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Roberto Calcagnini

Chi sono i “veri”Cristiani


nell’Europa
del terzo Millennio?
“uomini e donne in via d’estinzione”!!!
E noi siamo proprio sicuri di farne parte?

“Quando il Figlio dell’uomo tornerà, troverà ancora la Fede sulla


terra?” (Lc 18,8)

Agosto 2019
Cari lettori e lettrici
Con il presente libro l’autore attingendo a fonti ricercate prevalentemente su
“internet” e riprese da alcuni libri di “spiritualità religiosa”, assemblate ed
impaginate dopo averle “attentamente” analizzate e valutate secondo il proprio
discernimento personale, rispecchiando in sostanza il proprio pensiero in chiave
“Cristiana/Cattolica”, non intende assolutamente essere il depositario della
“verità assoluta”…. (tra l’altro non ha nemmeno intrapreso studi di teologia
religiosa etc…), ma desidererebbe semplicemente “sensibilizzare” il lettore su
tematiche di “spiritualità e morale cristiana” che dovrebbero essere da tutti ben
“conosciute” e “messe in pratica”, compreso dal sottoscritto, ma che purtroppo
troppo spesso, in questi tempi cosiddetti “moderni” nei quali dichiararsi
“Cristiani” e di conseguenza “credere in determinati valori”, si rischia di essere
considerati addirittura “malati di mente”, a volte si preferiscono “occultare o
persino negare” per motivi di “convenienza sociale”. La speranza è che dalle
pagine di questo libro il lettore possa, nel caso ne sentisse il bisogno, riaccendere
la fiammella della “propria fede cristiana” e cercare di alimentarla
costantemente in modo da non farla mai “spegnere”!!
Chiedo scusa e comprensione a tutti i lettori per eventuali “errori dottrinali /
omissioni etc…” che il sottoscritto potrebbe in buona fede avere commesso nella
stesura del presente libro.
L’autore
Roberto Calcagnini

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Introduzione:

Esiste davvero, oggi, una crisi nella Chiesa?


A meno di chiudersi gli occhi, non si può non riconoscere che la Chiesa
cattolica soffre oggi di una grave crisi. Negli anni '60, in occasione del
Concilio Vaticano II, si sperava in una nuova primavera della Chiesa, ma
è successo il contrario. Migliaia di sacerdoti hanno abbandonato il
proprio sacerdozio, migliaia di religiosi e religiose sono tornati alla vita
secolare. In Europa ed in America del Nord le vocazioni si fanno rare e
ormai non si contano più i seminari, i conventi e le case religiose che
hanno dovuto chiudere. […]

Si conosce il numero dei sacerdoti che hanno abbandonato il


sacerdozio negli anni '60?
Nella totalità della Chiesa cattolica, negli anni compresi tra il 1962 ed il
1972, sono stati ridotti allo stato laicale 21.320 sacerdoti ed in questo
numero non sono compresi quelli che hanno omesso di chiedere una
riduzione ufficiale alla stato laicale. Tra il 1967 ed il 1974, tra trenta e
quarantamila sacerdoti avrebbero abbandonato la vocazione. A paragone
di questi dati catastrofici, quelli relativi alla Riforma protestante del XVI
secolo paiono ben poca cosa.

Questa tendenza riguarda anche l'Italia e gli altri paesi europei


tradizionalmente cattolici?
Secondo lo studio di Burgalassi, uno dei massimi esperti di sociologia
religiosa, nel 1956 c'erano in Italia 63.936 sacerdoti, il che equivaleva ad
un sacerdote ogni 743 abitanti, e si potevano contare circa mille
ordinazioni all'anno. Secondo stime recenti, invece, la media delle
ordinazioni in Italia è attualmente di circa 400 sacerdoti all'anno. Negli
anni '50 anche in Francia c'erano circa mille ordinazioni sacerdotali ogni
anno; a partire dagli anni '90 ce ne sono solo un centinaio all'anno. Nel
1965 c'erano 41.000 sacerdoti diocesani, nel 2004 solo 16.859, di cui la
maggioranza con più di 60 anni. […]

Questa crisi è una crisi della fede?


La fede cristiana in Europa sembra prossima a scomparire. Si crede
sempre meno in verità fondamentali, come la fede in Dio, la divinità di
Gesù Cristo, il paradiso, il purgatorio, l'inferno. La cosa più
preoccupante è che questi articoli di fede sono messi in dubbio perfino
da persone che si professano cattoliche e vanno regolarmente in chiesa.
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Questa crisi investe anche la morale?
Alla crisi della fede si aggiunge senz'altro una forte crisi della morale.
Mentre San Paolo ricorda ai cristiani che devono brillare per la loro
moralità come le stelle nell'universo, in mezzo ad una generazione
corrotta (Fil.2, 15), non si può dire che attualmente il genere di vita della
maggior parte di coloro che si professano cristiani differisca molto da
quello dei non credenti. La fede, del resto, se affievolita nei suoi
contenuti e privata della sua sostanza, non è più in grado di esercitare
un'influenza reale e profonda sullo stile di vita.

Qual è il legame normale tra fede e morale?


L'uomo, a causa delle conseguenze del peccato originale, tende ad
abbandonarsi alle proprie passioni, perdendo così il dominio di sé. La
fede cristiana, al contrario, gli mostra ciò che Dio si aspetta da lui e come
deve condurre la propria vita, conformemente alla volontà del Creatore.
Grazie alla fede, l'uomo sa qual è la mèta finale delle sue speranze se
osserva i comandamenti di Dio, ma conosce anche le pene con cui Dio lo
punirà se dovesse allontanarsene; la fede e di sacramenti, inoltre, gli
danno la forza di vincere le sue cattive inclinazioni e di dedicarsi
interamente al bene e all'amore di Dio.

Quali sono le conseguenze morali di una crisi della fede?


Se la fede scompare, l'uomo non sa più di essere chiamato da Dio alla
santità e alla vita eterna: di conseguenza, si abbandona sempre più
smodatamente ai piaceri mondani, come se tutto gli fosse dovuto.

Si può dire che questa crisi riguarda anche il clero?


La diminuzione di vocazioni sacerdotali e religiose e i numerosi
abbandoni sono il sintomo esteriore di una profonda crisi nel clero. Molti
sacerdoti non sono più in grado di comunicare la fede e, attraverso la
fede, entusiasmare le persone del nostro tempo.

Qual è il legame tra la crisi della fede e la crisi del clero?


La crisi del clero è una delle cause della crisi della fede della gente. […]
Se l'insegnamento della fede cattolica fosse trasmesso dai sacerdoti senza
togliere né cambiare nulla dei sui contenuti, la situazione sarebbe
certamente molto diversa. I fedeli non perdono la fede da soli: la causa
va ricercata nell'insegnamento che viene loro impartito. […]
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La crisi del clero è anche una crisi morale?
La crisi che si riscontra nel clero è innanzitutto una crisi della fede, ma ha
dei riverberi notevoli anche nella morale. Un sacerdote la cui fede è
senza radici profonde, infatti, non può più avere la forza di conservare il
celibato, perché osservare una norma così impegnativa è praticamente
impossibile per chi non sia animato da una fede viva e da un grande
amore per Gesù Cristo. Non è un mistero per nessuno che oggi un gran
numero di sacerdoti intrattiene una relazione con una donna, in modo
più o meno pubblico; venire a sapere che un prete ha abbandonato il
sacerdozio per andare a vivere con una donna, ammettendo che non
osservava più il celibato da anni, è una cosa sempre più comune. […]

Molti di questi sacerdoti fanno pubblicità alla loro scelta per ottenere
la soppressione del celibato ecclesiastico che, a loro avviso, è per i
giovani un ostacolo alla vocazione. Permettere ai sacerdoti di sposarsi
non risolverebbe la crisi delle vocazioni?
Lo si sente dire spesso; ma, invece di sollevare tutte queste polemiche e
levare il dito accusatore contro il celibato sacerdotale, perché non ci si
domanda per quale ragione tanti giovani, un tempo, facevano volentieri
questo sacrificio, mentre oggi non succede più? Quando l'ideale
sacerdotale è trasmesso in tutta la sua purezza e la sua bellezza, i giovani
non solo non temono l'impegno del celibato, ma lo vivono come un
modo più perfetto per unirsi al Signore.

In che cosa la crisi attuale è diversa da quelle che si sono verificate in


passato nella Chiesa?
L'attuale crisi della Chiesa si distingue dalle precedenti soprattutto per il
fatto che le sue cause vanno ricercate non tanto al di fuori della Chiesa,
quanto nelle responsabilità delle persone che ricoprono le più alte
autorità nella gerarchia ecclesiastica, le quali non vi pongono rimedio e
impediscono di prendere misure efficaci per risolverla.

Alla luce di questa profonda crisi della fede che imperversa nei giorni
odierni, si può ancora andare “contro corrente” ed affermare, senza
vergognarsene, di credere ed avere fede in Dio in questo terzo
millennio?
Sicuramente si……ma a certe condizioni: per poter affermare di credere
“veramente” in Dio, è necessario fare principalmente queste 6 cose:

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1. Aprire la mente e soprattutto il cuore: a chi vuole sapere se c’è,
Dio dice: “Mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con
tutto il cuore” (Geremia 29:13). Parlando dell’esistenza di Dio, San
Paolo dice che alcuni, pur conoscendo Dio, hanno soffocato la
verità su di Lui (Romani 1:19-21).
2. Sbarazzarsi di pregiudizi e stereotipi. Partiamo dal presupposto
logico che non si rifiuta ciò che non esiste. Se rifiutiamo Dio non è
perché non esiste, ma perché ci sono delle circostanze che
offuscano, che ne siamo consapevoli o no, la verità di Dio: errori
propri o altrui commessi nel corso degli anni, una sofferenza che
impedisce di vedere le cose come sono chiaramente, la frustrazione
di cercarla in percorsi sbagliati e non trovarla, la disillusione di chi
sostiene di credere in Dio ma la vita gli ha dimostrato il contrario,
la consapevolezza che accettare Dio implica ridimensionare e ri-
orientare la propria vita, il senso di comodità, l’associare Dio ad
una dottrina o ad un’istituzione…
3. Dare un fondamento logico alla realtà di Dio: non si può amare
ciò che non si conosce. Per conoscere Dio – nei nostri limiti umani –
ci viene in aiuto l’intelligenza attraverso prove razionali. È
ragionevole credere in Dio.
Approfondimento:
L’essere umano è necessariamente orientato verso Dio, perché è questo il
Suo disegno per noi. Esistono vie che portano a Dio partendo dalle
proprie esperienze esistenziali: “Con la sua apertura alla verità e alla
bellezza, con il suo senso del bene morale, con la sua libertà e la voce della
coscienza, con la sua aspirazione all’infinito e alla felicità, l’uomo si interroga
sull’esistenza di Dio. In queste aperture egli percepisce segni della propria
anima spirituale” (Catechismo, 33).
Vie che conducono a Dio:
La dimensione spirituale propria dell’essere umano dice ad ogni
persona che c’è un Dio. Semplicemente per il fatto che questa
vita spirituale proviene da Lui. “Il desiderio di Dio è inscritto nel cuore
dell’uomo, perché l’uomo è stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa
di attirare a sé l’uomo e soltanto in Dio l’uomo troverà la verità e la
felicità che cerca senza posa:” (Catechismo, 27).
Il desiderio naturale della felicità autentica. Il cuore umano anela alla
piena e perfetta felicità, ed è un desiderio innato e naturale. E un
desiderio del genere non può essere appagato con qualcosa di banale, né
con un obiettivo inesistente o irrealizzabile. Il cuore umano non può

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trovare la sua perfetta felicità se non tramite il raggiungimento del bene
superiore e infinito che chiamiamo Dio.
Il buonsenso. Disse una volta un uomo non vedente: “Credo nel sole
non perché lo veda, ma perché lo sento”. Con Dio è lo stesso. Molti
sentono Dio e lo vivono, seppur non Lo vedano né comprendano. Si può
sperimentare Dio in modi imprevedibili e ineffabili. La Sua presenza ci
riempie: “Dove andare lontano dal tuo spirito, dove fuggire dalla tua
presenza? Se salgo in cielo, là tu sei, se scendo negli inferi, eccoti” (Salmo
139:7-8).
Porsi domande sul senso della vita. Queste domande possono
svilupparsi in vari modi: Perché siamo qui? Qual è lo scopo della vita?
Da dove veniamo, e dove andiamo? La Bibbia ci dice che lo scopo della
vita è essere amici di Dio. Il Creatore ha un proposito per qualsiasi cosa
che ha fatto, tra cui l’umanità (Isaia 45:18). “Il mondo e l’uomo attestano
che essi non hanno in se stessi né il loro primo principio né il loro fine
ultimo, ma che partecipano all’Essere in sé, che non ha né origine né
fine” (Catechismo, 34).
La fede in Dio è presente nella storia dell’umanità. Tutti i popoli,
dall’alba dei tempi e a qualsiasi latitudine, hanno contemplato l’esistenza
di un Essere supremo. Com’è possibile che tutti si siano sbagliati su una
verità così importante e così contraria alle passioni? L’umanità intera
proclama l’esistenza di Dio.
La creazione: “Poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio
stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue
perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui
compiute, come la sua eterna potenza e divinità; essi sono dunque inescusabili”
(Romani 1:19-20). È quello che diceva Voltaire: se un orologio
presuppone un orologiaio, se un palazzo mostra la presenza di un
architetto, perché l’Universo non dovrebbe dimostrare la presenza di
un’intelligenza suprema? Dio è, secondo Platone, ‘l’eterno geometra’.
L’intelligenza umana rimanda ad un’altra e superiore intelligenza
creatrice. Quello che fa l’essere umano è amministrare l’opera di Dio.
L’idea che abbiamo dell’infinito. Se l’Universo è infinito, deve aver
avuto la sua origine in qualcuno di ancora più infinito.
La legge morale. È una legge immutabile, assoluta e universale che
prescrive il bene e proibisce il male. Si trova nella coscienza di tutti gli
esseri umani. E allora non può esserci legge senza un legislatore. Questo
legislatore deve essere, così come la legge, immutabile, assoluto,
universale e buono. Questo legislatore è colui che chiamiamo Dio.

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4. Fare un salto di fede
Dio ci ha fornito tantissime prove della Sua esistenza! La perfetta
armonia dell’Universo (ad esempio l’interazione tra i pianeti), le
leggi che governano la natura, il DNA, la capacità del cervello
umano, l’irrequietezza dei nostri cuori… tutte queste cose ci
spingono a dichiarare che Dio c’è.
“Partendo dalla creazione, cioè dal mondo e dalla persona umana, l’uomo, con la
sola ragione, può con certezza conoscere Dio come origine e fine dell’universo e come
sommo bene, verità e bellezza infinita”. (Compendio del Catechismo, 3).
Ma questi argomenti razionali, cosmologici e metafisici ci permettono
soltanto di ammettere l’esistenza di Dio, non sono sufficienti per portare
l’essere umano nell’intimità del mistero divino.
Il solo uso della ragione non è sufficiente per conoscere Dio: la natura
stessa di Dio, il Suo nome, il modo in cui Lui si relaziona con le creature,
sono tutte cose che possiamo raggiungere esclusivamente attraverso la
rivelazione di Dio stesso.
“L’uomo, nel conoscere Dio con la sola luce della ragione, incontra molte
difficoltà. Inoltre non può entrare da solo nell’intimità del mistero
divino. Per questo, Dio l’ha voluto illuminare con la sua Rivelazione non
solo su verità che superano la comprensione umana, ma anche su verità
religiose e morali, che, pur accessibili di per sé alla ragione, possono
essere così conosciute da tutti senza difficoltà, con ferma certezza e senza
mescolanza di errore”. (Compendio del Catechismo, 4).
Soltanto con un salto di fede l’essere umano può raggiungere la
comprensione del mistero di Dio, nascosto dall’alba dei tempi (Efesini
3:1-5).
5. Accettare la divinità di Gesù e la Sua mediazione
Accettare che Dio si è fatto uomo.Gesù Cristo mostra il Padre. È il
mistero della Santissima Trinità. Gesù dice: “Chi ha visto me ha
visto il Padre” (Giovanni 14:9).
E si può arrivare a Gesù credendo a Lui per fede, con la
mediazione della Chiesa fondata da Lui stesso.
Di tutte le religioni conosciute dall’umanità, solo attraverso Gesù
l’essere umano può vedere un Dio che si avvicina all’umanità
stessa, donandoci l’opportunità di avere una relazione con Lui.
“Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del
Padre, lui lo ha rivelato” (Giovanni 1:18).
Gesù ha inoltre compiuto numerose opere che riflettono la Sua
divinità: “Ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete

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almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel
Padre” (Giovanni 10:38). Quali opere ha fatto Gesù? Tra le altre,
anche diversi miracoli. Un miracolo è un atto sensazionale
realizzato da colui che è l’Essere Supremo. Un atto realizzato
nonostante le leggi della natura, anzi, annullando o sospendendo
tali leggi. Solo chi è Dio è in grado di governare tali leggi.
6. Conoscere e mettere in pratica la Sua Parola.
Come si può conoscere la “Parola di Dio”?
In sintesi la “Parola di Dio” è contenuta nella “Bibbia”; essa merita
la piena fiducia di chi si dichiara Cristiano. Essa raccoglie la
testimonianza di uomini che videro i miracoli del Signore, udirono
le sue meravigliose parole e osservarono direttamente la gloria
della sua persona. Questa testimonianza è arrivata oggi fino a noi,
il messaggio che sentiamo tramite le Sacre Scritture è autentico,
proprio come se l’Onnipotente ci parlasse con voce udibile. Ora è
nostra responsabilità accettare la salvezza offerta da Dio tramite la
Bibbia, confessare i nostri peccati e credere che Gesù è il Salvatore e
Signore della nostra vita.
Cosa bisogna fare per mettere in pratica la “Parola di Dio”?
 Semplicemente rispettare i 10 Comandamenti!!!

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Capitolo 1
(Conoscere Dio)
Chi è Dio per noi? Crediamo veramente nella sua esistenza, nella
sua onnipotenza sul mondo?

Vie che portano alla conoscenza di Dio


Le due vie che portano alla conoscenza di Dio sono:
a) l’intelligenza
b) la rivelazione
L’uomo è in grado di conoscere l’esistenza di Dio.
Le domande che l’uomo di solito si pone sono:
C'è Dio?
Il destino dell'uomo continua oltre la morte?
Se Dio, esiste, è possibile che si interessi di noi?
Questi interrogativi non sono destinati a restare senza risposta.
Con la sua sola intelligenza, prima ancora che l'Essere Supremo si
mettesse in contatto con lui, l'uomo era in grado di conoscerne
l'esistenza, semplicemente così: CON LA CASUALITÀ, cioè risalendo
dagli effetti alla causa.
C'è il sole, il mondo, la vita? Dunque c'è Dio, autore del sole, del mondo,
della vita.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica precisa come Dio viene incontro


all'uomo.
Per mezzo della ragione naturale, l'uomo può conoscere Dio con
certezza a partire dalle sue opere.
a) Usando l'intelligenza l'uomo può scoprire che Dio è:
 sommamente intelligente, perché le leggi che regolano l'universo
sono talmente precise che solo un'intelligenza infinitamente
superiore può spiegare la loro esistenza;
 onnipotente, perché:
 ha creato un universo così grande che l'uomo non è ancora
riuscito a scoprirne i confini;
 ha fatto tutto questo dal nulla;
 conserva all'esistenza tutte le cose continuamente.
 infinito, perché:
 avendo creato un universo immenso, deve per forza essere
superiore ad esso;
 se Dio fosse solo più grande dell'universo, si potrebbe pensare
ad un essere più grande di lui.
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Continuando il ragionamento si giunge a concludere che Dio, per essere
tale, deve essere infinito.

 unico, perché:
 se è infinito, deve essere unico in quanto è un controsenso per
la nostra ragione l'esistenza di due infiniti;
 eterno, perché:
 essendo l'origine di tutte le cose non può aver avuto origine da
nessuno;
 non ha fine in quanto è fuori dal tempo;
 spirituale, perché non è vincolato dalla materia che è limitata
nel tempo e nello spazio;

b) Ma esiste un altro ordine di conoscenza a cui l'uomo non può affatto


arrivare con le sue proprie forze, quello della rivelazione divina.
Per una decisione del tutto libera, Dio si rivela e si dona all'uomo
svelando il suo Mistero, il suo disegno di benevolenza prestabilito da
tutta l'eternità in Cristo a favore di tutti gli uomini.
Egli rivela pienamente il suo disegno inviando il suo Figlio prediletto,
nostro Signore Gesù Cristo, e lo Spirito Santo. ( Cat. Chiesa Cat. 50 )
Attraverso questa rivelazione, Dio stesso parla al suo popolo e in Gesù, il
Figlio di Dio venuto ad abitare tra noi, la sua rivelazione è massima.
Dalla rivelazione divina, sappiamo che il mondo e l'uomo sono stati
creati da Dio e che, dopo che l'uomo ha peccato, Dio gli promette un
salvatore.

Creazione del mondo e dell'uomo


Al principio Dio era solo. Niente esisteva fuori di lui.
Infinitamente perfetto e felice in se stesso, Egli non aveva bisogno
d'alcuno; per pura bontà volle creare, cioè fare dal nulla.
Volle, e furono il cielo e la terra, le cose tutte visibili e invisibili.
Con ordine meraviglioso le creature furono prodotte una dopo l'altra:
luce, firmamento, astri, terra e mare, vegetali e animali, e ultimo, quasi
corona della creazione, l'uomo.
Fu fatto ad immagine e somiglianza di Dio, perché nel corpo formato di
terra, il Creatore infuse lo spirito immortale, e l'innalzò con la grazia allo
stato soprannaturale perché potesse godere Dio stesso nell'eternità (Gen
2,5-9 ).
Al primo uomo, che chiamò Adamo, Dio diede per compagna, traendola
dal fianco di lui, Eva, la prima donna.
Da essi è venuta l'intera famiglia umana. ( Gen 2,21-24 ).

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Caduta dell'uomo e promessa del Salvatore
L'uomo era stato fatto re della natura e messo in un delizioso giardino, il
paradiso terrestre.
Poteva godere di tutto, ma perché riconoscesse il pieno dominio del
Creatore, Dio gli aveva proibito di gustare il frutto dell'albero detto
della conoscienza del bene e del male.
Il bene era l'ubbidienza e la grazia di Dio, il male la disubbidienza e la
perdita dei doni, dei quali Dio l'aveva arricchito.
L'uomo si ribellò, Eva credette al serpente-demonio, anziché a Dio, e
Adamo fu compiacente ad Eva.
Disobbedirono. Per la loro colpa, i loro discendenti furono spogliati
della grazia e della felicità eterna in Dio, e degli altri doni che
perfezionavano la natura umana.
Stoltamente, si resero servi del demonio, delle passioni, delle miserie,
della morte.
Ci esposero tutti alla perdizione eterna.
Dio, però, condannandoli dalle delizie del paradiso terrestre al lavoro, al
dolore e alla morte corporale non tolse loro la speranza della salvezza
dell'anima.
Predisse che avrebbe distrutto la potenza del demonio per mezzo del
Messia o Cristo, che sarebbe venuto nella pienezza dei tempi.
In questa fede l'uomo rivivrebbe, osservando la legge morale
scolpitagli nel cuore (Gen 3).

Si riportano ora gli interrogativi che hanno dato luogo a quel ramo della
cultura che si chiama FILOSOFIA.
Essa contiene “la risposta” che pensatori di tutti i secoli hanno dato ai
problemi fondamentali dell'uomo.
Le risposte sono state, lungo i secoli, numerose e divergenti.
MA L'UOMO DI OGGI SI ACCORGE DI ESSERE CADUTO IN UNA
CRISI - LA NEVROSI - IN CUI NON SONO CADUTI I POPOLI
PROGREDITI. COME MAI?
L'uomo di oggi è angosciato di non poter dare una risposta al problema
della MORTE e della SOFFERENZA.
All’uomo “contemporaneo” appare assurdo essere una creatura capace
di ragionare in modo autonomo, di lottare, faticare, amare … per una
fine così squallida com'è quella della tomba!
Di fronte a questi problemi il laicismo e il materialismo affermano che
la vita di ognuno di noi ha un senso se considerata nella "globalità" del
genere umano; la vita sopravvive sulla terra.

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MA … CHE SENSO HA QUESTO, QUANDO SAPPIAMO CHE
ANCHE LA GLOBALITÀ DEL GENERE UMANO HA LO STESSO
DESTINO DELL'INDIVIDUO: LA TOMBA?
L'ANGOSCIA ESISTENZIALE DELL'UOMO DERIVA DA QUESTO
PROBLEMA NON RISOLTO:
Da dove vengo? e perché?
Che senso ha la vita?
Qual'è il destino dell'uomo?

Sin dal principio Dio si fa conoscere


"Dio, il quale crea e conserva tutte le cosa per mezzo del Verbo, offre agli
uomini nelle cose create una perenne testimonianza di sé. Inoltre,
volendo aprire la via della salvezza celeste, fin dal principio manifestò se
stesso ai progenitori". Li ha invitati ad una intima comunione con se
rivestendoli di uno splendore di grazia e di giustizia. (Cat. Chiesa Cat.
54 ).
Questa Rivelazione non è stata interrotta dal peccato dei nostri
progenitori. Dio, in realtà, "dopo la loro caduta, con la Promessa della
Redenzione, li risollevò nella speranza della salvezza ed ebbe costante
cura del genere umano per dare la vita eterna a tutti coloro i quali
cercano la salvezza con la perseveranza nella pratica del bene".(Cat.
Chiesa Cat. 55)

Perché Dio si rivela


Dio rivelandosi all'uomo gli offre una risposta definitiva e
sovrabbondante agli interrogativi che l'uomo si pone sul fine e sul senso
della vita.

La parola di Dio e la sua pienezza in Cristo


Il mistero di Cristo, contenuto integrale della catechesi, viene da Dio
comunicato nella sua pienezza alla Chiesa in molti modi.
Infatti, "piacque a Dio, nella sua bontà e sapienza, rivelare se stesso e
manifestare il mistero della sua volontà, mediante il quale gli uomini per
mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito Santo hanno accesso al
Padre e sono resi partecipi della natura divina.
I fatti, i segni e le parole, intimamente fra loro connessi, coi quali Dio
interviene nella storia degli uomini, per invitarli e ammetterli alla
comunione con sé, costituiscono tutta intera la rivelazione e sono, nel
significato più ampio, la parola di Dio.
Fin dall'inizio, e con la promessa della redenzione, Dio non ha mai
cessato di prendersi cura del genere umano; in particolare, "in più

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riprese e in più modi", ha parlato al popolo che si è scelto per farsi
conoscere come il solo Dio vivo e vero, e per preparare, nell'attesa del
Salvatore promesso, la via del Vangelo.
Tutta la storia della salvezza, anche nella sua fase preparatoria e
nell'antica alleanza, è rivelazione dell'amore del Padre e fonda il dialogo
salvifico degli uomini con Lui.
Ma l'intera verità, sia di Dio sia della nostra salvezza, risplende a noi in
Cristo, il Figlio unigenito del Padre, che ha preso dimora fra noi.
Egli è la Parola vivente di Dio (Rinn. della Catechesi 102).
Gesù Cristo è il Verbo fatto carne, che è stato mandato "uomo agli
uomini", e che ad essi parla le parole di Dio.
Egli compie in se stesso tutto ciò che l'Antico Testamento ha
preannunciato di Lui, e completa la rivelazione portandola alla pienezza.
Egli stesso è questa pienezza: in Lui, ogni opera e ogni parola diviene
rivelazione di Dio e del suo disegno di salvezza.
Tutto ciò che Cristo è ed ha operato tra noi, è contenuto nella rivelazione
e nei mezzi di salvezza che Egli ha affidato alla Chiesa, perché questa
sveli e realizzi il mistero dell'amore di Dio verso l'uomo.
Quanto Cristo ha fatto e insegnato o in Lui si è compiuto per la salvezza
del genere umano, deve essere annunciato e diffuso nel mondo intero,
perché si realizzi compiutamente nei secoli (Rinn. della Catechesi 103).
Gli Apostoli appresero dalla voce stessa di Cristo che tutto l'Antico
Testamento convergeva verso di Lui e in Lui si era compiuto.
Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, è la Parola unica, perfetta e definitiva
del Padre, il quale in Lui dice tutto, e non ci sarà altra parola che quella.
Perciò, Egli ordinò ad essi di trasmettere al mondo il suo Vangelo, già
promesso per mezzo dei profeti e ora da Lui adempiuto e promulgato.
A tutti dovevano predicarlo, come fonte di ogni verità salvifica e di ogni
regola di vita vissuta secondo Dio, comunicando i doni divini.
Gli apostoli trasmisero fedelmente tutto ciò che avevano ricevuto dalla
parola del Maestro, dalla convivenza con Lui, dalle sue opere; e ciò che
in seguito appresero dallo Spirito Santo, che li guidava alla
comprensione piena di Cristo e della sua opera.
Questa trasmissione fu compiuta dagli Apostoli per mezzo della
predicazione orale, dei loro esempi personali, delle istituzioni che
stabilirono nella Chiesa.
Alcuni di essi e alcuni loro discepoli trasmisero l'annuncio della salvezza
anche con gli scritti, che formano il Nuovo Testamento (Rinn. della Cat.
104).

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Visione globale delle principali tappe della rivelazione di Dio
- Dio conclude un'Alleanza con Noè
- Dio elegge Abramo e conclude un'Alleanza con Lui e con la sua
discendenza
- Per mezzo di Mosè, Dio dona la Legge al suo popolo (discendenza di
Abramo)
- Davide re secondo il cuore di Dio (dalla sua discendenza nascerà il
Messia)
- Per mezzo dei Profeti Dio prepara il suo popolo ad accogliere la
salvezza.

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Capitolo 2
(Le fonti della fede)

Le fonti della fede


La fede si basa su ciò che Dio ha rivelato e che è giunto a noi attraverso:
- la Sacra Scrittura
- la Tradizione
Ciò che Cristo ha affidato agli Apostoli, costoro l'hanno trasmesso con la
predicazione o per iscritto, sotto l'ispirazione dello Spirito Santo a tutte
le generazioni, fino al ritorno glorioso di Cristo. (Cat. Chiesa Cat. 96)
La Sacra Tradizione e la Sacra Scrittura costituiscono un solo sacro
deposito della parola di Dio nel quale, come in uno specchio, la Chiesa
pellegrina contempla Dio, fonte di tutte le sue ricchezze. (Cat. Chiesa
Cat. 97)

La Sacra Scrittura o Bibbia


La Sacra Scrittura o Bibbia è l'insieme dei libri sacri ispirati da Dio: in
essi è contenuta la Parola di Dio.
La Scrittura, vera parola di Dio, fonte eminente del mistero di Cristo
(Rinn. della Ccat. 105).

La Tradizione
La Tradizione è l'insegnamento che è stato affidato da Cristo Signore e
dallo Spirito Santo agli Apostoli e che da essi è giunto sino a noi.
Perennità e contenuto della Tradizione apostolica (Rinn. della Cat. 109-
110)

La Bibbia è un libro ispirato


La Bibbia è un libro ispirato perché non contiene un messaggio umano
ma divino, cioè ciò che Dio ha voluto comunicare agli uomini (2 Tm 3,16;
1 Pt 1,18-21).
L'autore della Bibbia è pertanto Dio il quale ha ispirato i vari autori
umani attraverso i quali ci è giunta la sua Parola (Cat. Chiesa Cat. 135-
136).

Nella Sacra Scrittura Dio rivela agli uomini il mistero del suo amore
Dio, fin dall'inizio, ha condotto il suo colloquio con gli uomini "con
eventi e parole intimamente connessi, in modo che le opere da Lui
compiute nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano la dottrina
e le realtà significate dalle parole, e le parole dichiarano le opere e

16
chiariscono il mistero in esse contenuto" (Conc. Ecum. Vat. II, Dei
verbum 2).
"Con provvida gradualità, ha svelato il mistero del suo amore,
muovendo gli uomini attraverso la storia e l'antica alleanza verso
l'incontro con Cristo.
Ha soccorso gli uomini.....mostrando la sua condiscendenza al massimo
grado nel Figlio suo fatto carne" (Conc. Ecum. Vat. II, Dei verbum 13;
Rinn. della Cat. 15).

L'interpretazione autorevole della Sacra Scrittura e della Tradizione


La parola di Dio scritta o trasmessa può essere interpretata
autorevolmente dal solo Magistero vivo della Chiesa, cioè dal Papa e dai
Vescovi uniti con Lui (Lc 10,16).
La Chiesa è l'universale sacramento di salvezza.
Di questo mistero Cristo è il Mediatore e la Pienezza; è Sacerdote e
Profeta, l'Alfa e l'Omega (Rinn. della Cat. 4-5; Ap 1,3-8).
La Chiesa, nella sua dottrina, nella sua vita, nel suo culto, perpetua e
trasmette a tutte le generazioni tutto ciò che essa stessa è, tutto ciò che
essa crede. (Cat. Chiesa Cat. 98)
Tutto il popolo di Dio, in virtù del suo senso soprannaturale della fede,
non cessa di accogliere il dono della Rivelazione divina, di penetrarlo
sempre più profondamente e di viverlo più pienamente. (Cat. Chiesa
Cat. 99)

La rivelazione di Dio contenuta nella Bibbia


I fatti e quanto si riferisce alle persone di cui Dio si è servito per farsi
conoscere sono narrati nella Bibbia, un libro che contiene la Parola di
Dio.
La Bibbia è una raccolta di 73 Libri:
scritti in 1300 anni circa dal 1200 a.C. al 100 d. C.

La Bibbia è "ispirata" da Dio


Ispirata
 La comunità cristiana ha riconosciuto che in quei libri è contenuta
la parola di Dio;
 Dio garantisce le verità contenute nella Bibbia sul senso della vita e
sul modo di realizzarlo;
 Dio parla ebraico o greco (lingue degli autori umani)

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Come Dio ha "ispirato" la Bibbia
Dio ha ispirato la Bibbia mettendo nella mente di alcuni uomini, scelti da
lui, un messaggio che essi hanno poi trasmesso, secondo il suo comando.

La Bibbia contiene la Parola di Dio


Dicendo che Dio ha ispirato la Bibbia, si intende dire che Egli ha messo
nella mente di alcuni uomini, scelti da Lui, un messaggio che essi hanno
poi trasmesso a voce o per iscritto.
Dire che la Bibbia è ispirata da Dio, non vuol pertanto dire che Egli abbia
dettato parola per parola ciò che essa contiene, ma che Egli ha messo
nell'animo e nella mente delle persone da Lui scelte un messaggio
(contenuto) che esse hanno poi tradotto nella forma che era loro più
congeniale, tenendo conto della propria cultura e della propria capacita
di esprimersi.

Dalla seconda lettera di Paolo a Timoteo


"Tutto ciò che è scritto nella Bibbia è ispirato da Dio, e quindi è utile per
insegnare la verità, per convincere, per correggere gli errori ed educare a
vivere in modo giusto". (2 Tm 3,16)

Per comprendere quello che la Bibbia ci vuole dire bisogna tener conto:
1. quando è stato scritto il libro
2. dell'ambiente in cui è stato scritto
3. di che genere letterario è il libro
Per essere sicuri di comprendere il senso esatto (vero) della Bibbia
bisogna rifarsi a quanto la comunità cristiana (la Chiesa) riconosce come
Parola di Dio.

Dalla prima lettera di Paolo a Pietro


"Perciò le parole dei profeti sono degne di fiducia ancora più di prima.
E voi farete bene a considerarle con attenzione.
Esse sono come una lampada che brilla in un luogo oscuro, fino a
quando non comincerà il giorno, e la stella del mattino illuminerà i
vostri cuori.
Soprattutto sappiate una cosa: gli antichi profeti non parlavano mai di
loro iniziativa, ma furono uomini guidati dallo Spirito Santo e parlarono
in nome di Dio.
Perciò nessuno può spiegare con le sue forze le profezie che ci sono nella
Bibbia". (1 Pt 1,19-21)

18
Dal Vangelo di Luca
"Chi ascolta voi ascolta me. Chi disprezza voi disprezza me, ma chi
disprezza me disprezza il Padre che mi ha mandato". (Lc 10,16)

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Capitolo 3
(Chi è Gesù? Era il Figlio di Dio? Un breve sguardo sulla vita di
Gesù di Nazareth e per quale motivo credere in Lui non è solo
cieca fede.....)

È impossibile per noi sapere in che modo esista Dio e quali siano le sue
caratteristiche, a meno che Egli stesso non prenda l’iniziativa e si riveli.
(a tal proposito si rimanda il lettore a quanto già esposto nel Capitolo 1
del presente Libro).
Noi dobbiamo sapere com’è Dio e quali sono le sue attitudini verso di
noi. Supponiamo di sapere che è esistito ma che era come Adolf Hitler –
capriccioso, viziato, razzista e crudele. Che orrenda presa di coscienza
sarebbe!
Dobbiamo andare alla ricerca lungo l’arco della storia per sapere se c’è
stato qualche indizio della Rivelazione di Dio. Uno chiaro c’è di sicuro.
In un ignoto villaggio della Palestina, circa 2000 anni fa, un bambino
venne alla luce in una mangiatoia. Tutto il mondo ancora oggi celebra la
nascita di Gesù.
Visse in maniera anonima fino all’età di trent’anni, quando divenne un
predicatore pubblico fino alla sua morte. Era destinato a cambiare il
corso della storia.
Era una persona gentile, e ci è stato detto che “le folle restarono stupite
del suo insegnamento”. “Egli infatti insegnava loro come uno che ha
autorità e non come i loro scribi.” (Matteo 7:29)
Chi è Gesù? La sua storia ha inizio
Apparve subito chiaro, comunque, che egli faceva su sé stesso delle
considerazioni forti e sorprendenti. Aveva iniziato ad identificarsi non
come un semplice profeta o un insegnante. Molto di più. Affermava
chiaramente di essere Dio. La sua identità era il centro del suo
insegnamento. La domanda più importante posta ai suoi seguaci era:
“Voi chi dite che io sia?” Quando Pietro rispose dicendo: “Tu sei il
Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Matteo 16:14-16), Gesù non era
sconvolto, né rimproverò Pietro. Al contrario, lo elogiò!
Ha reso il suo discorso esplicito, ed i suoi ascoltatori hanno subìto
tutto l’impatto delle sue rivelazioni. È scritto infatti: “I Giudei
cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato,
ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.” (Giovanni 5:18).

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In un’altra occasione aveva affermato “Io ed il padre siamo una cosa
sola”. Subito gli Ebrei volevano lapidarlo. E Gesù chiese loro per quale
opera buona volevano ucciderlo. Essi risposero, “Non ti lapidiamo per
un’opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai
Dio” (Giovanni 10:33).
Gesù si attribuiva chiaramente qualità appartenenti solo a Dio. Quando
un paralitico venne calato attraverso il tetto per essere guarito da Lui,
Egli disse, “Figlio, i tuoi peccati sono stati perdonati.” Ciò provocò tra i
capi religiosi molti interrogativi sul comportamento da osservare. Essi si
dicevano “perché quel tipo parla così? Sta bestemmiando! Chi può
perdonare i peccati se non Dio?”
In un momento critico, in cui la sua vita era in serio pericolo, il gran
sacerdote gli pose la domanda in maniera diretta: “sei tu il Cristo, il
Figlio di Dio benedetto?”
Gesù rispose: “Io sono; e vedrete il Figlio dell’uomo, seduto alla destra
della Potenza, venire sulle nuvole del cielo.”
Il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: “Che bisogno abbiamo
ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia” (Marco 14:61-64).
Il suo contatto con Dio era così profondo che Gesù non faceva differenze
tra il comportamento di una persona verso di Lui o verso Dio. Così,
conoscere Lui significava conoscere Dio (Giovanni 12:44; 14:1). Vedere
Lui equivaleva a vedere Dio (Giovanni 12:45; 14:9), e credere in Lui
significa credere in Dio stesso (Giovanni 12:44; 14:1). Ricevere (Marco
9:37), odiare (Giovanni 15:23) e rendere onore a Gesù (Giovanni 5:23)
equivaleva farlo a Dio.
Chi è Gesù- il figlio di Dio?
Se esaminiamo le affermazioni di Gesù, ci sono solo quattro possibilità:
poteva essere un bugiardo, un pazzo, una leggenda, oppure la Verità. Se
ipotizziamo che non fosse la Verità, allora dobbiamo affermare una delle
altre tre possibilità, che le capiamo o meno.
1. La prima possibilità è che Gesù fosse un bugiardo – cioè, sapeva di
non essere Dio ma ingannò deliberatamente i suoi ascoltatori per
conferire autorità ai suoi insegnamenti. Alcune persone, poche in
verità, hanno sostenuto questa teoria. Anche coloro che negano il
suo essere divino, ammettono che era un grande insegnante di
morale, ma sbagliano proprio nel conciliare queste due riflessioni.
Difficilmente, infatti, Gesù sarebbe stato un grande insegnante di
morale se avesse mentito su uno dei punti fondamentali del suo
insegnamento (la Sua identità).

