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Agosto 2019
Cari lettori e lettrici
Con il presente libro l’autore attingendo a fonti ricercate prevalentemente su
“internet” e riprese da alcuni libri di “spiritualità religiosa”, assemblate ed
impaginate dopo averle “attentamente” analizzate e valutate secondo il proprio
discernimento personale, rispecchiando in sostanza il proprio pensiero in chiave
“Cristiana/Cattolica”, non intende assolutamente essere il depositario della
“verità assoluta”…. (tra l’altro non ha nemmeno intrapreso studi di teologia
religiosa etc…), ma desidererebbe semplicemente “sensibilizzare” il lettore su
tematiche di “spiritualità e morale cristiana” che dovrebbero essere da tutti ben
“conosciute” e “messe in pratica”, compreso dal sottoscritto, ma che purtroppo
troppo spesso, in questi tempi cosiddetti “moderni” nei quali dichiararsi
“Cristiani” e di conseguenza “credere in determinati valori”, si rischia di essere
considerati addirittura “malati di mente”, a volte si preferiscono “occultare o
persino negare” per motivi di “convenienza sociale”. La speranza è che dalle
pagine di questo libro il lettore possa, nel caso ne sentisse il bisogno, riaccendere
la fiammella della “propria fede cristiana” e cercare di alimentarla
costantemente in modo da non farla mai “spegnere”!!
Chiedo scusa e comprensione a tutti i lettori per eventuali “errori dottrinali /
omissioni etc…” che il sottoscritto potrebbe in buona fede avere commesso nella
stesura del presente libro.
L’autore
Roberto Calcagnini
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Introduzione:
Molti di questi sacerdoti fanno pubblicità alla loro scelta per ottenere
la soppressione del celibato ecclesiastico che, a loro avviso, è per i
giovani un ostacolo alla vocazione. Permettere ai sacerdoti di sposarsi
non risolverebbe la crisi delle vocazioni?
Lo si sente dire spesso; ma, invece di sollevare tutte queste polemiche e
levare il dito accusatore contro il celibato sacerdotale, perché non ci si
domanda per quale ragione tanti giovani, un tempo, facevano volentieri
questo sacrificio, mentre oggi non succede più? Quando l'ideale
sacerdotale è trasmesso in tutta la sua purezza e la sua bellezza, i giovani
non solo non temono l'impegno del celibato, ma lo vivono come un
modo più perfetto per unirsi al Signore.
Alla luce di questa profonda crisi della fede che imperversa nei giorni
odierni, si può ancora andare “contro corrente” ed affermare, senza
vergognarsene, di credere ed avere fede in Dio in questo terzo
millennio?
Sicuramente si……ma a certe condizioni: per poter affermare di credere
“veramente” in Dio, è necessario fare principalmente queste 6 cose:
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1. Aprire la mente e soprattutto il cuore: a chi vuole sapere se c’è,
Dio dice: “Mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con
tutto il cuore” (Geremia 29:13). Parlando dell’esistenza di Dio, San
Paolo dice che alcuni, pur conoscendo Dio, hanno soffocato la
verità su di Lui (Romani 1:19-21).
2. Sbarazzarsi di pregiudizi e stereotipi. Partiamo dal presupposto
logico che non si rifiuta ciò che non esiste. Se rifiutiamo Dio non è
perché non esiste, ma perché ci sono delle circostanze che
offuscano, che ne siamo consapevoli o no, la verità di Dio: errori
propri o altrui commessi nel corso degli anni, una sofferenza che
impedisce di vedere le cose come sono chiaramente, la frustrazione
di cercarla in percorsi sbagliati e non trovarla, la disillusione di chi
sostiene di credere in Dio ma la vita gli ha dimostrato il contrario,
la consapevolezza che accettare Dio implica ridimensionare e ri-
orientare la propria vita, il senso di comodità, l’associare Dio ad
una dottrina o ad un’istituzione…
3. Dare un fondamento logico alla realtà di Dio: non si può amare
ciò che non si conosce. Per conoscere Dio – nei nostri limiti umani –
ci viene in aiuto l’intelligenza attraverso prove razionali. È
ragionevole credere in Dio.
Approfondimento:
L’essere umano è necessariamente orientato verso Dio, perché è questo il
Suo disegno per noi. Esistono vie che portano a Dio partendo dalle
proprie esperienze esistenziali: “Con la sua apertura alla verità e alla
bellezza, con il suo senso del bene morale, con la sua libertà e la voce della
coscienza, con la sua aspirazione all’infinito e alla felicità, l’uomo si interroga
sull’esistenza di Dio. In queste aperture egli percepisce segni della propria
anima spirituale” (Catechismo, 33).
Vie che conducono a Dio:
La dimensione spirituale propria dell’essere umano dice ad ogni
persona che c’è un Dio. Semplicemente per il fatto che questa
vita spirituale proviene da Lui. “Il desiderio di Dio è inscritto nel cuore
dell’uomo, perché l’uomo è stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa
di attirare a sé l’uomo e soltanto in Dio l’uomo troverà la verità e la
felicità che cerca senza posa:” (Catechismo, 27).
Il desiderio naturale della felicità autentica. Il cuore umano anela alla
piena e perfetta felicità, ed è un desiderio innato e naturale. E un
desiderio del genere non può essere appagato con qualcosa di banale, né
con un obiettivo inesistente o irrealizzabile. Il cuore umano non può
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trovare la sua perfetta felicità se non tramite il raggiungimento del bene
superiore e infinito che chiamiamo Dio.
Il buonsenso. Disse una volta un uomo non vedente: “Credo nel sole
non perché lo veda, ma perché lo sento”. Con Dio è lo stesso. Molti
sentono Dio e lo vivono, seppur non Lo vedano né comprendano. Si può
sperimentare Dio in modi imprevedibili e ineffabili. La Sua presenza ci
riempie: “Dove andare lontano dal tuo spirito, dove fuggire dalla tua
presenza? Se salgo in cielo, là tu sei, se scendo negli inferi, eccoti” (Salmo
139:7-8).
Porsi domande sul senso della vita. Queste domande possono
svilupparsi in vari modi: Perché siamo qui? Qual è lo scopo della vita?
Da dove veniamo, e dove andiamo? La Bibbia ci dice che lo scopo della
vita è essere amici di Dio. Il Creatore ha un proposito per qualsiasi cosa
che ha fatto, tra cui l’umanità (Isaia 45:18). “Il mondo e l’uomo attestano
che essi non hanno in se stessi né il loro primo principio né il loro fine
ultimo, ma che partecipano all’Essere in sé, che non ha né origine né
fine” (Catechismo, 34).
La fede in Dio è presente nella storia dell’umanità. Tutti i popoli,
dall’alba dei tempi e a qualsiasi latitudine, hanno contemplato l’esistenza
di un Essere supremo. Com’è possibile che tutti si siano sbagliati su una
verità così importante e così contraria alle passioni? L’umanità intera
proclama l’esistenza di Dio.
La creazione: “Poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio
stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue
perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui
compiute, come la sua eterna potenza e divinità; essi sono dunque inescusabili”
(Romani 1:19-20). È quello che diceva Voltaire: se un orologio
presuppone un orologiaio, se un palazzo mostra la presenza di un
architetto, perché l’Universo non dovrebbe dimostrare la presenza di
un’intelligenza suprema? Dio è, secondo Platone, ‘l’eterno geometra’.
L’intelligenza umana rimanda ad un’altra e superiore intelligenza
creatrice. Quello che fa l’essere umano è amministrare l’opera di Dio.
L’idea che abbiamo dell’infinito. Se l’Universo è infinito, deve aver
avuto la sua origine in qualcuno di ancora più infinito.
La legge morale. È una legge immutabile, assoluta e universale che
prescrive il bene e proibisce il male. Si trova nella coscienza di tutti gli
esseri umani. E allora non può esserci legge senza un legislatore. Questo
legislatore deve essere, così come la legge, immutabile, assoluto,
universale e buono. Questo legislatore è colui che chiamiamo Dio.
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4. Fare un salto di fede
Dio ci ha fornito tantissime prove della Sua esistenza! La perfetta
armonia dell’Universo (ad esempio l’interazione tra i pianeti), le
leggi che governano la natura, il DNA, la capacità del cervello
umano, l’irrequietezza dei nostri cuori… tutte queste cose ci
spingono a dichiarare che Dio c’è.
“Partendo dalla creazione, cioè dal mondo e dalla persona umana, l’uomo, con la
sola ragione, può con certezza conoscere Dio come origine e fine dell’universo e come
sommo bene, verità e bellezza infinita”. (Compendio del Catechismo, 3).
Ma questi argomenti razionali, cosmologici e metafisici ci permettono
soltanto di ammettere l’esistenza di Dio, non sono sufficienti per portare
l’essere umano nell’intimità del mistero divino.
Il solo uso della ragione non è sufficiente per conoscere Dio: la natura
stessa di Dio, il Suo nome, il modo in cui Lui si relaziona con le creature,
sono tutte cose che possiamo raggiungere esclusivamente attraverso la
rivelazione di Dio stesso.
“L’uomo, nel conoscere Dio con la sola luce della ragione, incontra molte
difficoltà. Inoltre non può entrare da solo nell’intimità del mistero
divino. Per questo, Dio l’ha voluto illuminare con la sua Rivelazione non
solo su verità che superano la comprensione umana, ma anche su verità
religiose e morali, che, pur accessibili di per sé alla ragione, possono
essere così conosciute da tutti senza difficoltà, con ferma certezza e senza
mescolanza di errore”. (Compendio del Catechismo, 4).
Soltanto con un salto di fede l’essere umano può raggiungere la
comprensione del mistero di Dio, nascosto dall’alba dei tempi (Efesini
3:1-5).
5. Accettare la divinità di Gesù e la Sua mediazione
Accettare che Dio si è fatto uomo.Gesù Cristo mostra il Padre. È il
mistero della Santissima Trinità. Gesù dice: “Chi ha visto me ha
visto il Padre” (Giovanni 14:9).
E si può arrivare a Gesù credendo a Lui per fede, con la
mediazione della Chiesa fondata da Lui stesso.
Di tutte le religioni conosciute dall’umanità, solo attraverso Gesù
l’essere umano può vedere un Dio che si avvicina all’umanità
stessa, donandoci l’opportunità di avere una relazione con Lui.
“Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del
Padre, lui lo ha rivelato” (Giovanni 1:18).
Gesù ha inoltre compiuto numerose opere che riflettono la Sua
divinità: “Ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete
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almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel
Padre” (Giovanni 10:38). Quali opere ha fatto Gesù? Tra le altre,
anche diversi miracoli. Un miracolo è un atto sensazionale
realizzato da colui che è l’Essere Supremo. Un atto realizzato
nonostante le leggi della natura, anzi, annullando o sospendendo
tali leggi. Solo chi è Dio è in grado di governare tali leggi.
6. Conoscere e mettere in pratica la Sua Parola.
Come si può conoscere la “Parola di Dio”?
In sintesi la “Parola di Dio” è contenuta nella “Bibbia”; essa merita
la piena fiducia di chi si dichiara Cristiano. Essa raccoglie la
testimonianza di uomini che videro i miracoli del Signore, udirono
le sue meravigliose parole e osservarono direttamente la gloria
della sua persona. Questa testimonianza è arrivata oggi fino a noi,
il messaggio che sentiamo tramite le Sacre Scritture è autentico,
proprio come se l’Onnipotente ci parlasse con voce udibile. Ora è
nostra responsabilità accettare la salvezza offerta da Dio tramite la
Bibbia, confessare i nostri peccati e credere che Gesù è il Salvatore e
Signore della nostra vita.
Cosa bisogna fare per mettere in pratica la “Parola di Dio”?
Semplicemente rispettare i 10 Comandamenti!!!
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Capitolo 1
(Conoscere Dio)
Chi è Dio per noi? Crediamo veramente nella sua esistenza, nella
sua onnipotenza sul mondo?
unico, perché:
se è infinito, deve essere unico in quanto è un controsenso per
la nostra ragione l'esistenza di due infiniti;
eterno, perché:
essendo l'origine di tutte le cose non può aver avuto origine da
nessuno;
non ha fine in quanto è fuori dal tempo;
spirituale, perché non è vincolato dalla materia che è limitata
nel tempo e nello spazio;
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Caduta dell'uomo e promessa del Salvatore
L'uomo era stato fatto re della natura e messo in un delizioso giardino, il
paradiso terrestre.
Poteva godere di tutto, ma perché riconoscesse il pieno dominio del
Creatore, Dio gli aveva proibito di gustare il frutto dell'albero detto
della conoscienza del bene e del male.
Il bene era l'ubbidienza e la grazia di Dio, il male la disubbidienza e la
perdita dei doni, dei quali Dio l'aveva arricchito.
L'uomo si ribellò, Eva credette al serpente-demonio, anziché a Dio, e
Adamo fu compiacente ad Eva.
Disobbedirono. Per la loro colpa, i loro discendenti furono spogliati
della grazia e della felicità eterna in Dio, e degli altri doni che
perfezionavano la natura umana.
Stoltamente, si resero servi del demonio, delle passioni, delle miserie,
della morte.
Ci esposero tutti alla perdizione eterna.
Dio, però, condannandoli dalle delizie del paradiso terrestre al lavoro, al
dolore e alla morte corporale non tolse loro la speranza della salvezza
dell'anima.
Predisse che avrebbe distrutto la potenza del demonio per mezzo del
Messia o Cristo, che sarebbe venuto nella pienezza dei tempi.
In questa fede l'uomo rivivrebbe, osservando la legge morale
scolpitagli nel cuore (Gen 3).
Si riportano ora gli interrogativi che hanno dato luogo a quel ramo della
cultura che si chiama FILOSOFIA.
Essa contiene “la risposta” che pensatori di tutti i secoli hanno dato ai
problemi fondamentali dell'uomo.
Le risposte sono state, lungo i secoli, numerose e divergenti.
MA L'UOMO DI OGGI SI ACCORGE DI ESSERE CADUTO IN UNA
CRISI - LA NEVROSI - IN CUI NON SONO CADUTI I POPOLI
PROGREDITI. COME MAI?
L'uomo di oggi è angosciato di non poter dare una risposta al problema
della MORTE e della SOFFERENZA.
All’uomo “contemporaneo” appare assurdo essere una creatura capace
di ragionare in modo autonomo, di lottare, faticare, amare … per una
fine così squallida com'è quella della tomba!
Di fronte a questi problemi il laicismo e il materialismo affermano che
la vita di ognuno di noi ha un senso se considerata nella "globalità" del
genere umano; la vita sopravvive sulla terra.
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MA … CHE SENSO HA QUESTO, QUANDO SAPPIAMO CHE
ANCHE LA GLOBALITÀ DEL GENERE UMANO HA LO STESSO
DESTINO DELL'INDIVIDUO: LA TOMBA?
L'ANGOSCIA ESISTENZIALE DELL'UOMO DERIVA DA QUESTO
PROBLEMA NON RISOLTO:
Da dove vengo? e perché?
Che senso ha la vita?
Qual'è il destino dell'uomo?
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riprese e in più modi", ha parlato al popolo che si è scelto per farsi
conoscere come il solo Dio vivo e vero, e per preparare, nell'attesa del
Salvatore promesso, la via del Vangelo.
Tutta la storia della salvezza, anche nella sua fase preparatoria e
nell'antica alleanza, è rivelazione dell'amore del Padre e fonda il dialogo
salvifico degli uomini con Lui.
Ma l'intera verità, sia di Dio sia della nostra salvezza, risplende a noi in
Cristo, il Figlio unigenito del Padre, che ha preso dimora fra noi.
Egli è la Parola vivente di Dio (Rinn. della Catechesi 102).
Gesù Cristo è il Verbo fatto carne, che è stato mandato "uomo agli
uomini", e che ad essi parla le parole di Dio.
Egli compie in se stesso tutto ciò che l'Antico Testamento ha
preannunciato di Lui, e completa la rivelazione portandola alla pienezza.
Egli stesso è questa pienezza: in Lui, ogni opera e ogni parola diviene
rivelazione di Dio e del suo disegno di salvezza.
Tutto ciò che Cristo è ed ha operato tra noi, è contenuto nella rivelazione
e nei mezzi di salvezza che Egli ha affidato alla Chiesa, perché questa
sveli e realizzi il mistero dell'amore di Dio verso l'uomo.
Quanto Cristo ha fatto e insegnato o in Lui si è compiuto per la salvezza
del genere umano, deve essere annunciato e diffuso nel mondo intero,
perché si realizzi compiutamente nei secoli (Rinn. della Catechesi 103).
Gli Apostoli appresero dalla voce stessa di Cristo che tutto l'Antico
Testamento convergeva verso di Lui e in Lui si era compiuto.
Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, è la Parola unica, perfetta e definitiva
del Padre, il quale in Lui dice tutto, e non ci sarà altra parola che quella.
Perciò, Egli ordinò ad essi di trasmettere al mondo il suo Vangelo, già
promesso per mezzo dei profeti e ora da Lui adempiuto e promulgato.
A tutti dovevano predicarlo, come fonte di ogni verità salvifica e di ogni
regola di vita vissuta secondo Dio, comunicando i doni divini.
Gli apostoli trasmisero fedelmente tutto ciò che avevano ricevuto dalla
parola del Maestro, dalla convivenza con Lui, dalle sue opere; e ciò che
in seguito appresero dallo Spirito Santo, che li guidava alla
comprensione piena di Cristo e della sua opera.
Questa trasmissione fu compiuta dagli Apostoli per mezzo della
predicazione orale, dei loro esempi personali, delle istituzioni che
stabilirono nella Chiesa.
Alcuni di essi e alcuni loro discepoli trasmisero l'annuncio della salvezza
anche con gli scritti, che formano il Nuovo Testamento (Rinn. della Cat.
104).
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Visione globale delle principali tappe della rivelazione di Dio
- Dio conclude un'Alleanza con Noè
- Dio elegge Abramo e conclude un'Alleanza con Lui e con la sua
discendenza
- Per mezzo di Mosè, Dio dona la Legge al suo popolo (discendenza di
Abramo)
- Davide re secondo il cuore di Dio (dalla sua discendenza nascerà il
Messia)
- Per mezzo dei Profeti Dio prepara il suo popolo ad accogliere la
salvezza.
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Capitolo 2
(Le fonti della fede)
La Tradizione
La Tradizione è l'insegnamento che è stato affidato da Cristo Signore e
dallo Spirito Santo agli Apostoli e che da essi è giunto sino a noi.
Perennità e contenuto della Tradizione apostolica (Rinn. della Cat. 109-
110)
Nella Sacra Scrittura Dio rivela agli uomini il mistero del suo amore
Dio, fin dall'inizio, ha condotto il suo colloquio con gli uomini "con
eventi e parole intimamente connessi, in modo che le opere da Lui
compiute nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano la dottrina
e le realtà significate dalle parole, e le parole dichiarano le opere e
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chiariscono il mistero in esse contenuto" (Conc. Ecum. Vat. II, Dei
verbum 2).
"Con provvida gradualità, ha svelato il mistero del suo amore,
muovendo gli uomini attraverso la storia e l'antica alleanza verso
l'incontro con Cristo.
Ha soccorso gli uomini.....mostrando la sua condiscendenza al massimo
grado nel Figlio suo fatto carne" (Conc. Ecum. Vat. II, Dei verbum 13;
Rinn. della Cat. 15).
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Come Dio ha "ispirato" la Bibbia
Dio ha ispirato la Bibbia mettendo nella mente di alcuni uomini, scelti da
lui, un messaggio che essi hanno poi trasmesso, secondo il suo comando.
Per comprendere quello che la Bibbia ci vuole dire bisogna tener conto:
1. quando è stato scritto il libro
2. dell'ambiente in cui è stato scritto
3. di che genere letterario è il libro
Per essere sicuri di comprendere il senso esatto (vero) della Bibbia
bisogna rifarsi a quanto la comunità cristiana (la Chiesa) riconosce come
Parola di Dio.
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Dal Vangelo di Luca
"Chi ascolta voi ascolta me. Chi disprezza voi disprezza me, ma chi
disprezza me disprezza il Padre che mi ha mandato". (Lc 10,16)
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Capitolo 3
(Chi è Gesù? Era il Figlio di Dio? Un breve sguardo sulla vita di
Gesù di Nazareth e per quale motivo credere in Lui non è solo
cieca fede.....)
È impossibile per noi sapere in che modo esista Dio e quali siano le sue
caratteristiche, a meno che Egli stesso non prenda l’iniziativa e si riveli.
(a tal proposito si rimanda il lettore a quanto già esposto nel Capitolo 1
del presente Libro).
Noi dobbiamo sapere com’è Dio e quali sono le sue attitudini verso di
noi. Supponiamo di sapere che è esistito ma che era come Adolf Hitler –
capriccioso, viziato, razzista e crudele. Che orrenda presa di coscienza
sarebbe!
Dobbiamo andare alla ricerca lungo l’arco della storia per sapere se c’è
stato qualche indizio della Rivelazione di Dio. Uno chiaro c’è di sicuro.
In un ignoto villaggio della Palestina, circa 2000 anni fa, un bambino
venne alla luce in una mangiatoia. Tutto il mondo ancora oggi celebra la
nascita di Gesù.
Visse in maniera anonima fino all’età di trent’anni, quando divenne un
predicatore pubblico fino alla sua morte. Era destinato a cambiare il
corso della storia.
Era una persona gentile, e ci è stato detto che “le folle restarono stupite
del suo insegnamento”. “Egli infatti insegnava loro come uno che ha
autorità e non come i loro scribi.” (Matteo 7:29)
Chi è Gesù? La sua storia ha inizio
Apparve subito chiaro, comunque, che egli faceva su sé stesso delle
considerazioni forti e sorprendenti. Aveva iniziato ad identificarsi non
come un semplice profeta o un insegnante. Molto di più. Affermava
chiaramente di essere Dio. La sua identità era il centro del suo
insegnamento. La domanda più importante posta ai suoi seguaci era:
“Voi chi dite che io sia?” Quando Pietro rispose dicendo: “Tu sei il
Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Matteo 16:14-16), Gesù non era
sconvolto, né rimproverò Pietro. Al contrario, lo elogiò!
Ha reso il suo discorso esplicito, ed i suoi ascoltatori hanno subìto
tutto l’impatto delle sue rivelazioni. È scritto infatti: “I Giudei
cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato,
ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.” (Giovanni 5:18).
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In un’altra occasione aveva affermato “Io ed il padre siamo una cosa
sola”. Subito gli Ebrei volevano lapidarlo. E Gesù chiese loro per quale
opera buona volevano ucciderlo. Essi risposero, “Non ti lapidiamo per
un’opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai
Dio” (Giovanni 10:33).
Gesù si attribuiva chiaramente qualità appartenenti solo a Dio. Quando
un paralitico venne calato attraverso il tetto per essere guarito da Lui,
Egli disse, “Figlio, i tuoi peccati sono stati perdonati.” Ciò provocò tra i
capi religiosi molti interrogativi sul comportamento da osservare. Essi si
dicevano “perché quel tipo parla così? Sta bestemmiando! Chi può
perdonare i peccati se non Dio?”
In un momento critico, in cui la sua vita era in serio pericolo, il gran
sacerdote gli pose la domanda in maniera diretta: “sei tu il Cristo, il
Figlio di Dio benedetto?”
Gesù rispose: “Io sono; e vedrete il Figlio dell’uomo, seduto alla destra
della Potenza, venire sulle nuvole del cielo.”
Il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: “Che bisogno abbiamo
ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia” (Marco 14:61-64).
Il suo contatto con Dio era così profondo che Gesù non faceva differenze
tra il comportamento di una persona verso di Lui o verso Dio. Così,
conoscere Lui significava conoscere Dio (Giovanni 12:44; 14:1). Vedere
Lui equivaleva a vedere Dio (Giovanni 12:45; 14:9), e credere in Lui
significa credere in Dio stesso (Giovanni 12:44; 14:1). Ricevere (Marco
9:37), odiare (Giovanni 15:23) e rendere onore a Gesù (Giovanni 5:23)
equivaleva farlo a Dio.
Chi è Gesù- il figlio di Dio?
Se esaminiamo le affermazioni di Gesù, ci sono solo quattro possibilità:
poteva essere un bugiardo, un pazzo, una leggenda, oppure la Verità. Se
ipotizziamo che non fosse la Verità, allora dobbiamo affermare una delle
altre tre possibilità, che le capiamo o meno.
1. La prima possibilità è che Gesù fosse un bugiardo – cioè, sapeva di
non essere Dio ma ingannò deliberatamente i suoi ascoltatori per
conferire autorità ai suoi insegnamenti. Alcune persone, poche in
verità, hanno sostenuto questa teoria. Anche coloro che negano il
suo essere divino, ammettono che era un grande insegnante di
morale, ma sbagliano proprio nel conciliare queste due riflessioni.
