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Il presepe di p. Vincenzo Rosario M.

Avvinti OP

Il presepe ricostruito,
segno della capacità
di rigenerarsi sempre!

Santuario di Madonna dell’Arco - Natale 2019

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A coloro che hanno reso possibile la ricostruzione di questo presepe
quale mio piccolo grande sogno, oggi di nuovo realtà.
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Introduzione

L’opera monumentale presepiale che si ammira nelle antiche


cantine del convento del nostro Santuario di Madonna
dell’Arco da quest’anno accoglie anche il presepe di p. Vin-
cenzo Rosario M. Avvinti OP. Costruito per la prima volta
nella chiesa di S. Antonio a Posillipo nel Natale 2013, fu mon-
tato successivamente all’altare maggiore del Santuario di Ma-
donna dell’Arco nel Natale 2014.
In occasione poi dell’ottantesimo anniversario di fondazione
della Congregazione delle Suore Domenicane di “S. Maria
dell’Arco”, p. Vincenzo ha costruito il suo presepe come ope-
ra permanente presso i locali retrostanti la casa generalizia
“Santa Caterina da Siena” in Sant’Anastasia (NA), per farne
una cappella per la preghiera privata personale.
Rimasto per tre anni in quel luogo, nel luglio 2019, per
l’impegno e la volontà di p. Alessio Romano OP, priore del
convento e rettore del Santuario di Madonna dell’Arco, è stato
spostato ed accolto nuovamente nel nostro Santuario per ri-
manere definitivamente ammirabile insieme ai presepi che già
risiedono nei sotterranei del convento.
Realizzato durante il suo percorso di malattia, p. Vincenzo ha
voluto fare di quest’opera un dono manifesto di passione e
amore per il mistero di Dio nella Incarnazione, in ringrazia-
mento alla Vergine Maria per la forza concessagli nonostante
fosse in chemioterapia nel percorso della stessa. Oggi per p.
Vincenzo il presepe è ammantato di maggiore valore poiché,
avanzando lo stato della sua malattia, la ricostruzione è stata
particolarmente ardua e problematica a causa dell’incipiente
difficoltà di deambulazione. Questa ricostruzione dunque ha
assunto per lui un valore sacrificale.
Il Priore e la comunità dei PP. Domenicani, per rendere pos-
sibile la ricostruzione del suddetto presepe, ha fatto risistema-
re un nuovo spazio dei sotterranei, quello delle antiche cantine
del convento in cui veniva prodotto il vino, rendendo così an-
cora più caratteristica la visita dei presepi.

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Nel 1965, per opera di fr. Attilio M. Cassano OP, si aprirono i
sotterranei del convento e fu costruito il primo presepe di cui
lui stesso ne fu l’autore. Da quel giorno tanti altri artisti dona-
rono ed esposero al Santuario i loro presepi, divenendo così
una vera e propria galleria di arte presepiale.
Ma l’origine del presepe di Madonna dell’Arco è da attribuire
sicuramente al primo parroco della parrocchia appena costi-
tuita, p. Eugenio M. Giovanniello OP, che nel 1960 costruì il
primo presepe in una cappella del Santuario. Da allora fu un
susseguirsi di idee per realizzare annualmente presepi sempre
più grandi e sempre più belli.

Negli ultimi anni la mano artistica di p. Michele Spina-


li,sacrista del Santuario della Madonna dell’Arco ha creato
scene nuove del presepe a grandezza naturale e risistemato
molte della vecchie grandi e piccole.
Ma la cosa bella che va sottolineata è che a 55 anni dalla co-
struzione del primo presepe nei sotterranei del convento, pur
cambiando le istanze culturali, un altro frate ha voluto realiz-
zare il suo presepe nelle antiche cantine adiacenti gli spazi già
destinati, quasi a dire la continuità nella tradizione ma soprat-
tutto a sottolineare il valore di un’opera così preziosa e di ele-
vatissima importanza pastorale soprattutto per il nostro tem-
po secolarizzato.

Costruito con materiali di riciclaggio, il presepe di p. Vincenzo


vuole gridare l’incarnazione di Cristo che avviene in qualun-
que situazione di vita e in ogni cuore. Così come vuole an-
nunciare la possibilità per tutti di risorgere dalle macerie di
qualunque avvenimento. È costituito da 200 pastori piccoli e
103 pastori da 30 cm vestiti tutti dalle sue mani operose. Gli
abiti di cui sono abbigliati i pastori non sono secondo i canoni
del presepe settecentesco, ma di più comuni fattezze, alcuni
con le sete di San Leucio, altri con velluti variopinti. Mentre
l’ambiente della realizzazione dell’opera è prettamente roccio-
so tipicamente siciliano che richiama il suo paese natio.

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Descrizione del Presepe

L’ambientazione in un luogo diverso da quello gerosolimitano


dice che Gesù viene in ogni ambiente, e non solo nella Terra
Santa. Ogni luogo, ogni cuore che accoglie il Signore viene re-
so tempio dello Spirito Santo e trono per il Re del cielo, fosse
anche sede una grotta brutta e sporca, covo di peccato e di te-
nebra.

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Il paesaggio è costituito da tre montagne che custodiscono tre
grotte. Le discese da queste montagne guidano il visitatore at-
traverso il presepe, in un viaggio fatto di tappe precise e codi-
ficate, ciascuna simboleggiata da un personaggio o da una fi-
gura. Ogni elemento del paesaggio ha un significato simbolico
preciso. Così ad es. il ponte indica il passaggio per l’aldilà e
l’ignoto; il fiume rappresenta il tempo, ma anche la vita nel
suo scorrere costante e sempre nuova, e così via.
Il presepe è una sacra rappresentazione di alcuni momenti e-
vangelici legati alla redenzione ma anche di un ambiente di vi-
ta bucolico e per alcuni versi leggendario. Mostra, in uno
spaccato di vita quotidiana, l’evento della nascita di Gesù, la
gioia e lo stupore che l’umanità ha provato, ed ancora oggi
prova, di fronte all’avvenimento straordinario
dell’incarnazione e della nascita del Verbo di Dio. Ma è anche
la concretizzazione della proiezione psicologica del bisogno
del divino che è in noi.

Il visitatore che arriva al presepe è portato perciò a cercare il


significato allegorico e simbolico per fare una introspezione
spirituale per il proprio cammino di adesione al mistero rivela-
to. Pertanto non bisogna ammirarlo come un pezzo da muse-
o, quanto piuttosto come occasione per immergersi nel Miste-
ro.
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Si scorge, in alto, un piccolo paesino arroccato su una monta-
gna e, progressivamente, ai piedi di questo monte altri agglo-
merati di case con la loro vita ordinaria, con proporzioni pic-
colissime, come di un paese all’orizzonte visto dalle nostre fi-
nestre. La particolarità di questa piccola parte del presepe sta
nella misura delle case e dei pastorelli che vanno da 1 fino a
8/10 cm . Se si approfondisce lo sguardo, si scorgono dei par-
ticolari sfiziosissimi che riportano al ricordo poetico di una vi-
ta che fu.

A sinistra di questo monte sulla seconda montagna si erge il


grande castello di Erode Antipa con la sua vita cortigiana e vi-
ziosa, luogo di una dinastia che nel tempo vedrà immoralità e
crudeltà, soprattutto durante il regno di suo figlio Erode il
Grande, succedutogli durante l’infanzia di Gesù. Già a partire
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dalla sua nasci-
ta, questo casa-
to nutre ostilità
verso di Lui
per l’instabilità
che potrebbe
apportare al
trono reale.
Affianca Ero-
de la moglie
del fratello Fi-
lippo, Erodia-
de, e davanti al
castello, Salo-
mè, figlia di
Erodiade e Fi-
lippo.

Uscendo dalla muraglia del castello, alle pendici del monte,


una grotta accoglie i pastori che sono intenti nel loro lavoro di
pastorizia e di lavorazione del latte. I pastori erano, al tempo
della nascita di Gesù, persone sospette che si rifugiavano sui
monti (spesso per
nascondersi o per
fuggire dalla vita
rurale) e si davano
alla pastorizia co-
me ripiego e quale
unico lavoro pos-
sibile. Si scorgono
3 pastori: uno in
piedi, mentre sta
facendo rientrare il
suo gregge, con
una pecorella sulle
spalle, simbolo
profetico della mi-
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sericordia di Dio di cui Gesù parlerà anche attraverso
l’immagine del buon pastore che ritrova la pecorella smarrita;
a seguire, un pastore che munge le pecore, un altro che qua-
glia il latte appena munto per farne formaggi freschi.

Ma lo sguardo è subito rapito da un’altra grotta, centro di tut-


to il presepe e trait d’union delle due montagne: la grotta in cui
si rifugeranno Maria e Giuseppe per far sì che venisse alla luce

il Signore dei cieli. Grotta che aveva ospitato il tempio di cui


si vedono ancora le macerie: solo alcune mura e una colonna
ai cui piedi troviamo un capitello e dei massi che ci fanno
pensare a un crollo. Si vuole sottolineare cioè come con la ve-
nuta di Cristo sono crollate le antiche credenze perché egli
viene a fare della stessa vita una espressione divina trasmet-
tendo la sua stessa vita. Vivendo nella fede del Figlio di Dio,
non da sudditi sottomessi al loro padrone, ma con una rela-
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zione paritaria di amore è possibile percepire la sua custodia e
la sua protezione, fino a godere della sua stessa gloria.
In questa grotta del tempio antico si realizza il mistero della
nascita che tradizionalmente viene rappresentata con i perso-
naggi della sacra famiglia al centro: Maria che ha appena par-
torito; Gesù adagiato sulla paglia, e Giuseppe al suo fianco;
sul retro, l’asino e il bue che riscaldano con il loro fiato il
bambino appena nato.