21
2. Una proposta diversa, sebbene non meno sconvolgente, afferma
che Gesù fosse sincero, ma fuori di senno. Anche oggi ci sono
molte persone che affermano di essere Dio. Certamente anche Gesù
poteva essere pazzo facendo questa incredibile rivelazione. Ma se
diamo un’occhiata alla vita di Cristo, non vi troveremo alcuna
prova della anormalità e dello squilibrio di un pazzo. Semmai,
troveremo la più grande testimonianza di serenità in una persona
sotto pressione.
3. La terza alternativa ipotizza che tutte le sue affermazioni di essere
Dio siano una leggenda – quello che accadde fu che i suoi seguaci,
entusiasti, nel terzo e quarto secolo, gli attribuirono alcune
rivelazioni sconvolgenti.
La teoria della leggenda è stata definitivamente confutata da molte
moderne scoperte archeologiche. Esse hanno dimostrato una volta per
tutte che le quattro biografie di Cristo furono scritte al tempo dei suoi
contemporanei. Poco tempo fa, il Dr. William F. Albright, un archeologo
di fama mondiale, ora in pensione, appartenente alla John Hopkins
University, ha affermato che non esiste alcuna ragione per credere che i
Vangeli siano stati redatti dopo il 70 d.C. Poichè è impensabile che una
leggenda su Gesù Cristo, sotto forma di Vangelo, abbia guadagnato la
circolazione e l’impatto che ebbe, senza una seppur minima prova basata
sui fatti.
Sarebbe assurdo, come se qualcuno ai tempi nostri scrivesse una
biografia su John F. Kennedy, e vi affermasse che credeva di essere Dio,
di perdonare i peccati delle persone, e di aver sconfitto la morte. Una
storia simile è così assurda che non prenderebbe di certo piede, perché
Kennedy era un personaggio conosciutissimo. Quindi la teoria della
leggenda fa acqua da tutte le parti in base alla datazione dei manoscritti
evangelici al periodo di Gesù stesso.
4. L’unica altra alternativa è che Gesù affermasse la verità. Da un
certo punto di vista, tuttavia, le parole, da sole, non significano
molto. Parlare è facile. Tutti possono fare delle affermazioni. E altri
hanno detto di essere Dio. Io stesso potrei dirlo, e anche voi, ma la
domanda a cui dobbiamo rispondere è, “Quali credenziali
possiamo presentare per avvalorare una simile affermazione?” Nel
mio caso impieghereste cinque minuti per screditarmi. E forse lo
stesso accadrebbe per voi. Ma screditare le parole di Gesù di
Nazareth non è affatto facile. Egli ha le prove delle sue
affermazioni. Infatti è scritto, “anche se non volete credere a me,
credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre
è in me e io nel Padre” (Giovanni 10:38).
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Prove della vita di Gesù
Primo, il suo comportamento morale coincideva con le sue affermazioni.
Molti pazienti nei manicomi sostengono di essere celebrità o degli dèi.
Ma questi comportamenti sono traditi dal loro stesso carattere. Non è
così per Cristo. Egli è unico – come Dio è unico.
Gesù Cristo era senza peccato. L’importanza della sua vita era tale
che era in grado di mettere alla prova i suoi nemici con la domanda,
“Chi di voi può convincermi di peccato?” (Giovanni 8:46). Ne seguì il
silenzio, anche quando Gesù puntò il dito contro coloro che avrebbero
voluto sottolineare qualche difetto nel suo comportamento.
Possiamo leggere le tentazioni di Gesù, ma non troviamo mai, da parte
sua, la confessione di un peccato. Non ha mai implorato per il perdono,
anche se esortava i suoi seguaci a farlo.
Una tale mancanza di errori morali nel comportamento di Gesù è
veramente sorprendente, in ragione del fatto che è completamente
contrario all’esperienza dei santi e dei mistici di tutti i secoli. Più gli
uomini e le donne tendono a Dio, più essi sono travolti dai propri
fallimenti, corruzioni e mancanze. Più ci si avvicina ad un calore
soffocante, più si capisce di aver bisogno di una doccia. Questo è vero,
nel mondo umano, anche per i comuni mortali.
Colpisce anche che Giovanni, Paolo e Pietro, tutti istruiti fin dalla prima
infanzia riguardo alla universalità del peccato, parlino della sua totale
assenza nella persona di Gesù, “egli non commise peccato e non si trovò
inganno sulla sua bocca” (1Pietro 2:22)
Pilato, di certo non un amico di Gesù, disse, “quale male ha commesso?”
implicitamente, aveva riconosciuto l’innocenza di Cristo; e un centurione
romano che aveva assistito alla sua morte disse, “Era sicuramente il
Figlio di Dio” (Matteo 27:54).
Secondo, Cristo dimostrò un controllo sulle forze della natura che
appartiene solo a Dio, che ha creato quelle forze.
Calmò una violenta tempesta sul mare di Galilea. Coloro che assistettero
a tale azione si posero l’inquietante domanda, “Chi è costui? Anche il
vento e le onde gli obbediscono!” (Marco 4:41). Trasformò l’acqua in
vino, sfamò 5000 persone moltiplicando cinque pani e due pesci, ridonò
ad una povera vedova addolorata il suo unico figlio, riportandolo in vita,
e fece lo stesso per la figlia morta di un padre distrutto. Disse ad un
vecchio amico, “Lazzaro, vieni avanti!” e lo riportò alla vita. È
significativo che anche i suoi nemici non negarono questo miracolo.
Piuttosto, cercarono di ucciderlo. “Se lo lasciamo andare avanti in questo
modo,” dissero, “tutti gli crederanno” (Giovanni 11:48).
23
Terzo, Gesù dimostrò la potenza del Creatore sulla malattia e l’infermità.
Fece camminare gli zoppi, parlare i muti e permise ai ciechi di vedere.
Alcune delle sue guarigioni erano malattie congenite non risolvibili con
cure psicosomatiche. Il caso più clamoroso è quello del cieco raccontato
da Giovanni 9. Sebbene l’uomo non potesse dare una risposta ai suoi
interrogativi, la sua esperienza era stata sufficiente per convincerlo. “una
cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo” esclamò. Era stupito del fatto che i
suoi amici non avevano riconosciuto, in quel guaritore, il Figlio di Dio.
“Non s’è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato”
esclamò (Giovanni 9:25:32). Per lui la prova era ovvia.
Quarto, la prova suprema dell’autenticità delle affermazioni di Gesù
riguardo la sua identità con Dio e la sua resurrezione dalla morte. Nel
corso della sua vita predisse cinque volte la sua morte. E rivelò anche
come sarebbe morto, e che tre giorni dopo sarebbe risorto per apparire ai
discepoli.
Sicuramente questa era la prova finale: era un’affermazione facile da
verificare. Sarebbe successo oppure no.
Sia gli amici che i nemici della fede cristiana hanno riconosciuto nella
resurrezione di Cristo la prima pietra della fede. Paolo, il grande
apostolo, scrisse: “Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra
predicazione ed è vana anche la vostra fede” (1Corinzi 15:14). Paolo ha
basato la sua intera predicazione sulla resurrezione di Cristo. Sia che
fosse resuscitato, sia il contrario. Ma se lo ha fatto, allora si tratta
dell’evento più sensazionale di tutta la storia.
Se Gesù è il figlio di Dio…
Se Cristo è resuscitato, sappiamo con certezza che Dio esiste, come è
fatto, e come possiamo conoscerlo in una esperienza personale.
L’universo porta con sé un significato ed uno scopo, ed è possibile
conoscere il Dio vivente nella vita di tutti i giorni.
D’altra parte, se Cristo non fosse risorto, la Cristianità sarebbe solo un
interessante pezzo da museo, niente di più. Non avrebbe una validità
oggettiva, non sarebbe reale. Anche se pieno di buoni propositi, non è
certo un pensiero sul quale valga la pena perder tempo. I martiri che
procedevano verso i leoni cantando, o i missionari di oggi, morti in
Congo o in Ecuador, mentre portavano questo messaggio, sono solo dei
poveri pazzi.
L’attacco alla Cristianità da parte dei suoi nemici si è concentrato
soprattutto sulla resurrezione, proprio perché essa ne è un punto
cruciale. Un attacco degno di nota è quello portato avanti nei primi anni
’30 da un giovane avvocato inglese. Era convinto che la resurrezione

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fosse solo una favola, frutto della fantasia. Avendo compreso che era
l’argomento principale della fede cristiana, pensava di fare un favore al
mondo intero dimostrando una volta per tutte questa frode, questa
superstizione. Come avvocato, pensava di possedere le facoltà di
giudizio per separare le prove rigidamente, secondo i canoni di una
moderna corte di giustizia, e di non riconoscere come prova ciò che non
coincideva con tali criteri.
Tuttavia, mentre Frank Morrison era immerso nella sua ricerca, accadde
un fatto eccezionale; il caso non era così facile come pensava. Come
risultato, il primo capitolo del suo libro, Chi ha spostato la pietra?,ha il
titolo “Il libro che si rifiutò di essere scritto”. In esso egli descrive come,
esaminando le prove, cominciò ad essere persuaso contro la sua volontà,
della resurrezione carnale di Cristo.
La storia della morte di Gesù
La morte di Gesù avvenne sulla croce, con un’esecuzione pubblica. Il
governo lo accusò di blasfemia. Gesù affermava di dover espiare i nostri
peccati. Dopo essere stato torturato atrocemente, i suoi polsi ed i suoi
piedi vennero inchiodati alla croce dove rimase appeso e morì dopo un
lento soffocamento. Una spada forò il suo costato per confermare la sua
morte.
Il corpo di Gesù fu poi avvolto in un sudario di lino, dopo essere stato
cosparso con circa cento libbre di aromi, fu posto all’interno di una
solida tomba scavata nella roccia, chiusa da una pietra di quasi due
tonnellate, per renderla sicura. Proprio per il fatto che Gesù aveva detto
pubblicamente che sarebbe risorto dopo tre giorni, una pattuglia di
soldati romani era stata messa come guardia del sepolcro; un sigillo
romano ufficiale venne affisso all’entrata della tomba per testimoniare
l’appartenenza al governo.
Nonostante tutto ciò, tre giorni dopo il corpo era sparito. Era rimasto
solo il sudario di lino, con la forma del suo corpo, ma vuoto. La pietra
che sigillava il sepolcro venne trovata in cima ad un pendio, distante
dalla tomba.
La Resurrezione di Cristo è solo una leggenda?
La prima spiegazione diffusa affermava che i discepoli rubarono il
corpo! In Matteo 28:11-15, abbiamo il resoconto della reazione dei gran
sacerdoti e degli anziani nel momento in cui le guardie diedero loro la
sgradevole e misteriosa notizia che il corpo era scomparso. Pagarono i
soldati e gli dissero di spiegare che i discepoli erano venuti di notte per
rubare il corpo, mentre dormivano. La storia era talmente falsa che
Matteo non si preoccupa nemmeno di negarla! Quale giudice vi

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presterebbe ascolto se diceste che mentre dormivate il vostro televisore è
stato rubato…proprio dal vostro vicino di casa? Chi sa cosa è successo
mentre dormivate? Testimoni di questo genere sarebbero derisi in ogni
tribunale.
Inoltre, siamo messi di fronte ad una incompatibilità etica e
psicologica. Rubare il corpo di Cristo è un’azione totalmente estranea
al carattere dei discepoli e di tutto ciò che conosciamo di loro.
Significherebbe che sono dei perpetratori di una menzogna deliberata,
responsabile della tortura e della morte di migliaia di persone. È
inconcepibile che, anche se un piccolo gruppo tra i discepoli avesse
cospirato e attuato questo furto, esso sia rimasto segreto agli altri
discepoli.
Ognuno di essi ha dovuto affrontare la prova della tortura e il martirio
per le loro affermazioni e la fede in Cristo. Uomini e donne morirebbero
per ciò che pensano sia la verità, anche se questa si rivelasse sbagliata.
Ma non morirebbero per una menzogna. L’uomo pronuncia la verità
proprio sul letto di morte. E anche se i discepoli avessero preso il corpo e
Cristo fosse morto veramente, avremmo comunque ancora il problema
di spiegare le sue apparizioni dopo la resurrezione.
Una seconda ipotesi sostiene che le autorità ebraiche e romane
spostarono il corpo! Ma perché? Con le guardie davanti alla tomba, per
quale ragione avrebbero spostato il cadavere? E ancora, cosa dire del
silenzio delle autorità di fronte alla coraggiosa preghiera degli apostoli
sulla resurrezione a Gerusalemme? I capi ecclesiastici erano in
ebollizione, pieni d’odio, e avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di
prevenire la diffusione del messaggio di Gesú risorto. Arrestarono Pietro
e Giovanni, li picchiarono e minacciarono nel tentativo di chiudere le
loro bocche.
Ma ci sarebbe stata una soluzione molto più semplice per loro. Se
avessero avuto il corpo di Cristo, lo avrebbero potuto portare in parata
per le vie di Gerusalemme. In un solo colpo avrebbero stroncato il
Cristianesimo nella sua stessa culla. Il non averlo fatto è la testimonianza
stessa che non avevano con loro il corpo di Gesù.
Un’altra teoria afferma che le donne, distrutte e sopraffatte dal dolore,
nell’oscurità del mattino sbagliarono strada e entrarono in un’altra
tomba. Nella loro sventura immaginarono che Cristo fosse risorto perché
la tomba era vuota. Questa teoria, comunque, cade proprio per lo stesso
motivo che distrugge quella precedente. Se le donne sbagliarono tomba,
perché allora i gran sacerdoti e gli altri nemici della fede non andarono
presso la tomba vera a mostrare il corpo? Inoltre, è inconcepibile che

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anche Giovanni e Pietro siano caduti nello stesso errore, e di sicuro
Giuseppe d’Arimatea, proprietario della tomba, avrebbe risolto il
problema. In più ci si deve ricordare che il sepolcro era privato e non
faceva parte di un cimitero pubblico. Nelle vicinanze non esisteva alcuna
tomba che poteva indurre in errore.
Anche la teoria del “Sonno” è stata variamente usata per spiegare la
tomba vuota. Secondo questa visione, Cristo alla fine non morì. Fu
considerato morto per errore, ma svenne per la stanchezza, il dolore e la
perdita di sangue. Quando venne adagiato nel sepolcro, egli ritornò in
sé. Uscì fuori e apparve ai discepoli che erroneamente pensarono fosse
resuscitato.
Questa è una storia moderna. Apparve alla fine del diciottesimo secolo. È
significativo che non venne fuori nessuna ipotesi di questo tipo, a partire
dall’antichità e fino ai violenti attacchi mossi alla Cristianità. Tutte le
prime narrazioni esaltano la morte di Cristo.
Ma ammettiamo pure che Cristo sia stato sepolto vivo, svenuto; è
possibile che sia sopravvissuto tre giorni in una tomba umida, senza
acqua e cibo, senza nessun tipo di attenzione? Avrebbe avuto la forza di
liberarsi dallo stretto sudario, e soprattutto di spostare il masso che
ostruiva l’apertura della tomba, di sopraffare le guardie romane e di
camminare per miglia con i piedi trafitti dai chiodi? Credere ad una
storia simile è molto più fantasioso dell’accettazione della resurrezione.
Anche il critico tedesco David Strauss, che non crede affatto alla
resurrezione, rifiuta un’idea così incredibile. Sostiene infatti:
È impossibile che Colui il quale è uscito dalla sua tomba mezzo morto,
che faticava per la debolezza e la stanchezza, ed infine era spossato dalla
sofferenza, potesse aver dato ai discepoli l’impressione di essere il
vincitore della Morte e della tomba stessa; di essere il Principe della Vita.
Infine, se questa teoria fosse corretta, Cristo stesso sarebbe coinvolto in
una grande menzogna: i suoi discepoli pregavano e credevano che Lui
era morto, e che sarebbe risorto. Cristo non fece nulla per screditare
questa fede, anzi la incoraggiò.
L’unica teoria che spiega in modo adeguato la tomba vuota è la
resurrezione di Gesù Cristo dalla morte.

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Capitolo 4
(Cosa significa avere fede in Gesù Cristo?)

Una precisa domanda dei discepoli dà a Gesù l'opportunità di offrire un


insegnamento sulla fede. Essi hanno capito bene come il cristiano possa
mantenere le distanze dalle ricchezze ed essere deciso a tutto per il
Regno solo se ha fede, ossia se è veramente convito che vale la pena
lasciare ogni cosa per seguire il Maestro.
Fede vuol dire fiducia senza limiti e fedeltà senza misura: l'una e l'altra
devono provenire dalla fede nella persona e nella parola di Gesù.
Spesso coloro che non adempiono ai loro doveri religiosi si rifugiano
dietro la scusa: io sono credente ma non praticante. È una scusa
meschina. Se si scava in profondità ci si accorge che nella maggior parte
dei casi la loro fede si riduce alla vaga idea che dall'altra parte qualcosa o
qualcuno ci potrà anche essere. Questa concezione, però, non ha niente a
che fare con la fede cristiana.
C'è anche chi pensa di avere la fede perché è fedele a certe pratiche e
tradizioni, partecipa alle funzioni, ai sacramenti e alla messa. La fede
cristiana è tutt'altra cosa: è l'incontro personale con Cristo simile a quello
che sta all'origine di un'amicizia profonda, o più ancora dell'amore che
unisce un uomo e una donna per formare una famiglia.
Nei vangeli l'oggetto della fede raggiunge la pienezza: il Figlio di Dio si è
manifestato e il suo regno si è costituito. La fede è una decisione della
volontà che ama, muove l'intelligenza a superare i calcoli umani per
affidarsi a Dio con tutta fedeltà.
La fede dunque non consiste in una adesione intellettuale ad una serie di
verità astratte, ma è l'adesione incondizionata ad una persona, a Dio che
ci propone il suo amore in Cristo morto e risorto. Per questo la fede è
accoglienza del dono di Dio, obbedienza a Lui, comunione con Lui,
vittoria sulla solitudine.
E' un dono di Dio, ma un dono che aspetta la nostra libera risposta, che
vuole diventare l'anima della nostra vita quotidiana e della comunità
cristiana.
La fede è anche conoscenza nuova, un modo di leggere la realtà con gli
occhi di Cristo. Deve perciò essere continuamente alimentata e
illuminata dalla Parola di Dio.

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Il cristiano animato dalla fede trova in essa la critica permanente ad ogni
ideologia e la liberazione da ogni idolo. Viviamo in un mondo in cui Dio
sembra essere assente; un mondo che vive e si organizza senza di Lui.
Ma è proprio in questo mondo che il cristiano con la sua fede smantella
le false sicurezze ponendo a se stesso e agli altri interrogativi
fondamentali e proponendo a tutti la sua grande speranza.
La fede cristiana è quindi continuamente sfidata a interpretare e
affrontare problemi che nessun calcolatore può risolvere e che tuttavia
decidono il destino dell'uomo e del mondo.
Per i cristiani, per le comunità e per la chiesa intera, perciò, è più che mai
attuale l'invocazione dei discepoli: “Signore, aumenta la nostra fede”.
Riflessione ed approfondimento sul concetto di “Fede in Dio”
Nonostante il gran numero di credenti, molti di loro non capiscono cosa
voglia dire veramente avere fede in Dio. Forse alcuni non saranno
d’accordo con quanto è stato detto e affermeranno: “Perché pensi così
male di noi? Crediamo in Dio da tanti anni, come possiamo non sapere
cosa sia la fede in Dio?”. Altri diranno: “Credere in Dio significa
ammettere che Dio esiste, e io credo che Egli abbia creato i cieli e la terra
e tutte le cose, e che esista per davvero. Non è questo credere in Dio?”.
Altri ancora diranno: “Leggo spesso la Bibbia, prego, presenzio alle
riunioni e diffondo il Vangelo. Non è forse questa la fede in Dio?”. C’è
chi dice: “So recitare famosi capitoli e detti della Bibbia. Chi oserebbe
dire che non sono un vero credente?”. E infine altri dicono: “Sono capace
di sacrificarmi per il Signore e ho lavorato, predicato e diffuso il Vangelo
per diversi anni; inoltre controllo e sostengo altri fratelli e sorelle. Non
sono un vero credente?”. Le persone usano queste affermazioni per
dimostrare che sono veri credenti. Ma abbiamo mai riflettuto sulla
veridicità di questi punti di vista?
Vediamo cosa disse Gesù a riguardo: “Molti mi diranno in quel giorno:
Signore, Signore, non abbiam noi profetizzato in nome tuo, e in nome
tuo cacciato demoni, e fatte in nome tuo molte opere potenti? E allora
dichiarerò loro: Io non vi conobbi mai; dipartitevi da me, voi tutti
operatori d’iniquità” (Matteo 7:22-23). Questo versetto rivela che coloro
che diffondono il Vangelo, scacciano i demoni ed eseguono molti
miracoli in nome del Signore Gesù hanno ugualmente tenuto riunioni,
predicato sermoni e diffuso il Vangelo, dandosi da fare e soffrendo
molto; eppure, il Signore Gesù disse che non li conosceva e li chiamava
malvagi. Nella nostra concezione, crediamo che erano veri credenti e che
erano lodati dal Signore. Ma, in realtà, il Signore non solo non lodava la
loro fede, ma li ha anche condannati ed eliminati. Si può quindi pensare
che coloro che credono che esista un Dio, conoscono bene la Bibbia e
29
lavorano e si sacrificano per il Signore abbiano vera fede in Dio? Ebbene,
la fede in Dio non è così semplice come si pensa, e bisogna capire qual è
la verità su questo tema. Quindi, cosa vuol dire avere vera fede in Dio?
Ecco una condivisione su questo argomento.
Come dovremmo praticare la nostra fede per essere dei veri credenti?
Leggiamo prima questo passaggio: “Sebbene molte persone credano in
Dio, poche capiscono cosa significhi avere fede in Lui e cosa debbano
fare per seguire il Suo cuore. Questo perché, sebbene le persone
conoscano la parola ‘Dio’ e le espressioni ‘l’opera di Dio’, non conoscono
Dio, né tantomeno la Sua opera. Non c’è da meravigliarsi, quindi, che
tutti coloro che non conoscono Dio credano in modo confuso. Le persone
non prendono seriamente la fede in Dio, perché credere in Lui è del tutto
insolito, del tutto strano per loro. Di conseguenza, non sono all’altezza
delle richieste di Dio. In altre parole, se la gente non conosce Dio e non
conosce la Sua opera, non è adatta a essere usata da Dio, e tantomeno
può realizzare il Suo desiderio. ‘Fede in Dio’ significa credere che Egli
esiste; questo è il concetto più semplice della fede in Dio. Inoltre, credere
che Dio esiste non è la stessa cosa di credere veramente in Lui; piuttosto,
è un genere di fede semplice con forti implicazioni religiose. La vera fede
in Dio significa fare esperienza delle Sue parole e della Sua opera
nella convinzione che Egli ha la sovranità su tutte le cose. In tal modo
sarai liberato dalla tua indole corrotta, realizzerai il desiderio di Dio e
giungerai a conoscerLo. Solo mediante un percorso simile puoi affermare
di credere in Dio”. Queste parole ci hanno rivelato le verità e i misteri
della fede in Dio. Capiamo che riconoscere l’esistenza di un Dio o
credere fortemente che esista non è vera credenza in Dio, bensì una mera
convinzione religiosa. Se crediamo in Dio, ma non conosciamo il
significato della vera fede o dell’opera di Dio, né conosciamo Lui, allora
la nostra fede è confusa e non può essere lodata da Dio. In verità, la fede
in Dio consiste nell’avere esperienza “dell’opera e della parola di Dio”,
basandosi sulla credenza che Dio regni su ogni cosa, imparando quindi a
conoscerLo. Dunque, se riconosciamo solamente l’esistenza di Dio senza
avere esperienza della Sua opera e senza conoscerLo, stiamo
continuando a resisterGli e a tradirLo: una fede di questo tipo è priva di
significato. La vera fede in Dio consiste nella fede nelle Sue parole, nel
praticare e nell’avere esperienza della Sua opera. Solo così conosceremo
la verità e la vera conoscenza di Dio, e saremo considerati veri credenti.
Ad esempio, quando Giobbe affrontò i sentieri, li accettò come
provenienti da Dio e credette che qualsiasi cosa gli sarebbe accaduta,
buona o cattiva, derivasse dall’autorizzazione di Dio. Inoltre, credeva
nella sovranità di Dio e che essere derubato delle sue proprietà
contenesse la predestinazione dei ladri che non potevano rubare senza il

30
permesso di Dio. Quindi, obbedì e offrì a Dio una preghiera di lode:
“Nudo sono uscito dal seno di mia madre, e nudo tornerò in seno della
terra; Jahvè ha dato, Jahvè ha tolto; sia benedetto il nome di Jahvè”
(Giobbe 1:21). Per aver creduto così fermamente nella sua testimonianza,
ricevette la doppia benedizione di Dio, il quale gli parlò attraverso il
vento. Dall’esempio di Giobbe, vediamo che egli era l’esempio di un vero
credente. Infatti, quando ebbe problemi, non li guardò dalla prospettiva
di un uomo e non accusò o fraintese Dio, né si fece prendere
dall’impulso di riprendersi la sua proprietà; al contrario, accettò il fatto
in quanto veniva da Dio e obbedì alla Sua sovranità e ai Suoi accordi.
Infine, credette fermamente nella sua testimonianza. Solo dopo aver
passato tutto ciò, si può dire di essere veri credenti. Se non percorriamo
la vera via della credenza in Dio, ma viviamo secondo la “filosofia di
vita di Satana” trattando tutte le cose, le questioni e le persone secondo
le nostre nozioni e immaginazioni, e non cerchiamo Dio né la
conoscenza di Lui e non cambiamo la nostra indole, tutti gli anni di
fede non saranno serviti a nulla. Quando il Signore Gesù venne a
compiere la Sua opera, molti tornarono da Lui per via delle parole, i
segni e i miracoli che manifestava, mentre gli scribi e farisei non
conoscevano le parole della verità, né l’opera dello Spirito Santo, ma
vedevano le cose dalla prospettiva dell’uomo; consideravano Gesù il
figlio di un falegname e dicevano che scacciava i demoni dal principe dei
demoni. Hanno anche negato i miracoli che il Signore Gesù aveva
compiuto, come far tornare la vista ai ciechi e resuscitare i morti. Per di
più, poiché temevano di perdere il loro prestigio e i loro seguaci, Lo
condannarono lascivamente. Perciò, a prescindere da quanto si fossero
adoperati e avessero diffuso il Vangelo, Il Signore non poteva lodarli ma
solo chiamarli malvagi.
Ecco perché dobbiamo capire cosa significa avere vere fede in Dio
prima di riuscire a credere in Dio. Se crediamo in Dio con noncuranza
e agiamo meccanicamente in base ai vecchi punti di vista limitandoci
ad osservare alcune regole religiose, esternamente presenzieremo agli
incontri, pregheremo Dio, leggeremo le Sue parole e diffonderemo il
Vangelo, ma internamente non sapremo mai cosa vuol dire la vera fede
o il risultato che dobbiamo ottenere credendo in Dio. Inoltre,
diventeremo arroganti e pomposi per via delle parole e della teoria e
per il nostro sacrificio. Se non perseguiamo la verità della credenza in
Dio né vediamo le cose e ci comportiamo secondo la verità,
involontariamente stiamo seguendo le orme dei farisei. Quindi, se
vogliamo raggiungere buoni risultati e avere vera fede, dobbiamo
intraprendere la vera via della credenza in Dio.

31
Se osserviamo le parole del Signore Gesù, possiamo comprendere che
Dio loda chi fa la volontà del Padre che è nei cieli, e che solo costoro
possono entrare nel Regno dei Cieli. Quindi, cosa significa fare la volontà
del Padre che è nei cieli? Duemila anni fa, il Signore Gesù dice: “E Gesù
gli disse: Ama il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore e con tutta
l’anima tua e con tutta la mente tua. Questo è il grande e il primo
comandamento. Il secondo, simile ad esso, è: Ama il tuo prossimo
come te stesso” (Matteo 22:37-39). “Siate santi, perché io son santo” (I
Pietro 1:16). Da queste parole comprendiamo che coloro che fanno la
volontà del Padre che è nei cieli sono coloro che sono stati liberati dal
peccato e purificati e trasformati. Essi possono vivere secondo la verità e
obbedire veramente a Dio, possono sempre mettere in pratica le parole
del Signore e osservare i Suoi comandamenti, e possono amare Dio con
tutto il loro cuore e vivere secondo le Sue parole. Oggi, Dio Onnipotente,
il Signore Gesù che è tornato nella carne, ci ha anche comunicato la
risposta: “Tu devi conoscere che tipo di persone Io desidero; coloro che
sono impuri non sono autorizzati a entrare nel Regno, quelli che sono
impuri non sono autorizzati a infangare la terra santa. Anche se hai
compiuto molto lavoro e hai lavorato per molti anni, alla fine, sei
ancora deplorevolmente sporco. È intollerabile per la legge del cielo
che tu voglia entrare nel Mio Regno! Dalla creazione del mondo fino a
oggi, non ho mai offerto facile accesso al Mio Regno a chi cerca di
accattivarsi il Mio favore. Si tratta di una regola celeste che nessuno
può infrangere! Devi cercare la vita. Oggi, coloro che saranno resi
perfetti sono dello stesso tipo di Pietro: sono coloro che cercano i
cambiamenti nella loro indole e sono disposti a rendere testimonianza
a Dio e a svolgere il loro dovere di creatura di Dio. Solo le persone di
questo tipo saranno rese perfette. Se guardi solo alle ricompense e non
cerchi di cambiare la tua indole di vita, allora tutti i tuoi sforzi saranno
vani e questa è una verità immutabile!”

32
Capitolo 5
(Come si manisfesta lo Spirito Santo?)

Chi conosce la faccia dello Spirito Santo? Nessuno lo ha mai visto,


nessuno ha mai avuto la fortuna di intravvedere la sua “fisionomia”. Noi
siamo esseri formati da materia per cui parlare o immaginare cose o
entità che non siano formate del nostro stesso materiale, diventa difficile
se non impossibile. E' vero ci aiuta la fede ma nel caso dello Spirito
Santo, la cosa si complica ancora di più. Il Padre nella sacra scrittura, si è
manifestato più volte: ha discusso con Mosè nel deserto, ha conferito con
i profeti in mille occasioni. Gesù Cristo, anche se ai suoi contemporanei è
apparso non nella sua forma spirituale, si è presentato in carne ed ossa
dicendo chiaramente chi era e da dove veniva. Ma lo Spirito Santo? Per
parlare di cose, oggetti, o altro che non conosciamo o non abbiamo mai
visto, usiamo spesso dei paragoni. Per descrivere a un bambino un
animale che non ha mai visto, lo paragoniamo a qualche cosa che
conosce e poi con le parole modifichiamo l’immagine fornita fino a
renderla il più possibile vicina a quella che vogliamo rappresentare. Nel
caso dello Spirito Santo il parlare per paragoni è l’unico modo per
rendere un poco l’idea di e capire di chi stiamo parlando. Lo Spirito
Santo nel corso della storia umana si è manifestato in vari modi e l’uomo
lo ha rappresentato immaginandolo sotto la forma di oggetti/cose che ci
sono familiari.

Fuoco. Sugli apostoli riuniti nel cenacolo lo Spirito Santo è apparso sotto
forma di lingue di fuoco (atti pag 2326). Come si presenta il fuoco? Che
caratteristiche ha? Il fuoco cosa ha rappresentato per i primi uomini?
Proviamo a descriverlo con aggettivi rappresentati. Il fuoco serve per
temprare l’acciaio, serve per liberare dalla scoria il materiale per
l’altoforno, è il prodotto della fusione nucleare che si verifica nel sole
continuamente ed è quindi la nostra fonte di calore. Lo spirito quindi è
calore nel cuore, libera dalle paure e dai timori, è fonte di luce e di calore
(per il nostro spirito).

Vento. Sugli apostoli riuniti nel cenacolo lo spirito si è fatto precedere da


un rombo come di vento che si abbatte gagliardo. Come possiamo
definire il vento? Sappiamo da dove viene? Sappiamo dove va? Con
quali sensi lo avvertiamo? Lo possiamo vedere? Cosa produce se si
scatena? Da che elementi è composto? Come può essere utilizzato e/o
come era utilizzato per produrre energia? Il vento impedisce all’acqua
stagnante di imputridire, il vento modella le montagne, la roccia, il vento
33
collabora con la natura per permettere l’impollinazione, il vento è
inafferrabile. per questo lo Spirito Santo fa cambiare le vecchie abitudini,
i pregiudizi: cambia/converte l’anima. E' inafferrabile perché è mistero,
non riusciamo a definirlo. Lo possiamo sentire solo se ci confrontiamo
con lui nel silenzio.

Colomba. Sotto forma di colomba scende su Gesù quando si fa


battezzare da Giovanni nel fiume Giordano. Nel primo libro dell’antico
testamento sta scritto:”lo spirito di dio aleggiava sulle acque”. Dopo il
diluvio universale, il primo animale a dare speranza a Noè fu una
colomba. La colomba di che cosa è simbolo? Cosa rappresenta
normalmente? Pace, armonia e giustizia. Lo Spirito Santo è anche tutto
questo.

Qual è il ruolo dello Spirito Santo nelle nostre vite?

Di tutti i doni che Dio ha fatto all’umanità, nessuno è maggiore della


presenza dello Spirito Santo. Lo Spirito ha molte funzioni, ruoli e attività.
In primo luogo, Egli opera nei cuori di tutte le persone ovunque. Gesù
disse ai discepoli che avrebbe mandato lo Spirito nel mondo per
“convincere il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio”
(Giovanni 16:7-11). Tutti hanno una “qualche consapevolezza di Dio”,
che lo ammettano o meno. Lo Spirito applica le verità di Dio alle menti
degli uomini per convincerli attraverso ragionamenti giusti e sufficienti
che essi sono peccatori. Rispondere a questo convincimento porta gli
uomini alla salvezza.

Una volta che siamo salvati e che apparteniamo a Dio, lo Spirito risiede
nei nostri cuori per sempre, sigillandoci con una promessa di conferma,
di certifica e di certezza sul nostro stato eterno come Suoi figli. Gesù
disse che avrebbe mandato lo Spirito per essere il nostro Aiutante,
Consolatore e Guida. “E io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro
consolatore, perché stia con voi per sempre” (Giovanni 14:16). La parola
tradotta qui “consolatore” significa “colui che è chiamato a stare vicino”
e ha l’’idea di qualcuno che incoraggia ed esorta. Lo Spirito Santo risiede
permanentemente nei cuori dei credenti (Romani 8:9; 1 Corinzi 6:19-20;
12:13). Gesù ha dato lo Spirito come “compensazione” per la Sua
assenza, per assolvere delle funzioni nei nostri confronti che Gesù non
avrebbe mai assolto se fosse rimasto personalmente presente.

Una di queste funzioni è di Colui che rivela la verità. La presenza dello


Spirito in noi ci aiuta a capire e ad interpretare la Parola di Dio. Gesù

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disse ai discepoli che “quando però sarà venuto lui, lo Spirito della
verità, egli vi guiderà in tutta la verità” (Giovanni 16:13). Egli rivela alle
nostre menti l’intero consiglio di Dio riguardante l’adorazione, la
dottrina e la vita Cristiana. Egli è la guida perfetta che va avanti a noi,
che ci guida, che rimuove gli ostacoli, che alimenta la comprensione e
che rende tutte le cose chiare e evidenti. Egli ci guida sul sentiero di tutte
le cose spirituali. Senza questa guida, cadremmo spesso in errore. Una
parte cruciale della verità che Lui rivela è che Gesù è veramente chi
diceva di essere (Giovanni 15:26; 1 Corinzi 12:3). Lo Spirito ci convince
della divinità di Cristo, della Sua incarnazione, del Suo essere il Messia,
della Sua sofferenza e della Sua morte, della Sua risurrezione e
ascensione, della Sua esaltazione alla destra di Dio, e del Suo ruolo come
giudice di tutti. Egli da la gloria a Cristo in ogni cosa (Giovanni 16:14).

Un altro ruolo dello Spirito Santo è di Colui che da dei doni. 1 Corinzi 12
descrive i doni spirituali che i credenti ricevono per svolgere le varie
funzioni del corpo di Cristo in terra. Tutti questi doni, grandi e piccoli,
sono dati dallo Spirito in modo da poter essere Suoi ambasciatori al
mondo, che mostrano la Sua grazia e Lo glorificano.

Lo Spirito agisce anche come Colui che produce frutto nelle nostre vite.
Quando Egli dimora in noi, inizia il lavoro di raccolta del Suo frutto nelle
nostre vite – l’amore, la gioia, la pace, la pazienza, la benevolenza, la
bontà, la fedeltà, la mansuetudine e l’autocontrollo (Galati 5:22-23).
Queste non sono le opere della nostra carne, che non è capace di
produrre questi frutti, ma sono prodotti dalla presenza dello Spirito nelle
nostre vite.

Sapere che lo Spirito Santo di Dio viene a vivere nelle nostre vite, che
svolge queste funzioni miracolose, che abita con noi per sempre e che
non ci lascerà e non ci abbandonerà mai, è motivo di grande gioia e
conforto. Grazie a Dio per questo prezioso dono – lo Spirito Santo e la
Sua opera nelle nostre vite!

Approfondimento:
Non è possibile avere “vera” Fede in Dio, se non si aprono le porte del
nostro cuore, della nostra anima, all’entrata dello Spirito Santo!!
(Giovanni 14,15,16.23-26).
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i
miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro
Paràclito perché rimanga con voi per sempre. Se uno mi ama, osserverà

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la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo
dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la
parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi
ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo
Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni
cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto». Lo Spirito Santo che il Padre
manderà vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto. Lo
Spirito, il misterioso cuore del mondo, il vento sugli abissi dell’origine, il
fuoco del roveto, l’amore in ogni amore, respiro santo del Padre e del
Figlio, lo Spirito che è Signore e dà la vita, come proclamiamo nel Credo, è
mandato per compiere due grandi opere: insegnare ogni cosa e farci
ricordare tutto quello che Gesù ha detto. Avrei ancora molte cose da dirvi,
confessa Gesù ai suoi. Eppure se ne va, lasciando il lavoro incompiuto.
Grande umiltà quella di Gesù, che non ha la pretesa di aver insegnato
tutto, di avere l’ultima parola, ma apre, davanti ai discepoli e a noi, spazi
di ricerca e di scoperta, con un atto di totale fiducia in uomini e donne
che finora non hanno capito molto, ma che sono disposti a camminare,
sotto il vento dello Spirito che traccia la rotta e spinge nelle vele. Queste
parole di Gesù ci regalano la gioia profetica e vivificante di appartenere
ad una Chiesa che è un sistema aperto e non un sistema bloccato e
chiuso, dove tutto è già stabilito e definito. Lo Spirito ama insegnare,
accompagnare oltre, verso paesaggi inesplorati, scoprire vertici di
pensiero e conoscenze nuove. Vento che soffia avanti. Seconda opera
dello Spirito: vi ricorderà tutto quello che vi ho detto.Ma non come un
semplice fatto mnemonico o mentale, un aiuto a non dimenticare, bensì
come un vero 'ri-cordare', cioè un 'riportare al cuore', rimettere in cuore,
nel luogo dove di decide e si sceglie, dove si ama e si gioisce. Ricordare
vuol dire rendere di nuovo accesi gesti e parole di Gesù, di quando
passava e guariva la vita, di quando diceva parole di cui non si vedeva il
fondo. Perché lo Spirito soffia adesso; soffia nelle vite, nelle attese, nei
dolori e nella bellezza delle persone. Questo Spirito raggiunge tutti. Non
investe soltanto i profeti di un tempo, o le gerarchie della Chiesa, o i
grandi teologi. Convoca noi tutti, cercatori di tesori, cercatrici di perle,
che ci sentiamo toccati al cuore da Cristo e non finiamo di inseguirne le
tracce; ogni cristiano ha tutto lo Spirito, ha tanto Spirito Santo quanto i
suoi pastori. Ognuno ha tutto lo Spirito che gli serve per collaborare ad
una terza opera fondamentale per capire ed essere Pentecoste: incarnare
ancora il Verbo, fare di ciascuno il grembo, la casa, la tenda, una madre
del Verbo di Dio. In quel tempo, lo Spirito è sceso su Maria di Nazareth,
in questo tempo scende in me e in te, perché incarniamo il Vangelo, gli
diamo passione e spessore, peso e importanza; lo rendiamo presente e

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vivo in queste strade, in queste piazze, salviamo un piccolo pezzo di Dio
in noi e non lo lasciamo andare via dal nostro territorio.

37
Capitolo 6
(I comandamenti di Dio)

La Legge adempiuta in Gesù Cristo

PREMESSA
Per comprendere gli insegnamenti e l’opera perfetta compiuta sulla croce
da Gesù Cristo, dobbiamo fare una doverosa premessa. Nel Vangelo
secondo Matteo, 5:17, il nostro Maestro dice: "Non pensate che io sia
venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma
per portare a compimento". Perciò nulla di quello che è scritto nelle
Scritture è da rigettare, ma in se stesso, per mezzo del suo sacrificio, il
Signore Gesù ha compiuto l’opera. Egli ha detto: "È compiuto!"
(Giovanni, 19:30).

Leggendo i versi che seguono abbiamo il necessario chiarimento a queste


parole del Salvatore. "Tutti i profeti e la legge hanno profetizzato fino a
Giovanni" (Matteo, 11:13). Perciò, "La legge e i profeti hanno durato fino
a Giovanni; da quel tempo è annunciata la buona notizia del regno di
Dio..." (Luca, 16:16).

L'apostolo Paolo, infatti, scrive che "la legge è stata come un precettore
per condurci a Cristo, affinché noi fossimo giustificati per fede. Ma ora
che la fede è venuta, non siamo più sotto precettore; perché" - voi che
siete battezzati in Cristo - "siete tutti figli di Dio per la fede in Cristo
Gesù" (Galati, 3:24-26). Egli ci ha salvati non per opere giuste da noi
compiute, ma secondo la sua misericordia, mediante il lavacro della
rigenerazione e il rinnovamento dello Spirito Santo (Tito, 3:5). "Infatti è
per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi;
è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti"
(Efesini, 2:8,9). Certo, la fede senza le opere è morta, perché "Chi ha i
miei comandamenti e li osserva, quello mi ama", disse Gesù (Giovanni,
14:21), ma non sono le opere buone prescritte dalla legge che salvano,
esse sono la conseguenza della salvezza (Efesini, 2:10).

Questo era quanto il profeta intendeva quando disse: "Ecco i giorni


vengono, dice il Signore, che io concluderò con la casa d’Israele e con la
casa di Giuda, un patto nuovo… Questo è il patto che farò con la casa
d’Israele dopo quei giorni, dice il Signore: io metterò le mie leggi nelle

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loro menti, le scriverò sui loro cuori; e sarò il loro Dio, ed essi saranno il
mio popolo" (Ebrei, 8:8,10).

È vero che "Dicendo: Un nuovo patto, egli ha dichiarato antico il primo.


Ora, quel che diventa antico e invecchia è prossimo a scomparire" (Ebrei,
8:13), ma solamente perché assorbito dalla completezza del sacrificio di
Gesù Cristo, che ha compiuto in se stesso la legge, tutte le feste, i riti e i
sacrifici per il peccato. Per questo l’apostolo Paolo nella lettera ai Romani
ha potuto dire: "Non c’è dunque più nessuna condanna per quelli che
sono in Cristo Gesù, perché la legge dello Spirito della vita in Cristo
Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte" (Romani, 8:1-
2).

Il fatto che non siamo sotto la legge non ci esime, però, dall’adempiere
i precetti di Dio. Infatti, Gesù dice: "Chi ha i miei comandamenti e li
osserva, quello mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio"
(Giovanni, 14:21). Quindi ci ammonisce: "io vi dico che se la vostra
giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, non entrerete
affatto nel regno dei cieli" (Matteo, 5:20).

I dieci Comandamenti

Primo comandamento
NON AVRAI ALTRO DIO DI FRONTE A ME

Secondo comandamento
NON PRONUNCIARE INVANO IL NOME DEL SIGNORE TUO DIO

Terzo comandamento
RICORDATI DI SANTIFICARE LE FESTE

Quarto comandamento
ONORA TUO PADRE E TUA MADRE

Quinto comandamento
NON UCCIDERE

Sesto comandamento
NON COMMETTERE ADULTERIO

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Settimo comandamento
NON RUBARE

Ottavo comandamento
NON PRONUNZIARE FALSA TESTIMONIANZA

Nono e Decimo comandamento


NON DESIDERARE LA DONNA D’ALTRI. NON DESIDERARE LA
ROBA D’ALTRI

Qual’è il comandamento più importante che ci ha dato Gesù? E


perché?

Nel capitolo 22 del Vangelo di Matteo, alla richiesta del dottore della
legge, “Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?”, Gesù
risponde: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la
tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo
comandamento. Il secondo, poi, è simile: “Amerai il tuo prossimo come
te stesso”. “Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i
profeti” (Mt 22, 37-40). Nel discorso di addio che Gesù fa nel cenacolo
dice: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri,
come Io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo
tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli
altri” (Gv 13, 34-35). Come si può notare nel discorso riportato da
Giovanni esplode la novità del comandamento dell'amore in tutta la sua
capacità di trasformazione. La novità è evidente per diversi motivi.
Quello principale è citato nel testo: “Amatevi come Io vi ho amato”. Il
riferimento o la misura dell'amore non è più quello che ognuno ha per sé
stesso, ma è Gesù stesso, con tutta la sua capacità di donazione e proprio
il capitolo tredicesimo di Giovanni inizia con queste parole: “Prima della
festa di Pasqua, Gesù […] dopo aver amato i suoi che erano nel mondo li
amò sino alla fine” (Gv 13,1), cioè fino all'estremo dell'amore. Un altro
motivo di novità è contenuto nelle parole: “Da questo conosceranno che
siete miei discepoli”. La tessera di riconoscimento di essere veri discepoli
di Cristo è solo questo amore. E' un amore reciproco per cui nessuno è
superiore all'altro e tutti hanno bisogno dell'amore dell'altro. E' un amore
preceduto da quello di Cristo che resta così il modello e l'anima del
nostro amore. L'amore è la testimonianza più viva ed efficace della
nostra comunione con Cristo.
In conclusione, « il non commettere adulterio, non uccidere, non rubare,
non concupire e qualsiasi altro comandamento si riassumono in questa
parola: "Ama il tuo prossimo come te stesso". L’amore non fa nessun

40
male al prossimo; l’amore quindi è l’adempimento della legge"»
(Romani, 13:9-10).

41
Capitolo 7
(Perché ai giorni odierni sembra così difficile o addirittura
impossibile anche per chi si dichiara Cristiano rispettare alcuni
comandamenti di Dio?)

La guida divina

Ricordate come i nostri genitori ci insegnavano le regole quando


eravamo piccoli? Regole come non giocare in strada o non giocare con i
fiammiferi. Ricordate come, a volte, le regole sembravano un peso, come
se i nostri genitori le avessero inventate per impedirci di fare le cose che
volevamo davvero fare — quelle cose che pensavamo ci avrebbero resi
felici? Crescendo impariamo quanto siano importanti queste regole e
come avremmo potuto ferirci gravemente o persino morire se non
avessimo obbedito.
Come facevano i nostri genitori mentre crescevamo, anche Dio ci dà dei
comandamenti per aiutarci a rimanere concentrati su ciò che è
maggiormente importante e su come rimanere al sicuro. La Sua guida ha
lo scopo di proteggerci, di aiutarci a rimanerGli vicini e, alla fine, di
conferirci maggiore libertà e felicità.
La parola “comandamento” potrebbe farci pensare ai Dieci
Comandamenti — un elenco di cose da non fare — Dio non ci dice solo
ciò che non dovremmo fare, ma anche ciò che dovremmo fare. Ciò che
Egli desidera di più è la nostra felicità eterna, quindi possiamo essere
certi che i Suoi comandamenti non sono norme restrittive, ma una guida
divina pensata per proteggerci dal male e per condurci a un modo
migliore di vivere.

