva che la sua compagna di vita fosse vergine?!

Shahrazad: La moglie lo ha disonorato fra i servi di Dio (la imita) “Quel deficiente si

immagina di essere egli stesso Shahriyar, ma come posso, oh vergogna degli

uomini, rimanere vergine dopo dieci figli? Che pazzo! Che ubriacone!” (Ridono)

Shahriyar: (Impaziente) Cosa è successo al suo risveglio?

Shahrazad: Si è ritrovato ad essere lo zimbello del regno, quindi se n’è andato.

Shahriyar: (Un po’ serio) Lo ha disonorato, la maledetta.

Shahrazad: Poveretta, per la vergogna si è chiusa in casa per settimane.

Shahriyar: (Divertito) Uccide la madre dei suoi figli perché non è vergine!!

Shahrazad: Inoltre alcuni maliziosi affermano che le donne del re muoiono senza il boia.

Shahriyar: Come muoiono?

Shahrazad: Di fatica. Per via dell’eccessiva prestanza di vostra maestà.

59
Shahriyar: Perché la mente del popolo non può fare a meno di pensare al sesso?

Shahrazad: Cercano sogni irrealizzabili. Sprecano il loro tempo alla ricerca della nobiltà

d’animo.

Shahriyar: Parli di gente che non conosci.

Shahrazad: Veramente, maestà, siete voi a non conoscerli.

Shahriyar: Ma è la mia gente.

Shahrazad: La vostra gente è diventata un elenco di numeri nei registri delle spie della

polizia.

Shahriyar: Parole senza senso da gentaglia ribelle.

Shahrazad: Temo che state parlando della vostra gente.

Shahriyar: È follia pensare che la gente non sia avida di potere.

Shahrazad: Sono troppo deboli per desiderare il potere.

Shahriyar: Cosa desiderano?

Shahrazad: Salvezza.

Shahriyar: Da che?

Shahrazad: Perdonate, aspirano a salvarsi da voi, maestà.

Shahriyar: Visto? I loro sogni si mischiano al sangue.

Shahrazad: Non dimenticate maestà, che non sono altro che figli del vostro regno: il regno

del sangue.

Shahriyar: (Ignorando la sua allusione) Quindi complottano per uccidermi?

Shahrazad: No. Attendono che la morte faccia visita al palazzo del re.

60
Shahriyar: Ho ricevuto i rapporti della polizia. Conosco i loro nomi.

Shahrazad: Questi rapporti includevano forse tutti i nomi dei figli del vostro regno?

Shahriyar: Che c’entro io con tutti? I ribelli intendo.

Shahrazad: E che c’entro io coi ribelli? Io vi racconto della gente.

Shahriyar: Tutta la mia gente spera nella mia morte? (Ride) Che ne diresti di diventare

buffone di corte?

Shahrazad: Di quale corte parlate, maestà?

Shahriyar: Non ti capisco.

Shahrazad: Maestà, voi vi spostate di continuo tra i vari castelli disseminati nel regno, ma

non vedete le rovine che ci sono tra essi.

Shahriyar: Che rovine?

Shahrazad: Le case del popolo sono diventate nient’altro che ruderi da cui s’odono

lamenti di fame… maledicono il giorno che sono nati nel vostro regno.

Shahriyar: (Infuriato) Cosa?

Shahrazad: Perdonatemi se non indoro la pillola.

Shahriyar: Se si impilassero tutte le lettere di solidarietà che ho ricevuto arriverebbero

fino al sole.

Shahrazad: Scritte da chi?

Shahriyar: Dalla gente.

Shahrazad: Sono state scritte dai suoi assistenti in nome della gente. Ho visto mio padre

farlo migliaia di volte, che Dio lo perdoni.

Shahriyar: E come mai gridano il mio nome mentre passa la parata per le strade?

61
Shahrazad: Terrorizzati dall’ostentazione di forza oppure speranzosi di generosità.

Shahriyar: Generosità? Quindi secondo te sono diventati un’accozzaglia di mendicanti

che attendono l’elemosina? Quest’insulto non lo accetto.

Shahrazad: Poveretti, temono le frustate dei vostri uomini. Le vostre spie li controllano da

lontano durante la parata, in mezzo alla calca e alle grida di acclamazione.

Shahriyar: Le spie che controllano i criminali?