Davanti alla grotta, richiamati da un angelo apparso loro du-


rante la notte mentre facevano la guardia al loro gregge, tro-
viamo dei pastori ivi accorsi per constatare quanto annunciato
dall’angelo. Gli evangelisti sottolineano infatti come primo
evento, succeduto alla nascita, la discesa degli angeli con il
canto dell’inno dossologico e, contestualmente, la chiamata
dei pastori, quasi a dire che da subito quella nascita è un even-
to redentivo che porterà in tutto il creato giustificazione, libe-
razione e riscatto.
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Davanti alla grotta si apre una strada nella quale è evidente la
vita ordinaria quotidiana. Si trovano dei venditori, come il ca-
stagnaio che rappresenta nello scorrere del tempo il mese di
novembre; poi ancora la fruttivendola che espone i suoi pro-
dotti colorati e succulenti, simbolo di abbondanza e ricchezza:
nelle sue ceste intrecciate e nelle cassette di legno mostra uva,
pannocchie, anguria, melograni… tutti frutti legati alla bella
stagione e alla sua fecondità. Probabilmente la tradizione delle
“nature morte” del Seicento ha influenzato nel tempo questa
figura del presepe.

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Poi ancora troviamo la
venditrice di pane e di
uova, simbolo proprio
della rinascita e della pro-
sperità. E dall’altro lato
un altro pastore alla ven-
dita di latticini prodotti
dal lavoro della pastori-
zia: un vecchio lattaio
venditore di formag-
gi che ha disposto con
cura i suoi prodotti sul
suo banco di vendita,
come si può immaginare
abbia fatto ogni giorno,
per tutta la sua lunga vita.

A costeggiare la grande strada-


mercato si scorge dalle finestre di
una locanda l’ordinarietà della vita
rurale, tante persone sedute al ta-
volo a mangiare e a bere.

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E poi ancora tre casette che mostrano uno spaccato di vita
quotidiana.

Dentro ad una di queste, la più frontale al-


la vista del visitatore, si può scorgere un
anziano signore che, chiusa la Sacra Scrit-
tura e posta sul suo comò, si sta riscaldan-
do al suo piccolo braciere, quasi a dire che
ora quella parola dei profeti è giunta a re-
altà.

Andando più avanti, lo sguardo è attirato dal Santuario di Ma-


donna dell’Arco posto sulla collina, con i suoi battenti e la
tammorra.

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Alle pendici di questo monte la vita
quotidiana ordinaria lascia intuire al-
cune scene molto particolari: il macel-
laio che mentre taglia la carne accudi-
sce ai porcellini (nella simbologia dei
mesi dell’anno è associato infatti al
mese di gennaio quando, tradizional-
mente, in campagna veniva ucciso il
maiale).
Una panetteria rurale che fa anche da
pizzeria, particolare culturale pretta-
mente napoletano, con alcuni pastori
che ne degustano la pizza (associato al
mese di giugno). Il fornaio e la sua bot-
tega simbo-
leggia la dot-
trina cristiana
e in particola-
re il significa-
to speciale dato da essa al pane
nell’Eucarestia.

Si trova poi la casa di Benino, particolarmente centrale in que-


sto spazio e per certi versi un po’ sproporzionata rispetto agli
altri ambienti, per sottolinearne la particolarità.

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Benino è il pastore dormiente che sogna la nascita di Gesù e
quanto avviene in quel giorno. Nel sogno Benino cerca di li-
berarsi dai vizi per andare incontro al Salvatore con il cuore
puro, motivo per il quale è rappresentato con sette pecorelle
di cui tre con le corna e quattro senza che rappresentano ap-
punto i vizi capitali di cui la superbia, la lussuria e l’ira che im-
brigliano particolarmente il cuore umano, dai quali Benino nel
suo sogno di salvezza cerca di liberarsi.
Questo personaggio, legato in partico-
lare alla cultura napoletana, è messo in
risalto nella “Cantata dei pastori”, ope-
ra del teatro religioso tardo-
seicentesco del gesuita siciliano An-
drea Perrucci, in cui viene rappresenta-
ta la nascita di Gesù proprio come nel
sogno di Benino. Sogno reso plastico
come un fotogramma permanente. E-
gli dorme, mentre la sua famiglia è impegnata nei lavori quoti-
diani eppure nonostante i tentativi non si sveglia. In casa si
scorge la nonna nella stanza da pranzo seduta a preparare la
tavola; poi la mamma che sta lavorando al telaio e, davanti alla
casa, il padre Armensio che intento al lavoro cerca invano di
svegliare Benino. Questo sonno profondo sembra attribuirsi
al vino: Benino infatti ha le guance arrossate e tiene in mano
un fiaschetto di vino, ma Benino sogna e mentre sogna il pre-
sepe rimane realtà.
A seguire, si trova un falegname intento a portare la legna da
lavorare con accanto la moglie che
impaglia le sedie.
Un mestiere che
richiama quello
di San Giuseppe
e dunque riveste
un significato
simbolico più
incisivo rispetto
agli altri artigiani.
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Troviamo poi la fioraia con il
suo banco pieno di fiori. È
l’immagine della rinascita di
tutto il creato a seguito della
nascita di Gesù!

Al suo fianco, è possibile ve-


dere una scala attraverso la
quale si giunge ad una casa
dove vengono rappresentate
varie scene di vita famigliare
che evocano il normale corso della vita: un neonato che giace
nel suo lettino; sul terrazzo una ragazza intenta a stendere i
panni che viene corteggiata da un giovane; ancora un altro
giovane seduto a terra davanti l’uscio di casa con un fiasco in
mano e accanto il suo fascio di legna; una donna che si affac-
cia in attesa del marito che torna dal lavoro; e infine un nonno
mentre mangia seduto a tavola e una nonna che rassetta la
camera al piano superiore.

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Usciti così dal grande presepe tradizionale, si è subito richia-
mati alla terza montagna sovrastata dal grande tempio,
all’interno del quale una presenza insolita per il presepe tradi-
zionale ne mostra tutta la sua originalità e particolarità: sono i
santi domenicani insieme al loro santo fondatore, Domenico
di Guzman.

Accanto a lui, un po’ più in


basso, troviamo San Tom-
maso d’Aquino, membro
eccelso di questo sacro Or-
dine, il quale con lo studio
e l’insegnamento, con gli
scritti e la predicazione,
ragguagliò tutte le cono-
scenze teologiche.

A seguito di San Tommaso


si trova San Pietro da Ve-
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rona martire. Fu ucciso in odio alla fede in un agguato, duran-
te il quale fu colpito con un’ ascia in testa e un pugnale nel
petto. Prima di morire, con il suo sangue, scrisse per terra:
“Credo”!

Sotto al Fondatore, al centro tra i vari santi, emerge S. Cateri-


na da Siena. Mistica contemplativa, ricevette le stigmate invi-
sibili di nostro Signore e, in una visione, la fede nuziale in oc-
casione dello sposalizio avuto con lo Sposo eterno presentato-
le dalla Santissima Vergine Maria. Caterina seppe affrontare
politici e sapienti, e riuscì a far tornare il Romano Pontefice
da Avignone a Roma, scalzando fuori l’antipapa che intanto si
era insediato illegittimamente sul soglio Petrino.

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Sul lato destro del santo fondatore si scorge S. Alberto Ma-
gno, vescovo e maestro nell’università di Parigi. Fu colui che
accolse alla sua scuola San Tommaso d’Aquino.

Accanto e abbracciato da lui si vede San Vincenzo Ferrer, no-


to come predicatore “apocalittico”.

Davanti a loro si
impone San Pio V.
Fu il papa della
controriforma cat-
tolica a seguito
della riforma lute-
rana: guidò il Con-
cilio di Trento;
fondò i seminari
per la formazione
del clero e istituì
per loro l’uso del
breviario obbliga-
torio; fece stampa-
re e diffondere la
Sacra Scrittura perché fosse alla portata di tutti; istituì e diffu-
se il Santo Rosario e la preghiera dell’Angelus, centrando in tal
modo la giornata di ogni fedele sul mistero di Cristo, dalla sua
incarnazione e nascita fino alla gloria del paradiso.

Sui gradini del tempio si trova Santa Rosa da Lima, altra mi-
stica contemplativa che nella sua terra natia (Perù) quasi ri-
marcò le orme di Santa Caterina da Siena.

Sul lato opposto troviamo invece San Martino de Porres, frate


cooperatore, anche lui peruviano, il quale nella sua semplicità
mostra come via di santità il sevizio ai poveri e l’abnegazione
totale di se stesso.

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Tutti messi insieme, manifestano ciascuno una modalità
diversa di santità nelle tipologie dissimili di vita e di culture,
tutte guidate e orientate dalla spiritualità di San Domenico.

Ad ascoltare i domenicani e a usufruire della loro opera di sa-


pienti predicatori del mistero di Dio ci sono gli intellettuali,
rappresentati qui in abiti sontuosi arricchiti da gioielli e pietre
preziose. A destra del tempio si trovano subito i vari mestieri:
gente che lavora e che ha fatto del senso del dovere una virtù
eroica quotidiana quale espressione di ordinarietà nella sequela
della volontà di Dio.

Sotto la roccia del tempio, negli inferi della terra, negli abissi
più profondi si scorge l’inferno con Lucifero, Satana il princi-
pe dei demoni e Asmodeo. La nascita di Gesù sarà la distru-
zione del potere di Satana perché con la redenzione libererà il
mondo dal potere del peccato e renderà l’uomo capace di in-
staurare nuovamente il suo rapporto con Dio. Questo potere
di cacciare i demoni è stato poi trasmesso ai suoi apostoli e
ministri fedeli. Perciò, la predicazione fatta con la santità di vi-
ta espressa dai Santi Predicatori è terrore dei demoni.

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Le tentazioni dia-
boliche sono raffi-
gurate nella terza
grotta da zi' Vi-
cienzo e zi' Pascale
i quali, non la-
sciandosi affascina-
re dalla parola del
Vangelo, vengono
da esse sopraffatti,
per cui abbando-
nano i loro attrezzi
e si concedono alle ubriachezze e al gioco di azzardo. I loro
volti abbrutiti la dicono lunga in quanto mentre pensano di
godersi la vita seguendo i piaceri irresponsabili simboleggiati
da queste dipendenze si illudono di trovare la felicità per vie
alternative alla “felicità vera, stabile e duratura per l’eternità”.

Vicinissima a loro si trova


la zingara. È qui raffigurata
da sola, senza bambino e
con i cornetti della super-
stizione per la scaramanzia
in mano. Si dice che abbia
previsto la nascita del Sal-
vatore da una donna: sicu-
ra di essere lei quella don-
na, è stata tramutata in ci-
vetta. Rappresenta infatti la
superbia e l’idolatria.
Da un varco, si vede in lonta-
nanza il mare con tutto il suo
mondo: il lavoro della naviga-
zione per il commercio, il tra-
sporto e soprattutto della pesca.
A fianco si scorgono delle bar-
che attraccate e una pescheria.
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A lato di
quest’ultima
si trovano
alcuni lavori
ormai quasi
scomparsi
del tutto:
lo stagnaro,
con la vendi-
ta di pentole
e secchi;
il conciatore
di pelli;
il maniscalco
intento a ferrare un cavallo e lo stalliere. Tutto si svolge in un
borgo rustico secondo le antiche usanze.