Cosa possiamo fare per comprendere e mettere in pratica i


comandamenti di Dio?

Pregare spesso
Mediante la preghiera possiamo avvicinarci a Dio, ottenere le risposte
alle nostre domande e trovare conforto.
Chiunque può pregare, sempre e ovunque. Non importa se preghiamo in
ginocchio, in piedi o seduti, ad alta voce o in silenzio, in gruppo o da
soli, Dio ci ascolterà e ci risponderà. Pregare è così facile e semplice che
potremmo non apprezzare quale privilegio esso sia. È una linea diretta
di comunicazione con il nostro Padre Celeste, che vuole aiutarci con tutti

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i nostri problemi e le nostre domande. Sebbene non risponda sempre
subito o nel modo che ci aspettiamo, noi crediamo a quel versetto che
dice: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; picchiate e vi sarà
aperto” (Matteo 7:7).
Ci viene richiesto di pregare spesso perché quanto più frequente è la
nostra comunicazione con Dio, tanto più aperti saremo alla Sua guida
per attraversare le difficoltà che affrontiamo. Questo è un esempio di
come le benedizioni di un comandamento superano di gran lunga lo
sforzo richiesto.
Ascoltare, leggere, studiare, meditare la Parola di Dio

Studiare le Scritture è molto simile a quello di pregare spesso. Dio vuole


che leggiamo le Sue parole perché esse ci aiutano a conoscere la Sua
volontà, e seguire la volontà di Dio sarà sempre nel nostro interesse. Le
Scritture contengono ciò che Dio ha rivelato ai Suoi figli tramite i profeti.
Perché oltre che pregare e leggere la Parola di Dio in solitudine, di
fondamentale importanza per alimentare e illuminare la nostra fede è
il rispetto del terzo Comandamento ?

Ricordati di santificare le feste

Questo comandamento viene motivato nei due testi biblici fondamentali


in maniera sorprendentemente diversa. Il libro dell’Esodo ricorda che
ogni uomo, anche lo schiavo e lo straniero, sono immagini di Dio e
quindi è opportuno che riposino in giorno di sabato. Come il Creatore si
riposò il settimo giorno, così deve fare l’uomo (Gen 2,2): Ricordati del
giorno di sabato per santificarlo: sei giorni faticherai e farai ogni tuo
lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu
non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo,
né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di
te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e quanto è in
essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il
giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro (Es 20,8-11).

Ben diversamente il terzo comandamento è motivato dal Deuteronomio.


Il Signore ha liberato il suo popolo dalla schiavitù, di conseguenza tutti i
membri del popolo, anche gli schiavi e gli stranieri al suo servizio,
devono riposare il giorno di sabato come uomini liberi: Osserva il giorno
di sabato per santificarlo, come il Signore Dio tuo ti ha comandato. Sei
giorni faticherai e farai ogni lavoro, ma il settimo giorno è il sabato per il
Signore tuo Dio: non fare lavoro alcuno, né tu, né tuo figlio, né tua figlia,

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né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bue, né il tuo asino, né
alcuna delle tue bestie, né il forestiero che sta entro le tue porte, perché il
tuo schiavo e la tua schiava si riposino come te. Ricordati che sei stato
schiavo del paese d’Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là
con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di
osservare il giorno di sabato (Dt 5,12-15).

I testi biblici citati lasciano trasparire chiaramente l’intenzione di questo


comandamento: ogni settimo giorno gli uomini liberati da Dio devono
prendere coscienza della libertà loro donata; devono partecipare al
riposo di Dio creatore e rinnovarsi così costantemente nella loro qualità
di immagini divine.

Ambedue le redazioni sottolineano con forza l’aspetto sociale. Gli ebrei,


che sono degli ex schiavi, e tutti coloro che sono stati liberati dalla
schiavitù, non devono dimenticare che il dono della libertà fatto ad essi,
vieta radicalmente loro di ridurre altri in schiavitù. Il comandamento
presuppone certamente ancora l’esistenza di schiavi, ma si appresta a
scalzare le basi di una società schiavista, perché rifiuta appunto di
riservare il lavoro e il riposo a gruppi diversi di uomini. Anzi fa ancora
di più: fa balenare la liberazione degli schiavi. Ogni uomo deve avere la
sua dose benefica di lavoro e di riposo.

Il terzo comandamento mira molto chiaramente a un’importante


esperienza di libertà. Eppure nessun altro comandamento è stato così
profanato per comprimere l’uomo sia nella realtà del sabato giudaico sia
in quella della domenica cristiana.

Al tempo di Gesù il giudaismo cercava di regolare minuziosamente il


sabato con prescrizioni complicate. Gesù si ribella intenzionalmente
contro queste costrizioni, viola ostentatamente le prescrizioni umane
riguardanti il precetto del sabato e afferma: Il sabato è stato fatto per
l’uomo e non l’uomo per il sabato (Mc 2,27). Le sue affermazioni sul
sabato sono giustamente considerate ardite e provocanti perché
rappresentano una chiara ribellione contro le idee religiose dominanti in
quel tempo. Egli mette in risalto la virtù liberante di questo giorno di
riposo.

Anche nel cristianesimo comparvero continuamente tendenze


legalistiche o oppressive che ebbero spesso il risultato di svisare la
domenica come festa della libertà.

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Oggi il tempo libero, il fine settimana è appannaggio di tutti, spesso i
poveri lavorano meno dei ricchi, e i liberi professionisti ritengono di
dover assolutamente lavorare anche di domenica e muoiono in buona
percentuale prematuramente per eccesso di lavoro. Quindi lavoro a tutti
i livelli della scala sociale e riposo assicurato per tutti quelli che lo
vogliono. Ma il fine settimana molte volte e in molti casi non si lascia alle
spalle uomini riposati, liberi e felici. Esistono la febbre del sabato sera, la
nevrosi della domenica e l’esaurimento del lunedì.

Tante persone trovano il senso della loro esistenza solo nel lavoro,
nell’attività professionale. Ma quando tale frenesia viene interrotta dalle
feste o dalle ferie, emergono opprimenti e disperanti il vuoto
dell’esistenza e la sua povertà di contenuti.

Perché la domenica riveli in maniera convincente il suo effetto positivo


sull’uomo non basta che egli si astenga dal lavoro, ma deve vivere
positivamente altri due momenti importanti: la santificazione e la
comunione con altri uomini liberati. L’esperienza della domenica deve
aiutare l’uomo a prendere le distanze da se stesso, affinché le sue tante e
molteplici occupazioni non finiscano per sequestrarlo e inghiottirlo in
maniera pericolosa. Santificare le feste significa allontanare la propria
vita da orizzonti ristretti e inserirla in orizzonti più vasti e divini.

Santificare, celebrare e ringraziare sono tre atti che vanno strettamente


uniti. Essi sono elementi fondamentali del nostro rapporto con Dio.

Una attività intensa e ininterrotta può, a lungo andare, esaurire l’uomo


nella sua dimensione interiore e provocare in lui un vuoto inquietante.

L’uomo non conquista la sua identità solo mediante il lavoro. La sua


esistenza non è giustificata solo da ciò che egli fa, ma anche e soprattutto
da quanto riceve come dono di Dio. Da qui il grande significato della
celebrazione e del ringraziamento: dell’eucaristia.

I cristiani ringraziano perché sono stati liberati dalla schiavitù per mezzo
della morte e della risurrezione di Cristo. Tale azione liberatrice ha un
valore così grande che non si finirà mai di celebrarla. La messa, che è la
celebrazione del memoriale della morte e della risurrezione del Signore,
tende necessariamente alla liberazione dell’uomo se viene celebrata come
si deve. La possibilità di celebrare, libera l’uomo, e senza questa capacità
la vita diventa, poco per volta, deserta, sconsolata e squallida. E siccome
questo è molto importante per la nostra libertà interiore ed esteriore, Dio

45
ce lo impone con un comandamento specifico. Per noi cristiani cattolici la
messa della domenica è la celebrazione della festa della liberazione che ci
è stata donata da Cristo mediante il suo sacrificio di morte e risurrezione.

Tuttavia né il riposo dal lavoro né il culto bastano a soddisfare


pienamente il comandamento di santificare le feste. La sua osservanza
include anche l’esperienza della comunione di uomini liberati. L’amore
traboccante di Dio vuole promuovere gli uomini mediante la comunione
con lui e la loro comunione reciproca. Nei giorni di festa perciò bisogna
coltivare in modo particolare le relazioni personali che sono tanto
importanti per la piena espansione del nostro essere. La capacità di saper
passare il tempo libero in maniera non utilitaristica è espressione di
libertà e di umanità. Educare a questo è un compito importante della
Chiesa. La domenica deve diventare il giorno in cui ci si disintossica
spiritualmente e fisicamente per poter riprendere la vita con gioia.

Conclusione: “Non si ci può dichiarare veri Cristiani né vantarsi di avere


fede in Dio se non si partecipa regolarmente alla celebrazione della Santa
Messa domenicale (o in alternativa prefestiva, secondo quanto stabilito
dal Magistero della Chiesa Cattolica) e di tutte le feste “comandate”
stabilite dal calendario liturgico”.

Perché ai giorni odierni sempre meno persone partecipano alla Santa


Messa festiva?

Indagine Istat sulla frequenza ai riti religiosi


Sarà anche vero che – come pensano non pochi ecclesiastici – che la
Chiesa non intende subire le statistiche, ma opera per cambiarle. Non
accetta cioè la “legge” della secolarizzazione, per cui fa di tutto per
contrastare i trend negativi della religiosità, l’attenuarsi dello spirito
religioso, la crisi delle evidenze etiche; non piegandosi, in altri termini,
all’idea dell’insignificanza della fede cristiana nella modernità avanzata.
Tuttavia, nonostante questa ferrea volontà, anche gli uomini del sacro
devono prendere atto che la situazione religiosa del paese non è delle più
rosee, visto che – col passare degli anni – sempre meno gente varca la
soglia delle chiese ogni settimana nel giorno dedicato al Signore.
A certificarlo questa volta è l’Istat, un istituto autorevole che proprio in
questi giorni ha reso pubblici i risultati della sua ultima indagine
multiscopo (su un campione di popolazione assai ampio e
rappresentativo), che fornisce anche il dato della frequenza settimanale
ai riti religiosi su tutto il territorio nazionale per il 2015, con ampi
confronti sugli anni precedenti.

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La pratica religiosa in Italia

La pratica regolare nel Paese, per il 2015, ha coinvolto il 29% degli


italiani. Fin qui nulla di strano, perché si tratta di un’indicazione in linea
con il trend degli ultimi 5 anni, che segnala quindi una situazione di
stabilità nel breve periodo. Che tuttavia occorre ben analizzare, per
capirne il senso e la portata.
Ciò anzitutto perché il dato medio dell’Istat si ottiene guardando alla
pratica religiosa dell’insieme degli italiani con più di 6 anni, per cui esso
risulta un po’ drogato dalle ali estreme delle popolazione (i bambini da
un lato e i soggetti con più di 75 anni dall’altro) che sono i gruppi che
presentano la più alta partecipazione al culto domenicale. Ad esempio,
ben il 52% dei bambini e dei ragazzi dai 6 ai 13 anni hanno frequentato
nel 2015 i riti almeno una volta alla settimana.
Inoltre, guardando alle diverse classi di età, vi è la conferma del fatto che
la pratica religiosa assidua è più un habitus della popolazione anziana
(con più di 65 anni) che di quella adulta e soprattutto giovanile. Vanno in
chiesa ogni domenica il 40% degli anziani, rispetto al 25% di quanti
hanno un’età compresa tra i 45 e i 60 anni, rispetto ancora al 15% circa
dei giovani tra i 18 e i 29 anni.
Ma i dati più interessanti emergono dall’andamento nel tempo della
pratica religiosa che caratterizza le diverse classi di età.
Dal 2006 al 2015, quindi nell’arco dell’ultimo decennio, il gruppo che più
si è assottigliato nella pratica religiosa regolare è quello dei giovani dai
18 ai 24 anni, che ha perso ben il 30% dei frequentanti. Lo stesso è
avvenuto tra gli adulti dai 55 ai 59 anni. Mentre le flessioni sono più
contenute per i 25-29 enni (- 20%), per gli italiani dai 40 ai 50 anni (-
10%), per gli anziani (-12%). Insomma, il calo è generalizzato e interessa
anche i bambini e gli adolescenti; ma coinvolge assai più i giovani (cosa
nota) e gli over 50 (aspetto questo imprevisto).

Approfondimento: Se si prova a cercare di dare una motivazione


sostenibile al fenomeno sopra riportato, magari facendo ricerche
sull’argomento mediante l’utilizzo di Internet (la cosa decisamente più
semplice e sbrigativa), si può notare che vari esperti in Sociologia,
Giornalismo, Statistica etc…..tendono tutti a dare spiegazioni di ordine
strettamente “socio culturale – politico – economico” come se la
partecipazione o meno alla Santa Messa festiva fosse direttamente
collegata a fattori quali: le influenze di nuove amicizie “diverse” per
quanto riguarda i più giovani, problemi di ordine famigliare (divorzi,
separazioni) per quanto riguarda soprattutto le persone di mezza età ed

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in generale problemi e preoccupazioni di ordine economico (perdita del
lavoro, precariato, etc….), certamente tutti fenomeni negativi che
coinvolgono moltissime persone, famiglie, addirittura intere Società
dell’attuale generazione e periodo storico; non si può non affermare che
questa sia una tristissima e pericolosa realtà dei nostri giorni. Se però
torniamo un po’ indietro nel tempo, ripensiamo al difficile e tormentato
periodo storico ad esempio della 2° guerra mondiale, che molti di noi
hanno vissuto “fortunatamente” soltanto attraverso i libri di storia,
documentari storici televisivi e soprattutto ascoltando con
“commozione” i tristi racconti dei nostri nonni o genitori, dei numerosi
pericoli che hanno dovuto affrontare rischiando persino la “vita”, degli
stratagemmi che hanno dovuto mettere in pratica per riuscire a sfamare
le loro famiglie (molto più numerose di quelle di oggi), per i quali però la
partecipazione alla Santa Messa festiva ed addirittura “quotidiana” era
di fondamentale importanza per la loro vita, veniva prima di tutto e di
tutti, era una benedizione celeste assolutamente da non perdere……, ci si
rende conto che le “reali motivazioni” del calo delle presenze di fedeli
nelle Chiese in generale tipiche dei nostri giorni, sono altre e vanno
ricercate nelle indicazioni che si trovano nella Sacra Scrittura (…..quando
il Figlio dell’uomo tornerà, troverà ancora la fede sulla terra?……(*) e
forse più “semplicemente” in quelle cosiddette “rivelazioni private”
riconosciute ufficialmente dalla Chiesa Cattolica, tramite le quali nostro
Signore Gesù Cristo ha volutamente permesso alla propria “Madre
Immacolata ed assunta in cielo” di intervenire in aiuto del mondo intero,
scegliendo come destinatari dei suoi messaggi sempre soggetti
miserabili, poveri, analfabeti, ma umili ed ubbidienti, tramite i quali ha
potuto comunicare a generazioni intere la strada da seguire
necessariamente per ottemperare alla volontà del figlio suo diletto Gesù
Cristo al fine di riportare il mondo “corrotto e malvagio” sulla giusta via
della “salvezza eterna”. (un breve “accenno” lo troverete più avanti….)

(*) le parole di Gesù “Quando il Figlio dell’uomo tornerà, troverà ancora la fede
sulla terra?” si trovano in Lc 18,8.
Queste parole hanno un preciso significato e rimandano alla fine del mondo.
In riferimento ad essa Gesù ha detto: “Allora vi consegneranno ai supplizi e vi
uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. Molti ne
resteranno scandalizzati, ed essi si tradiranno e odieranno a vicenda.
Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; per il dilagare dell’iniquità,
l’amore di molti si raffredderà. Ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato”
(Mt 24,9-13).
San Paolo ricorda che prima della fine del mondo “dovrà avvenire l’apostasia” (2
Ts 2,3), e cioè l’abbandono della fede.

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Proprio per questo Gesù chiede la fede perseverante, la fede viva, quella che non
si lascia scoraggiare dalle tribolazioni e dalle persecuzioni.
La domanda di Gesù è dunque una domanda retorica, dal momento che sa già
tutto e lo manifesta chiaramente.
Gesù pertanto intende mettere in guardia dal pericolo di affievolire o addirittura
spegnere la fede.

49
Capitolo 8

(Come Satana può “soffocare” la nostra fede in Dio e con l’inganno


contribuire a farci perdere il “senso del peccato”)

Le strategie del Demonio

Il demonio che sta vicino a tutti noi notte e giorno non ha nessun influsso
sulla nostra anima, non può farci forza per convincerci di quello che ci
dice nella mente, non può guidare la nostra volontà. Il demonio invece
può alterare la nostra psiche, le nostre emozioni, i sensi interni, i sensi
esterni, può renderci nervosi, ci fa sentire strani, ci rende intrattabili,
tutto questo, c´è anche dell´altro, quando la nostra spiritualità non è
saldamente ancorata alla parola di Dio, e quando la nostra volontà non è
orientata a mettere in pratica la volontà di Dio.

Quando ci mancano le convinzioni solide, dobbiamo rifugiarci nella


nostra fantasia la quale ci trasporta lontano dalla realtà che non
sopportiamo, ci richiama alla memoria persone e situazioni piacevoli del
passato, cosi ci fa perdere l´unione di amore con Dio e col tempo la
nostra fantasia diventa la guida irresistibile delle nostre azioni. Noi
veniamo da Dio, a Lui dobbiamo ritornare, dobbiamo scegliere
liberamente di amarlo, perché non vuole imporsi a noi con la forza,
vuole che noi andiamo fino a Lui per amore. La vita sulla terra è il tempo
di prova dove ci viene data la possibilità di una scelta libera, la prova
della fede è la verifica che manifesta a noi stessi se abbiamo Dio oppure
se lo rifiutiamo. Ci viene data sempre, finché viviamo, la possibilità di
cambiare e di recuperare il tempo perduto.

La volontà di amare Dio è vera quando vogliamo mettere in pratica la


sua Parola: mi ama colui che fa tutto quello che io gli ho detto. L´amore
ci unisce a Lui in una convivenza misteriosa. “soltanto colui il quale
persevera fino alla fine sarà salvo”, l´amore è vero quando è fedele fino
alla morte. O ascoltare Dio nell´ubbidienza alla sua volontà oppure
ascoltare satana, o il sacrificio di tutto quello che ci piace, ma che ci tiene
lontani da Dio, in pratica il sacrificio di portare la croce del Vangelo,
oppure il piacere dei sensi. Sulla terra saremo sempre alla ricerca di
qualcosa che ci manca: ci sono di quelli che cercano “le cose di lassù” che
Cristo ha promesso a coloro che lo seguono sulla via del Vangelo, altri
cercano le cose della terra, o Dio o l´Io, o Cristo o satana, a nessuno è
consentito vivere in una zona neutra.

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Molti scelgono Dio soltanto come desiderio, manca loro la volontà di
andare per la via stretta e scomoda della vita divina. La volontà di Dio
ha per tutti noi una forza repulsiva, sia perché i principi del Vangelo non
sono graditi alla volontà nostra, sono contrari alla natura dell´uomo che
vuole godere ed essere libero e felice. La proposta di satana invece trova
l´uomo disposto ad accettarla. Nel mezzo ci siamo noi: “ti ho messo
davanti l´acqua (simbolo della sorgente della vita) e il fuoco (simbolo
delle passioni), tu devi stendere le mani, quello che prendi, quello avrai,
dice il Signore.

La tattica di Satana per arrestare il nostro cammino spirituale.

La strategia di satana è questa: vuole convincerci a interrompere


periodicamente la successione delle opere buone. Prima di spingerci
verso il peccato, deve distaccarci da Dio, e per distaccarci da Dio deve
assonnare la preghiera, la prudenza e l´esercizio delle virtù cristiane.
Con ostinazione caparbia satana ci presenta le tentazioni della carne,
specialmente la golosità, la pigrizia e la lussuria. Quando riesce a
scardinare la nostra volontà decisa, noi cominciamo a pregare
distrattamente, la Messa diventa una presenza passiva e la comunione
un pezzettino di pane qualsiasi.

Cominciano cosi a riaffiorare le antiche fragilità come per es. la critica, la


mormorazione, il perdere tempo, la pigrizia, la gelosia, l´invidia,
l´avidità degli sguardi, il risveglio delle passioni, e soprattutto comincia
a rivivere il nostro amor proprio. Per un certo tempo determinato della
nostra resistenza le fragilità si manifestano in forma quasi impercettibile,
ma costante, per cui non ci rendiamo minimamente conto che stiamo
perdendo colpi nella perseveranza nel bene. Siccome sono piccolissime
cose quasi impercettibili, abbiamo l´impressione che si tratti di bagatelle:
distrazioni volontarie nella preghiera (quelle involontarie non invalidano
la preghiera), preoccupazioni inutili, leggerezza nel guardare persone
che ci richiamano il piacere della carne senza che siano tentazioni vere e
proprie, raffinatezza nel cibo, sonno prolungato, facile linguaggio a
sproposito, eleganza nel vestire, esuberanza nel comportamento,
scambio di simpatia con persone che non ci trasmettono certamente le
virtù cristiane, svogliatezza, apatia e fredda apertura a tutto quello che ci
piace. Per lungo tempo non ci rendiamo conto che queste cose
impercettibili stanno sgretolando la nostra vita spirituale. Per tutti noi è
piacevole scivolare in questo mondo dove le fragilità sono tante, satana
però le confeziona a piccole dosi.

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La preghiera debole e distratta risveglia lentamente quelle passioni
contro le quali abbiamo combattuto con coraggio e determinazione,
l´amore a Dio e al prossimo va spegnendosi lentissimamente. L´ira
contro chi ci fa del male diventa istintiva e violenta, la concupiscenza
appare sempre più naturale e sempre meno da condannare. Se non
vogliamo cadere in questa trappola dobbiamo conservare il ritmo della
preghiera giornaliera, la meditazione contemplata fatta sempre bene e
l´esercizio delle virtù cristiane. Persevereremo fino alla fine nell´amore a
Dio e al prossimo, e vivremo sempre sereni e nella gioia, non andremo
mai più indietro, non andremo più avanti, andremo in alto verso il Cielo
dove Qualcuno ci aspetta.

I suggerimenti di Satana

E’ un angelo che si è allontanato da Dio e cerca di strappare al suo amore


gli uomini e le donne. La sua natura è affine alla natura della nostra
anima: intelligenza, volontà, memoria, sentimenti ecc. non può avere un
contatto con il nostro corpo, può avere un contatto soltanto con il nostro
spirito, può parlare con noi comunicando i suoi pensieri e convinzioni
alla nostra mente, noi pensiamo di pensare quando dialoghiamo con lui.
Noi parliamo con satana. Satana ha rifiutato Dio e con i suoi demoni ha
organizzato una guerra contro Dio, il campo di battaglia è l´uomo.
L´uomo decide se accogliere la parola di Dio oppure accogliere la parola
di satana.

Quando noi accogliamo la parola della fede lo Spirito Santo entra in noi e
ci dona tutti i mezzi spirituali per tradurre l´insegnamento della fede
nella vita di tutti i giorni. Quando noi pensiamo della cose cattive e
decidiamo un rapporto con il nostro corpo e con gli altri che non è
consentito dalla Legge di Dio, satana entra in noi e ci dona l´amore al
male che è indispensabile per commettere peccati. Dio ama soltanto il
bene, satana ama soltanto quello che è contrario al bene, avendo rifiutato
Dio satana ha rifiutato tutto quello che è buono. La sua intelligenza
intuitiva non può andare alla verità e va alla menzogna che è una
falsificazione della verità.

L´uomo che accetta i suggerimenti di satana diventa cattivo, per questo


satana viene chiamato il maligno. Con Dio satana non può parlare, con
l´uomo invece parla sempre, Dio parla mediante la Chiesa e le dona
l´assistenza dello Spirito Santo perché trasmetti fedelmente la verità
rivelata. Satana parla mediante i demoni e li assiste scrupolosamente
perché la dottrina del peccato venga trasmessa fedelmente agli uomini.

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All´origine si tratta soltanto di parole, ognuno decide liberamente quali
devono essere le proprie convinzioni.

La decisione sollecita l´intervento dello Spirito Santo che rende l´uomo


capace di realizzare la volontà di Dio, i mezzi sono la parola di Dio e i
Sacramenti; oppure sollecita l´intervento di satana che dona i mezzi per
realizzare una vita contraria alla Legge di Dio: la mentalità materialista,
il relativismo e tutti gli incentivi che vengono dai media e dall´esempio
delle persone che operano nei media e delle persone con le quali siamo
in contatto. Dio è Luce, “Io sono la luce del mondo”, la luce è la verità
satana è il principe delle tenebre, le tenebre sono la menzogna. La luce e
le tenebre non possono stare insieme, non possono mescolarsi. Noi
dobbiamo decidere liberamente, quello che scegliamo avremo.

La voce del demonio

Il Figlio di Dio è la Parola di Dio che si comunica a noi perché possiamo


conoscere la strada per la quale dobbiamo camminare in questo mondo.
Satana e i suoi demoni sono angeli, anche loro come noi sono simili a
Dio, simile non significa uguale, significa che la struttura fondamentale
della loro persona è l´intelligenza e la volontà libera. Quindi sono
persone che parlano, con Dio non possono parlare, parlano con noi.
Togliamoci dalla testa questo pensiero: non hanno la bocca, né la lingua,
è ridicolo dire che parlano. Quando noi saremo senza il corpo anche noi
parleremo.

Quello che satana ci dice con i suoi pensieri viene percepito dalla nostra
mente, dobbiamo imparare a distinguere la voce del demonio dalla
nostra altrimenti penseremo che sono riflessioni personali nostre. Il
criterio per distinguere è uno solo: la meditazione contemplata e messa
in pratica ci fa mettere a confronto i pensieri con la verità della parola di
Dio, quando vediamo che non corrispondono capiamo subito che satana
ci parla. Quando noi accettiamo una considerazione sulla opportunità di
fare un peccato, satana accende l´impulso della passione corrispondente
al male che noi vogliamo fare, la passione scotta, la nostra volontà
desidera arrivare fino in fondo per cui non siamo capaci di rinunziare,
occorre molta preghiera e un grande sforzo di rinunzia.

Una volta si diceva: mi trovo in ballo e devo continuare a ballare.


Quando il demonio parla con noi ci fa vedere il peccato come una cosa
piacevole e conveniente, quando cominciamo a pensare, discutere e
indugiare, la proposta sua di passare all´azione diventa sempre più
concreta e allettabile. Il demonio ci suggerisce pensieri di avversione, di

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concupiscenza, di odio, di vendetta. Quando cominciamo a indugiare
entriamo nella tentazione, questo potrebbe essere il significato autentico
del Padre Nostro: non c´indurre in tentazione, cioè aiutaci a non entrare
nella tentazione, ma liberaci dal male, dalla malizia che satana ci dona.

Se preghiamo e viviamo una vita cristiana autentica faremo l´esperienza


dell´aiuto di Dio di cui parla il Padre Nostro. Quanto più fragile diventa
la nostra vita di fede, tanto più fragile ci troviamo nel confronto con la
tentazione. “Dio non permette mai che noi veniamo tentati al di sopra
delle nostre forze” le forze vengono a mancare quando rinunziamo ai
mezzi della vita spirituale che Dio ci dona mediante i Sacramenti e la
parola di Dio. Questo è il motivo per cui tanti non credono alla castità
matrimoniale e non credono neppure al celibato dei sacerdoti e delle
anime consacrate.

Chiunque trascura la propria vita cristiana viene travolto


inesorabilmente dalla tentazione, se prima aveva la fede pensa: Dio ha
creato cosi la natura umana non è possibile che mi mandi all´inferno
perché faccio quello che la mia natura esige, del resto non è possibile per
me non farlo, si salva soltanto colui che impegna se stesso a ubbidire al
Vangelo. Nessuno è immune dal pericolo di peccare, tutti possiamo
ricevere la forza.

Satana minaccia la nostra fede

La crisi che incombe su di noi ogni giorno di più come una minaccia
sulla nostra esistenza sta diventando per ognuno di noi la sorgente di
tentazioni atroci di ogni genere, perché l´orizzonte è foriero di grandi
sofferenze, l´orizzonte è chiuso e il sole non si vede più. Abbiamo
bisogno di capire meglio il fenomeno della tentazione. La tentazione è
l´induzione a commettere delle sciocchezze, a prendere delle decisioni
che all´inizio sembrano una evasione dalla realtà, ma poi una volta
consumato il peccato, il buio diventa ancora più minaccioso. Dobbiamo
stare attenti a non perdere la fede, perché soltanto Dio ci può dare la
forza di resistere e di aspettare pazientemente l´evolversi degli eventi.

La tentazione più frequente è appunto la perdita della fede. Dio non ci


spinge verso il male, ci aiuta a portare la croce con amore e serenità di
animo. Dopo la notte nera, spunta sempre il sole. Le lunghe ore della
notte sembra che non passino mai, ma il tempo cammina e scaraventa
nel passato le cose belle e quelle brutte. Tante volte ci accorgiamo che
non vorremmo essere indotti al male, eppure non riusciamo ad
allontanare quei pensieri che non vorremmo avere, abbiamo quelle

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spinte irresistibili che non vorremmo sentire. Non è Iddio, siamo noi che
non abbiamo fede, siamo noi che invece di pregare malediciamo le
persone che non risolvono mai i problemi che dicono di voler risolvere.

Se noi ci addentriamo nella tentazione, il peccato diventa attraente, in un


secondo momento suggestiona la nostra mente e il nostro cuore, per cui
cominciamo a dare il consenso. Se ci succede questo, sappiamo che
abbiamo parlato con satana e lui ci ha prima allontanato dalla fede e poi
ci porta a commettere sciocchezze di cui certamente ci pentiremo. Io non
dico che tutto il mondo è “insatanato”, dico soltanto che satana esiste, da
lui viene tutto quello che ci sta succedendo, lui ha consigliato gli uomini
e le donne a commettere errori su errori che ci hanno portato a questa
maledetta crisi che sta strozzando il mondo; continuamente tenta
ognuno di noi e cerca di terrorizzarci.

Rimaniamo saldi nella fede in Dio, la Provvidenza è un dogma della


nostra fede, Dio è nostro Padre, la crisi l´abbiamo voluta noi, tutti infatti
abbiamo rifiutato le norme dei diritti umani e della giustizia, tutti chi più
e chi meno, abbiamo collaborato alla distruzione di tutti i valori umani e
cristiani che reggono il mondo. La crisi non cambia mediante le
promesse che ci fanno i politici, dobbiamo tutti capire che nel mondo
tutti hanno il diritto di vivere e di avere le stesse cose necessarie alla vita.
La crisi si risolverà soltanto quando tutti, indistintamente tutti, capiremo
che dobbiamo vivere una vita semplice e modesta, secondo la preghiera
che ci suggerisce la Sacra Scrittura: o Signore, non darmi la ricchezza,
non darmi neppure la povertà, dammi quello che ogni giorno basta per
la mia vita. La crisi si risolverà soltanto quando tutti rivolgeremo a Dio
questa preghiera.

Quando Dio ha creato il mondo ha distribuito i beni che servono alla vita
e allo sviluppo degli uomini, di tutti gli uomini, non ha detto: ognuno di
voi deve cercare di avere sempre di più. Le ricchezze della creazione si
sono esaurite perché non sono state sciupate, sono state dilapidate. Il
mondo deve tornare alle norme morali che Dio ha scritto nella natura
umana, fino a quando ci saranno persone che devono dare un milione al
mese alle donne da cui divorziano, fino a quando ci sarà sciupio del
benessere, il mondo non cambierà. Dio non c´entra, siamo noi che
dobbiamo mettere giudizio.

Le tentazioni di Satana

San Paolo dice che dentro di noi ci sono due voci: la voce della carne e la
voce dello spirito. La voce della carne è quella di satana che ci parla

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attraverso le nostre passioni interne ed esterne e attraverso la mentalità
edonistica e materialista del mondo. Lo Spirito Santo invece fa sentire la
sua voce nella preghiera, nella meditazione e nelle opere di carità. Chi
vive nel peccato non sente la sua voce, perché non può parlargli, parla
invece nella coscienza che richiama l´attenzione verso la morale cristiana.
Se poi la preghiera è superficiale e distratta, la voce dello Spirito viene
sopraffatta dalla voce prepotente delle passioni.

Noi ascoltiamo gli impulsi delle passioni quando la vita spirituale non ci
interessa, se siamo determinati a camminare sulla via della conversione
non sarà mai difficile per noi allontanare le tentazioni. San Paolo dice
anche che la guerra in cui noi ci troviamo non è contro la carne e il
sangue, è una guerra che gli spiriti invisibili si combattono nell´uomo per
conquistarlo a Dio o all´inferno. L´uomo decide liberamente da che parte
stare. La forza della nostra volontà può annullare l´opera dello Spirito
Santo come anche l´opera di satana.

Dio vuole che l´uomo sia pienamente libero di scegliere sul suo destino
eterno, se l´uomo vuole cambiare vita e iniziare un cammino di
conversione trova nella Chiesa tutti i mezzi spirituali per realizzarlo, non
sono pochi i grandi peccatori che sono diventati grandi Santi. San
Agostino si trovò nella necessità di cambiare tutta la sua vita ed ebbe
paura della miseria grande in cui era precipitato, poi fece una riflessione
molto semplice: si iste et ille, cur non ego? Se questo e quell´altro ce
l´hanno fatta, perché non dovrei farcela anch´io?

È diventato uno dei santi più grandi della Chiesa e addirittura Dottore
della fede per tutta la Chiesa universale. Lo Spirito Santo ci parla con
una voce dolce e leggera, Elia disse che sentiva la sua voce come una
brezza leggera, satana invece ci parla con l´altoparlante delle passioni
che irrompono nella nostra vita come una bufera violenta oppure come
un fuoco che arde nella nostre membra, queste immagini simboliche del
Profeta Elia sono più che sufficienti per capire come stanno le cose. Non
sono pochi coloro che vogliono iniziare il cammino della fede e ci
rinunziano perché sono travolti dalle critiche contro la Chiesa. La Chiesa
non sono il Papa, i Vescovi e i sacerdoti, la Chiesa siamo tutti noi.

La Chiesa si forma nella famiglia dove si pongono i fondamenti della


spiritualità cristiana: la preghiera, la Messa domenicale e la devozione
mariana, il Vangelo ecc. La famiglia cristiana è santa quando rispetta
pienamente la morale coniugale e ha somma cura della educazione
cristiana dei figli. La famiglia che Papa Giovanni definisce la Chiesa
piccola dà inizio alla vita di fede e stabilisce il fondamento delle virtù

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cristiane nel cuore della nuova generazione. Dalla famiglia vengono le
vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Le vocazioni adulte spesso
dopo una esperienza più o meno lunga del peccato, non riescono a
resistere alle difficoltà della vita pastorale, spesso i sacerdoti sono
condannati al disprezzo e alla solitudine.

Ci sono dei sacerdoti che non resistono per cui seguono il richiamo della
vita nel peccato di prima, la vita cristiana non ha i fondamenti che
doveva dare loro la famiglia. La mamma coadiuvata dal papà svolge un
ruolo insostituibile nella educazione cristiana dei figli perché ha avuto da
Dio il dono di parlare ai bambini. Goethe diceva: ho 70 anni, nella mia
vita ho visto soltanto due cose belle: un bimbo che dorme e una mamma
che prega.

Satana studia i nostri punti deboli

Dobbiamo stare molto attenti a non lasciarci trascinare dalle nostre


fragilità: il nervosismo, l´ira, l´indignazione, quell´avere i nervi sempre a
fior di pelle, la tendenza alla curiosità nell´internet, nella televisione,
nelle persone che vivono dando scandalo ecc. queste sono le voci che
satana insinua continuamente nel nostro cuore e nella nostra mente. Se
cediamo alle sue insinuazioni nelle cose piccole, sentiamo subito la voce
di satana: non riuscirai, non ce la farai mai, è impossibile che tu possa
liberarti da queste cose che sono parte integrante della tua natura, vedi,
tu sei fatto cosi, non pensare di diventare una persona diversa da quello
che sei.

Con questi suggerimenti sgretola la nostra fede sulla base di una realtà.
E’ vero, anzi è verissimo che noi non ce la faremmo mai perché non
abbiamo nessun potere sulle cose cattive che si sono sviluppate in noi fin
dalla nascita. La fede e soltanto la fede ci dice che la Grazia non ci
mancherà mai se noi siamo impegnati a vivere una vita cristiana secondo
i principi del Vangelo. Senza di me non potete far nulla, dice il Signore,
quando la nostra fede è viva e operante nelle opere buone Gesù ci dona
quella Grazia che ci fa resistere senza peccare.

La fede ci dice anche di non cercare di togliere le nostre fragilità, di


resistere dicendo: Gesù non vuole, non voglio anch´io. Come San Paolo
anche noi faremo l´esperienza della forza di Dio che opera nella nostra
debolezza. Gesù decide se questa storia deve continuare o finire, staremo
sempre uniti a Lui con la preghiera e sopporteremo il disturbo delle
nostre fragilità, le sentiremo sempre più lontane e insignificanti. Satana
studia tutti i punti deboli della nostra personalità e della nostra ragione

57
per cui cerca di insinuare nelle nostre considerazioni delle valutazioni
sulla parola di Dio e nel contempo cerca di eccitare le nostre fragilità. Se
noi non chiudiamo subito dicendo: io faccio solo la volontà di Dio anche
quando mi costa, anche quando può sembrarmi ingiusto, se non
spegniamo il microfono con cui ci parla, lui riesce a spegnere la nostra
fede, la speranza, l´amore puro e santo, gli affetti che Dio ha benedetto, i
sentimenti santi ecc.

Allora succede questo: col tempo queste considerazioni che noi abbiamo
accettato diventano convinzioni mediante le quali satana stabilisce
un’alleanza permanente con la malizia: non abbiamo voglia di pregare, e
siccome la preghiera è l’unica possibilità per tenere Dio presente nella
nostra vita, viene a mancare la luce della verità per cui non possiamo più
distinguere il bene dal male, cosi diventiamo imprudenti, “chi ama il
pericolo perirà in esso” e ancora la Scrittura dice: chi scava una fossa ci
casca dentro. Quando emerge la coscienza che ci rimprovera la mettiamo
subito a tacere: che c´è di male, fanno tutti così, devo pur vivere nel
mondo. Nel momento in cui noi neghiamo la verità del peccato
diventiamo schiavi della volontà di satana.

Approfondimento:

PADRE PAOLO CARLIN: «IL DIAVOLO ESISTE, E IO LO


COMBATTO»

L’esorcista considerato erede spirituale di padre Amorth spiega: «Il


Maligno si insinua nelle nostre azioni quando diciamo: “Decido io se è
bene o male”». Ma le vere possessioni sono casi straordinari.

«Ignoranza e superbia sono autostrade per il diavolo. Il Maligno si


insinua, e ha gioco facile, nel relativismo di oggi».
Lo dice padre Paolo Carlin, il frate cappuccino esorcista per le diocesi di
Ravenna e Faenza. Il religioso, romano con origini veneziane, è autore
del volume edito con la San Paolo De cura obsessis uscito nel maggio
scorso, titolo latino che in italiano si può tradurre «La cura dei
posseduti». «Un libro utile», lo ha definito l’arcivescovo emerito di
Ravenna-Cervia, monsignor Giuseppe Verucchi, nella prefazione. Utile
«per sacerdoti, educatori, genitori e per quanti desiderano avere un aiuto
nell’affrontare problemi causati dal diavolo, capire la sua esistenza e la
sua azione».
Padre Carlin è portavoce dell’Associazione internazionale esorcisti,
l’organizzazione fondata da don Gabriele Amorth per sensibilizzare
l’intera chiesa sulla necessità di preti che esercitino questo tipo
58
particolare di ministero. Dal quale padre Paolo non si tira indietro, visto
che ascolta almeno 8-900 persone all’anno. Con lui cerchiamo di
approfondire una materia a tratti inquietante.
Padre, quante di queste persone, davvero tante, ritrovano la strada
maestra?
«Tutte ritrovano Dio, se lo scelgono. È solo questione di tempo. Un
tempo che stabilisce il Signore. Tutti tornano al lavoro con serenità,
rivedono amici, riscoprono la pace in famiglia e la concentrazione nello
studio. Gesù, con la sua luce di risurrezione, squarcia le tenebre del
Maligno. Basta rimetterlo al centro della propria vita, nei pensieri, nei
sentimenti, nei comportamenti, e tornano pace e salute».
Ma padre, mi dica la verità, il diavolo esiste davvero?
«Esiste, eccome. Combattiamo un chi e non un cosa. L’inganno vero di
Satana è farci credere che lui e il male non esistono. Invece è lui l’origine
del male. Il male, la sofferenza e la morte non sono stati dati da Dio. Dio
è il Dio della vita. Gesù combatte un essere spirituale e incorporeo, un
angelo ribelle, cattivo, perverso e pervertitore, che ha la pretesa di
opporsi a Dio perché ha scelto il peccato di superbia: credersi come Dio e
in grado di poter scegliere il bene e il male di testa propria. Ma solo Dio è
infallibile».
Quali sembianze assume il diavolo?
«Quelle dei nostri desideri, bisogni, progetti, aspirazioni, sentimenti. Lui
li perverte. Ed è diabolico in questo. L’uomo sedotto da lui diventa causa
del male».
Come ci si accorge che il diavolo si insinua in noi?
«Quando incentro tutto su me stesso, sul mio egoismo e non mi
confronto con Dio. Decido io se è bene o male. Non mi metto in
discussione, in verifica con Dio. L’inganno di Satana è questo: che ogni
cosa che voglio e desidero sia bene. Ma non è così. Tutto ciò che penso,
sento, desidero senza una verifica con la Verità che risiede solo in Dio,
unico essere perfetto e perfezionatore, può rappresentare un inganno di
Satana».
Quali sono i segnali, i sintomi?
«Tutto ciò che non rientra nella volontà di Dio è male. Il criterio di
riferimento è Dio. Mi accorgo dell’azione di Satana quando ci sono scatti
d’ira improvvisi e immotivati, sogni ricorrenti e premonitori, problemi di
salute, di lavoro, negli affetti e non si trovano spiegazioni plausibili.
Sono realtà sospette. Satana non attacca quelli che hanno l’io al centro dei
loro pensieri, sentimenti e comportamenti. Quelli sono già suoi nella
superbia. Si dice: “alle persone cattive va tutto bene”. Sembra che vada
tutto bene, aggiungo io. Quando invece faccio una verifica, è lì che il
diavolo (che significa “colui che divide”) agisce. Attacca i consacrati, i

59
sacerdoti, le famiglie numerose, ognuno. Il diavolo si insinua e
corrompe, influenza gli indecisi. La lotta è impari perché lui è un angelo.
Se uno sta da solo, senza Gesù, perde di certo e avrà sofferenza in questa
terra e rischia la dannazione eterna. Purtroppo molti non si rendono
conto di quel che accade perché vittime di una pseudo-cultura che
afferma: “Il male e Satana non esistono”».
Che fare, allora?
«Consiglio di fare ordine nella propria vita, umana e spirituale, con
l’aiuto di un sacerdote. Alla luce di Dio si devono verificare scelte,
sentimenti, pensieri, azioni. Sul piano spirituale devo usare gli strumenti
che Dio mi ha dato per allontanare l’inganno e le tentazioni».
In che modo?
«Ogni giorno Dio ci chiama a un’alleanza con lui. Un’alleanza che si
mantiene frequentando l’alleato. Ci vogliono, quindi, ascolto, dialogo e
incontro con il Signore. Vangelo, preghiera e sacramenti. E poi occorre
rispondere a questa domanda fondamentale: la mia vita è un rapporto
personale con Gesù o è solo una pratica religiosa? Infatti il cristiano è
colui che segue Cristo, vive con lui. Gesù ci dice come vivere, non cosa
fare. Gli stessi Comandamenti sono uno stile di vita preciso, non sono
delle regole. Al centro è posto Dio. Ma se si salta il primo
Comandamento, rimangono solo delle regole».
Si può resistere a Satana?
«Satana è l’origine del male. È potente, ma non onnipotente. È potente in
quanto angelo, ma è uno che ha perso. Dio non permette che Satana ci
tocchi. Satana non può nulla se non c’è il peccato, la porta attraverso cui
passa per pervertire la nostra vita. È l’uomo che si fa sedurre da Satana.
La tentazione non è peccato. I santi hanno saputo resistere. L’uomo
sedotto cade nella trappola del Maligno, come Adamo ed Eva. È questo
l’inganno e ci fa credere di essere buoni. Occorre restare in grazia di Dio,
cioè confessati e comunicati».
Ossessioni, vessazioni e possessioni sono comprese in ciò che stiamo
dicendo?
«Sono azioni straordinarie che nella maggioranza dei casi seguono le
tentazioni diventate peccati. Salvo casi particolari che non sono
conseguenti al peccato, come capitava a padre Pio che di notte era
vessato dal diavolo».
Che fare per aiutare le persone con problemi spirituali?
«La lotta è spirituale, non fisica. Si deve rendere efficace al massimo la
preghiera per queste persone. Per fare ciò occorre essere in grazia di Dio,
attraverso la Confessione e la Comunione frequenti. Secondo: la nostra
preghiera sia espressione di totale affidamento alla volontà di Dio. Terzo:
che ci sia comunione con la Chiesa. Quarto: la preghiera deve esprimere

60
un’intenzione precisa, offrendo un atto di conversione o di penitenza
personale, non la propria vita, perché essa appartiene a Dio. Noi siamo
solo amministratori di ciò che abbiamo ricevuto in dono. È bene non
dimenticarlo mai».