Difficilmente, infatti, Gesù sarebbe stato un grande insegnante di
morale se avesse mentito su uno dei punti fondamentali del suo
insegnamento (la Sua identità).
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2. Una proposta diversa, sebbene non meno sconvolgente, afferma
che Gesù fosse sincero, ma fuori di senno. Anche oggi ci sono
molte persone che affermano di essere Dio. Certamente anche Gesù
poteva essere pazzo facendo questa incredibile rivelazione. Ma se
diamo un’occhiata alla vita di Cristo, non vi troveremo alcuna
prova della anormalità e dello squilibrio di un pazzo. Semmai,
troveremo la più grande testimonianza di serenità in una persona
sotto pressione.
3. La terza alternativa ipotizza che tutte le sue affermazioni di essere
Dio siano una leggenda – quello che accadde fu che i suoi seguaci,
entusiasti, nel terzo e quarto secolo, gli attribuirono alcune
rivelazioni sconvolgenti.
La teoria della leggenda è stata definitivamente confutata da molte
moderne scoperte archeologiche. Esse hanno dimostrato una volta per
tutte che le quattro biografie di Cristo furono scritte al tempo dei suoi
contemporanei. Poco tempo fa, il Dr. William F. Albright, un archeologo
di fama mondiale, ora in pensione, appartenente alla John Hopkins
University, ha affermato che non esiste alcuna ragione per credere che i
Vangeli siano stati redatti dopo il 70 d.C. Poichè è impensabile che una
leggenda su Gesù Cristo, sotto forma di Vangelo, abbia guadagnato la
circolazione e l’impatto che ebbe, senza una seppur minima prova basata
sui fatti.
Sarebbe assurdo, come se qualcuno ai tempi nostri scrivesse una
biografia su John F. Kennedy, e vi affermasse che credeva di essere Dio,
di perdonare i peccati delle persone, e di aver sconfitto la morte. Una
storia simile è così assurda che non prenderebbe di certo piede, perché
Kennedy era un personaggio conosciutissimo. Quindi la teoria della
leggenda fa acqua da tutte le parti in base alla datazione dei manoscritti
evangelici al periodo di Gesù stesso.
4. L’unica altra alternativa è che Gesù affermasse la verità. Da un
certo punto di vista, tuttavia, le parole, da sole, non significano
molto. Parlare è facile. Tutti possono fare delle affermazioni. E altri
hanno detto di essere Dio. Io stesso potrei dirlo, e anche voi, ma la
domanda a cui dobbiamo rispondere è, “Quali credenziali
possiamo presentare per avvalorare una simile affermazione?” Nel
mio caso impieghereste cinque minuti per screditarmi. E forse lo
stesso accadrebbe per voi. Ma screditare le parole di Gesù di
Nazareth non è affatto facile. Egli ha le prove delle sue
affermazioni. Infatti è scritto, “anche se non volete credere a me,
credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre
è in me e io nel Padre” (Giovanni 10:38).
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Prove della vita di Gesù
Primo, il suo comportamento morale coincideva con le sue affermazioni.
Molti pazienti nei manicomi sostengono di essere celebrità o degli dèi.
Ma questi comportamenti sono traditi dal loro stesso carattere. Non è
così per Cristo. Egli è unico – come Dio è unico.
Gesù Cristo era senza peccato. L’importanza della sua vita era tale
che era in grado di mettere alla prova i suoi nemici con la domanda,
“Chi di voi può convincermi di peccato?” (Giovanni 8:46). Ne seguì il
silenzio, anche quando Gesù puntò il dito contro coloro che avrebbero
voluto sottolineare qualche difetto nel suo comportamento.
Possiamo leggere le tentazioni di Gesù, ma non troviamo mai, da parte
sua, la confessione di un peccato. Non ha mai implorato per il perdono,
anche se esortava i suoi seguaci a farlo.
Una tale mancanza di errori morali nel comportamento di Gesù è
veramente sorprendente, in ragione del fatto che è completamente
contrario all’esperienza dei santi e dei mistici di tutti i secoli. Più gli
uomini e le donne tendono a Dio, più essi sono travolti dai propri
fallimenti, corruzioni e mancanze. Più ci si avvicina ad un calore
soffocante, più si capisce di aver bisogno di una doccia. Questo è vero,
nel mondo umano, anche per i comuni mortali.
Colpisce anche che Giovanni, Paolo e Pietro, tutti istruiti fin dalla prima
infanzia riguardo alla universalità del peccato, parlino della sua totale
assenza nella persona di Gesù, “egli non commise peccato e non si trovò
inganno sulla sua bocca” (1Pietro 2:22)
Pilato, di certo non un amico di Gesù, disse, “quale male ha commesso?”
implicitamente, aveva riconosciuto l’innocenza di Cristo; e un centurione
romano che aveva assistito alla sua morte disse, “Era sicuramente il
Figlio di Dio” (Matteo 27:54).
Secondo, Cristo dimostrò un controllo sulle forze della natura che
appartiene solo a Dio, che ha creato quelle forze.
Calmò una violenta tempesta sul mare di Galilea. Coloro che assistettero
a tale azione si posero l’inquietante domanda, “Chi è costui? Anche il
vento e le onde gli obbediscono!” (Marco 4:41). Trasformò l’acqua in
vino, sfamò 5000 persone moltiplicando cinque pani e due pesci, ridonò
ad una povera vedova addolorata il suo unico figlio, riportandolo in vita,
e fece lo stesso per la figlia morta di un padre distrutto. Disse ad un
vecchio amico, “Lazzaro, vieni avanti!” e lo riportò alla vita. È
significativo che anche i suoi nemici non negarono questo miracolo.
Piuttosto, cercarono di ucciderlo. “Se lo lasciamo andare avanti in questo
modo,” dissero, “tutti gli crederanno” (Giovanni 11:48).
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Terzo, Gesù dimostrò la potenza del Creatore sulla malattia e l’infermità.
Fece camminare gli zoppi, parlare i muti e permise ai ciechi di vedere.
Alcune delle sue guarigioni erano malattie congenite non risolvibili con
cure psicosomatiche. Il caso più clamoroso è quello del cieco raccontato
da Giovanni 9. Sebbene l’uomo non potesse dare una risposta ai suoi
interrogativi, la sua esperienza era stata sufficiente per convincerlo. “una
cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo” esclamò. Era stupito del fatto che i
suoi amici non avevano riconosciuto, in quel guaritore, il Figlio di Dio.
“Non s’è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato”
esclamò (Giovanni 9:25:32). Per lui la prova era ovvia.
Quarto, la prova suprema dell’autenticità delle affermazioni di Gesù
riguardo la sua identità con Dio e la sua resurrezione dalla morte. Nel
corso della sua vita predisse cinque volte la sua morte. E rivelò anche
come sarebbe morto, e che tre giorni dopo sarebbe risorto per apparire ai
discepoli.
Sicuramente questa era la prova finale: era un’affermazione facile da
verificare. Sarebbe successo oppure no.
Sia gli amici che i nemici della fede cristiana hanno riconosciuto nella
resurrezione di Cristo la prima pietra della fede. Paolo, il grande
apostolo, scrisse: “Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra
predicazione ed è vana anche la vostra fede” (1Corinzi 15:14). Paolo ha
basato la sua intera predicazione sulla resurrezione di Cristo. Sia che
fosse resuscitato, sia il contrario. Ma se lo ha fatto, allora si tratta
dell’evento più sensazionale di tutta la storia.
Se Gesù è il figlio di Dio…
Se Cristo è resuscitato, sappiamo con certezza che Dio esiste, come è
fatto, e come possiamo conoscerlo in una esperienza personale.
L’universo porta con sé un significato ed uno scopo, ed è possibile
conoscere il Dio vivente nella vita di tutti i giorni.
D’altra parte, se Cristo non fosse risorto, la Cristianità sarebbe solo un
interessante pezzo da museo, niente di più. Non avrebbe una validità
oggettiva, non sarebbe reale. Anche se pieno di buoni propositi, non è
certo un pensiero sul quale valga la pena perder tempo. I martiri che
procedevano verso i leoni cantando, o i missionari di oggi, morti in
Congo o in Ecuador, mentre portavano questo messaggio, sono solo dei
poveri pazzi.
L’attacco alla Cristianità da parte dei suoi nemici si è concentrato
soprattutto sulla resurrezione, proprio perché essa ne è un punto
cruciale. Un attacco degno di nota è quello portato avanti nei primi anni
’30 da un giovane avvocato inglese. Era convinto che la resurrezione
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fosse solo una favola, frutto della fantasia. Avendo compreso che era
l’argomento principale della fede cristiana, pensava di fare un favore al
mondo intero dimostrando una volta per tutte questa frode, questa
superstizione. Come avvocato, pensava di possedere le facoltà di
giudizio per separare le prove rigidamente, secondo i canoni di una
moderna corte di giustizia, e di non riconoscere come prova ciò che non
coincideva con tali criteri.
Tuttavia, mentre Frank Morrison era immerso nella sua ricerca, accadde
un fatto eccezionale; il caso non era così facile come pensava. Come
risultato, il primo capitolo del suo libro, Chi ha spostato la pietra?,ha il
titolo “Il libro che si rifiutò di essere scritto”. In esso egli descrive come,
esaminando le prove, cominciò ad essere persuaso contro la sua volontà,
della resurrezione carnale di Cristo.
La storia della morte di Gesù
La morte di Gesù avvenne sulla croce, con un’esecuzione pubblica. Il
governo lo accusò di blasfemia. Gesù affermava di dover espiare i nostri
peccati. Dopo essere stato torturato atrocemente, i suoi polsi ed i suoi
piedi vennero inchiodati alla croce dove rimase appeso e morì dopo un
lento soffocamento. Una spada forò il suo costato per confermare la sua
morte.
Il corpo di Gesù fu poi avvolto in un sudario di lino, dopo essere stato
cosparso con circa cento libbre di aromi, fu posto all’interno di una
solida tomba scavata nella roccia, chiusa da una pietra di quasi due
tonnellate, per renderla sicura. Proprio per il fatto che Gesù aveva detto
pubblicamente che sarebbe risorto dopo tre giorni, una pattuglia di
soldati romani era stata messa come guardia del sepolcro; un sigillo
romano ufficiale venne affisso all’entrata della tomba per testimoniare
l’appartenenza al governo.
Nonostante tutto ciò, tre giorni dopo il corpo era sparito. Era rimasto
solo il sudario di lino, con la forma del suo corpo, ma vuoto. La pietra
che sigillava il sepolcro venne trovata in cima ad un pendio, distante
dalla tomba.
La Resurrezione di Cristo è solo una leggenda?
La prima spiegazione diffusa affermava che i discepoli rubarono il
corpo! In Matteo 28:11-15, abbiamo il resoconto della reazione dei gran
sacerdoti e degli anziani nel momento in cui le guardie diedero loro la
sgradevole e misteriosa notizia che il corpo era scomparso. Pagarono i
soldati e gli dissero di spiegare che i discepoli erano venuti di notte per
rubare il corpo, mentre dormivano. La storia era talmente falsa che
Matteo non si preoccupa nemmeno di negarla! Quale giudice vi
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presterebbe ascolto se diceste che mentre dormivate il vostro televisore è
stato rubato…proprio dal vostro vicino di casa? Chi sa cosa è successo
mentre dormivate? Testimoni di questo genere sarebbero derisi in ogni
tribunale.
Inoltre, siamo messi di fronte ad una incompatibilità etica e
psicologica. Rubare il corpo di Cristo è un’azione totalmente estranea
al carattere dei discepoli e di tutto ciò che conosciamo di loro.
Significherebbe che sono dei perpetratori di una menzogna deliberata,
responsabile della tortura e della morte di migliaia di persone. È
inconcepibile che, anche se un piccolo gruppo tra i discepoli avesse
cospirato e attuato questo furto, esso sia rimasto segreto agli altri
discepoli.
Ognuno di essi ha dovuto affrontare la prova della tortura e il martirio
per le loro affermazioni e la fede in Cristo. Uomini e donne morirebbero
per ciò che pensano sia la verità, anche se questa si rivelasse sbagliata.
Ma non morirebbero per una menzogna. L’uomo pronuncia la verità
proprio sul letto di morte. E anche se i discepoli avessero preso il corpo e
Cristo fosse morto veramente, avremmo comunque ancora il problema
di spiegare le sue apparizioni dopo la resurrezione.
Una seconda ipotesi sostiene che le autorità ebraiche e romane
spostarono il corpo! Ma perché? Con le guardie davanti alla tomba, per
quale ragione avrebbero spostato il cadavere? E ancora, cosa dire del
silenzio delle autorità di fronte alla coraggiosa preghiera degli apostoli
sulla resurrezione a Gerusalemme? I capi ecclesiastici erano in
ebollizione, pieni d’odio, e avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di
prevenire la diffusione del messaggio di Gesú risorto. Arrestarono Pietro
e Giovanni, li picchiarono e minacciarono nel tentativo di chiudere le
loro bocche.
Ma ci sarebbe stata una soluzione molto più semplice per loro. Se
avessero avuto il corpo di Cristo, lo avrebbero potuto portare in parata
per le vie di Gerusalemme. In un solo colpo avrebbero stroncato il
Cristianesimo nella sua stessa culla. Il non averlo fatto è la testimonianza
stessa che non avevano con loro il corpo di Gesù.
Un’altra teoria afferma che le donne, distrutte e sopraffatte dal dolore,
nell’oscurità del mattino sbagliarono strada e entrarono in un’altra
tomba. Nella loro sventura immaginarono che Cristo fosse risorto perché
la tomba era vuota. Questa teoria, comunque, cade proprio per lo stesso
motivo che distrugge quella precedente. Se le donne sbagliarono tomba,
perché allora i gran sacerdoti e gli altri nemici della fede non andarono
presso la tomba vera a mostrare il corpo? Inoltre, è inconcepibile che
26
anche Giovanni e Pietro siano caduti nello stesso errore, e di sicuro
Giuseppe d’Arimatea, proprietario della tomba, avrebbe risolto il
problema. In più ci si deve ricordare che il sepolcro era privato e non
faceva parte di un cimitero pubblico. Nelle vicinanze non esisteva alcuna
tomba che poteva indurre in errore.
Anche la teoria del “Sonno” è stata variamente usata per spiegare la
tomba vuota. Secondo questa visione, Cristo alla fine non morì. Fu
considerato morto per errore, ma svenne per la stanchezza, il dolore e la
perdita di sangue. Quando venne adagiato nel sepolcro, egli ritornò in
sé. Uscì fuori e apparve ai discepoli che erroneamente pensarono fosse
resuscitato.
Questa è una storia moderna. Apparve alla fine del diciottesimo secolo. È
significativo che non venne fuori nessuna ipotesi di questo tipo, a partire
dall’antichità e fino ai violenti attacchi mossi alla Cristianità. Tutte le
prime narrazioni esaltano la morte di Cristo.
Ma ammettiamo pure che Cristo sia stato sepolto vivo, svenuto; è
possibile che sia sopravvissuto tre giorni in una tomba umida, senza
acqua e cibo, senza nessun tipo di attenzione? Avrebbe avuto la forza di
liberarsi dallo stretto sudario, e soprattutto di spostare il masso che
ostruiva l’apertura della tomba, di sopraffare le guardie romane e di
camminare per miglia con i piedi trafitti dai chiodi? Credere ad una
storia simile è molto più fantasioso dell’accettazione della resurrezione.
Anche il critico tedesco David Strauss, che non crede affatto alla
resurrezione, rifiuta un’idea così incredibile. Sostiene infatti:
È impossibile che Colui il quale è uscito dalla sua tomba mezzo morto,
che faticava per la debolezza e la stanchezza, ed infine era spossato dalla
sofferenza, potesse aver dato ai discepoli l’impressione di essere il
vincitore della Morte e della tomba stessa; di essere il Principe della Vita.
Infine, se questa teoria fosse corretta, Cristo stesso sarebbe coinvolto in
una grande menzogna: i suoi discepoli pregavano e credevano che Lui
era morto, e che sarebbe risorto. Cristo non fece nulla per screditare
questa fede, anzi la incoraggiò.
L’unica teoria che spiega in modo adeguato la tomba vuota è la
resurrezione di Gesù Cristo dalla morte.
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Capitolo 4
(Cosa significa avere fede in Gesù Cristo?)
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Il cristiano animato dalla fede trova in essa la critica permanente ad ogni
ideologia e la liberazione da ogni idolo. Viviamo in un mondo in cui Dio
sembra essere assente; un mondo che vive e si organizza senza di Lui.
Ma è proprio in questo mondo che il cristiano con la sua fede smantella
le false sicurezze ponendo a se stesso e agli altri interrogativi
fondamentali e proponendo a tutti la sua grande speranza.
La fede cristiana è quindi continuamente sfidata a interpretare e
affrontare problemi che nessun calcolatore può risolvere e che tuttavia
decidono il destino dell'uomo e del mondo.
Per i cristiani, per le comunità e per la chiesa intera, perciò, è più che mai
attuale l'invocazione dei discepoli: “Signore, aumenta la nostra fede”.
Riflessione ed approfondimento sul concetto di “Fede in Dio”
Nonostante il gran numero di credenti, molti di loro non capiscono cosa
voglia dire veramente avere fede in Dio. Forse alcuni non saranno
d’accordo con quanto è stato detto e affermeranno: “Perché pensi così
male di noi? Crediamo in Dio da tanti anni, come possiamo non sapere
cosa sia la fede in Dio?”. Altri diranno: “Credere in Dio significa
ammettere che Dio esiste, e io credo che Egli abbia creato i cieli e la terra
e tutte le cose, e che esista per davvero. Non è questo credere in Dio?”.
Altri ancora diranno: “Leggo spesso la Bibbia, prego, presenzio alle
riunioni e diffondo il Vangelo. Non è forse questa la fede in Dio?”. C’è
chi dice: “So recitare famosi capitoli e detti della Bibbia. Chi oserebbe
dire che non sono un vero credente?”. E infine altri dicono: “Sono capace
di sacrificarmi per il Signore e ho lavorato, predicato e diffuso il Vangelo
per diversi anni; inoltre controllo e sostengo altri fratelli e sorelle. Non
sono un vero credente?”. Le persone usano queste affermazioni per
dimostrare che sono veri credenti. Ma abbiamo mai riflettuto sulla
veridicità di questi punti di vista?
Vediamo cosa disse Gesù a riguardo: “Molti mi diranno in quel giorno:
Signore, Signore, non abbiam noi profetizzato in nome tuo, e in nome
tuo cacciato demoni, e fatte in nome tuo molte opere potenti? E allora
dichiarerò loro: Io non vi conobbi mai; dipartitevi da me, voi tutti
operatori d’iniquità” (Matteo 7:22-23). Questo versetto rivela che coloro
che diffondono il Vangelo, scacciano i demoni ed eseguono molti
miracoli in nome del Signore Gesù hanno ugualmente tenuto riunioni,
predicato sermoni e diffuso il Vangelo, dandosi da fare e soffrendo
molto; eppure, il Signore Gesù disse che non li conosceva e li chiamava
malvagi. Nella nostra concezione, crediamo che erano veri credenti e che
erano lodati dal Signore. Ma, in realtà, il Signore non solo non lodava la
loro fede, ma li ha anche condannati ed eliminati. Si può quindi pensare
che coloro che credono che esista un Dio, conoscono bene la Bibbia e
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lavorano e si sacrificano per il Signore abbiano vera fede in Dio? Ebbene,
la fede in Dio non è così semplice come si pensa, e bisogna capire qual è
la verità su questo tema. Quindi, cosa vuol dire avere vera fede in Dio?
Ecco una condivisione su questo argomento.
Come dovremmo praticare la nostra fede per essere dei veri credenti?
Leggiamo prima questo passaggio: “Sebbene molte persone credano in
Dio, poche capiscono cosa significhi avere fede in Lui e cosa debbano
fare per seguire il Suo cuore. Questo perché, sebbene le persone
conoscano la parola ‘Dio’ e le espressioni ‘l’opera di Dio’, non conoscono
Dio, né tantomeno la Sua opera. Non c’è da meravigliarsi, quindi, che
tutti coloro che non conoscono Dio credano in modo confuso. Le persone
non prendono seriamente la fede in Dio, perché credere in Lui è del tutto
insolito, del tutto strano per loro. Di conseguenza, non sono all’altezza
delle richieste di Dio. In altre parole, se la gente non conosce Dio e non
conosce la Sua opera, non è adatta a essere usata da Dio, e tantomeno
può realizzare il Suo desiderio. ‘Fede in Dio’ significa credere che Egli
esiste; questo è il concetto più semplice della fede in Dio. Inoltre, credere
che Dio esiste non è la stessa cosa di credere veramente in Lui; piuttosto,
è un genere di fede semplice con forti implicazioni religiose. La vera fede
in Dio significa fare esperienza delle Sue parole e della Sua opera
nella convinzione che Egli ha la sovranità su tutte le cose. In tal modo
sarai liberato dalla tua indole corrotta, realizzerai il desiderio di Dio e
giungerai a conoscerLo. Solo mediante un percorso simile puoi affermare
di credere in Dio”. Queste parole ci hanno rivelato le verità e i misteri
della fede in Dio. Capiamo che riconoscere l’esistenza di un Dio o
credere fortemente che esista non è vera credenza in Dio, bensì una mera
convinzione religiosa. Se crediamo in Dio, ma non conosciamo il
significato della vera fede o dell’opera di Dio, né conosciamo Lui, allora
la nostra fede è confusa e non può essere lodata da Dio. In verità, la fede
in Dio consiste nell’avere esperienza “dell’opera e della parola di Dio”,
basandosi sulla credenza che Dio regni su ogni cosa, imparando quindi a
conoscerLo. Dunque, se riconosciamo solamente l’esistenza di Dio senza
avere esperienza della Sua opera e senza conoscerLo, stiamo
continuando a resisterGli e a tradirLo: una fede di questo tipo è priva di
significato. La vera fede in Dio consiste nella fede nelle Sue parole, nel
praticare e nell’avere esperienza della Sua opera. Solo così conosceremo
la verità e la vera conoscenza di Dio, e saremo considerati veri credenti.
Ad esempio, quando Giobbe affrontò i sentieri, li accettò come
provenienti da Dio e credette che qualsiasi cosa gli sarebbe accaduta,
buona o cattiva, derivasse dall’autorizzazione di Dio. Inoltre, credeva
nella sovranità di Dio e che essere derubato delle sue proprietà
contenesse la predestinazione dei ladri che non potevano rubare senza il
30
permesso di Dio. Quindi, obbedì e offrì a Dio una preghiera di lode:
“Nudo sono uscito dal seno di mia madre, e nudo tornerò in seno della
terra; Jahvè ha dato, Jahvè ha tolto; sia benedetto il nome di Jahvè”
(Giobbe 1:21). Per aver creduto così fermamente nella sua testimonianza,
ricevette la doppia benedizione di Dio, il quale gli parlò attraverso il
vento. Dall’esempio di Giobbe, vediamo che egli era l’esempio di un vero
credente. Infatti, quando ebbe problemi, non li guardò dalla prospettiva
di un uomo e non accusò o fraintese Dio, né si fece prendere
dall’impulso di riprendersi la sua proprietà; al contrario, accettò il fatto
in quanto veniva da Dio e obbedì alla Sua sovranità e ai Suoi accordi.
Infine, credette fermamente nella sua testimonianza. Solo dopo aver
passato tutto ciò, si può dire di essere veri credenti. Se non percorriamo
la vera via della credenza in Dio, ma viviamo secondo la “filosofia di
vita di Satana” trattando tutte le cose, le questioni e le persone secondo
le nostre nozioni e immaginazioni, e non cerchiamo Dio né la
conoscenza di Lui e non cambiamo la nostra indole, tutti gli anni di
fede non saranno serviti a nulla. Quando il Signore Gesù venne a
compiere la Sua opera, molti tornarono da Lui per via delle parole, i
segni e i miracoli che manifestava, mentre gli scribi e farisei non
conoscevano le parole della verità, né l’opera dello Spirito Santo, ma
vedevano le cose dalla prospettiva dell’uomo; consideravano Gesù il
figlio di un falegname e dicevano che scacciava i demoni dal principe dei
demoni. Hanno anche negato i miracoli che il Signore Gesù aveva
compiuto, come far tornare la vista ai ciechi e resuscitare i morti. Per di
più, poiché temevano di perdere il loro prestigio e i loro seguaci, Lo
condannarono lascivamente. Perciò, a prescindere da quanto si fossero
adoperati e avessero diffuso il Vangelo, Il Signore non poteva lodarli ma
solo chiamarli malvagi.