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La grotta dell’adorazione dei Magi

L’idea-guida della realizzazione di questo presepe non è stata


quella tradizionale ma tutto è volto a mettere in risalto la cen-
tralità assoluta della grotta della natività con l’adorazione dei
Magi. Fino ad oggi, negli scantinati del Santuario di Madonna
dell’Arco, le scene a grandezza naturale che segnano i misteri
della nascita di Gesù descritti nel vangelo di Luca finivano con
la natività. In quest’opera di p. Vincenzo, si aggiunge la scena
dell’Adorazione dei Magi. Un varco sormontato da una stella
cometa segna l’ingresso verso la grotta in cui arrivano i Santi
Re Magi.

La grotta e i personaggi della Sacra Famiglia vogliono fare en-


trare il visitatore orante dentro al mistero che in essa è rac-
chiuso e interloquire con i personaggi della Sacra Famiglia.
Guardando la Madonna occhi negli occhi, si è spontaneamen-
te spronati alla preghiera e all’accoglienza di quel bambino,
che lei offre all’adorazione di tutti. Gli sguardi infatti sono al-
quanto eloquenti. La Madonna, non è nella posizione ieratica
o di adorazione del “bimbo–Dio” appena nato, ma seduta in
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trono e in atteggiamento di accoglienza, per mostrare la gran-
dezza di quel mistero che solo in lei si dispiega e che solo lei
in maniera cosciente e matura può mostrare.

Perciò, coronata Regina e con le


dodici stelle sul capo, manifesta quel
mistero che l’ha avvolta sin
dall’inizio e grazie al quale il figlio la
onorerà in paradiso al termine della
sua vita terrena, assumendola in a-
nima e corpo in cielo. Il bambino
appena nato, ancora nudo, guarda
sorridendo chi si avvicina quasi of-
frendosi per farsi conoscere e in-
fondere tenerezza.
La posizione di Giuseppe non è
centrale ma al fianco di Maria.
L’abbraccia quasi a manifestare il
suo atteggiamento di protezione e di
custodia della sua Santa Famiglia, di
padre putativo di quel bimbo che
Maria aveva dato alla luce.
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Ai lati della grotta,
si notano, a destra
oggetti di vita
quotidiana e diver-
si viveri, mentre a
sinistra, arnesi di
lavoro e il fuoco
per riscaldare
l’ambiente.

I Re Magi, arrivati
alla grotta con i
doni speciali per il
Re del cielo, rap-
presentano il fer-
marsi del mondo
e del tempo di-
nanzi a questo e-
vento prodigio-
so. Tradizionalme
nte sono tre:
Baldassarre, il più anziano; Gasparre, il giovane; e Melchiorre
il moro. La loro corsa richiama il percorso degli astri verso il
luogo della nascita di Gesù Bambino, simbolo del sole che
sorgendo fa eclissare la luna.

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Insegnamento pedagogico

Il presepe non è solo la


rappresentazione del-
la Natività, ovvero della
nascita di Gesù Bambino
a Betlemme, è molto più
di una semplice ricostru-
zione della Natività. Ogni
personaggio, ogni scena,
ogni dettaglio nasconde
un significato profondo.

Dietro ai personaggi del presepe c’è una tradizione popolare


fatta di storie, leggende, aneddoti, che nel tempo si sono me-
scolati con i brani
dei Vangeli per dare
vita a una realtà uni-
ca. È necessario
comprendere che,
disponendo le sta-
tuine e tentando di
ricostruire
un’ambientazione
suggestiva, non c’è
solo il tentativo di ricreare una bella scena per celebrare la na-
scita di Gesù Bambino. Il dato di partenza era questo ma nel
corso dei secoli questa
particolare forma
d’arte presepiale ha as-
sunto una dimensione
molto più variegata e
profonda, unica nel
suo genere che ancora
oggi affascina e cattura
l’attenzione di persone
da tutto il mondo.
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Sì, perché se i perso-
naggi tipici del presepe
sono nati a imitazione
dei protagonisti della
vita quotidiana, questi
erano fin dall’inizio
anche l’incarnazione
di simboli precisi e co-
dificati dalla tradizione.

Per questa ragione ogni anno le scene del presepe si popolano


di nuovi personaggi, spesso ispirati a situazioni, a persone,
mestieri e lavori come anche ad attori, politici, soubrette, cal-
ciatori. Come a voler sottolineare che il presepe non ha mai
smesso di essere uno specchio della società e del periodo in
cui vive chi lo rea-
lizza. Certo, ci vor-
rà un po’ di tempo
perché queste
nuove statuine as-
surgano lo stesso
valore dei perso-
naggi del presepe
classico.

Ma già oggi enumerare tutti i personaggi del presepe è una


bella impresa. Si dice che esso sia composto da settantadue fi-
gure, che comprendono non solo personaggi tipici, ma anche
luoghi ed elementi del paesaggio. Nulla è lasciato al caso e chi
vorrà realizzare un presepe come si deve dovrà tener presente
alcune regole fondamentali su come e dove collocare queste
figure e, soprattutto scegliere quali figure non possono man-
care. Ogni singolo oggetto, ogni singola figura, sono posizio-
nate in modo preciso per raccontare una storia, per trasmette-
re un’emozione, per dar vita a un equilibrio tanto fragile quan-
to necessario. Un equilibrio perfetto che è lo stesso su cui si
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basa l’ordine del mondo, ovvero
quello tra forze apparentemente in
contrasto, opposte, ma che in re-
altà trovano proprio nel loro bi-
lanciarsi la ragione d’essere: vita e
morte, bene e male, luce e oscuri-
tà. Anche i venditori e i commer-
cianti, come abbiamo visto, hanno
spesso un significato simbolico
che travalica il loro ruolo. Per
questo è interessante soffermarci
sul significato dei mestieri.

Un accenno alla Storia del presepe napoletano

È la storia stessa del presepe a giustificarne la profondità di


simboli e intenti. Il primo documento che attesta la presenza
di un presepe nella zona di Napoli risale al 1021 e, la storia di
quei secoli è disseminata di accenni e testimonianze che ci
fanno comprendere come, fin da allora, il presepe fosse con-
siderato una rappresentazione non solo religiosa ma anche di
grande pregio artistico, dono prezioso e gradito da parte di
nobili e perfino principi ai luoghi di culto.

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Dobbiamo tuttavia aspettare il XV secolo per trovare i primi
esempi di sculture in legno realizzate appositamente da mae-
stri artigiani, come i fratelli Giovanni e Pietro Alemanno, pri-
mi scultori di figure per la Natività, o Pietro Belverte, al quale
dobbiamo il primo presepe ambientato in una vera grot-
ta costruita con pietre portate dalla Palestina.

Nel XVI secolo si iniziarono a realizzare statuine in terracotta


per uso privato, alle quali spesso venivano date le fattezze dei
committenti. Con il presepe realizzato da San Gaetano da
Thiene, considerato l’inventore del Presepe napoletano,
nell’ospedale degli Incurabili, nasce la tradizione di allestire il
presepe nelle chiese e nelle case in occasione del Natale, ri-
muovendolo per il resto dell’anno. È anche l’inizio del prese-
pe barocco, nella chiesa degli Scolopi, composto da manichini
snodabili di legno, inizialmente a grandezza naturale, poi più
piccoli, riccamente abbigliati con stoffe pregiate. Durante tut-
to il Seicento il presepe napoletano si evolve, e gli elementi sa-
cri che lo caratterizzavano originariamente iniziano a subire
sempre di più la contaminazione
del mondo profano. Case, bot-
teghe, scene di mercato, taver-
ne, strade popolate da
un’umanità variegata e non sce-
vra di brutture, deformità… La
realtà esasperata al punto da far-
si arte.

Ma è nel Settecento che il pre-


sepe napoletano conosce la sua
Età dell’oro. Non più appan-
naggio esclusivo di chiese e luo-
ghi di culto, diventa un elemen-
to di pregio per i palazzi
dell’aristocrazia, che fanno a ga-
ra per aggiudicarsi le opere mi-
gliori degli artisti più famosi e
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rinomati. I personaggi sono realizzati in filo metallico ricoper-
to di stoppa, con testa e membra in legno dipinto e, successi-
vamente, in terracotta. Giuseppe Sanmartino fu solo uno dei
grandi scultori napoletani del Settecento a cimentarsi nell’arte
presepiale e a dare origine a una scuola. Moltissimi artisti ri-
nomati si dedicarono alla realizzazione delle figure in terracot-
ta per il presepe per tutto il Settecento e nel secolo successivo.

I personaggi del presepe e il loro significato

Veniamo ad esaminare in dettaglio i personaggi e i mestieri


del presepe, il loro significato più profondo e il simbolismo
che celano.

Oltre a quelli fondamentali, componenti la Sacra Famiglia e


che sono l’epicentro del mistero dell’incarnazione, gli altri
hanno sempre un significato allegorico e una posizione ben
precisa. Mi piace ricordarne alcuni:

Benino, il pastore dormiente che so-


gna la nascita di Gesù. Ci sono molte
tradizioni e leggende su di lui. Alcune
raccontano che il presepe nasca pro-
prio dal suo sogno e che cesserebbe di
esistere nel momento in cui si dovesse
risvegliare.
Simboleg-
gia l’attesa
del Natale, il cammino di ogni uomo
verso questo evento miracoloso e
unico. Quindi mai destarlo, mai sve-
gliarlo e mai fare un presepe senza
benino!

Armensio, il padre intento al lavoro.

30
Il pastore della meraviglia il quale, una
volta arrivato fuori la Grotta, allarga le
braccia al cospetto della Natività. Giunge
davanti a Gesù con le mani vuote e tutti
lo rimproverano ma la Madonna gli dice:
“Non ascoltarli! Tu hai compiuto la tua
missione! Il mondo sarà meraviglioso
finché ci saranno persone in grado di me-
ravigliarsi”.