Shahrazad: (Ironica) Ma certo! Vi è forse crimine più grande di quello dell’uomo che si

guadagna il pane quotidiano, interrompe il suo lavoro per partecipare alla vostra

maestosa parata senza però accogliervi con grida di acclamazione?!

Shahriyar: Se fosse vero ciò che dici il mio regno sarebbe una prigione e metà delle

persone sarebbero spie. Si, me lo immagino: un uomo che conversa mentre dietro di

lui ce n’è un altro che lo controlla, che a sua volta è controllato da un terzo dietro di

lui che ne osserva le mosse (ride).

Shahrazad: Fino ad arrivare a voi.

Shahriyar: Cosa?

Shahrazad: Nulla sfugge all’occhio che vi scruta o all’orecchio che ascolta i vostri

bisbigli, persino durante il sonno.

Shahriyar: Ora mi spiego tutto: sei pazza.

Shahrazad: Che ne dice di una storia divertente?

Shahriyar: A quanto pare il mestiere di buffone di corte ti calza a pennello.

Shahrazad: Allora volete che vi racconti qualcosa?

Shahriyar: Ma certo. Comincia pure.

62
Shahrazad: Ricordate la legge che punisce il furto con l’umiliazione pubblica?

Shahriyar: E come potrei dimenticarla? È la legge che ha vietato il furto nel mio regno.

Shahrazad: Vietato il furto? Ha funzionato?

Shahriyar: No. Per questo l’ho fatta cancellare.

Shahrazad: Non mi pare che nel vostro “regno del benessere perpetuo” il furto sia stato

debellato.

Shahriyar: Ascolta, la mia testa non regge tutta questa pedanteria. A meno che tu non

voglia raccontarmi qualcosa di divertente, fai silenzio.

Shahrazad: Ricordate due anni fa? Ha piovuto così forte da far straripare il fiume

sommergendo tutte le case che stavano lungo il suo corso.

Shahriyar: Me lo ricordo. Tuttavia dubito che una storia che inizia con un’inondazione

possa poi diventare divertente.

Shahrazad: Più divertente di quanto immaginiate. Questa introduzione ci è servita

affinché conosciamo il protagonista della storia: Shakir.

Shahriyar: Shakir? E chi è costui?

Shahrazad: Costui è un uomo che porta il lutto per aver perso la moglie e i figli in

quell’inondazione.

Shahriyar: Questo è il suo destino, o anche questa è colpa mia?

Shahrazad: Chi v’accusa? Questo è il suo destino. Però è strano che nelle fatalità che ci

mettono continuamente alla prova, la morte non guarda in faccia nessuno, siano

vecchi o bambini. Shakir non è stato l’unico della sua famiglia a sopravvivere ma

anche la sua anziana madre cieca.

Shahriyar: Che Dio li assista.

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Shahrazad: Shakir non si è reso conto di ciò che gli è accaduto. Forse è triste per aver

perso la sua famiglia, o forse è felice per essere scampato al disastro. Tutto ciò che

sapeva era che non doveva farsi sopraffare dalla disperazione e fare qualcosa per il

bene della sua vecchia madre rimasta con indosso quattro stracci e senza un tetto

sulla testa, tremante dal freddo e dolorante per l’umidità che gli penetrava le ossa.

Shahriyar: Gli ho fatto mandare delle tende, delle vesti e del cibo.

Shahrazad: Ciò che avete mandato non è bastato neanche a un quarto delle famiglie

alluvionate.

Shahriyar: Giuro di avergliene mandato in grande quantità per soddisfare le loro

necessità.

Shahrazad: Lo so. Questa è un’altra storia che racconterò prima di concludere quella di

Shakir.

Shahriyar: Però non mi pare che queste tue storie facciano ridere.

Shahrazad: E invece riderete. Vi chiedo solo di pazientare.

Shahriyar: Non contate molto sulla mia pazienza.

Shahrazad: Un giorno sono stata invitata a una battuta di caccia dalla moglie del

responsabile dei depositi merci del regno a cui parteciparono tutti i nobili del regno.

Sapete dove ci portarono per passare la notte? Nelle tende recapitate da vostra

maestà alle vittime dell’alluvione.

Shahriyar: Se fosse vero li farei giustiziare tutti.

Shahrazad: Non è ciò che voglio.

Shahriyar: Chi ha detto che ti credo?

Shahrazad: Non ho mentito.

