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Sauron, il Demiurgo della Terra di Mezzo

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Andrea May 5,
Casella 2019

Una disamina sugli aspetti demiurgici dell’Oscuro Signore della Terra di


Mezzo. L’Unico Anello come simbolo della saturnina volontà di
assoggettamento, che ha nel controllo del tempo la sua manifestazione.

di Andrea Casella
copertina: occhio di Sauron, illustrazione di J.R.R. Tolkien

« Vi era un tempo Sauron il Maia, che i Sindar del Beleriand chiamarono Gorthaur. Al principio di
Arda, Melkor lo sedusse ottenendone la fedeltà, ed egli divenne il servo più grande e più fidato del
Nemico, nonché il più pericoloso, giacché era in grado di assumere molte forme, e per molto tempo
riuscì ancora, quando lo voleva, a mostrarsi nobile e bello così da ingannare chiunque eccetto i più
accorti. »

Silmarillion

Le considerazioni sull’opera di J.R.R. Tolkien che si vanno di seguito a fare non hanno la
pretesa di trovarvi esplicito riscontro. È possibile (anzi, probabile) che si tratti di semplici
coincidenze, che danno vita a suggestioni, forti quanto si vuole, ma inani. E d’altronde, non
sarà che, in fin dei conti, i percorsi seguiti dalla mente umana, che scava nell’abisso degli
archetipi, siano sempre gli stessi? Non sarà forse che gli stessi semi dell’inconscio siano in
grado di mettere a frutto tanto un’opera di intrattenimento letterario quanto un’opera
religiosa?

È impossibile, quando si parla dell’opera di Tolkien, non essere tentati di attribuirvi un


significato religioso. Il dichiarato cattolicesimo dello stesso autore è una forte ipoteca in tal
senso, e, in fondo, la creazione di un mondo completamente “altro” rispetto al nostro, nel
pieno rispetto dei canoni del genere fantasy, impone, di regola, l’esposizione su “chi” e
“come” ha creato quel mondo.

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J. R. R. Tolkien (1892 – 1973)

Quella che potremmo definire la “Bibbia di Tolkien” è senza dubbio Il Silmarillion, che si
apre con un inequivocabile:

« Esisteva Eru, l’Unico, che in Arda è chiamato Ilùvatar; ed egli creò per primi gli Ainur, Coloro
che sono santi, progenie del proprio pensiero, ed essi erano con lui prima che ogni altra cosa fosse
creata. »

Un dio unico (un dio del monoteismo) esiste ab aeterno, increato, onnipotente: è conosciuto
col nome di Eru Ilùvatar da coloro che lo adorano; dal suo pensiero scaturiscono gli Ainur,
una schiera angelica di creature inferiori soltanto a lui. Ad essi Ilùvatar propone dei temi
musicali, e su questa base iniziano a cantare. Unica voce che, a un tratto, si leva dissonante
è quella del più potente di tutti gli Ainur, Melkor, che brucia dal desiderio di creare cose
proprie nelle regioni del Vuoto ignorate da Ilùvatar, prescindendo dall’indirizzo dato da
questi. Il potere di creare, tuttavia, la Fiamma Imperitura, è solo con Ilùvatar, cosicché nulla
di ciò che è concepito da Melkor può venire all’esistenza autonoma.

La musica degli Ainur (Ainulindalë), senza che neppure essi si aspettassero ciò, dà vita a
un mondo nuovo, fluttuante nel vuoto, cui si dà nome Arda (il pianeta Terra, diremmo
noi); il mondo, a quanto pare, deve sempre prendere origine dal suono, sia esso il Verbo o
un Canto. Lentamente, Melkor passa dalla vergogna per i rimproveri di Ilùvatar all’ira

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segreta, finché infine degrada da creatura angelica a essere demoniaco, cambiando nome
in Morgoth e concependo come unico obiettivo quello di sfregiare, sfigurare e, se possibile,
conquistare, la creazione di Ilùvatar, scalzandolo dal dominio.