La Carmela, la venditrice di pane. È la


pastorella dell’abbondanza e della prospe-
rità. Porta come dono alla Madonna e al
bambinello Gesù il pane e le uova che so-
no i simboli per antonomasia
dell’abbondanza e della rinascita.

I due zampognari, un adulto e un ra-


gazzo, presumibilmente padre e figlio;
il papà suona la zampogna, il ragazzo il
piffero, o meglio, la ciaramella. Riman-
gono fuori la grotta senza entrare.

La lavandaia, sempre
intenta a lavare i panni.
Questa categoria rappre-
senta quella delle levatrici
che hanno assistito alla
nascita di Gesù e hanno
prestato aiuto alla Ma-
donna. I teli che hanno
usato per pulire il Bam-
binello sono miracolo-
samente puliti e immaco-
lati, a simboleggiare

31
la verginità di Maria e l’origine mi-
racolosa di Suo Figlio. L'allegoria
della lavandaia è evidente: pulire i
panni rappresenta la pulizia dell'a-
nima dal peccato. In alcuni Vangeli
apocrifi si racconta che una delle
levatrici mise in dubbio la verginità
di Maria e, voleva in qualche modo
constatare. Quando si avvicinò a
Maria fu punita per la sua increduli-
tà, e la mano inaridì. La stessa leva-
trice, successivamente in adorazione del Bambino appena na-
to, gli diede una carezza, e per premio la mano rinvigorì.

La zingara, o meglio conosciuta co-


me ciociara, raffigurata in genere da
sola o con un bambino in braccio, si
dice che previde la nascita del Signore
da una donna, ma si dichiarò anche
sicura che quella donna sarebbe stata
lei stessa. Per aver peccato di presun-
zione è stata tramutata in civetta.
Rappresenta quindi la superbia. La
zingara col bambino in braccio simboleggia la profezia del-
la fuga in Egitto. La zingara senza bambino richiama
la passione di Cristo e il dolore immenso della Madonna.

Stefania: È una giovane vergine che, quando nacque il Re-


dentore, si incamminò verso la Natività per adorarlo. Bloccata
dagli angeli che vietavano alle donne non sposate di visitare la
Madonna, Stefania prese una pietra, l'avvolse nelle fasce, si
finse madre e, ingannando gli angeli, riuscì ad arrivare al co-
spetto di Gesù il giorno successivo. Alla presenza di Maria, si
compì un miracoloso prodigio: la pietra starnutì e divenne
bambino, il futuro Santo Stefano, il cui compleanno si festeg-
gia il 26 dicembre.

32
Il vinaio e Cicci Bacco
Il vinaio diffonde il mes-
saggio di morte e resurre-
zione perché simboleggia
l’Eucarestia. Viene con-
trapposto alla figura di
Cicci Bacco, retaggio delle
antiche divinità pagane, dio
del vino, che si presenta
spesso davanti alla cantina
con un fiasco in mano. Questo curioso personaggio dal nome
buffo, guida un carretto trainato da due buoi e carico di botti
di vino. Con il suo aspetto rubicondo, il ventre prominente, è
spesso circondato da zampognari e suonatori di flauto che ri-
chiamano a loro volta i riti
dionisiaci volti all’ebrezza e
all’eccesso. Dunque Cicci Bac-
co ricorda quanto sia sottile
il confine tra sacro e profano,
come lo è quello tra bene e
male.

I vari bottegai e i vari mestieri: rappresentano poi lo scorre-


re del tempo e il divenire dei
mesi. Ognuno infatti è asso-
ciato a un mese: Gennaio,
macellaio o salumiere; Feb-
braio, venditore di ricotta e
formaggio; Marzo, polliven-
dolo e venditore di uccelli;
Aprile, venditore di uova;
Maggio, rappresentato da una
coppia di sposi recanti un cesto di ciliegie e di frutta; Giugno,
panettiere o farinaro; Luglio, venditore di pomodori; Agosto,
venditore di cocomeri; Settembre, venditore di fichi o semina-
tore; Ottobre, vinaio o cacciatore; Novembre, venditore di ca-
stagne; Dicembre, pescivendolo o pescatore.
33
Il pescatore, insieme al
cacciatore, raffigura la lot-
ta dell’uomo per la so-
pravvivenza. Tra i mestieri
del presepe, il pescatore è
uno di quelli che riveste
una valenza positiva e
confortante. Contrappo-
sto alla figura del cacciato-
re, che s’incontra poco prima, il pescatore comunica un senso
di serenità e sollievo, sia esso seduto in riva al fiume, con la
canna tra le mani e la lenza gettata nell’acqua, o nella piazza
del mercato, accanto al banco del pesce. Come il cacciatore
rappresenta la morte, così il pescatore rappresenta la vita, e lo
si capisce dal suo aspetto un po’ trasandato, ma colorato, vi-
vace, dal guizzare dei pesci
sul banco di vendita, o alla
lenza. Con una camicia aperta
sul petto e pantaloni arrotola-
ti sotto il ginocchio è un’altra
delle figure caratteristiche del
presepe napoletano. Rappre-
senta la vita, ma anche il bas-
so-inferno, l’Ade, contrappo-
sto all’alto-mondo celeste in-
carnato dal Cacciatore e perciò
disposti da una parte all’altra
del presepe.
Ma il pescatore richiama an-
che San Pietro, il “pescatore di
anime”, e in generale la simbo-
logia del pesce utilizzata già
dai tempi delle persecuzioni
cristiane per indicare Gesù. Il
pesce fu infatti il primo sim-
bolo dei cristiani perseguitati
dall'Impero romano.
34
Il cacciatore: sebbene possa sembrare
anacronistico, è armato di fucile. Es-
sendo una figura allegorica ne pren-
diamo il significato perché simboleggia
la morte. Sta vicino alla parte alta del
fiume. Insieme al pescatore simboleg-
gia i cicli di vita–morte, giorno–notte,
estate–inverno e la dualità del mondo
celeste e di quello dell’Ade.

Il venditore di stoffe: come spesso av-


viene, il venditore di stoffe è rappresentato
come un mercante straniero, in questo ca-
so un moro, riccamente abbigliato. Si rac-
conta la storia di un mercante giunto da
lontano per vendere la propria merce in
una notte diversa da tutte le altre notti.
Proprio per questo motivo la sua presenza
è particolarmente significativa. È posizio-
nato davanti al castello di erode portando
le sue stoffe avvolte nel sacco di iuta.

I due compari:
zi' Vicienzo e zi' Pascale
che giocano a carte e bevo-
no vino sono la personifica-
zione del Carnevale e della
Morte, quasi a significare il
prendersi gioco della vita e
dei suoi valori. Si presenta-
no come due amiconi allegri e spensierati. In realtà simboleg-
giano rispettivamente i due solstizi (24 dicembre 24 giugno).
Al cimitero delle Fontanelle in Napoli si mostrava un cranio
indicato come “A Capa ‘e zi' Pascale” al quale si attribuivano
poteri profetici, tanto che le persone lo interpellavano per
chiedere consigli sui numeri da giocare al lotto.
35
L’osteria: in una leg-
genda napoletana, si
narra di un oste che nei
giorni precedenti il Na-
tale ammazzò tre bam-
bini, li tagliò a pezzi e
li mise in una botte,
con l’intento di servir-
ne le carni agli avven-
tori, spacciandole per
filetti di tonno. Ma
giunto San Nicola
all’osteria benedisse
quei miseri resti e resu-
scitò i tre bambini.

Tra i personaggi del Presepe non si può ignorare la nutrita


presenza di animali di ogni tipo. I più ‘famosi’ sono sicura-
mente il bue e l’asinello, che riscaldarono Gesù bambino con
il loro alito. Il primo avrebbe attirato con i suoi muggiti la Sa-
cra Famiglia nella stalla e avrebbe rinunciato a mangiare la pa-
glia fresca per permettere alla Madonna di preparare con essa
un giaciglio più morbido per Gesù nella mangiatoia, mentre il
secondo li avrebbe accompagnati nel lungo viaggio fino a Bet-
lemme. Data la presenza di molti pastori, è naturale pensare
che vi fossero pecore e caprette in abbondanza. Si racconta
che una di loro abbia offerto la sua lana calda alla Madonna
perché potesse confezionare una coperta per scaldare il Bam-
bino. Le antiche storie rac-
contano che gli animali par-
teciparono in modo attivo
e consapevole alla Natività,
inginocchiandosi e restan-
do immobili, quasi in pre-
ghiera. Le leggende raccon-
tano anche che essi parlas-
sero tra loro e che il loro
36
linguaggio risultasse com-
prensibile anche per alcu-
ni esseri umani presenti e
che dai loro discorsi a-
vrebbero potuto trarre in-
formazioni preziose per
l’anno che sarebbe venu-
to. Si trovano poi anche
altri animali da cortile e da
lavoro, come cavalli, muc-
che, oche, maiali, uccelli, spesso accompagnati dai loro pasto-
ri, ma si possono trovare anche animali esotici, come scimmie,
pappagalli e dromedari. La cultura po-
polare ha creato numerose leggende in-
torno a questi animali. Si racconta delle
tortore e del pettirosso i quali, col loro
dolcissimo canto, cullarono il sonno a-
gitato del piccolo Gesù facendogli di-
menticare il fred-
do. Si racconta
del ronzio delle
api nel quale sa-
rebbe nascosta
una lode segreta
per la nascita del
Figlio di Dio, o ancora della lucciola, silenziosa e invisibile,
che accompagnò i pastori fino alla stalla e che, sfiorata dalle
dita del Bambino, iniziò a brillare come una piccola stella.

37
Messaggio conclusivo

Se ci immergiamo appieno nella descrizione della Natività da


parte degli Evangelisti, specie in quella di Luca che è molto
dettagliata, riusciamo a cogliere l’intensità dell’atmosfera venu-
tasi a determinare a Betlemme… E in più avvertiamo che in
quel momento vi era qualcosa di indescrivibile, di irripetibile,
di assolutamente trascendente e di inafferrabile, che tuttavia si
rivelava a noi: un batuffolo di carne ed ossa nasceva per noi…
ci sorrideva in una notte incantata… ci insegnava l’amore, la
purezza del cuore, il sacrificio, la bontà...

