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Avvinti OP
Il presepe ricostruito,
segno della capacità
di rigenerarsi sempre!
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A coloro che hanno reso possibile la ricostruzione di questo presepe
quale mio piccolo grande sogno, oggi di nuovo realtà.
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Introduzione
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Nel 1965, per opera di fr. Attilio M. Cassano OP, si aprirono i
sotterranei del convento e fu costruito il primo presepe di cui
lui stesso ne fu l’autore. Da quel giorno tanti altri artisti dona-
rono ed esposero al Santuario i loro presepi, divenendo così
una vera e propria galleria di arte presepiale.
Ma l’origine del presepe di Madonna dell’Arco è da attribuire
sicuramente al primo parroco della parrocchia appena costi-
tuita, p. Eugenio M. Giovanniello OP, che nel 1960 costruì il
primo presepe in una cappella del Santuario. Da allora fu un
susseguirsi di idee per realizzare annualmente presepi sempre
più grandi e sempre più belli.
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Descrizione del Presepe
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Il paesaggio è costituito da tre montagne che custodiscono tre
grotte. Le discese da queste montagne guidano il visitatore at-
traverso il presepe, in un viaggio fatto di tappe precise e codi-
ficate, ciascuna simboleggiata da un personaggio o da una fi-
gura. Ogni elemento del paesaggio ha un significato simbolico
preciso. Così ad es. il ponte indica il passaggio per l’aldilà e
l’ignoto; il fiume rappresenta il tempo, ma anche la vita nel
suo scorrere costante e sempre nuova, e così via.
Il presepe è una sacra rappresentazione di alcuni momenti e-
vangelici legati alla redenzione ma anche di un ambiente di vi-
ta bucolico e per alcuni versi leggendario. Mostra, in uno
spaccato di vita quotidiana, l’evento della nascita di Gesù, la
gioia e lo stupore che l’umanità ha provato, ed ancora oggi
prova, di fronte all’avvenimento straordinario
dell’incarnazione e della nascita del Verbo di Dio. Ma è anche
la concretizzazione della proiezione psicologica del bisogno
del divino che è in noi.
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Poi ancora troviamo la
venditrice di pane e di
uova, simbolo proprio
della rinascita e della pro-
sperità. E dall’altro lato
un altro pastore alla ven-
dita di latticini prodotti
dal lavoro della pastori-
zia: un vecchio lattaio
venditore di formag-
gi che ha disposto con
cura i suoi prodotti sul
suo banco di vendita,
come si può immaginare
abbia fatto ogni giorno,
per tutta la sua lunga vita.
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E poi ancora tre casette che mostrano uno spaccato di vita
quotidiana.
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Alle pendici di questo monte la vita
quotidiana ordinaria lascia intuire al-
cune scene molto particolari: il macel-
laio che mentre taglia la carne accudi-
sce ai porcellini (nella simbologia dei
mesi dell’anno è associato infatti al
mese di gennaio quando, tradizional-
mente, in campagna veniva ucciso il
maiale).
Una panetteria rurale che fa anche da
pizzeria, particolare culturale pretta-
mente napoletano, con alcuni pastori
che ne degustano la pizza (associato al
mese di giugno). Il fornaio e la sua bot-
tega simbo-
leggia la dot-
trina cristiana
e in particola-
re il significa-
to speciale dato da essa al pane
nell’Eucarestia.
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Benino è il pastore dormiente che sogna la nascita di Gesù e
quanto avviene in quel giorno. Nel sogno Benino cerca di li-
berarsi dai vizi per andare incontro al Salvatore con il cuore
puro, motivo per il quale è rappresentato con sette pecorelle
di cui tre con le corna e quattro senza che rappresentano ap-
punto i vizi capitali di cui la superbia, la lussuria e l’ira che im-
brigliano particolarmente il cuore umano, dai quali Benino nel
suo sogno di salvezza cerca di liberarsi.