64
Shahriyar: Sei brava solo nel creare storie di fantasia.

Shahrazad: Ciò che racconto lo potete verificare, vostra maestà.

Shahriyar: Non è ciò che voglio. Io voglio ridere, capisci?

Shahrazad: Ci sono due modi perché un poveretto possa ottenere una tenda: o si fa

sloggiare una delle famiglie dalla loro, oppure bisogna avere un po’ di soldi per

corrompere i guardiani dei depositi merci della zona del fiume.

Shahriyar: E Shakir ha fatto una di queste cose?

Shahrazad: No, non ha potere né denaro. Di conseguenza ha deciso di approfittare della

distrazione dei guardiani dei depositi merci della zona del fiume per rubare una

tenda.

Shahriyar: (Quasi sussurrando) Secondo me dovevano dargliela…

Shahrazad: Lo hanno acciuffato, e poiché la legge prevede di punire il furto con

l’umiliazione pubblica, ha dovuto cambiare il suo nome… con uno da donna. Si è

messo a ballare al mercato davanti a tutti, imitando le danzatrici del ventre.

Shahriyar: E perché non ha protestato?

Shahrazad: Con chi? I tuoi uomini si guardano le spalle l’uno con l’altro. Sfortunatamente

la stessa notte la tua polizia ha catturato uno dei ribelli. Il mattino seguente il

secondino ha scoperto che il ribelle era scappato. Nel frattempo la notizia della sua

cattura si era già diffusa nel regno fino alle orecchie del capo della polizia il quale

volle vederlo di persona. Il secondino non potendo mostrarglielo, lo condusse al

cospetto di Shakir, spacciandolo per il ribelle. Per mancanza di tempo il secondino

ha ritenuto opportuno trovare un altro ladro e costringerlo a ballare al mercato al

posto di Shakir.

65
Shahriyar: Ha detto che lui era Shakir?

Shahrazad: Si. Ed è stato condannato all’umiliazione pubblica.

Shahriyar: E il vero Shakir che ha fatto?

Shahrazad: Non ha saputo rispondere a nessuna delle domande del capo della polizia e il

suo orgoglio gli impediva di ballare come una donna. E quando si è trovato sul

patibolo, spinto dal desiderio di vivere e ignorando l’orgoglio, si è messo a ballare

dicendo di essere una donna, credendo che ciò lo avrebbe salvato. Ha continuato ad

ancheggiare sensualmente gridando “Sono un ladro! Sono una donna!” ed è morto

senza sapere perché lo giustiziavano.

Shahriyar: Basta! Le stai provando tutte pur di provocarmi. Non so perché continuo ad

ascoltare queste tue storie.

Shahrazad: Lo so io il perché.

Shahriyar: (Con sarcasmo) Oppure comprendi di me anche ciò che non comprendo di me

stesso!?

Shahrazad: Vostra maestà, voi volete sapere ciò che non sapete, le voci che circolano tra

la gente oltre le alte mura del palazzo.

Shahriyar: Ti assicuro che non credo assolutamente in ciò che racconti né tantomeno mi

sentirò in colpa per nessuna delle decisioni che ho preso. In questa tua storia, ad

esempio, se il ribelle fosse un uomo giusto non sarebbe scappato per abbandonare

quell’altro a ricevere la punizione al posto suo. (Scusandosi) Forse Shakir poteva

essere graziato però il furto non è un’azione che può restare impunita. Punirò il

secondino e così anche i guardiani dei depositi merci della zona del fiume.

Shahrazad: Ringrazio vostra maestà per aver infine creduto alla mia storia.

66
Shahriyar: (Ricredendosi) Questo mai! Soltanto mi diverte immaginare che sia la verità.

Shahrazad: E sia. Immaginerò di essere grata a sua maestà per aver stabilito una

punizione per tutti i nobili che hanno privato i poveracci delle tende per andarsi a

fare la battuta di caccia.

Shahriyar: Lo sai che nessuna legge può essere infranta. Credo tu abbia saputo di ciò che

ha dovuto subire il ministro dell’agricoltura.

Shahrazad: Questa è la parte divertente della storia. Mi avete rovinato la narrazione.

Shahriyar: Cosa c’è di così divertente?

Shahrazad: Che la legge sul furto non è stata applicata per questo suo ministro.

Shahriyar: E invece si.

Shahrazad: In che modo? Non mi pare che sia stato visto ballare in pubblico gridando

“sono una donna!”.