Forse è per rivivere questa pienezza di sentimenti, per appaga-


re la sua sete di Assoluto, per immaginare la meravigliosa
"Notte Santa", che ogni cristiano sente il desiderio di rievoca-
re, attraverso la costruzione di un presepe, quell’evento così
decisivo e significativo per l’umanità.

Forse, esso rappresenta il desiderio di sentirsi puri come Gesù


o, ancora, un bisogno catartico di rinnovamento interiore che
ci faccia realizzare un mondo di bontà, di serenità e di fratel-
lanza universale, privo di ogni forma di odio e di prevarica-
zione, che ci faccia, cioè, essere migliori.

Certamente altissimo è il messaggio che promana dal presepe,


le cui radici cattoliche si ritrovano nel Mediterraneo e di cui è
necessario riscoprire il valore religioso, culturale e simbolico,
specialmente nel mondo odierno in cui, per festeggiare il Na-
tale, predomina l’uso dell’albero, di origine nordica ed espres-
sione di una società consumistica.

Il presepe, con la sua rievocazione, ci fa riflettere sulla nascita


di Gesù, sul Suo essersi incarnato per noi, sacrificato per la
nostra salvezza, per esaltare l’uguaglianza e per capovolgere le
ingiustizie sociali.

38
Il presepe con la centralità della Sacra Famiglia richiama al senso di
unione familiare nel sacrificio con fedeltà nella stabilità con abnega-
zione e sottomissione vicendevole e perciò, deve essere un punto
d’incontro per tutti i membri della famiglia, che si soffermano a
guardarlo, a formulare una preghiera, a rilevarne i particolari, a riflet-
tere su quel Mistero Divino in esso racchiuso. Proprio oggi, in cui la
famiglia ed i suoi componenti sono abbagliati da falsi valori, quali
l’egoismo ed il relativismo, il presepe è un faro luminoso che indica
alle giovani generazioni ideali sani e giusti. È importantissimo che i
giovani sentano il calore della famiglia, primo e principale nucleo so-
ciale, il quale deve essere sano, affinché la società possa risultare giu-
sta ed equilibrata. Il presepe, perciò, oltre che una rappresentazione
sacra della Natività, è un punto di riferimento per le famiglie cattoli-
che dell’intero mondo.

P. Vincenzo Rosario M. Avvinti per fare questo presepe ha speso


tutto: tempo e denaro, fatica e dolori indicibili, ci si augura che sia
un monito e un invito forte alla nostra società contemporanea per
allontanarsi e distaccarsi da quella laicità culturale che ha portato al
relativismo dei valori e a fare dell’individualismo un assoluto storico,
per ritornare a vivere veramente, con quel senso religioso e cattolico,
unico vero modo che porta a costruire la propria vita scegliendo o-
gni comportamento e non lasciandosi vivere trasportati dal sentore
socialoide, facendo scegliere alle contingenze di “pereri comuni” o
alle mode del momento o peggio ancora al sentire degli altri, quindi,
in modo intelligente e responsabile e, perciò stesso, veramente uma-
no.

Ratifica di un dono
Il presepe è stato una costante della mia vita ovunque ho dimorato: ne ho
costruito uno al mio paese natio, uno a Bologna nel Convento Patriarca-
le, e perfino al Cairo in Egitto, ambiente prettamente musulmano. Ora,
con amore infinito verso la mia comunità dei frati che ha reso possibile
questa ricostruzione accogliendo il mio presepe nelle antiche cantine, ade-
guando il posto alla sua realizzazione, dono quest’opera sperando di aver
fatto cosa gradita perché rimanga a perenne memoria. Vi amo tutti e tut-
ti benedico di cuore.
P. Vincenzo Rosario M. Avvinti OP
39
Per pregare al Presepe

La nascita di Gesù non appartiene solo a un tempo passato,


ma anche al nostro presente. Il Presepe ci fa contemplare
proprio la presenza viva del Signore Gesù insieme alla santa
famiglia di Nazaret. Custodisce in sé una sapienza pedagogica
che non si preoccupa solo di spiegare o di far conoscere, ma
anche di far vedere, di mostrare rendendo presente il fatto di
cui si fa memoria.

Nel presepe i credenti non risolvono il mistero


dell’incarnazione, ma lo contemplano e ne esprimono la pro-
pria vicinanza.

La Santa Famiglia di Nazaret si fa spazio nella piccola grotta


tra le cose di tutti i giorni per dare alla luce il bambino che
Maria porta in grembo e, come quando per costruire il prese-
pe nelle nostre case si spostano mobili, si bloccano finestre, si
liberano mensole, per dare spazio alla priorita’ del natale cioè
la nascita di Gesù, così dobbiamo imparare che c’è un altro
spazio da fare dentro di noi affinché il miracolo della nascita
possa rinnovarsi costantemente soprattutto nel nostro intimo
più profondo.

La cura verso le statuine è un altro modo molto concreto per


coltivare la propria devozione: in esse c’è l’immagine di quello
che è stato e che ancora si compie. Perciò il presepe diventa il
luogo della preghiera natalizia, uno spazio in cui le parole di-
ventano sussurrate o cantate, proprio come è stato per gli an-
geli nel cielo di Betlemme.

Apriamo ora il nostro cuore alla preghiera per entrare nel vivo
di questo mistero, davanti a questo presepe, immagine visiva
e icona statica del mistero dell’incarnazione e della nascita di
Cristo: luogo di preghiera e di contemplazione, affinché illu-
mini tutta la nostra vita.
40
Vieni tra noi, Signore Gesù. Tu sei la stella del mattino, il
Giorno che non muore. Figlio dell’Altissimo, Figlio della Ver-
gine. Fiore del deserto, Acqua che zampilla. Verbo fatto carne,
Dio fatto uomo. Seme di giustizia, Principe di pace. Dono di
salvezza, Volto dell’amore. Vieni tra noi, Signore Gesù.

Padre nostro…

Preghiamo.

O Dio, Padre di ogni consolazione, che hai promesso cieli


nuovi e terra nuova, ti ringraziamo perché ci hai donato que-
sta nuova umanità con l’incarnazione del tuo Figlio unigenito.
Egli è nato sulla terra per parlarci di te e mostrarci che tu hai
per ogni uomo e per ogni donna viscere di misericordia. Con-
cedi a tutti coloro che qui contemplano il mistero
dell’Incarnazione di riconoscere nel bimbo avvolto in fasce la
tua grazia apparsa sulla terra. E, attraverso questo presepe,
parla ancora a noi tuoi figli, rendici attenti alla voce del tuo
Spirito; affinché la parola di salvezza che ascolteremo diventi
nutrimento di vita e luce nel cammino verso di te per acco-
glierlo nelle nostre coscienze; Te lo chiediamo per
l’intercessione della Vergine Madre, nel nome del Figlio Gesù,
il Principe della pace e di S. Giuseppe padre provvidente che
formarono e vissero la santa famiglia e che con te vive e re-
gna per tutti i secoli dei secoli. Amen.

41
Preghiera davanti al Presepe

Signore, Gesù vengo davanti al tuo presepio con il cuore pie-


no di fiducia e di tenerezza. Voglio essere come i pastori che
nel cuore della notte si sono alzati per andare a vedere il Sal-
vatore. Apri anche le mie orecchie per sentire il canto di pace
degli angeli e i miei occhi per vedere in te il Principe della Pa-
ce. Che io ti riconosca come il Messia nella mia vita e mi met-
ta alla tua presenza, come vedo fare al tuo papà e alla tua
mamma in questo presepio. Voglio stare un po’ con te nella
tua grotta: solo qui accanto a te troverò pace e riposo, i miei
dubbi si muteranno in certezze, i miei affanni in quiete, la mia
tristezza in gioia, il mio turbamento in serenità.
In questo spazio troverà sollievo il mio dolore, acquisterò co-
raggio per superare la paura, mi riempirò di generosità per
non arrendermi all’avvilimento e per riprendere il cammino
della speranza.

Maria, vedo nel volto del tuo figlio Gesù la somiglianza con
Te. Fa’ che anche io seguendo i suoi insegnamenti possa con-
formarmi a Lui e rassomigliare a Te nello stile di vita, nella se-
quela autentica del vangelo e nell’esercizio eroico delle virtù.
Madre, mi rifugio in te e sotto la tua protezione imploro san-
tità. Rendimi somigliante a Lui, per essere sua Gloria e tuo
vanto.

San Giuseppe, insegnami a proteggere la presenza di Dio in


me come tu hai protetto Gesù Bambino e la tua Sposa Maria.
Aiutami, con l’aiuto dei SS. Angeli, a riconoscere i subdoli at-
tacchi di chi vorrebbe uccidere in me la presenza viva del Si-
gnore che il Padre ha voluto per me nel giorno del mio Batte-
simo. Che, dopo la visita a questo presepio, io guardi Gesù e
Maria con lo stesso amore che posso ammirare nei tuoi occhi.

Angeli Santi di Dio continuate ad essere come oggi la voce di


Dio che mi chiama, invitandomi ad alzarmi dal buio in cui ca-
do a causa delle mie debolezze e del peccato.
42
Preghiera per accendere una candelina al presepe

Discretamente mi sono infilato in mezzo ai pastori, che vedo


ognuno portarti un dono. Con la Tua nascita, Tu, ti dai tutto a
tutti, tutto Te stesso. Io sono a mani vuote, non ho nulla da
offrirti solo qualche carezza e qualche tenerezza. La candelina
che vuole rappresentarmi sia il segno del mio amore e della
mia gratitudine per esserti donato totalmente. Ma tu sorridimi
lo stesso e accettami così come sono, come la fiamma di que-
sta candela che, pur tremola e piccola, illumina e riscalda, rice-
vi il mio cuore che vuole accoglierti e sorridimi perché dal tuo
sorriso io riceva forza e coraggio perché anche io impari a do-
narmi tutto a te.

Gesù accoglimi e sorridimi.