Ecco perché dobbiamo capire cosa significa avere vere fede in Dio
prima di riuscire a credere in Dio. Se crediamo in Dio con noncuranza
e agiamo meccanicamente in base ai vecchi punti di vista limitandoci
ad osservare alcune regole religiose, esternamente presenzieremo agli
incontri, pregheremo Dio, leggeremo le Sue parole e diffonderemo il
Vangelo, ma internamente non sapremo mai cosa vuol dire la vera fede
o il risultato che dobbiamo ottenere credendo in Dio. Inoltre,
diventeremo arroganti e pomposi per via delle parole e della teoria e
per il nostro sacrificio. Se non perseguiamo la verità della credenza in
Dio né vediamo le cose e ci comportiamo secondo la verità,
involontariamente stiamo seguendo le orme dei farisei. Quindi, se
vogliamo raggiungere buoni risultati e avere vera fede, dobbiamo
intraprendere la vera via della credenza in Dio.
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Se osserviamo le parole del Signore Gesù, possiamo comprendere che
Dio loda chi fa la volontà del Padre che è nei cieli, e che solo costoro
possono entrare nel Regno dei Cieli. Quindi, cosa significa fare la volontà
del Padre che è nei cieli? Duemila anni fa, il Signore Gesù dice: “E Gesù
gli disse: Ama il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore e con tutta
l’anima tua e con tutta la mente tua. Questo è il grande e il primo
comandamento. Il secondo, simile ad esso, è: Ama il tuo prossimo
come te stesso” (Matteo 22:37-39). “Siate santi, perché io son santo” (I
Pietro 1:16). Da queste parole comprendiamo che coloro che fanno la
volontà del Padre che è nei cieli sono coloro che sono stati liberati dal
peccato e purificati e trasformati. Essi possono vivere secondo la verità e
obbedire veramente a Dio, possono sempre mettere in pratica le parole
del Signore e osservare i Suoi comandamenti, e possono amare Dio con
tutto il loro cuore e vivere secondo le Sue parole. Oggi, Dio Onnipotente,
il Signore Gesù che è tornato nella carne, ci ha anche comunicato la
risposta: “Tu devi conoscere che tipo di persone Io desidero; coloro che
sono impuri non sono autorizzati a entrare nel Regno, quelli che sono
impuri non sono autorizzati a infangare la terra santa. Anche se hai
compiuto molto lavoro e hai lavorato per molti anni, alla fine, sei
ancora deplorevolmente sporco. È intollerabile per la legge del cielo
che tu voglia entrare nel Mio Regno! Dalla creazione del mondo fino a
oggi, non ho mai offerto facile accesso al Mio Regno a chi cerca di
accattivarsi il Mio favore. Si tratta di una regola celeste che nessuno
può infrangere! Devi cercare la vita. Oggi, coloro che saranno resi
perfetti sono dello stesso tipo di Pietro: sono coloro che cercano i
cambiamenti nella loro indole e sono disposti a rendere testimonianza
a Dio e a svolgere il loro dovere di creatura di Dio. Solo le persone di
questo tipo saranno rese perfette. Se guardi solo alle ricompense e non
cerchi di cambiare la tua indole di vita, allora tutti i tuoi sforzi saranno
vani e questa è una verità immutabile!”
32
Capitolo 5
(Come si manisfesta lo Spirito Santo?)
Fuoco. Sugli apostoli riuniti nel cenacolo lo Spirito Santo è apparso sotto
forma di lingue di fuoco (atti pag 2326). Come si presenta il fuoco? Che
caratteristiche ha? Il fuoco cosa ha rappresentato per i primi uomini?
Proviamo a descriverlo con aggettivi rappresentati. Il fuoco serve per
temprare l’acciaio, serve per liberare dalla scoria il materiale per
l’altoforno, è il prodotto della fusione nucleare che si verifica nel sole
continuamente ed è quindi la nostra fonte di calore. Lo spirito quindi è
calore nel cuore, libera dalle paure e dai timori, è fonte di luce e di calore
(per il nostro spirito).
Una volta che siamo salvati e che apparteniamo a Dio, lo Spirito risiede
nei nostri cuori per sempre, sigillandoci con una promessa di conferma,
di certifica e di certezza sul nostro stato eterno come Suoi figli. Gesù
disse che avrebbe mandato lo Spirito per essere il nostro Aiutante,
Consolatore e Guida. “E io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro
consolatore, perché stia con voi per sempre” (Giovanni 14:16). La parola
tradotta qui “consolatore” significa “colui che è chiamato a stare vicino”
e ha l’’idea di qualcuno che incoraggia ed esorta. Lo Spirito Santo risiede
permanentemente nei cuori dei credenti (Romani 8:9; 1 Corinzi 6:19-20;
12:13). Gesù ha dato lo Spirito come “compensazione” per la Sua
assenza, per assolvere delle funzioni nei nostri confronti che Gesù non
avrebbe mai assolto se fosse rimasto personalmente presente.
34
disse ai discepoli che “quando però sarà venuto lui, lo Spirito della
verità, egli vi guiderà in tutta la verità” (Giovanni 16:13). Egli rivela alle
nostre menti l’intero consiglio di Dio riguardante l’adorazione, la
dottrina e la vita Cristiana. Egli è la guida perfetta che va avanti a noi,
che ci guida, che rimuove gli ostacoli, che alimenta la comprensione e
che rende tutte le cose chiare e evidenti. Egli ci guida sul sentiero di tutte
le cose spirituali. Senza questa guida, cadremmo spesso in errore. Una
parte cruciale della verità che Lui rivela è che Gesù è veramente chi
diceva di essere (Giovanni 15:26; 1 Corinzi 12:3). Lo Spirito ci convince
della divinità di Cristo, della Sua incarnazione, del Suo essere il Messia,
della Sua sofferenza e della Sua morte, della Sua risurrezione e
ascensione, della Sua esaltazione alla destra di Dio, e del Suo ruolo come
giudice di tutti. Egli da la gloria a Cristo in ogni cosa (Giovanni 16:14).
Un altro ruolo dello Spirito Santo è di Colui che da dei doni. 1 Corinzi 12
descrive i doni spirituali che i credenti ricevono per svolgere le varie
funzioni del corpo di Cristo in terra. Tutti questi doni, grandi e piccoli,
sono dati dallo Spirito in modo da poter essere Suoi ambasciatori al
mondo, che mostrano la Sua grazia e Lo glorificano.
Lo Spirito agisce anche come Colui che produce frutto nelle nostre vite.
Quando Egli dimora in noi, inizia il lavoro di raccolta del Suo frutto nelle
nostre vite – l’amore, la gioia, la pace, la pazienza, la benevolenza, la
bontà, la fedeltà, la mansuetudine e l’autocontrollo (Galati 5:22-23).
Queste non sono le opere della nostra carne, che non è capace di
produrre questi frutti, ma sono prodotti dalla presenza dello Spirito nelle
nostre vite.
Sapere che lo Spirito Santo di Dio viene a vivere nelle nostre vite, che
svolge queste funzioni miracolose, che abita con noi per sempre e che
non ci lascerà e non ci abbandonerà mai, è motivo di grande gioia e
conforto. Grazie a Dio per questo prezioso dono – lo Spirito Santo e la
Sua opera nelle nostre vite!
Approfondimento:
Non è possibile avere “vera” Fede in Dio, se non si aprono le porte del
nostro cuore, della nostra anima, all’entrata dello Spirito Santo!!
(Giovanni 14,15,16.23-26).
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i
miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro
Paràclito perché rimanga con voi per sempre. Se uno mi ama, osserverà
35
la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo
dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la
parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi
ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo
Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni
cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto». Lo Spirito Santo che il Padre
manderà vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto. Lo
Spirito, il misterioso cuore del mondo, il vento sugli abissi dell’origine, il
fuoco del roveto, l’amore in ogni amore, respiro santo del Padre e del
Figlio, lo Spirito che è Signore e dà la vita, come proclamiamo nel Credo, è
mandato per compiere due grandi opere: insegnare ogni cosa e farci
ricordare tutto quello che Gesù ha detto. Avrei ancora molte cose da dirvi,
confessa Gesù ai suoi. Eppure se ne va, lasciando il lavoro incompiuto.
Grande umiltà quella di Gesù, che non ha la pretesa di aver insegnato
tutto, di avere l’ultima parola, ma apre, davanti ai discepoli e a noi, spazi
di ricerca e di scoperta, con un atto di totale fiducia in uomini e donne
che finora non hanno capito molto, ma che sono disposti a camminare,
sotto il vento dello Spirito che traccia la rotta e spinge nelle vele. Queste
parole di Gesù ci regalano la gioia profetica e vivificante di appartenere
ad una Chiesa che è un sistema aperto e non un sistema bloccato e
chiuso, dove tutto è già stabilito e definito. Lo Spirito ama insegnare,
accompagnare oltre, verso paesaggi inesplorati, scoprire vertici di
pensiero e conoscenze nuove. Vento che soffia avanti. Seconda opera
dello Spirito: vi ricorderà tutto quello che vi ho detto.Ma non come un
semplice fatto mnemonico o mentale, un aiuto a non dimenticare, bensì
come un vero 'ri-cordare', cioè un 'riportare al cuore', rimettere in cuore,
nel luogo dove di decide e si sceglie, dove si ama e si gioisce. Ricordare
vuol dire rendere di nuovo accesi gesti e parole di Gesù, di quando
passava e guariva la vita, di quando diceva parole di cui non si vedeva il
fondo. Perché lo Spirito soffia adesso; soffia nelle vite, nelle attese, nei
dolori e nella bellezza delle persone. Questo Spirito raggiunge tutti. Non
investe soltanto i profeti di un tempo, o le gerarchie della Chiesa, o i
grandi teologi. Convoca noi tutti, cercatori di tesori, cercatrici di perle,
che ci sentiamo toccati al cuore da Cristo e non finiamo di inseguirne le
tracce; ogni cristiano ha tutto lo Spirito, ha tanto Spirito Santo quanto i
suoi pastori. Ognuno ha tutto lo Spirito che gli serve per collaborare ad
una terza opera fondamentale per capire ed essere Pentecoste: incarnare
ancora il Verbo, fare di ciascuno il grembo, la casa, la tenda, una madre
del Verbo di Dio. In quel tempo, lo Spirito è sceso su Maria di Nazareth,
in questo tempo scende in me e in te, perché incarniamo il Vangelo, gli
diamo passione e spessore, peso e importanza; lo rendiamo presente e
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vivo in queste strade, in queste piazze, salviamo un piccolo pezzo di Dio
in noi e non lo lasciamo andare via dal nostro territorio.
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Capitolo 6
(I comandamenti di Dio)
PREMESSA
Per comprendere gli insegnamenti e l’opera perfetta compiuta sulla croce
da Gesù Cristo, dobbiamo fare una doverosa premessa. Nel Vangelo
secondo Matteo, 5:17, il nostro Maestro dice: "Non pensate che io sia
venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma
per portare a compimento". Perciò nulla di quello che è scritto nelle
Scritture è da rigettare, ma in se stesso, per mezzo del suo sacrificio, il
Signore Gesù ha compiuto l’opera. Egli ha detto: "È compiuto!"
(Giovanni, 19:30).
L'apostolo Paolo, infatti, scrive che "la legge è stata come un precettore
per condurci a Cristo, affinché noi fossimo giustificati per fede. Ma ora
che la fede è venuta, non siamo più sotto precettore; perché" - voi che
siete battezzati in Cristo - "siete tutti figli di Dio per la fede in Cristo
Gesù" (Galati, 3:24-26). Egli ci ha salvati non per opere giuste da noi
compiute, ma secondo la sua misericordia, mediante il lavacro della
rigenerazione e il rinnovamento dello Spirito Santo (Tito, 3:5). "Infatti è
per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi;
è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti"
(Efesini, 2:8,9). Certo, la fede senza le opere è morta, perché "Chi ha i
miei comandamenti e li osserva, quello mi ama", disse Gesù (Giovanni,
14:21), ma non sono le opere buone prescritte dalla legge che salvano,
esse sono la conseguenza della salvezza (Efesini, 2:10).
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loro menti, le scriverò sui loro cuori; e sarò il loro Dio, ed essi saranno il
mio popolo" (Ebrei, 8:8,10).
Il fatto che non siamo sotto la legge non ci esime, però, dall’adempiere
i precetti di Dio. Infatti, Gesù dice: "Chi ha i miei comandamenti e li
osserva, quello mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio"
(Giovanni, 14:21). Quindi ci ammonisce: "io vi dico che se la vostra
giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, non entrerete
affatto nel regno dei cieli" (Matteo, 5:20).
I dieci Comandamenti
Primo comandamento
NON AVRAI ALTRO DIO DI FRONTE A ME
Secondo comandamento
NON PRONUNCIARE INVANO IL NOME DEL SIGNORE TUO DIO
Terzo comandamento
RICORDATI DI SANTIFICARE LE FESTE
Quarto comandamento
ONORA TUO PADRE E TUA MADRE
Quinto comandamento
NON UCCIDERE
Sesto comandamento
NON COMMETTERE ADULTERIO
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Settimo comandamento
NON RUBARE
Ottavo comandamento
NON PRONUNZIARE FALSA TESTIMONIANZA
Nel capitolo 22 del Vangelo di Matteo, alla richiesta del dottore della
legge, “Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?”, Gesù
risponde: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la
tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo
comandamento. Il secondo, poi, è simile: “Amerai il tuo prossimo come
te stesso”. “Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i
profeti” (Mt 22, 37-40). Nel discorso di addio che Gesù fa nel cenacolo
dice: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri,
come Io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo
tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli
altri” (Gv 13, 34-35). Come si può notare nel discorso riportato da
Giovanni esplode la novità del comandamento dell'amore in tutta la sua
capacità di trasformazione. La novità è evidente per diversi motivi.
Quello principale è citato nel testo: “Amatevi come Io vi ho amato”. Il
riferimento o la misura dell'amore non è più quello che ognuno ha per sé
stesso, ma è Gesù stesso, con tutta la sua capacità di donazione e proprio
il capitolo tredicesimo di Giovanni inizia con queste parole: “Prima della
festa di Pasqua, Gesù […] dopo aver amato i suoi che erano nel mondo li
amò sino alla fine” (Gv 13,1), cioè fino all'estremo dell'amore. Un altro
motivo di novità è contenuto nelle parole: “Da questo conosceranno che
siete miei discepoli”. La tessera di riconoscimento di essere veri discepoli
di Cristo è solo questo amore. E' un amore reciproco per cui nessuno è
superiore all'altro e tutti hanno bisogno dell'amore dell'altro. E' un amore
preceduto da quello di Cristo che resta così il modello e l'anima del
nostro amore. L'amore è la testimonianza più viva ed efficace della
nostra comunione con Cristo.
In conclusione, « il non commettere adulterio, non uccidere, non rubare,
non concupire e qualsiasi altro comandamento si riassumono in questa
parola: "Ama il tuo prossimo come te stesso". L’amore non fa nessun
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male al prossimo; l’amore quindi è l’adempimento della legge"»
(Romani, 13:9-10).
41
Capitolo 7
(Perché ai giorni odierni sembra così difficile o addirittura
impossibile anche per chi si dichiara Cristiano rispettare alcuni
comandamenti di Dio?)
La guida divina
Pregare spesso
Mediante la preghiera possiamo avvicinarci a Dio, ottenere le risposte
alle nostre domande e trovare conforto.
Chiunque può pregare, sempre e ovunque. Non importa se preghiamo in
ginocchio, in piedi o seduti, ad alta voce o in silenzio, in gruppo o da
soli, Dio ci ascolterà e ci risponderà. Pregare è così facile e semplice che
potremmo non apprezzare quale privilegio esso sia. È una linea diretta
di comunicazione con il nostro Padre Celeste, che vuole aiutarci con tutti
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i nostri problemi e le nostre domande. Sebbene non risponda sempre
subito o nel modo che ci aspettiamo, noi crediamo a quel versetto che
dice: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; picchiate e vi sarà
aperto” (Matteo 7:7).
Ci viene richiesto di pregare spesso perché quanto più frequente è la
nostra comunicazione con Dio, tanto più aperti saremo alla Sua guida
per attraversare le difficoltà che affrontiamo. Questo è un esempio di
come le benedizioni di un comandamento superano di gran lunga lo
sforzo richiesto.
Ascoltare, leggere, studiare, meditare la Parola di Dio
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né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bue, né il tuo asino, né
alcuna delle tue bestie, né il forestiero che sta entro le tue porte, perché il
tuo schiavo e la tua schiava si riposino come te. Ricordati che sei stato
schiavo del paese d’Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là
con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di
osservare il giorno di sabato (Dt 5,12-15).
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Oggi il tempo libero, il fine settimana è appannaggio di tutti, spesso i
poveri lavorano meno dei ricchi, e i liberi professionisti ritengono di
dover assolutamente lavorare anche di domenica e muoiono in buona
percentuale prematuramente per eccesso di lavoro. Quindi lavoro a tutti
i livelli della scala sociale e riposo assicurato per tutti quelli che lo
vogliono. Ma il fine settimana molte volte e in molti casi non si lascia alle
spalle uomini riposati, liberi e felici. Esistono la febbre del sabato sera, la
nevrosi della domenica e l’esaurimento del lunedì.
Tante persone trovano il senso della loro esistenza solo nel lavoro,
nell’attività professionale. Ma quando tale frenesia viene interrotta dalle
feste o dalle ferie, emergono opprimenti e disperanti il vuoto
dell’esistenza e la sua povertà di contenuti.
I cristiani ringraziano perché sono stati liberati dalla schiavitù per mezzo
della morte e della risurrezione di Cristo. Tale azione liberatrice ha un
valore così grande che non si finirà mai di celebrarla. La messa, che è la
celebrazione del memoriale della morte e della risurrezione del Signore,
tende necessariamente alla liberazione dell’uomo se viene celebrata come
si deve. La possibilità di celebrare, libera l’uomo, e senza questa capacità
la vita diventa, poco per volta, deserta, sconsolata e squallida. E siccome
questo è molto importante per la nostra libertà interiore ed esteriore, Dio
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ce lo impone con un comandamento specifico. Per noi cristiani cattolici la
messa della domenica è la celebrazione della festa della liberazione che ci
è stata donata da Cristo mediante il suo sacrificio di morte e risurrezione.
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La pratica religiosa in Italia
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in generale problemi e preoccupazioni di ordine economico (perdita del
lavoro, precariato, etc….), certamente tutti fenomeni negativi che
coinvolgono moltissime persone, famiglie, addirittura intere Società
dell’attuale generazione e periodo storico; non si può non affermare che
questa sia una tristissima e pericolosa realtà dei nostri giorni. Se però
torniamo un po’ indietro nel tempo, ripensiamo al difficile e tormentato
periodo storico ad esempio della 2° guerra mondiale, che molti di noi
hanno vissuto “fortunatamente” soltanto attraverso i libri di storia,
documentari storici televisivi e soprattutto ascoltando con
“commozione” i tristi racconti dei nostri nonni o genitori, dei numerosi
pericoli che hanno dovuto affrontare rischiando persino la “vita”, degli
stratagemmi che hanno dovuto mettere in pratica per riuscire a sfamare
le loro famiglie (molto più numerose di quelle di oggi), per i quali però la
partecipazione alla Santa Messa festiva ed addirittura “quotidiana” era
di fondamentale importanza per la loro vita, veniva prima di tutto e di
tutti, era una benedizione celeste assolutamente da non perdere……, ci si
rende conto che le “reali motivazioni” del calo delle presenze di fedeli
nelle Chiese in generale tipiche dei nostri giorni, sono altre e vanno
ricercate nelle indicazioni che si trovano nella Sacra Scrittura (…..quando
il Figlio dell’uomo tornerà, troverà ancora la fede sulla terra?……(*) e
forse più “semplicemente” in quelle cosiddette “rivelazioni private”
riconosciute ufficialmente dalla Chiesa Cattolica, tramite le quali nostro
Signore Gesù Cristo ha volutamente permesso alla propria “Madre
Immacolata ed assunta in cielo” di intervenire in aiuto del mondo intero,
scegliendo come destinatari dei suoi messaggi sempre soggetti
miserabili, poveri, analfabeti, ma umili ed ubbidienti, tramite i quali ha
potuto comunicare a generazioni intere la strada da seguire
necessariamente per ottemperare alla volontà del figlio suo diletto Gesù
Cristo al fine di riportare il mondo “corrotto e malvagio” sulla giusta via
della “salvezza eterna”. (un breve “accenno” lo troverete più avanti….)
(*) le parole di Gesù “Quando il Figlio dell’uomo tornerà, troverà ancora la fede
sulla terra?” si trovano in Lc 18,8.
Queste parole hanno un preciso significato e rimandano alla fine del mondo.
In riferimento ad essa Gesù ha detto: “Allora vi consegneranno ai supplizi e vi
uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. Molti ne
resteranno scandalizzati, ed essi si tradiranno e odieranno a vicenda.
Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; per il dilagare dell’iniquità,
l’amore di molti si raffredderà. Ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato”
(Mt 24,9-13).
San Paolo ricorda che prima della fine del mondo “dovrà avvenire l’apostasia” (2
Ts 2,3), e cioè l’abbandono della fede.
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Proprio per questo Gesù chiede la fede perseverante, la fede viva, quella che non
si lascia scoraggiare dalle tribolazioni e dalle persecuzioni.
La domanda di Gesù è dunque una domanda retorica, dal momento che sa già
tutto e lo manifesta chiaramente.
Gesù pertanto intende mettere in guardia dal pericolo di affievolire o addirittura
spegnere la fede.
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Capitolo 8
Il demonio che sta vicino a tutti noi notte e giorno non ha nessun influsso
sulla nostra anima, non può farci forza per convincerci di quello che ci
dice nella mente, non può guidare la nostra volontà. Il demonio invece
può alterare la nostra psiche, le nostre emozioni, i sensi interni, i sensi
esterni, può renderci nervosi, ci fa sentire strani, ci rende intrattabili,
tutto questo, c´è anche dell´altro, quando la nostra spiritualità non è
saldamente ancorata alla parola di Dio, e quando la nostra volontà non è
orientata a mettere in pratica la volontà di Dio.
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Molti scelgono Dio soltanto come desiderio, manca loro la volontà di
andare per la via stretta e scomoda della vita divina. La volontà di Dio
ha per tutti noi una forza repulsiva, sia perché i principi del Vangelo non
sono graditi alla volontà nostra, sono contrari alla natura dell´uomo che
vuole godere ed essere libero e felice. La proposta di satana invece trova
l´uomo disposto ad accettarla. Nel mezzo ci siamo noi: “ti ho messo
davanti l´acqua (simbolo della sorgente della vita) e il fuoco (simbolo
delle passioni), tu devi stendere le mani, quello che prendi, quello avrai,
dice il Signore.
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La preghiera debole e distratta risveglia lentamente quelle passioni
contro le quali abbiamo combattuto con coraggio e determinazione,
l´amore a Dio e al prossimo va spegnendosi lentissimamente. L´ira
contro chi ci fa del male diventa istintiva e violenta, la concupiscenza
appare sempre più naturale e sempre meno da condannare. Se non
vogliamo cadere in questa trappola dobbiamo conservare il ritmo della
preghiera giornaliera, la meditazione contemplata fatta sempre bene e
l´esercizio delle virtù cristiane. Persevereremo fino alla fine nell´amore a
Dio e al prossimo, e vivremo sempre sereni e nella gioia, non andremo
mai più indietro, non andremo più avanti, andremo in alto verso il Cielo
dove Qualcuno ci aspetta.
I suggerimenti di Satana
Quando noi accogliamo la parola della fede lo Spirito Santo entra in noi e
ci dona tutti i mezzi spirituali per tradurre l´insegnamento della fede
nella vita di tutti i giorni. Quando noi pensiamo della cose cattive e
decidiamo un rapporto con il nostro corpo e con gli altri che non è
consentito dalla Legge di Dio, satana entra in noi e ci dona l´amore al
male che è indispensabile per commettere peccati. Dio ama soltanto il
bene, satana ama soltanto quello che è contrario al bene, avendo rifiutato
Dio satana ha rifiutato tutto quello che è buono. La sua intelligenza
intuitiva non può andare alla verità e va alla menzogna che è una
falsificazione della verità.
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All´origine si tratta soltanto di parole, ognuno decide liberamente quali
devono essere le proprie convinzioni.