È facile notare, in questo inizio, un calco della ribellione di Lucifero. La parte iniziale del
Silmarillion, l’Ainulindalë, è a tutti gli effetti una nuova Genesi. In effetti, lo spirito generale
dell’opera pare improntato a un deciso gnosticismo di tipo iranico (forse addirittura
cataro: Sauron, allievo di Morgoth, sembra assumere la parte di Satana, figlio di Lucifero,
secondo la versione di alcune fonti albigesi). Lo scontro eterno tra Bene e Male è
evidente. D’altronde, non è forse lo stesso Cristianesimo ortodosso assai tributario delle
dottrine di Zoroastro?

La Terra di Mezzo. La sua parte occidentale, il Beleriand, scomparve sotto le acque dell’oceano alla fine della Prima Era.

Ma tutti i tentativi di Melkor/Morgoth falliscono. Anche quando egli prende saldamente


possesso di alcune porzioni di Arda, in quella parte che è chiamata Terra di Mezzo,
ponendovi le proprie basi (prima a Utumno e poi ad Angband, nell’estremo nord del
Beleriand), non è capace di portare a termine il suo piano diabolico. Gli Ainur discesi a
vegliare su Arda, che prendono il nome di Valar [1], adiuvati dalle razze che popolano il
mondo, Elfi, Uomini e Nani, dichiarano una lotta senza quartiere al male, riuscendo infine a
scoperchiare Angband, a ridurre in pezzi il Thangorodrim e a catturare Morgoth. Tutto
questo alla fine della Prima Era del Mondo, all’esito di quella che è nota come Guerra
dell’Ira. A Morgoth viene strappata la corona ferrea incastonata dei silmaril, che gli
viene messa come collare, gli vengono tagliate le gambe all’altezza del ginocchio e
viene scagliato oltre i confini dell’universo.

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Il ruolo di Signore della Terra, dunque, non può attribuirsi a Morgoth, troppo presto uscito
dalla scena delle vicende di Arda. Ad altri è destinata una tale qualifica. E quella tocca a
Sauron, fervente servitore e alunno di Morgoth. I sistemi gnostici ci hanno tramandato
un’immagine del Demiurgo che si sostanzia in un “ordinatore” del caos, della tenebra
inferiore. Nulla, pertanto, egli crea, ma “forgia” qualcosa sulla base di un materiale già dato:
l’arte demiurgica è proprio questa. Sauron fa qualcosa di simile con la Terra di Mezzo (o
almeno, quella parte non andata distrutta con il Beleriand) che, come dice il Silmarillion, era
inizialmente pressoché spoglia, deserta e buia.

Sauron, inizialmente, era uno dei Maiar [2], cioè uno di


quegli Ainur di grado inferiore creati per assistere e servire i
Valar. Sauron, il cui nome originario era Mairon, era un Maia
di Aulë, il grande Vala detentore dell’arte della forgiatura.
Al suo servizio, Sauron ne apprese i segreti e soprattutto la
scienza di creare oggetti. Per il tramite di Aulë, Sauron è
dunque detentore di un’arte demiurgica. Anche dopo che si
lasciò corrompere da Morgoth conservò intatta la sua
scienza: sapientissimo tra tutti viene sempre descritto; non
una sapienza priva di oscurità, ovviamente. La vicenda di
Sauron è accostabile a quella degli “angeli che hanno
fatto il mondo” del sistema gnostico di Simon Mago, per
quanto, conta ribadirlo, non abbiano il potere di creare
alcunché ex nihilo, ma modellino, piuttosto, un materiale
Sauron, quando ancora era un
preesistente per darvi una nuova forma. Maia. Opera di Elena Kukanova.