Preghiera ai Santi Magi

O Santi Magi che viveste in continua attesa della stella di Gia-


cobbe che doveva ammirare la nascita del vero Sole di giusti-
zia, otteneteci la grazia di vivere sempre nella speranza
di veder spuntare su di noi il giorno della verità, la beatitudine
del Paradiso.
Gloria al Padre…

O Santi Magi che al primo brillare della stella miracolosa ab-


bandonaste i vostri paesi per andare in cerca dei Re dei Giudei
appena nato, otteneteci la grazia di corrisponde-
re prontamente come voi a tutte le ispirazioni divine.
Gloria al Padre…

O Santi Magi che non temeste i rigori delle stagioni, la sco-


modità dei viaggio per trovare il Messia appena nato, ottene-
teci la grazia di non lasciarci mai intimorire dalle difficoltà
che incontreremo sulla via della Salvezza.
Gloria al Padre…

43
O Santi Magi che abbandonati dalla stella nella città di Geru-
salemme, ricorreste con umiltà a chiunque potesse darvi noti-
zie certe del luogo ove si trovava l'oggetto delle vostre ricer-
che, otteneteci dal Signore la grazia che in tutti i dubbi, in tut-
te le incertezze, noi ricorriamo umilmente a Lui con fiducia.
Gloria al Padre…

O Santi Magi che inaspettatamente foste consolati dalla ri-


comparsa della stella, vostra guida, otteneteci dal Signore la
grazia che rimanendo fedeli a Dio in tutte le prove, dispiace-
ri, dolori, meritiamo di essere consolati in questa vita e salvati
nell'eternità.
Gloria al Padre…

O Santi Magi che entrati pieni di fede nella stalla di Betlemme


vi prostraste a terra in adorazione dei Bambino Gesù, anche
se circondato da povertà e debolezza, otteneteci dal Signore la
grazia di ravvivare sempre la nostra fede quando entriamo nel-
la sua casa, al fine di presentarci a Dio con il rispetto dovuto
alla grandezza della sua Maestà.
Gloria al Padre…

O Santi Magi che offrendo a Gesù Cristo oro, incenso e mir-


ra, lo riconosceste come Re, come Dio e come uomo, ottene-
teci dal Signore la grazia di non presentarci con le mani vuote
davanti a Lui, ma che anzi possiamo offrire l'oro della carità,
l'incenso della preghiera e la mirra della penitenza, perché an-
che noi possiamo degnamente adorarlo.
Gloria al Padre…

O Santi Magi che avvisati in sogno di non ritornare da Erode


vi avviaste subito per un'altra strada verso la vostra patria, ot-
teneteci dal Signore la grazia che dopo esserci riconciliati con
Lui nei Santi Sacramenti viviamo lontani da tutto quello che
potrebbe essere per noi occasione di peccato.
Gloria al Padre…

44
O Santi Magi che attratti a Betlemme dallo splendore della
stella giungeste da lontano guidati dalla fede, siate simbolo per
tutti gli uomini, affinché scelgano la luce di Cristo rinuncian-
do ai miraggi dei mondo, alle lusinghe dei piaceri della carne,
al demonio ed alle sue suggestioni e possano così meritare la
visione beatifica di Dio.
Gloria al Padre…

O perfettissimi adoratori del neonato Messia, Santi Magi, veri


modelli del cristiano coraggio, che nulla vi sgomentò del gra-
voso viaggio e che prontamente al segno della stella seguiste le
divine aspirazioni, ottenete a noi tutti la grazia che a vostra i-
mitazione s'abbia sempre di andare a Gesù Cristo e di adorar-
lo con viva fede quando entriamo nella sua casa, e non decli-
niamo giammai dalla strada della santità, che Gesù ci ha inse-
gnato così bene col proprio esempio, prima ancora che con le
proprie lezioni; e fate, o Santi Magi, che ci si possa meritare
dal Divin Redentore le sue elette benedizioni qui sulla terra ed
il possedimento poi della gloria eterna. Amen

45
Rito breve per l’accensione della lampada di avvento

Domenica 1 di Avvento: la candela dei profeti.

Lett.: A Natale Gesù viene nelle nostre case. Il segno che ce lo


ricorda è il presepio. Ma la realtà è che lui viene ad abitare
dentro di noi. La CAPANNA è il nostro cuore che si deve
preparare. CHE POSTO VOGLIAMO DARE A GE-
SÙ? Siamo invitati a interrogarci sulla nostra preparazione,
sulla nostra capacità di accogliere parole e persone nella nostra
vita, perché è donando attenzione alle persone che ci vivono
accanto che possiamo scorgere i segni della presenza di Gesù.
Occhi ben aperti, dunque, il Signore è vicino, ma quando arri-
verà ci troverà a vegliare o - ahimè! – ci dovrà svegliare? Il ri-
schio è proprio questo: che il nostro cuore sia addormentato.
Se siamo distratti e distanti l’evento del Natale accadrà lonta-
no da noi e i nostri occhi, perché chiusi, non potranno con-
templarlo. Gesù nel Vangelo di oggi ci dice : “Quello che dico
a voi, lo dico a tutti: Vegliate!”.

Questa piccola luce è il segno della nostra veglia di attesa e del


nostro desiderio di accoglierlo. Signore Gesù, aiutaci a custo-
dirla vegliando nella preghiera per essere pronti a incontrarti e
per saper leggere negli eventi del nostro tempo i segni della
tua presenza. Ci sia maestra di vigilanza e di sapienza la vergi-
ne Maria, tua e nostra Madre.
Canto si accende una luce
S’accende una luce all’uomo quaggiù, presto verrà tra noi Ge-
sù. Vegliate lo sposo non tarderà: se siete pronti vi aprirà.
Rit. Lieti cantate: gloria al Signor! Nascerà il Redentor.
S’accende una luce all’uomo quaggiù, presto verrà tra noi Ge-
sù. Annuncia il profeta la novità: il re Messia ci salverà.
Rit. Lieti cantate: gloria al Signor! Nascerà il Redentor.

46
Sac.: Signore Gesù Cristo, tu sei la luce che brilla nella notte
del mondo. Noi ti attendiamo e desideriamo incontrarti presto
faccia a faccia, perché tu sei il Dio misericordioso che viene a
giudicarci sull’amore, per instaurare il tuo regno d’amore inef-
fabile. Vieni, Signore Gesù, sposo dell’umanità!

Domenica 2 di Avvento: la candela di Betlemme.

Lett.: La capanna è al suo posto, ma c’è ancora tanta strada da


fare prima di porre Gesù bambino nella mangiatoia. Bisogna
provvedere alle infrastrutture: il mulino, le case del villaggio, il
ponte, il pozzo. Giovanni Battista lo sa bene e parla
di LAVORI IN CORSO: “nel deserto: preparate la strada del
Signore, raddrizzate i suoi sentieri”. Non è possibile percorre-
re la strada per arrivare alla capanna di Betlemme se lungo
la STRADA non abbiamo raddrizzato ciò che non va nella
nostra vita, nel rapporto con i familiari e le persone con cui
viviamo, lavoriamo, magari anche preghiamo, ma senza amore
nel cuore. È necessario anche per noi andare al Giordano, da
Giovanni, e affidare all’ACQUA che scorre e porta lontano la
zavorra che non ci permette di correre lungo la strada di Bet-
lemme. Seguiamo l’esempio degli ascoltatori di Giovanni:
“Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitan-
ti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume
Giordano, confessando i loro peccati”.

Signore Gesù Cristo, accendiamo questa seconda luce per ri-


cordarci l’impegno e la necessità di agire sempre in modo da
preparare la strada del tuo ritorno fra noi, rimanendo vigili e
amorosamente attenti alla tua presenza in noi e attorno a noi,
vivendo e testimoniando ogni giorno il tuo vangelo, invocan-
doti nella gioia come nel dolore. L’esempio e l’intercessione
della tua Madre immacolata ci aiutino a essere fedeli a quest’
impegno.

47
Canto:
S’accende una luce all’uomo quaggiù, presto verrà tra noi Ge-
sù. Vegliate lo sposo non tarderà: se siete pronti vi aprirà.
Rit. Lieti cantate: gloria al Signor! Nascerà il Redentor.
S’accende una luce all’uomo quaggiù, presto verrà tra noi Ge-
sù. Un’umile grotta solo offrirà Betlemme, piccola città.
Rit. Lieti cantate: gloria al Signor! Nascerà il Redentor .
Sac.: Gesù Cristo Signore, tu sei la luce che brilla nella notte
del mondo. Tu stai per tornare, glorioso, in questo mondo che
ti aveva accolto in una grotta e che non ha saputo accoglierti,
allora come oggi. Eppure conosciamo la gioia e la bellezza che
tu doni a chi sa aprirti la porta della propria vita! Vieni, Signo-
re Gesù, misericordioso e onnipotente!
Domenica 3 di Avvento: la candela dei pastori.
Lett.: Gesù spesso si paragona alla luce. A Natale verrà la Lu-
ce, ma nel presepio ci sono anche tante piccole luci, c’è
la STELLA cometa che con la sua luce richiama i lontani.
Guardando il presepio da lontano, siamo attratti dal suo sfol-
gorio di luci, ma appena vicini è subito dentro la capanna, a
Gesù, che guardiamo. Le lucine del presepio fanno bene il lo-
ro dovere: non sono loro le protagoniste, semplicemente ri-
chiamano gli uomini alla vera LUCE che a Natale illumina le
tenebre del mondo. Sono i RIFLETTORI che puntano la no-
stra attenzione verso l’essenziale. Un riflettore speciale con la
sua testimonianza silenziosa, ma luminosa è quella di Giovan-
ni il Battista che oggi ci dà una grande lezione di umiltà! “Do-
po di me viene uno che è più forte di me!”. Lo mettono alla
prova sacerdoti e leviti, ombra e tenebre: come il CASTELLO
di Erode che nel Natale del Signore resterà avvolto nel buio!
Nell’accendere questa nuova luce Signore Gesù, ti innalziamo
il nostro grazie per la tua presenza in mezzo a noi che non
cessa d’infonderci nuova vita e di spingerci verso il cuore della
Trinità santissima, nostra patria e nostra meta.
48
Canto:
S’accende una luce all’uomo quaggiù, presto verrà tra noi Ge-
sù. Vegliate lo sposo non tarderà: se siete pronti vi aprirà.
Rit. Lieti cantate: gloria al Signor! Nascerà il Redentor.
S’accende una luce all’uomo quaggiù, presto verrà tra noi Ge-
sù. Pastori, adorate con umiltà Cristo, che nasce in povertà.
Rit. Lieti cantate: gloria al Signor! Nascerà il Redentor.

Sac.: Gesù Cristo Signore, tu sei la luce che brilla nella notte
del mondo. È ormai vicina la festosa ricorrenza della tua na-
scita a Betlemme e già ne pregustiamo la gioia, perché tu sei
venuto a salvarci facendoti uno di noi e donando la tua vita
per noi! Vieni, Signore Gesù, fonte incrollabile della nostra
gioia!