Questo personaggio, legato in partico-
lare alla cultura napoletana, è messo in
risalto nella “Cantata dei pastori”, ope-
ra del teatro religioso tardo-
seicentesco del gesuita siciliano An-
drea Perrucci, in cui viene rappresenta-
ta la nascita di Gesù proprio come nel
sogno di Benino. Sogno reso plastico
come un fotogramma permanente. E-
gli dorme, mentre la sua famiglia è impegnata nei lavori quoti-
diani eppure nonostante i tentativi non si sveglia. In casa si
scorge la nonna nella stanza da pranzo seduta a preparare la
tavola; poi la mamma che sta lavorando al telaio e, davanti alla
casa, il padre Armensio che intento al lavoro cerca invano di
svegliare Benino. Questo sonno profondo sembra attribuirsi
al vino: Benino infatti ha le guance arrossate e tiene in mano
un fiaschetto di vino, ma Benino sogna e mentre sogna il pre-
sepe rimane realtà.
A seguire, si trova un falegname intento a portare la legna da
lavorare con accanto la moglie che
impaglia le sedie.
Un mestiere che
richiama quello
di San Giuseppe
e dunque riveste
un significato
simbolico più
incisivo rispetto
agli altri artigiani.
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Troviamo poi la fioraia con il
suo banco pieno di fiori. È
l’immagine della rinascita di
tutto il creato a seguito della
nascita di Gesù!
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Usciti così dal grande presepe tradizionale, si è subito richia-
mati alla terza montagna sovrastata dal grande tempio,
all’interno del quale una presenza insolita per il presepe tradi-
zionale ne mostra tutta la sua originalità e particolarità: sono i
santi domenicani insieme al loro santo fondatore, Domenico
di Guzman.
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Sul lato destro del santo fondatore si scorge S. Alberto Ma-
gno, vescovo e maestro nell’università di Parigi. Fu colui che
accolse alla sua scuola San Tommaso d’Aquino.
Davanti a loro si
impone San Pio V.
Fu il papa della
controriforma cat-
tolica a seguito
della riforma lute-
rana: guidò il Con-
cilio di Trento;
fondò i seminari
per la formazione
del clero e istituì
per loro l’uso del
breviario obbliga-
torio; fece stampa-
re e diffondere la
Sacra Scrittura perché fosse alla portata di tutti; istituì e diffu-
se il Santo Rosario e la preghiera dell’Angelus, centrando in tal
modo la giornata di ogni fedele sul mistero di Cristo, dalla sua
incarnazione e nascita fino alla gloria del paradiso.
Sui gradini del tempio si trova Santa Rosa da Lima, altra mi-
stica contemplativa che nella sua terra natia (Perù) quasi ri-
marcò le orme di Santa Caterina da Siena.
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Tutti messi insieme, manifestano ciascuno una modalità
diversa di santità nelle tipologie dissimili di vita e di culture,
tutte guidate e orientate dalla spiritualità di San Domenico.
Sotto la roccia del tempio, negli inferi della terra, negli abissi
più profondi si scorge l’inferno con Lucifero, Satana il princi-
pe dei demoni e Asmodeo. La nascita di Gesù sarà la distru-
zione del potere di Satana perché con la redenzione libererà il
mondo dal potere del peccato e renderà l’uomo capace di in-
staurare nuovamente il suo rapporto con Dio. Questo potere
di cacciare i demoni è stato poi trasmesso ai suoi apostoli e
ministri fedeli. Perciò, la predicazione fatta con la santità di vi-
ta espressa dai Santi Predicatori è terrore dei demoni.
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Le tentazioni dia-
boliche sono raffi-
gurate nella terza
grotta da zi' Vi-
cienzo e zi' Pascale
i quali, non la-
sciandosi affascina-
re dalla parola del
Vangelo, vengono
da esse sopraffatti,
per cui abbando-
nano i loro attrezzi
e si concedono alle ubriachezze e al gioco di azzardo. I loro
volti abbrutiti la dicono lunga in quanto mentre pensano di
godersi la vita seguendo i piaceri irresponsabili simboleggiati
da queste dipendenze si illudono di trovare la felicità per vie
alternative alla “felicità vera, stabile e duratura per l’eternità”.
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La grotta dell’adorazione dei Magi
I Re Magi, arrivati
alla grotta con i
doni speciali per il
Re del cielo, rap-
presentano il fer-
marsi del mondo
e del tempo di-
nanzi a questo e-
vento prodigio-
so. Tradizionalme
nte sono tre:
Baldassarre, il più anziano; Gasparre, il giovane; e Melchiorre
il moro. La loro corsa richiama il percorso degli astri verso il
luogo della nascita di Gesù Bambino, simbolo del sole che
sorgendo fa eclissare la luna.