Quello che satana ci dice con i suoi pensieri viene percepito dalla nostra
mente, dobbiamo imparare a distinguere la voce del demonio dalla
nostra altrimenti penseremo che sono riflessioni personali nostre. Il
criterio per distinguere è uno solo: la meditazione contemplata e messa
in pratica ci fa mettere a confronto i pensieri con la verità della parola di
Dio, quando vediamo che non corrispondono capiamo subito che satana
ci parla. Quando noi accettiamo una considerazione sulla opportunità di
fare un peccato, satana accende l´impulso della passione corrispondente
al male che noi vogliamo fare, la passione scotta, la nostra volontà
desidera arrivare fino in fondo per cui non siamo capaci di rinunziare,
occorre molta preghiera e un grande sforzo di rinunzia.
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concupiscenza, di odio, di vendetta. Quando cominciamo a indugiare
entriamo nella tentazione, questo potrebbe essere il significato autentico
del Padre Nostro: non c´indurre in tentazione, cioè aiutaci a non entrare
nella tentazione, ma liberaci dal male, dalla malizia che satana ci dona.
La crisi che incombe su di noi ogni giorno di più come una minaccia
sulla nostra esistenza sta diventando per ognuno di noi la sorgente di
tentazioni atroci di ogni genere, perché l´orizzonte è foriero di grandi
sofferenze, l´orizzonte è chiuso e il sole non si vede più. Abbiamo
bisogno di capire meglio il fenomeno della tentazione. La tentazione è
l´induzione a commettere delle sciocchezze, a prendere delle decisioni
che all´inizio sembrano una evasione dalla realtà, ma poi una volta
consumato il peccato, il buio diventa ancora più minaccioso. Dobbiamo
stare attenti a non perdere la fede, perché soltanto Dio ci può dare la
forza di resistere e di aspettare pazientemente l´evolversi degli eventi.
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spinte irresistibili che non vorremmo sentire. Non è Iddio, siamo noi che
non abbiamo fede, siamo noi che invece di pregare malediciamo le
persone che non risolvono mai i problemi che dicono di voler risolvere.
Quando Dio ha creato il mondo ha distribuito i beni che servono alla vita
e allo sviluppo degli uomini, di tutti gli uomini, non ha detto: ognuno di
voi deve cercare di avere sempre di più. Le ricchezze della creazione si
sono esaurite perché non sono state sciupate, sono state dilapidate. Il
mondo deve tornare alle norme morali che Dio ha scritto nella natura
umana, fino a quando ci saranno persone che devono dare un milione al
mese alle donne da cui divorziano, fino a quando ci sarà sciupio del
benessere, il mondo non cambierà. Dio non c´entra, siamo noi che
dobbiamo mettere giudizio.
Le tentazioni di Satana
San Paolo dice che dentro di noi ci sono due voci: la voce della carne e la
voce dello spirito. La voce della carne è quella di satana che ci parla
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attraverso le nostre passioni interne ed esterne e attraverso la mentalità
edonistica e materialista del mondo. Lo Spirito Santo invece fa sentire la
sua voce nella preghiera, nella meditazione e nelle opere di carità. Chi
vive nel peccato non sente la sua voce, perché non può parlargli, parla
invece nella coscienza che richiama l´attenzione verso la morale cristiana.
Se poi la preghiera è superficiale e distratta, la voce dello Spirito viene
sopraffatta dalla voce prepotente delle passioni.
Noi ascoltiamo gli impulsi delle passioni quando la vita spirituale non ci
interessa, se siamo determinati a camminare sulla via della conversione
non sarà mai difficile per noi allontanare le tentazioni. San Paolo dice
anche che la guerra in cui noi ci troviamo non è contro la carne e il
sangue, è una guerra che gli spiriti invisibili si combattono nell´uomo per
conquistarlo a Dio o all´inferno. L´uomo decide liberamente da che parte
stare. La forza della nostra volontà può annullare l´opera dello Spirito
Santo come anche l´opera di satana.
Dio vuole che l´uomo sia pienamente libero di scegliere sul suo destino
eterno, se l´uomo vuole cambiare vita e iniziare un cammino di
conversione trova nella Chiesa tutti i mezzi spirituali per realizzarlo, non
sono pochi i grandi peccatori che sono diventati grandi Santi. San
Agostino si trovò nella necessità di cambiare tutta la sua vita ed ebbe
paura della miseria grande in cui era precipitato, poi fece una riflessione
molto semplice: si iste et ille, cur non ego? Se questo e quell´altro ce
l´hanno fatta, perché non dovrei farcela anch´io?
È diventato uno dei santi più grandi della Chiesa e addirittura Dottore
della fede per tutta la Chiesa universale. Lo Spirito Santo ci parla con
una voce dolce e leggera, Elia disse che sentiva la sua voce come una
brezza leggera, satana invece ci parla con l´altoparlante delle passioni
che irrompono nella nostra vita come una bufera violenta oppure come
un fuoco che arde nella nostre membra, queste immagini simboliche del
Profeta Elia sono più che sufficienti per capire come stanno le cose. Non
sono pochi coloro che vogliono iniziare il cammino della fede e ci
rinunziano perché sono travolti dalle critiche contro la Chiesa. La Chiesa
non sono il Papa, i Vescovi e i sacerdoti, la Chiesa siamo tutti noi.
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cristiane nel cuore della nuova generazione. Dalla famiglia vengono le
vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Le vocazioni adulte spesso
dopo una esperienza più o meno lunga del peccato, non riescono a
resistere alle difficoltà della vita pastorale, spesso i sacerdoti sono
condannati al disprezzo e alla solitudine.
Ci sono dei sacerdoti che non resistono per cui seguono il richiamo della
vita nel peccato di prima, la vita cristiana non ha i fondamenti che
doveva dare loro la famiglia. La mamma coadiuvata dal papà svolge un
ruolo insostituibile nella educazione cristiana dei figli perché ha avuto da
Dio il dono di parlare ai bambini. Goethe diceva: ho 70 anni, nella mia
vita ho visto soltanto due cose belle: un bimbo che dorme e una mamma
che prega.
Con questi suggerimenti sgretola la nostra fede sulla base di una realtà.
E’ vero, anzi è verissimo che noi non ce la faremmo mai perché non
abbiamo nessun potere sulle cose cattive che si sono sviluppate in noi fin
dalla nascita. La fede e soltanto la fede ci dice che la Grazia non ci
mancherà mai se noi siamo impegnati a vivere una vita cristiana secondo
i principi del Vangelo. Senza di me non potete far nulla, dice il Signore,
quando la nostra fede è viva e operante nelle opere buone Gesù ci dona
quella Grazia che ci fa resistere senza peccare.
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per cui cerca di insinuare nelle nostre considerazioni delle valutazioni
sulla parola di Dio e nel contempo cerca di eccitare le nostre fragilità. Se
noi non chiudiamo subito dicendo: io faccio solo la volontà di Dio anche
quando mi costa, anche quando può sembrarmi ingiusto, se non
spegniamo il microfono con cui ci parla, lui riesce a spegnere la nostra
fede, la speranza, l´amore puro e santo, gli affetti che Dio ha benedetto, i
sentimenti santi ecc.
Allora succede questo: col tempo queste considerazioni che noi abbiamo
accettato diventano convinzioni mediante le quali satana stabilisce
un’alleanza permanente con la malizia: non abbiamo voglia di pregare, e
siccome la preghiera è l’unica possibilità per tenere Dio presente nella
nostra vita, viene a mancare la luce della verità per cui non possiamo più
distinguere il bene dal male, cosi diventiamo imprudenti, “chi ama il
pericolo perirà in esso” e ancora la Scrittura dice: chi scava una fossa ci
casca dentro. Quando emerge la coscienza che ci rimprovera la mettiamo
subito a tacere: che c´è di male, fanno tutti così, devo pur vivere nel
mondo. Nel momento in cui noi neghiamo la verità del peccato
diventiamo schiavi della volontà di satana.
Approfondimento:
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sacerdoti, le famiglie numerose, ognuno. Il diavolo si insinua e
corrompe, influenza gli indecisi. La lotta è impari perché lui è un angelo.
Se uno sta da solo, senza Gesù, perde di certo e avrà sofferenza in questa
terra e rischia la dannazione eterna. Purtroppo molti non si rendono
conto di quel che accade perché vittime di una pseudo-cultura che
afferma: “Il male e Satana non esistono”».
Che fare, allora?
«Consiglio di fare ordine nella propria vita, umana e spirituale, con
l’aiuto di un sacerdote. Alla luce di Dio si devono verificare scelte,
sentimenti, pensieri, azioni. Sul piano spirituale devo usare gli strumenti
che Dio mi ha dato per allontanare l’inganno e le tentazioni».
In che modo?
«Ogni giorno Dio ci chiama a un’alleanza con lui. Un’alleanza che si
mantiene frequentando l’alleato. Ci vogliono, quindi, ascolto, dialogo e
incontro con il Signore. Vangelo, preghiera e sacramenti. E poi occorre
rispondere a questa domanda fondamentale: la mia vita è un rapporto
personale con Gesù o è solo una pratica religiosa? Infatti il cristiano è
colui che segue Cristo, vive con lui. Gesù ci dice come vivere, non cosa
fare. Gli stessi Comandamenti sono uno stile di vita preciso, non sono
delle regole. Al centro è posto Dio. Ma se si salta il primo
Comandamento, rimangono solo delle regole».
Si può resistere a Satana?
«Satana è l’origine del male. È potente, ma non onnipotente. È potente in
quanto angelo, ma è uno che ha perso. Dio non permette che Satana ci
tocchi. Satana non può nulla se non c’è il peccato, la porta attraverso cui
passa per pervertire la nostra vita. È l’uomo che si fa sedurre da Satana.
La tentazione non è peccato. I santi hanno saputo resistere. L’uomo
sedotto cade nella trappola del Maligno, come Adamo ed Eva. È questo
l’inganno e ci fa credere di essere buoni. Occorre restare in grazia di Dio,
cioè confessati e comunicati».
Ossessioni, vessazioni e possessioni sono comprese in ciò che stiamo
dicendo?
«Sono azioni straordinarie che nella maggioranza dei casi seguono le
tentazioni diventate peccati. Salvo casi particolari che non sono
conseguenti al peccato, come capitava a padre Pio che di notte era
vessato dal diavolo».
Che fare per aiutare le persone con problemi spirituali?
«La lotta è spirituale, non fisica. Si deve rendere efficace al massimo la
preghiera per queste persone. Per fare ciò occorre essere in grazia di Dio,
attraverso la Confessione e la Comunione frequenti. Secondo: la nostra
preghiera sia espressione di totale affidamento alla volontà di Dio. Terzo:
che ci sia comunione con la Chiesa. Quarto: la preghiera deve esprimere
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un’intenzione precisa, offrendo un atto di conversione o di penitenza
personale, non la propria vita, perché essa appartiene a Dio. Noi siamo
solo amministratori di ciò che abbiamo ricevuto in dono. È bene non
dimenticarlo mai».
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Capitolo 9
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meditando per quindici minuti sui misteri del Rosario, con
l’intenzione di darmi riparazione.
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consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato, consacrazione che
dovrebbe essere fatta dal Papa in unione con l’intero episcopato.
Il disprezzo dei comandamenti di Dio significa empietà e l’empietà
conduce alla dannazione eterna di molte anime. Nel suo messaggio a
Fatima la Madre di Dio ha indicato i peccati contro la castità e il
disprezzo per la santità del matrimonio come la causa più frequente
della dannazione eterna delle anime. La Vergine Maria diceva alla
Beata Giacinta che, «i peccati che portano più anime all’inferno sono i peccati
della carne e che saranno introdotte certe mode che molto offenderanno Nostro
Signore. Quelli che servono Dio non dovrebbero seguire queste mode. La Chiesa
non ha mode: Nostro Signore è sempre lo stesso». Inoltre, la Madonna ha
detto che «molti matrimoni non sono buoni; loro non gli piacciono e
non sono di Dio». San Giovanni Maria Vianney, il curato di Ars, parlava
nei suoi sermoni in modo simile: «Quanto poco è conosciuta la purezza nel
mondo; quanto poco noi la apprezziamo; quanto poco ci sforziamo di preservarla;
quanto poco zelo abbiamo nel chiederla da Dio, poiché non possiamo averla da
noi stessi. La purezza non è nota a quei notori e incalliti libertini che si
abbandono a loro depravazioni. In quale stato sarà una tale anima quando
apparirà davanti a Dio! Purezza! O Dio, quante anime trascina questo peccato
nell’inferno!».
Il carattere profetico delle parole della Madonna è divenuto talmente
ovvio ai nostri giorni che persino nella vita di alcune chiese cattoliche
particolari i peccati della carne e le unioni adulterine sono nella pratica
approvati per mezzo della pratica cosiddetta “pastorale”
dell’ammissione alla santa Comunione di quelle persone divorziate
che intenzionalmente continuano ad avere rapporti sessuali con una
persona che non è il loro legittimo coniuge. Una tale pseudo-pastorale
sarà responsabile della condanna eterna di molte anime, poiché una tale
pratica incoraggia gli uomini a continuare a peccare offendendo Dio e
con ciò disprezzando i Suoi Comandamenti. La Beata Vergine Maria
disse alla Beata Giacinta: «Se gli uomini sapessero ciò che è l’eternità,
farebbero di tutto per cambiare la loro vita. Gli uomini si perdono, perché non
pensano alla morte di Gesù e non fanno penitenza».
La Madre di Dio è apparsa a Fatima principalmente per lanciare un
urgente appello materno finalizzato alla salvezza delle anime dalla
condanna eterna. Ella ha mostrato perciò ai piccoli veggenti la realtà
indicibilmente orrenda dell’inferno. Allo stesso tempo ha indicato la via
della penitenza come l’unica possibilità per evitare l’inferno. Questa via
della penitenza ha una duplice dimensione. In primo luogo essa
rappresenta un mezzo per fuggire le future occasioni di peccato e per
riparare ai peccati commessi. In secondo luogo, essa costituisce una
forma penitenziale vicaria, ovvero una riparazione per i peccatori in
vista della loro conversione. Nella terza parte del segreto di Fatima Dio
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ci dà la seguente immagine sconvolgente con l’invito a fare penitenza:
«Abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo
con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che
sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello
splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui:
l’Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza,
Penitenza, Penitenza!».
La Chiesa ai nostri giorni deve di nuovo proclamare con vigore la verità
Divina sulla realtà della condanna eterna e sull’inferno per salvare le
anime immortali che altrimenti si potrebbero perdere per tutta l’eternità.
L’esistenza di un inferno eterno è una verità della fede, definita dalla
Chiesa nei concili, nei simboli della fede e nei documenti del Magistero.
La Madonna di Fatima ha considerato questa verità talmente importante
e pastoralmente efficace, che ha mostrato ai piccoli bambini l’inferno.
Suor Lucia racconta: «Questa visione è durata solamente un attimo, grazie alla
nostra buona Madre Celeste, che nella sua prima apparizione aveva promesso di
portarci in Paradiso. Senza questa promessa, credo che saremmo morti di terrore
e spavento». La Madonna ha poi detto ai bambini:«Avete visto l'inferno,
dove vanno le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel
mondo la devozione al mio Cuore immacolato».
Suor Lucia continua poi a raccontare: «Giacinta continuava seduta sul suo
sasso, pensierosa, e domandò: “Quella Signora disse pure che vanno molte
anime all’inferno! L’inferno non finisce mai. E neanche il Paradiso. Chi va in
Paradiso non esce più di là. E neppure chi va all’inferno. Non capisci che sono
eterni, che non finiscono mai?”. Facemmo, allora, per la prima volta, la
meditazione sull’inferno e sull’Eternità. Quel che impressionò di più Giacinta,
fu l’Eternità» (Suor Lucia, Memorie, p. 45-46). Giacinta, poco prima di
morire affermò: «Se gli uomini sapessero ciò che è l’eternità, farebbero tutto
possibile per cambiare la loro vita. Mortificazione e sacrifici piacciono molto al
nostro Divino Signore».
L’esempio della Beata Giacinta, mostrato nella seguente citazione,
dovrebbe commuoverci profondamente, e soprattutto dovrebbe spingere
ogni sacerdote e ogni fedele ad una concreta testimonianza attraverso
parole e azioni: «La visione dell'inferno le aveva causato tanto orrore, che
tutte le penitenze e mortificazioni le sembravano un nulla, per riuscire a
liberare di là alcune anime. Giacinta con frequenza si sedeva per terra o
su qualche sasso e, pensierosa, cominciava a dire: «L'inferno! L'inferno!
Come mi fanno pena le anime che vanno all'inferno!». Rivolgendosi a me e a
Francesco diceva: “Francesco! Francesco! Non state a pregare con me? Bisogna
pregare molto per liberare le anime dall'inferno. Tante vanno laggiù, tante!”.
Altre volte domandava: «Ma come mai la Madonna non fa vedere l'inferno ai
peccatori? Se loro lo vedessero, non peccherebbero più per non andarci. Di’ un
po’ a quella Signora che faccia vedere l’inferno a tutta quella gente (si riferiva a
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quelli che si trovavano a Cova da Iria, al momento dell’apparizione. Vedrai come
si convertono”. Qualche volta domandava pure: “Ma che peccati saranno quelli
che questa gente fa per andare all'inferno? Non saprei. Forse il peccato di non
andare a messa la domenica, di rubare, di dire parolacce, di augurare il male, di
giurare... Come mi fanno pena i peccatori! Se potessi fargli vedere l’inferno!”.
Improvvisamente a volte si stringeva a me e diceva: “Io vado in cielo, ma tu
rimani quaggiù. Se la Madonna ti lascia, di’ a tutti com’è l’inferno, perché non
facciano più peccati e non vadano più laggiù. Altre volte, dopo essere stata un
po’ a pensare, diceva: “Tanta gente che va all’inferno! Tanta gente all’inferno!”.
“Non aver paura, tu vai in cielo!”, le dicevo per tranquillizzarla. “Io, si, ci
vado”, replicava lei con calma, “ma io vorrei che ci andasse pure tutta quella
gente”».
Un significato particolarmente importante del messaggio di Fatima
consiste nel ricordare alla Chiesa e agli uomini del nostro tempo la realtà
del peccato e le sue catastrofiche e deleterie conseguenze. Perché
possiede il peccato intrinsecamente una tale tragica gravità? Perché il
peccato offende Dio, offende Sua infinita maestà, Sua infinitamente santa
e saggia volontà. Questo è precisamente la causa dell’inconcepibile
malizia del peccato. La Madonna diceva ai pastorelli di Fatima: «Gli
uomini si devono pentire dei loro peccati, emendare la loro vita e
chiedere perdono per i loro peccati. Loro non devono offendere il
Signore che è già troppo offeso». Suor Lucia scrisse: «La parte dell’ultima
apparizione che più ha colpito il mio cuore è la richiesta della nostra Madre
celeste di non offendere più Dio che è già troppo offeso». La Madonna ha detto
a Suor Lucia: «Il buon Dio si lascia placare, ma si lamenta amaramente e con
dolore del numero limitatissimo di anime che si trovano nella grazia, e che sono
disposte a rinunciare a tutto ciò che la Legge Divina condanna come male».
È nota questa affermazione di Papa Pio XII: «Il peccato più grande nel
mondo d’oggi consiste forse nel fatto che gli uomini hanno cominciato a perdere
il senso del peccato». (Radio messaggio ai partecipanti del “National
Catechetical Congress of the United States in Boston”, 26 ottobre 1946). Uno
dei principali appelli del messaggio di Fatima e dell’esempio
commovente del Beato Francesco e della Beata Giacinta può essere
espresso nella seguente domanda: «Sto correndo verso l’eternità? Sono
veramente pronto ad apparire davanti al tribunale di Dio? Sono nello stato di
peccato?».
Essendo il peccato, e in primo luogo il peccato mortale, il più grande
disastro spirituale, uno dei principali compiti pastorali della Chiesa
consiste nell’ammonire gli uomini contro il pericolo del peccato, nel
predicare intorno alla gravità reale del peccato, nel condurre ad una
penitenza autentica per la grazia di Dio, nel salvare i peccatori dalla
morte eterna attraverso preghiere di intercessione e atti di riparazione
vicaria. I ministri della Chiesa non dovrebbero mai minimizzare il
66
peccato, non dovrebbero mai parlare in modo ambiguo su ciò che è
peccato, non dovrebbero mai né esplicitamente né implicitamente
confermare un peccatore nel suo peccaminoso stile di vita, come per
esempio nel caso dei divorziati detti “risposati”. Un tale atteggiamento
sarebbe estremamente anti-pastorale e paragonabile ad una madre la
quale vedendo suo figlio correre verso un precipizio, gli parlasse in
modo ambiguo. Infatti, un tale atteggiamento non sarebbe
l’atteggiamento di una madre, ma piuttosto di una matrigna. Di
conseguenza, quei clerici, che nel caso più frequente nel nostro tempo,
consentono ai divorziati detti “risposati” di continuare a praticare
l’adulterio, si comportano come matrigne. La nuova cosiddetta
pastorale della misericordia nei confronti dei divorziati “risposati”,
propagata specialmente dal Cardinale Kasper e da suoi alleati clericali, –
persino intere Conferenze episcopali –, è ultimamente crudele, un
metodo “da matrigna” nei confronti dei peccatori. L’atteggiamento
commovente del Beato Francesco e della Beata Giacinta verso il peccato e
i peccatori, riempie di vergogna un tale metodo anti-pastorale, il quale si
sta propagando ai nostri giorni sotto la maschera della misericordia.
La realtà del peccato esige necessariamente penitenza e riparazione. Ciò
appartiene anche alle parti centrali del messaggio dato dalla Madre di
Dio a Fatima per il nostro tempo. Già nel 1916 l’Angelo parlava ai
veggenti con lo stesso spirito col quale parlerà la Madonna nel 1917.
L’Angelo diceva ai bambini: «Offrite senza sosta preghiere e sacrifici
all’Altissimo. Per tutto quanto vi è possibile, offrite a Dio un sacrificio quale
atto di riparazione per i peccati da cui è offeso, e quale atto di supplica per la
conversione dei peccatori. Soprattutto accettate e sopportate con sottomissione le
sofferenze che il Signore vi invierà». Il 13 luglio di 1917 la Madonna ha
detto:«Continuate a venire qui. A ottobre dirò chi sono, quel che voglio e farò
un miracolo che tutti possano vedere, affinché credano. Sacrificatevi per i
peccatori, e dite spesso, specialmente facendo qualche sacrificio: “O Gesù, è per
vostro amore, per la conversione dei peccatori e in riparazione dei peccati
commessi contro il Cuore Immacolato di Maria”».
Dobbiamo lasciarsi commuovere e ispirare dall’esempio dei bambini di
Fatima per crescere nello spirito d’espiazione e di riparazione per i
peccati. I bambini soffrivano la sete, però non c’era nemmeno una goccia
d’acqua vicino al luogo dell’apparizione. Invece di lamentarsi Giacinta,
che aveva solo sette anni, sembrava essere felice. «Come è bello», diceva
lei, «Ho sete, ma offro tutto per la conversione dei peccatori». Lucia, la più
anziana dei tre bambini, si sentiva responsabile dei suoi cugini, e così
andò ad una casa vicina per chiedere un po’ d’acqua. Suor Lucia
racconta: «Diedi la brocca d’acqua a Francesco, e gli dissi che bevesse. “Non
voglio bere”, rispose il ragazzo di nove anni, “voglio soffrire per i peccatori”.
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“Bevi tu!”, chiesi allora Giacinta. “Anch’io voglio offrire un sacrificio per i
peccatori”, rispose lei. Versai, allora, l’acqua nella fossetta di una roccia, per
farla bere alle pecore, e andai a restituire la brocca alla padrona. Il caldo
diventava sempre più intenso. Le cicale e i grilli univano il loro canto a quello
delle rane del pantano vicino e facevano uno schiamazzo insopportabile.
Giacinta, indebolita dalla fiacchezza e dalla sete, mi disse, con quella semplicità
che le era naturale: “Dì ai grilli e alle rane che stiano zitti! Mi fa tanto male la
testa!” Allora, Francesco le chiese: “Non vuoi soffrire questo per i peccatori?”.
La povera bambina, stringendo la testa fra le manine, rispose: “Sì, lo voglio,
lasciali cantare”».
Commentando l’esempio di Francesco e di Giacinta, Suor Lucia diceva:
«Molte persone, pensando che la parola penitenza implichi grandi austerità, e
sentendo che non hanno la forza per grandi sacrifici, si scoraggiano e
continuano una vita di tiepidezza e di peccato». Ma la stessa Suor Lucia
racconta ciò che Nostro Signore le ha spiegato a tal riguardo: «Il sacrificio
richiesto di ogni persona consiste nell’adempimento dei propri obblighi di vita e
nell’osservanza della Mia legge. Questa è la penitenza che Io adesso cerco e
chiedo».