Sauron, dopo la sconfitta del suo padrone e un iniziale


accenno di pentimento [3], aspirò a diventare unico signore della terra. Corruppe il cuore
dei Dùnedain di Nùmenor, già da tempo allontanatisi dai Valar, provocando la
sommersione dell’isola e l’esilio nella Terra di Mezzo degli ultimi fedeli tra i Dùnedain.
Soprattutto, insegnò agli Elfi dell’Eregion come forgiare alcuni anelli da donare ai signori
delle principali stirpi della Terra di Mezzo, al fine di controllarle per mezzo dell’Unico Anello,
da lui personalmente forgiato in segreto tra le fiamme del Monte Fato, nella terra di Mordor.

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Gli eserciti riuniti degli Elfi e degli Uomini dell’Ovest affrontano Sauron nella Battaglia di Dagorlad.

Successivamente alla Guerra dell’Ira e alla distruzione di gran parte del Beleriand, la
Terra di Mezzo era una landa buia e quasi disabitata. Su di essa mise gli occhi Sauron. A
quel tempo, egli aveva ancora la capacità di mutare forma e di apparire agli occhi delle genti
come una creatura angelica e saggia. Narra il Silmarillion:

« Sauron aveva assunto il nome di Annatar, il Signore dei Doni, e all’inizio gli Elfi ricavarono
grande profitto dalla sua amicizia. Ed egli disse loro: “Ahimè, se non fosse per la debolezza dei
grandi! Gil-Galad è infatti un re possente, ed esperto di tutte le tradizioni è Mastro Elrond, eppure
essi non vogliono aiutare i miei sforzi. Possibile che non desiderino vedere altre terre divenire beate
come lo è la loro? Ma perché mai la Terra di Mezzo dovrebbe restare per sempre desolata e buia,
laddove gli Elfi potrebbero invece renderla altrettanto bella quanto lo è Eressëa; ma che dico:
persino quanto lo è Valinor?” »

Come già accennato, al fine di gettare il suo potere sulla Terra di Mezzo si fece ospitare dagli
Elfi dell’Eregion, nella città di Ost-in-Edhil, e insegnò agli artigiani di quella terra come
forgiare molte cose, e tra esse gli Anelli del Potere: «Egli desiderava infatti irretire gli Elfi per
tenerli sotto il suo controllo». Infine, tre anelli rimasero agli Elfi: di essi si conoscono anche i
nomi: Narya, Nenya e Vilya. Altri sette furono assegnati ai re dei Nani, nove invece ai re degli
Uomini, la debole razza mortale, che di tutte è più facile da condurre al male . Costoro
lentamente caddero preda dell’ombra:

« Potevano aggirarsi, se lo volevano, invisibili agli occhi di tutti in questo mondo sotto il sole e
potevano vedere cose di mondi invisibili agli uomini mortali; ma troppo spesso vedevano solamente
i fantasmi e le illusioni di Sauron . »

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Illusioni, fole, nebbie, sono tutto ciò che gli uomini vedono sotto il potere di Sauron il
Demiurgo. Presto divennero ombre a loro volta, né vivi, né morti, né reali, né irreali,
avviluppati in un velo di Maya che non può essere sollevato, e assunsero il nome di
Nazgûl, detti anche i Nove o gli Spettri dell’Anello. Curioso che il loro numero corrisponda
proprio a nove, che è il numero di Maya.

Sauron con al dito l’Unico Anello, nell’adattamento cinematografico di Peter Jackson.

Gli Anelli, governati dell’Unico, hanno il potere di agire sulla materia rendendo invisibili i loro
portatori e rallentando lo scorrere del tempo. È questo un potere tipicamente demiurgico. Il
Demiurgo è tradizionalmente il signore delle forme e del tempo. Sauron può assumere
qualunque forma, almeno fino alla caduta di Nùmenor, può rendere invisibili i corpi tramite
gli anelli, che rallentano anche il fluire del tempo. In una lettera a Milton Waldman [4],
Tolkien scrive:

« Il loro potere principale (di tutti gli anelli assieme) fu quello di evitare e di rallentare il
“decadimento” (vale a dire il “mutamento”, considerato come cosa riprovevole), nonché di
conservare ciò che si desidera o che si ama, oppure la sua parvenza: e questo è più o meno un tema
elfico ricorrente [5]… Gli anelli possedevano pure altri poteri… per esempio quello di rendere
invisibile il corpo materiale e di far sì che le realtà del mondo invisibile divengano visibili. »