61
Capitolo 9

(Il messaggio della Madonna nell’apparizione di Fatima: conoscerlo è


di fondamentale importanza per scoprire “molte verità” e per
“proteggere e consolidare” la fede in Gesù Cristo

Premessa: (per “fondamentali” approfondimenti/studi sul Messaggio di


Fatima, si invita il lettore/lettrice a leggere il libro: “La battaglia finale
del diavolo” scaricabile anche gratuitamente on line in formato .pdf”

Gli elementi fondamentali di questo straordinario messaggio sono i


seguenti:

 Molte anime vanno all’inferno per i peccati che commettono.


 Per salvarle, Dio desidera stabilire nel mondo la devozione,
unicamente Cattolica, verso il Cuore Immacolato di Maria.
 Questo deve avvenire grazie alla consacrazione della Russia al
Cuore Immacolato di Maria (insieme alla Comunione di
Riparazione nei primi Sabati di ogni mese), in modo che la Russia
si converta alla fede Cattolica.
 Se tutto ciò verrà fatto, molte anime saranno salvate e vi sarà un
periodo di pace.
 Se invece non verrà fatto, la Russia diffonderà i suoi errori in tutto
il mondo. Vi saranno guerre, carestie, persecuzioni contro la Chiesa
ed il martirio dei buoni. Il Santo Padre avrà molto da soffrire. E se
le richieste della Madonna continueranno a non essere esaudite,
allora intere nazioni saranno annientate.
 Ciò nonostante, “alla fine il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il
Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà
concesso al mondo un periodo di pace”. A queste cose, la Madonna
aggiunse una richiesta urgente affinché i Cattolici includessero nel
loro Rosario, alla fine di ogni decina, la seguente preghiera: “Gesù
mio, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell’inferno e
porta in Cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della
Tua misericordia”. In obbedienza alle richieste della Madonna e a
testimonianza dell’autenticità delle Sue apparizioni a Fatima, la
Chiesa ha incluso questa preghiera nel Rosario, che i Cattolici
recitano ancora oggi. La Chiesa ha inoltre adottato la devozione
della Comunione di Riparazione nei Primi Sabati, che la Madonna
aveva così descritto: Prometto di aiutare, nell’ora della morte, con
tutte le grazie necessarie per la salvezza, chiunque, nei primi Sabati
di cinque mesi consecutivi si confesserà e riceverà la Comunione,
reciterà cinque decine del Santo Rosario e Mi terrà compagnia

62
meditando per quindici minuti sui misteri del Rosario, con
l’intenzione di darmi riparazione.

ll significato straordinario del messaggio profetico di Fatima

Le apparizioni, avvenute in Fatima nel 1917, possono essere considerate


come uno degli esempi più eminenti dei doni e carismi profetici nella
storia della Chiesa. Dio ha mandato Sua Madre Immacolata a Fatima nel
1917, e la santa Madre di Dio ha fatto risuonare i suoi urgenti appelli
materni in vista dei gravi pericoli spirituali, nei quali si trovava l’intera
famiglia umana all’inizio del XX secolo. Le avvertenze della Santa
Vergine si sono rivelate come veramente profetiche, alla luce dello stato
inaudito dell’incredulità, dell’ateismo e di una rivolta diretta contro Dio
e Suoi comandamenti ai nostri giorni. Durante il XX secolo la vita privata
e pubblica era caratterizzata come una vita senza Dio e contro Dio,
particolarmente per mezzo delle dittature ateiste della Massoneria (per
esempio quella in Messico negli anni venti), del nazionalsocialismo di
Hitler Germania, del comunismo sovietico (nei paesi dell’ex Unione
Sovietica) e del comunismo maoista in Cina.
All’inizio del XXI secolo si è scatenata la guerra contro Dio e Cristo e
contro i sui comandamenti Divini al livello quasi globale particolarmente
per mezzo dell’attacco blasfemo contro la creazione Divina dell’essere
umano come maschio e femmina usando per questo scopo dell’attacco la
dittatura dell’ideologia del gender e della legittimazione pubblica di ogni
specie di degradazione sessuale.
Nel XX secolo era la Russia comunista che rappresentava lo strumento
più potente e di ampia portata nella diffusione dell’ateismo della guerra
contro Cristo e la Sua Chiesa. Questo attacco era esplicito e frontale. Per
mezzo della rivoluzione bolscevica dell’ottobre 1917, satana cominciò ad
usare il più grande Paese del mondo e la più grande nazione cristiana
dell’Est per lottare apertamente contro Cristo e Sua Chiesa. Il 13 luglio
1917 quando la Vergine Maria parlò del pericolo imminente relativo alla
diffusione degli errori della Russia nel mondo intero, nessuno avrebbe
potuto mai immaginare lo scenario realmente apocalittico della
persecuzione della Chiesa e della propaganda dell’ateismo, che la Russia
realizzò alcuni mesi più tardi, ossia entro la fine dell’ottobre 1917. Con
ciò le apparizioni in Fatima hanno dimostrato il loro carattere
straordinariamente profetico.
Come rimedio principale contro l’ateismo teorico e pratico, nel quale è
sprofondata l’umanità nell’attuale epoca storica, la Beata Vergine Maria
ha indicato la preghiera del Santo Rosario, il culto e la devozione al suo
Cuore Immacolato con la pratica dei primi cinque sabati e la

63
consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato, consacrazione che
dovrebbe essere fatta dal Papa in unione con l’intero episcopato.
Il disprezzo dei comandamenti di Dio significa empietà e l’empietà
conduce alla dannazione eterna di molte anime. Nel suo messaggio a
Fatima la Madre di Dio ha indicato i peccati contro la castità e il
disprezzo per la santità del matrimonio come la causa più frequente
della dannazione eterna delle anime. La Vergine Maria diceva alla
Beata Giacinta che, «i peccati che portano più anime all’inferno sono i peccati
della carne e che saranno introdotte certe mode che molto offenderanno Nostro
Signore. Quelli che servono Dio non dovrebbero seguire queste mode. La Chiesa
non ha mode: Nostro Signore è sempre lo stesso». Inoltre, la Madonna ha
detto che «molti matrimoni non sono buoni; loro non gli piacciono e
non sono di Dio». San Giovanni Maria Vianney, il curato di Ars, parlava
nei suoi sermoni in modo simile: «Quanto poco è conosciuta la purezza nel
mondo; quanto poco noi la apprezziamo; quanto poco ci sforziamo di preservarla;
quanto poco zelo abbiamo nel chiederla da Dio, poiché non possiamo averla da
noi stessi. La purezza non è nota a quei notori e incalliti libertini che si
abbandono a loro depravazioni. In quale stato sarà una tale anima quando
apparirà davanti a Dio! Purezza! O Dio, quante anime trascina questo peccato
nell’inferno!».
Il carattere profetico delle parole della Madonna è divenuto talmente
ovvio ai nostri giorni che persino nella vita di alcune chiese cattoliche
particolari i peccati della carne e le unioni adulterine sono nella pratica
approvati per mezzo della pratica cosiddetta “pastorale”
dell’ammissione alla santa Comunione di quelle persone divorziate
che intenzionalmente continuano ad avere rapporti sessuali con una
persona che non è il loro legittimo coniuge. Una tale pseudo-pastorale
sarà responsabile della condanna eterna di molte anime, poiché una tale
pratica incoraggia gli uomini a continuare a peccare offendendo Dio e
con ciò disprezzando i Suoi Comandamenti. La Beata Vergine Maria
disse alla Beata Giacinta: «Se gli uomini sapessero ciò che è l’eternità,
farebbero di tutto per cambiare la loro vita. Gli uomini si perdono, perché non
pensano alla morte di Gesù e non fanno penitenza».
La Madre di Dio è apparsa a Fatima principalmente per lanciare un
urgente appello materno finalizzato alla salvezza delle anime dalla
condanna eterna. Ella ha mostrato perciò ai piccoli veggenti la realtà
indicibilmente orrenda dell’inferno. Allo stesso tempo ha indicato la via
della penitenza come l’unica possibilità per evitare l’inferno. Questa via
della penitenza ha una duplice dimensione. In primo luogo essa
rappresenta un mezzo per fuggire le future occasioni di peccato e per
riparare ai peccati commessi. In secondo luogo, essa costituisce una
forma penitenziale vicaria, ovvero una riparazione per i peccatori in
vista della loro conversione. Nella terza parte del segreto di Fatima Dio
64
ci dà la seguente immagine sconvolgente con l’invito a fare penitenza:
«Abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo
con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che
sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello
splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui:
l’Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza,
Penitenza, Penitenza!».
La Chiesa ai nostri giorni deve di nuovo proclamare con vigore la verità
Divina sulla realtà della condanna eterna e sull’inferno per salvare le
anime immortali che altrimenti si potrebbero perdere per tutta l’eternità.
L’esistenza di un inferno eterno è una verità della fede, definita dalla
Chiesa nei concili, nei simboli della fede e nei documenti del Magistero.
La Madonna di Fatima ha considerato questa verità talmente importante
e pastoralmente efficace, che ha mostrato ai piccoli bambini l’inferno.
Suor Lucia racconta: «Questa visione è durata solamente un attimo, grazie alla
nostra buona Madre Celeste, che nella sua prima apparizione aveva promesso di
portarci in Paradiso. Senza questa promessa, credo che saremmo morti di terrore
e spavento». La Madonna ha poi detto ai bambini:«Avete visto l'inferno,
dove vanno le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel
mondo la devozione al mio Cuore immacolato».
Suor Lucia continua poi a raccontare: «Giacinta continuava seduta sul suo
sasso, pensierosa, e domandò: “Quella Signora disse pure che vanno molte
anime all’inferno! L’inferno non finisce mai. E neanche il Paradiso. Chi va in
Paradiso non esce più di là. E neppure chi va all’inferno. Non capisci che sono
eterni, che non finiscono mai?”. Facemmo, allora, per la prima volta, la
meditazione sull’inferno e sull’Eternità. Quel che impressionò di più Giacinta,
fu l’Eternità» (Suor Lucia, Memorie, p. 45-46). Giacinta, poco prima di
morire affermò: «Se gli uomini sapessero ciò che è l’eternità, farebbero tutto
possibile per cambiare la loro vita. Mortificazione e sacrifici piacciono molto al
nostro Divino Signore».
L’esempio della Beata Giacinta, mostrato nella seguente citazione,
dovrebbe commuoverci profondamente, e soprattutto dovrebbe spingere
ogni sacerdote e ogni fedele ad una concreta testimonianza attraverso
parole e azioni: «La visione dell'inferno le aveva causato tanto orrore, che
tutte le penitenze e mortificazioni le sembravano un nulla, per riuscire a
liberare di là alcune anime. Giacinta con frequenza si sedeva per terra o
su qualche sasso e, pensierosa, cominciava a dire: «L'inferno! L'inferno!
Come mi fanno pena le anime che vanno all'inferno!». Rivolgendosi a me e a
Francesco diceva: “Francesco! Francesco! Non state a pregare con me? Bisogna
pregare molto per liberare le anime dall'inferno. Tante vanno laggiù, tante!”.
Altre volte domandava: «Ma come mai la Madonna non fa vedere l'inferno ai
peccatori? Se loro lo vedessero, non peccherebbero più per non andarci. Di’ un
po’ a quella Signora che faccia vedere l’inferno a tutta quella gente (si riferiva a
65
quelli che si trovavano a Cova da Iria, al momento dell’apparizione. Vedrai come
si convertono”. Qualche volta domandava pure: “Ma che peccati saranno quelli
che questa gente fa per andare all'inferno? Non saprei. Forse il peccato di non
andare a messa la domenica, di rubare, di dire parolacce, di augurare il male, di
giurare... Come mi fanno pena i peccatori! Se potessi fargli vedere l’inferno!”.
Improvvisamente a volte si stringeva a me e diceva: “Io vado in cielo, ma tu
rimani quaggiù. Se la Madonna ti lascia, di’ a tutti com’è l’inferno, perché non
facciano più peccati e non vadano più laggiù. Altre volte, dopo essere stata un
po’ a pensare, diceva: “Tanta gente che va all’inferno! Tanta gente all’inferno!”.
“Non aver paura, tu vai in cielo!”, le dicevo per tranquillizzarla. “Io, si, ci
vado”, replicava lei con calma, “ma io vorrei che ci andasse pure tutta quella
gente”».
Un significato particolarmente importante del messaggio di Fatima
consiste nel ricordare alla Chiesa e agli uomini del nostro tempo la realtà
del peccato e le sue catastrofiche e deleterie conseguenze. Perché
possiede il peccato intrinsecamente una tale tragica gravità? Perché il
peccato offende Dio, offende Sua infinita maestà, Sua infinitamente santa
e saggia volontà. Questo è precisamente la causa dell’inconcepibile
malizia del peccato. La Madonna diceva ai pastorelli di Fatima: «Gli
uomini si devono pentire dei loro peccati, emendare la loro vita e
chiedere perdono per i loro peccati. Loro non devono offendere il
Signore che è già troppo offeso». Suor Lucia scrisse: «La parte dell’ultima
apparizione che più ha colpito il mio cuore è la richiesta della nostra Madre
celeste di non offendere più Dio che è già troppo offeso». La Madonna ha detto
a Suor Lucia: «Il buon Dio si lascia placare, ma si lamenta amaramente e con
dolore del numero limitatissimo di anime che si trovano nella grazia, e che sono
disposte a rinunciare a tutto ciò che la Legge Divina condanna come male».
È nota questa affermazione di Papa Pio XII: «Il peccato più grande nel
mondo d’oggi consiste forse nel fatto che gli uomini hanno cominciato a perdere
il senso del peccato». (Radio messaggio ai partecipanti del “National
Catechetical Congress of the United States in Boston”, 26 ottobre 1946). Uno
dei principali appelli del messaggio di Fatima e dell’esempio
commovente del Beato Francesco e della Beata Giacinta può essere
espresso nella seguente domanda: «Sto correndo verso l’eternità? Sono
veramente pronto ad apparire davanti al tribunale di Dio? Sono nello stato di
peccato?».
Essendo il peccato, e in primo luogo il peccato mortale, il più grande
disastro spirituale, uno dei principali compiti pastorali della Chiesa
consiste nell’ammonire gli uomini contro il pericolo del peccato, nel
predicare intorno alla gravità reale del peccato, nel condurre ad una
penitenza autentica per la grazia di Dio, nel salvare i peccatori dalla
morte eterna attraverso preghiere di intercessione e atti di riparazione
vicaria. I ministri della Chiesa non dovrebbero mai minimizzare il
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peccato, non dovrebbero mai parlare in modo ambiguo su ciò che è
peccato, non dovrebbero mai né esplicitamente né implicitamente
confermare un peccatore nel suo peccaminoso stile di vita, come per
esempio nel caso dei divorziati detti “risposati”. Un tale atteggiamento
sarebbe estremamente anti-pastorale e paragonabile ad una madre la
quale vedendo suo figlio correre verso un precipizio, gli parlasse in
modo ambiguo. Infatti, un tale atteggiamento non sarebbe
l’atteggiamento di una madre, ma piuttosto di una matrigna. Di
conseguenza, quei clerici, che nel caso più frequente nel nostro tempo,
consentono ai divorziati detti “risposati” di continuare a praticare
l’adulterio, si comportano come matrigne. La nuova cosiddetta
pastorale della misericordia nei confronti dei divorziati “risposati”,
propagata specialmente dal Cardinale Kasper e da suoi alleati clericali, –
persino intere Conferenze episcopali –, è ultimamente crudele, un
metodo “da matrigna” nei confronti dei peccatori. L’atteggiamento
commovente del Beato Francesco e della Beata Giacinta verso il peccato e
i peccatori, riempie di vergogna un tale metodo anti-pastorale, il quale si
sta propagando ai nostri giorni sotto la maschera della misericordia.
La realtà del peccato esige necessariamente penitenza e riparazione. Ciò
appartiene anche alle parti centrali del messaggio dato dalla Madre di
Dio a Fatima per il nostro tempo. Già nel 1916 l’Angelo parlava ai
veggenti con lo stesso spirito col quale parlerà la Madonna nel 1917.
L’Angelo diceva ai bambini: «Offrite senza sosta preghiere e sacrifici
all’Altissimo. Per tutto quanto vi è possibile, offrite a Dio un sacrificio quale
atto di riparazione per i peccati da cui è offeso, e quale atto di supplica per la
conversione dei peccatori. Soprattutto accettate e sopportate con sottomissione le
sofferenze che il Signore vi invierà». Il 13 luglio di 1917 la Madonna ha
detto:«Continuate a venire qui. A ottobre dirò chi sono, quel che voglio e farò
un miracolo che tutti possano vedere, affinché credano. Sacrificatevi per i
peccatori, e dite spesso, specialmente facendo qualche sacrificio: “O Gesù, è per
vostro amore, per la conversione dei peccatori e in riparazione dei peccati
commessi contro il Cuore Immacolato di Maria”».
Dobbiamo lasciarsi commuovere e ispirare dall’esempio dei bambini di
Fatima per crescere nello spirito d’espiazione e di riparazione per i
peccati. I bambini soffrivano la sete, però non c’era nemmeno una goccia
d’acqua vicino al luogo dell’apparizione. Invece di lamentarsi Giacinta,
che aveva solo sette anni, sembrava essere felice. «Come è bello», diceva
lei, «Ho sete, ma offro tutto per la conversione dei peccatori». Lucia, la più
anziana dei tre bambini, si sentiva responsabile dei suoi cugini, e così
andò ad una casa vicina per chiedere un po’ d’acqua. Suor Lucia
racconta: «Diedi la brocca d’acqua a Francesco, e gli dissi che bevesse. “Non
voglio bere”, rispose il ragazzo di nove anni, “voglio soffrire per i peccatori”.

67
“Bevi tu!”, chiesi allora Giacinta. “Anch’io voglio offrire un sacrificio per i
peccatori”, rispose lei. Versai, allora, l’acqua nella fossetta di una roccia, per
farla bere alle pecore, e andai a restituire la brocca alla padrona. Il caldo
diventava sempre più intenso. Le cicale e i grilli univano il loro canto a quello
delle rane del pantano vicino e facevano uno schiamazzo insopportabile.
Giacinta, indebolita dalla fiacchezza e dalla sete, mi disse, con quella semplicità
che le era naturale: “Dì ai grilli e alle rane che stiano zitti! Mi fa tanto male la
testa!” Allora, Francesco le chiese: “Non vuoi soffrire questo per i peccatori?”.
La povera bambina, stringendo la testa fra le manine, rispose: “Sì, lo voglio,
lasciali cantare”».
Commentando l’esempio di Francesco e di Giacinta, Suor Lucia diceva:
«Molte persone, pensando che la parola penitenza implichi grandi austerità, e
sentendo che non hanno la forza per grandi sacrifici, si scoraggiano e
continuano una vita di tiepidezza e di peccato». Ma la stessa Suor Lucia
racconta ciò che Nostro Signore le ha spiegato a tal riguardo: «Il sacrificio
richiesto di ogni persona consiste nell’adempimento dei propri obblighi di vita e
nell’osservanza della Mia legge. Questa è la penitenza che Io adesso cerco e
chiedo».
Le apparizioni e i messaggi della Madonna di Fatima non possono essere
adeguatamente compresi senza considerare le apparizioni dell’Angelo ai
tre bambini nel 1916. Entrambe le apparizioni hanno un mutuo
intrinseco rapporto. Le parole dell’Angelo hanno già preparato il
messaggio centrale della Madonna in Fatima: «In tutto ciò in cui vi è
possibile offrite a Dio un sacrificio quale atto di riparazione per i peccati da cui è
offeso, e quale atto di supplica per la conversione dei peccatori». Però, il
significato più importante delle apparizioni dell’Angelo consiste nel
messaggio che riguarda il mistero Eucaristico del Corpo e del Sangue di
Gesù. Già nel 1916 l’Angelo affermava che Cristo è «orribilmente
oltraggiato» in questo mistero. Quasi nessuno nella Chiesa di quel tempo
avrebbe potuto immaginare a quali orribili oltraggi sarebbe stato
successivamente esposto il Santissimo sacramento eucaristico, e a quali
livelli di inquietante diffusione tali oltraggi si sarebbero estesi persino
all’interno della stessa Chiesa. Ne sono un evidente esempio la pratica,
diffusa ai nostri giorni, di concedere la Santa Comunione nelle mani, e
l’ammissione indiscriminata dei peccatori impenitenti, e persino dei non-
cattolici, alla Santa Comunione. Mai nella storia il sacramento eucaristico
è stato oggetto di simili orrendi sacrilegi da parte del clero e dei fedeli
come accade attualmente. Ancora una volta le apparizioni in Fatima
rivelano in modo impressionante il loro carattere altamente profetico.
La Chiesa ai nostri giorni può imparare dalla missione profetica delle
apparizioni di Fatima l’intrinseca e inseparabile connessione tra la
venerazione della Santissima Eucaristia e la devozione alla Beata Vergine
Maria, specificamente del suo Cuore Immacolato. La diffusione della
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devozione al Cuore Immacolato deve essere connessa simultaneamente
ad un vero rinnovamento del culto Eucaristico, e, concretamente
parlando, deve essere connessa alla restaurazione del culto anche esterno
della sacralità e della riverenza nella celebrazione della Santa Messa, in
particolare per quanto concerne il rito e la disciplina della ricezione della
santa Comunione. Soltanto quando il regno di Cristo, il Re Eucaristico,
sarà di nuovo ristabilito in tutto il suo splendore nell’intero mondo
cattolico, allora arriverà il Regno e il trionfo del Cuore Immacolato di
Maria. Il Regno del Cuore Immacolato è intrinsecamente Eucaristico, e
questo è un prerequisito per una vera pace nel mondo.
Uno dei più grandi devoti della Madonna di Fatima, e uno dei più
zelanti promotori del suo culto, fu il pio e coraggioso laico Brasiliano Dr.
Plinio Correia de Oliveira. Già nel 1944 egli presentò in maniera
profonda e perspicace l’attualità delle apparizioni di Fatima. Una
presentazione perfettamente applicabile all’attuale situazione storica: «Si
riunirono i tecnici – che assieme ai banchieri, oggi, sono i re della Terra – “et
convenerunt in unum adversus Dominus”. Costruirono una pace senza Cristo,
contro Cristo. Il mondo affondò ancora di più nel peccato, nonostante
l’ammonimento della Madonna. A Fatima i miracoli si moltiplicarono per
decine, per centinaia, per migliaia. Eccoli, noti a tutti, a disposizione di qualsiasi
medico di ogni razza ed ogni religione. Le conversioni non si contarono più.
Tuttavia, Fatima non era ascoltata da nessuno. Alcuni la mettevano in dubbio
senza studiarla, altri la negavano senza prenderla in esame. Altri ancora ci
credevano senza osare dirlo. La voce della Signora non fu udita e più di venti
anni passarono. Un bel giorno, strani segni vennero dal Cielo, una aurora
boreale di cui diedero notizia tutte le agenzie del mondo. Dal profondo del suo
convento, Lucia scrisse al vescovo: era il segno che la guerra stava per arrivare.
Ed infatti arrivò la guerra. Eccola lì. Oggi ci si preoccupa nuovamente di
“riorganizzare il mondo”, agli sgoccioli di questa lotta già potenzialmente vinta.
“Si vocem ejus hodie audieritis, nolite obdurare corda vestra”. “Se oggi sentite
la sua voce, non indurite il vostro cuore”, dice la Sacra Scrittura. Elencando la
festa della Madonna di Fatima fra le festività liturgiche, la Santa Chiesa
proclama la perennità del messaggio dato al mondo attraverso i tre pastorelli.
Nel giorno della sua festa, ancora una volta la voce di Fatima giunge a noi:
“Non indurite i vostri cuori”. E così avrete trovato la strada della vera pace»
(Legionario, São Paulo, 14 maggio 1944).
Suor Lucia ha considerato il nostro tempo come vicino agli ultimi tempi,
e ciò per tre ragioni, come ha spiegato a Padre Augustin Fuentes durante
un’intervista il 26 dicembre 1957. Vale la pena citare le sue parole: «La
prima ragione è che Ella mi ha detto che il diavolo è in procinto di ingaggiare
una battaglia decisiva contro la Vergine. E questa battaglia decisiva è lo scontro
finale, da cui una parte uscirà vittoriosa e l’altra sconfitta. Dobbiamo scegliere
sin da ora da che parte stare, se con Dio o con il diavolo. Non c’è altra

69
possibilità. La seconda ragione è che Ella ha detto a me ed ai miei cugini, che il
Signore aveva deciso di dare al mondo gli ultimi due rimedi contro il male, che
sono il Santo Rosario e la Devozione al Cuore Immacolato di Maria. Questi sono
gli ultimi due rimedi possibili, il che significa che non ce ne saranno altri. La
terza ragione è che, nei piani della Divina Provvidenza, quando Dio è costretto a
punire il mondo, prima di farlo cerca di correggerlo con tutti gli altri rimedi
possibili. Ora, quando vede che il mondo non presta alcuna attenzione ai Suoi
messaggi allora, come diciamo nel nostro linguaggio imperfetto, Egli ci offre
“con un certo timore” l’ultima possibilità di salvezza, l’intervento della Sua
Santissima Madre. Lo fa “con un certo timore” perché, se anche quest’ultima
risorsa non avesse successo, non potremmo più sperare in nessun tipo di
perdono dal Cielo, giacché ci saremmo macchiati di quello che il Vangelo
definisce un peccato contro lo Spirito Santo. Questo peccato consiste nell’aperto
rifiuto, pienamente consapevole e volontario, della possibilità di salvezza che ci
viene offerta. Non dimentichiamo che Gesù Cristo è un Figlio molto buono e non
ci permetterà di offendere e disprezzare la Sua Santissima Madre. La secolare
storia della Chiesa conserva le testimonianze dei terribili castighi inflitti a
quanti osarono attaccare l’onore della Sua Santissima Madre, dimostrando
quanto il Nostro Signore Gesù Cristo abbia sempre difeso l’Onore di Sua Madre.
I due strumenti che ci sono stati dati per salvare il mondo sono la preghiera e il
sacrificio». «Vede, Padre», continua Suor Lucia nell’intervista, «la
Santissima Vergine ha voluto dare, in questi ultimi tempi in cui viviamo, una
nuova efficacia alla recita del Santo Rosario. Ella ha talmente rinforzato la sua
efficacia, che non esiste problema, per quanto difficile, di natura materiale o
specialmente spirituale, nella vita privata di ognuno di noi o in quella delle
nostre famiglie, delle famiglie di tutto il mondo, delle comunità religiose o
addirittura nella vita dei popoli e delle nazioni, che non possa essere risolto dalla
preghiera del Santo Rosario. Non c'è problema, vi dico, per quanto difficile, che
non possa essere risolto dalla recita del Santo Rosario. Con il Santo Rosario, ci
salveremo, ci santificheremo, consoleremo Nostro Signore e otterremo la
salvezza di molte anime. Infine, la devozione al Cuore Immacolato di Maria,
Nostra Madre Santissima, consiste nel considerarLa quale sede della clemenza,
della bontà e del perdono e come la via sicura attraverso la quale entreremo in
Paradiso».
Possa la Chiesa ai nostri giorni ascoltare ciò che lo Spirito le dice (Ap 2,
11) per mezzo delle parole dell’Angelo di Fatima, per mezzo dell’eroico
esempio di vita del Beato Francesco e della Beata Giacinta e in primo
luogo per mezzo della parole della Madonna, la Madre di Dio, la nostra
Madre e la Madre spirituale di tutta l’umanità. L’attualità di Fatima
consiste nel preparare la Chiesa dei nostri giorni ad un’impavida
confessione della fede Cattolica e persino al martirio, come possiamo
vedere nella terza parte del segreto di Fatima. Tuttavia, Fatima rimane

70
un vero e profetico segno di speranza, perché la Madonna ha promesso
un tempo di pace e il trionfo del Suo Cuore Immacolato.
Il significato profetico del messaggio di Fatima nel suo insieme
comprende le apparizioni dell’Angelo, le parole e l’eroico esempio di
vita dei tre pastorelli e soprattutto le esortazioni materne della Beata
Maria Vergine stessa. Nella preghiera con la quale Papa Giovanni Paolo
II ha consacrato il 24 marzo 1984 il mondo al Cuore Immacolato di
Maria, egli ha lasciato alla Chiesa e all’umanità del nostro tempo la
seguente ardente supplica, nella quale vengono riassunti i temi più
importanti del significato profetico del messaggio di Fatima: «Oh, Cuore
Immacolato! Aiutaci a vincere la minaccia del male, che così facilmente si radica
nei cuori degli stessi uomini d’oggi e che nei suoi effetti incommensurabili già
grava sulla nostra contemporaneità! Dai peccati contro la vita dell'uomo sin dai
suoi albori, liberaci! Dall'odio e dall’avvilimento della dignità dei figli di Dio,
liberaci! Dalla facilità di calpestare i comandamenti di Dio, liberaci! Dai peccati
contro lo Spirito Santo, liberaci! Liberaci! Si riveli, ancora una volta, nella storia
del mondo, l’infinita potenza dell’Amore misericordioso! Che esso fermi il male!
Trasformi le coscienze! Nel Tuo Cuore Immacolato si sveli per tutti la luce della
Speranza!”»

71
Capitolo 10
(Tra gli effetti più “sconcertanti” della crisi attuale della fede
troviamo: la crisi della famiglia, del matrimonio cristiano e più
in generale dell’intera morale sessuale alla luce
dell’insegnamento Evangelico

Perché ai nostri giorni è così difficile, se non quasi impossibile


rispettare quanto prescritto nel sesto comandamento: “Non
commettere adulterio”?

Come si è espresso Gesù Cristo sull’argomento?

Gesù Cristo: "Voi avete udito che fu detto: "Non commettere adulterio".
Ma io vi dico che chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso
adulterio con lei nel suo cuore.
Se dunque il tuo occhio destro ti fa cadere in peccato, cavalo e gettalo via da te;
poiché è meglio per te che uno dei tuoi membri perisca, piuttosto che vada nella
geenna tutto il tuo corpo.
Fu detto: "Chiunque ripudia sua moglie le dia l’atto di ripudio". Ma io vi dico:
"Chiunque manda via sua moglie, salvo che per motivo di fornicazione, la fa
diventare adultera e chiunque sposa colei che è mandata via commette adulterio"
(Matteo, 5:27-29,31,32).

Gesù Cristo: Quello che Dio ha congiunto, l’uomo non separi.


In quel tempo si avvicinarono a Gesù alcuni farisei per metterlo alla prova e gli
chiesero:
«É lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?». Ed egli
rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e
disse: Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i
due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola.
Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi». (Mt 19, 3-6).

Alcune “considerazioni” di San Paolo sul Matrimonio

San Paolo: (Ef 5,21-33)


Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo: le mogli lo siano ai loro
mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è
capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a
Cristo, così anche le mogli ai loro mariti in tutto.
E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha
dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua
mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza
macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i
72
mariti hanno il dovere di amare le proprie mogli come il proprio corpo: chi ama
la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne,
anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra
del suo corpo. Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua
moglie e i due diventeranno una sola carne. Questo mistero è grande: ma io lo
dico di Cristo e della Chiesa!
Così anche voi: ciascuno da parte sua ami la propria moglie come se stesso, e la
moglie sia rispettosa verso il marito.

San Paolo (1Corinzi 7)

Riguardo a ciò che mi avete scritto, è cosa buona per l’uomo non toccare donna,
ma, a motivo dei casi di immoralità, ciascuno abbia la propria moglie e ogni
donna il proprio marito.
Il marito dia alla moglie ciò che le è dovuto; ugualmente anche la moglie al
marito. La moglie non è padrona del proprio corpo, ma lo è il marito; allo stesso
modo anche il marito non è padrone del proprio corpo, ma lo è la moglie. Non
rifiutatevi l’un l’altro, se non di comune accordo e temporaneamente, per
dedicarvi alla preghiera. Poi tornate insieme, perché Satana non vi tenti
mediante la vostra incontinenza. Questo lo dico per condiscendenza, non per
comando. Vorrei che tutti fossero come me; ma ciascuno riceve da Dio il proprio
dono, chi in un modo, chi in un altro.
Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io;
ma se non sanno dominarsi, si sposino: è meglio sposarsi che bruciare.
Agli sposati ordino, non io, ma il Signore: la moglie non si separi dal marito – e
qualora si separi, rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito – e il marito
non ripudi la moglie.
Agli altri dico io, non il Signore: se un fratello ha la moglie non credente e
questa acconsente a rimanere con lui, non la ripudi; e una donna che abbia il
marito non credente, se questi acconsente a rimanere con lei, non lo ripudi. Il
marito non credente, infatti, viene reso santo dalla moglie credente e la moglie
non credente viene resa santa dal marito credente; altrimenti i vostri figli
sarebbero impuri, ora invece sono santi. Ma se il non credente vuole separarsi, si
separi; in queste circostanze il fratello o la sorella non sono soggetti a schiavitù:
Dio vi ha chiamati a stare in pace! E che sai tu, donna, se salverai il marito? O
che ne sai tu, uomo, se salverai la moglie?
Fuori di questi casi, ciascuno – come il Signore gli ha assegnato – continui a
vivere come era quando Dio lo ha chiamato; così dispongo in tutte le Chiese.
Qualcuno è stato chiamato quando era circonciso? Non lo nasconda! È stato
chiamato quando non era circonciso? Non si faccia circoncidere! La
circoncisione non conta nulla, e la non circoncisione non conta nulla; conta
invece l’osservanza dei comandamenti di Dio. Ciascuno rimanga nella
condizione in cui era quando fu chiamato. Sei stato chiamato da schiavo? Non ti
preoccupare; anche se puoi diventare libero, approfitta piuttosto della tua
73
condizione! Perché lo schiavo che è stato chiamato nel Signore è un uomo libero,
a servizio del Signore! Allo stesso modo chi è stato chiamato da libero è schiavo
di Cristo. Siete stati comprati a caro prezzo: non fatevi schiavi degli uomini!
Ciascuno, fratelli, rimanga davanti a Dio in quella condizione in cui era quando
è stato chiamato.
Riguardo alle vergini, non ho alcun comando dal Signore, ma do un consiglio,
come uno che ha ottenuto misericordia dal Signore e merita fiducia. Penso
dunque che sia bene per l’uomo, a causa delle presenti difficoltà, rimanere così
com’è. Ti trovi legato a una donna? Non cercare di scioglierti. Sei libero da
donna? Non andare a cercarla. Però se ti sposi non fai peccato; e se la giovane
prende marito, non fa peccato. Tuttavia costoro avranno tribolazioni nella
loro vita, e io vorrei risparmiarvele(**).
Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno
moglie, vivano come se non l’avessero; quelli che piangono, come se non
piangessero; quelli che gioiscono, come se non gioissero; quelli che comprano,
come se non possedessero; quelli che usano i beni del mondo, come se non li
usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo! Io vorrei che foste
senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come
possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo,
come possa piacere alla moglie, e si trova diviso! Così la donna non sposata,
come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e
nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come
possa piacere al marito. Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un
laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza
deviazioni.
Se però qualcuno ritiene di non comportarsi in modo conveniente verso la sua
vergine, qualora essa abbia passato il fiore dell’età – e conviene che accada così –
faccia ciò che vuole: non pecca; si sposino pure! Chi invece è fermamente deciso
in cuor suo – pur non avendo nessuna necessità, ma essendo arbitro della
propria volontà – chi, dunque, ha deliberato in cuor suo di conservare la sua
vergine, fa bene. In conclusione, colui che dà in sposa la sua vergine fa bene, e
chi non la dà in sposa fa meglio.
La moglie è vincolata per tutto il tempo in cui vive il marito; ma se il marito
muore è libera di sposare chi vuole, purché ciò avvenga nel Signore. Ma se
rimane così com’è, a mio parere è meglio; credo infatti di avere anch’io lo Spirito
di Dio.

(**) …… Tuttavia costoro avranno tribolazioni nella loro vita, e io


vorrei risparmiarvele………

Nota: Le considerazioni di San Paolo sopra riportate, fatte c.ca 2000 anni
fa in merito al “Matrimonio”, appaiono incredibilmente “attuali” alla
luce delle “difficoltà” che oggi colpiscono numerosissimi Matrimoni

74
anche Cristiani per quanto riguarda soprattutto la sempre più
problematica loro “stabilità” e di conseguenza ci invitano a riflettere
molto bene sulla “serietà e ponderatezza” che ogni Cristiano dovrebbe
mettere in pratica prima di prendere una decisione così importante come
quella di unirsi in matrimonio con il proprio partner, alla luce dei doveri
che un “vero matrimoni cristiano” comporta sia per l’uomo che per la
donna……tra i quali il principale è senza dubbio “l’essere fedele”……….
Naturalmente San Paolo si riferisce al “Matrimonio Cristiano”!! In
proposito mi è sorta spontanea una riflessione che penso sia “utile” da
parte mia esporre anche per “sensibilizzare” il lettore/lettrice su di un
argomento così importante come quello del “Matrimonio Cristiano”: ho
provato ad analizzare attentamente molti Matrimoni celebrati
principalmente nella mia Chiesa parrocchiale (e non solo…..) con rito
“Cattolico” negli ultimi trent’anni sino ad oggi, e obiettivamente ho
riscontrato che quelli che rispondono ai “requisiti” previsti da Gesù
Cristo nel suo Vangelo riguardo al “Matrimonio Cristiano” (tenendo
conto in particolare del comportamento in chiave Cristiana dei “nuovi
coniugi” sia prima che post - nozze……..) sono davvero pochi, al punto
dal farmi dubitare se molti di essi siano effettivamente “regolari
matrimoni cristiani” oppure possano addirittura essere considerati
“nulli”, dal momento che i coniugi risultanti da questi Matrimoni
evidenziano chiaramente “troppe carenze” dal punto di vista dei valori
cristiani in generale.

A proposito della “crisi della famiglia” che ormai dilaga sempre di più
nella nostra epoca, mi sembra “utile” accennare brevemente a ciò che
Papa Benedetto XVI qualche anno fa ha espresso sull’argomento:
Benedetto XVI ha ribadito la posizione del Vaticano sul divorzio che ha
definito “colpa grave” ma ha anche detto che la Chiesa ha il dovere di
accostarsi “con amore e delicatezza” alle persone che ne sono
protagoniste.
“Il giudizio etico della Chiesa a riguardo del divorzio è chiaro e a tutti
noto: si tratta di colpa grave che lede la dignità della persona umana,
implica una profonda ingiustizia nei rapporti umani e sociali e offende
Dio stesso, garante del patto coniugale”, ha detto il Papa.
Tuttavia ha aggiunto Benedetto XVI, parlando ai partecipanti al
Congresso Internazionale “L’olio sulle ferite” la Chiesa ha il dovere
primario di accostarsi con amore e delicatezza, con premura e attenzione
materna, per annunciare la vicinanza misericordiosa di Dio in Gesù
Cristo.
Il Papa ha parlato del divorzio definendolo “piaga che tanta sofferenza
comporta nella vita delle persone, delle famiglie e della società”.

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“Il Divorzio è una scelta talvolta maturata in circostanze difficili e
drammatiche, che comporta spesso traumi ed è fonte di profonde
sofferenze per entrambi i coniugi. Esse colpiscono anche vittime
innocenti e in tutti lasciano ferite che segnano la vita indelebilmente”, ha
detto Benedetto XVI.
“Solo nell’atteggiamento dell’amore misericordioso ci si può avvicinare
per portare soccorso e permettere alle vittime di rialzarsi e di riprendere
il cammino dell’esistenza”, ha detto poi Papa Benedetto.