Le apparizioni e i messaggi della Madonna di Fatima non possono essere
adeguatamente compresi senza considerare le apparizioni dell’Angelo ai
tre bambini nel 1916. Entrambe le apparizioni hanno un mutuo
intrinseco rapporto. Le parole dell’Angelo hanno già preparato il
messaggio centrale della Madonna in Fatima: «In tutto ciò in cui vi è
possibile offrite a Dio un sacrificio quale atto di riparazione per i peccati da cui è
offeso, e quale atto di supplica per la conversione dei peccatori». Però, il
significato più importante delle apparizioni dell’Angelo consiste nel
messaggio che riguarda il mistero Eucaristico del Corpo e del Sangue di
Gesù. Già nel 1916 l’Angelo affermava che Cristo è «orribilmente
oltraggiato» in questo mistero. Quasi nessuno nella Chiesa di quel tempo
avrebbe potuto immaginare a quali orribili oltraggi sarebbe stato
successivamente esposto il Santissimo sacramento eucaristico, e a quali
livelli di inquietante diffusione tali oltraggi si sarebbero estesi persino
all’interno della stessa Chiesa. Ne sono un evidente esempio la pratica,
diffusa ai nostri giorni, di concedere la Santa Comunione nelle mani, e
l’ammissione indiscriminata dei peccatori impenitenti, e persino dei non-
cattolici, alla Santa Comunione. Mai nella storia il sacramento eucaristico
è stato oggetto di simili orrendi sacrilegi da parte del clero e dei fedeli
come accade attualmente. Ancora una volta le apparizioni in Fatima
rivelano in modo impressionante il loro carattere altamente profetico.
La Chiesa ai nostri giorni può imparare dalla missione profetica delle
apparizioni di Fatima l’intrinseca e inseparabile connessione tra la
venerazione della Santissima Eucaristia e la devozione alla Beata Vergine
Maria, specificamente del suo Cuore Immacolato. La diffusione della
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devozione al Cuore Immacolato deve essere connessa simultaneamente
ad un vero rinnovamento del culto Eucaristico, e, concretamente
parlando, deve essere connessa alla restaurazione del culto anche esterno
della sacralità e della riverenza nella celebrazione della Santa Messa, in
particolare per quanto concerne il rito e la disciplina della ricezione della
santa Comunione. Soltanto quando il regno di Cristo, il Re Eucaristico,
sarà di nuovo ristabilito in tutto il suo splendore nell’intero mondo
cattolico, allora arriverà il Regno e il trionfo del Cuore Immacolato di
Maria. Il Regno del Cuore Immacolato è intrinsecamente Eucaristico, e
questo è un prerequisito per una vera pace nel mondo.
Uno dei più grandi devoti della Madonna di Fatima, e uno dei più
zelanti promotori del suo culto, fu il pio e coraggioso laico Brasiliano Dr.
Plinio Correia de Oliveira. Già nel 1944 egli presentò in maniera
profonda e perspicace l’attualità delle apparizioni di Fatima. Una
presentazione perfettamente applicabile all’attuale situazione storica: «Si
riunirono i tecnici – che assieme ai banchieri, oggi, sono i re della Terra – “et
convenerunt in unum adversus Dominus”. Costruirono una pace senza Cristo,
contro Cristo. Il mondo affondò ancora di più nel peccato, nonostante
l’ammonimento della Madonna. A Fatima i miracoli si moltiplicarono per
decine, per centinaia, per migliaia. Eccoli, noti a tutti, a disposizione di qualsiasi
medico di ogni razza ed ogni religione. Le conversioni non si contarono più.
Tuttavia, Fatima non era ascoltata da nessuno. Alcuni la mettevano in dubbio
senza studiarla, altri la negavano senza prenderla in esame. Altri ancora ci
credevano senza osare dirlo. La voce della Signora non fu udita e più di venti
anni passarono. Un bel giorno, strani segni vennero dal Cielo, una aurora
boreale di cui diedero notizia tutte le agenzie del mondo. Dal profondo del suo
convento, Lucia scrisse al vescovo: era il segno che la guerra stava per arrivare.
Ed infatti arrivò la guerra. Eccola lì. Oggi ci si preoccupa nuovamente di
“riorganizzare il mondo”, agli sgoccioli di questa lotta già potenzialmente vinta.
“Si vocem ejus hodie audieritis, nolite obdurare corda vestra”. “Se oggi sentite
la sua voce, non indurite il vostro cuore”, dice la Sacra Scrittura. Elencando la
festa della Madonna di Fatima fra le festività liturgiche, la Santa Chiesa
proclama la perennità del messaggio dato al mondo attraverso i tre pastorelli.
Nel giorno della sua festa, ancora una volta la voce di Fatima giunge a noi:
“Non indurite i vostri cuori”. E così avrete trovato la strada della vera pace»
(Legionario, São Paulo, 14 maggio 1944).
Suor Lucia ha considerato il nostro tempo come vicino agli ultimi tempi,
e ciò per tre ragioni, come ha spiegato a Padre Augustin Fuentes durante
un’intervista il 26 dicembre 1957. Vale la pena citare le sue parole: «La
prima ragione è che Ella mi ha detto che il diavolo è in procinto di ingaggiare
una battaglia decisiva contro la Vergine. E questa battaglia decisiva è lo scontro
finale, da cui una parte uscirà vittoriosa e l’altra sconfitta. Dobbiamo scegliere
sin da ora da che parte stare, se con Dio o con il diavolo. Non c’è altra
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possibilità. La seconda ragione è che Ella ha detto a me ed ai miei cugini, che il
Signore aveva deciso di dare al mondo gli ultimi due rimedi contro il male, che
sono il Santo Rosario e la Devozione al Cuore Immacolato di Maria. Questi sono
gli ultimi due rimedi possibili, il che significa che non ce ne saranno altri. La
terza ragione è che, nei piani della Divina Provvidenza, quando Dio è costretto a
punire il mondo, prima di farlo cerca di correggerlo con tutti gli altri rimedi
possibili. Ora, quando vede che il mondo non presta alcuna attenzione ai Suoi
messaggi allora, come diciamo nel nostro linguaggio imperfetto, Egli ci offre
“con un certo timore” l’ultima possibilità di salvezza, l’intervento della Sua
Santissima Madre. Lo fa “con un certo timore” perché, se anche quest’ultima
risorsa non avesse successo, non potremmo più sperare in nessun tipo di
perdono dal Cielo, giacché ci saremmo macchiati di quello che il Vangelo
definisce un peccato contro lo Spirito Santo. Questo peccato consiste nell’aperto
rifiuto, pienamente consapevole e volontario, della possibilità di salvezza che ci
viene offerta. Non dimentichiamo che Gesù Cristo è un Figlio molto buono e non
ci permetterà di offendere e disprezzare la Sua Santissima Madre. La secolare
storia della Chiesa conserva le testimonianze dei terribili castighi inflitti a
quanti osarono attaccare l’onore della Sua Santissima Madre, dimostrando
quanto il Nostro Signore Gesù Cristo abbia sempre difeso l’Onore di Sua Madre.
I due strumenti che ci sono stati dati per salvare il mondo sono la preghiera e il
sacrificio». «Vede, Padre», continua Suor Lucia nell’intervista, «la
Santissima Vergine ha voluto dare, in questi ultimi tempi in cui viviamo, una
nuova efficacia alla recita del Santo Rosario. Ella ha talmente rinforzato la sua
efficacia, che non esiste problema, per quanto difficile, di natura materiale o
specialmente spirituale, nella vita privata di ognuno di noi o in quella delle
nostre famiglie, delle famiglie di tutto il mondo, delle comunità religiose o
addirittura nella vita dei popoli e delle nazioni, che non possa essere risolto dalla
preghiera del Santo Rosario. Non c'è problema, vi dico, per quanto difficile, che
non possa essere risolto dalla recita del Santo Rosario. Con il Santo Rosario, ci
salveremo, ci santificheremo, consoleremo Nostro Signore e otterremo la
salvezza di molte anime. Infine, la devozione al Cuore Immacolato di Maria,
Nostra Madre Santissima, consiste nel considerarLa quale sede della clemenza,
della bontà e del perdono e come la via sicura attraverso la quale entreremo in
Paradiso».
Possa la Chiesa ai nostri giorni ascoltare ciò che lo Spirito le dice (Ap 2,
11) per mezzo delle parole dell’Angelo di Fatima, per mezzo dell’eroico
esempio di vita del Beato Francesco e della Beata Giacinta e in primo
luogo per mezzo della parole della Madonna, la Madre di Dio, la nostra
Madre e la Madre spirituale di tutta l’umanità. L’attualità di Fatima
consiste nel preparare la Chiesa dei nostri giorni ad un’impavida
confessione della fede Cattolica e persino al martirio, come possiamo
vedere nella terza parte del segreto di Fatima. Tuttavia, Fatima rimane
70
un vero e profetico segno di speranza, perché la Madonna ha promesso
un tempo di pace e il trionfo del Suo Cuore Immacolato.
Il significato profetico del messaggio di Fatima nel suo insieme
comprende le apparizioni dell’Angelo, le parole e l’eroico esempio di
vita dei tre pastorelli e soprattutto le esortazioni materne della Beata
Maria Vergine stessa. Nella preghiera con la quale Papa Giovanni Paolo
II ha consacrato il 24 marzo 1984 il mondo al Cuore Immacolato di
Maria, egli ha lasciato alla Chiesa e all’umanità del nostro tempo la
seguente ardente supplica, nella quale vengono riassunti i temi più
importanti del significato profetico del messaggio di Fatima: «Oh, Cuore
Immacolato! Aiutaci a vincere la minaccia del male, che così facilmente si radica
nei cuori degli stessi uomini d’oggi e che nei suoi effetti incommensurabili già
grava sulla nostra contemporaneità! Dai peccati contro la vita dell'uomo sin dai
suoi albori, liberaci! Dall'odio e dall’avvilimento della dignità dei figli di Dio,
liberaci! Dalla facilità di calpestare i comandamenti di Dio, liberaci! Dai peccati
contro lo Spirito Santo, liberaci! Liberaci! Si riveli, ancora una volta, nella storia
del mondo, l’infinita potenza dell’Amore misericordioso! Che esso fermi il male!
Trasformi le coscienze! Nel Tuo Cuore Immacolato si sveli per tutti la luce della
Speranza!”»
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Capitolo 10
(Tra gli effetti più “sconcertanti” della crisi attuale della fede
troviamo: la crisi della famiglia, del matrimonio cristiano e più
in generale dell’intera morale sessuale alla luce
dell’insegnamento Evangelico
Gesù Cristo: "Voi avete udito che fu detto: "Non commettere adulterio".
Ma io vi dico che chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso
adulterio con lei nel suo cuore.
Se dunque il tuo occhio destro ti fa cadere in peccato, cavalo e gettalo via da te;
poiché è meglio per te che uno dei tuoi membri perisca, piuttosto che vada nella
geenna tutto il tuo corpo.
Fu detto: "Chiunque ripudia sua moglie le dia l’atto di ripudio". Ma io vi dico:
"Chiunque manda via sua moglie, salvo che per motivo di fornicazione, la fa
diventare adultera e chiunque sposa colei che è mandata via commette adulterio"
(Matteo, 5:27-29,31,32).
Riguardo a ciò che mi avete scritto, è cosa buona per l’uomo non toccare donna,
ma, a motivo dei casi di immoralità, ciascuno abbia la propria moglie e ogni
donna il proprio marito.
Il marito dia alla moglie ciò che le è dovuto; ugualmente anche la moglie al
marito. La moglie non è padrona del proprio corpo, ma lo è il marito; allo stesso
modo anche il marito non è padrone del proprio corpo, ma lo è la moglie. Non
rifiutatevi l’un l’altro, se non di comune accordo e temporaneamente, per
dedicarvi alla preghiera. Poi tornate insieme, perché Satana non vi tenti
mediante la vostra incontinenza. Questo lo dico per condiscendenza, non per
comando. Vorrei che tutti fossero come me; ma ciascuno riceve da Dio il proprio
dono, chi in un modo, chi in un altro.
Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io;
ma se non sanno dominarsi, si sposino: è meglio sposarsi che bruciare.
Agli sposati ordino, non io, ma il Signore: la moglie non si separi dal marito – e
qualora si separi, rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito – e il marito
non ripudi la moglie.
Agli altri dico io, non il Signore: se un fratello ha la moglie non credente e
questa acconsente a rimanere con lui, non la ripudi; e una donna che abbia il
marito non credente, se questi acconsente a rimanere con lei, non lo ripudi. Il
marito non credente, infatti, viene reso santo dalla moglie credente e la moglie
non credente viene resa santa dal marito credente; altrimenti i vostri figli
sarebbero impuri, ora invece sono santi. Ma se il non credente vuole separarsi, si
separi; in queste circostanze il fratello o la sorella non sono soggetti a schiavitù:
Dio vi ha chiamati a stare in pace! E che sai tu, donna, se salverai il marito? O
che ne sai tu, uomo, se salverai la moglie?
Fuori di questi casi, ciascuno – come il Signore gli ha assegnato – continui a
vivere come era quando Dio lo ha chiamato; così dispongo in tutte le Chiese.
Qualcuno è stato chiamato quando era circonciso? Non lo nasconda! È stato
chiamato quando non era circonciso? Non si faccia circoncidere! La
circoncisione non conta nulla, e la non circoncisione non conta nulla; conta
invece l’osservanza dei comandamenti di Dio. Ciascuno rimanga nella
condizione in cui era quando fu chiamato. Sei stato chiamato da schiavo? Non ti
preoccupare; anche se puoi diventare libero, approfitta piuttosto della tua
73
condizione! Perché lo schiavo che è stato chiamato nel Signore è un uomo libero,
a servizio del Signore! Allo stesso modo chi è stato chiamato da libero è schiavo
di Cristo. Siete stati comprati a caro prezzo: non fatevi schiavi degli uomini!
Ciascuno, fratelli, rimanga davanti a Dio in quella condizione in cui era quando
è stato chiamato.
Riguardo alle vergini, non ho alcun comando dal Signore, ma do un consiglio,
come uno che ha ottenuto misericordia dal Signore e merita fiducia. Penso
dunque che sia bene per l’uomo, a causa delle presenti difficoltà, rimanere così
com’è. Ti trovi legato a una donna? Non cercare di scioglierti. Sei libero da
donna? Non andare a cercarla. Però se ti sposi non fai peccato; e se la giovane
prende marito, non fa peccato. Tuttavia costoro avranno tribolazioni nella
loro vita, e io vorrei risparmiarvele(**).
Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno
moglie, vivano come se non l’avessero; quelli che piangono, come se non
piangessero; quelli che gioiscono, come se non gioissero; quelli che comprano,
come se non possedessero; quelli che usano i beni del mondo, come se non li
usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo! Io vorrei che foste
senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come
possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo,
come possa piacere alla moglie, e si trova diviso! Così la donna non sposata,
come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e
nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come
possa piacere al marito. Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un
laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza
deviazioni.
Se però qualcuno ritiene di non comportarsi in modo conveniente verso la sua
vergine, qualora essa abbia passato il fiore dell’età – e conviene che accada così –
faccia ciò che vuole: non pecca; si sposino pure! Chi invece è fermamente deciso
in cuor suo – pur non avendo nessuna necessità, ma essendo arbitro della
propria volontà – chi, dunque, ha deliberato in cuor suo di conservare la sua
vergine, fa bene. In conclusione, colui che dà in sposa la sua vergine fa bene, e
chi non la dà in sposa fa meglio.
La moglie è vincolata per tutto il tempo in cui vive il marito; ma se il marito
muore è libera di sposare chi vuole, purché ciò avvenga nel Signore. Ma se
rimane così com’è, a mio parere è meglio; credo infatti di avere anch’io lo Spirito
di Dio.
Nota: Le considerazioni di San Paolo sopra riportate, fatte c.ca 2000 anni
fa in merito al “Matrimonio”, appaiono incredibilmente “attuali” alla
luce delle “difficoltà” che oggi colpiscono numerosissimi Matrimoni
74
anche Cristiani per quanto riguarda soprattutto la sempre più
problematica loro “stabilità” e di conseguenza ci invitano a riflettere
molto bene sulla “serietà e ponderatezza” che ogni Cristiano dovrebbe
mettere in pratica prima di prendere una decisione così importante come
quella di unirsi in matrimonio con il proprio partner, alla luce dei doveri
che un “vero matrimoni cristiano” comporta sia per l’uomo che per la
donna……tra i quali il principale è senza dubbio “l’essere fedele”……….
Naturalmente San Paolo si riferisce al “Matrimonio Cristiano”!! In
proposito mi è sorta spontanea una riflessione che penso sia “utile” da
parte mia esporre anche per “sensibilizzare” il lettore/lettrice su di un
argomento così importante come quello del “Matrimonio Cristiano”: ho
provato ad analizzare attentamente molti Matrimoni celebrati
principalmente nella mia Chiesa parrocchiale (e non solo…..) con rito
“Cattolico” negli ultimi trent’anni sino ad oggi, e obiettivamente ho
riscontrato che quelli che rispondono ai “requisiti” previsti da Gesù
Cristo nel suo Vangelo riguardo al “Matrimonio Cristiano” (tenendo
conto in particolare del comportamento in chiave Cristiana dei “nuovi
coniugi” sia prima che post - nozze……..) sono davvero pochi, al punto
dal farmi dubitare se molti di essi siano effettivamente “regolari
matrimoni cristiani” oppure possano addirittura essere considerati
“nulli”, dal momento che i coniugi risultanti da questi Matrimoni
evidenziano chiaramente “troppe carenze” dal punto di vista dei valori
cristiani in generale.
A proposito della “crisi della famiglia” che ormai dilaga sempre di più
nella nostra epoca, mi sembra “utile” accennare brevemente a ciò che
Papa Benedetto XVI qualche anno fa ha espresso sull’argomento:
Benedetto XVI ha ribadito la posizione del Vaticano sul divorzio che ha
definito “colpa grave” ma ha anche detto che la Chiesa ha il dovere di
accostarsi “con amore e delicatezza” alle persone che ne sono
protagoniste.
“Il giudizio etico della Chiesa a riguardo del divorzio è chiaro e a tutti
noto: si tratta di colpa grave che lede la dignità della persona umana,
implica una profonda ingiustizia nei rapporti umani e sociali e offende
Dio stesso, garante del patto coniugale”, ha detto il Papa.
Tuttavia ha aggiunto Benedetto XVI, parlando ai partecipanti al
Congresso Internazionale “L’olio sulle ferite” la Chiesa ha il dovere
primario di accostarsi con amore e delicatezza, con premura e attenzione
materna, per annunciare la vicinanza misericordiosa di Dio in Gesù
Cristo.
Il Papa ha parlato del divorzio definendolo “piaga che tanta sofferenza
comporta nella vita delle persone, delle famiglie e della società”.
75
“Il Divorzio è una scelta talvolta maturata in circostanze difficili e
drammatiche, che comporta spesso traumi ed è fonte di profonde
sofferenze per entrambi i coniugi. Esse colpiscono anche vittime
innocenti e in tutti lasciano ferite che segnano la vita indelebilmente”, ha
detto Benedetto XVI.
“Solo nell’atteggiamento dell’amore misericordioso ci si può avvicinare
per portare soccorso e permettere alle vittime di rialzarsi e di riprendere
il cammino dell’esistenza”, ha detto poi Papa Benedetto.
Lourdes (Francia).
I divorziati non possono avvicinarsi ai sacramenti. È la legge della
Chiesa cattolica a proibirlo. Un colpo durissimo ai milioni di divorziati
che, negli ultimi tempi, pensavano a una apertura della Chiesa nei
confronti di coloro che hanno visto fallire il loro matrimonio. Papa
Ratzinger ha ribadito con chiarezza il suo “no” alla comunione e a forme
di “benedizione” in chiesa delle seconde nozze per i divorziati risposati.
È una presa di posizione che ha colpito e fatto discutere quella di
Benedetto XVI.
Ancora di più perché pronunciata in Francia, Paese il cui presidente della
Repubblica, Nicolas Sarkozy, che ha calorosamente accolto il Papa a
Parigi insieme con la seconda moglie Carla Bruni, si trova in questa
condizione di divorziato risposato.
Il Pontefice ha voluto essere chiaro nell’importante discorso tenuto a
Lourdes, per celebrare il centocinquantesimo anniversario delle
apparizioni mariane, davanti a tutti i vescovi francesi, poiché proprio in
Francia si sta diffondendo l’abitudine di riammettere al sacramento
dell’eucaristia i divorziati risposati e di celebrare “benedizioni” delle
seconde nozze. Le parole di Papa Ratzinger, che si è limitato a ricordare
la dottrina cattolica sull’argomento, hanno quindi deluso chi si aspettava
qualche apertura da parte della Chiesa su questa delicata materia che
riguarda un numero crescente di fedeli. Ma partiamo innanzitutto dalle
esatte espressioni usate da Benedetto XVI a Lourdes: «Sappiamo che la
coppia e la famiglia affrontano oggi vere burrasche», ha detto il Papa. «I
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fattori che hanno generato questa crisi sono ben conosciuti e non mi
soffermerò perciò a elencarli.
Da vari decenni le leggi hanno relativizzato in molti Paesi la natura della
famiglia come cellula primordiale della società. Spesso le leggi cercano
più di adattarsi ai costumi e alle rivendicazioni di particolari individui o
gruppi, che non di promuovere il bene comune della società. L’unione
stabile di un uomo e di una donna, ordinata alla edificazione di un
benessere terreno, grazie alla nascita di bambini donati da Dio, non è
più, nella mente di certuni, il modello cui l’impegno coniugale mira».
La grandezza del matrimonio
Poi, ha ricordato: «La famiglia è lo zoccolo solido sul quale poggia
l’intera società» e anche «la cellula viva della Chiesa».
Il Papa ha proseguito spiegando: «La Chiesa vuole restare
indefettibilmente fedele al mandato che le ha affidato il suo fondatore, il
nostro mastro e Signore Gesù Cristo. Essa non cessa di ripetere con Lui:
“Ciò che Dio ha unito l’uomo non lo separi!”.
La Chiesa non si è data da sola questa missione: l’ha ricevuta». Poi
Ratzinger ha continuato riconoscendo le situazioni difficili di molti
matrimoni: «Nessuno può negare l’esistenza di prove, a volte molto
dolorose, che certi focolari attraversano.
Sarà necessario accompagnare le famiglie in difficoltà, aiutarle a
comprendere la grandezza del matrimonio e incoraggiarle a non
relativizzare la volontà di Dio e le leggi di vita che Egli ci ha dato».
Quindi Benedetto XVI ha affrontato direttamente la «questione
particolarmente dolorosa» dei divorziati risposati. «La Chiesa», ha detto
il Papa «che non può opporsi alla volontà di Cristo, conserva con fedeltà
il principio dell’indissolubilità del matrimonio, pur circondando del più
grande affetto gli uomini e le donne, che per ragioni diverse, non
giungono a rispettarlo.
Non si possono dunque ammettere le iniziative che mirano a benedire le
unioni illegittime». Come si vede, nessun cambiamento rispetto alle
norme stabilite: il Papa si rende ben conto del problema e della
sofferenza di chi vive questa situazione, ma spiega che lui stesso e la
Chiesa tutta non hanno il diritto di cambiare perché quello
dell’indissolubilità del matrimonio è un comando che risale direttamente
a Gesù. Per loro niente sacramenti.
Solo in Italia sono centinaia di migliaia e nel mondo sono milioni i
divorziati che, dopo il naufragio della prima unione e la separazione,
hanno contratto un nuovo matrimonio civile. Molti di loro sono fedeli
cattolici, che soffrono per l’impossibilità di accostarsi all’eucaristia e si
sentono trattati come cattolici di serie B. Il fenomeno è in costante
crescita, come mostrano le ultime statistiche disponibili del nostro Paese:
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nel 2005 le separazioni sono state ottantaduemilacentonovantuno e i
divorzi quarantasettemilatrentasei. Entrambi i fenomeni sono aumentati
nell’ultimo decennio: dal 1995 le separazioni hanno avuto un incremento
del 57,3 per cento e i divorzi del 74 per cento. La durata media del
matrimonio al momento dell’iscrizione a ruolo del procedimento di
separazione è di quattordici anni. Tuttavia più di un quinto delle
separazioni proviene da matrimoni di durata inferiore ai sei anni. Di
fronte al diffondersi di separazioni e divorzi, che documentano una
crescete fragilità della famiglia, la Chiesa ha cercato una risposta. Già al
Sinodo dei vescovi di tre anni fa, dedicato proprio all’eucaristia, il
vescovo coadiutore di Port et Paix (Haiti), Pierre-Antonie Paulo, aveva
detto: «Dobbiamo chiederci se in particolari casi, così come già avviene
per alcuni peccatori, non si possa dare l’eucaristia anche a chi non è nella
piena comunione», come i divorziati risposati. Ma poi il Sinodo aveva
deciso di non cambiare nulla. L’ultima presa di posizione, in ordine di
tempo, era stata quella del cardinale arcivescovo di Milano, Dionigi
Tettamanzi, che, qualche mese fa, aveva pubblicato una lettera pastorale
dedicata agli “sposi in situazione di separazione, divorzio e nuova
unione”, intitolata Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito. Il cardinale
Tettamanzi non aveva ipotizzato né auspicato modifiche alla dottrina
tradizionale cattolica ma aveva mostrato comprensione e misericordia,
invitando la comunità cristiana a non fare sentire queste persone come
escluse. “Per la Chiesa e per me vescovo”, scriveva il cardinale “siete
sorelle e fratelli amati e desiderati”. Spesso infatti i separati o i divorziati,
soprattutto quelli che hanno dato vita ad una nuova unione, si sentono
giudicati e “condannati” dalla Chiesa, proprio a causa della loro
esclusione dalla comunione eucaristica. Si sentono esclusi dalla vita delle
comunità cristiane, guardati di traverso.