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Insegnamento pedagogico
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Dobbiamo tuttavia aspettare il XV secolo per trovare i primi
esempi di sculture in legno realizzate appositamente da mae-
stri artigiani, come i fratelli Giovanni e Pietro Alemanno, pri-
mi scultori di figure per la Natività, o Pietro Belverte, al quale
dobbiamo il primo presepe ambientato in una vera grot-
ta costruita con pietre portate dalla Palestina.
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Il pastore della meraviglia il quale, una
volta arrivato fuori la Grotta, allarga le
braccia al cospetto della Natività. Giunge
davanti a Gesù con le mani vuote e tutti
lo rimproverano ma la Madonna gli dice:
“Non ascoltarli! Tu hai compiuto la tua
missione! Il mondo sarà meraviglioso
finché ci saranno persone in grado di me-
ravigliarsi”.
La lavandaia, sempre
intenta a lavare i panni.
Questa categoria rappre-
senta quella delle levatrici
che hanno assistito alla
nascita di Gesù e hanno
prestato aiuto alla Ma-
donna. I teli che hanno
usato per pulire il Bam-
binello sono miracolo-
samente puliti e immaco-
lati, a simboleggiare
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la verginità di Maria e l’origine mi-
racolosa di Suo Figlio. L'allegoria
della lavandaia è evidente: pulire i
panni rappresenta la pulizia dell'a-
nima dal peccato. In alcuni Vangeli
apocrifi si racconta che una delle
levatrici mise in dubbio la verginità
di Maria e, voleva in qualche modo
constatare. Quando si avvicinò a
Maria fu punita per la sua increduli-
tà, e la mano inaridì. La stessa leva-
trice, successivamente in adorazione del Bambino appena na-
to, gli diede una carezza, e per premio la mano rinvigorì.
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Il vinaio e Cicci Bacco
Il vinaio diffonde il mes-
saggio di morte e resurre-
zione perché simboleggia
l’Eucarestia. Viene con-
trapposto alla figura di
Cicci Bacco, retaggio delle
antiche divinità pagane, dio
del vino, che si presenta
spesso davanti alla cantina
con un fiasco in mano. Questo curioso personaggio dal nome
buffo, guida un carretto trainato da due buoi e carico di botti
di vino. Con il suo aspetto rubicondo, il ventre prominente, è
spesso circondato da zampognari e suonatori di flauto che ri-
chiamano a loro volta i riti
dionisiaci volti all’ebrezza e
all’eccesso. Dunque Cicci Bac-
co ricorda quanto sia sottile
il confine tra sacro e profano,
come lo è quello tra bene e
male.
I due compari:
zi' Vicienzo e zi' Pascale
che giocano a carte e bevo-
no vino sono la personifica-
zione del Carnevale e della
Morte, quasi a significare il
prendersi gioco della vita e
dei suoi valori. Si presenta-
no come due amiconi allegri e spensierati. In realtà simboleg-
giano rispettivamente i due solstizi (24 dicembre 24 giugno).
Al cimitero delle Fontanelle in Napoli si mostrava un cranio
indicato come “A Capa ‘e zi' Pascale” al quale si attribuivano
poteri profetici, tanto che le persone lo interpellavano per
chiedere consigli sui numeri da giocare al lotto.
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L’osteria: in una leg-
genda napoletana, si
narra di un oste che nei
giorni precedenti il Na-
tale ammazzò tre bam-
bini, li tagliò a pezzi e
li mise in una botte,
con l’intento di servir-
ne le carni agli avven-
tori, spacciandole per
filetti di tonno. Ma
giunto San Nicola
all’osteria benedisse
quei miseri resti e resu-
scitò i tre bambini.