Di seguito un ulteriore “utile” approfondimento sull’argomento:


Per i divorziati e per i matrimoni civili la posizione di Benedetto
sedicesimo rimane intransigente.
Il pontefice in una visita in Francia ha ribadito che le leggi della chiesa
non si cambiano.
«La Chiesa conserva il principio dell’indissolubilità del matrimonio»
«Non si possono dunque ammettere le iniziative che mirano a benedire
le unioni illegittime»

Lourdes (Francia).
I divorziati non possono avvicinarsi ai sacramenti. È la legge della
Chiesa cattolica a proibirlo. Un colpo durissimo ai milioni di divorziati
che, negli ultimi tempi, pensavano a una apertura della Chiesa nei
confronti di coloro che hanno visto fallire il loro matrimonio. Papa
Ratzinger ha ribadito con chiarezza il suo “no” alla comunione e a forme
di “benedizione” in chiesa delle seconde nozze per i divorziati risposati.
È una presa di posizione che ha colpito e fatto discutere quella di
Benedetto XVI.
Ancora di più perché pronunciata in Francia, Paese il cui presidente della
Repubblica, Nicolas Sarkozy, che ha calorosamente accolto il Papa a
Parigi insieme con la seconda moglie Carla Bruni, si trova in questa
condizione di divorziato risposato.
Il Pontefice ha voluto essere chiaro nell’importante discorso tenuto a
Lourdes, per celebrare il centocinquantesimo anniversario delle
apparizioni mariane, davanti a tutti i vescovi francesi, poiché proprio in
Francia si sta diffondendo l’abitudine di riammettere al sacramento
dell’eucaristia i divorziati risposati e di celebrare “benedizioni” delle
seconde nozze. Le parole di Papa Ratzinger, che si è limitato a ricordare
la dottrina cattolica sull’argomento, hanno quindi deluso chi si aspettava
qualche apertura da parte della Chiesa su questa delicata materia che
riguarda un numero crescente di fedeli. Ma partiamo innanzitutto dalle
esatte espressioni usate da Benedetto XVI a Lourdes: «Sappiamo che la
coppia e la famiglia affrontano oggi vere burrasche», ha detto il Papa. «I

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fattori che hanno generato questa crisi sono ben conosciuti e non mi
soffermerò perciò a elencarli.
Da vari decenni le leggi hanno relativizzato in molti Paesi la natura della
famiglia come cellula primordiale della società. Spesso le leggi cercano
più di adattarsi ai costumi e alle rivendicazioni di particolari individui o
gruppi, che non di promuovere il bene comune della società. L’unione
stabile di un uomo e di una donna, ordinata alla edificazione di un
benessere terreno, grazie alla nascita di bambini donati da Dio, non è
più, nella mente di certuni, il modello cui l’impegno coniugale mira».
La grandezza del matrimonio
Poi, ha ricordato: «La famiglia è lo zoccolo solido sul quale poggia
l’intera società» e anche «la cellula viva della Chiesa».
Il Papa ha proseguito spiegando: «La Chiesa vuole restare
indefettibilmente fedele al mandato che le ha affidato il suo fondatore, il
nostro mastro e Signore Gesù Cristo. Essa non cessa di ripetere con Lui:
“Ciò che Dio ha unito l’uomo non lo separi!”.
La Chiesa non si è data da sola questa missione: l’ha ricevuta». Poi
Ratzinger ha continuato riconoscendo le situazioni difficili di molti
matrimoni: «Nessuno può negare l’esistenza di prove, a volte molto
dolorose, che certi focolari attraversano.
Sarà necessario accompagnare le famiglie in difficoltà, aiutarle a
comprendere la grandezza del matrimonio e incoraggiarle a non
relativizzare la volontà di Dio e le leggi di vita che Egli ci ha dato».
Quindi Benedetto XVI ha affrontato direttamente la «questione
particolarmente dolorosa» dei divorziati risposati. «La Chiesa», ha detto
il Papa «che non può opporsi alla volontà di Cristo, conserva con fedeltà
il principio dell’indissolubilità del matrimonio, pur circondando del più
grande affetto gli uomini e le donne, che per ragioni diverse, non
giungono a rispettarlo.
Non si possono dunque ammettere le iniziative che mirano a benedire le
unioni illegittime». Come si vede, nessun cambiamento rispetto alle
norme stabilite: il Papa si rende ben conto del problema e della
sofferenza di chi vive questa situazione, ma spiega che lui stesso e la
Chiesa tutta non hanno il diritto di cambiare perché quello
dell’indissolubilità del matrimonio è un comando che risale direttamente
a Gesù. Per loro niente sacramenti.
Solo in Italia sono centinaia di migliaia e nel mondo sono milioni i
divorziati che, dopo il naufragio della prima unione e la separazione,
hanno contratto un nuovo matrimonio civile. Molti di loro sono fedeli
cattolici, che soffrono per l’impossibilità di accostarsi all’eucaristia e si
sentono trattati come cattolici di serie B. Il fenomeno è in costante
crescita, come mostrano le ultime statistiche disponibili del nostro Paese:

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nel 2005 le separazioni sono state ottantaduemilacentonovantuno e i
divorzi quarantasettemilatrentasei. Entrambi i fenomeni sono aumentati
nell’ultimo decennio: dal 1995 le separazioni hanno avuto un incremento
del 57,3 per cento e i divorzi del 74 per cento. La durata media del
matrimonio al momento dell’iscrizione a ruolo del procedimento di
separazione è di quattordici anni. Tuttavia più di un quinto delle
separazioni proviene da matrimoni di durata inferiore ai sei anni. Di
fronte al diffondersi di separazioni e divorzi, che documentano una
crescete fragilità della famiglia, la Chiesa ha cercato una risposta. Già al
Sinodo dei vescovi di tre anni fa, dedicato proprio all’eucaristia, il
vescovo coadiutore di Port et Paix (Haiti), Pierre-Antonie Paulo, aveva
detto: «Dobbiamo chiederci se in particolari casi, così come già avviene
per alcuni peccatori, non si possa dare l’eucaristia anche a chi non è nella
piena comunione», come i divorziati risposati. Ma poi il Sinodo aveva
deciso di non cambiare nulla. L’ultima presa di posizione, in ordine di
tempo, era stata quella del cardinale arcivescovo di Milano, Dionigi
Tettamanzi, che, qualche mese fa, aveva pubblicato una lettera pastorale
dedicata agli “sposi in situazione di separazione, divorzio e nuova
unione”, intitolata Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito. Il cardinale
Tettamanzi non aveva ipotizzato né auspicato modifiche alla dottrina
tradizionale cattolica ma aveva mostrato comprensione e misericordia,
invitando la comunità cristiana a non fare sentire queste persone come
escluse. “Per la Chiesa e per me vescovo”, scriveva il cardinale “siete
sorelle e fratelli amati e desiderati”. Spesso infatti i separati o i divorziati,
soprattutto quelli che hanno dato vita ad una nuova unione, si sentono
giudicati e “condannati” dalla Chiesa, proprio a causa della loro
esclusione dalla comunione eucaristica. Si sentono esclusi dalla vita delle
comunità cristiane, guardati di traverso.
“La Chiesa non vi ha dimenticato”
Insomma, giudicati male. Per questo Tettamanzi aveva voluto
manifestare tutta la vicinanza della Chiesa a quanti si trovano in questa
dolorosa condizione, anche a quanti, dopo un divorzio, hanno formato
nuove unioni. L’arcivescovo riconosceva: “Questi divorziati hanno fatto
esperienza di qualche durezza nel rapporto con la realtà ecclesiale: non si
sono sentiti compresi in una situazione già difficile e dolorosa talvolta
hanno sentito pronunciare parole che avevano il sapore di un giudizio
senza misericordia o di una condanna senza appello”. Per questo
affermava: “La Chiesa non vi ha dimenticato!
Tanto meno vi rifiuta o vi considera indegni”. Riconosceva poi: “La fine
di un rapporto sponsale per la maggior parte di voi non è stata decisione
presa con facilità, tanto meno con leggerezza”.

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Inoltre il cardinale non nascondeva che quello della separazione in
alcuni casi appare un esito che si può anche evitare. “Anche la Chiesa
sa”, aveva scritto Tettamanzi “che può essere addirittura inevitabile
prendere la decisione di una separazione: per difendere la dignità delle
persone, per evitare traumi più profondi”.
“L’amore sponsale è indissolubile”
Il cardinale affrontava poi direttamente il tema delicato e controverso
dell’esclusione dell’eucaristia, spiegando che la Chiesa non scomunica i
divorziati né mette alla porta i separati. La comunione a quanti formano
una nuova unione dopo il divorzio viene negata, spiegava Tettamanzi:
“Perché nell’eucaristia abbiamo il segno dell’amore sponsale
indissolubile di Cristo per noi; un amore, questo, che viene
oggettivamente contraddetto dal ‘segno infranto’ di sposi che hanno
chiuso una esperienza matrimoniale e vivono un secondo legame”. Va
ribadito con forza che l’esclusione dell’eucaristia non riguarda i
coniugi in crisi o separati e lo stesso vale anche per chi ha dovuto
subire ingiustamente il divorzio, ma considera il matrimonio celebrato
religiosamente come l’unico della propria vita. L’esclusione vale infatti
soltanto per chi è separato ponendo fine a un matrimonio religioso e
ora ha dato vita a una nuova unione, convivenza di fatto o nuovo
matrimonio.
Le parole pronunciate da Benedetto XVI a Lourdes sono diverse da
quelle del cardinale Tettamanzi? Assolutamente no. Sia il Papa sia
l’arcivescovo di Milano spiegano che la Chiesa non può cambiare la sua
dottrina. Sia il Papa sia il cardinale affermano che bisogna aiutare,
accogliere, sostenere quanti vivono queste situazioni e soffrono per
l’essere esclusi dall’eucaristia.

Approfondimento sulla “morale cristiana”

A partire in particolare dalla seconda meta del XX secolo si è detto e fatto


di tutto per togliere l’innato senso del peccato, favorendo invece il gusto
della trasgressione e insistendo anzitutto in quella sessuale;
principalmente dunque giustificando, mediante ragionamenti di ogni
genere, l’egoistica ricerca del piacere nel proprio corpo e in quello
altrui.....(agli inizi degli anni ’50 Papa Pio XII affermava in proposito: “Il
più grande peccato del nostro tempo è la perdita del tradizionale senso
del peccato”). Un simile rapido declino della “morale sessuale” in
generale, ha di riflesso inesorabilmente condotto, con quasi altrettanta
immediatezza, all’esplosione ed anche all’esaltazione dei “rapporti
prematrimoniali” e della “pornografia” nei suoi molteplici aspetti. E così
sono aumentati vertiginosamente: “gli adultèri, le separazioni, i divorzi,
l’omosessualità, il turismo sessuale, la pedofilia e le varie altre pratiche
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contro natura, (in costante e inevitabile concomitanza con la progressiva
trascuratezza nei confronti della preghiera; a cui poi, e sempre ancora in
tempi assai brevi, si deve anche aggiungere il pressoché totale
abbandono della frequenza alla Santa Messa e soprattutto al Sacramento
della Confessione). Un’altra ripercussione negativa si è manifestata
anche nel rapido deterioramento dei costumi, che si è reso evidente pure
nel mostrarsi, nel modo di apparire, nel look e questo aspetto ha
purtroppo avuto come protagonista in negativo soprattutto la figura
femminile (credo che obiettivamente per un “vero Cristiano” sia esso uo
mo o donna, sia impossibile non riconoscere questo fatto, a meno di non
essere completamente ciechi......), con una metamorfosi radicale di quella
donna “tradizionale”, virtuosa nel proprio modo di vestire e non
solo..........rispettosa dei valori della morale Cristiana, punto di
riferimento “fondamentale” per il proprio uomo e per la “stabilità” della
famiglia (per quanto riguarda questo aspetto obiettivamente non si può
non riconoscere che purtroppo anche molti uomini “moderni” quelli che
oggi vanno per la maggiore…., ossia i cosiddetti “machi”, i palestrati, i
tatuati, quelli che portano gli orecchini etc… siano dei “lontani simili” di
quei padri di famiglia che prima della “rivoluzione sociale” sopra
accennata….si facevano in quattro (spesso svolgendo lavori usuranti,
logoranti sia fisicamente che psicologicamente) pur di portare a casa “il
pane quotidiano” destinato al mantenimento della propria famiglia
(moglie, figli e persino suoceri e genitori anziani). Di questo passo si è
arrivati velocemente anche ad affermare il concetto dell’ “amore libero”,
ottenendo di conseguenza le “rivendicazioni civili” del divorzio e
dell’aborto con la conseguente abolizione di norme “vecchie,
sorpassate”, quali il reato per adulterio e l’abbandono del tetto
coniugale. Si è arrivati inoltre al radicamento profondo e definitivo di
quelle idee “pseudo – libertarie” e di quelle “conquiste sociali” che sono
riuscite a permeare talmente di sè l’attuale società da fare in modo che
possano emergere, come un fatto praticamente del tutto logico e
normale, ancora ulteriori e davvero alienanti richieste, quali la
legalizzazione della convivenza di coppie non sposate nè in chiesa, nè in
comune (comprese le coppie omosessuali), dell’autonomia di scelta di
aborto per le minorenni, dell’istituzione di “parchi dell’amore”, della
libera vendita di materiale pornografico e persino della droga.

Precisazione: Per quanto riguarda l’abbandono quasi ormai totale dei


valori cristiani in materia di “morale sessuale” etc.....con evidenti
ripercussioni negative soprattutto nell’ambito della sfera matrimoniale,
con proliferazione, come già sopra accennato, di adultèri, divorzi,
separazioni, violenze in ambito famigliare, rifiuto sempre maggiore della

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prole etc....(aspetti che nessuna persona oggi può negare, sia essa
cristiana, che non credente), data la “complessità” dell’argomento, che
per sua “natura” potrebbe far nascere nel lettore/lettrice qualche
“pregiudizio negativo” nei confronti del sottoscritto, il quale, da credente
nel Vangelo di Gesù Cristo, si è sentito semplicemente nel dovere di
evidenziare, citando il sesto comandamento, alcuni aspetti di “morale
religiosa” di questi tempi “moderni”, che purtroppo non sono
“conformi” con le indicazioni contenute in esso, preferisce non
proseguire con ulteriori approfondimenti sull’argomento, lasciando
all’interlocutore/trice la più “libera” interpretazione del sopra citato
“sesto comandamento” e di tutto l’argomento esposto, secondo quanto la
“propria coscienza” gli suggerisce.......permettendosi di ricordare
solamente che senza una forte azione dello Spirito Santo, secondo il
“modesto parere” dello scrivente, per gli uomini e donne di oggi è
praticamente quasi “impossibile” comprendere pienamente e mettere in
pratica tutto quello che Dio ha voluto indicarci ed insegnarci con questo
comandamento.

In conclusione, per il sottoscritto, la risposta alla domanda iniziale


contenuta nel titolo di questo capitolo (alla quale si rimanda) è
sostanzialmente la seguente:

 perchè, in riferimento anche a quanto preannunciato dalla


Madonna apparsa a Fatima nel suo messaggio ed altre
numerosissime cosiddette “rivelazioni private”, a quanto
dichiarato espressamente da rispettabili esorcisti quali Padre
Amorth, i nostri giorni, per molti teologi coincidenti con “gli ultimi
tempi”, il demonio, libero di agire ormai da molto tempo, per
volontà divina, sta terminando il “tempo” concessogli da Dio e di
conseguenza si manifesta con la massima “ferocia e perfidia” nei
confronti dell’umanità, cercando a tutti i costi di colpirla
principalmente nel suo “cuore pulsante” che è quello della
“famiglia fondata sui valori cristiani”; in pratica demolendo la
famiglia cristiana, il maligno spera di distruggere l’intera Società,
di creare sconvolgimenti al suo interno, di portare odio tra l’uomo
e la donna ed in generale di adottare, con “l’inganno”, tutti quei
sistemi di “persuasione” nei loro confronti, che li conduca a
svolgere una vita di tipo “animalesco”, a fare in modo che essi
perdano totalmente il “senso del peccato” e di conseguenza si
allontanino sempre più da Dio, rifiutandosi, magari ingenuamente
e superficialmente, di rispettare la Sua volontà, i suoi
Comandamenti, con pericolose ripercussioni sulle loro anime e

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coscienze ed esponendoli seriamente alla “perdizione eterna”.......di
tutto questo purtroppo tutti noi siamo costantemente a “rischio”!!

Un ultimo doveroso “suggerimento”: Abituarsi a recitare con fiducia e


perseveranza quotidianamente il “Santo Rosario” così come ha
raccomandato di fare la Madonna di Fatima, ma anche esemplari Santi
come San Pio da Pietralcina e tantissimi altri...... in quanto esso è l’arma
più potente ed efficace contro gli “attacchi perversi” del demonio!!!

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Capitolo 11
(Un altro pericolo per la fede cristiana: il “relativismo” dei
cosidetti “tempi moderni”!!)

La Chiesa cattolica si sta ammalando di relativismo?

Oggi non ci sono più soltanto le persecuzioni fisiche dei cristiani,


purtroppo in costante aumento per via del fondamentalismo islamico.
Va di moda oggi essere tacciati di fanatismo retrogado anche all’interno
della stessa Chiesa (Cattolica) se si ha il coraggio di sostenere sino in
fondo i propri valori inderogabili. Posizioni che sono proprie della
tradizione del Magistero della Chiesa. È fanatico colui che si esprime
contro i matrimoni gay, oppure è semplicemente un cattolico coerente? È
moralista colui che crede nella famiglia tradizionale tra uomo e donna e
pensa che i bambini debbano avere un padre e una madre naturali? È
bigotto colui che difende la vita dal concepimento alla morte naturale?
Abbiamo addirittura i gay omofobi, che si permettono di dire che i
bambini non devono essere frutto di un laboratorio. Abbiamo anche
spietati medici fanatici malati di sla, che danno il loro eroico esempio
permettendosi di dire che l’eutanasia è un orrore.
Esiste una specie di fascismo del relativismo. Se osi (liberamente)
esprimerti contro di esso sei peggio dell’ISIS. Come ti permetti? Abbiamo
dunque una insegnante di religione nel New Jersey licenziata da un liceo
cattolico per aver difeso la famiglia tradizionale. È chiaro che ora la
famiglia può essere qualsiasi cosa e se dici il contrario sei un terrorista.
Abbiamo anche chi mostra a scuola il «delitto abominevole dell’aborto» e
il suo vescovo lo rimuove.
«Gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati…In nessun
caso possono essere approvati». Chi l’ha detto? Osama Bin Laden? Il
califfo Abu Bakr al-Baghdadi? Adolf Hitler? No, il catechismo della
Chiesa Cattolica al punto 2357. Forse la voce andrebbe riscritta così: «Se
una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per
giudicarla?». I casi sono due: o è bigotto e intransigente il catechismo,
oppure… Viva il relativismo! Ad ogni modo, non è mai lecito giudicare il
cuore di una persona, ma è doveroso discernere la verità di un atto.
Giusto per chiarire. In questo periodo particolare della Storia della
Chiesa vi è un nemico insidioso che si maschera da tolleranza e amore
cristiano. Si chiama “relativismo”. Ma prima dobbiamo capire qual è la
differenza tra la morale e il moralismo e poi tra la tolleranza e la
coerenza. La morale è un mezzo. Serve ad amare. È basata sui valori.
Conosce delle norme e dei divieti, ma questi servono ad esprimere la
verità profonda di un gesto e di un pensiero. Senza morale vi è solo
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falsità, anarchia, caos, come una nave senza bussola. Senza un
riferimento a ciò che è giusto o sbagliato – senza se e senza ma – cioè
parlando chiaramente con dei “Sì” e con dei “No”, come chiede il
Vangelo (Matteo 5,37). Il moralismo è invece basato sulla legge. La
morale diventa un fine. La legge è più importante della persona. È la
morale rabbinica dei farisei. Religiosità ipomaniaca, direbbero gli
psicologi. È quella del fanatico religioso, che si sente migliore degli altri e
che presenta il conto a Dio, come nella parabola del fariseo e del
pubblicano (Luca 18,10-14). Certo, qui la fede diventa ideologia, perché
non è più basata sulla forza che viene da Dio, ma sulla propria forza in
nome di Dio. Mentre “quando sono debole, è allora che sono forte” –
direbbe San Paolo (2 Corinzi 12,10). Occorre però equilibrio. Derogare ai
propri valori in nome di una presunta tolleranza non è fede, è
relativismo. Il relativismo confonde la verità con i capricci e l’opinione
con la verità. Non esistono più il bene e il male, ma ogni opinione si
equivale. Non è difficile capire che la confusione tra bene e male
proviene dal nemico numero uno della verità. Il padre della menzogna,
come lo chiama Gesù nel vangelo: Satana. (Giovanni 8,44) L’arte è sottile,
insidiosa.
La tecnica è raffinata. Togliere i paletti fissi della morale, verniciare tutto
con una moderna e benevola tolleranza. Non importa cosa pensi, basta
che tu ne sia convinto ed ecco, sei nella verità! Ora dobbiamo chiederci, è
possibile per un cristiano – nota bene, un cristiano, non un fanatico
cristiano – eliminare i valori e i “paletti fissi” della sua morale? Si è
moderni dicendo “chi sono io per giudicare?” quando si deve dare una
risposta di coscienza? È giudicare spietatamente il prossimo dire “questo
per noi è sbagliato”? Soprattutto in tempi dove il fanatismo religioso
arriva ad uccidere in nome di Dio è facile essere vittima del relativismo,
perché la verità si maschera facilmente da antipatica coerenza e da
rigidità bigotta, mentre il relativismo è molto più simpatico e non ha
problemi a travestirsi da “vogliamoci tutti bene”, “vivi e lascia vivere”. Il
primo travestito è Satana (Cosa? Apriti cielo!…). Calma, l’ha detto quel
terrorista di San Paolo: «Satana si maschera da angelo di luce» (2 Corinzi
11,14). Era un omofobo! “Né effeminati, né sodomiti, erediteranno il
regno di Dio” (1 Corinzi 6,10). Come si permette di dire che mio figlio è
sintetico e che «gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si
sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi
uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che
s'addiceva al loro traviamento»? (Romani 1,27) Roba vecchia! Hanno
fatto bene a decapitarlo! A proposito, sembra proprio che oggi la
coerenza sia associata al fanatismo religioso dei tagliatori di teste. Ma
quante teste cadranno ancora per mano di chi difende il diritto del

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relativismo a chiuderti quella brutta boccaccia da cristiano ideologico che
hai? Tante. Caro Timoteo, «verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà
più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si
circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare
ascolto alla verità per volgersi alle favole» (2 Timoteo 4,3-4). Ti vedo
scettico; ti piacciono le favole? Te ne racconto una: “C’era una volta la
Chiesa…”

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Conclusione finale:

La crisi contemporanea: una crisi morale e religiosa

La crisi del mondo moderno, che comprende lo Stato, la società e l’uomo


è, anzitutto, una crisi religiosa. E perciò è anche una crisi politica, sociale,
istituzionale e morale. È pure, per molti cattolici che mantengono ancora,
dal punto di vista intellettuale, l’integrità dei princìpi, una crisi di
coerenza fra la fede e il comportamento, fra quanto si dice di credere e
quanto si pratica e si vive; fra i fini presupposti dalla propria visione del
mondo e i fini cui davvero ci si dedica.
È ben noto che da quando, ormai tre secoli fa, si è verificata la crisi del
pensiero europeo, il mondo moderno è stato caratterizzato dalla
crescente secolarizzazione, che è stata solamente il crescente rifiuto
sistematico di Dio e della religione rivelata. Ma un mondo senza Dio si
arrende semplicemente a diversi idoli che lo dominano fino a
distruggerlo.
È pure luogo comune che la Spagna non abbia sofferto questa crisi con la
stessa intensità, e che l’abbia affrontata durante la sua gestazione e
successiva esplosione così da essere preservata da tale rottura, rendendo
possibile che lo scontro, già al suo interno durante i secoli XIX e XX, non
presentasse sintomi di rottura definitiva fino a oggi, quando,
visibilmente, in modo ufficiale, tale rottura si è consumata.
Fra le malattie, quella del mondo moderno è stata ripetutamente
diagnosticata e ne è stata continuamente indicata la cura: l’abbandono
dei falsi princìpi e il ritorno alla legge naturale e alla legge della grazia.
Giovanni Paolo II, non molto tempo fa, in un’enciclica limpida e inoltre
puntuale, la Veritatis splendor, affrontava la pretesa del mondo moderno
a un pluralismo morale personale, accompagnato, nel migliore dei casi,
da un’etica civile minimalista, basata sul consenso e relativistica.
Un’etica impossibile per natura, che è il maggior surrogato intellettuale
per pensieri deboli o politicamente corretti.
Il permissivismo morale, frutto non della distinzione ma della netta
separazione del diritto dalla morale, non si è tradotto in un risorgere di
comportamenti etici nella cornice della libertà; nessun arricchimento
etico ma, al contrario, un crescente pauperismo morale, con
comportamenti che distruggono la convivenza comunitaria — come il
divorzio, l’aborto, l’omosessualità, il commercio di favori o la corruzione
— e che rispecchiano un diritto “peggiore” e una legislazione incoerente
con la sua finalità; infine, tali comportamenti hanno come conseguenza
d’imporre nuovi obblighi e di codificare nuovi delitti. Si tratta di una
legislazione che s’impone grazie alla forza coattiva che la spalleggia, ma

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nei confronti della quale si pensa sempre più che non obblighi
moralmente — senza che la pretesa legittimazione democratica sia
riuscita a superare la pura legalità —, il che si traduce in una perdita
d’efficacia e in una caricatura di legge, come testimonia l’obiezione di
coscienza basata sull’autonomia della coscienza, considerata come unica
regola dell’agire e, talora, come diritto soggettivo.
Giovanni Paolo II sviluppa in tale enciclica l’“essenziale legame di Verità-
Bene-Libertà”, il cui abbandono ha dato luogo alle nuove teorie che nulla
vogliono sapere della legge naturale, delle norme permanentemente
valide e universalmente vincolanti, che vietano gli atti intrinsecamente
cattivi. Il Papa descrive il soggettivismo morale come una delle origini
dei mali dell’attuale situazione, frutto del ritenere la libertà umana un
valore supremo del quale la coscienza esprime la verità per il fatto della
sua autenticità.
Non è in gioco solo l’aspetto personale, ma anche quello sociale, come
avverte nella stessa enciclica: “Ciascuno di noi può avvertire la gravità di
quanto è in causa, non solo per le singole persone ma anche per l’intera società,
con la riaffermazione dell’universalità e della immutabilità dei
comandamenti morali, e in particolare di quelli che proibiscono sempre e
senza eccezioni gli atti intrinsecamente cattivi“, così che “[…] solo una
morale che riconosce delle norme valide sempre e per tutti, senza alcuna
eccezione, può garantire il fondamento etico della convivenza sociale”. L’oblio
di questa morale conduce al totalitarismo e allo “Stato tiranno” e
delegittima il regime politico, così come il Papa ha indicato nelle
encicliche Evangelium vitae e Centesimus annus.
L’esclusione dell’ordine dell’essere, l’avversione per la metafisica, la
rinuncia o l’ignoranza nel conoscere la realtà come oggettività che
esprime un ordine delle cose suscettibile di venire scoperto; il rifiuto di
sottomettersi agli imperativi che tale ordine indica; l’assenza di limiti
nelle possibilità dell’agire, in base ai quali si può intervenire solo
nell’ambito di quanto tale ordine esprime come suscettibile di dominio,
regolamentazione e modifica da parte dell’uomo; il laicismo e la
secolarizzazione, imposti coattivamente alle società dopo un lungo
processo di suggestione mentale e di rottura sociale e politica cruenta, in
nome d’una ragione e di una libertà idolatre di sé stesse; l’esclusione del
bene e della verità; il rifiuto della visione del mondo cattolica e della
sottomissione a un Dio personale che ci si è rivelato in suo Figlio, Nostro
Signore Gesù Cristo, sono alcune manifestazioni che hanno causato tale
crisi. Insomma, il “sarete come dei”, assunto consciamente o
inconsciamente, è la causa fondamentale sia della crisi dello Stato —
iniziata dal suo esordio e, da allora, in crescendo —, che della società, la
cui infermità ha avuto uno sviluppo molto più veloce, fino a essere

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praticamente scomparsa, divorata dallo Stato; quest’ultimo, con il venir
meno della società, si è trovato privo del cibo con cui sostentarsi e fa
acqua da tutte le parti.
Il possibile rimedio non si trova in nuove teorie, in un’altra filosofia, in
terapie che correggano questo o quello, ma in una radicale
trasformazione attraverso cui venga abbandonato quanto non avrebbe
mai dovuto essere. E non vi sono fughe in avanti che non finiscano nel
precipizio. Fondamentalmente non vi è nulla da inventare. Basta
rinunciare alle cause precedentemente indicate. Si deve tornare alla
“comunità politica”, con tutto quanto ciò presuppone e significa.
È necessario ritornare al fondamento naturale delle società, cosa che
sarebbe sufficiente se duemila anni fa non fosse accaduto un fatto
essenziale, l’incarnazione di Nostro Signore Gesù Cristo. Le società
pagane, anche al culmine della perfezione, si rivelarono insufficienti a
permettere e a coadiuvare lo sviluppo verso la perfezione dell’uomo in
tutta la sua integrità e a rispettarlo in quanto persona. L’apporto del
cristianesimo fu fondamentale e, ancor oggi, l’edificio pericolante della
società moderna si sostiene sui resti delle società cristiane, dei loro
princìpi e delle loro istituzioni. Per questo san Pio X metteva in guardia
da ogni tentativo di costruzione sociale utopistica, che prescindesse dalle
fondamenta naturali e divine della società:“[…] la civiltà non è più da
inventare, né la città nuova da costruire sulle nuvole. Essa è esistita, essa esiste;
è la civiltà cristiana, è la città cattolica. Si tratta unicamente d’instaurarla e di
restaurarla senza sosta sui suoi fondamenti naturali e divini”.
Come riuscire a conseguirlo o almeno a provarci? Non si tratta di
imposizioni dogmatiche, ma di un cambiamento nelle volontà. Le
mentalità e gli errori in cui le volontà sono cadute, le cui conseguenze
sono visibili nell’attuale crisi, sono frutto di una volontà deliberata che
ha emesso la “sua opzione”, imponendo alla comprensione un assenso
che va oltre quanto esso percepisce ed è anche contrario a quanto coglie
nel caso delle evidenze. E proprio relativamente a queste ultime tale
volontà, quella “cattiva volontà”, appare con più chiarezza.
Se davvero si vuol migliorare, non serve a nulla cominciare a negare le
cose o a usare eufemismi. In tutto lo sviluppo della cultura moderna
l’uomo “ha voluto”. E quando il suo ragionare discorsivo ha sbagliato
nelle conclusioni, “aveva posto” previamente false premesse. Le cose
sono vere in sé stesse, perché esprimono il loro essere. E la comprensione
non è la causa dell’errore, ma questo si propone con apparenza di verità
a quella.
L’uomo si è proclamato autore della verità; ha affermato che la realtà
non aveva consistenza né natura propria e, pertanto, era soggetta al
potere dell’uomo. L’uomo, in una parola, “ha voluto”. Si tratta, dunque,

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solo di volere qualcos’altro. Qualcosa d’altro che sia in accordo con la
realtà, con la natura delle cose. Con la propria natura. Ma, naturalmente,
tale volere, tale volontà abbisogna della soppressione dei motivi che
hanno portato a un così gran cumulo d’errori: la superbia, l’irenismo,
l’odio, le passioni in genere, l’insofferenza verso la sana dottrina.
Così, soltanto così, sarà possibile ritornare alla legge naturale con i suoi
precetti vincolanti per tutti, con i suoi assoluti morali e con i suoi
princìpi, che informano ogni attività umana, e al diritto naturale e a
quello positivo, in quanto espressioni di ciò che è giusto nell’ordine della
natura delle cose, sia in sé stesso che per decisione umana. Le decisioni
umane, se ragionevoli, saranno più o meno felici o sagge in quanto è
opinabile, e conseguiranno più o meno bene il fine proposto, a seconda
che venga prestata maggiore o minore attenzione alla realtà, alle cause e
alle finalità, ossia, a seconda che si operi con maggiore o minore
prudenza politica, ma di per sé stesse non saranno causa di gravi
disordini, sia per la condizione storica loro inerente, che per la materia e
l’ambito in cui sono poste in opera.
Ma non vi è società giusta senza uomini giusti, né i princìpi possono
durare se non si vive in accordo con essi. La fede senza opere è morta.
I cattolici del “terzo millennio” non si trovano di fronte a qualcosa di
essenzialmente diverso da quanto ebbero coloro che li hanno preceduti
in duemila anni di storia. Permangono sempre i comandamenti di Cristo:
ama Dio più di tutte le cose e il prossimo come te stesso. Questo
presuppone una vita coerente con la fede, nella quale il comportamento
vada d’accordo con i suoi princìpi. Il che ha un’evidente componente
intima e personale, ma anche una proiezione pubblica e sociale, nella
quale quel vivere si manifesta con l’irradiare pensiero e opere che
plasmano le istituzioni.
La ricristianizzazione delle società è una delle sfide del cattolico davanti
al Terzo Millennio, cosa cui insistentemente fa allusione Giovanni Paolo
II con il termine “nuova evangelizzazione”. Una sfida tanto più assillante
quanto più fermamente risulta adatta alla società e tanto più
raggiungibile quanto minore è il suo attuale allontanamento.
Una delle cause della situazione attuale, descritta per sommi capi, è
quella di esserci abituati alla situazione nella quale viviamo,
conformandoci alla vita confortevole fornita da una società sviluppata,
della quale arriviamo a condividere, forse in maniera non
completamente razionale, perfino i criteri di una doppia verità morale —
quanto devo fare e quanto faccio in realtà —, senza imbarazzo apparente
o rottura con i nostri princìpi. Ma, per il ristabilimento di una società
cattolica, i nostri peccati non sono indifferenti. Da un lato, perché con
essi tagliamo il filo che ci unisce a Dio, rinunciando al potere della grazia

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e ponendo ogni speranza nell’ambito naturale; dall’altro perché, in
fondo, pretendiamo e speriamo che altri — quelli che vivono
coerentemente la propria fede — si sforzino e, se possibile, raggiungano
il fine che, benchè desiderato, non lo è al punto da modificare i nostri
comportamenti. Giovanni Paolo II, nell’esortazione apostolica post-
sinodale Reconciliatio et paenitentia, ha ricordato con chiarezza che il
peccato — che è “esclusione di Dio, rottura con Dio, disobbedienza a Dio” —
si ripercuote sempre, con danno, su tutta la famiglia umana e, pertanto,
non colpisce esclusivamente chi lo commette. Perciò, un cattolicesimo
light o un cattolicesimo toccato in misura maggiore o minore dalla
“nuova morale” non può in nessun modo contribuire alla
ricristianizzazione sociale. Si deve vivere e ci si deve comportare come
Dio comanda.
Tuttavia, non si può neppur dimenticare che un’altra causa del regresso
del mondo cattolico è l’inerzia e la pigrizia dei cattolici. Non è che non
crediamo a tutte le verità della fede o che, nonostante tutte le nostre
cadute, non cerchiamo di osservare i comandamenti. L’abbandono dei
cattolici, i nostri stessi abbandoni, non riguardano quest’aspetto ma,
soprattutto, il terreno dell’azione e dell’apostolato. Quante volte i
cattolici si sono adeguati — ci siamo adeguati — a una vita religiosa e a
pratiche di devozione senza che fossero accompagnate da un impegno
essenziale come quello di essere permanentemente testimoni di Cristo e,
di conseguenza, di svolgere un apostolato continuo. Senza riposo. In tutti
gli ambiti della vita e su tutti gli argomenti. Il fatto è che il cattolico non
può, senza tradire Cristo Nostro Signore, rifuggire la sua condizione,
rinunciare ai suoi doveri. La nostra vita deve essere un continuo e
costante impegno nel combattimento per Cristo. E quest’obbligo sembra
più perentorio quanto maggiori sono i progressi della modernità e, pure,
maggiori gli abbandoni dei cattolici. In quest’impresa di ricostruzione
della città cattolica, per la maggior gloria di Dio, per il bene delle anime e
per la nostra santificazione interessa oltremodo comprendere ed essere
pienamente coscienti che la cosa più importante di tutte, dopo esserci
raccomandati a Dio e aver chiesto il suo aiuto, è la forza dell’azione degli
uomini. Nulla è capace di sostituirla e senza di essa tutto è perduto. Di
conseguenza, il nostro lavoro, il lavoro di ciascuno nella sua sfera di
competenza, deve aumentare notevolmente.
La professione integrale della fede esige un comportamento a essa
coerente, in tutti gli ambiti della vita. Anche in campo professionale,
sociale e politico. In quest’ambito, nel quale più che in ogni altro si rivela
il cancro del nostro tempo, è più necessaria la presenza di
comportamenti cattolici che sfocino, finalmente, in una vera politica
cattolica. La democrazia e il pluralismo sembrano essere — di questi

90
tempi! — dogmi intangibili. Ma in proposito è necessario riconoscere che
la democrazia e il pluralismo rientrano soltanto nell’ambito
dell’opinabile e che entrambi devono trovare sostegno nell’ordine delle
cose, nella verità e nel bene. Perciò, non vi può essere comprensione
verso la democrazia moderna, cioè, verso la democrazia com’è intesa
dalla modernità. Su questo terreno esistono un equivoco e un’ambiguità
che è necessario, innanzi tutto, riconoscere, per poi vincere e poter
ricostruire.
La ricostruzione della società cattolica non sarà fatta con un decreto —
meno che mai di questi tempi — ma per esigenza sociale; il ritorno ad
Aristotele e a san Tommaso, e al pensiero sviluppatosi a partire da loro,
non deve soltanto essere d’ordine intellettuale, ma anche morale, posto
che, in definitiva, “è impossibile essere ragionevoli se non si è buoni”. La
vita nella società, la vita di una comunità politica, è, soprattutto, il
comportamento dei suoi membri.
La giustizia, in quanto proporzione, aggiustamento o attributo delle
relazioni, è essenziale, così come il bene comune è il fine della politica.
Ma la giustizia non è meno essenziale come virtù morale. Dopo di esse, e
sopra esse, viene la carità, in tutte le sue splendenti manifestazioni
personali, che successivamente si rifletterà nelle istituzioni.
L’uomo di fronte al Terzo Millennio, infine, dopo aver fallito quanto ha
provato a fare come “demiurgo”, non ha altra opzione legittima — vi
sono sufficienti motivi di credibilità perché sia così — che tornare al
mistero di Gesù Cristo e, assieme a Lui, vivere secondo i suoi
comandamenti e consigli; e la società deve impregnarsi di esso in tutti i
suoi ambiti e le sue componenti.

I “veri” Cristiani di questo terzo Millennio sottoposti a “durissime


prove” in tutti gli ambiti sociali, devono alzare bandiera bianca?
Assolutamente no!!! Ecco perché:

"Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà" – Cosa ha veramente


promesso la Madonna a Fatima?

Approfondimento

La Madonna a Fatima, nel luglio 1917, (come già riportato al Cap. 9 ) faceva
una grandiosa e consolante promessa confermata a più riprese con termini ed
espressioni analoghi nelle più recenti apparizioni: « Alla fine il Mio Cuore
Immacolato trionferà ». La domanda però, a questo punto, sorge
spontanea: ma cosa stiamo aspettando veramente? Cosa intende
precisamente l’Immacolata con quella promessa e con quelle parole?

91
Proviamo a spendere qualche parola per provare a gettare qualche luce
su questa realtà misteriosa, il TRIONFO DEL CUORE IMMACOLATO.

Ebbene, tale evento potrebbe definirsi come l’estensione su scala


planetaria della dimensione più intima che interessa il Cuore di Maria:
la vittoria definitiva, perfetta e completa sul regno del Male, del
peccato, il trionfo del bene, la perfetta e piena conformità alla volontà
del Signore, Re del Cielo e della Terra.

Questo trionfo, oltre ad avere una dimensione interna di attuazione nella


misura in cui renderà i cuori della maggior parte degli uomini simili al
Cuore Immacolato, ne avrà anche una esterna: a partire dal
rinnovamento degli spiriti, infatti, si realizzeranno una Società ecclesiale
e politica conformi alle esigenze del Regno di Cristo, in cui trionferanno
l’ordine, il bene e la pace in ogni ambito della vita umana:

« La parola “Regno di Maria” esprime quell’ideale di sacralizzazione


dell’ordine temporale, attraverso la mediazione di Maria, che non è altro
che la civiltà cristiana sempre additata dai Pontefici come meta […]. Il
Regno di Maria sarà una civiltà sacrale perché ordinata
fondamentalmente a Dio; la legge che regolerà i rapporti con Dio e fra gli
uomini sarà quella della dipendenza, che troverà la sua espressione più
alta nella “schiavitù d’amore” alla Ss.ma Vergine »

Il Trionfo del Cuore Immacolato sarà, senza dubbio, «un evento di


grazia eccezionale», unico nel suo genere. Ed essendo questo una
estensione della realtà intima del Cuore di Maria su scala mondiale, è
facile capire che vi sarà una effusione di grazia sul mondo, una specie di
“pienezza di grazia” che avrà conseguenze meravigliose nella vita del
mondo e della Chiesa, della Società, delle legislazioni dei popoli.
Insomma, tutto sarà all’insegna della grazia, in un modo tale in cui
nessuna epoca storica ne ha fatto esperienza.

La grazia propria del Trionfo, in termini teologici, si potrebbe


configurare come una grazia esterna, tra cui si annoverano quelle
Istituzioni esteriori volute da Dio per la salvezza soprannaturale, come
per esempio la Rivelazione positiva, l’Incarnazione, la Passione e Morte
di Cristo, la fondazione della Chiesa, i Sacramenti, i buoni esempi dei
santi. Queste grazie esterne sono molto importanti nell’economia divina
perché Dio, ordinariamente, vuole servirsi di mezzi esterni per agire
negli uomini e condurli a salvezza. Per cui bisogna pensare al Trionfo del
Cuore Immacolato come una Istituzione di grazia – un perfezionamento

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dell’antica Cristianità – che disporrà l’azione diretta di Dio nelle anime con
grazie interne particolarmente efficaci per salvare e santificare gli uomini.

Ulteriori sfumature di significato si colgono, poi, riflettendo sul senso del


termine « trionfo ».Va notato, infatti, che la Madonna, con la sua
meravigliosa promessa, non preannuncia una semplice vittoria; non
dice: “il mio Cuore vincerà” ma “il mio Cuore trionferà”. Il nemico,
quindi, sarà annientato, distrutto, “schiacciato” (cf Gen 3,15). Dire
vincere non esclude la possibilità di una vittoria “decisa alle ultime
battute”, come quando in una gara sportiva i due avversari sono alla pari
e se prevale l’uno sull’altro dipende dalla fortuna o da un “tiro da
maestro” di uno dei due competitori.

Nell’attuale battaglia spirituale le cose non stanno così: non c’è paragone
tra lo strapotere del Creatore e le povere forze delle creature e se sembra che i
nemici stiano ora prevalendo è solo perché la vittoria finale di Dio, di
Maria e dei suoi servi fedeli possa risultare ancora più umiliante per il
demonio e le sue schiere, angeliche ed umane. La parola trionfo, quindi,
esprime una verità indubbia: il nemico del genere umano e con lui tutti i
suoi satelliti saranno annichiliti in modo grandioso, epico, in modo tale
che risulti chiaro al mondo intero che l’instaurazione del Regno di
Maria è opera del « dito di Dio» (Lc 11, 20).

Ma tale instaurazione sarà indolore? Tutt’altro! I messaggi profetici


mariani e non mariani (si pensi alla visione del Terzo segreto di
Fatima…) parlano chiaro circa il fatto che la croce dovrà precedere la
gloria e sarà, per la Vera Chiesa, una croce tanto più pensante quanto
più meravigliosa e grandiosa sarà la gloria futura che le è promessa nel
periodo di Pace preconizzato.

Ma è proprio in questa prospettiva che è possibile vedere, in filigrana, sia


il senso della parola trionfo che quello dell’interferenza provvidenziale
delle forze buone della Chiesa la cui componente mariana si traduce,
oggi, in una vita tutta consacrata alla Santa Vergine. La vittoria sarà epica,
come quella che ottenne Cristo sulla Croce; il mezzo della vittoria sarà il
medesimo perché la Sposa non può seguire un destino diverso da quello dello
Sposo: è la croce che, portata con pazienza e coraggio dai veri credenti (in
modo speciale dai consacrati le cui opere e sofferenze ricevono di un
misterioso « plus-valore spirituale »), preparerà la distruzione del regno
di satana in modo così grandioso che apparirà manifesta la somiglianza
con la vittoria completa e straordinaria di Cristo sulla Croce.

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Sarà proprio da quella Croce che sarà emesso il grido di abbandono dei
credenti, militanti nella Vera Chiesa, figli della Vergine tutti a Lei
consacrati: « Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito […]. Tutto è
compiuto » (Lc 23, 46; Gv 19, 30) che sarà, al contempo, il grido del
Trionfo con cui la Chiesa si imporrà su satana e su tutti i suoi
collaboratori, dentro e fuori la Chiesa.

Questo momento sarà ambivalente perché segnerà una fine ed un


inizio: la fine del potere temporaneo di satana nel mondo (cf Ap 20, 2-3)
e l’inizio del Trionfo del Cuore Immacolato (cf Ap 11, 15-17; 20, 4) e di
una nuova stagione di santità della Chiesa, come indicato dal Libro
stesso dell’Apocalisse e da numerosissime e autorevoli profezie
cattoliche.

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Allegato al libro:

Le visioni della Beata Suor Anna Caterina Emmerick

“La Messa era breve. Il Vangelo di San Giovanni non veniva letto alla
fine. … Tutti lavorano alla distruzione, persino il clero. Si avvicina una
grande devastazione” (1820) – “Verranno tempi molto cattivi, nei quali
i non cattolici svieranno molte persone. Ne risulterà una grande
confusione. Vidi anche la battaglia. I nemici erano molto più
numerosi, ma il piccolo esercito di fedeli ne abbatté file intere [di
soldati nemici]. Durante la battaglia, la Madonna si trovava in piedi su
una collina, e indossava un’armatura. Era una guerra terribile. Alla
fine, solo pochi combattenti per la giusta causa erano sopravvissuti, ma
la vittoria era la loro”. (22 ottobre 1822)

ANZITUTTO CAPIAMOCI SU COSA È LA MISTICA


Prima di inoltrarci nel cuore della vita di questa beata Suor Anna
Caterina Emmerick, chiariamo subito che cosa è la Mistica.

Seppur il latino “mysticus” suoni come misterioso, arcano, va subito


chiarito che nella fede cattolica il concetto di arcano e misterioso non
significa un muro invalicabile, inaccessibile, o solo per pochi: al
contrario, significa “un orizzonte” che, a causa del peccato e delle
tenebre del mondo, non riusciamo a vedere. Ma che grazie al Battesimo,
ai Sacramenti (la Grazia) e ad una vita cristiana correttamente intesa e
vissuta, possiamo “intravedere” e in alcuni casi “avvicinare”, ossia
pregustare già qui sulla terra da quando “il Verbo si fece carne e venne ad
abitare in mezzo a noi”. Faremo questa necessaria premessa, che è anche
introduzione alla vita della nostra Beata, nei 5 primi paragrafi numerati
che seguono (che, per chi non ha abbastanza basi teologiche, sarebbe
opportuno leggere). Infine, ma non per ultimo, dobbiamo tenere a mente
la Vergine Maria, Mare di Dio la “Mistica” per eccellenza, la “Rosa
Mistica”, come affermiamo nelle Litanie Lauretane che ha insegnato ai
Santi, ma insegna anche a noi, come si vive il fondamento dell’incontro
con i Misteri di Dio: “Maria serbava tutte queste cose, meditandole nel
suo cuore” (Lc 2,19 e versetto 51)

MISTICA COME CONTEMPLAZIONE DEL MISTERO


Molte volte invidiamo i santi, i mistici, e pensiamo di non poter mai
riuscire a raggiungere il loro stato. Ma questo è sbagliato ed è uno dei
peccati contro lo Spirito Santo: disperazione della salvezza. Se è vero che

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Dio sceglie alcune persone per rivelarsi più direttamente e servirsi di
loro per far giungere a noi dei messaggi importanti, è altrettanto vero che
molto dipende da noi, dalla nostra volontà. Come ci rammenta Gesù
nella scena del Vangelo in cui suggerisce al giovane la prassi per sentirsi
davvero completo: “Vai, vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri, poi
vieni e seguimi”… ma il giovane non lo seguì. Come quando, nel
capitolo 19 di Matteo, Gesù indica come via della perfezione e
dell’ascetica il celibato, la perfetta continenza. Anche in questo caso, il
discorso non è facile e Gesù lo dice: “Non tutti lo comprendono, ma
voi….”