“La Chiesa non vi ha dimenticato”
Insomma, giudicati male. Per questo Tettamanzi aveva voluto
manifestare tutta la vicinanza della Chiesa a quanti si trovano in questa
dolorosa condizione, anche a quanti, dopo un divorzio, hanno formato
nuove unioni. L’arcivescovo riconosceva: “Questi divorziati hanno fatto
esperienza di qualche durezza nel rapporto con la realtà ecclesiale: non si
sono sentiti compresi in una situazione già difficile e dolorosa talvolta
hanno sentito pronunciare parole che avevano il sapore di un giudizio
senza misericordia o di una condanna senza appello”. Per questo
affermava: “La Chiesa non vi ha dimenticato!
Tanto meno vi rifiuta o vi considera indegni”. Riconosceva poi: “La fine
di un rapporto sponsale per la maggior parte di voi non è stata decisione
presa con facilità, tanto meno con leggerezza”.
78
Inoltre il cardinale non nascondeva che quello della separazione in
alcuni casi appare un esito che si può anche evitare. “Anche la Chiesa
sa”, aveva scritto Tettamanzi “che può essere addirittura inevitabile
prendere la decisione di una separazione: per difendere la dignità delle
persone, per evitare traumi più profondi”.
“L’amore sponsale è indissolubile”
Il cardinale affrontava poi direttamente il tema delicato e controverso
dell’esclusione dell’eucaristia, spiegando che la Chiesa non scomunica i
divorziati né mette alla porta i separati. La comunione a quanti formano
una nuova unione dopo il divorzio viene negata, spiegava Tettamanzi:
“Perché nell’eucaristia abbiamo il segno dell’amore sponsale
indissolubile di Cristo per noi; un amore, questo, che viene
oggettivamente contraddetto dal ‘segno infranto’ di sposi che hanno
chiuso una esperienza matrimoniale e vivono un secondo legame”. Va
ribadito con forza che l’esclusione dell’eucaristia non riguarda i
coniugi in crisi o separati e lo stesso vale anche per chi ha dovuto
subire ingiustamente il divorzio, ma considera il matrimonio celebrato
religiosamente come l’unico della propria vita. L’esclusione vale infatti
soltanto per chi è separato ponendo fine a un matrimonio religioso e
ora ha dato vita a una nuova unione, convivenza di fatto o nuovo
matrimonio.
Le parole pronunciate da Benedetto XVI a Lourdes sono diverse da
quelle del cardinale Tettamanzi? Assolutamente no. Sia il Papa sia
l’arcivescovo di Milano spiegano che la Chiesa non può cambiare la sua
dottrina. Sia il Papa sia il cardinale affermano che bisogna aiutare,
accogliere, sostenere quanti vivono queste situazioni e soffrono per
l’essere esclusi dall’eucaristia.
80
prole etc....(aspetti che nessuna persona oggi può negare, sia essa
cristiana, che non credente), data la “complessità” dell’argomento, che
per sua “natura” potrebbe far nascere nel lettore/lettrice qualche
“pregiudizio negativo” nei confronti del sottoscritto, il quale, da credente
nel Vangelo di Gesù Cristo, si è sentito semplicemente nel dovere di
evidenziare, citando il sesto comandamento, alcuni aspetti di “morale
religiosa” di questi tempi “moderni”, che purtroppo non sono
“conformi” con le indicazioni contenute in esso, preferisce non
proseguire con ulteriori approfondimenti sull’argomento, lasciando
all’interlocutore/trice la più “libera” interpretazione del sopra citato
“sesto comandamento” e di tutto l’argomento esposto, secondo quanto la
“propria coscienza” gli suggerisce.......permettendosi di ricordare
solamente che senza una forte azione dello Spirito Santo, secondo il
“modesto parere” dello scrivente, per gli uomini e donne di oggi è
praticamente quasi “impossibile” comprendere pienamente e mettere in
pratica tutto quello che Dio ha voluto indicarci ed insegnarci con questo
comandamento.
81
coscienze ed esponendoli seriamente alla “perdizione eterna”.......di
tutto questo purtroppo tutti noi siamo costantemente a “rischio”!!
82
Capitolo 11
(Un altro pericolo per la fede cristiana: il “relativismo” dei
cosidetti “tempi moderni”!!)
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relativismo a chiuderti quella brutta boccaccia da cristiano ideologico che
hai? Tante. Caro Timoteo, «verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà
più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si
circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare
ascolto alla verità per volgersi alle favole» (2 Timoteo 4,3-4). Ti vedo
scettico; ti piacciono le favole? Te ne racconto una: “C’era una volta la
Chiesa…”
85
Conclusione finale:
86
nei confronti della quale si pensa sempre più che non obblighi
moralmente — senza che la pretesa legittimazione democratica sia
riuscita a superare la pura legalità —, il che si traduce in una perdita
d’efficacia e in una caricatura di legge, come testimonia l’obiezione di
coscienza basata sull’autonomia della coscienza, considerata come unica
regola dell’agire e, talora, come diritto soggettivo.
Giovanni Paolo II sviluppa in tale enciclica l’“essenziale legame di Verità-
Bene-Libertà”, il cui abbandono ha dato luogo alle nuove teorie che nulla
vogliono sapere della legge naturale, delle norme permanentemente
valide e universalmente vincolanti, che vietano gli atti intrinsecamente
cattivi. Il Papa descrive il soggettivismo morale come una delle origini
dei mali dell’attuale situazione, frutto del ritenere la libertà umana un
valore supremo del quale la coscienza esprime la verità per il fatto della
sua autenticità.
Non è in gioco solo l’aspetto personale, ma anche quello sociale, come
avverte nella stessa enciclica: “Ciascuno di noi può avvertire la gravità di
quanto è in causa, non solo per le singole persone ma anche per l’intera società,
con la riaffermazione dell’universalità e della immutabilità dei
comandamenti morali, e in particolare di quelli che proibiscono sempre e
senza eccezioni gli atti intrinsecamente cattivi“, così che “[…] solo una
morale che riconosce delle norme valide sempre e per tutti, senza alcuna
eccezione, può garantire il fondamento etico della convivenza sociale”. L’oblio
di questa morale conduce al totalitarismo e allo “Stato tiranno” e
delegittima il regime politico, così come il Papa ha indicato nelle
encicliche Evangelium vitae e Centesimus annus.
L’esclusione dell’ordine dell’essere, l’avversione per la metafisica, la
rinuncia o l’ignoranza nel conoscere la realtà come oggettività che
esprime un ordine delle cose suscettibile di venire scoperto; il rifiuto di
sottomettersi agli imperativi che tale ordine indica; l’assenza di limiti
nelle possibilità dell’agire, in base ai quali si può intervenire solo
nell’ambito di quanto tale ordine esprime come suscettibile di dominio,
regolamentazione e modifica da parte dell’uomo; il laicismo e la
secolarizzazione, imposti coattivamente alle società dopo un lungo
processo di suggestione mentale e di rottura sociale e politica cruenta, in
nome d’una ragione e di una libertà idolatre di sé stesse; l’esclusione del
bene e della verità; il rifiuto della visione del mondo cattolica e della
sottomissione a un Dio personale che ci si è rivelato in suo Figlio, Nostro
Signore Gesù Cristo, sono alcune manifestazioni che hanno causato tale
crisi. Insomma, il “sarete come dei”, assunto consciamente o
inconsciamente, è la causa fondamentale sia della crisi dello Stato —
iniziata dal suo esordio e, da allora, in crescendo —, che della società, la
cui infermità ha avuto uno sviluppo molto più veloce, fino a essere
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praticamente scomparsa, divorata dallo Stato; quest’ultimo, con il venir
meno della società, si è trovato privo del cibo con cui sostentarsi e fa
acqua da tutte le parti.
Il possibile rimedio non si trova in nuove teorie, in un’altra filosofia, in
terapie che correggano questo o quello, ma in una radicale
trasformazione attraverso cui venga abbandonato quanto non avrebbe
mai dovuto essere. E non vi sono fughe in avanti che non finiscano nel
precipizio. Fondamentalmente non vi è nulla da inventare. Basta
rinunciare alle cause precedentemente indicate. Si deve tornare alla
“comunità politica”, con tutto quanto ciò presuppone e significa.
È necessario ritornare al fondamento naturale delle società, cosa che
sarebbe sufficiente se duemila anni fa non fosse accaduto un fatto
essenziale, l’incarnazione di Nostro Signore Gesù Cristo. Le società
pagane, anche al culmine della perfezione, si rivelarono insufficienti a
permettere e a coadiuvare lo sviluppo verso la perfezione dell’uomo in
tutta la sua integrità e a rispettarlo in quanto persona. L’apporto del
cristianesimo fu fondamentale e, ancor oggi, l’edificio pericolante della
società moderna si sostiene sui resti delle società cristiane, dei loro
princìpi e delle loro istituzioni. Per questo san Pio X metteva in guardia
da ogni tentativo di costruzione sociale utopistica, che prescindesse dalle
fondamenta naturali e divine della società:“[…] la civiltà non è più da
inventare, né la città nuova da costruire sulle nuvole. Essa è esistita, essa esiste;
è la civiltà cristiana, è la città cattolica. Si tratta unicamente d’instaurarla e di
restaurarla senza sosta sui suoi fondamenti naturali e divini”.
Come riuscire a conseguirlo o almeno a provarci? Non si tratta di
imposizioni dogmatiche, ma di un cambiamento nelle volontà. Le
mentalità e gli errori in cui le volontà sono cadute, le cui conseguenze
sono visibili nell’attuale crisi, sono frutto di una volontà deliberata che
ha emesso la “sua opzione”, imponendo alla comprensione un assenso
che va oltre quanto esso percepisce ed è anche contrario a quanto coglie
nel caso delle evidenze. E proprio relativamente a queste ultime tale
volontà, quella “cattiva volontà”, appare con più chiarezza.
Se davvero si vuol migliorare, non serve a nulla cominciare a negare le
cose o a usare eufemismi. In tutto lo sviluppo della cultura moderna
l’uomo “ha voluto”. E quando il suo ragionare discorsivo ha sbagliato
nelle conclusioni, “aveva posto” previamente false premesse. Le cose
sono vere in sé stesse, perché esprimono il loro essere. E la comprensione
non è la causa dell’errore, ma questo si propone con apparenza di verità
a quella.
L’uomo si è proclamato autore della verità; ha affermato che la realtà
non aveva consistenza né natura propria e, pertanto, era soggetta al
potere dell’uomo. L’uomo, in una parola, “ha voluto”. Si tratta, dunque,
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solo di volere qualcos’altro. Qualcosa d’altro che sia in accordo con la
realtà, con la natura delle cose. Con la propria natura. Ma, naturalmente,
tale volere, tale volontà abbisogna della soppressione dei motivi che
hanno portato a un così gran cumulo d’errori: la superbia, l’irenismo,
l’odio, le passioni in genere, l’insofferenza verso la sana dottrina.
Così, soltanto così, sarà possibile ritornare alla legge naturale con i suoi
precetti vincolanti per tutti, con i suoi assoluti morali e con i suoi
princìpi, che informano ogni attività umana, e al diritto naturale e a
quello positivo, in quanto espressioni di ciò che è giusto nell’ordine della
natura delle cose, sia in sé stesso che per decisione umana. Le decisioni
umane, se ragionevoli, saranno più o meno felici o sagge in quanto è
opinabile, e conseguiranno più o meno bene il fine proposto, a seconda
che venga prestata maggiore o minore attenzione alla realtà, alle cause e
alle finalità, ossia, a seconda che si operi con maggiore o minore
prudenza politica, ma di per sé stesse non saranno causa di gravi
disordini, sia per la condizione storica loro inerente, che per la materia e
l’ambito in cui sono poste in opera.
Ma non vi è società giusta senza uomini giusti, né i princìpi possono
durare se non si vive in accordo con essi. La fede senza opere è morta.
I cattolici del “terzo millennio” non si trovano di fronte a qualcosa di
essenzialmente diverso da quanto ebbero coloro che li hanno preceduti
in duemila anni di storia. Permangono sempre i comandamenti di Cristo:
ama Dio più di tutte le cose e il prossimo come te stesso. Questo
presuppone una vita coerente con la fede, nella quale il comportamento
vada d’accordo con i suoi princìpi. Il che ha un’evidente componente
intima e personale, ma anche una proiezione pubblica e sociale, nella
quale quel vivere si manifesta con l’irradiare pensiero e opere che
plasmano le istituzioni.
La ricristianizzazione delle società è una delle sfide del cattolico davanti
al Terzo Millennio, cosa cui insistentemente fa allusione Giovanni Paolo
II con il termine “nuova evangelizzazione”. Una sfida tanto più assillante
quanto più fermamente risulta adatta alla società e tanto più
raggiungibile quanto minore è il suo attuale allontanamento.
Una delle cause della situazione attuale, descritta per sommi capi, è
quella di esserci abituati alla situazione nella quale viviamo,
conformandoci alla vita confortevole fornita da una società sviluppata,
della quale arriviamo a condividere, forse in maniera non
completamente razionale, perfino i criteri di una doppia verità morale —
quanto devo fare e quanto faccio in realtà —, senza imbarazzo apparente
o rottura con i nostri princìpi. Ma, per il ristabilimento di una società
cattolica, i nostri peccati non sono indifferenti. Da un lato, perché con
essi tagliamo il filo che ci unisce a Dio, rinunciando al potere della grazia
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e ponendo ogni speranza nell’ambito naturale; dall’altro perché, in
fondo, pretendiamo e speriamo che altri — quelli che vivono
coerentemente la propria fede — si sforzino e, se possibile, raggiungano
il fine che, benchè desiderato, non lo è al punto da modificare i nostri
comportamenti. Giovanni Paolo II, nell’esortazione apostolica post-
sinodale Reconciliatio et paenitentia, ha ricordato con chiarezza che il
peccato — che è “esclusione di Dio, rottura con Dio, disobbedienza a Dio” —
si ripercuote sempre, con danno, su tutta la famiglia umana e, pertanto,
non colpisce esclusivamente chi lo commette. Perciò, un cattolicesimo
light o un cattolicesimo toccato in misura maggiore o minore dalla
“nuova morale” non può in nessun modo contribuire alla
ricristianizzazione sociale. Si deve vivere e ci si deve comportare come
Dio comanda.
Tuttavia, non si può neppur dimenticare che un’altra causa del regresso
del mondo cattolico è l’inerzia e la pigrizia dei cattolici. Non è che non
crediamo a tutte le verità della fede o che, nonostante tutte le nostre
cadute, non cerchiamo di osservare i comandamenti. L’abbandono dei
cattolici, i nostri stessi abbandoni, non riguardano quest’aspetto ma,
soprattutto, il terreno dell’azione e dell’apostolato. Quante volte i
cattolici si sono adeguati — ci siamo adeguati — a una vita religiosa e a
pratiche di devozione senza che fossero accompagnate da un impegno
essenziale come quello di essere permanentemente testimoni di Cristo e,
di conseguenza, di svolgere un apostolato continuo. Senza riposo. In tutti
gli ambiti della vita e su tutti gli argomenti. Il fatto è che il cattolico non
può, senza tradire Cristo Nostro Signore, rifuggire la sua condizione,
rinunciare ai suoi doveri. La nostra vita deve essere un continuo e
costante impegno nel combattimento per Cristo. E quest’obbligo sembra
più perentorio quanto maggiori sono i progressi della modernità e, pure,
maggiori gli abbandoni dei cattolici. In quest’impresa di ricostruzione
della città cattolica, per la maggior gloria di Dio, per il bene delle anime e
per la nostra santificazione interessa oltremodo comprendere ed essere
pienamente coscienti che la cosa più importante di tutte, dopo esserci
raccomandati a Dio e aver chiesto il suo aiuto, è la forza dell’azione degli
uomini. Nulla è capace di sostituirla e senza di essa tutto è perduto. Di
conseguenza, il nostro lavoro, il lavoro di ciascuno nella sua sfera di
competenza, deve aumentare notevolmente.
La professione integrale della fede esige un comportamento a essa
coerente, in tutti gli ambiti della vita. Anche in campo professionale,
sociale e politico. In quest’ambito, nel quale più che in ogni altro si rivela
il cancro del nostro tempo, è più necessaria la presenza di
comportamenti cattolici che sfocino, finalmente, in una vera politica
cattolica. La democrazia e il pluralismo sembrano essere — di questi
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tempi! — dogmi intangibili. Ma in proposito è necessario riconoscere che
la democrazia e il pluralismo rientrano soltanto nell’ambito
dell’opinabile e che entrambi devono trovare sostegno nell’ordine delle
cose, nella verità e nel bene. Perciò, non vi può essere comprensione
verso la democrazia moderna, cioè, verso la democrazia com’è intesa
dalla modernità. Su questo terreno esistono un equivoco e un’ambiguità
che è necessario, innanzi tutto, riconoscere, per poi vincere e poter
ricostruire.
La ricostruzione della società cattolica non sarà fatta con un decreto —
meno che mai di questi tempi — ma per esigenza sociale; il ritorno ad
Aristotele e a san Tommaso, e al pensiero sviluppatosi a partire da loro,
non deve soltanto essere d’ordine intellettuale, ma anche morale, posto
che, in definitiva, “è impossibile essere ragionevoli se non si è buoni”. La
vita nella società, la vita di una comunità politica, è, soprattutto, il
comportamento dei suoi membri.
La giustizia, in quanto proporzione, aggiustamento o attributo delle
relazioni, è essenziale, così come il bene comune è il fine della politica.
Ma la giustizia non è meno essenziale come virtù morale. Dopo di esse, e
sopra esse, viene la carità, in tutte le sue splendenti manifestazioni
personali, che successivamente si rifletterà nelle istituzioni.
L’uomo di fronte al Terzo Millennio, infine, dopo aver fallito quanto ha
provato a fare come “demiurgo”, non ha altra opzione legittima — vi
sono sufficienti motivi di credibilità perché sia così — che tornare al
mistero di Gesù Cristo e, assieme a Lui, vivere secondo i suoi
comandamenti e consigli; e la società deve impregnarsi di esso in tutti i
suoi ambiti e le sue componenti.
Approfondimento
La Madonna a Fatima, nel luglio 1917, (come già riportato al Cap. 9 ) faceva
una grandiosa e consolante promessa confermata a più riprese con termini ed
espressioni analoghi nelle più recenti apparizioni: « Alla fine il Mio Cuore
Immacolato trionferà ». La domanda però, a questo punto, sorge
spontanea: ma cosa stiamo aspettando veramente? Cosa intende
precisamente l’Immacolata con quella promessa e con quelle parole?
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Proviamo a spendere qualche parola per provare a gettare qualche luce
su questa realtà misteriosa, il TRIONFO DEL CUORE IMMACOLATO.
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dell’antica Cristianità – che disporrà l’azione diretta di Dio nelle anime con
grazie interne particolarmente efficaci per salvare e santificare gli uomini.
Nell’attuale battaglia spirituale le cose non stanno così: non c’è paragone
tra lo strapotere del Creatore e le povere forze delle creature e se sembra che i
nemici stiano ora prevalendo è solo perché la vittoria finale di Dio, di
Maria e dei suoi servi fedeli possa risultare ancora più umiliante per il
demonio e le sue schiere, angeliche ed umane. La parola trionfo, quindi,
esprime una verità indubbia: il nemico del genere umano e con lui tutti i
suoi satelliti saranno annichiliti in modo grandioso, epico, in modo tale
che risulti chiaro al mondo intero che l’instaurazione del Regno di
Maria è opera del « dito di Dio» (Lc 11, 20).
93
Sarà proprio da quella Croce che sarà emesso il grido di abbandono dei
credenti, militanti nella Vera Chiesa, figli della Vergine tutti a Lei
consacrati: « Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito […]. Tutto è
compiuto » (Lc 23, 46; Gv 19, 30) che sarà, al contempo, il grido del
Trionfo con cui la Chiesa si imporrà su satana e su tutti i suoi
collaboratori, dentro e fuori la Chiesa.
94
Allegato al libro:
“La Messa era breve. Il Vangelo di San Giovanni non veniva letto alla
fine. … Tutti lavorano alla distruzione, persino il clero. Si avvicina una
grande devastazione” (1820) – “Verranno tempi molto cattivi, nei quali
i non cattolici svieranno molte persone. Ne risulterà una grande
confusione. Vidi anche la battaglia. I nemici erano molto più
numerosi, ma il piccolo esercito di fedeli ne abbatté file intere [di
soldati nemici]. Durante la battaglia, la Madonna si trovava in piedi su
una collina, e indossava un’armatura. Era una guerra terribile. Alla
fine, solo pochi combattenti per la giusta causa erano sopravvissuti, ma
la vittoria era la loro”. (22 ottobre 1822)
95
Dio sceglie alcune persone per rivelarsi più direttamente e servirsi di
loro per far giungere a noi dei messaggi importanti, è altrettanto vero che
molto dipende da noi, dalla nostra volontà. Come ci rammenta Gesù
nella scena del Vangelo in cui suggerisce al giovane la prassi per sentirsi
davvero completo: “Vai, vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri, poi
vieni e seguimi”… ma il giovane non lo seguì. Come quando, nel
capitolo 19 di Matteo, Gesù indica come via della perfezione e
dell’ascetica il celibato, la perfetta continenza. Anche in questo caso, il
discorso non è facile e Gesù lo dice: “Non tutti lo comprendono, ma
voi….”
Dicono gli stessi mistici: “Non ci si eleva a Dio se Dio stesso non ci
elevasse a Lui“. L’iniziativa è sempre di Dio che sceglie le persone alle
quali rivelarsi e affidare un progetto, a loro spetta il compito di accettare
o rifiutare.
La stessa Anna Caterina Emmerich, come molte altre mistiche, ricevette
le visioni solo per una iniziativa divina, per grazia divina, cioè senza
96
l’uso dei sensi o dell’intelletto. Quando ciò avviene, l’anima viene
immersa tutta in Dio, viene a mancare delle percezioni delle realtà
materiali e intellettuali: questo è un segno di credibilità dei fatti. Non a
caso sono proprio i mistici ad avere difficoltà nella descrizione delle
visioni. Spesso essi stessi dicono: “Non ricordo, non posso dirli, non
riesco a spiegarlo con parole umane…”. Nel caso che vogliamo indagare,
è il Signore stesso che conduce ai piedi del letto della Emmerich il poeta
Clemens Brentano che, recatosi lì in visita occasionale, finirà per fermarsi
sei anni, durante i quali diventerà il trascrittore delle visioni della beata.
Anche questo fu volere divino: non partì da una volontà personale della
Emmerich né da una richiesta del Brentano, è ciò che chiamiamo essere
“disposizione della Divina Provvidenza” che troppi, oggi, scartano
superficialmente con il “caso”.
Le più belle pagine della mistica parlano di: illuminazione della Grazia,
divinizzazione dell’anima, fuoco d’Amore, incendio dell’Anima dopo,
come spiega lo stesso mistico san Giovanni della Croce, aver passato
anche la “notte oscura dell’anima”, la tribolazione, la tentazione, il
“silenzio di Dio”, come quando Gesù dalla Croce sperimentò questo
allontanamento dicendo: “Dio mio, Dio mio! Perché mi hai
abbandonato?”. Il vero Santo, infatti, è colui che maggiormente si
conforma in tutto al Cristo Gesù, fino alla fine.