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Messaggio conclusivo
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Il presepe con la centralità della Sacra Famiglia richiama al senso di
unione familiare nel sacrificio con fedeltà nella stabilità con abnega-
zione e sottomissione vicendevole e perciò, deve essere un punto
d’incontro per tutti i membri della famiglia, che si soffermano a
guardarlo, a formulare una preghiera, a rilevarne i particolari, a riflet-
tere su quel Mistero Divino in esso racchiuso. Proprio oggi, in cui la
famiglia ed i suoi componenti sono abbagliati da falsi valori, quali
l’egoismo ed il relativismo, il presepe è un faro luminoso che indica
alle giovani generazioni ideali sani e giusti. È importantissimo che i
giovani sentano il calore della famiglia, primo e principale nucleo so-
ciale, il quale deve essere sano, affinché la società possa risultare giu-
sta ed equilibrata. Il presepe, perciò, oltre che una rappresentazione
sacra della Natività, è un punto di riferimento per le famiglie cattoli-
che dell’intero mondo.
Ratifica di un dono
Il presepe è stato una costante della mia vita ovunque ho dimorato: ne ho
costruito uno al mio paese natio, uno a Bologna nel Convento Patriarca-
le, e perfino al Cairo in Egitto, ambiente prettamente musulmano. Ora,
con amore infinito verso la mia comunità dei frati che ha reso possibile
questa ricostruzione accogliendo il mio presepe nelle antiche cantine, ade-
guando il posto alla sua realizzazione, dono quest’opera sperando di aver
fatto cosa gradita perché rimanga a perenne memoria. Vi amo tutti e tut-
ti benedico di cuore.
P. Vincenzo Rosario M. Avvinti OP
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Per pregare al Presepe
Apriamo ora il nostro cuore alla preghiera per entrare nel vivo
di questo mistero, davanti a questo presepe, immagine visiva
e icona statica del mistero dell’incarnazione e della nascita di
Cristo: luogo di preghiera e di contemplazione, affinché illu-
mini tutta la nostra vita.
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Vieni tra noi, Signore Gesù. Tu sei la stella del mattino, il
Giorno che non muore. Figlio dell’Altissimo, Figlio della Ver-
gine. Fiore del deserto, Acqua che zampilla. Verbo fatto carne,
Dio fatto uomo. Seme di giustizia, Principe di pace. Dono di
salvezza, Volto dell’amore. Vieni tra noi, Signore Gesù.
Padre nostro…
Preghiamo.
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Preghiera davanti al Presepe
Maria, vedo nel volto del tuo figlio Gesù la somiglianza con
Te. Fa’ che anche io seguendo i suoi insegnamenti possa con-
formarmi a Lui e rassomigliare a Te nello stile di vita, nella se-
quela autentica del vangelo e nell’esercizio eroico delle virtù.
Madre, mi rifugio in te e sotto la tua protezione imploro san-
tità. Rendimi somigliante a Lui, per essere sua Gloria e tuo
vanto.
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O Santi Magi che abbandonati dalla stella nella città di Geru-
salemme, ricorreste con umiltà a chiunque potesse darvi noti-
zie certe del luogo ove si trovava l'oggetto delle vostre ricer-
che, otteneteci dal Signore la grazia che in tutti i dubbi, in tut-
te le incertezze, noi ricorriamo umilmente a Lui con fiducia.
Gloria al Padre…
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O Santi Magi che attratti a Betlemme dallo splendore della
stella giungeste da lontano guidati dalla fede, siate simbolo per
tutti gli uomini, affinché scelgano la luce di Cristo rinuncian-
do ai miraggi dei mondo, alle lusinghe dei piaceri della carne,
al demonio ed alle sue suggestioni e possano così meritare la
visione beatifica di Dio.
Gloria al Padre…
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Rito breve per l’accensione della lampada di avvento
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Sac.: Signore Gesù Cristo, tu sei la luce che brilla nella notte
del mondo. Noi ti attendiamo e desideriamo incontrarti presto
faccia a faccia, perché tu sei il Dio misericordioso che viene a
giudicarci sull’amore, per instaurare il tuo regno d’amore inef-
fabile. Vieni, Signore Gesù, sposo dell’umanità!
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Canto:
S’accende una luce all’uomo quaggiù, presto verrà tra noi Ge-
sù. Vegliate lo sposo non tarderà: se siete pronti vi aprirà.
Rit. Lieti cantate: gloria al Signor! Nascerà il Redentor.
S’accende una luce all’uomo quaggiù, presto verrà tra noi Ge-
sù. Un’umile grotta solo offrirà Betlemme, piccola città.