Non dobbiamo invidiare i santi, guardandoli quasi fossero stati degli


extra-terrestri, per ciò che hanno raggiunto e per come hanno vissuto; ma
piuttosto averli come Amici per la loro forza di volontà nel seguire
Cristo ed imitarli in questa volontà: il resto avverrà come Dio vuole il
quale rispetta la singolarità di ognuno di noi, i nostri caratteri ben
conoscendo di noi limiti, difetti e capacità. “Sia fatta la tua volontà”, e
secondo sempre i Suoi progetti: noi siamo solo strumenti.
Dunque, il misticismo, l’essere mistici, è quella pratica con la quale la
persona decide di “lasciare tutto” e dedicarsi alla contemplazione di Dio
ed al Suo progetto, alle opere di carità in nome di Dio, senza se e senza
ma, senza alcuno ostacolo materialistico. La persona “muore a se stessa”
astraendosi, per mezzo di esercizi continui (digiuno, penitenza,
preghiera, confessione frequente, santa Eucarestia, opere di bene,
sfruttando anche la malattia laddove vi sopraggiungesse), dagli interessi
mondani, praticando la cosiddetta “ascetica”.

MISTICA COME INIZIATIVA CHE PARTE DA DIO


Ma attenzione: la Mistica non è neppure solo quella serie di pratiche
sopra elencate. Quelle servono ad ogni uomo per l’esercizio delle virtù e
per il perfezionamento, semmai, della mistica, della stessa fede cristiana,
dei comandamenti. La mistica non è un qualcosa che si acquisisce per
meriti propri o per mezzo di “esercizi” o studio e, anche per questo, è
indispensabile non confondere la mistica cattolica con le pratiche delle
altre religioni o sette, le orientali soprattutto.

Dicono gli stessi mistici: “Non ci si eleva a Dio se Dio stesso non ci
elevasse a Lui“. L’iniziativa è sempre di Dio che sceglie le persone alle
quali rivelarsi e affidare un progetto, a loro spetta il compito di accettare
o rifiutare.
La stessa Anna Caterina Emmerich, come molte altre mistiche, ricevette
le visioni solo per una iniziativa divina, per grazia divina, cioè senza

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l’uso dei sensi o dell’intelletto. Quando ciò avviene, l’anima viene
immersa tutta in Dio, viene a mancare delle percezioni delle realtà
materiali e intellettuali: questo è un segno di credibilità dei fatti. Non a
caso sono proprio i mistici ad avere difficoltà nella descrizione delle
visioni. Spesso essi stessi dicono: “Non ricordo, non posso dirli, non
riesco a spiegarlo con parole umane…”. Nel caso che vogliamo indagare,
è il Signore stesso che conduce ai piedi del letto della Emmerich il poeta
Clemens Brentano che, recatosi lì in visita occasionale, finirà per fermarsi
sei anni, durante i quali diventerà il trascrittore delle visioni della beata.
Anche questo fu volere divino: non partì da una volontà personale della
Emmerich né da una richiesta del Brentano, è ciò che chiamiamo essere
“disposizione della Divina Provvidenza” che troppi, oggi, scartano
superficialmente con il “caso”.

MISTICA COME IRRUZIONE VIOLENTA DEL DIVINO


La mistica in sé è una esperienza perfino “violenta” delle volte, quando
Dio irrompe nell’anima da Lui scelta, spesso affranta da malanni
corporali. Subito, però, l’anima viene arricchita di doni soprannaturali e
del diretto conforto del Signore stesso, della Vergine Maria, dei santi e
degli angeli: il mistico entra, possiamo dire, nel Regno dei Cieli e la
maggior sofferenza gli è data non dalle sofferenze fisiche, ma dal fatto
che ancora non ci vive pienamente, perché, dopo aver pregustato un
anticipo di Cielo, vorrebbe subito abitarci eternamente. Santa Caterina
da Siena lo spiega benissimo.

Le più belle pagine della mistica parlano di: illuminazione della Grazia,
divinizzazione dell’anima, fuoco d’Amore, incendio dell’Anima dopo,
come spiega lo stesso mistico san Giovanni della Croce, aver passato
anche la “notte oscura dell’anima”, la tribolazione, la tentazione, il
“silenzio di Dio”, come quando Gesù dalla Croce sperimentò questo
allontanamento dicendo: “Dio mio, Dio mio! Perché mi hai
abbandonato?”. Il vero Santo, infatti, è colui che maggiormente si
conforma in tutto al Cristo Gesù, fino alla fine.

La mistica non è altro che quel vivere l’esperienza diretta e “passiva” con
Dio, alla Sua presenza: esperienza diretta perché non ci sono
intermediari e passiva perché ciò non dipende dall’anima o
dall’intelletto, ma dalla Grazia, ossia dalla gratuità di Dio, non significa
estraniarsi dalla realtà e vivere con la testa fra le nuvole, al contrario.
Tanto per essere chiari: la mistica, partendo da un atto di Dio, irrompe
nell’anima, e di conseguenza supera perfino il libero arbitrio dell’uomo il
quale, colpito direttamente da questa irruzione, non può che agire di

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conseguenza, ossia, cambiare, convertirsi, obbedire a ciò che vede e
sente; diretta e passiva questa irruzione cambia completamente il cuore
di chi la vive, come ci rammenta san Paolo, mistico per eccellenza: “Non
sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”. In tal senso, l’anima
coinvolta non vive per immagini o con le proprie opinioni assunte a
verità: al contrario, la Verità irrompe e le rende chiaro ogni Mistero.
L’anima, da questo momento, non vive più per se stessa e diventa vero
strumento di Dio. La mistica non è, allora, semplicemente un’esperienza
personale: è uno strumento per la Chiesa ed è un canale che Dio ha
messo a disposizione per l’edificazione di tutte le membra.

OGGI SI DÀ DEL “MISTICO” A QUALUNQUE FANTASTICATORE:


MA LA MISTICA È “PASSIVITÀ” CHE RENDE ATTIVI
Oggi, purtroppo, si pensa che essere mistici, poiché “passivi” di questa
irruzione divina, significhi perdere tempo nei sogni, nell’immaginario,
nelle fantasticherie, in ore di preghiera. E si è finito con lo screditare
queste anime predilette. In verità, questa passività genera invece una
attività incontenibile ed inarrestabile che, in ogni epoca, ha contribuito
alle varie riforme della Chiesa, ha arricchito il suo Magistero, ha
rivitalizzato ogni volta la sua vera Tradizione, ha suscitato la
conversione delle anime e contribuito alla loro santificazione, ha dato
vita a molte fondazioni laiche e religiose. Non a caso, infatti, la maggior
parte dei fondatori e fondatrici erano mistici. Ci serva come esempio il
racconto sull’origine dell’abito religioso domenicano che nasce proprio
da un’esperienza mistica: la tradizione attribuisce, infatti, alla Madonna
il dono dell’abito allo stesso san Domenico di Guzman, durante uno di
questi momenti di intenso colloquio spirituale dell’anima con Dio.

Infine, è di moda sostenere che le apparizioni come le visioni, la


mistica stessa dunque, non sono vincolanti per il cattolico. Chiariamo
questo concetto: è vero che questi aspetti non sono vincolanti
soprattutto, si badi bene, quando visioni e apparizioni non sono ancora
state rese ufficiali dalla voce della Chiesa. Quando la Chiesa si
pronuncia, come avvenne nel caso delle apparizioni di Lourdes o di
Fatima, seppur non è vincolante crederci, è vincolante il messaggio che
ne deriva. Nel caso di Lourdes, per esempio, è vincolante credere
all’Immacolata Concezione, un dogma che l’apparizione di Aquerò (così
la definì Bernadette) rese ancor più tangibile confermandolo; ancora, nel
caso di Fatima, è vincolante credere che esista l’inferno, così come
spiegò la Vergine ai pastorelli, e che tale aspetto della dottrina sia
fondamentale per noi lo sappiamo dal Catechismo stesso. Allo stesso
modo, è vincolante che per ottenere la pace dobbiamo chiederla e

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supplicarla, pregare incessantemente e dire anche il rosario non perché è
un obbligo, ma perché è uno strumento prezioso che la Chiesa ha
definito tale sia per esperienza diretta, sia per rivelazione nella Mistica.

LA MISTICA NON È SUGGESTIONE


Fatta questa premessa, indispensabile per comprendere non solo
l’esperienza dei mistici ma, nel nostro caso, anche per approfondire la
figura della Beata Caterina Emmerik e le sue cosiddette “visioni”, va
detto che nella Mistica si scongiura immediatamente il rischio di quella
“presenza di Dio” data dalle suggestioni, da un dio immaginato, sognato
o creato dalle proprie opinioni. La Mistica di cui parliamo getta via ogni
dubbio quando, appunto, la Chiesa stessa, in quanto maestra, addita
queste persone al culto ed alla venerazione e non tanto per le grazie che
hanno sperimentato ma proprio per quello che da queste grazie è
derivato e deriva, in ogni tempo, a nostro beneficio e a vantaggio di tutti.
Le “visioni”, le apparizioni, le “confidenze di Dio” sono in sé secondarie:
edificanti certamente, ma marginali e, in tal senso, “non
vincolanti”. Tuttavia, non sono trascurabili, né possono essere attaccate
impunemente: il Signore stesso permette questi momenti mistici per la
nostra edificazione, per correggerci, per metterci in guardia dalle strade
sbagliate che abbiamo intrapreso…
Dio è Amore! Ed è con questo amore che fa di tutto, che irrompe anche
nelle anime per venirci incontro. Clemens Brentano, il suo diretto
biografo e trascrittore delle visioni, scrisse di Anna Katharina Emmerick:
“Lei sta come una croce ai lati della strada” ad indicarci il centro della
nostra fede cristiana, il segreto della croce.
E’ con questo spirito che vanno letti i mistici ed è con lo stesso spirito che
ci accingiamo ora ad approfondire la figura della beata Caterina
Emmerick.

INIZI. FEROCIA DELLE CONSORELLE E DEI RIVOLUZIONARI.


POI UN AMICO: BRENTANO
Anna Katharina Emmerick nasce in Germania, presso Munster a
Flamske l’8 settembre (Natività della Beata Vergine Maria) del 1774.
Quinta di nove figli, ebbe visioni fin dall’infanzia. Fin dall’età di 9 anni,
le apparivano la Madonna con Gesù Bambino, il suo angelo custode e
diversi santi, e, fin da bambina, il Signore le mise nel cuore una grande
sensibilità e devozione verso il Crocefisso. Ancora piccola, Katharina si
commuoveva davanti ai racconti della Passione del Signore, una
delicatezza che non l’abbonderà più, tanto che, nel 1802, poco più che
ventenne, decise di entrare nel monastero delle Agostiniane di
Agnetenberg, ma la sua vita fu subito attraversata da incomprensioni,

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gelosie e maltrattamenti proprio a causa dei doni speciali e
soprannaturali con i quali il Signore stesso la visitava, la consolava e la
istruiva. Di lei si dice, infatti, che distinguesse gli oggetti sacri da quelli
profani, che potesse leggere nel pensiero delle persone e che avesse
visioni di fatti che avvenivano nel mondo. Per esempio, vide nei dettagli
tutta la rivoluzione francese. Le sue esperienze mistiche erano spesso
accompagnate da fenomeni di levitazione e bilocazione. Inoltre,
Katharina aveva il dono di conoscere le malattie delle persone: in questo
modo, poteva prescrivere loro dei rimedi che si dimostravano sempre
efficaci.

Maggior dolore visse la Katharina quando, a causa delle leggi


napoleoniche del 1811, molti conventi subirono la ferocia
rivoluzionaria e la chiusura forzata, obbligandola ad una mortificante
trasferta. Fu accolta come domestica presso l’Abbé Lambert, un prete
fuggito anch’egli dalla Francia e stabilitosi presso Dulmen. Qui
Katharina decise di vivere come fosse stata in convento, offrendosi,
illimitatamente, a sopportar ogni cosa per il bene della Chiesa, per la fine
delle repressioni, per la salvezza delle anime.
Dal 1812 venne presa in parola. Le apparve Gesù che le offrì la corona di
spine: lei accettò ed ebbe così sulla fronte le prime stigmate. In seguito, le
si aprirono le ferite anche alle mani, ai piedi e al costato, costringendola a
letto. A questo si aggiunse anche una serie di continue malattie che la
portarono ad una profonda debilitazione corporale ma mai spirituale,
così come spiegherà Clemens Brentano, il quale, dal 1818, non
abbandonò più il capezzale della beata e che, oltre ad essere stato
testimone delle gravi sofferenze fisiche che ella pativa, seppe trascrivere
tutte le visioni che Katharina viveva e tutte le grazie con le quali veniva
favorita, rimanendo con lei fino alla morte della donna, avvenuta il 24
febbraio del 1824. Lo stesso Brentano fu oggetto delle “visioni” della
Emmerich. Ella infatti gli predisse che sarebbe vissuto fino a quando il
suo compito (trascrivere tutte le visioni di cui ella lo aveva reso
partecipe) non fosse stato terminato. Tale profezia si avverò: il
Brentano morì nel 1842 dopo aver trascritto tutte le visioni e la stesura
del libro “Vita di Gesù Cristo”, tratto dalle visioni della suora. Anche
lui era nato l’8 settembre.

100
INCHIODATA AL CROCEFISSO
Della beata Katharina molto si parla delle visioni a riguardo della Chiesa,
della grave apostasia, dell’Anticristo, ma poco si parla di altre visioni
altrettanto importanti quali, per esempio, quelle sulla Passione di Gesù,
che soltanto grazie al film The Passion of the Christ di Mel Gibson fu
possibile approfondire.

Solitamente, la Emmerick, obbligata a letto, teneva un crocefisso fra le


mani che non si stancava mai di contemplare: lo custodiva con
devozione a tal punto che le si formò una stimmata con la forma del
Crocefisso sullo sterno e, non appena le sopraggiungevano dei forti
dolori, ella subito rifletteva sulle Sacratissime Piaghe, specialmente
quella del costato, e cercava sempre di pensare ai dolori che il Signore
dovette patire quando si lasciò consegnare nelle mani degli uomini, per
la loro salvezza.

I Padri della Chiesa, i santi, i mistici, tutti loro, specialmente


sant’Alfonso M. de Liguori, insegnano che meditare la Passione di
Gesù Cristo è l’atto più nobile e meritorio per ascendere a Dio e
rientrare in se stessi. La stessa “Imitazione di Cristo” ci rammenta: se
non sai contemplare cose sublimi e celesti, riposati nella Passione di
Cristo e dimora volentieri nelle Sue sante piaghe. Perché se tu ti rifugerai
nelle piaghe e nelle sante stimmate di Gesù, sentirai gran conforto nella
tribolazione, curerai poco il disprezzo degli uomini, e sopporterai in pace
le loro maldicenze.

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VIAGGIO IMMOBILE IN TERRA SANTA
Nelle visioni della Emmerick questa casa è stata individuata come quella
di Giovanni, dove la Madonna visse dopo la morte di Gesù, fino alla sua
morte e assunzione

Oltre alla Passione di Cristo, la Emmerick fu anche colei che ci descrisse


la “Vita della Beata Vergine Maria” e non molti sanno, per esempio, che
la scoperta della Casa di Efeso (Turchia) – dove abitò la Vergine dopo
l’ascensione di Gesù al cielo, quando “Giovanni la prese con sé” come
richiesto da Gesù in Croce – si deve alla minuziosa ricostruzione delle
visioni della Emmerick.
Queste “confidenze divine” che ella riceveva erano davvero particolari.
In sostanza avveniva questo: lei si separava spiritualmente dal corpo
dopo essere stata “chiamata” dal suo angelo custode (naturalmente il suo
corpo restava nel letto, visibile a coloro che le stavano davanti, compreso
il Brentano che se ne fa testimone) e il suo spirito si recava in Terra Santa,
dove assisteva agli episodi evangelici come se stessero avvenendo in
quel momento. Paragonandola alla tecnica della cinematografia che né
lei né il Brentano conoscevano, possiamo dire che era come se la
Emmerick tornasse indietro nel tempo per vivere un flashback; dopo,
descriveva minuziosamente i fatti a Brentano il quale li trascriveva.

Né la monaca né Brentano erano mai stati in Terra Santa: eppure


Katharina ha descritto con sorprendente precisione i luoghi della vita di
Gesù e della Madonna, gli abiti, le suppellettili, perfino i paesaggi. Sulla
base delle descrizioni della Emmerick è stata ritrovata, dicevamo, a Efeso
la casa dove la Vergine visse dopo l’Ascensione di Gesù al Cielo e
quindi, assai probabile, dopo gli eventi della Pentecoste. Era una casa
rettangolare di pietra, a un piano solo, col tetto piatto e il focolare al
centro, tra boschi al margine della città perché Maria desiderava vivere
appartata. Il sacerdote francese Julien Dubiet, dando credito a queste
visioni, andò in Asia Minore alla ricerca della casa descritta da
Katharina. Dubiet effettivamente trovò i resti dell’edificio, nonostante le
trasformazioni subite nel tempo, a nove chilometri a sud di Efeso, su un
fianco dell’antico monte Solmisso di fronte al mare, esattamente come
aveva indicato la Emmerick. La validità delle affermazioni di Katharina
venne confermata anche dalle ricerche archeologiche condotte nel 1898
da alcuni ricercatori austriaci. Gli archeologi ebbero modo di appurare
che l’edificio – almeno nelle sue fondamenta – risaliva davvero al I secolo
d.C. La Chiesa stessa non ebbe dubbi nell’elevare questa casa a Santuario
e ben tre Pontefici: Paolo VI, Giovanni Paolo II che Benedetto XVI vi si
sono recati in pellegrinaggio.

102
UNA SCHIERA DI MISTICHE PER I TEMPI BUI
Ogni santo, martire o beato ha la sua particolarità: Dio, del resto, ha un
progetto per ognuno di noi. E, pertanto, se è vero che il secolarismo più
radicale, la dea ragione dell’illuminismo, il nascere e il diffondersi di
sétte ed anticristi, tutte le teorie materialistiche e più alienanti
caratterizzarono l’epoca in cui visse la pia suora, è altrettanto vero che
analizzando bene questo ed altri eventi, tale periodo fu contrassegnato
dalla fioritura di numerose altre mistiche beatificate e non, stimmatizzate
e comunque venerabili, di cui è bene rammentare qualche nome: Maria
Luisa Biagini di Lucca (1770-1811), Maria Josepha Kumi di St. Gallo
(1782-1826), Bernarda della Croce di Lyon (1820-1847) e Rosa Maria
Andriani (1786-1848); così come le stimmatizzate domenicane Colomba
Schanolt di Bamberga, morta nel 1787, e Maddalena Lorger di Adamar,
morta nel 1806; così come la cappuccina Suor Rosa Serra di Ozieri in
Sardegna e Maria Bertina Bouquillon, sempre fra il 1800 e il 1862, così
come l’olandese Dorothea Visser, nel 1820, e molte altre.

Questa schiera di “inviate dal Cristo” (e abbiamo accennato solo al


ramo femminile di quel tempo) sono la testimonianza più tangibile e
concreta della fede e dell’Amore di Dio e di come si patisce per la Sua
causa; questa e non altre fu ed è sempre la risposta di Dio agli uomini
inquieti di ogni tempo, risposta alla Sua Chiesa militante e sofferente.
E tutti questi “strumenti di Dio” non vanno mai dissociati da tante altre
figure della Chiesa di ogni tempo, del Medioevo soprattutto con la
nascita e la fioritura degli Ordini Mendicanti.

OGNI GIORNO LA VISITA DI UN SANTO


Come accadde per santa Caterina da Siena, anche per la Emmerick
l’istruzione non fu importante ed anche per lei il Crocifisso divenne il
suo libro, eternamente aperto, ed il suo cuore fu reso tenero dalla
sofferenza, totalmente immerso nella dimensione dello Spirito Santo.
Anche per la Emmerick furono altri santi ad istruirla e a guidarla e il suo
angelo custode le sarà guida per tutta la vita e in tutte le visioni. Il suo
amore per le anime del Purgatorio, per la Chiesa trionfante e militante, le
permetteranno fin da piccola di distaccarsi dalle distrazioni materiali.
Non si sentì mai sola e, in effetti, non lo fu mai, potendo contare ogni
giorno della visita di qualche santo come santa Rita da Cascia, Giuliana
di Liegi, sant’Ignazio di Loyola, sant’Antonio e sant’Agostino, i quali la
indirizzarono fin da giovane alla venerazione delle reliquie.

103
La sua venerazione particolare per la Vergine Maria, che definiva “mia
Regina”, la sosterrà nei momenti della prova, le sarà di consolazione
continua e la condurrà per mano in quella “confidenza di Dio”,
attraverso la quale potrà “vedere” come in un film, ma con lei davvero
sul posto, tutti i fatti della vita di Maria e di Gesù, degli apostoli, della
Chiesa nascente.

PERCHE’ QUEL LUNGHISSIMO TENTATIVO DI OCCULTARLA?


Come mai ci vollero 130 anni per la sua beatificazione cominciata nel
1892?

Abbiamo due realtà: la prima è la Provvidenza di Dio, è sempre Lui che


sceglie i tempi, la seconda è umana, la Emmerick è una figura scomoda.
Come scomode furono alcune parti delle profezie della Vergine a La
Salette (che per alcuni contenuti riprendono le visioni della beata
tedesca): il 19 settembre del 1849 (circa 20 anni dopo le visioni di
Katharina) due pastorelli di 15 e 11 anni divennero i confidenti della
Vergine Maria. Alcuni messaggi immediati ed alcune profezie che
riguardavano anch’esse dell’apostasia nella Chiesa, vennero occultate.
Anche qui l’iter burocratico fu molto difficile e sofferto e se, da una
parte, ringraziamo la Chiesa per l’enorme prudenza con la quale tratta
questi fatti, dall’altra parte deve essere chiaro per noi che la stessa attesa
di una conferma della Chiesa è necessaria per essere “provati al
crogiuolo”, per verificare se davvero certe profezie sono autentiche o non
provengano dall’Ingannatore.

E’ bene dirlo: spesso non viene messa in discussione l’eroicità dei


veggenti, una volta appurata la loro moralità e credibilità, ma quello che
essi hanno davvero visto e se non siano stati ingannati. Un esempio di
lungo e sofferto riconoscimento da parte della Chiesa è l’iter doloroso di
san Padre Pio da Pietrelcina giunto, alla fine, all’ esito positivo tanto
atteso. Infine è beatificata, perché così piacque a Dio riconoscere la Sua
fedele Serva (cfr.Lc.1,46-55).

E dunque, come mai tanto tempo per riconoscere la beatitudine della


Emmerick?
Le voci ufficiali parlano di una normale routine che, purtroppo, si andò
ad incastrare con la politica di quei tempi che ne avrebbe rallentato il
processo. Si dice che Papa Leone XIII parlò di “prudenza” a causa della
forza dirompente delle sue “profezie” e che vista la Politica del ’900 –
con gli attriti europei, la disgregazione dell’Impero Austro-Ungarico, la
situazione del rimanente impero germanico, ecc. – era meglio non essere

104
troppo rapidi, ma occorreva attendere tempi migliori e pazientare per
evitare ogni strumentalizzazione delle visioni.

Qualcuno afferma che Clemente Brentano, il poeta che si adoperò per


la trascrizione delle visioni, avrebbe falsificato tali profezie,
arricchendole, colorandole e provocando, per questo, un arresto del
processo di beatificazione. Questa “voce” però ci appare improbabile
dal momento che la stessa Emmerick riconosce nel Brentano l’aiuto della
Divina Provvidenza. Ma al termine di questo Dossier ci occuperemo, in
fondo, anche della questione del Brentano..
Ciò che si sa per certo è che un certo cardinale Joseph Ratzinger,
Prefetto per la Dottrina della Fede (e divenuto poi Pontefice), alle prese
con molte altre apparizioni e rivelazioni, prese a cuore l’iter della
beatificazione della Emmerick. Definendola “affidabile e degna di
credibilità” e affermando dunque che nelle sue visioni, nel libro sulla
vita di Maria e in quello sulla vita di Gesù “non vi sono contenuti errori”
e “sono contenuti messaggi edificanti”, contribuì a spazzar via gli ultimi
dubbi permettendole di essere riconosciuta beata.
Trattandosi di un vero Dossier, non ci soffermeremo sui due testi che vi
raccomandiamo, tuttavia, per una lettura approfondita e contemplativa.
Del resto, ciò che ci preme è di rendervi partecipi della vita dei santi e
specialmente di questi che trattiamo nel sito perché il loro messaggio non
solo è attualissimo, ma è di grande aiuto per noi, per la nostra fede, per
la nostra consolazione ed edificazione.

Così consolava sant’Agostino la beata durante queste visioni: “Tu non


sarai mai aiutata del tutto perché la tua via è quella del dolore. Quando
però supplichi per avere sollievo e aiuto ricordati che sono pronto a
darteli”.
Supplichiamo anche noi, per avere oggi, il medesimo soccorso dei santi!
Un angelo così avvertiva la Beata: “Dirai di essere quello che potrai, ma
ti riuscirà impossibile calcolare il numero delle anime che leggeranno
quanto dirai, e saranno ispirate a tal punto da dedicarsi alla autentica
vita devota”.
Possiamo dire che sotto il segno di questa pratica cristiana e di questa
fede, Katharina Emmerick è inviata da Gesù Cristo per offrirsi,
misticamente, per la salvezza delle anime, per il bene della Chiesa,
immolandosi su questa terra, dentro un letto di dolori, per essere
testimone e al tempo stesso testimoniare l’eternità della fede, l’Amore
sconvolgente di Dio, la Sua giustizia, la Sua misericordia.

105
RITAGLI IMPORTANTI
“Il Signore mi fece dono di comprendere le diverse condizioni dei defunti
anche dai loro pochi resti, presso le tombe e i Cimiteri. Una volta ebbi la
percezione che le ossa dei resti di alcuni defunti emanassero una luce da
cui fluiva benedizione e guarigione; da altre invece ricevetti chiari i
differenti gradi di miseria e bisogni e perciò sentii la necessità di
supplicare, pregare, offrire sacrifici e penitenze per ottenere aiuto ed
intercessione per loro. Presso altre tombe, invece, ricevetti la percezione
dell’orrore e dello spavento, quando pregavo durante la notte nel
cimitero, ricevevo da queste tombe sentimenti di orrore, l’oscurità, le
tenebre; altre volte vedevo qualcosa di nero e straziante salire da queste
tombe che mi faceva rabbrividire, non credo di aver mai provato un
terrore più grande di questo eppure non erano del tutte anime dannate, al
contrario, infatti quando tentato di penetrare in queste tenebre per
cercare di recare aiuto a qualche anima, venivo respinta anche in modo
violento e mi venne spiegato che queste punizioni erano necessarie alla
loro purificazione…. ma presso un’altra tomba, invece, mi venne in
soccorso la somma giustizia di Dio sotto forma di un angelo, che presto
mi allontanò da un altro genere di terrore, quello infernale che da quella
tomba emanava…“.
La beata Emmerick prosegue con altre descrizioni e sottolinea come altre
volte sentiva, dalle tombe, delle voci chiare: “Aiutami! Aiutami a venir
fuori!”. Si trattava di anime dimenticate, spiega la beata Katharina, per
le quali nessuno pregava più…
Prima di arrivare ad alcuni approfondimenti che riguardano le visioni, o
profezie, circa la Chiesa che, immaginiamo, i nostri lettori si attendono,
vogliamo invitarvi a meditare il calvario subito dalla Emmerick a
riguardo delle sue stimmate. I fatti che seguono ci sono riportati da
Vincenzo Noja da pag. 35 del libro dedicato alle visioni edito dalla
Cantagalli.

Dopo aver raccontato della formazione di diverse commissioni


ecclesiastiche che si alternarono per verificare la veridicità delle
stimmate e di altri fenomeni inspiegabili, il medico stesso della beata si
convinse sempre di più della soprannaturalità di tali fatti che ella viveva,
sopportando con amore tutte le umiliazioni. Così il medico riportava nel
suo diario: “Tutto il suo corpo era come impietrito, il suo volto mostrava
un’indicibile limpidezza e un’espressione d’indescrivibile benessere. Il
segno del doppio Crocefisso era impresso nella carne, all’altezza dello
sterno, così come riscontrai piaghe alle mani e ai piedi. Incredibilmente
la vidi per tre anni di seguito alimentarsi solo con acqua di pozzo fredda
e dell’Eucaristia…”. E’ una testimonianza importante che acquista

106
ancora più valore se consideriamo che questo medico, Franz Wesener, da
ateo che era, in seguito all’incontro con la Emmerick, si convertì:
possiamo dire che il medico fu guarito dalla paziente.

Il vescovo, benevolo e commosso davanti alla beata, volle che le sue pene
diventassero da subito una testimonianza tangibile della presenza di Dio
e propose una commissione fatta di laici, cittadini di Dulmen, che,
ininterrottamente e a turni, avrebbero potuto osservarla da vicino,
pregare e convertirsi.

CATERINA IN MANO A UNA COMMISSIONE STATALE DI


SADICI: PROTESTANTI, ATEI E MASSONI CHE LA TORTURANO
E’ triste constatare che quando parliamo della Emmerick, ci si arresti
esclusivamente davanti alle “profezie sulla Chiesa”, con una certa
curiosità che non fa bene…. La Emmerick patì un profondo calvario per
il bene della Chiesa e nostro. Centinaia furono le visite e i controlli, ma
quella peggiore di tutte fu la commissione creata dai protestanti e da
atei. Non ce ne vogliano oggi gli “ecumenisti”, ma quel che fecero alla
povera suor Katharina non può rimanere nell’oblio. Nell’agosto del
1819 si formò questa commissione statale formata da alcuni protestanti,
qualche notabile scettico e persino un massone. Quel che fecero ed
imposero alla Emmerick fu degno del processo e della Passione di
Nostro Signore.
La futura beata venne letteralmente strappata dal suo capezzale e
trascinata da quattro poliziotti in una sezione della gendarmeria locale,
come una comune delinquente, senza alcun riguardo per le sue
condizioni. Questa fu la prova più umiliante e dolorosa alla quale venne
sottoposta, sotto gli occhi commossi dei cittadini di Dulmen e del
vescovo che nulla poté fare per evitare questa indegna sceneggiata. La
suora venne collocata al centro di una sala per essere sottoposta a
continui esami, notte e giorno, come una prigioniera, e scossa in tutte le
sue piaghe per tre lunghe settimane. La casa nel frattempo veniva messa
sottosopra e perquisita per cercare eventuali trucchi, ma nulla fu trovato.

Nonostante tutti gli sforzi compiuti con questa atrocità, il capo


inquisitore, tale von Bonninghausen, non poté rinvenire nessuna
impostura. Riuscì solo a dimostrare ai cittadini di Dulmen fin dove
potesse arrivare la crudeltà degli uomini senza Dio. Il sangue della
veggente, che fuoriusciva anche perché duramente suscitato dai continui
controlli (mettevano le dita nelle piaghe doloranti aumentando la soglia
del dolore), venne riconosciuto dai cittadini presenti come sangue
mistico, simbolo e messaggio di Dio misericordioso. Molti membri di

107
questa commissione laica, ma anche di quella ecclesiastica, si pentirono
di fronte a questo sangue, come avvenne per gli spettatori sul Golgota.

Da vera martire, la pia suora non diede mai cenno di impazienza, di


infelicità, o di rimprovero: tutto accettava con benevola rassegnazione,
lasciandosi guidare dalla voce del Signore che continuava a confortarla.
Le sue preghiere e le sue sofferenze furono offerte per la conversione dei
peccatori e per il bene della Chiesa. Il Signore le accolse volentieri e ne
esaudì molte.

“NON TUTTO DEVE ESSERE DETTO”. LE VISIONI E IL GIUSTO


ATTEGGIAMENTO NEI LORO CONFRONTI
Il 2 febbraio del 1824, 22 giorni prima di morire, la Emmerick disse: ” La
Madre di Dio mi ha dato tanto (..) io non sono più nulla del mondo. La
Madre di Dio mi ha preso con sé e mi ha mostrato una grande luce, io
volevo restare con lei e mi fece capire con il dito sollevato sulla bocca
socchiusa, che doveva rimanere in silenzio e non doveva parlare di
tutto…”.

Ecco, con questo spirito e con questa immagine, vogliamo “parlare” delle
Visioni: cercando di rimanere in un rispettoso silenzio giacché “non tutto
può essere detto” e non tutto può essere compreso. La Chiesa stessa
insegna che le profezie non sono un problema davanti al quale bisogna
chiedersi sempre “se ci vincola o meno”, ma che sono importanti per la
nostra conversione ed edificazione. In alcuni casi, gli esiti delle nostre
vite possono cambiare se noi, che siamo coloro ai quali le profezie
sono indirizzate, ci lasceremo trasportare verso un’autentica
conversione e verso un adempimento radicale della “volontà di
Dio”. Occorre, pertanto, leggere le visioni o gli scritti che ne trattano
rinunciando, però, ad uno spirito di curiosità o a strumentalizzarle al
fine di attaccare ora questo ora quello. Al contrario, bisogna farlo per
mettere ognuno di noi davanti alla propria anima e domandarsi: “Io cosa
sto facendo per il Regno di Dio? Che parte ho, io, in tutta questa storia
della Salvezza?”.

LA “STRAORDINARIETÀ” NELLA EMMERICK NON STA


NELLO STRAORDINARIO MA NELLA SEMPLICE UMILTA’ DEL
QUOTIDIANO
Ciò che fu “straordinario” in Katharina Emmerick non è tanto da
ricercarsi nella veggenza e negli altri doni mistici (questi semmai furono
strumenti) ma nella sua personale partecipazione alla passione con
Cristo, in Cristo e per Cristo. Se si volesse fare un paragone solo per

108
comprendere di cosa stiamo parlando, basti pensare a san Pio da
Pietrelcina. Padre Pio e la beata Emmerick sono l’espressione vivente
di tutto ciò che riguarda la fede della Chiesa: rappresentano il cristiano
e il sacerdote che, con Cristo, in Cristo e per Cristo, si immola per la
salvezza delle anime ricevendo da Dio i doni mistici per portare avanti la
Sua opera e mai la nostra.
In queste visioni, Katharina è sempre accompagnata ora dagli angeli e
dai santi, ora dalla Vergine Maria, ora da Cristo stesso. Non è mai sola e
ciò che vive nelle visioni diventa sempre per lei motivo di espiazione,
di penitenza, di enorme sofferenza, specialmente quando vede i fedeli
e i prelati apostati, le profanazioni della Santissima Eucaristia, gli
abusi liturgici. È come se la beata Katharina avesse già molto espiato per
noi, oggi, a causa dei nostri peccati: questa fu la sua straordinarietà. E
questa è, del resto, la vera straordinarietà dei santi che vivono nel
proprio tempo l’espiazione e a cui dobbiamo essere grati non solo per gli
eventi del loro tempo, ma anche per quello futuro. Quando noi
veneriamo un santo, un beato o un martire, non facciamo altro che
lodare Dio per aver concesso a queste anime di condividere in Cristo le
nostre passioni. Riflettiamo quindi più seriamente sulla Comunione
dei Santi e portiamo loro più rispetto, più venerazione, e cerchiamo di
seguirli nella pratica delle virtù che vissero anche perché noi ne
potessimo trarre un beneficio.
Quando qualcuno parlava davanti a san Padre Pio delle beatitudini
dello stato del frate quasi invidiandolo per i doni che lo
accompagnavano, rispondeva: ” …e perché tu hai rifiutato di offrire
quel tal dolore a nostro Signore? perché non hai avuto la furbizia di
offrire quel tal sacrificio che il Signore ti fece intendere? Ogni
battezzato è in grado di essere gradito al Signore e di ricevere da Lui le
Sue grazie, ma non credere che siano beatitudini, non lo sono fino a
quando si è costretti a rimanere in questa carne…”.
Ognuno di noi può diventare (e deve) gradito a Dio. Auspichiamo che
quanto segue dia un nuovo impulso a quanti leggeranno le sue pagine
per intraprendere con Cristo un nuovo ed autentico rapporto d’amore e
di fede nella Comunione dei Santi.

ANGELI, ARCANGELI… E DEMONI


Le Visioni della Beata Emmerick non sono semplicemente dei fatti o
degli eventi che riguardano il futuro della Chiesa, ma sono delle vere
catechesi (come dissero sia Giovanni Paolo II che l’allora cardinale
Ratzinger), immense pagine di sana dottrina su cui faremo bene a
meditare. Nel 1820, per la festa dell’Angelo Custode, la Emmerick riceve
delle visioni che la ammaestreranno sugli angeli buoni e cattivi e sulla
loro attività:
109
“Vidi una chiesta terrena piena di persone da me conosciute. Molte altre
chiese si stagliavano, su questa, come sui piani di una torre, ed ognuna
aveva un Coro diverso di Angeli. In cima a tutti i piani c’era la Santa
Vergine Maria, cinta dal sublime Ordine, era dinanzi al trono della
Santissima Trinità. In alto si stendeva un cielo pieno di Angeli e c’era un
ordine e una vita indescrivibilmente meravigliosa mentre sotto, nella
Chiesa, tutto era oltre misura sonnolento e trascurato. (…) e ogni parola
che il prete pronunciava durante la santa Messa, in modo diffuso, gli
Angeli la presentavano a Dio, così tutta quella pigrizia era rigenerata per
la gloria di Dio. (..) Gli Angeli Custodi esercitano il loro ufficio, scacciano
dagli uomini gli spiriti cattivi, suscitando in essi pensieri migliori: in
questo modo gli uomini possono concepire immagini serene (…) e le
preghiere dei loro protetti li rende ancor più fervidi d’amore verso
l’Onnipotente…”

E’ chiaro qui l’invito della Beata Emmerick affinché ognuno di noi non
trascuri di pregare il proprio angelo custode, che ci rammentiamo
sempre della sua presenza accanto a noi.
“…E vidi come gli spiriti cattivi penetrano negli animi risvegliando negli
esseri ogni genere di passione disordinata e di pensieri materiali. Il loro
scopo è di separare l’uomo dall’influsso divino gettandolo nelle tenebre
spirituali. L’uomo viene così preparato ad accogliere il demonio che
imprime il sigillo definitivo della separazione da Dio. Vidi anche come le
mortificazioni, i digiuni e le penitenze potessero indebolire molto
l’influsso di questi spiriti, e come questo influsso diabolico potesse essere
respinto in modo particolare con i Sacramenti, specialmente della
Confessione e dell’Eucaristia. Vidi questi spiriti seminare cupidigie e
brame nella Chiesa…“.

Molto bella è la visione su san Michele Arcangelo (che qui non possiamo
riportare per motivi di spazio), sulla affermazione della devozione nella
Chiesa e in particolare in Francia. Nella stessa visione la Emmerick
descrive la potenza degli angeli e dei tre Arcangeli, la lotta e il loro
trionfo: se ne aveste l’opportunità, leggetela con molta venerazione.

QUELLE CHIESE, LA MILITANTE E LA TRIONFANTE, CHIAMATE


OGNI ANNO AL RENDICONTO…
Tutte le visioni di Suor Katharina sulla Chiesa Militante e Trionfante
vanno lette in una sola chiave di lettura: la Comunione dei Santi nel
trionfale ritorno glorioso di Cristo Re e Giudice. Queste profezie e
Visioni tengono conto anche di un fatto che purtroppo oggi possiamo
constatare tristemente reale: la sparizione del termine e del significato

110
stesso di CHIESA MILITANTE… Oggi si ha paura di parlare di
MILITI, MILITANZA, e chi teme l’uso di questi termini, si piega alla
moda di questa “neo-chiesa” che ne vieta la pronuncia.
Così lo spiega la Beata: “A questi pensieri e visioni sento palpiti d’amore
bussare prepotentemente al mio petto, come se fosse giunto il momento
di vivere tutti nella comunità dei Santi, e fossimo tutti insieme in
contatto permanente con loro come un unico corpo. Queste percezioni di
gioia profonda sono però seguite anche dalla sofferenza, poiché sento
che molti uomini di chiesa sono ancora ciechi e duri.
Ardimentosamente e con impeto chiaro, chiamo il Salvatore e Gli
dico:«Tu che hai tutta la potenza e questo grande amore che abbraccia
tutto l’universo, Tu che puoi tutto non lasciarli perdere, salvali!
Aiutali!». Egli allora mi rispose mostrandomi quanta pena per loro si era
preso e si prendeva, e mi disse: «Vedi quanto io sono vicino a loro per
aiutarli e per salvarli ed essi mi respingono!». Così sentii la Sua
giustizia come intrisa nella dolce grazia dell’amore…“.
Tale mistero apparve chiaro agli occhi interiori della beata, alla quale
venne mostrato come ogni anno, ossia, alla fine di ogni anno
ecclesiastico, entrambe le Chiese, militante e trionfante, vengano
chiamate a rendere conto.

In tal contesto, il 3 dicembre 1821, la veggente racconta: “Ebbi una


grande visione sul bilancio tra la Chiesa terrena e quella celeste di
quest’anno. Dalla Chiesa celeste fluiva la S.S. Trinità e Gesù stava alla
destra, in un piano più basso c’era anche Maria, a sinistra vidi in gruppi i
Martiri e i Santi. In un susseguirsi di immagini mi scorse davanti tutta
l’esistenza terrena di Gesù, i suoi insegnamenti, e sofferenze (…) – e
come queste – contenevano i simboli più alti dei Misteri della
misericordia di Dio e gli atti della nostra salvezza, come pure erano esse
le fondamenta delle celebrazioni religiosi della Chiesa militante…(…)
Vidi come per mezzo dei Martiri ci furono innumerevoli conversioni,
essi sono come dei canali mistici, portano il Sangue del Redentore a
migliaia e milioni di cuori umani, specialmente di coloro che li invocano,
e li onorano con una vita degna“.

“SARANNO MANDATI AL MONDO 7 MISTICI” A PAREGGIARE I


BILANCI DELLA CHIESA
Parlando di Chiesa non poteva mancare la nostra amata santa Caterina
da Siena, della quale la stessa Emmerick sosteneva la devozione, anche a
causa del nome che portava e che alla santa senese faceva riferimento.
Sempre in questa visione di cui ci stiamo occupando, la beata racconta:

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“Vidi la Chiesa terrena come un magnifico giardino che cela mille tesori
da cogliere, ma questi non vengono raccolti, e con il passar del tempo il
campo diventa sterile e arido. (…) la comunità dei fedeli, il gregge di
Cristo, tutto era senza vitalità, sonnolento, le celebrazioni senza
sentimento, e le grazie che essa avrebbe potuto ricevere in tali
celebrazioni, cadevano sulla terra senza essere colte, e quel che più era
terribile è che non venendo colte si trasformavano in colpe, poiché
questa è la giustizia! Allora ricevetti la consapevolezza che la Chiesa
militante avrebbe dovuto espiare queste gravi mancanze con esercizi di
riparazione per pareggiare i conti con quella celeste e trionfante. Ma per
colpa delle mancate espiazioni vidi che la chiesa militante non avrebbe
potuto regolare i conti e sarebbe caduta ancor più in basso. Per questo
motivo la Santa Vergine Maria, con assiduo lavoro e avvalendosi della
collaborazione nel mondo di sette mistici, si occupava di compensare
questa condizione di caduta della chiesa militante, degli uomini e della
natura. Tra questi sette mistici fui scelta anch’io a partecipare a questa
missione di soccorso e di risanamento del bilanciamento della Chiesa
terrena. Nel giorno dedicato a santa Caterina, nella casa dove vennero
celebrate le Nozze mistiche, intrapresi con la santa Vergine una faticosa
raccolta di tutta la frutta e le erbe necessarie. Iniziammo così tutte le
difficili preparazioni…“.