La mistica non è altro che quel vivere l’esperienza diretta e “passiva” con
Dio, alla Sua presenza: esperienza diretta perché non ci sono
intermediari e passiva perché ciò non dipende dall’anima o
dall’intelletto, ma dalla Grazia, ossia dalla gratuità di Dio, non significa
estraniarsi dalla realtà e vivere con la testa fra le nuvole, al contrario.
Tanto per essere chiari: la mistica, partendo da un atto di Dio, irrompe
nell’anima, e di conseguenza supera perfino il libero arbitrio dell’uomo il
quale, colpito direttamente da questa irruzione, non può che agire di
97
conseguenza, ossia, cambiare, convertirsi, obbedire a ciò che vede e
sente; diretta e passiva questa irruzione cambia completamente il cuore
di chi la vive, come ci rammenta san Paolo, mistico per eccellenza: “Non
sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”. In tal senso, l’anima
coinvolta non vive per immagini o con le proprie opinioni assunte a
verità: al contrario, la Verità irrompe e le rende chiaro ogni Mistero.
L’anima, da questo momento, non vive più per se stessa e diventa vero
strumento di Dio. La mistica non è, allora, semplicemente un’esperienza
personale: è uno strumento per la Chiesa ed è un canale che Dio ha
messo a disposizione per l’edificazione di tutte le membra.
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supplicarla, pregare incessantemente e dire anche il rosario non perché è
un obbligo, ma perché è uno strumento prezioso che la Chiesa ha
definito tale sia per esperienza diretta, sia per rivelazione nella Mistica.
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gelosie e maltrattamenti proprio a causa dei doni speciali e
soprannaturali con i quali il Signore stesso la visitava, la consolava e la
istruiva. Di lei si dice, infatti, che distinguesse gli oggetti sacri da quelli
profani, che potesse leggere nel pensiero delle persone e che avesse
visioni di fatti che avvenivano nel mondo. Per esempio, vide nei dettagli
tutta la rivoluzione francese. Le sue esperienze mistiche erano spesso
accompagnate da fenomeni di levitazione e bilocazione. Inoltre,
Katharina aveva il dono di conoscere le malattie delle persone: in questo
modo, poteva prescrivere loro dei rimedi che si dimostravano sempre
efficaci.
100
INCHIODATA AL CROCEFISSO
Della beata Katharina molto si parla delle visioni a riguardo della Chiesa,
della grave apostasia, dell’Anticristo, ma poco si parla di altre visioni
altrettanto importanti quali, per esempio, quelle sulla Passione di Gesù,
che soltanto grazie al film The Passion of the Christ di Mel Gibson fu
possibile approfondire.
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VIAGGIO IMMOBILE IN TERRA SANTA
Nelle visioni della Emmerick questa casa è stata individuata come quella
di Giovanni, dove la Madonna visse dopo la morte di Gesù, fino alla sua
morte e assunzione
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UNA SCHIERA DI MISTICHE PER I TEMPI BUI
Ogni santo, martire o beato ha la sua particolarità: Dio, del resto, ha un
progetto per ognuno di noi. E, pertanto, se è vero che il secolarismo più
radicale, la dea ragione dell’illuminismo, il nascere e il diffondersi di
sétte ed anticristi, tutte le teorie materialistiche e più alienanti
caratterizzarono l’epoca in cui visse la pia suora, è altrettanto vero che
analizzando bene questo ed altri eventi, tale periodo fu contrassegnato
dalla fioritura di numerose altre mistiche beatificate e non, stimmatizzate
e comunque venerabili, di cui è bene rammentare qualche nome: Maria
Luisa Biagini di Lucca (1770-1811), Maria Josepha Kumi di St. Gallo
(1782-1826), Bernarda della Croce di Lyon (1820-1847) e Rosa Maria
Andriani (1786-1848); così come le stimmatizzate domenicane Colomba
Schanolt di Bamberga, morta nel 1787, e Maddalena Lorger di Adamar,
morta nel 1806; così come la cappuccina Suor Rosa Serra di Ozieri in
Sardegna e Maria Bertina Bouquillon, sempre fra il 1800 e il 1862, così
come l’olandese Dorothea Visser, nel 1820, e molte altre.
103
La sua venerazione particolare per la Vergine Maria, che definiva “mia
Regina”, la sosterrà nei momenti della prova, le sarà di consolazione
continua e la condurrà per mano in quella “confidenza di Dio”,
attraverso la quale potrà “vedere” come in un film, ma con lei davvero
sul posto, tutti i fatti della vita di Maria e di Gesù, degli apostoli, della
Chiesa nascente.
104
troppo rapidi, ma occorreva attendere tempi migliori e pazientare per
evitare ogni strumentalizzazione delle visioni.
105
RITAGLI IMPORTANTI
“Il Signore mi fece dono di comprendere le diverse condizioni dei defunti
anche dai loro pochi resti, presso le tombe e i Cimiteri. Una volta ebbi la
percezione che le ossa dei resti di alcuni defunti emanassero una luce da
cui fluiva benedizione e guarigione; da altre invece ricevetti chiari i
differenti gradi di miseria e bisogni e perciò sentii la necessità di
supplicare, pregare, offrire sacrifici e penitenze per ottenere aiuto ed
intercessione per loro. Presso altre tombe, invece, ricevetti la percezione
dell’orrore e dello spavento, quando pregavo durante la notte nel
cimitero, ricevevo da queste tombe sentimenti di orrore, l’oscurità, le
tenebre; altre volte vedevo qualcosa di nero e straziante salire da queste
tombe che mi faceva rabbrividire, non credo di aver mai provato un
terrore più grande di questo eppure non erano del tutte anime dannate, al
contrario, infatti quando tentato di penetrare in queste tenebre per
cercare di recare aiuto a qualche anima, venivo respinta anche in modo
violento e mi venne spiegato che queste punizioni erano necessarie alla
loro purificazione…. ma presso un’altra tomba, invece, mi venne in
soccorso la somma giustizia di Dio sotto forma di un angelo, che presto
mi allontanò da un altro genere di terrore, quello infernale che da quella
tomba emanava…“.
La beata Emmerick prosegue con altre descrizioni e sottolinea come altre
volte sentiva, dalle tombe, delle voci chiare: “Aiutami! Aiutami a venir
fuori!”. Si trattava di anime dimenticate, spiega la beata Katharina, per
le quali nessuno pregava più…
Prima di arrivare ad alcuni approfondimenti che riguardano le visioni, o
profezie, circa la Chiesa che, immaginiamo, i nostri lettori si attendono,
vogliamo invitarvi a meditare il calvario subito dalla Emmerick a
riguardo delle sue stimmate. I fatti che seguono ci sono riportati da
Vincenzo Noja da pag. 35 del libro dedicato alle visioni edito dalla
Cantagalli.
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ancora più valore se consideriamo che questo medico, Franz Wesener, da
ateo che era, in seguito all’incontro con la Emmerick, si convertì:
possiamo dire che il medico fu guarito dalla paziente.
Il vescovo, benevolo e commosso davanti alla beata, volle che le sue pene
diventassero da subito una testimonianza tangibile della presenza di Dio
e propose una commissione fatta di laici, cittadini di Dulmen, che,
ininterrottamente e a turni, avrebbero potuto osservarla da vicino,
pregare e convertirsi.
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questa commissione laica, ma anche di quella ecclesiastica, si pentirono
di fronte a questo sangue, come avvenne per gli spettatori sul Golgota.
Ecco, con questo spirito e con questa immagine, vogliamo “parlare” delle
Visioni: cercando di rimanere in un rispettoso silenzio giacché “non tutto
può essere detto” e non tutto può essere compreso. La Chiesa stessa
insegna che le profezie non sono un problema davanti al quale bisogna
chiedersi sempre “se ci vincola o meno”, ma che sono importanti per la
nostra conversione ed edificazione. In alcuni casi, gli esiti delle nostre
vite possono cambiare se noi, che siamo coloro ai quali le profezie
sono indirizzate, ci lasceremo trasportare verso un’autentica
conversione e verso un adempimento radicale della “volontà di
Dio”. Occorre, pertanto, leggere le visioni o gli scritti che ne trattano
rinunciando, però, ad uno spirito di curiosità o a strumentalizzarle al
fine di attaccare ora questo ora quello. Al contrario, bisogna farlo per
mettere ognuno di noi davanti alla propria anima e domandarsi: “Io cosa
sto facendo per il Regno di Dio? Che parte ho, io, in tutta questa storia
della Salvezza?”.
108
comprendere di cosa stiamo parlando, basti pensare a san Pio da
Pietrelcina. Padre Pio e la beata Emmerick sono l’espressione vivente
di tutto ciò che riguarda la fede della Chiesa: rappresentano il cristiano
e il sacerdote che, con Cristo, in Cristo e per Cristo, si immola per la
salvezza delle anime ricevendo da Dio i doni mistici per portare avanti la
Sua opera e mai la nostra.
In queste visioni, Katharina è sempre accompagnata ora dagli angeli e
dai santi, ora dalla Vergine Maria, ora da Cristo stesso. Non è mai sola e
ciò che vive nelle visioni diventa sempre per lei motivo di espiazione,
di penitenza, di enorme sofferenza, specialmente quando vede i fedeli
e i prelati apostati, le profanazioni della Santissima Eucaristia, gli
abusi liturgici. È come se la beata Katharina avesse già molto espiato per
noi, oggi, a causa dei nostri peccati: questa fu la sua straordinarietà. E
questa è, del resto, la vera straordinarietà dei santi che vivono nel
proprio tempo l’espiazione e a cui dobbiamo essere grati non solo per gli
eventi del loro tempo, ma anche per quello futuro. Quando noi
veneriamo un santo, un beato o un martire, non facciamo altro che
lodare Dio per aver concesso a queste anime di condividere in Cristo le
nostre passioni. Riflettiamo quindi più seriamente sulla Comunione
dei Santi e portiamo loro più rispetto, più venerazione, e cerchiamo di
seguirli nella pratica delle virtù che vissero anche perché noi ne
potessimo trarre un beneficio.
Quando qualcuno parlava davanti a san Padre Pio delle beatitudini
dello stato del frate quasi invidiandolo per i doni che lo
accompagnavano, rispondeva: ” …e perché tu hai rifiutato di offrire
quel tal dolore a nostro Signore? perché non hai avuto la furbizia di
offrire quel tal sacrificio che il Signore ti fece intendere? Ogni
battezzato è in grado di essere gradito al Signore e di ricevere da Lui le
Sue grazie, ma non credere che siano beatitudini, non lo sono fino a
quando si è costretti a rimanere in questa carne…”.
Ognuno di noi può diventare (e deve) gradito a Dio. Auspichiamo che
quanto segue dia un nuovo impulso a quanti leggeranno le sue pagine
per intraprendere con Cristo un nuovo ed autentico rapporto d’amore e
di fede nella Comunione dei Santi.
E’ chiaro qui l’invito della Beata Emmerick affinché ognuno di noi non
trascuri di pregare il proprio angelo custode, che ci rammentiamo
sempre della sua presenza accanto a noi.
“…E vidi come gli spiriti cattivi penetrano negli animi risvegliando negli
esseri ogni genere di passione disordinata e di pensieri materiali. Il loro
scopo è di separare l’uomo dall’influsso divino gettandolo nelle tenebre
spirituali. L’uomo viene così preparato ad accogliere il demonio che
imprime il sigillo definitivo della separazione da Dio. Vidi anche come le
mortificazioni, i digiuni e le penitenze potessero indebolire molto
l’influsso di questi spiriti, e come questo influsso diabolico potesse essere
respinto in modo particolare con i Sacramenti, specialmente della
Confessione e dell’Eucaristia. Vidi questi spiriti seminare cupidigie e
brame nella Chiesa…“.
Molto bella è la visione su san Michele Arcangelo (che qui non possiamo
riportare per motivi di spazio), sulla affermazione della devozione nella
Chiesa e in particolare in Francia. Nella stessa visione la Emmerick
descrive la potenza degli angeli e dei tre Arcangeli, la lotta e il loro
trionfo: se ne aveste l’opportunità, leggetela con molta venerazione.
110
stesso di CHIESA MILITANTE… Oggi si ha paura di parlare di
MILITI, MILITANZA, e chi teme l’uso di questi termini, si piega alla
moda di questa “neo-chiesa” che ne vieta la pronuncia.
Così lo spiega la Beata: “A questi pensieri e visioni sento palpiti d’amore
bussare prepotentemente al mio petto, come se fosse giunto il momento
di vivere tutti nella comunità dei Santi, e fossimo tutti insieme in
contatto permanente con loro come un unico corpo. Queste percezioni di
gioia profonda sono però seguite anche dalla sofferenza, poiché sento
che molti uomini di chiesa sono ancora ciechi e duri.
Ardimentosamente e con impeto chiaro, chiamo il Salvatore e Gli
dico:«Tu che hai tutta la potenza e questo grande amore che abbraccia
tutto l’universo, Tu che puoi tutto non lasciarli perdere, salvali!
Aiutali!». Egli allora mi rispose mostrandomi quanta pena per loro si era
preso e si prendeva, e mi disse: «Vedi quanto io sono vicino a loro per
aiutarli e per salvarli ed essi mi respingono!». Così sentii la Sua
giustizia come intrisa nella dolce grazia dell’amore…“.
Tale mistero apparve chiaro agli occhi interiori della beata, alla quale
venne mostrato come ogni anno, ossia, alla fine di ogni anno
ecclesiastico, entrambe le Chiese, militante e trionfante, vengano
chiamate a rendere conto.
111
“Vidi la Chiesa terrena come un magnifico giardino che cela mille tesori
da cogliere, ma questi non vengono raccolti, e con il passar del tempo il
campo diventa sterile e arido. (…) la comunità dei fedeli, il gregge di
Cristo, tutto era senza vitalità, sonnolento, le celebrazioni senza
sentimento, e le grazie che essa avrebbe potuto ricevere in tali
celebrazioni, cadevano sulla terra senza essere colte, e quel che più era
terribile è che non venendo colte si trasformavano in colpe, poiché
questa è la giustizia! Allora ricevetti la consapevolezza che la Chiesa
militante avrebbe dovuto espiare queste gravi mancanze con esercizi di
riparazione per pareggiare i conti con quella celeste e trionfante. Ma per
colpa delle mancate espiazioni vidi che la chiesa militante non avrebbe
potuto regolare i conti e sarebbe caduta ancor più in basso. Per questo
motivo la Santa Vergine Maria, con assiduo lavoro e avvalendosi della
collaborazione nel mondo di sette mistici, si occupava di compensare
questa condizione di caduta della chiesa militante, degli uomini e della
natura. Tra questi sette mistici fui scelta anch’io a partecipare a questa
missione di soccorso e di risanamento del bilanciamento della Chiesa
terrena. Nel giorno dedicato a santa Caterina, nella casa dove vennero
celebrate le Nozze mistiche, intrapresi con la santa Vergine una faticosa
raccolta di tutta la frutta e le erbe necessarie. Iniziammo così tutte le
difficili preparazioni…“.
112
condizione dei fanciulli uccisi prima e dopo la nascita. Il punto è questo
ed è tutto evangelico: i poveri materiali “li abbiamo sempre con noi” e
per loro ciò che si può fare è tangibile e umanamente soddisfattorio, ma
per i Santi c’è un’altra POVERTA’ a cui poco si crede (vedi il
Protestantesimo che ha contribuito a questa povertà) ed è quella delle
Anime abbandonate in Purgatorio. Pensate a questo: una tavola
imbandita davanti alla quale ci sono dei poveri ai quali si vieta, però,
di toccare qualcosa, solo vedere, ma non mangiarne… Ecco, le Anime
del Purgatorio – oltre alle proprie sofferenze dovute al loro stato di
purificazione – vedono e sentono questa Prelibatezza vicina a loro,
sono ad un passo dalla gloria, ma gli viene impedita a causa della
NOSTRA stoltezza e dimenticanza nei loro confronti.
A quanti le facevano visita, parlando di queste anime in terra e
sofferenti, diceva:
“Come è triste vedere le povere anime così poco aiutate, esse hanno
veramente bisogno di questo aiuto (sante messe di suffragio e preghiere),
poiché il loro stato è così miserabile che non possono aiutarsi da se
stesse. Se qualcuno pregasse per loro, facesse dire delle messe, soffrisse
un poco per loro, oppure offrisse delle elemosine alla loro memoria, ne
verrebbe grande profitto alle medesime, al punto tale da sentirsi
consolate e ristorate, come assetate. Purtroppo molte di queste anime
hanno molto da soffrire a causa della nostra trascuratezza, mancanza di
entusiasmo per Dio e per la salvezza del prossimo (…), ma purtroppo
veramente poco viene fatto per loro, nonostante esse lo sperino molto!”.
114
spiegherà la pia suora – che soprattutto queste anime del Purgatorio
sono quel prossimo che siamo chiamati ad amare e a servire“.
“Mi vidi a Roma nella Chiesa di san Pietro presso preti distinti, voglio
dire cardinali, in quest’occasione si sarebbero dovute leggere sette Messe
per determinate anime e io non so più perché questo proposito non fu
realizzato. Mi sovviene come di una triste premonizione. Quando tali
Messe vennero lette vidi delle anime grigie, abbandonate, avvicinarsi
agli Altari ove avvenivano le Messe e parlare come fossero affamate: –
115
non venivamo nutrite da moltissimo tempo -. Penso che con queste
parole facessero riferimento alle Messe fondate (Missa fundata), le
quali erano cadute in dimenticanza. La dimenticanza e l’abolizione
della fondazione delle Messe in suffragio delle anime, per come la
vedo io, è una indescrivibile crudeltà ed un gravissimo furto alle più
povere anime!“
Non aggiungeremo altro commento alle parole stesse della Beata che così
raccomandò al Decano Resing nel 1813: “Queste anime del Purgatorio
hanno impresso qualcosa nel volto come se portassero ancora gioia nel
cuore al solo pensiero della Misericordia di Dio. Inoltre vidi su un trono
maestoso la Madre di Dio, ma così bella come non l’avevo mai vista
prima di ora… La prego vivamente di istruire la gente nel confessionale
che deve pregare solertemente per le povere Anime del Purgatorio,
poiché queste pregheranno, per gratitudine, molto anche per noi. La
preghiera, per queste anime è a Dio fra le più gradite perché le avvicina
alla Sua immagine, specialmente la Santa Messa“.
116
sensazione che intere città si trovassero su una sottilissima fascia di
terra con il pericolo di precipitare presto nel baratro… Mi consolava di
non vedere nessun essere buono cadere nel baratro, e tutta questa gente
cattiva si portava in luoghi sempre più oscuri per peccare l’uno con
l’altro, e immergersi sempre più nel peccato che si diffondeva sempre
più tra le masse. In tale orrore si trovavano interi popoli di tutte le razze
e in tutti gli abbigliamenti (…). Mi trovavo in un mondo di peccati così
orrendo, che credetti di essere nell’Inferno e, spaventata, me ne
lamentai, allora la mia guida mi rassicurò: « Io sono con te, e dove io
sono, l’inferno, non dura a lungo».
Vennero così in mio soccorso anche le anime del Purgatorio e mi
portarono in un altro luogo, molto più luminoso, dove non mancavano
indescrivibili sofferenze, ma queste anime non commettevano peccati
perché erano le persone votate a Dio. Vidi quanto desiderio esse avessero
verso la salvezza e mi consolava il loro numero, non erano poche! Tutti
loro avevano la consapevolezza della rinuncia e sapevano a cosa
dovessero rinunciare e aspettare con pazienza (…).Vidi anche i loro
peccati e, secondo la loro gravità, subivano pene diverse. Dopo aver
pregato per loro mi destai, sperai di essere liberata dalle immagini
orrende e pregai fortemente che mi fosse risparmiato il rivederle. Ma
appena mi addormentavo ero di nuovo guidata nel mondo delle tenebre
che avvolgono il mondo, spesso ricevevo innumerevoli minacce ed
immagini orrende di Satana. Una volta ebbi di fronte un demonio
insolente che mi disse all’incirca questo: «E’ proprio necessario che tu
scenda nelle nostre tenebre e veda tutto, solo per vantarti e prenderti il
merito di aver fatto conoscere come lavoriamo all’insaputa dei viventi?»
(…). Ho avuto spesso la sensazione che Parigi avrebbe dovuto
sprofondare poiché vedo molte caverne sotterranee, le quali non sono
come quelle scultoree di Roma… Vidi poi un’altra immagine, una città
molto grande, qui mi fu mostrata un’orrenda tragedia: il nostro
Signore Gesù Cristo, Crocefisso. Tremai nell’intimo e nelle gambe
perché intorno a Lui c’erano chiaramente persone del nostro tempo. Era
un rabbioso ed orrendo martirio del Signore, così come avvenne al
tempo dei giudei, ma Dio sia ringraziato! era solo una immagine
simbolica, così mi disse la guida: «se Egli potesse ancora oggi soffrire
questi patimenti sulla terra, avverrebbe così come hai visto» e vidi con
orrore molta gente che io stessa conoscevo, mi sentii venire meno
quando vidi che in mezzo a quella cattiveria c’erano anche dei preti!”.
Qui la pia suora spiega cosa accadrà ai cattolici in futuro i quali, se
veramente amano il Signore, devono conformarsi al Nostro Signore Dio:
“Mi apparvero allora anche i persecutori della Chiesa, ed il modo con cui
si sarebbero comportati con me e con tutti gli altri veri cattolici, quando
117
mi avessero avuto in loro potere, costringendomi con la tortura a
confermare la loro opinione…“. Facciamo osservare il termine usato
dalla Emmerick: “a confermare la loro opinione”. È infatti di questi
tempi la dittatura del relativismo e dove certe opinioni sono state
assunte come verità, a cominciare dall’aborto che la legge degli Stati
difende, lasciando che vengano uccisi i concepiti, non vi è altro da
aggiungere! Ci incoraggiano le parole dell’angelo alla beata al termine di
questa visione appena descritta: “Adesso hai visto l’orrore della cecità e
le tenebre dell’uomo; quindi non brontolare più sulla tua sorte, e
prega! La tua sorte è molto più dolce!“.
118
Veniamo ora ad un’altra tappa del viaggio immobile della beata Anna
Katharina Emmerick, con le sue visioni raccolte dallo scrittore
Brentano. Le profezie sulla storia travagliata della Chiesa, i nemici
esterni e interni, le persecuzioni. La vittoria dei “bianchi” che fa pensare
all’avvento del Regno di Dio. L’enigmatico riferimento alla parabola
della vite e dei tralci che forse si riferisce alle tribolazioni dei cristiani in
terra santa. La visione dei peccati: da quello di Adamo a quello dei
sacerdoti che parlano con saggezza ma non convincono. Le riflessioni da
recuperare per la nostra conversione ed edificazione.
Meditiamo le famose visioni o profezie sulla Chiesa militante, che si
trovano al capitolo V, molte delle quali, seppur conosciute, purtroppo
sono spesso estrapolate, isolate dal contesto ed usate come fossero una
specie di rivelazioni apocalittiche di cui aver paura.
Senza dubbio i malvagi, gli operatori di iniquità, i peccatori recidivi,
devono o dovrebbero tremare di fronte a queste visioni ma non senza
uno scopo: la conversione. Comprendere, pertanto, l’amore di Dio e la
Sua misericordia, finché si è ancora in vita, e sapere che si è sempre in
tempo per convertirsi.
Queste visioni, come quelle di tutto il libro, vanno perciò lette tenendo a
mente i seguenti risvolti che sono stati evidenziati dallo stesso Brentano,
che li ha considerati come raccomandazioni, in vista di una corretta
lettura:
119
PROFEZIE PER I NOSTRI TEMPI
Nel tempo di Pasqua del 1820, la beata Emmerick ricevette una
particolare visione nella quale le venne mostrata tutta l’intera
situazione della Chiesa militante, la devastante apostasia portata dalla
miscredenza all’interno della Chiesa, ma anche il futuro rinnovamento
della stessa istituzione.
In queste visioni, la beata non fa una cronologia di eventi: piuttosto
parla di sette periodi di tempo, descritti dal Brentano, il quale riporta le
interpretazioni e le spiegazioni della stessa beata, in undici capitoli.
Purtroppo – ci viene spiegato – la pia suora non fu in grado di definire
questi tempi, né di ricostruirli in ordine cronologico, ma ciò che ci appare
chiaro è come alcune profezie ci sembrano davvero relative al nostro
tempo: come, per esempio, l’apostasia (per altro vaticinata già da Leone
XIII con la famosa visione e a causa della quale compose il famoso
esorcismo e scrisse la bellissima preghiera a san Michele Arcangelo,
denunciata poi sia da Paolo VI che da Giovanni Paolo II) e la denuncia
del relativismo e del sincretismo, oggi portata avanti da Benedetto XVI
con la conseguente drammatica Rinuncia alla quale non crediamo sia
stata del tutto “libera”, ma questa è una nostra opinione, la storia ne
parlerà ancora.