Domenica 4 di Avvento: la candela degli angeli.

Lett.: Ora il presepio è quasi completo: ci sono MARIA,


GIUSEPPE, L’ANGELO, I PASTORI… tutti i personaggi
sono al loro posto, il presepio si anima di presenze! A queste
presenze aggiungiamo la nostra, di noi che ci accostiamo al
presepio e … facciamo le belle statuine? Davanti al mistero
che si rinnova restiamo spettatori passivi, indifferenti? Ab-
biamo fatto spazio al presepio in casa nostra, ma nel nostro
cuore? Non è sufficiente guardare, occorre stupirsi e contem-
plare, lasciarsi cambiare la vita, METTERCI
L’ANIMA! Come Maria che, accogliendo l’annuncio
dell’angelo, accetta di accogliere Gesù nella sua vita. E sap-
piamo bene come è cambiata la sua vita dopo quell’umile ge-
sto di accoglienza: Maria ci ha messo l’anima nell’accogliere
quel figlio, nel crescerlo e amarlo fino sulla croce! E noi? Na-
tale quest’anno avrà un’anima, se sapremo dire con Maria:
“Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che
hai detto”.

49
Signore Gesù Cristo, quest’ultima luce che viene a illuminarci
ci sia guida non solo ad accoglierti nella tua incarnazione di
due millenni fa, ma soprattutto a riconoscerti, seguirti e servir-
ti in questo nostro “oggi”, perché tu sei per sempre il Dio-
con-noi, il Salvatore potente, l’Agnello divino venuto a toglie-
re il peccato di tutto il mondo, la gioia che nessuno potrà to-
glierci, la Pace e la Vita vera che ci attira a Sé nell’eternità.

Canto:

S’accende una luce all’uomo quaggiù, presto verrà tra noi Ge-
sù. Vegliate lo sposo non tarderà: se siete pronti vi aprirà.
Rit. Lieti cantate: gloria al Signor! Nascerà il Redentor.
S’accende una luce all’uomo quaggiù, presto verrà tra noi Ge-
sù. Il coro celeste «Pace» dirà «a voi, di buona volontà!».
Rit. Lieti cantate: gloria al Signor! Nascerà il Redentor.

Sac.: Gesù Cristo Signore, tu sei la luce che brilla nella notte
del mondo. Tu sei già venuto a noi, uomo comune che parla-
va con autorità e operava segni e miracoli per aiutarci a trova-
re la via del ritorno al Padre e della riconciliazione fra di noi!
Vieni, Signore Gesù, agnello inerme che ci ottiene la vera pa-
ce!

50
Celebrazione della Novena di Natale
dal 16 al 24 dicembre

Invitatorio

L’assemblea:

Antifona: venite adoriamo il Re Signore che sta per venire.

(Il giorno 24 invece si canta: Il Signore è ormai vicino, venite ado-


riamolo)

Godi, figlia di Sion, / esulta, figlia di Gerusalemme: / ecco il


Signore verrà / ed in quel giorno vi sarà gran luce, / i monti
stilleranno dolcezza, / e dai colli scorrerà latte e miele, / per-
ché verrà un grande profeta, / ed egli rinnoverà Gerusalem-
me. R.

Ecco dalla casa di David / verrà il Dio uomo a sedersi sul


trono; / vedrete e godrà il vostro cuore. R.

Ecco verrà il Signore, il nostro Protettore, / il Santo


d’Israele,/ portando sul capo la corona regale, / e dominerà
da un mare all’altro, / e dal fiume ai confini estremi della ter-
ra. R.

Ecco apparirà il Signore / e non mancherà di parola: / se in-


dugerà / attendilo, perché verrà e non potrà tardare. R.

Il Signore discenderà come pioggia sul velo: / in quei giorni


spunterà la giustizia / e l’abbondanza della pace: / tutti i re
della terra lo adoreranno / e i popoli lo serviranno. R.

Nascerà per noi un bimbo / e sarà chiamato Dio forte: / Egli


siederà sul trono di Davide suo padre / e sarà un dominatore
/ ed avrà sulle sue spalle la potestà regale. R.

51
Betlemme, città del sommo Dio, / da te nascerà il dominatore
di Israele; / la sua nascita risale al principio dei giorni
dell’eternità, / e sarà glorificato in mezzo a tutta la terra, / e
quando Egli sarà venuto, / vi sarà pace sulla nostra terra. R.

Alla vigilia di Natale si aggiunge:

Domani sarà cancellata la colpa della terra / e regnerà su noi il


Salvatore del mondo. R.

Inno

L’eco d’un grido nitido


gli occulti mal rimprovera:
siano fugati gl’incubi:
Gesù dall’alto sfolgora.

Ecco l’Agnel discendere


a condonare il debito:
unanimi con lacrime,
orsù! Chiediamo grazia.

L’almo Autor del secolo


assunse corpo carneo
per far la carne libera
e gli uomini non perdere.

Divien quel sen purissimo


Tempio di Dio l’Altissimo:
il Figlio chiude, integro
senza conoscer uomini.

Al Padre, Dio, sia gloria


e al suo Figlio unico
insieme al Paraclito
nei secoli dei secoli. Amen.
52
17 dicembre

1^ Ant. Viene il Signore, non tarderà: farà luce nel segreto


delle tenebre,apparirà a tutte le nazioni, alleluia.
2^ Ant. Montagne e colline si abbasseranno, le vie tortuose si
faranno diritte; vieni, Signore, non tardare, alleluia
3^ Ant. In Sion darò la salvezza, in Gerusalemme la mia glo-
ria, alleluia.

Dal libro del Siracide 24,3-13.17-20

«Io sono uscita dalla bocca dell’Altissimo e ho ricoperto come


nube la terra. Ho posto la mia dimora lassù, il mio trono era
su una colonna di nubi. Il giro del cielo da sola ho percorso,
ho passeggiato nelle profondità degli abissi. Sulle onde del
mare e su tutta la terra, su ogni popolo e nazione ho preso
dominio. Fra tutti questi cercai un luogo di riposo, in quale
possedimento stabilirmi.
Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine, il mio crea-
tore mi fece posare la tenda e mi disse: Fissa la tenda in Gia-
cobbe e prendi in eredità Israele.
Io come una vite ho prodotto germogli graziosi e i miei fiori,
frutti di gloria e ricchezza. Avvicinatevi a me voi che mi desi-
derate, e saziatevi dei miei prodotti. Poiché il ricordo di me è
più dolce del miele, il possedermi è più dolce del favo di mie-
le. Quanti si nutrono di me avranno ancora fame e quanti be-
vono di me avranno ancora sete».

Segue una breve meditazione del sacerdote celebrante.

Antifona al cantico

O Sapienza, che esci dalla bocca dell’Altissimo, ti estendi ai


confini del mondo, e tutto disponi con soavità e con forza:
vieni, insegnaci la via della saggezza.

53
Intercessioni

Innalziamo la comune preghiera a Cristo, Salvatore, nato dalla


Vergine Maria:
R. Vieni, Signore Gesù.

Figlio di Dio, che vieni come il vero angelo dell’alleanza, fa’


che il mondo intero ti riconosca e ti accolga. R.

Verbo di Dio, che ti sei fatto nostro fratello, libera l’umanità


dalle oscure suggestioni del male. R.

Signore della vita, che hai preso su di te la nostra morte, fa’


che accettiamo dalle tue mani la sofferenza e la morte. R.

Giudice divino, che dai la giusta ricompensa, mostraci la mise-


ricordia che non conosce limiti. R.

Cristo Signore, morto per noi sul legno della croce, dona il ri-
poso eterno a chi è morto a causa dell’odio e della violenza. R.

18 dicembre

1 ant. Ecco, viene il Signore, il Re dei re dellaterra:


beato chi è pronto per andargli incontro.
2 ant. Cantate al Signore un canto nuovo, lode a lui fino all'e-
stremità della terra.
3 ant. Quando il Figlio dell'uomo verrà, troverà ancora fede
sulla terra?

Dal libro del profeta Isaia 2,2-5

Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà eleva-
to sulla cima dei monti e sarà più alto dei colli; ad esso afflui-
ranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno: «Venite, saliamo sul monte
del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci indichi
54
le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri». Poiché da
Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore.
Egli sarà giudice fra le genti e sarà arbitro fra molti popoli.
Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un
popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo. Non si
eserciteranno più nell’arte della guerra.
Casa di Giacobbe, vieni, camminiamo nella luce del Signore.

Segue una breve meditazione del sacerdote celebrante.

Antifona al cantico

O Signore, guida della casa d’Israele, che sei apparso a Mosè


nel fuoco del roveto, e sul monte Sinai gli hai dato la legge:
vieni a liberarci con braccio potente.

Intercessioni

Uniamoci alla santa Chiesa, che attende con fede il Cristo suo
sposo e acclamiamo:
R. Vieni, Signore Gesù.

Verbo eterno, che nell’incarnazione hai rivelato al mondo la


tua gloria, trasformaci con la tua vita divina. R.

Ti sei rivestito della nostra debolezza, infondi in noi la forza


del tuo amore. R.

Tu, che sei venuto povero e umile per redimerci dal peccato,
accoglici nell’assemblea dei giusti, quando verrai nella gloria.
R.

Tu, che governi con sapienza e amore le tue creature, fa’ che
tutti gli uomini promuovano il progresso nella libertà e nella
pace. R.

55
Tu, che siedi alla destra del Padre, allieta con la visione del tuo
volto quelli che solo alla fine conobbero l’amore e la speranza.
R.

19 dicembre

1ant. Dal santuario del cielo esce il Signore e viene a salvare il


suo popolo.
2ant. Tu nostra forza, città di Dio! Il Salvatore sarà per te
muro e baluardo: aprite le porte, il Signore è con noi, alleluia.
3ant. Sulla terra si conosca la tua via, la tua salvezza in tutte le
nazioni.

Dal libro del profeta Isaia 11,1-5

Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto ger-


moglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Si-
gnore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio
e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore.
Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo
le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma
giudicherà con giustizia i poveri e prenderà decisioni eque per
gli oppressi del paese. La sua parola sarà una verga che per-
cuoterà il violento, con il soffio delle sue labbra ucciderà
l’empio. Fascia dei suoi lombi sarà la giustizia, cintura dei suoi
fianchi la fedeltà.