Rit. Lieti cantate: gloria al Signor! Nascerà il Redentor .
Sac.: Gesù Cristo Signore, tu sei la luce che brilla nella notte
del mondo. Tu stai per tornare, glorioso, in questo mondo che
ti aveva accolto in una grotta e che non ha saputo accoglierti,
allora come oggi. Eppure conosciamo la gioia e la bellezza che
tu doni a chi sa aprirti la porta della propria vita! Vieni, Signo-
re Gesù, misericordioso e onnipotente!
Domenica 3 di Avvento: la candela dei pastori.
Lett.: Gesù spesso si paragona alla luce. A Natale verrà la Lu-
ce, ma nel presepio ci sono anche tante piccole luci, c’è
la STELLA cometa che con la sua luce richiama i lontani.
Guardando il presepio da lontano, siamo attratti dal suo sfol-
gorio di luci, ma appena vicini è subito dentro la capanna, a
Gesù, che guardiamo. Le lucine del presepio fanno bene il lo-
ro dovere: non sono loro le protagoniste, semplicemente ri-
chiamano gli uomini alla vera LUCE che a Natale illumina le
tenebre del mondo. Sono i RIFLETTORI che puntano la no-
stra attenzione verso l’essenziale. Un riflettore speciale con la
sua testimonianza silenziosa, ma luminosa è quella di Giovan-
ni il Battista che oggi ci dà una grande lezione di umiltà! “Do-
po di me viene uno che è più forte di me!”. Lo mettono alla
prova sacerdoti e leviti, ombra e tenebre: come il CASTELLO
di Erode che nel Natale del Signore resterà avvolto nel buio!
Nell’accendere questa nuova luce Signore Gesù, ti innalziamo
il nostro grazie per la tua presenza in mezzo a noi che non
cessa d’infonderci nuova vita e di spingerci verso il cuore della
Trinità santissima, nostra patria e nostra meta.
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Canto:
S’accende una luce all’uomo quaggiù, presto verrà tra noi Ge-
sù. Vegliate lo sposo non tarderà: se siete pronti vi aprirà.
Rit. Lieti cantate: gloria al Signor! Nascerà il Redentor.
S’accende una luce all’uomo quaggiù, presto verrà tra noi Ge-
sù. Pastori, adorate con umiltà Cristo, che nasce in povertà.
Rit. Lieti cantate: gloria al Signor! Nascerà il Redentor.
Sac.: Gesù Cristo Signore, tu sei la luce che brilla nella notte
del mondo. È ormai vicina la festosa ricorrenza della tua na-
scita a Betlemme e già ne pregustiamo la gioia, perché tu sei
venuto a salvarci facendoti uno di noi e donando la tua vita
per noi! Vieni, Signore Gesù, fonte incrollabile della nostra
gioia!
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Signore Gesù Cristo, quest’ultima luce che viene a illuminarci
ci sia guida non solo ad accoglierti nella tua incarnazione di
due millenni fa, ma soprattutto a riconoscerti, seguirti e servir-
ti in questo nostro “oggi”, perché tu sei per sempre il Dio-
con-noi, il Salvatore potente, l’Agnello divino venuto a toglie-
re il peccato di tutto il mondo, la gioia che nessuno potrà to-
glierci, la Pace e la Vita vera che ci attira a Sé nell’eternità.
Canto:
S’accende una luce all’uomo quaggiù, presto verrà tra noi Ge-
sù. Vegliate lo sposo non tarderà: se siete pronti vi aprirà.
Rit. Lieti cantate: gloria al Signor! Nascerà il Redentor.
S’accende una luce all’uomo quaggiù, presto verrà tra noi Ge-
sù. Il coro celeste «Pace» dirà «a voi, di buona volontà!».
Rit. Lieti cantate: gloria al Signor! Nascerà il Redentor.
Sac.: Gesù Cristo Signore, tu sei la luce che brilla nella notte
del mondo. Tu sei già venuto a noi, uomo comune che parla-
va con autorità e operava segni e miracoli per aiutarci a trova-
re la via del ritorno al Padre e della riconciliazione fra di noi!
Vieni, Signore Gesù, agnello inerme che ci ottiene la vera pa-
ce!