Prima di analizzare alcuni particolari di queste visioni, vi suggeriamo
di acquistare il libro e di leggerlo integralmente, dall’inizio alla fine,
senza estrapolare e senza forzare l’interpretazione, ma cercando di
coglierne il senso solo alla fine di una lettura meditata, magari
inginocchiati davanti l’Eucaristia…
I SETTE PERIODI
Un primo periodo di questi sette tempi è facilmente individuabile
nella situazione storica in cui visse la Emmerick, specialmente quando
120
parla di persone da lei conosciute personalmente;un secondo periodo, e
forse anche il terzo, è associabile al tempo della Questione Romana, alla
caduta del potere temporale, alla sofferenza del Pontefice, così come al
trionfo del Dogma di Maria Immacolata: possiamo trovare persino un
accenno al Concilio Vaticano I. Infine ci si riferisce anche alla
devozione del Cuore Immacolato di Maria ed alla profezia del suo
trionfo, così come la stessa Vergine Maria confermerà a Fatima un
secolo dopo.
Ci sembra poi di poter individuare gli altri quattro o cinque periodi a
partire dal Novecento fino ai giorni nostri. Naturalmente, trattandosi di
profezie, queste vanno anche oltre il nostro tempo e non è facile
individuare un momento storico più preciso, in ossequio anche alle
stesse parole di Nostro Signore: “quanto al giorno e all’ora, nessuno lo
sa, neppure il Figlio dell’uomo…”, che pure, tuttavia, ci rammenta:
“guardate ai segni dei tempi”.
121
1794, in quello che fu primo genocidio della storia moderna. Non
dimentichiamo che nella sola Francia, durante quella Rivoluzione che
avrebbe dovuto portare pace e gioia… sparirono nel nulla oltre diecimila
sacerdoti; i monasteri vennero profanati e le monache costrette a
dismettere gli abiti religiosi. A questo si aggiunse la nascita e il dilagare
della massoneria. La stessa Emmerick, però, pone la vittoria finale sotto
il vessillo del trionfo dell’Immacolata Concezione (il cui dogma fu
proclamato nel 1854 dal beato Pio IX) e del Cuore di Gesù.
122
Il 30 dicembre dice: “Di nuovo vidi la Chiesa di san Pietro con la sua
cupola, san Michele stava lì sopra luccicante, nella sua veste rosso
sangue, con una grande bandiera di guerra nella mano. Frattanto nel
mondo si svolgeva un grande conflitto. Verdi e blu lottavano contro i
bianchi sui quali pendeva una spada e sembravano soccombere; ma
nessuno conosceva il motivo per cui lottava. La Chiesa aveva pure
assunto interamente il colore rosso-fuoco come quello dell’Arcangelo, e
mi fu detto: «Essa sarà lavata nel sangue» e quanto più durava la
battaglia, tanto più il colore della Chiesa diventava sempre più acceso.
123
mai studiato sulle Sacre Scritture. Quando racconta le sue Visioni sembra
che legga in un libro, come se vedesse e guardasse cose lontane, ma
tuttavia presenti…”.
Poi la pia suora racconta: ” Io vidi nuovi martiri, non di adesso, bensì del
futuro, io vidi…vidi la gente precipitarsi verso la Chiesa, si unì anche un
animale disgustoso e tremendo, appena emerso dal mare… In tutto il
mondo le persone buone e devote, e specialmente il clero, erano
vessate, oppresse e messe in prigione. Ebbi la sensazione che
sarebbero diventate martiri un giorno.
Quando la Chiesa per la maggior parte era stata distrutta e quando solo i
santuari e gli altari erano ancora in piedi, vidi entrare nella Chiesa i
devastatori con la Bestia. Là essi incontrarono una donna di nobile
contegno che sembrava portare nel suo grembo un bambino, perché
camminava lentamente. A questa vista i nemici erano terrorizzati e la
Bestia non riusciva a fare neanche un altro passo in avanti. Essa proiettò
il suo collo verso la Donna come per divorarla, ma la Donna si voltò e si
prostrò [in segno di sottomissione a Dio; N.d.R.], con la testa che toccava
il suolo. Allora vidi la Bestia che fuggiva di nuovo verso il mare, e i
nemici stavano scappando nella più grande confusione… Poi vidi, in
grande lontananza, grandiose legioni che si avvicinavano. Davanti a tutti
vidi un uomo su un cavallo bianco. I prigionieri venivano liberati e si
univano a loro. Tutti i nemici venivano inseguiti. Allora, vidi che la
Chiesa veniva prontamente ricostruita, ed era magnifica più di prima”.
(Agosto-ottobre 1820) e ancora, in un passo più sotto dice: ” Qualche
volta mi appare l’immagine della situazione generale della Chiesa, allora
vedo tra occidente e settentrione, un buco nero profondo, dove non
penetra nessun raggio di luce: mi sembra che questo sia l’Inferno…”
124
la Emmerick: “…continuammo attraverso la Persia, e poi verso il luogo
dove Gesù venne crocefisso. In questo luogo non c’erano più i begli
alberi di frutta dei tempi in cui il Signore era sulla terra, ed anche non
vidi più traccia della vite che il Signore piantò…”
“Mi venne mostrato che questo dono, cioè di sottrarre la terra e le regioni
alla potenza di Satana, è simbolizzato nell’espressione “Voi siete il sale
della terra” (Mt.5,13) e che proprio questo sale è un ingrediente
dell’acqua benedetta, dell’acqua santa che molti preti non si curano più
di benedire e di raccomandare ai fedeli… Appresi con attenzione che
quei paesi dove il cristianesimo non ha trovato una continuità, adesso
siano tristemente infecondi. Dovrebbero essere benedetti, per divenire in
futuro di nuovo fertili, in modo da offrire frutta magnifica quando gli
altri si saranno inselvatichiti.. (…) Capii per esempio, perché molti preti
non saranno più in grado di aiutare e salvare, e il motivo per cui non ne
sono più capaci, oppure raramente e in modo così diverso da come
vorrebbe il Signore…”
“Vedo molti ecclesiastici che sono stati scomunicati e che non
sembrano curarsene, e tantomeno sembrano averne coscienza. Eppure,
essi vengono scomunicati quando cooperano (sic) con imprese, entrano in
associazioni e abbracciano opinioni su cui è stato lanciato un anatema. Si
può vedere come Dio ratifichi i decreti, gli ordini e le interdizioni
emanate dal Capo della Chiesa e li mantenga in vigore anche se gli
uomini non mostrano interesse per essi, li rifiutano o se ne burlano”.
(1820-1821)
“Vidi molto chiaramente gli errori, le aberrazioni e gli innumerevoli
peccati degli uomini.Vidi la follia e la malvagità delle loro azioni, contro
ogni verità e ogni ragione. Fra questi c’erano dei sacerdoti e io con piacere
sopportavo le mie sofferenze affinché essi potessero ritornare ad un
animo migliore”. (22 marzo 1820)
“Ho avuto un’altra visione della grande tribolazione. Mi sembrava che si
pretendesse dal clero una concessione che non poteva essere accordata.
Vidi molti sacerdoti anziani, specialmente uno, che piangevano
amaramente. Anche alcuni più giovani stavano piangendo. Ma altri, e i
tiepidi erano fra questi, facevano senza alcuna obiezione ciò che gli
veniva chiesto. Era come se la gente si stesse dividendo in due fazioni“.
(12 aprile 1820)
126
FONDAMENTALI QUESTI PASSAGGI PROFETICI: UN PAPA NON
ROMANO MA ITALIANO RIMETTERA’ LE COSE AL POSTO
GIUSTO?
“Vidi un nuovo Papa che sarà molto rigoroso. Egli si alienerà i vescovi
freddi e tiepidi. Non è un romano, ma è italiano. Proviene da un luogo
che non è lontano da Roma, e credo che venga da una famiglia devota e
di sangue reale. Ma per qualche tempo dovranno esserci ancora molte
lotte e agitazioni”. (27 gennaio 1822)
“Verranno tempi molto cattivi, nei quali i non cattolici svieranno molte
persone. Ne risulterà una grande confusione. Vidi anche la battaglia. I
nemici erano molto più numerosi, ma il piccolo esercito di fedeli ne
abbatté file intere [di soldati nemici]. Durante la battaglia, la Madonna si
trovava in piedi su una collina, e indossava un’armatura. Era una guerra
terribile. Alla fine, solo pochi combattenti per la giusta causa erano
sopravvissuti, ma la vittoria era la loro”. (22 ottobre 1822)
“Vidi che molti pastori si erano fatti coinvolgere in idee che erano
pericolose per la Chiesa. Stavano costruendo una Chiesa grande, strana,
e stravagante. Tutti dovevano essere ammessi in essa per essere uniti ed
avere uguali diritti: evangelici, cattolici e sette di ogni denominazione.
Così doveva essere la nuova Chiesa… Ma Dio aveva altri progetti”. (22
aprile 1823)
e conclude: “Vorrei che fosse qui il tempo in cui regnerà il Papa vestito
di rosso. Vedo gli apostoli, non quelli del passato ma gli apostoli degli
ultimi tempi e mi sembra che il Papa sia fra loro.”
129
impegnata nella sofferenza per il santo Padre di tutte le sue Visioni, e
dunque dei Papi a venire. Le venne mostrato, sempre con immagini
simboliche, la condizione di tutta la Chiesa di Pietro, sottoposta ad
attacchi ininterrotti e di annientamento su tutto l’emisfero terrestre.
Queste guerre contro l’unica vera Chiesa di Cristo, spiega la Emmerich,
sono guidate dall’impero dell’Anticristo..
Non possiamo perciò giungere a delle conclusioni dettagliate sulle
identità dei singoli Pontefici, ma possiamo trarre un quadro della
situazione oggettiva:
130
stessi servitori della Chiesa. Gli Apostoli allora la portarono in un altro
posto, mentre alcuni palazzi vicino sprofondavano come grano dalle
spighe. Quando vidi la Chiesa di Pietro in quella condizione e come
tanti religiosi avevano contribuito all’opera di distruzione, senza che
ciò apparisse comprensibile pubblicamente, ebbi una tale pena che
invocai la pietà di Gesù. In seguito mi apparve il mio Sposo Celeste, e
mi parlò per lungo tempo. Mi disse che la Chiesa solo apparentemente
sembrava crollare sotto questo peso, ma in verità da questo carico la
Chiesa risulterà sui suoi nemici nuovamente vincitrice…(…) e mi fece
vedere come nella Chiesa non mancano persone che pregano e che
soffrono, sacerdoti degni e vescovi buoni, tanti che si adoperano per la
Chiesa…(..)ma vidi in sempre più vasti esempi, tutta la miserabile
attività dei cristiani e dei religiosi, e perciò mi esortò a pregare e
soffrire per tutti in modo perseverante. Fui resa consapevole che
cristiani, intesi nel senso vero della parola, non esistevano più. Restai
molto addolorata nell’apprendere questa realtà(…). Allora i nemici della
Chiesa, per sfuggire, presero a muoversi nelle più diverse direzioni senza
che ne avessero conoscenza, ed erano molto confusi. (..) Quando poi,
finalmente, furono serrati tutti insieme dai “Gruppi della fede”, li vidi
rinunciare al loro lavoro distruttivo della Chiesa per sparpagliarsi…”
Vi ricordiamo l’importanza, nella Chiesa, dei “gruppi di preghiera”
fondati da molti santi, in ultimo da san Padre Pio da Pietrelcina, proprio
per far fronte all’invasione dei nemici della Chiesa e per la loro
conversione e sulla pressante richiesta del Venerabile Pio XII che
di “profezie” ben s’intendeva, leggete qui.
135
lavorano alla distruzione, persino il clero. Si avvicina una grande
devastazione”
137
prima tavola…(..) Poi apparve la tavola dei borghesi. Non posso dire
quanto la medesima fosse disgustosa. La maggior parte furono scacciati
e relegati in un buco pieno di sterchi, come una cloaca….(..)”
E segue così la visione dell’Inferno, tremenda: “…al solo ricordo di ciò
che vidi sento tutto il mio corpo tremare. (…) sentii che Lucifero sarà
liberato e gli verranno tolte le catene, cinquanta o sessant’anni prima
degli anni 2000 dopo Cristo, per un certo tempo. Sentii che altri
avvenimenti sarebbero accaduti in tempi determinati, ma che ho
dimenticato” (qui una nota sottolinea la saggezza della beata, memore
del riferimento di Gesù: “quanto all’ora e al giorno, nessuno lo sa..”
Matteo 24,36).
Visioni da inferno dantesco anche per la Emmerick.
Che cosa è l’Inferno? La Beata, smentendo le voci di certi teologi
modernisti, riporta la dottrina della Chiesa. In definitiva, è un luogo,
anche se non come lo intendiamo noi materialmente o come potrebbe
essere identificata una località oltre oceano. È, infatti, anche uno stato,
eterno, in cui l’anima è cosciente, ma leggiamo un passo di questa chiara
descrizione e meditiamoci su cercando di convertirci:
“All’amore, alla contemplazione, alla gioia, alla beatitudine, ai templi,
agli altari, ai castelli, ai torrenti, ai fiumi ai laghi, ai campi meravigliosi ed
ubertosi, alla comunità beata e armonica dei santi, si sostituisce
nell’Inferno il contrapposto del beato Regno di Dio, il dilaniante, eterno
disaccordo dei dannati. Tutti gli errori umani e le loro bugie, erano
concentrate in questo stesso luogo e apparivano in innumerevoli
rappresentazioni di sofferenze e pene. Niente era giusto, non esisteva
alcun pensiero tranquillizzante, come quello della giustizia divina. Vidi
delle colonne di un tempio tenebroso e orribile dove, improvvisamente
qualcosa cambiò, vennero aperti i suoi portoni dagli Angeli Santi, ci fu un
contrasto, fughe, offese, urla e lamenti, la pena più grande che
ricevevano era che tutti loro dovevano riconoscere Gesù Cristo e
adorarlo, ma come si erano rifiutati in terra, essi si rifiutavano di
adorarlo anche nell’eternità di quelle tenebre che avevano scelto.
Questo era il tormento dei dannati, essi sono coscienti che ciò che
avevano rifiutato in vita, lo vedranno risplendere nell’eternità, ma senza
poter godere di quella vita beata, ma solo averne la percezione e la
coscienza …”.
Dopo la descrizione di alcune anime sante in Paradiso, la Emmerich si
interruppe chiedendo al Brentano di lavorare, pregare per la sua
salvezza: “…. fallo da subito, da oggi e non domani. La vita è breve e il
giudizio del Signore è giusto e severo, non perdere tempo!“
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EUCARISTIA, MARIA, APOCALISSE ED ESPIAZIONE : NELLA
EMMERICK NON MANCA NULLA…
Sogno delle due colonne di san Giovanni Bosco: dove tutti i Santi
s’incontrano
Infine gli ultimi due capitoli delle visioni riportano le due grandi verità
che salvano la Chiesa e gli uomini e che lo stesso san Giovanni Bosco
ebbe in visione nel suo famoso sogno delle due colonne: Maria
Santissima e l’Eucaristia. Possiamo chiederci se realmente queste visioni
siano così apocalittiche come spesso vengono presentate.
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Purtroppo vidi (nel futuro della Chiesa) che le processioni sulla terra
avevano qualcosa di miserabile, oscuro, disarmonico e pieno di
manchevolezze, nonostante vi si conservasse ancora qualcosa di
buono…” Nella festa del Corpus Domini del 1819, la beata vede tutta la
storia e di come ebbe inizio questa mirabile Festa del Santissimo
Sacramento, e le viene fatto vedere cosa accadde nell’ Ultima Cena:
“…percepii la Transustanziazione che avviene durante la consacrazione,
e Lui che si trasformava, il pane e il calice erano colmi di splendore
indescrivibile e vidi che Egli porgeva l’Eucaristia così divenuta, con la
sua mano destra, direttamente ai singoli nella bocca. La prima a riceverla
fu la Madre di Dio, la quale si era avvicinata al tavolo degli Apostoli.
Con il Pane vidi anche la luce entrare nella bocca della Madre di Dio; poi
come la forma di un corpo tutto intero, lo vidi entrare nella bocca degli
Apostoli. Tutti furono attraversati dalla luce, solo Giuda rimaneva
sinistro nell’oscurità come se quella luce gli desse fastidio.”
Poi il Brentano riporta che la pia suora era talmente sfinita e stanca per i
dolori che si fermò nelle spiegazioni, ma raccontò altre visioni fra le quali
quella “transustanziazione” di ciò che all’inizio era pane e che poi
diventò la “particola”, quell’Ostia bianca che usiamo da secoli per
l’Eucaristia, e spiega come fin dal primo secolo questa venisse portata ai
fedeli anche per essere adorata. Ancora, per affermare l’importanza della
Festa del Corpus Domini e del Santissimo Sacramento, dice: “Vidi la
Chiesa effettuare, nel fervore dello Spirito Santo, alcuni cambiamenti
sul modo di esprimere l’adorazione e la devozione al Santissimo
Sacramento. Nei periodi di decadenza della Chiesa vidi l’interruzione
della celebrazione del Divin Sacramento, ed ebbi pure visione
dell’origine della Festa del Corpus Domini e la sua pubblica
devozione, al tempo della grande decadenza…”
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promessa del Signore è valida nonostante le nostre imperfezioni: le porte
degli inferi non prevarranno.
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abbiamo creduto confidando unicamente nell’autorità , in parte le
comprendiamo come evidenti, in parte come tali che possono diventare
evidenti ed è opportuno che lo diventino. Quindi compiangiamo gli
increduli i quali, invece di credere insieme a noi, preferirono irridere la
nostra fede. (..)
Ma, siccome è stato detto con assoluta verità che è necessario che vi
siano molte eresie, perché risulti manifesto chi sono i veri credenti tra
voi , serviamoci anche di questo beneficio della divina Provvidenza.
Gli eretici infatti sorgono fra quegli uomini che errerebbero
ugualmente, anche se restassero nella Chiesa. Per il fatto che ne sono
fuori, invece sono di grande giovamento, non certo perché insegnano il
vero che non conoscono, ma perché spingono i cattolici carnali a
cercarlo e i cattolici spirituali a renderlo manifesto. (…) Serviamoci
dunque anche degli eretici, non per condividerne gli errori, ma per
essere più vigili e scaltri nel difendere la dottrina cattolica contro le
loro insidie, anche se non siamo capaci di ricondurli alla salvezza. (…)
Agostino: non bisogna condividere gli errori degli eretici.
Guardiamoci dunque dal servire la creatura invece del Creatore, dal
perderci dietro alle nostre fantasie: in questo consiste la perfetta religione.
(..) un aiuto di tal genere è ai nostri tempi la religione cristiana nella cui
conoscenza e pratica è la garanzia assoluta della salvezza.
Molti sono i modi in cui la verità può essere difesa contro i chiacchieroni
e resa accessibile a chi la ricerca: è Dio stesso onnipotente che la rivela
mediante se stesso e aiuta coloro che hanno buona volontà a intuirla e
contemplarla, per mezzo di angeli buoni e di alcuni uomini. Spetta poi a
ciascuno servirsi del metodo che gli pare più adatto per coloro con i quali
deve trattare.
Da parte mia, dopo aver considerato a lungo e attentamente la questione,
nel tentativo di capire quali uomini parlino a vanvera e quali cerchino la
verità sul serio ovvero quale io stesso sono stato, sia quando
semplicemente cianciavo sia quando l’ho cercata veramente, ho ritenuto
che fosse meglio procedere in questo modo: tieni ben saldo ciò che hai
riconosciuto come vero e attribuiscilo alla Chiesa cattolica; respingi
invece ciò che è falso e, poiché sono solo un uomo, perdonami; accetta
ciò che ti pare dubbio, fino a che o la ragione non ti avrà dimostrato o
l’autorità non ti avrà ordinato di respingerlo o di riconoscerlo come
vero oppure di continuare a crederlo.”
Non ci facciamo paladini o avvocati del Brentano, ma, con questo nostro
breve, vogliamo semplicemente attestare e dimostrare, ragionevolmente,
che a chi si ritiene libero di dubitare del Brentano pur senza esibire
prove, la stessa beatificazione della Emmerick diventa per noi la prova
della credibilità del poeta-scrittore.
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– per esempio, fu il beato Raimondo da Capua a diventare primo ed
unico biografo attendibile di santa Caterina da Siena, di cui fu confessore
– ma, nel caso della Emmerick, il Signore, come solo Lui sa fare, stupisce
e cambia strategia.
Per altro, secondo i verbali del concilio di Efeso, la Vergine rimase per
un breve tempo in locali vicini a quella che fu la chiesa dove – secoli
dopo – si svolse il concilio, poi si trasferì in una casa posta su un’altura
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oggi chiamata “monte dell’usignolo” e vi rimase secondo la tradizione
fino all’anno 46, quando a 64 anni d’età fu assunta in cielo. E gli altri Papi
confermano…
Nel 1967 il papa Paolo VI e nel 1979 il papa Giovanni Paolo II si recarono
ad Efeso e pregarono, in ginocchio, nella casa di Maria facendo sì che
ormai tutto il mondo fosse d’accordo nel ritenerla tale. Anche papa
Benedetto XVI nel suo viaggio in Turchia del 2006 ha visitato Efeso e
pregato nella casa di Maria celebrando, nella zona antistante, la Messa
con la piccola comunità del posto e che così disse nell’omelia del
29.11.2006: ” … I Servi di Dio Paolo VI e Giovanni Paolo II, il quale sostò
in questo Santuario il 30 novembre 1979, a poco più di un anno
dall’inizio del suo pontificato. (..) Animato da tale spirito, mi rivolgo a
questa nazione e, in modo particolare, al “piccolo gregge” di Cristo che
vive in mezzo ad essa, per incoraggiarlo e manifestargli l’affetto della
Chiesa intera…”
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E veniamo infine all’iter della beatificazione che pone la parola fine ad
ogni dubbio elevato contro il Brentano stesso.
Ratzinger venne a conoscenza di questa anima già negli anni ’50 e, disse
in una intervista degli anni ’80, l’unica battuta che si conosca
sull’argomento, che ”..ho studiato profondamente il caso di questa
anima sofferente a causa delle visioni che il Signore le confidò sul futuro
della Chiesa”. Alla domanda se ci fosse in vista la beatificazione rispose
che i tempi spettavano a Dio e al Papa, ma che lui era fiducioso su questa
beatificazione perchè, disse: “La Emmerick visse tutte le virtù eroiche in
previsione della sofferenza della Chiesa del nostro tempo”.
Queste le uniche battute che si conoscono di Ratzinger sull’argomento.
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che più tardi pubblicò…” (3). Importante significato: così dunque si
esprime il sito Vaticano sul provvidenziale incontro.
Nel 1987 Giovanni Paolo II rompe gli indugi e in visita a Monaco
propone la Emmerick come modello di santità: “Ve lo voglio ricordare
ancora soltanto suor Anna Katharina Emmerich, che con la sua
particolare vocazione mistica ha mostrato il valore del sacrificio e della
sofferenza insieme al Signore crocifisso..”
“vocazione mistica”, sottolinea il Pontefice, un passo fondamentale e
determinante che dopo anni di silenzio riconosce, alla suora, le sue
visioni. Certo, le visioni avute dalla suora non sono la causa della sua
beatificazione, lo ripetiamo, ma senza dubbio sono il motivo per cui
viene dichiarata “mistica” e “crocefissa con Cristo”.
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stabilità nella fede. Ella traeva questa forza dalla santissima Eucaristia. Il
suo esempio ha dischiuso i cuori di poveri e di ricchi, di persone semplici
ed istruite alla dedizione amorosa a Gesù Cristo. Ancora oggi trasmette a
tutti il messaggio salvifico: Attraverso le ferite di Cristo siamo salvati
(cfr1 Pt 2, 24)”
A nulla valsero gli ultimi tentativi di denigrare il Brentano, come fece
persino l’allora Prefetto delle cause dei santi, il cardinale José Saraiva
Martins che irruppe con un articolo sull’OR davvero pessimo e senza
prove (4) ennesimo tentativo per frenare ed ostacolare la beatificazione
della Emmerich. In tal caso dobbiamo davvero ringraziare Ratzinger che
si oppose alle calunnie e proseguì la propria strada contro tutti,
coinvolgendo appunto Giovanni Paolo II a fare la scelta giusta. E’ chiaro
che poi, rivelazioni private e testi privati NON RIENTRANO nelle
beatificazioni nel senso che nessuno è “obbligato o vincolato” a credervi
o a leggerli, ma un conto è non leggerli, altra cosa è denigrarli.
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