Segue una breve meditazione del sacerdote celebrante.

Antifona al cantico

O Germoglio di Iesse, che ti innalzi come segno per i popoli:


tacciono davanti a te i re della terra, e le nazioni t’invocano:
vieni a liberarci, non tardare.

56
Intercessioni

A Cristo, giudice dei vivi e dei morti, salga fiduciosa la pre-


ghiera del popolo redento:
R. Vieni, Signore Gesù.

Signore, il mondo riconosca la tua giustizia, la tua gloria abiti


sulla nostra terra. R.

Tu, che hai voluto condividere la debolezza della condizione


umana, infondi in noi la forza inesauribile del tuo Spirito. R.

Irradia sul mondo la luce della tua verità, illumina i nostri fra-
telli che ancora non ti riconoscono. R.

Sei venuto nell’umiltà per cancellare i nostri peccati, venendo


nella gloria, guidaci alla felicità eterna. R.

Tu, che alla fine dei tempi verrai a giudicare il mondo, ricom-
pensa coloro che in questa vita furono vittime della persecu-
zione. R.

20 dicembre

1 ant. Da Sion viene il Signore onnipotente, viene a salvare il


suo popolo.
2 ant. Per amore di Sion non tacerò,
finché non sorga la lune del suo Giusto.
3 ant. Lo Spirito del Signore è sopra di me: mi manda fra i
poveri a portare l'annunzio di gioia.

Dal libro dell’Apocalisse 3,7-8.11-12

Così parla il Santo, il Verace, Colui che ha la chiave di Davide:


quando egli apre nessuno chiude, e quando chiude nessuno
apre. Conosco le tue opere. Ho aperto davanti a te una porta

57
che nessuno può chiudere. Verrò presto. Tieni saldo quello
che hai, perché nessuno ti tolga la corona.
Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio
Dio e non ne uscirà mai più.

Segue una breve meditazione del sacerdote celebrante.

Antifona al cantico

O Chiave di Davide, scettro della casa d’Israele, che apri, e


nessuno può chiudere; chiudi, e nessuno può aprire: vieni, li-
bera l’uomo prigioniero, che giace nelle tenebre e nell’ombra
di morte.

Intercessioni

Alla fine dei tempi il Cristo si manifesterà nello splendore del-


la gloria. La Chiesa lo saluta e lo invoca:
R. Vieni, Signore Gesù.

Cristo nostro Salvatore, che nascendo dalla Vergine ci hai li-


berati dal giogo della legge antica, compi in noi l’opera della
tua redenzione. R.

Tu, che hai condiviso la nostra condizione umana, fa’ che par-
tecipiamo alla tua vita divina. R.

Per il mistero della tua venuta, accendi in noi il fuoco della ca-
rità, realizza le nostre aspirazioni di giustizia e di pace. R.

Tu, che ora ci fai camminare nell’oscurità della fede, fa’ che un
giorno ti contempliamo nella gloria. R.

Scenda su tutti i defunti la rugiada della tua misericordia,


splenda ad essi la luce del tuo volto. R.

58
21 dicembre

1 ant. A te, Signore, innalzo l'anima mia: vieni a liberarmi, Si-


gnore, in te mi rifugio.
2 ant. Ricompensa, Signore, quelli che sperano in te:
si riconosca la verità dei tuoi profeti.
3 ant. Volgiti un poco, Signore, verso di noi, vieni dai tuoi
servi, non tardare.

Dal libro del profeta Isaia 9,1; 60,1-5a.19

Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce;


su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse.
Alzati, rivèstiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del
Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, le tenebre ricoprono la
terra, nebbia fitta avvolge le nazioni; ma su di te risplende il
Signore, la sua gloria appare su di te.
Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del
tuo sorgere.
Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati,
vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono
portate in braccio. A quella vista sarai raggiante, palpiterà e si
dilaterà il tuo cuore. Il sole non sarà più la tua luce di giorno,
ne ti illuminerà più il chiarore della luna. Ma il Signore sarà
per te luce eterna, il tuo Dio sarà il tuo splendore.

Segue una breve meditazione del sacerdote celebrante.

Antifona al cantico

O Astro che sorgi, splendore della luce eterna, sole di giusti-


zia: vieni, illumina chi giace nelle tenebre e nell’ombra di mor-
te.

59
Intercessioni

A Cristo, che ci ha liberati dalle tenebre del peccato, rivolgia-


mo fiduciosi la nostra preghiera:
R. Vieni, Signore Gesù.

Signore, raduna in una sola famiglia i popoli della terra, rinno-


va con essi il patto di eterna alleanza. R.

Agnello di Dio, che sei venuto a togliere i peccati del mondo,


liberaci dai fermenti della lussuria, della violenza e
dell’orgoglio. R.

Tu, che sei venuto a salvare l’umanità decaduta, nel tuo avven-
to glorioso non condannare coloro che hai redento. R.

Tu, che ci attiri con la forza della fede, fa’ che giungiamo al
porto della gioia eterna. R.

Tu, che verrai a giudicare i vivi e i morti, ammetti i nostri fa-


miliari e amici defunti nella gioia dei santi. R.

22 dicembre

1 ant. Viene da Sion colui che regnerà:


il Signore, l'Emmanuele, grande è il suo nome.
2 ant. Perseverate, e vedrete su di voi l'aiuto del Signore.
3 ant. Rivolgo lo sguardo al Signore, aspetto Dio, mio Salva-
tore.

Dal libro del profeta Geremia 29,11-14

Io conosco i progetti che ho fatto a vostro riguardo -dice il


Signore- progetti di pace e non di sventura, per concedervi un
futuro pieno di speranza.
Voi mi invocherete e ricorrerete a me e io vi esaudirò; mi cer-
cherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il cuore;
60
mi lascerò trovare da voi -dice il Signore- cambierò in meglio
la vostra sorte e vi radunerò da tutte le nazioni.

Segue una breve meditazione del sacerdote celebrante.

Antifona al cantico

O Re delle genti, atteso da tutte le nazioni, pietra angolare che


riunisci i popoli in uno, vieni, e salva l’uomo che hai formato
dalla terra.

Intercessioni

A Cristo che umiliò se stesso per amore dell’umanità, innal-


ziamo il grido dell’attesa e della speranza:
R. Vieni, Signore Gesù.

Signore, che sei venuto a guarire i malati e a salvare i peccato-


ri, libera i corpi e le anime dall’oppressione del male. R.

Tu, che non esiti a chiamare tuoi fratelli coloro che hai reden-
ti, non permettere che ci separiamo mai dal tuo amore. R.

Aiutaci ad accogliere con animo aperto il dono della salvezza,


perché non siamo condannati nell’ora nel rendiconto finale. R.

Tu, che ci apri le insondabili ricchezze della tua bontà, fa’ che
otteniamo la corona della gloria che non appassisce mai. R.

Ti raccomandiamo i nostri Pastori defunti e tutti coloro che ci


hanno fatto del bene, fa’ che vivano con te nella gioia del pa-
radiso. R.

23 dicembre

1 ant. Dio verrà dall'alto,


e splenderà come il sole.
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2 ant. O cieli, stillate rugiàda:
le nubi piovano il Giusto; si apra la terra
e germogli il Salvatore.
3 ant. Preparati, o popolo,
a incontrare il Signore: egli viene.

Dal libro del profeta Isaia 7,14-15

Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà


Emmanuele. Egli mangerà panna e miele finché non imparerà
a rigettare il male e a scegliere il bene.

Segue una breve meditazione del sacerdote celebrante.

Antifona al cantico

O Emmanuele, nostro re e legislatore, speranza e salvezza dei


popoli: vieni a salvarci, o Signore nostro Dio.

Intercessioni

Invochiamo con fede il Cristo che è venuto a portare il lieto


annunzio ai poveri:
R. Signore, tutti i popoli vedano la tua gloria.

Cristo, rivèlati a chi ancora non ti conosce, fa’ che ogni uomo
possa gustare la gioia della tua amicizia. R.

Il tuo nome risuoni fino ai confini della terra, tutte le genti


trovino la via che conduce a te. R.

Tu, che sei venuto a redimere l’umanità, vieni ancora, perché


il tuo popolo non perisca, ma abbia la vita eterna. R.

Tu, che hai dato agli uomini la libertà dei figli di Dio, conser-
vaci il dono che hai conquistato a prezzo del tuo sangue. R.

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Tu, che sei il giudice del mondo, ricompensa con la gioia eter-
na coloro che sono morti nei campi di sterminio. R.

24 dicembre

1 ant. Tu, Betlemme,


non sei l'ultima borgata di Giudea; da te uscirà un capo,
il pastore d'Israele mio popolo.
2 ant. Rialzatevi, sollevate la testa: la vostra redenzione è vici-
na.
3 ant. Domani verrà la vostra salvezza: dice il Signore, Dio
dell'universo.

Dal libro del profeta Isaìa 9,1-2.5-6

Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce;


su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse.
Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono
davanti a te come si gioisce quando si miete e come si gioisce
quando si spartisce la preda.
Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: «Con-
sigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe
della pace»; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine.

Segue una breve meditazione del sacerdote celebrante.

Antifona al cantico

Quando sorgerà il sole, vedrete il Re dei re: come lo sposo


dalla stanza nuziale egli viene dal Padre.

Intercessioni

Adoriamo Cristo, che umiliò se stesso, assumendo la condi-


zione di servo, e divenne simile a noi in tutto, fuorché nel
peccato. A lui s’innalzi la nostra preghiera:
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R. Per il mistero della tua nascita, salvaci, o Signore.

Tu, che, entrando nella storia, hai aperto la nuova era predetta
dai profeti, fa’ che la Chiesa rifiorisca in giovinezza perenne.
R.

Hai voluto rivestire la nostra condizione mortale, sii luce ai


ciechi, vigore ai deboli, conforto ai sofferenti. R.

Sei nato nell’umiltà del presepe, guarda ai poveri del mondo e


dona loro prosperità e pace. R.

Hai portato agli uomini il lieto annunzio della salvezza, fa’ ri-
splendere agli occhi dei morenti la speranza della nuova nasci-
ta nel tuo regno. R.

Sei disceso sulla terra per farci salire al cielo, riunisci con te
nella gloria i nostri fratelli defunti. R

64

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