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Celebrazione della Novena di Natale
dal 16 al 24 dicembre
Invitatorio
L’assemblea:
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Betlemme, città del sommo Dio, / da te nascerà il dominatore
di Israele; / la sua nascita risale al principio dei giorni
dell’eternità, / e sarà glorificato in mezzo a tutta la terra, / e
quando Egli sarà venuto, / vi sarà pace sulla nostra terra. R.
Inno
Antifona al cantico
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Intercessioni
Cristo Signore, morto per noi sul legno della croce, dona il ri-
poso eterno a chi è morto a causa dell’odio e della violenza. R.
18 dicembre
Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà eleva-
to sulla cima dei monti e sarà più alto dei colli; ad esso afflui-
ranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno: «Venite, saliamo sul monte
del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci indichi
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le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri». Poiché da
Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore.
Egli sarà giudice fra le genti e sarà arbitro fra molti popoli.
Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un
popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo. Non si
eserciteranno più nell’arte della guerra.
Casa di Giacobbe, vieni, camminiamo nella luce del Signore.
Antifona al cantico
Intercessioni
Uniamoci alla santa Chiesa, che attende con fede il Cristo suo
sposo e acclamiamo:
R. Vieni, Signore Gesù.
Tu, che sei venuto povero e umile per redimerci dal peccato,
accoglici nell’assemblea dei giusti, quando verrai nella gloria.
R.
Tu, che governi con sapienza e amore le tue creature, fa’ che
tutti gli uomini promuovano il progresso nella libertà e nella
pace. R.
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Tu, che siedi alla destra del Padre, allieta con la visione del tuo
volto quelli che solo alla fine conobbero l’amore e la speranza.
R.
19 dicembre
Antifona al cantico
56
Intercessioni
Irradia sul mondo la luce della tua verità, illumina i nostri fra-
telli che ancora non ti riconoscono. R.
Tu, che alla fine dei tempi verrai a giudicare il mondo, ricom-
pensa coloro che in questa vita furono vittime della persecu-
zione. R.
20 dicembre
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che nessuno può chiudere. Verrò presto. Tieni saldo quello
che hai, perché nessuno ti tolga la corona.
Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio
Dio e non ne uscirà mai più.
Antifona al cantico
Intercessioni
Tu, che hai condiviso la nostra condizione umana, fa’ che par-
tecipiamo alla tua vita divina. R.
Per il mistero della tua venuta, accendi in noi il fuoco della ca-
rità, realizza le nostre aspirazioni di giustizia e di pace. R.
Tu, che ora ci fai camminare nell’oscurità della fede, fa’ che un
giorno ti contempliamo nella gloria. R.
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21 dicembre
Antifona al cantico
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Intercessioni
Tu, che sei venuto a salvare l’umanità decaduta, nel tuo avven-
to glorioso non condannare coloro che hai redento. R.
Tu, che ci attiri con la forza della fede, fa’ che giungiamo al
porto della gioia eterna. R.
22 dicembre
Antifona al cantico
Intercessioni
Tu, che non esiti a chiamare tuoi fratelli coloro che hai reden-
ti, non permettere che ci separiamo mai dal tuo amore. R.
Tu, che ci apri le insondabili ricchezze della tua bontà, fa’ che
otteniamo la corona della gloria che non appassisce mai. R.
23 dicembre
Antifona al cantico
Intercessioni
Cristo, rivèlati a chi ancora non ti conosce, fa’ che ogni uomo
possa gustare la gioia della tua amicizia. R.
Tu, che hai dato agli uomini la libertà dei figli di Dio, conser-
vaci il dono che hai conquistato a prezzo del tuo sangue. R.
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Tu, che sei il giudice del mondo, ricompensa con la gioia eter-
na coloro che sono morti nei campi di sterminio. R.
24 dicembre
Antifona al cantico
Intercessioni
Tu, che, entrando nella storia, hai aperto la nuova era predetta
dai profeti, fa’ che la Chiesa rifiorisca in giovinezza perenne.
R.
Hai portato agli uomini il lieto annunzio della salvezza, fa’ ri-
splendere agli occhi dei morenti la speranza della nuova nasci-
ta nel tuo regno. R.
Sei disceso sulla terra per farci salire al cielo, riunisci con te
nella gloria i nostri fratelli defunti. R
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