Shahriyar: In pubblico no. Ad ogni modo lo ha fatto.

Shahrazad: Davanti a voi?

Shahriyar: No, a casa sua.

Shahrazad: E chi lo ha visto? Sua moglie?

Shahriyar: Non è sposato. Si è auto-inflitto la punizione da solo, davanti allo specchio.

Shahrazad: (Ride) Ammesso e non concesso che lo abbia fatto – ma io non ci crederò mai

– dov’è la punizione? Che umiliazione pubblica sarebbe?

Shahriyar: Però è ministro.

Shahrazad: E ladro.

Shahriyar: Ha salvato il regno dalla carestia più di una volta.

67
Shahrazad: La vostra gente soffre la fame da anni.

Shahriyar: Stai farneticando.

Shahrazad: Posso fare una domanda? A meno che non pensiate che farei meglio a non

chiedere a voi di certe faccende, maestà.

Shahriyar: Le tue domande non mi preoccupano, cara la mia narratrice di avvincenti

menzogne.

Shahrazad: Come fate a credere a un uomo che ruba in un colpo solo quanto i campi del

regno producono in un paio d’anni? Temo che scopriate che dice la gente di questa

faccenda.

Shahriyar: (Sarcastico) Non mi preoccupa affatto. Che dice?

Shahrazad: Ciò non significa che credo a ciò che dice.

Shahriyar: Capisco, capisco. Allora che dice?

Shahrazad: Che voi, maestà, siete complice del furto.

Shahriyar: Questo è davvero troppo! Però sono curioso, dimmi: in che modo sarei

complice del furto?

Shahrazad: Come è possibile che i vostri ministri rubino senza il vostro assenso?! Questo

dice la gente.

Shahriyar: (Ride) Ma questo è il mio regno. Come può una persona rubare ciò che gli

appartiene già?

Shahrazad: Non vi importa altro che il secondino riceva la sua punizione.

Shahriyar: Il capo della polizia lo ha punito?

Shahrazad: No, però ha ucciso uno dei ribelli.

68
Shahriyar: Quello evaso?

Shahrazad: No, un altro.

Shahriyar: Come si chiama?

Shahrazad: È il fratello di Salma, la protagonista della storia di domani.

Shahriyar: (Sorride) Vuoi sapere cosa mi sorprende maggiormente?

Shahrazad: Cosa?

Shahriyar: La tua fiducia che vedrai un altro giorno. Chi ti dice che adesso non ti mando

da Masrur?

Shahrazad: Ad ogni modo non ho niente da perdere. Le mie storie moriranno con me o

con voi. Comunque non usciranno dalle mura del palazzo e non rimarrà altro che la

verità che circola segretamente fra la gente finché verrà il tempo della rivelazione.

Shahriyar: (Con sarcasmo) E quando verrà il tempo della rivelazione?

Shahrazad: Quando una persona potrà pronunciare le sue parole senza guardarsi intorno

nel timore di una qualche punizione.

Shahriyar: (Alla fine della conversazione) Adesso ti lascio. Vedremo se la storia di…

come hai detto che si chiama?

Shahrazad: Salma.

Shahriyar: Ah già, Salma. Speriamo che sia una bella storia.

Shahrazad: Lo saprete qualora decideste di tenermi in vita fino a domani.

Shahriyar: (Tergiversando) Credo che Masrur desideri ascoltare da te una storia prima di

ucciderti. Sono certo che morirebbe del ridere.

Shahrazad: Masrur ha già sentito le mie storie.

69
Shahriyar: (Alterandosi) Quando? È entrato nel salottino?

Shahrazad: No, però ci sta ascoltando anche adesso. Magari per conto delle vostre spie.

Shahriyar: (Ride) Già! Le spie! (Ironico) Quasi dimenticavo di essere continuamente

controllato. Ho concesso a Masrur un aumento per l’incarico di spione.

Shahrazad: Non posso promettervi che mi rivedrete ancora.

Shahriyar: (Questa volta non si vergogna di rassicurarla che non la ucciderà) Sai che ti

dico?

Shahrazad: Cosa?

Shahriyar: Il mondo sarebbe migliore se ti avessi incontrato anni fa.

Shahrazad: Il mondo sarebbe migliore se le mura dei vostri palazzi avessero permesso alla

gente di entrare.

Shahriyar: (Chiama gridando) Masrur!

(Dissolvenza).

70
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