L’anello, allora, può disvelare il sostrato occulto della materia e controllare il tempo .
L’anello è tradizionalmente un simbolo di Chronos/Kronos: è noto che i termini latini annus
(anno) e annulus (anello) abbiano nella particella an (nel senso di circum) la loro radice.
Gollum e Bilbo vissero assai più a lungo del normale proprio grazie alla reliquia che
custodivano ignari.

Sauron, mettendo le mani sullo spazio e sul tempo (che insieme, come dice Schopenhauer,
formano il principio di causalità), aspira ad essere l’unico artifex e padrone del cosmo. Come
il Demiurgo gnostico nulla crea dal nulla, e tuttavia getta il suo potere sul cosmo,
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stringendolo a sé con l’Unico Anello e plasmandolo secondo il proprio oscuro volere.

Note:
[1] I Valar o Signori dell’Occidente (così chiamati poiché ebbero la loro sede definitiva nel
continente di Aman, a occidente della Terra di Mezzo, dopo che videro distrutta la loro
prima terra, Almaren, ai tempi degli Anni delle Lampade) sono assimilabili agli dèi del
politeismo pagano. Facile, ad esempio, riconoscere Zeus in Manwë, il cui animale-simbolo è
l’aquila, Poseidone in Ulmo, Efesto in Aulë e Ade in Mandos. Ancora, tra i Valar femmina,
appare chiaro che Varda, sposa di Manwë, sia Era e Yavanna Demetra.

[2] Tra i Maiar più famosi si ricordano Eönwë, l’araldo di Manwë, Ossë, lo scudiero di Ulmo,
e Melian, che andò in sposa al potente re elfico Thingol, signore del Doriath. Maiar incarnati
in forma umana furono anche gli Istari, o Stregoni. I più famosi furono senz’altro Mithrandir
(o Gandalf il Grigio) e Curunìr (o Saruman il Bianco).

[3] «Quando il Thangorodrim venne distrutto e Morgoth rovesciato, Sauron assunse nuovamente
sembianze di bellezza e fece atto di sottomissione a Eönwë, l’araldo di Manwë, abiurando tutte le
proprie malefatte. E alcuni ritengono che Sauron non l’abbia fatto, in un primo momento,
mentendo, ma che egli si fosse davvero pentito, sia pure solo per paura… Ma non era nei poteri
di Eönwë perdonare chi apparteneva al suo stesso ordine e così comandò a Sauron di tornare ad
Aman per esservi giudicato da Manwë. Allora Sauron provò vergogna, e non volle tornare
umiliato ed essere condannato dai Valar a quello che doveva senz’altro essere un lungo periodo
di servizio che ne dimostrasse la buona fede: sotto Morgoth, infatti, il suo potere era stato
grande. Perciò, quando Eönwë se ne andò, egli si nascose nella Terra di Mezzo; e ricadde nel
male, poiché i lacci che Morgoth aveva gettato su di lui erano assai forti» (Silmarillion).

[4] Lettera a Milton Waldman, 1951.

[5] Gli Elfi, razza primogenita e immortale di Ilùvatar, non avevano il concetto della morte e
del cambiamento, benché potessero osservarli. Per loro, il divenire della Terra di Mezzo (e
che è assente in Aman) è conosciuto nei termini dello “svanire”. Agli occhi degli immortali le
cose che passano se ne vanno, semplicemente, nell’ombra, e l’impossibilità di trattenerle è
alla base della tendenza antiquaria degli Elfi, e dei Noldor in particolare, i più malinconici e
nostalgici della stirpe elfica.

Bibliografia:
John Ronald Reuel Tolkien, Il Silmarillion, Bompiani, XI ed., 2015
John Ronald Reuel Tolkien, Racconti Incompiuti, Bompiani, I ed., 2001

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