In poche parole, la Emmerick sottolinea e spiega (ricordiamo che il


tutto è pervenuto a noi per mezzo delle trascrizioni del Brentano) il
senso di tale raccolta: a causa della colpevolezza delle membra viene a
mancare alla Chiesa militante quel miele necessario per addolcire le sue
fatiche. Pertanto, con l’aiuto della Vergine Maria e dei suoi collaboratori,
tale miele mancante viene ri-preparato e prelevato dalla Chiesa
trionfante e quindi è dato alla Chiesa militante in modo da pareggiare i
conti. Conclude infatti la visione: “…uno di questi volontari scelti da
Cristo, spreme con mani insanguinate i pungenti cardi, traendo il miele
che viene cucinato e preparato dalla Santa Vergine Maria, la Madre della
Chiesa. A seguito di tal duro lavoro che durò giorni e notti, ci fu una
riduzione del debito…“.

LE ANIME PURGANTI PIÙ BISOGNOSE SON QUELLE


“BEATIFICATE” ILLEGITTIMAMENTE DAL MONDO
Un’altro aspetto che caratterizza le visioni della beata Emmerick è la
compassione e l’amore verso le anime sofferenti, i moribondi, le
Anime del Purgatorio: compassione e commemorazione delle anime,
ma, al tempo stesso, la visione degli spiriti maledetti persino presso le
tombe dei cimiteri, anime avvolte nell’oscurità, e financo la visione della

112
condizione dei fanciulli uccisi prima e dopo la nascita. Il punto è questo
ed è tutto evangelico: i poveri materiali “li abbiamo sempre con noi” e
per loro ciò che si può fare è tangibile e umanamente soddisfattorio, ma
per i Santi c’è un’altra POVERTA’ a cui poco si crede (vedi il
Protestantesimo che ha contribuito a questa povertà) ed è quella delle
Anime abbandonate in Purgatorio. Pensate a questo: una tavola
imbandita davanti alla quale ci sono dei poveri ai quali si vieta, però,
di toccare qualcosa, solo vedere, ma non mangiarne… Ecco, le Anime
del Purgatorio – oltre alle proprie sofferenze dovute al loro stato di
purificazione – vedono e sentono questa Prelibatezza vicina a loro,
sono ad un passo dalla gloria, ma gli viene impedita a causa della
NOSTRA stoltezza e dimenticanza nei loro confronti.
A quanti le facevano visita, parlando di queste anime in terra e
sofferenti, diceva:

“Come è triste vedere le povere anime così poco aiutate, esse hanno
veramente bisogno di questo aiuto (sante messe di suffragio e preghiere),
poiché il loro stato è così miserabile che non possono aiutarsi da se
stesse. Se qualcuno pregasse per loro, facesse dire delle messe, soffrisse
un poco per loro, oppure offrisse delle elemosine alla loro memoria, ne
verrebbe grande profitto alle medesime, al punto tale da sentirsi
consolate e ristorate, come assetate. Purtroppo molte di queste anime
hanno molto da soffrire a causa della nostra trascuratezza, mancanza di
entusiasmo per Dio e per la salvezza del prossimo (…), ma purtroppo
veramente poco viene fatto per loro, nonostante esse lo sperino molto!”.

In una particolare visione la pia suora esternava la sua compassione in


modo speciale per quelle anime di morti che solitamente vengono
innalzate al settimo cielo dai parenti, dagli amici, dai conoscenti, con
fiumi di lodi, ma che in verità soffrono le pene del purgatorio(altre
volte persino dell’inferno) anche perché, a causa di tante lodi, nessuno
si preoccupa di pregare più per loro, dando per scontata la loro
beatitudine, e, per questo motivo, restano abbandonate in Purgatorio.
Dice la Emmerick: “Una lode smisurata prende il significato di una
lode immeritata, una vera e propria spogliazione e riduzione del vero
patrimonio di quell’anima che, a causa di ciò, soffre maggiormente“.

NEI CIMITERI DI NOTTE. COSE OSCURE ACCADONO.


TERRORIZZANDO KATHARINA…
Comunione dei santi. Noi preghiamo per loro e loro pregano per noi:
un mutuo soccorso fra chiesa militante e chiesa purgante.
In questo capitolo la Emmerick (per mezzo della penna del Brentano)
riporta tutta integralmente la dottrina della Chiesa sui defunti, sul
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peccato, sul valore della Messa quale Sacrificio di Cristo per l’espiazione,
sulla confessione e dei sacramenti, sull’importanza di non morire in
peccato mortale,sulle anime che a causa di tali gravi peccati finiscono
direttamente all’inferno. E viene mirabilmente spiegato come spesso le
malattie e le sofferenze sono la conseguenza della mancanza del
ravvedimento nel profondo della coscienza e che, se ben vissute,
aiutano per l’espiazione:
“Mi è stato sempre mostrato che la colpa rimasta senza pentimento e
senza conciliazione con Dio, ha una conseguenza incalcolabile. Così, di
conseguenza, ci sono i luoghi maledetti dove furono consumate grandi e
gravissime colpe. Questi luoghi sono riconoscibili dalla naturale
avversione che si prova appena si entra in loro contatto (…). Come la
maledizione maledice, la benedizione benedice e il sacro santifica, così
avviene con le punizioni per alcuni peccati…Personalmente sono molto
sensibile alla benedizione e alla maledizione, al sacro e al profano;
mentre il sacro mi attira, ed io lo seguo senza resistenza e con-passione, il
profano mi respinge, mi fa paura e mi desta orrore. Devo combatterlo
con la fede nel sacro e con la preghiera (…). Il Signore mi fece dono di
comprendere le diverse condizioni dei defunti anche dai loro pochi
resti, presso le tombe e i Cimiteri. Una volta ebbi la percezione che le
ossa dei resti di alcuni defunti emanassero una luce da cui fluiva
benedizione e guarigione; da altre invece ricevetti chiari i differenti
gradi di miseria e bisogni e perciò sentii la necessità di supplicare,
pregare, offrire sacrifici e penitenze per ottenere aiuto ed intercessione
per loro. Presso altre tombe, invece, ricevetti la percezione dell’orrore e
dello spavento, quando pregavo durante la notte nel cimitero, ricevevo
da queste tombe sentimenti di orrore, l’oscurità, le tenebre; altre volte
vedevo qualcosa di nero e straziante salire da queste tombe che mi
faceva rabbrividire, non credo di aver mai provato un terrore più grande
di questo eppure non erano del tutte anime dannate, al contrario, infatti
quando tentato di penetrare in queste tenebre per cercare di recare aiuto
a qualche anima, venivo respinta anche in modo violento e mi venne
spiegato che queste punizioni erano necessarie alla loro purificazione….
ma presso un’altra tomba, invece, mi venne in soccorso la somma
giustizia di Dio sotto forma di un angelo, che presto mi allontanò da un
altro genere di terrore, quello infernale che da quella tomba emanava…“.
La beata Emmerick prosegue con altre descrizioni e sottolinea come
altre volte sentiva, dalle tombe, delle voci chiare: “Aiutami! Aiutami a
venir fuori!”. Si trattava di anime dimenticate, spiega la beata Katharina,
per le quali nessuno pregava più… ci supplicano perché non possono
salvarsi da sole, quello che noi facciamo viene offerto a Nostro Signore il
quale elargisce le Grazie e libera queste anime: “Ho compreso –

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spiegherà la pia suora – che soprattutto queste anime del Purgatorio
sono quel prossimo che siamo chiamati ad amare e a servire“.

LIMBO…O PURGATORIO? MEGLIO TACERE. “VIDI I BAMBINI


MORTI SENZA BATTESIMO E MARIA ACCANTO AI
PROTESTANTI INCOLPEVOLI”
“Nel Purgatorio ho visto pure e particolarmente la condizione dei
fanciulli che sono stati uccisi prima e subito dopo la nascita, cosa però
che non saprei come spiegare né come rappresentare, anche se potessi
rivelarlo, e perciò tralascio…“.
Questa brevissima affermazione, insieme alla visione da cui è tratta, è
molto importante anche a riguardo della discussione sul Limbo e sulla
situazione dei bambini morti senza il battesimo. Ci appare fondamentale
e quasi voluto dalla Beata quel “anche se potessi rivelarlo, e perciò
tralascio…”. La dottrina sul Limbo, seppur non è un dogma di fede, non
viene intaccata ed anzi queste brevi parole ci ricordano l’insegnamento
paolino e della Chiesa: senza il battesimo non si accede direttamente in
paradiso. È probabile che il Signore usi altri mezzi straordinari, come la
stessa Chiesa insegna, per i non cattolici, e su questo ci sembra saggio
non aggiungere altro, come richiesto dalla Emmerick, ma piuttosto dire
che occorre pregare, evangelizzare, spingere il prossimo ad amministrare
il battesimo ai bambini appena nati, lo stesso giorno e rinnegare al più
presto la dottrina protestante sul Battesimo, che ha permesso il dilagare
di questa follia, di non battezzare più i bambini, privandoli del dono
della Grazia.
Interessante anche questo passo: “Vidi poi il giudizio di un’anima nel
luogo della sua morte fisica. In quella circostanza Gesù, Maria
Santissima, il Patrono che quell’anima aveva invocato e il suo angelo
custode, erano riuniti sul posto; anche presso i protestanti vidi presente
Maria Santissima. Questo giudizio però termina in brevissimo tempo“.
Ciò che colpisce di queste Visioni è questo rapporto vivo e vero che
esiste fra noi e la Chiesa Trionfante, il Purgatorio, il Paradiso: non
siamo soli!
Infine, su questo capitolo dedicato alle visioni per i defunti, vogliamo e
dobbiamo sottolineare quanto segue:

“Mi vidi a Roma nella Chiesa di san Pietro presso preti distinti, voglio
dire cardinali, in quest’occasione si sarebbero dovute leggere sette Messe
per determinate anime e io non so più perché questo proposito non fu
realizzato. Mi sovviene come di una triste premonizione. Quando tali
Messe vennero lette vidi delle anime grigie, abbandonate, avvicinarsi
agli Altari ove avvenivano le Messe e parlare come fossero affamate: –

115
non venivamo nutrite da moltissimo tempo -. Penso che con queste
parole facessero riferimento alle Messe fondate (Missa fundata), le
quali erano cadute in dimenticanza. La dimenticanza e l’abolizione
della fondazione delle Messe in suffragio delle anime, per come la
vedo io, è una indescrivibile crudeltà ed un gravissimo furto alle più
povere anime!“
Non aggiungeremo altro commento alle parole stesse della Beata che così
raccomandò al Decano Resing nel 1813: “Queste anime del Purgatorio
hanno impresso qualcosa nel volto come se portassero ancora gioia nel
cuore al solo pensiero della Misericordia di Dio. Inoltre vidi su un trono
maestoso la Madre di Dio, ma così bella come non l’avevo mai vista
prima di ora… La prego vivamente di istruire la gente nel confessionale
che deve pregare solertemente per le povere Anime del Purgatorio,
poiché queste pregheranno, per gratitudine, molto anche per noi. La
preghiera, per queste anime è a Dio fra le più gradite perché le avvicina
alla Sua immagine, specialmente la Santa Messa“.

APOSTASIA NELLA CHIESA. LA VISIONE DEL MARTIRIO DEL


SIGNORE
Chiesa Corpo di Cristo – “The Passion”
Ora, prima di addentrarci nelle visioni sul rinnovamento della Chiesa
militante, leggiamo e meditiamo questa visione in cui la pia suora vide
l’attività e le forze delle tenebre impiegate contro il Regno di Dio e che
sono alla radice degli stessi problemi di apostasia che colpiranno la santa
Chiesa nelle altre visioni. Quanto segue possiamo definirla una specie
di mappa sulla situazione del mondo e sulle gravi conseguenze per gli
uomini e specialmente per coloro che si definiscono cattolici.
Nell’Avvento del 1819, così racconta:

“Sono spossata per le tristi immagini di stanotte. La mia guida mi portò


intorno a tutta la terra e attraverso larghe cavità, edificate tra le tenebre,
vidi innumerevoli persone disorientate dalle tenebre. Andai in tutti i
luoghi abitati della terra e non vidi altro che depravazioni. Vidi ovunque
più uomini che donne, bambini non ce n’erano…. Spesso non
sopportavo questa desolazione e allora la mia guida mi portava verso la
Luce…. Ma poi dovetti di nuovo calarmi nell’oscurità dei tempi a venire
e contemplare, mio malgrado, ogni sorta di vizio, la perfidia, la cecità
dell’orgoglio, la cattiveria, ogni genere di insidie, la brama di vendetta, la
superbia, l’inganno, l’invidia, l’avarizia, la discordia, l’omicidio, la
prostituzione, per non parlare dell’ateismo, tutto questo con cui gli
uomini non guadagnavano nulla e divenivano sempre più ciechi, sempre
più perversi e miserabili cadendo nelle tenebre più profonde. Ebbi la

116
sensazione che intere città si trovassero su una sottilissima fascia di
terra con il pericolo di precipitare presto nel baratro… Mi consolava di
non vedere nessun essere buono cadere nel baratro, e tutta questa gente
cattiva si portava in luoghi sempre più oscuri per peccare l’uno con
l’altro, e immergersi sempre più nel peccato che si diffondeva sempre
più tra le masse. In tale orrore si trovavano interi popoli di tutte le razze
e in tutti gli abbigliamenti (…). Mi trovavo in un mondo di peccati così
orrendo, che credetti di essere nell’Inferno e, spaventata, me ne
lamentai, allora la mia guida mi rassicurò: « Io sono con te, e dove io
sono, l’inferno, non dura a lungo».
Vennero così in mio soccorso anche le anime del Purgatorio e mi
portarono in un altro luogo, molto più luminoso, dove non mancavano
indescrivibili sofferenze, ma queste anime non commettevano peccati
perché erano le persone votate a Dio. Vidi quanto desiderio esse avessero
verso la salvezza e mi consolava il loro numero, non erano poche! Tutti
loro avevano la consapevolezza della rinuncia e sapevano a cosa
dovessero rinunciare e aspettare con pazienza (…).Vidi anche i loro
peccati e, secondo la loro gravità, subivano pene diverse. Dopo aver
pregato per loro mi destai, sperai di essere liberata dalle immagini
orrende e pregai fortemente che mi fosse risparmiato il rivederle. Ma
appena mi addormentavo ero di nuovo guidata nel mondo delle tenebre
che avvolgono il mondo, spesso ricevevo innumerevoli minacce ed
immagini orrende di Satana. Una volta ebbi di fronte un demonio
insolente che mi disse all’incirca questo: «E’ proprio necessario che tu
scenda nelle nostre tenebre e veda tutto, solo per vantarti e prenderti il
merito di aver fatto conoscere come lavoriamo all’insaputa dei viventi?»
(…). Ho avuto spesso la sensazione che Parigi avrebbe dovuto
sprofondare poiché vedo molte caverne sotterranee, le quali non sono
come quelle scultoree di Roma… Vidi poi un’altra immagine, una città
molto grande, qui mi fu mostrata un’orrenda tragedia: il nostro
Signore Gesù Cristo, Crocefisso. Tremai nell’intimo e nelle gambe
perché intorno a Lui c’erano chiaramente persone del nostro tempo. Era
un rabbioso ed orrendo martirio del Signore, così come avvenne al
tempo dei giudei, ma Dio sia ringraziato! era solo una immagine
simbolica, così mi disse la guida: «se Egli potesse ancora oggi soffrire
questi patimenti sulla terra, avverrebbe così come hai visto» e vidi con
orrore molta gente che io stessa conoscevo, mi sentii venire meno
quando vidi che in mezzo a quella cattiveria c’erano anche dei preti!”.
Qui la pia suora spiega cosa accadrà ai cattolici in futuro i quali, se
veramente amano il Signore, devono conformarsi al Nostro Signore Dio:
“Mi apparvero allora anche i persecutori della Chiesa, ed il modo con cui
si sarebbero comportati con me e con tutti gli altri veri cattolici, quando

117
mi avessero avuto in loro potere, costringendomi con la tortura a
confermare la loro opinione…“. Facciamo osservare il termine usato
dalla Emmerick: “a confermare la loro opinione”. È infatti di questi
tempi la dittatura del relativismo e dove certe opinioni sono state
assunte come verità, a cominciare dall’aborto che la legge degli Stati
difende, lasciando che vengano uccisi i concepiti, non vi è altro da
aggiungere! Ci incoraggiano le parole dell’angelo alla beata al termine di
questa visione appena descritta: “Adesso hai visto l’orrore della cecità e
le tenebre dell’uomo; quindi non brontolare più sulla tua sorte, e
prega! La tua sorte è molto più dolce!“.

LA MASSONERIA NELLE VISIONI. “VIDI ALLORA AVANZARE


UNA CONTRO-CHIESA”
“Vidi avanzarsi una contro-chiesa”. L’infernale setta della massoneria
La beata Emmerick descrive anche la società della massoneria: una
pseudo “chiesa” o, come la chiama la pia suora, “una contro-chiesa
piena di fango e di nullità, appiattimento ed oscurità”. Quasi nessuno,
spiega la veggente, conosce in quali tenebre il maligno lavora. “Tutto si
svolge in antri oscuri. Una sedia fa le veci dell’altare, su di un tavolo c’è
la testa di un morto. Gli aderenti sguainano la spada in un rito di
consacrazione. Questa è la società dei miscredenti dove tutto è
infinitamente cattivo. Io non posso descrivere quanto sia disgustosa la
loro attività, rovinata, senza valore. Molti di loro non si rendono neppure
conto di ciò, essi bramano divenire un unico corpo in tutto fuorché nel
Signore. Mi viene dato di vedere e capire che quando la scienza si separò
dalla religione, questa chiesa abbandonò il Salvatore e si compiacque
della mancanza della fede, così emerse la società di coloro che si
compiacevano del puro egoismo, senza fede e senza valori(…). Se questo
pericolo non viene percepito gli uomini affluiscono inconsciamente con
le loro attività in un centro comune, il loro, e tale centro viene diretto
nelle tenebre dal Maligno…“.
Queste parole e queste visioni della Emmerick sulla massoneria sono
importanti non solo perché furono le prime descrizioni di condanna
contro questa società, ma soprattutto perché vennero confermate
dall’enciclica di Leone XIII del 20 aprile 1884, la Humanum genus, con
la quale si condannava la massoneria, vietando ai cattolici di farne
parte, pena la scomunica. Condanna quella nei riguardi della
massoneria che è stata ribadita durante il pontificato di Giovanni Paolo II
per mezzo dell’allora cardinale Ratzinger. Dopo che qualche mano
oscura, pochi mesi prima, aveva sul nuovo Codice di Diritto Canonico
“depenalizzato” per i cattolici l’appartenenza alla infernale setta
massonica.

118
Veniamo ora ad un’altra tappa del viaggio immobile della beata Anna
Katharina Emmerick, con le sue visioni raccolte dallo scrittore
Brentano. Le profezie sulla storia travagliata della Chiesa, i nemici
esterni e interni, le persecuzioni. La vittoria dei “bianchi” che fa pensare
all’avvento del Regno di Dio. L’enigmatico riferimento alla parabola
della vite e dei tralci che forse si riferisce alle tribolazioni dei cristiani in
terra santa. La visione dei peccati: da quello di Adamo a quello dei
sacerdoti che parlano con saggezza ma non convincono. Le riflessioni da
recuperare per la nostra conversione ed edificazione.
Meditiamo le famose visioni o profezie sulla Chiesa militante, che si
trovano al capitolo V, molte delle quali, seppur conosciute, purtroppo
sono spesso estrapolate, isolate dal contesto ed usate come fossero una
specie di rivelazioni apocalittiche di cui aver paura.
Senza dubbio i malvagi, gli operatori di iniquità, i peccatori recidivi,
devono o dovrebbero tremare di fronte a queste visioni ma non senza
uno scopo: la conversione. Comprendere, pertanto, l’amore di Dio e la
Sua misericordia, finché si è ancora in vita, e sapere che si è sempre in
tempo per convertirsi.

Queste visioni, come quelle di tutto il libro, vanno perciò lette tenendo a
mente i seguenti risvolti che sono stati evidenziati dallo stesso Brentano,
che li ha considerati come raccomandazioni, in vista di una corretta
lettura:

1 – il trionfo del Cuore Immacolato di Maria;


2 – la promessa di nostro Signore: e le porte degli inferi non
prevarranno;
3 – il ruolo di san Michele Arcangelo e di tutti i Santi a protezione
della Chiesa e delle membra buone.
Questi tre punti hanno un unico fine: il trionfo di ogni battaglia
ingaggiata dalla Chiesa contro le forze delle tenebre. O con Dio o contro
Dio: questo ci viene chiesto a conclusione delle visioni stesse. La vera
Apocalisse è per il cattolico il trionfo di Cristo, la Sua vittoria, mentre è
disperazione e tenebra per chi rifiuterà di convertirsi e per chi,
recidivo, offendendo la propria dignità di redento, morirà nel peccato
mortale.

119
PROFEZIE PER I NOSTRI TEMPI
Nel tempo di Pasqua del 1820, la beata Emmerick ricevette una
particolare visione nella quale le venne mostrata tutta l’intera
situazione della Chiesa militante, la devastante apostasia portata dalla
miscredenza all’interno della Chiesa, ma anche il futuro rinnovamento
della stessa istituzione.
In queste visioni, la beata non fa una cronologia di eventi: piuttosto
parla di sette periodi di tempo, descritti dal Brentano, il quale riporta le
interpretazioni e le spiegazioni della stessa beata, in undici capitoli.
Purtroppo – ci viene spiegato – la pia suora non fu in grado di definire
questi tempi, né di ricostruirli in ordine cronologico, ma ciò che ci appare
chiaro è come alcune profezie ci sembrano davvero relative al nostro
tempo: come, per esempio, l’apostasia (per altro vaticinata già da Leone
XIII con la famosa visione e a causa della quale compose il famoso
esorcismo e scrisse la bellissima preghiera a san Michele Arcangelo,
denunciata poi sia da Paolo VI che da Giovanni Paolo II) e la denuncia
del relativismo e del sincretismo, oggi portata avanti da Benedetto XVI
con la conseguente drammatica Rinuncia alla quale non crediamo sia
stata del tutto “libera”, ma questa è una nostra opinione, la storia ne
parlerà ancora.
Prima di analizzare alcuni particolari di queste visioni, vi suggeriamo
di acquistare il libro e di leggerlo integralmente, dall’inizio alla fine,
senza estrapolare e senza forzare l’interpretazione, ma cercando di
coglierne il senso solo alla fine di una lettura meditata, magari
inginocchiati davanti l’Eucaristia…

I SETTE PERIODI
Un primo periodo di questi sette tempi è facilmente individuabile
nella situazione storica in cui visse la Emmerick, specialmente quando
120
parla di persone da lei conosciute personalmente;un secondo periodo, e
forse anche il terzo, è associabile al tempo della Questione Romana, alla
caduta del potere temporale, alla sofferenza del Pontefice, così come al
trionfo del Dogma di Maria Immacolata: possiamo trovare persino un
accenno al Concilio Vaticano I. Infine ci si riferisce anche alla
devozione del Cuore Immacolato di Maria ed alla profezia del suo
trionfo, così come la stessa Vergine Maria confermerà a Fatima un
secolo dopo.
Ci sembra poi di poter individuare gli altri quattro o cinque periodi a
partire dal Novecento fino ai giorni nostri. Naturalmente, trattandosi di
profezie, queste vanno anche oltre il nostro tempo e non è facile
individuare un momento storico più preciso, in ossequio anche alle
stesse parole di Nostro Signore: “quanto al giorno e all’ora, nessuno lo
sa, neppure il Figlio dell’uomo…”, che pure, tuttavia, ci rammenta:
“guardate ai segni dei tempi”.

IL GENOCIDIO VANDEANO E ALTRI MISFATTI, MA LA FEDE


TRIONFA CON GESÙ E MARIA
Nel Capitolo VI, le prime 8 pagine, che trattano di alcune visioni
drammatiche nella Chiesa (presumiamo siano i primi due tempi di
questo periodo e il procedere nei nostri tempi), terminano con un finale
glorioso spiegato dallo stesso Brentano. Del resto egli aveva ricevuto
dalla stessa beata la spiegazione di queste visioni, che non riguardavano
soltanto il futuro, ma a tratti raccontavano anche il passato.

Qui all’inizio di questi “tempi”, ci riferiscono al sorgere della


“Fratellanza del Santissimo Cuore di Maria”, principio del
rinnovamento della vita cristiana. La chiesa più povera di Parigi,
“Maria della Vittoria”, è divenuta, poi, una delle prime chiese della
terra e simbolo di fedeltà proprio perché Maria Santissima schiaccia il
capo alla miscredenza e annienta ogni eresia. Dice infatti la Emmerick:
“Così tutto venne rigenerato e rinnovato…(…) vidi costruire nuove
chiese e nuovi conventi…”. Effettivamente la Chiesa, specialmente in
Francia, ritrovò una nuova fioritura dopo le scorribande napoleoniche,
risorgimentali e rivoluzionarie.
Non è da escludere, così, che questa prima vittoria possa riferirsi, nei
primi 7 periodi, anche a quella battaglia che avvenne durante e dopo la
Rivoluzione Francese. Oppure si pensi ai vandeani, i quali, combattendo
sotto l’insegna del Sacro Cuore, coraggiosi e idealisti ma inferiori per
numero ed equipaggiamento, furono letteralmente massacrati dalle
“fraterne” truppe parigine: ci furono oltre 117.000 morti, fra il 1793 e il

121
1794, in quello che fu primo genocidio della storia moderna. Non
dimentichiamo che nella sola Francia, durante quella Rivoluzione che
avrebbe dovuto portare pace e gioia… sparirono nel nulla oltre diecimila
sacerdoti; i monasteri vennero profanati e le monache costrette a
dismettere gli abiti religiosi. A questo si aggiunse la nascita e il dilagare
della massoneria. La stessa Emmerick, però, pone la vittoria finale sotto
il vessillo del trionfo dell’Immacolata Concezione (il cui dogma fu
proclamato nel 1854 dal beato Pio IX) e del Cuore di Gesù.

NUOVE TRAGEDIE ECCLESIALI IN AGGUATO. I FALSI AMICI


DEL PAPA E IL LAVACRO NEL SANGUE
A Natale del 1819, riprende la descrizione di nuove tragedie ecclesiali. La
suora raccontò al Brentano quanto segue: “Io vidi intorno alla Chiesa di
Pietro una enorme quantità di persone, alcune occupate a distruggerla
e molte altre, invece, a ripristinarla. Vidi il Papa in preghiera
circondato da falsi amici, i quali spesso agivano in contrasto alle sue
disposizioni. Un individuo piccolo e nero agiva freneticamente contro la
Chiesa di Dio, e mentre quest’ultima veniva così abbattuta, dall’altra
parte era anche ricostruita, ma, per la verità, senza molto vigore…(…)
Poi vidi giungere un nuovo Papa con una processione. Sebbene questo
fosse più giovane del Papa precedente, era anche molto più severo.
Venne accolto con i più grandi festeggiamenti…(…) Prima che il Papa
iniziasse la celebrazione il suo contorno era già preparato alle varie
sostituzioni; vidi uscire dall’assemblea un certo numero di persone
distinte e strettamente religiose che senza obiezioni proseguirono il loro
cammino in altra direzione, mentre altri lasciarono l’assemblea con
rabbia e brontolii. Il Papa allora, dopo aver proceduto alle sostituzioni di
laici e religiosi, iniziò la grande celebrazione nella Chiesa di san Pietro”.

122
Il 30 dicembre dice: “Di nuovo vidi la Chiesa di san Pietro con la sua
cupola, san Michele stava lì sopra luccicante, nella sua veste rosso
sangue, con una grande bandiera di guerra nella mano. Frattanto nel
mondo si svolgeva un grande conflitto. Verdi e blu lottavano contro i
bianchi sui quali pendeva una spada e sembravano soccombere; ma
nessuno conosceva il motivo per cui lottava. La Chiesa aveva pure
assunto interamente il colore rosso-fuoco come quello dell’Arcangelo, e
mi fu detto: «Essa sarà lavata nel sangue» e quanto più durava la
battaglia, tanto più il colore della Chiesa diventava sempre più acceso.

LA VITTORIA DEI BIANCHI. MA NON È FINITA…


Questo racconto della beata si unisce ad altri che sembrano concludere
ognuno dei 7 periodi di questo tempo. Infatti, dopo la descrizione della
battaglia, e la vittoria dei bianchi e dunque della Chiesa, dice:
“…Quando la battaglia sulla terra ebbe termine (..) sotto la Chiesa
apparivano reciprocamente mortificazione e riconciliazione. Vidi vescovi
e pastori avvicinarsi e scambiarsi i loro libri. Le sette riconobbero la santa
Chiesa, convinte dalla meravigliosa vittoria dei bianchi e dalle luci della
Rivelazione che avevano visto scendere su di loro. (..) Quando io vidi
tutto ciò ebbi la profonda sensazione che il Regno di Dio fosse vicino…
(…) in tutti gli uomini cresceva, infatti, un’attività interiore sacra, come
al tempo della nascita di Cristo. Sentii tutto questo così tanto vicino, che
esultai!”
Il Brentano nella trascrizione riporta un seguito nel quale le aspre lotte,
dopo questo tempo di pace sopra descritto, riprendono: “Sempre presa
dal presentimento dell’avvicinarsi del Regno del Signore, mi comparve
una grande celebrazione nella Chiesa che, dopo il superamento della
battaglia, risplendeva come un sole… ma i nemici si erano sparpagliati e
non furono perseguitati..”
Poi il Brentano riporta che dal principio di agosto e fino alla fine di
ottobre del 1820, la pia suora venne sottoposta a durissime Visioni che la
fecero soffrire immensamente tanto da impegnarla in ininterrotte
preghiere ed esercizi di intercessione in favore del santo Padre
duramente perseguitato. Attraverso immagini simboliche le venne
mostrata tutta la situazione della Chiesa di Pietro, sottoposta a continue
guerre ininterrotte di annientamento su tutto l’emisfero terrestre. Qui la
beata comincia ad intravedere come queste guerre contro la Chiesa
fossero guidate dal radicato impero dell’Anticristo che così cominciava
ad uscire allo scoperto, e il Brentano spiega:
” Queste visioni sono piene di lacune, ma quello che lei ha visto in queste
forme e simbologie e che riesce a descrivere con molta fatica, si accosta
molto alle forme della Rivelazione di Giovanni, sebbene essa non abbia

123
mai studiato sulle Sacre Scritture. Quando racconta le sue Visioni sembra
che legga in un libro, come se vedesse e guardasse cose lontane, ma
tuttavia presenti…”.

Poi la pia suora racconta: ” Io vidi nuovi martiri, non di adesso, bensì del
futuro, io vidi…vidi la gente precipitarsi verso la Chiesa, si unì anche un
animale disgustoso e tremendo, appena emerso dal mare… In tutto il
mondo le persone buone e devote, e specialmente il clero, erano
vessate, oppresse e messe in prigione. Ebbi la sensazione che
sarebbero diventate martiri un giorno.
Quando la Chiesa per la maggior parte era stata distrutta e quando solo i
santuari e gli altari erano ancora in piedi, vidi entrare nella Chiesa i
devastatori con la Bestia. Là essi incontrarono una donna di nobile
contegno che sembrava portare nel suo grembo un bambino, perché
camminava lentamente. A questa vista i nemici erano terrorizzati e la
Bestia non riusciva a fare neanche un altro passo in avanti. Essa proiettò
il suo collo verso la Donna come per divorarla, ma la Donna si voltò e si
prostrò [in segno di sottomissione a Dio; N.d.R.], con la testa che toccava
il suolo. Allora vidi la Bestia che fuggiva di nuovo verso il mare, e i
nemici stavano scappando nella più grande confusione… Poi vidi, in
grande lontananza, grandiose legioni che si avvicinavano. Davanti a tutti
vidi un uomo su un cavallo bianco. I prigionieri venivano liberati e si
univano a loro. Tutti i nemici venivano inseguiti. Allora, vidi che la
Chiesa veniva prontamente ricostruita, ed era magnifica più di prima”.
(Agosto-ottobre 1820) e ancora, in un passo più sotto dice: ” Qualche
volta mi appare l’immagine della situazione generale della Chiesa, allora
vedo tra occidente e settentrione, un buco nero profondo, dove non
penetra nessun raggio di luce: mi sembra che questo sia l’Inferno…”

IL VIAGGIO CON L’ANGELO CUSTODE E LE PERSECUZIONI DEI


CRISTIANI IN TERRA SANTA
C’è forse un riferimento alla vite e i tralci nelle visioni della beata?
Nel 2 novembre 1820 la pia suora racconta di come l’Angelo Custode
l’abbia portata nei luoghi deserti “dove sono stati i Patriarchi e poi i figli
di Israele. Mi mostrò, chiari nella notte, e lontani, quei luoghi deserti con
grandi paludi, torri crollate e alberi piegati. Egli mi disse che quando
questi luoghi sarebbero stati di nuovo coltivati e abitati dai cristiani,
allora sarebbe giunta la fine dei tempi…”

Non spetta a noi trarre le conclusioni di certe profezie, ma è senza


dubbio saggio e ragionevole constatare, a questo punto, la reale
popolazione cristiana presente in Terra Santa… e, continua nella visione

124
la Emmerick: “…continuammo attraverso la Persia, e poi verso il luogo
dove Gesù venne crocefisso. In questo luogo non c’erano più i begli
alberi di frutta dei tempi in cui il Signore era sulla terra, ed anche non
vidi più traccia della vite che il Signore piantò…”

Che la beata Emmerick si interessi nelle visioni di viticultura ci appare


un po’ strano. Più verosimilmente ci sembra che ella, anche se in modo
enigmatico, possa riferirsi alla vite e i tralci di cui si parla nella
parabola di san Giovanni 15,1-8, come a sottolineare che in questa
visione la pia Suora non vede nel futuro della Chiesa, in Terra Santa,
questa radice, questa vite: la Chiesa! Le persecuzioni dei cristiani in
Terra Santa ci invitano a guardare i “segni dei tempi”.

DAL PECCATO DI ADAMO A QUELLO… DEI TEOLOGI


MODERNISTI che poi è sempre quello, il peccato, la superbia…
Nel capitolo V la beata tratta della Chiesa Militante. Qui – riporta il
Brentano – non le basterebbe un anno per spiegare “nel modo
opportuno” le sue visioni, né sarebbe in grado di esprimerle
adeguatamente. Spiega come il Signore le permise di vedere tutte le
cause del peccato, dalla caduta degli angeli ribelli, da Adamo, e via a
seguire fino ad oggi tutte le colpe e tutti i preparativi per la salvezza con
l’Incarnazione di Dio in Cristo Gesù, la sua morte in Croce e la
Risurrezione:“…e vidi la condizione di mancanza e la caduta del
sacerdozio e le sue cause; le punizioni, il frutto del compiacimento, la
guerra futura e i pericoli… Tutte queste conoscenze mi erano spiegate
come nelle parabole, rappresentate nel modo più chiaro e nel contesto
più comprensibile…”
Sono una decina di pagine che vi consigliamo di leggere e di meditare
direttamente dal libro, integralmente!

Interessante questo passo che ci sembra screditare certi teologi


modernisti con le loro teorie strane. Dice, infatti, la Emmerick: “Mi ha
mostrato il piano e le vie della salvezza fin dal principio e tutto ciò che
Egli aveva fatto. Compresi che non è corretto dire che Dio non avrebbe
avuto bisogno di morire per noi sulla croce poiché con la sua potenza
avrebbe potuto agire in altro modo; Egli agisce usando la Sua infinita
giustizia, perfezione e misericordia, questo significa che in Dio non c’è
nessun obbligo e non si può giudicare il suo agire con l’intelletto, è
necessario comprendere che Egli agisce come agisce ed è Colui che è….
(..) così vidi brillanti sacerdoti, pieni di scienza, predicare con certa
saggezza però senza alcun effetto concreto per l’aiuto dell’uomo,
dall’altra parte preti semplici e timorati di Dio, poveri di spirito, ma così
presi dal Divino Ufficio e dalla Santa Messa, mostrare la potenza del
125
sacerdozio attraverso i Sacramenti della salvezza a vantaggio di molte
anime…”
Leggendo questo quadro della Emmerick ci viene a mente il santo
Curato d’Ars, san Giovanni Maria Vianney, che dovrebbe essere un
modello per tutti i sacerdoti…, o lo stesso san Padre Pio, Don Dolindo
Ruotolo… queste le parole della nostra Beata:

“Mi venne mostrato che questo dono, cioè di sottrarre la terra e le regioni
alla potenza di Satana, è simbolizzato nell’espressione “Voi siete il sale
della terra” (Mt.5,13) e che proprio questo sale è un ingrediente
dell’acqua benedetta, dell’acqua santa che molti preti non si curano più
di benedire e di raccomandare ai fedeli… Appresi con attenzione che
quei paesi dove il cristianesimo non ha trovato una continuità, adesso
siano tristemente infecondi. Dovrebbero essere benedetti, per divenire in
futuro di nuovo fertili, in modo da offrire frutta magnifica quando gli
altri si saranno inselvatichiti.. (…) Capii per esempio, perché molti preti
non saranno più in grado di aiutare e salvare, e il motivo per cui non ne
sono più capaci, oppure raramente e in modo così diverso da come
vorrebbe il Signore…”
“Vedo molti ecclesiastici che sono stati scomunicati e che non
sembrano curarsene, e tantomeno sembrano averne coscienza. Eppure,
essi vengono scomunicati quando cooperano (sic) con imprese, entrano in
associazioni e abbracciano opinioni su cui è stato lanciato un anatema. Si
può vedere come Dio ratifichi i decreti, gli ordini e le interdizioni
emanate dal Capo della Chiesa e li mantenga in vigore anche se gli
uomini non mostrano interesse per essi, li rifiutano o se ne burlano”.
(1820-1821)
“Vidi molto chiaramente gli errori, le aberrazioni e gli innumerevoli
peccati degli uomini.Vidi la follia e la malvagità delle loro azioni, contro
ogni verità e ogni ragione. Fra questi c’erano dei sacerdoti e io con piacere
sopportavo le mie sofferenze affinché essi potessero ritornare ad un
animo migliore”. (22 marzo 1820)
“Ho avuto un’altra visione della grande tribolazione. Mi sembrava che si
pretendesse dal clero una concessione che non poteva essere accordata.
Vidi molti sacerdoti anziani, specialmente uno, che piangevano
amaramente. Anche alcuni più giovani stavano piangendo. Ma altri, e i
tiepidi erano fra questi, facevano senza alcuna obiezione ciò che gli
veniva chiesto. Era come se la gente si stesse dividendo in due fazioni“.
(12 aprile 1820)

126
FONDAMENTALI QUESTI PASSAGGI PROFETICI: UN PAPA NON
ROMANO MA ITALIANO RIMETTERA’ LE COSE AL POSTO
GIUSTO?
“Vidi un nuovo Papa che sarà molto rigoroso. Egli si alienerà i vescovi
freddi e tiepidi. Non è un romano, ma è italiano. Proviene da un luogo
che non è lontano da Roma, e credo che venga da una famiglia devota e
di sangue reale. Ma per qualche tempo dovranno esserci ancora molte
lotte e agitazioni”. (27 gennaio 1822)
“Verranno tempi molto cattivi, nei quali i non cattolici svieranno molte
persone. Ne risulterà una grande confusione. Vidi anche la battaglia. I
nemici erano molto più numerosi, ma il piccolo esercito di fedeli ne
abbatté file intere [di soldati nemici]. Durante la battaglia, la Madonna si
trovava in piedi su una collina, e indossava un’armatura. Era una guerra
terribile. Alla fine, solo pochi combattenti per la giusta causa erano
sopravvissuti, ma la vittoria era la loro”. (22 ottobre 1822)
“Vidi che molti pastori si erano fatti coinvolgere in idee che erano
pericolose per la Chiesa. Stavano costruendo una Chiesa grande, strana,
e stravagante. Tutti dovevano essere ammessi in essa per essere uniti ed
avere uguali diritti: evangelici, cattolici e sette di ogni denominazione.
Così doveva essere la nuova Chiesa… Ma Dio aveva altri progetti”. (22
aprile 1823)
e conclude: “Vorrei che fosse qui il tempo in cui regnerà il Papa vestito
di rosso. Vedo gli apostoli, non quelli del passato ma gli apostoli degli
ultimi tempi e mi sembra che il Papa sia fra loro.”

LA CONCLUSIONE ed altre Visioni attualissime


La beata Emmerick, nelle sue visioni, ha potuto vedere qualcosa che
addolora molto il Signore: i sacrilegi che vengono perpetrati durante la
Messa da alcuni sacerdoti. Queste visioni probabilmente rimandano
anche agli abusi liturgici compiuti dopo il Concilio Vaticano II. Inoltre, la
Emmerick ha potuto “vedere” a cosa sarebbero andati incontro i vari
Papi che si sono succeduti. Chi erano questi Papi e cosa ha visto
riguardo ad ognuno di loro? In questa nuova e ultima interessante
tappa del viaggio intrapreso insieme a lei, scopriamo qualcosa che è
molto importante per la nostra meditazione.
Molto interessante è questo passo, tratto da uno dei libri che raccoglie
queste Visioni che stiamo meditando con voi: “Vidi pure i
comportamenti della vita materiale del mondo che verrà per il quale la
maledizione non è altro che benedizione e i segni del regno di Satana: la
superstizione, l’incantesimo, il magnetismo, la scienza mondana, l’arte
e tutti i mezzi per dipingere la morte, truccare i peccati e addormentare
le coscienze con minuziosa superstizione. Tutte queste cose impegnano
gli uomini del mondo carnale, i quali vogliono così diffamare i misteri
127
della Chiesa Cattolica tentando di marchiarli come chiare forme di
superstizione. Questa gente, al servizio di satana, esercita pienamente
tutta l’attività mondana e carnale nel modo che credono più giusto,
trascurando e allontanando sempre più il Regno di Dio…. Sarebbe
pauroso se le anime potessero esprimere ed esporre e reclamare tutti i
loro diritti e tutte queste cose al Clero che, con un comportamento
indifferente, invece le ignora!”

VIDE ANCHE LA QUESTIONE ROMANA?


Nel VI capitolo vediamo con la beata Emmerick la vittoria della Chiesa
militante sui suoi nemici, raggiunta con l’aiuto degli angeli, dei santi e
l’intervento della Santa Madre di Dio. Prima della vittoria, però, c’è la
descrizione di una serie di pericoli, dell’apostasia, della tiepidezza
della fede. Leggiamo, infatti: “Mi apparvero anche in modo chiaro e
dettagliatamente le loro atrocità (dei nemici della Chiesa): riconobbi
Roma e mi apparve il tormento della Chiesa e il suo crollo interno ed
esterno. Grandi cortei di uomini andavano verso un punto e tutto
volgeva in una lotta…”. E’ probabile che qui la beata possa aver visto la
caduta del potere temporale dei Papi, una parte stessa del Concilio
Vaticano Primo interrotto, lo sfratto del Papa dal Quirinale, che era sede
del Pontefice, e la cosiddetta “Questione Romana”.
Non è escluso che ciò che vide “dopo” ci possa riguardare più da
vicino. Come abbiamo spiegato, queste visioni non hanno un ordine
cronologico: la mistica parla di sette periodi, di tempi, non facilmente
individuabili cronologicamente ma, come ogni profezia che si rispetti e
per come ci insegna la Chiesa, queste possono istruirci sui
comportamenti, sull’individuazione dei nostri errori in rapporto alla
fede, e quindi in molti casi e fatti narrati, possono anche cambiare, se ci
convertiamo!… Insomma, sono grazie e doni per progredire nella fede.

LA SOFFERENZA DEL PAPA… MA DI QUALE PAPA SI TRATTA?


La Emmerick parla di lui? Forse sì, ma non solo…

Il 10 agosto 1820 così raccontò: “Vedo il santo Padre in grande assillo;


abita in un altro palazzo circondato da poche persone di fiducia, le sue
forze stanno per confrontarsi con la fazione cattiva. Se le forze del
male avranno la meglio egli soffrirà ancora grandi tribolazioni prima
della sua morte. Vedo la chiesa delle tenebre in crescita e influire in
modo negativo sul mondo del sentimento. La pena del santo Padre e
della Chiesa è realmente così grande che si deve supplicare Dio giorno
e notte”….
All’inizio un po’ tutti abbiamo pensato a san Giovanni Paolo II, ma
l’unico Pontefice dell’epoca moderna che ha “traslocato” in un altro
128
palazzo e “circondato da poche persone di fiducia” è Benedetto
XVI! Inoltre i recenti fatti di mons. Viganò, leggete qui sottolineano
piuttosto questo “confrontarsi con la fazione cattiva“. Infine da non
sottovalutare l’affermazione della Beata: “VEDO LA CHIESA DELLE
TENEBRE IN CRESCITA e influire in modo negativo sul mondo del
sentimento.…“
La beata prosegue: ” … vedo il santo Padre in una grande pena d’animo
(…) è stanchissimo e del tutto sfinito dagli assilli, dalla tristezza e
dalle preghiere (…) egli è così debole che non può più camminare”.
Non vogliamo forzare una interpretazione di fatto nell’individuare quale
Pontefice è protagonista di queste visioni. Ma quel che è certo è che
l’unico Papa che, finora, è arrivato a non poter più camminare, dal 1820
ad oggi (se si esclude Leone XIII che però non aveva cambiato
abitazione, ed ha vissuto altro genere di pene causate più dalla
Massoneria che da una apostasia interna alla Chiesa), è stato Giovanni
Paolo II, tuttavia qui la Emmerick fa un’altra descrizione: non cammina
perché malato, come lo era Giovanni Paolo II, ma NON CAMMINA
PERCHE’ E’ DEBOLE…. La stessa formula della Rinuncia espressa da
Benedetto XVI, contiene la motivazione associata alla sua “debolezza”,
quale infermità nel corpo e nell’anima…
E’ in questo scenario che la Emmerick afferma: “La Madre di Dio parlò
poi di molte cose assai difficili da spiegarsi; appresi da Lei che solo un
prete avrebbe offerto un Sacrificio incruento dignitosamente e
consapevolmente come fecero gli Apostoli, allontanando tutti i
pericoli… (…) questa gente, buona e devota che vedevo in tutto
questo, era diventata sprovveduta e disorientata…. sembravano aver
paura l’uno dell’altro”. Dice ancora la Emmerich: “La Chiesa è in grave
pericolo (…) e si deve invocare il Signore che faccia mantenere la
presenza dello Spirito Santo nell’animo del nostro Papa”.
A riguardo dei Pontefici dunque, è bene riflettere sul fatto che la
Emmerich non ne cita mai uno con il proprio nome, né li definisce al
plurale “i pontefici”, ma parla sempre del Papa, ben identificato per lei
durante la visione stessa. Come ci insegna la dottrina stessa, il Papa è
colui che regna in quel dato momento storico nel quale si combatte la
“buona battaglia”. In tal senso, le visioni sul Papa sono riportate con
descrizioni differenti: una volta il Papa è stanco e sembra persino
ammalato, non più in grado di muoversi; in altre visioni appare forte,
persino giovane, e combattivo come in questo caso: “Numerose
processioni si snodavano innanzi e dentro la Chiesa che adesso era
presieduta dal nuovo e severissimo Papa. Prima dell’inizio della
celebrazione egli, come già vidi, aveva scacciato via molti vescovi e
pastori indegni…”Da agosto a settembre del 1820 la pia Suora fu

129
impegnata nella sofferenza per il santo Padre di tutte le sue Visioni, e
dunque dei Papi a venire. Le venne mostrato, sempre con immagini
simboliche, la condizione di tutta la Chiesa di Pietro, sottoposta ad
attacchi ininterrotti e di annientamento su tutto l’emisfero terrestre.
Queste guerre contro l’unica vera Chiesa di Cristo, spiega la Emmerich,
sono guidate dall’impero dell’Anticristo..
Non possiamo perciò giungere a delle conclusioni dettagliate sulle
identità dei singoli Pontefici, ma possiamo trarre un quadro della
situazione oggettiva:

1 la Emmerick non denuncia mai alcun Pontefice di eresia, e neppure


descrive presenza di un antipapa;
2 esiste una “chiesa delle tenebre” che chiamerà anche “falsa chiesa”,
in stato di grande avanzamento che avrebbe fatto soffrire
terribilmente alcuni Papi – non tutti… ma alcuni;
3 la liturgia della Messa sarebbe stata stravolta e la maggior parte del
clero sarebbe stato travolto dall’errore, insieme ai fedeli, avvolti nel
disorientamento (la confusione) e sopraffatti dagli inganni; il
predominare, per un certo periodo, dei piani della Massoneria
contro la VERA CHIESA….;
4 battaglie e lotte interne alla Chiesa, ma anche la certezza del trionfo
del Cuore Immacolato di Maria… una affermazione che sigillerà le
Apparizioni di Fatina quasi cento anni dopo…

IL DEMONIO LA PERCUOTE, LEI RESISTE E INTRAVEDE


L’IMPORTANZA DEI GRUPPI DI PREGHIERA
Nel periodo di cui abbiamo parlato, il Brentano riporta le atroci
sofferenze della pia suora, la quale viene letteralmente presa di mira dal
Demonio, come, prima e dopo di lei, è accaduto a diversi santi, tra cui
san Pio da Pietrelcina. Per tre volte, il demonio le si scagliò contro per
strangolarla, la trascinò giù dal letto, la scagliò contro i muri e i mobili:
la pia suora, continuando a stringere il Crocefisso e le reliquie, cantava
il Te Deum. Il primo ottobre Brentano la trovò sfinita ma infinitamente
sorridente e radiosa, ferita e dolorante, ma con lo spirito alto. Suor
Caterina gli spiegò come avrebbe dovuto ancora patire per la Chiesa e
per il Papa. Ci sembra di constatare che mentre più la Chiesa era in
pericolo e attraversava il periodo della apostasia, maggiormente la
Emmerch soffriva e pativa e veniva duramente attaccata dal demonio,
che voleva scoraggiarla ed impedirle di trasmettere a noi quanto Dio le
donava di vedere.
“Vidi la Chiesa, era semi distrutta di nuovo, ma c’era ancora il pavimento
e la parte posteriore, il resto era stato distrutto dalle sette segrete e dagli

130
stessi servitori della Chiesa. Gli Apostoli allora la portarono in un altro
posto, mentre alcuni palazzi vicino sprofondavano come grano dalle
spighe. Quando vidi la Chiesa di Pietro in quella condizione e come
tanti religiosi avevano contribuito all’opera di distruzione, senza che
ciò apparisse comprensibile pubblicamente, ebbi una tale pena che
invocai la pietà di Gesù. In seguito mi apparve il mio Sposo Celeste, e
mi parlò per lungo tempo. Mi disse che la Chiesa solo apparentemente
sembrava crollare sotto questo peso, ma in verità da questo carico la
Chiesa risulterà sui suoi nemici nuovamente vincitrice…(…) e mi fece
vedere come nella Chiesa non mancano persone che pregano e che
soffrono, sacerdoti degni e vescovi buoni, tanti che si adoperano per la
Chiesa…(..)ma vidi in sempre più vasti esempi, tutta la miserabile
attività dei cristiani e dei religiosi, e perciò mi esortò a pregare e
soffrire per tutti in modo perseverante. Fui resa consapevole che
cristiani, intesi nel senso vero della parola, non esistevano più. Restai
molto addolorata nell’apprendere questa realtà(…). Allora i nemici della
Chiesa, per sfuggire, presero a muoversi nelle più diverse direzioni senza
che ne avessero conoscenza, ed erano molto confusi. (..) Quando poi,
finalmente, furono serrati tutti insieme dai “Gruppi della fede”, li vidi
rinunciare al loro lavoro distruttivo della Chiesa per sparpagliarsi…”
Vi ricordiamo l’importanza, nella Chiesa, dei “gruppi di preghiera”
fondati da molti santi, in ultimo da san Padre Pio da Pietrelcina, proprio
per far fronte all’invasione dei nemici della Chiesa e per la loro
conversione e sulla pressante richiesta del Venerabile Pio XII che
di “profezie” ben s’intendeva, leggete qui.

O ROMA, QUALI MINACCE TI VAI PROCURANDO!


Per qualcuno è un auspicio, ma la Emmerick lo vide davvero, sempre
tenendo bene a mente che, quando leggiamo le Visioni dei Mistici,
parliamo spesso di immagini simboliche che vanno pazientemente
meditate ed interpretate con somma umiltà, pagando anche con la
propria vita il prezzo della conoscenza!!
Nel bellissimo racconto attraverso un “giro” nelle Catacombe romane, la
Emmerich dice: “…giunsi a Roma, vedemmo un grande palazzo (il
Vaticano) avvolto nelle fiamme ma fui molto turbata perché nessuno
tentava di spegnere quell’incendio, nessuno tentava di domare quelle
fiamme, appena ci avvicinammo il fuoco scemò fino a spegnersi del
tutto. (..) giungemmo fino al Papa che sedeva su una grande sedia, era
malatissimo…. non poteva più muoversi (…) i religiosi che lo
circondavano più da vicino non mi piacevano, apparivano essere falsi e
tiepidi…”
Molto preoccupante ancora quanto segue: “Vidi la Chiesa sempre più
solitaria, interamente abbandonata, sembrava come se tutti fossero
131
scappati via. Imperava la disarmonia completa. Dappertutto vidi
grandi difficoltà e odio, tradimenti e amarezze, inquietudini e cecità
piena. Da un gruppo sinistro, vennero inviati messaggeri per dare
intorno una notizia spiacevole che provocò odio e rabbia nel cuore
degli ascoltatori. Io pregai diligentemente per quegli oppressi. Vidi così
delle luci celesti illuminare i luoghi dove i singoli pregavano, sugli
altri invece vidi calare le tenebre oscure. La condizione si presentava in
modo terribile. Ho supplicato la compassione di Dio: O città, città
(Roma), quali minacce! La tempesta è vicina. Fai attenzione! Ma io
spero che tu resterai salda!“.
Perdonateci questa parentesi perché è importante. Nel 1846, quindi una
ventina d’anni dopo, in Francia a La Salette la Vergine appariva a due
adolescenti – Apparizioni poi riconosciute dalla Chiesa – la quale, nel
famoso Messaggio, disse:

“I malvagi useranno tutta la loro astuzia; ci si ucciderà, ci si massacrerà


reciprocamente perfino nelle case. (…) La terra sarà colpita da ogni sorta
di piaghe, (oltre la peste e la carestia che saranno dovunque), vi saranno
delle guerre fino all’ultima guerra, che sarà allora fatta da dieci re
dell’anticristo, i quali re avranno tutti lo stesso progetto e saranno i soli a
governare il mondo.
Prima che ciò succeda vi sarà una specie di falsa pace nel mondo; non si
penserà che a divertirsi; i malvagi si abbandoneranno a ogni sorta di
peccato; ma i figli della Santa Chiesa, i figli della fede, i miei veri
imitatori crederanno nell’amore di Dio e nelle virtú che mi sono piú
care.
Felici le anime umili guidate dallo Spirito Santo! Io combatterò con esse
fino a che esse saranno nella pienezza dell’età. La natura chiede vendetta
per gli uomini ed essa freme di spavento nell’attesa di ciò che deve
arrivare alla terra insudiciata dai crimini.
Tremate terra e voi che fate professione di adorare Gesú Cristo e che
dentro di voi adorate solo voi stessi; tremate perché Dio sta per
consegnarvi al Suo nemico, perché i luoghi santi sono nella corruzione,
molti conventi non sono piú le case di Dio, ma i pascoli di Asmodeo e
dei suoi. (..) Roma perderà la fede e diventerà la sede dell’anticristo. I
demoni dell’aria con l’anticristo faranno dei grandi prodigi sulla terra e
nell’aria e gli uomini si pervertiranno sempre piú. Dio avrà cura dei
suoi fedeli servitori e degli uomini di buona volontà; il Vangelo sarà
predicato dappertutto, tutti i popoli e tutte le nazioni conosceranno la
verità.”
Tornando alla nostra Beata, nel capitolo VII la pia suora descrive la
grave situazione liturgica della Chiesa…“Io vedo dappertutto sacerdoti
cingersi delle grazie della Chiesa e dei tesori dei meriti di Gesù e dei
132
Santi, ma vedo praticare i sacrifici e predicare in modo morto. Mi
venne mostrato un pagano che stava su una colonna, egli era intento a
parlare in modo acceso del nuovo Dio di tutti gli dei e di un altro
popolo, che tutti restavano rapiti dalle sue parole. Questa visione mi
tempestò giorno e notte. (…) La lettura sciatta della Messa è una cosa
mostruosa! Il modo di leggere è importante! (…) Ricevetti, innanzi
all’anima mia, alcune immagini dell’Antico Testamento, dove potei
vedere e comprendere il sacrificio dalla prima offerta e il meraviglioso
significato della sacra Spoglia e quello delle reliquie sotto l’altare, dove
deve essere celebrata la santa Messa…”.
A tal proposito, vi consigliamo l’intera lettura del capitolo, davvero
edificante ed illuminante, dove spiega lungamente il Sacrificio della
Messa, l’esempio del Pontefice Zefirino, di san Luigi re di Francia, ecc…
e dove la beata ripercorre tutto il percorso storico, dottrinale e teologico
della liturgia della Chiesa.

E IL SACERDOTE SI CHIEDE: “COME MI VEDE IL POPOLO?”…


MA NON DOVEVA PREOCCUPARSI DEL GIUDIZIO DI DIO?
La Emmerick vide anche il Catto-sincretismo. Degenerazioni del
dialogo interreligioso.
Importante è questo passo che ci aiuta a comprendere la difesa della
sacralità della Messa: “Io ho chiamato Dio. Egli vuole vedere Suo Figlio
agire per i peccatori e rinnovare costantemente il Divino Sacrificio
d’amore per noi. Ebbi poi l’immagine del Venerdì Santo, il modo come
il Signore si immolò per noi sulla Croce, ed ho visto Maria e gli
Apostoli sotto la Croce sull’Altare, mentre il prete celebrava la santa
Messa. Questa immagine mi appare giorno e notte e vedo come l’intera
comunità preghi male, ed il modo in cui il prete adempie al suo
ufficio.(..) Mi appare pure un Ufficio Divino Celeste e gli Angeli che
aggiungono tutto quello che il prete trascura. Per mancanza di
devozione della comunità mi sacrifico ed offro in suffragio il mio
cuore supplicando il Signore per la Sua misericordia. Vedo molti preti
adempiere al loro ufficio in modo miserabile, preoccupandosi troppo
di conservare una buona esteriorità e trascurando così spesso le cose
interiori, essi pensano più o meno in questo modo: “Come vengo visto
dal popolo?” senza preoccuparsi di come vengono visti da Dio!”
Altra “fantasticheria” sacrilega degli ultimi anni.

Il Brentano tenta di riportare la spiegazione che la Beata Emmerich fa


della Messa sacrilega: egli annota la difficoltà interpretativa e spiega
come la pia suora la descrive vedendo il sacrificio di un Bambino e
dice: “Quando vidi l’immagine terribile del Bambino sacrificato…
implorai il Signore di liberarmi dall’orrore! Rispose lo Sposo Divino:
133
“Vedi quanta rabbia, come essi quotidianamente si comportano con
Me e agiscono in mio nome!” Allora vidi alcuni preti i quali,
nonostante si trovassero in peccato mortale, celebravano la santa
Messa, e vidi l’Ostia, che come un Bambino vivente era disteso
sull’altare e veniva fatto a pezzi, ferito in modo orrendo. Mi venne
spiegato che per molti preti, il Sacrificio della santa Messa, non era
altro che una forma di assassinio…(..) e vidi tanta gente infelice e tanta
buona gente in molti luoghi, oppressa e duramente perseguitata, come
se queste persecuzioni venissero fatte a Gesù Cristo stesso. Un tempo
terribile! Non c’è nessuna scappatoia ma soltanto una grande nebbia di
colpe che cala su tutto il mondo. Anche a Roma vedo preti cattivi
martirizzare Gesù Bambino nella Chiesa. Essi pretendono dal Papa
qualcosa di molto pericoloso; anche il Papa si accorse di ciò che io pure
avevo visto e, come un Angelo con la sua spada, li ricacciò via”.
E’ un peccato che il Brentano non ci spieghi cosa abbia visto la
Emmerich, ma tutto sommato meglio così! A volte è meglio non sapere
certe cose, meno sappiamo e meno saremo responsabili. Tuttavia il passo
che abbiamo riportato è eloquente, parla della Liturgia e della Messa, e
della necessità che essa sia celebrata in modo degno, non solo
esteriormente, ma soprattutto interiormente.

L’ANGELO LA CONDUCE E LEI VEDE UNA SANTA MESSA


DOVE……
un grande pranzo? No, una Messa…
Accompagnata in alcune visioni, il 19 settembre 1820, da san Michele
Arcangelo, la beata Emmerich offre una lunga descrizione della
situazione della Chiesa, a Roma, e dice: “Seguii l’Angelo dappertutto…
Presso la Chiesa di san Michele (a Roma, la Emmerich parla di una
Chiesa dedicata all’Arcangelo dal Papa Bonifacio), c’era una contesa di
moltissime persone; la maggior parte era formata da cattolici che però
non si distinguevano dagli altri per il modo di agire nella mischia,altri
erano chiaramente protestanti o membri di sette. Motivo della ressa era
la Santa Messa; Michele allora calò giù e con la sua grande spada scacciò
via il grosso della mischia disperdendola; restarono ancora circa
quaranta persone e così si poté celebrare la santa Messa…L’Angelo
infine prese per il pomo il Tabernacolo con il Santissimo e, librandosi
in alto, lo portò via allontanandosi da quel luogo.”
E’ bene anche ricordare quanto segue, per nostra edificazione e
conversione: ” Vidi una grande celebrazione nella Chiesa e molti si
univano alla stessa (…) Mi sembra di vedere molta gente senza ordine o
relazione con la Chiesa celeste, ma anche senza alcuna relazione con la
Chiesa sofferente. Costoro non facevano parte di una comunità fondata
e sviluppata, nel senso ecclesiastico della Chiesa militante, sofferente e
134
trionfante e non ricevevano il Corpo del Signore nell’Eucaristia, bensì
solo pane. Essi correvano dove si distribuiva questo pane, Ma pur
nell’errore, innocentemente, aspiravano in modo devoto e fervente al
Corpo di Cristo e venivano appagati nei loro sentimenti religiosi, anche
senza il conforto di questa Eucaristia, mentre i soliti che si confessavano
senza vero amore e fervore non ricevevano assolutamente nulla, poiché i
veri figli della Chiesa sono coloro che amano il Signore e la Sua santa
Chiesa…”
Quante strane “chiese” si costruiscono oggi: esteriormente, ma anche…
spiritualmente.
Sempre nel settembre 1820 e sullo stesso filone:

“Ho visto di nuovo la strana grande chiesa che veniva costruita là (a


Roma). Non c’era niente di santo in essa. Ho visto questo proprio come
ho visto un movimento guidato da ecclesiastici a cui contribuivano
angeli, santi ed altri cristiani. Ma là (nella strana chiesa) tutto il lavoro
veniva fatto meccanicamente. Tutto veniva fatto secondo la ragione
umana…(..) Ho visto ogni genere di persone, cose, dottrine ed opinioni.
C’era qualcosa di orgoglioso, presuntuoso e violento in tutto ciò, ed essi
sembravano avere molto successo. Io non vedevo un solo angelo o un
santo che aiutasse nel lavoro. Ma sullo sfondo, in lontananza, vidi la
sede di un popolo crudele armato di lance, e vidi una figura che rideva,
che disse: ” Costruitela pure quanto più solida potete; tanto noi la
butteremo a terra”.
Il 12 luglio del 1820 dice: “La Messa era breve. Il Vangelo di San
Giovanni non veniva letto alla fine. ” e sempre nel settembre 1820:
“Vidi una strana chiesa che veniva costruita contro ogni regola… (..)
Non c’erano angeli a vigilare sulle operazioni di costruzione. In quella
chiesa non c’era niente che venisse dall’alto… C’erano solo divisioni e
caos. Si tratta probabilmente di una chiesa di umana creazione, che
segue l’ultima moda.. (..) Vidi cose deplorevoli (non vi sono
specificazioni).. Poi vidi che tutto ciò che riguardava il Protestantesimo
stava prendendo gradualmente il sopravvento e la religione cattolica
stava precipitando in una completa decadenza. La maggior parte dei
sacerdoti erano attratti dalle dottrine seducenti ma false di giovani
insegnanti, e tutti loro contribuivano all’opera di distruzione…(..) In
quei giorni, la Fede cadrà molto in basso, e sarà preservata solo in
alcuni posti, in poche case e in poche famiglie che Dio ha protetto dai
disastri e dalle guerre” (..) ” La dottrina protestante e quella dei greci
scismatici devono diffondersi dappertutto. Ora vedo che in questo
luogo la Chiesa viene minata in maniera così astuta che rimangono a
mala pena un centinaio di sacerdoti che non siano stati ingannati. Tutti

135
lavorano alla distruzione, persino il clero. Si avvicina una grande
devastazione”

PREGARE BENE. ALTRIMENTI NON SOLO E’ INUTILE MA


CONDUCE PROPRIO ALL’INFERNO
Grande attenzione meriterebbe l’VIII capitolo dedicato alla preghiera, al
modo in cui si deve pregare, specialmente all’importanza del santo
Rosario, ben descritto dalla nostra Beata. Purtroppo lo spazio qui non ci
consente di approfondire: vi invitiamo però a farlo voi stessi, mentre qui
ci limiteremo ad alcune osservazioni che riteniamo importanti.
Sottolinea il Brentano dopo le spiegazioni della pia suora: “Tutti i
cristiani potrebbero diventare beati se solo avessero l’umiltà di accettare
profondamente le esortazioni buone e infinite e le promesse di Nostro
Signore Gesù Cristo, pregando con profonda devozione, con fiducia,
con perseveranza e rifugiandosi in Lui. Invece la maggior parte degli
uomini cade e si disperde col passar del tempo, trascurando la
preghiera e l’amore di Dio, e restano separati, e per loro colpa ripudiati
eternamente, rifiutando Dio non resterà loro nessun altra alternativa
che l’Inferno. Per conseguenza delle loro libere scelte, il più grande
rimorso peserà su di loro per l’eternità nel profondo della loro
coscienza, con il rimorso e la consapevolezza che avrebbero potuto
essere beati se solo avessero pregato…”
Certo, spiega la beata al Brentano, non è detto che il Signore esaudisca
tutte le nostre preghiere, ma quelle sulla salvezza sì. Inoltre, insieme
alla preghiera, è fondamentale osservare tutti e dieci i Comandamenti.
A questo serve la preghiera: ad ottenere le grazie necessarie per
mantenere una vita decorosa, timorata di Dio, votata alla santità.
Preghiera ed opere – spiega la beata – vanno insieme e non possono
essere disgiunte. Così racconta di come il Signore separasse le
preghiere, rigettandole, di coloro che non avevano opere nella loro
faretra, così come rigettava le opere di coloro che non avevano le
preghiere nella faretra…
Ecco come è la preghiera gradita al Signore.
La Emmerich riporta anche come, in una visione, le viene spiegato che il
Signore ama le preghiere fatte con le braccia stesse come sulla
Croce; ama le preghiere di quei sacerdoti che nella Messa non si
stancano di tenere aperte le loro braccia, quando svolgono l’ufficio, e
dei fedeli quando dicono il Rosario con le braccia aperte. Questo
particolare è importante perché è quanto riportato anche da santa Suor
Faustina Kowalska, la santa della Divina Misericordia, nel suo prezioso
Diario, ed è bene rammentarlo.
”Vidi come fin da bambina – continua la Emmerich – ho sempre avuto
l’abitudine delle preghiere notturne, spesso a braccia spalancate come in
136
croce, affinché tutte le disgrazie venissero evitate o mitigate: cadute,
annegamenti, incendi, incidenti, malattie, ecc.. in conseguenza di queste
preghiere ho visto sempre chiaramente che le visioni di tali sciagure
terminano a buon fine. Quando invece si tralascia la preghiera sento o
vedo sempre succedere qualche grande sciagura. Comprendo allora che
oltre alla necessità della mia preghiera, c’è il bisogno immediato di
sollecitare gli altri: non c’è amore più grande verso il prossimo che
insegnargli a pregare come Gesù ci ha insegnato”.

IL ROSARIO MISTICO CHE IL BRENTANO NON SEPPE SPIEGARE


Quale rosario fu “visto” dalla Emmerick?
Un giorno la veggente disse: “La mia guida mi esortò di nuovo a
supplicare conoscenti e parenti a pregare, ad unirsi a me per la
conversione dei peccatori, e in modo particolare per la fede e la
compattezza del sacerdozio, perché si preparano tempi difficili per la
Chiesa, la confusione dilagherà e diventerà sempre più grande…”
La Emmerich a questo punto descrive la visione:

“Vidi il Rosario di Maria con tutti i suoi segreti. Un devoto eremita


venerava profondamente la Madre di Dio e ogni falda del suo manto era
sempre piena di fiori, ghirlande per la Beata Vergine. Egli aveva una
profonda conoscenza del significato di tutte le varie specie di erbe e fiori,
e le ghirlande assumevano sempre più un senso profondo e simbolico.
Una volta la Santa Vergine intercedé presso Suo Figlio, per ottenere una
grazia speciale per questo figlio devoto, ed Egli Le dette, per lui e per
tutti gli uomini, una corona del santo Rosario densa di significato”.

E’ significativo che il Brentano ammette di aver ricevuto la


spiegazione, dopo l’estasi, di questo magnifico Rosario, ma che non fu
in grado di trascriverlo a parole. Segue poi una descrizione mistica, che
vi invitiamo a leggere nel resto del capitolo, e conclude la Emmerich: “Il
Rosario si gusta e si vive meditandolo con devozione, altrimenti si
nasconde nell’incomprensione”.
Interessante anche il capitolo IX che riguarda la ricompensa e le
punizioni nell’altra vita. La Emmerich descrive quel momento come
una grande festa di nozze e tutte le genti invitate per ricevere quanto
hanno meritato in vita: “Vidi il Papa e i vescovi sedere con i loro
pastorali e cinti con i loro paramenti sacri. Con loro cori di Beati e Santi…
(..) Molti tra i religiosi vennero espulsi dalla tavola nuziale. Erano
immeritevoli di restare perché si erano mischiati con i laici e li avevano
serviti più della Chiesa stessa, trascurando quegli uffici propri al loro
stato…(..) il numero dei giusti rimase molto piccolo. Questa era la

137
prima tavola…(..) Poi apparve la tavola dei borghesi. Non posso dire
quanto la medesima fosse disgustosa. La maggior parte furono scacciati
e relegati in un buco pieno di sterchi, come una cloaca….(..)”
E segue così la visione dell’Inferno, tremenda: “…al solo ricordo di ciò
che vidi sento tutto il mio corpo tremare. (…) sentii che Lucifero sarà
liberato e gli verranno tolte le catene, cinquanta o sessant’anni prima
degli anni 2000 dopo Cristo, per un certo tempo. Sentii che altri
avvenimenti sarebbero accaduti in tempi determinati, ma che ho
dimenticato” (qui una nota sottolinea la saggezza della beata, memore
del riferimento di Gesù: “quanto all’ora e al giorno, nessuno lo sa..”
Matteo 24,36).
Visioni da inferno dantesco anche per la Emmerick.
Che cosa è l’Inferno? La Beata, smentendo le voci di certi teologi
modernisti, riporta la dottrina della Chiesa. In definitiva, è un luogo,
anche se non come lo intendiamo noi materialmente o come potrebbe
essere identificata una località oltre oceano. È, infatti, anche uno stato,
eterno, in cui l’anima è cosciente, ma leggiamo un passo di questa chiara
descrizione e meditiamoci su cercando di convertirci:
“All’amore, alla contemplazione, alla gioia, alla beatitudine, ai templi,
agli altari, ai castelli, ai torrenti, ai fiumi ai laghi, ai campi meravigliosi ed
ubertosi, alla comunità beata e armonica dei santi, si sostituisce
nell’Inferno il contrapposto del beato Regno di Dio, il dilaniante, eterno
disaccordo dei dannati. Tutti gli errori umani e le loro bugie, erano
concentrate in questo stesso luogo e apparivano in innumerevoli
rappresentazioni di sofferenze e pene. Niente era giusto, non esisteva
alcun pensiero tranquillizzante, come quello della giustizia divina. Vidi
delle colonne di un tempio tenebroso e orribile dove, improvvisamente
qualcosa cambiò, vennero aperti i suoi portoni dagli Angeli Santi, ci fu un
contrasto, fughe, offese, urla e lamenti, la pena più grande che
ricevevano era che tutti loro dovevano riconoscere Gesù Cristo e
adorarlo, ma come si erano rifiutati in terra, essi si rifiutavano di
adorarlo anche nell’eternità di quelle tenebre che avevano scelto.
Questo era il tormento dei dannati, essi sono coscienti che ciò che
avevano rifiutato in vita, lo vedranno risplendere nell’eternità, ma senza
poter godere di quella vita beata, ma solo averne la percezione e la
coscienza …”.
Dopo la descrizione di alcune anime sante in Paradiso, la Emmerich si
interruppe chiedendo al Brentano di lavorare, pregare per la sua
salvezza: “…. fallo da subito, da oggi e non domani. La vita è breve e il
giudizio del Signore è giusto e severo, non perdere tempo!“

138
EUCARISTIA, MARIA, APOCALISSE ED ESPIAZIONE : NELLA
EMMERICK NON MANCA NULLA…
Sogno delle due colonne di san Giovanni Bosco: dove tutti i Santi
s’incontrano
Infine gli ultimi due capitoli delle visioni riportano le due grandi verità
che salvano la Chiesa e gli uomini e che lo stesso san Giovanni Bosco
ebbe in visione nel suo famoso sogno delle due colonne: Maria
Santissima e l’Eucaristia. Possiamo chiederci se realmente queste visioni
siano così apocalittiche come spesso vengono presentate.

Come abbiamo già abbondantemente spiegato, l’apocalisse per un


vero cattolico è la liberazione, la gioia, Cristo che viene a liberarci per
sempre. Quindi, molto dipende dalla visione che abbiamo della vita e
del futuro che ci attende, ed è con questo animo che occorre leggere
queste visioni.
Il dramma c’è sempre ma soprattutto perché c’è ancora un Crocefisso
che attende giustizia, che, spiega la Emmerich, è la nostra conversione
e quella di tante anime che, pagate a caro prezzo, vogliono rifiutarsi di
seguire Cristo, il loro Salvatore. Questa è la vera apocalisse. Dal canto
nostro è indispensabile far tesoro di queste visioni per correggere i
nostri errori.
Gesù celebra nell’eternità le sue nozze con la Sposa, in un rapporto di
indissolubilità. La Sposa è la santa Chiesa che l’Eucaristia rende pura,
santa ed immacolata; Maria è il modello, ma anche il sostegno, il
supporto indispensabile: per certi versi, rappresenta la Chiesa stessa,
militante, combattiva, rigeneratrice di anime, redente dal Figlio. La
Chiesa, nel progetto di Dio, fin dal principio era la casa regale in cui ebbe
origine l’Immacolata Concezione e la Madre della Chiesa, e nello stesso
tempo, essendo “casa natale di Davide”, la casa natale dei genitori di san
Giuseppe. In queste visioni, entra in azione il lavoro di espiazione che
consiste nella conversione, nella preghiera, nella supplica, in un continuo
servizio a Gesù, Maria e alla volontà Divina. Un sacrificio basato sui
dolori, pene e fatiche causate non dal progetto di Dio, il quale era
perfetto e buono, ma a causa del peccato originale, a causa della
disobbedienza, della superbia, della negazione della Verità eterna.
L’obiettivo di tal sofferenza è espiare le colpe e venire in soccorso alle
necessità ed ai bisogni innanzi tutto spirituali di tutti gli uomini, la cui
redenzione fu pagata a caro prezzo.

IL DOLORE DI GESÙ E QUELL’UOMO DAL VISO LUNGO E


PALLIDO…
Se abusi di questo genere addolorano noi… immaginiamo il dolore di
Gesù.
139
Appena la pia suora cominciò a rendersi conto di questa espiazione
necessaria ed indispensabile, fu assalita senza interruzioni dalle più
penose malattie e sofferenze corporali: “Molti preti non hanno la giusta
percezione e la conoscenza dell’azione liturgica del Santissimo
Sacrificio che si compie sull’altare, se davvero l’avessero, non
potrebbero più celebrarla per lo sgomento. Mi pervenne allora chiaro
il significato della meravigliosa benedizione che si ottiene con
l’ascolto della Messa e in quale modo un fedele reca in casa tutto il
bene di tale benedizione. Vidi quante benedizioni si ottengono tramite
l’ascolto della Messa, e come gli errori che vengono commessi nella
stessa sono rimediati grazie all’aiuto soprannaturale…”
La beata spiega poi la sofferenza che perviene al Signore quando i suoi
sacerdoti non vivono in questa dimensione soprannaturale della grazia
e celebrano come se la Messa fosse qualcosa di morto, di
commemorativo, di celebrativo, a seconda di come ognuno lo
percepisce, o peggio ancora come un atto teatrale del quale egli diventa
il protagonista e il regista, ed il danno che si arreca alle anime le quali
vengono private della pienezza del Sacrificio che sull’altare, invece,
viene consumato. In tal contesto il Brentano riporta: “Anna Katharina è
oggetto di visioni così tristi e dolorose a riguardo, che non vuole
neppure raccontarle”.
Il 2 settembre del 1822 la pia veggente racconta una visione
impressionante, che ci sembra collegabile alla visione e alle profezie
della Vergine a Fatima e di altri santi, a riguardo alla decisa condanna
del Comunismo: “Giunsi in alto, in un giardino sospeso nell’aria, dove
vidi librarsi tra settentrione e l’oriente, come il sole all’orizzonte, la
figura di un uomo con un viso lungo e pallido. Il suo capo sembrava
coperto con un berretto a punta. Egli era avvolto da fasce e aveva un
cartello sul petto, non ricordo però cosa c’era scritto. Portava la spada
avvolta in fasce colorate (…) mosse qua e là la spada e gettò le bende (…)
Insieme alle bende caddero pure le pustole e vaiolo sull’Italia, la Spagna
e la Russia. Avvolse poi con un cappio rosso anche Berlino; il cappio si
estese fino a noi…” e puntualmente consolante: ” Ho visto la Beata
Vergine Maria supplicare tutto un esercito di Angeli affinché si recasse
sulla terra a rimettere ordine e fermare gli spiriti spietati…”

UNA GUIDA ILLUSTRE E LA VISIONE DELL’ULTIMA CENA


La Emmerick vide l’Ultima Cena.
Nelle visioni sulla Messa e sull’Eucaristia è spesso sostenuta
direttamente da sant’Agostino che sembra essergli guida, spiegandole
pazientemente certi particolari, in una sorta di visitazione storica della
dottrina: “Poi vidi giù sulla terra innumerevoli feste e processioni di
questo giorno (festa del Corpus Domini) accordarsi con le feste celesti.

140
Purtroppo vidi (nel futuro della Chiesa) che le processioni sulla terra
avevano qualcosa di miserabile, oscuro, disarmonico e pieno di
manchevolezze, nonostante vi si conservasse ancora qualcosa di
buono…” Nella festa del Corpus Domini del 1819, la beata vede tutta la
storia e di come ebbe inizio questa mirabile Festa del Santissimo
Sacramento, e le viene fatto vedere cosa accadde nell’ Ultima Cena:
“…percepii la Transustanziazione che avviene durante la consacrazione,
e Lui che si trasformava, il pane e il calice erano colmi di splendore
indescrivibile e vidi che Egli porgeva l’Eucaristia così divenuta, con la
sua mano destra, direttamente ai singoli nella bocca. La prima a riceverla
fu la Madre di Dio, la quale si era avvicinata al tavolo degli Apostoli.
Con il Pane vidi anche la luce entrare nella bocca della Madre di Dio; poi
come la forma di un corpo tutto intero, lo vidi entrare nella bocca degli
Apostoli. Tutti furono attraversati dalla luce, solo Giuda rimaneva
sinistro nell’oscurità come se quella luce gli desse fastidio.”
Poi il Brentano riporta che la pia suora era talmente sfinita e stanca per i
dolori che si fermò nelle spiegazioni, ma raccontò altre visioni fra le quali
quella “transustanziazione” di ciò che all’inizio era pane e che poi
diventò la “particola”, quell’Ostia bianca che usiamo da secoli per
l’Eucaristia, e spiega come fin dal primo secolo questa venisse portata ai
fedeli anche per essere adorata. Ancora, per affermare l’importanza della
Festa del Corpus Domini e del Santissimo Sacramento, dice: “Vidi la
Chiesa effettuare, nel fervore dello Spirito Santo, alcuni cambiamenti
sul modo di esprimere l’adorazione e la devozione al Santissimo
Sacramento. Nei periodi di decadenza della Chiesa vidi l’interruzione
della celebrazione del Divin Sacramento, ed ebbi pure visione
dell’origine della Festa del Corpus Domini e la sua pubblica
devozione, al tempo della grande decadenza…”

VISIONI: ISTRUZIONI PER L’USO CORRETTO E BENEFICO


Visioni apocalittiche.
Come abbiamo spiegato, queste visioni non seguono un filo cronologico:
spesso la beata ripercorre anche visioni passate e le riallaccia a quelle
nuove; fa lei stessa i collegamenti; altre volte non dà alcuna spiegazione;
altre ancora sorvola o perché insignificanti o perché troppo aberranti.
Andando a rileggere santa Caterina da Siena, anche lei ci spiega che in
ogni tempo, in ogni generazione, la Chiesa vive una personale
apocalisse, frodi e persecuzioni, per poi uscirne vittoriosa e riformata,
così è nelle visioni della Emmerich, un susseguirsi di tempi, 7 periodi,
nei quali vediamo chiaramente il nostro tempo nel quale la Chiesa è
perseguitata e spesso soffocata da queste “nuove chiese” che tentano di
superarla. Come abbiamo letto, tuttavia, non ci riusciranno poiché la

141
promessa del Signore è valida nonostante le nostre imperfezioni: le porte
degli inferi non prevarranno.

Vi ricordiamo che in questo riferimento: “La Messa era breve. Il


Vangelo di San Giovanni non veniva letto alla fine ” non è arduo leggere
la preoccupazione nei confronti della “nuova Messa” avvenuta con
l’ultima Riforma. Non spetta a noi trarre delle sentenze, anche perché la
beata pone questa visione in un contesto molto ampio, generale e di
difficile interpretazione, non comprendendo bene se ciò ella lo reputasse
un male o una normale legittima riforma. Resta palese, tuttavia, che tale
cambiamento è associato dalla Emmerick stessa alla grave crisi liturgica
nella Chiesa ed alla proliferazione di gruppi che sosterrebbero iniziative
non propriamente in linea con la vera ed unica Chiesa di Cristo e che, in
modo chiarissimo, la pia suora associa ad una sorta di chiesa “DELLE
TENEBRE”, scardinata dalla Tradizione e responsabile della decadenza
devozionale del clero!
Queste visioni, come quelle di tutto il libro, vanno perciò lette tenendo a
mente i seguenti risvolti che sono riportati dallo stesso Brentano che li ha
descritti come raccomandazioni e per una corretta lettura, come abbiamo
specificato all’inizio:

1 il trionfo del Cuore Immacolato di Maria;


2 la promessa di nostro Signore: e le porte degli inferi non
prevarranno;
3 il ruolo di san Michele Arcangelo e di tutti i Santi a protezione della
Chiesa e delle membra buone…
O con Dio o contro Dio: questo ci viene chiesto a conclusione delle
visioni stesse. La vera Apocalisse è per il cattolico il trionfo di Cristo, la
Sua vittoria, mentre è disperazione ed è tenebra per chi rifiuterà di
convertirsi e per chi, recidivo, offendendo la propria dignità di redento,
morirà con il peccato mortale.

E AGOSTINO CI DICE CHE…


Ci piace concludere con un passo di sant’Agostino, visto che egli stesso
ha guidato la beata Emmerich in una parte di queste visioni. La citazione
è presa dall’Opera di sant’Agostino “La vera religione” nella quale, a
riguardo degli eretici e dei falsi cattolici, il santo così ci illumina e ci
incoraggia:
Autorità e ragione. Anche gli eretici giovano alla Chiesa cattolica. 8. 14.
Con questa conoscenza apparirà chiaro all’uomo, per quanto gli è
consentito, come ogni cosa sia sottomessa a Dio, suo Signore, secondo
leggi necessarie, inviolabili e giuste. Perciò tutte quelle cose, che prima

142
abbiamo creduto confidando unicamente nell’autorità , in parte le
comprendiamo come evidenti, in parte come tali che possono diventare
evidenti ed è opportuno che lo diventino. Quindi compiangiamo gli
increduli i quali, invece di credere insieme a noi, preferirono irridere la
nostra fede. (..)
Ma, siccome è stato detto con assoluta verità che è necessario che vi
siano molte eresie, perché risulti manifesto chi sono i veri credenti tra
voi , serviamoci anche di questo beneficio della divina Provvidenza.
Gli eretici infatti sorgono fra quegli uomini che errerebbero
ugualmente, anche se restassero nella Chiesa. Per il fatto che ne sono
fuori, invece sono di grande giovamento, non certo perché insegnano il
vero che non conoscono, ma perché spingono i cattolici carnali a
cercarlo e i cattolici spirituali a renderlo manifesto. (…) Serviamoci
dunque anche degli eretici, non per condividerne gli errori, ma per
essere più vigili e scaltri nel difendere la dottrina cattolica contro le
loro insidie, anche se non siamo capaci di ricondurli alla salvezza. (…)
Agostino: non bisogna condividere gli errori degli eretici.
Guardiamoci dunque dal servire la creatura invece del Creatore, dal
perderci dietro alle nostre fantasie: in questo consiste la perfetta religione.
(..) un aiuto di tal genere è ai nostri tempi la religione cristiana nella cui
conoscenza e pratica è la garanzia assoluta della salvezza.
Molti sono i modi in cui la verità può essere difesa contro i chiacchieroni
e resa accessibile a chi la ricerca: è Dio stesso onnipotente che la rivela
mediante se stesso e aiuta coloro che hanno buona volontà a intuirla e
contemplarla, per mezzo di angeli buoni e di alcuni uomini. Spetta poi a
ciascuno servirsi del metodo che gli pare più adatto per coloro con i quali
deve trattare.
Da parte mia, dopo aver considerato a lungo e attentamente la questione,
nel tentativo di capire quali uomini parlino a vanvera e quali cerchino la
verità sul serio ovvero quale io stesso sono stato, sia quando
semplicemente cianciavo sia quando l’ho cercata veramente, ho ritenuto
che fosse meglio procedere in questo modo: tieni ben saldo ciò che hai
riconosciuto come vero e attribuiscilo alla Chiesa cattolica; respingi
invece ciò che è falso e, poiché sono solo un uomo, perdonami; accetta
ciò che ti pare dubbio, fino a che o la ragione non ti avrà dimostrato o
l’autorità non ti avrà ordinato di respingerlo o di riconoscerlo come
vero oppure di continuare a crederlo.”

ULTIMA TAPPA: DENIGRARE IL BRENTANO SIGNIFICA


DENIGRARE LA EMMERICK

La penna fedele. Contro la denigrazione di Brentano, l’amico della


Emmerick
143
Per chi crede, niente è per caso. Così l’incontro tra il poeta Brentano e la
mistica Anna Caterina Emmerick deve essere letto in un’ottica
provvidenziale, come abbiamo accennato all’inizio di questo dossier.. E a
chi si ostina a calunniare Brentano e le sue trascrizioni delle visioni della
mistica beata, rispondiamo in modo certo e circostanziato, con le prove e
non con le chiacchiere.

Dopo aver affrontato la figura della Emmerick, andiamo ora ad


approfondire, brevemente, il dubbio sollevato da alcuni circa la
credibilità di Clemens Brentano, unico e diretto biografo della beata ed
anche colui che mise per iscritto le sue famose visioni.

Non ci facciamo paladini o avvocati del Brentano, ma, con questo nostro
breve, vogliamo semplicemente attestare e dimostrare, ragionevolmente,
che a chi si ritiene libero di dubitare del Brentano pur senza esibire
prove, la stessa beatificazione della Emmerick diventa per noi la prova
della credibilità del poeta-scrittore.

Non ci soffermeremo, per ora, sulle contraddizioni di chi, giudicando


inattendibile il Brentano, diventa poi paladino di altre presunte
mistiche per nulla affatto riconosciute dalla Chiesa e i cui scritti sono
stati giudicati come “una vita del Cristo malamente
romanzata”… Questo alla Emmerick, da parte della Chiesa non è
accaduto neppure per le sue visioni o per i suoi racconti sulla vita di
Maria e la Passione di Gesù Cristo.
Brentano è capitato per caso? Non proprio…
Partiamo con il chiarire in quale senso comprendere che il Brentano “non
capitò per caso” in casa della futura Beata. Certo, lui entrò come curioso,
visitatore (aveva sentito parlare di questa donna speciale), ma i
contestatori omettono di dire che Caterina Emmerick, costretta a letto a
causa di quanto pativa, sovente pregava e supplicava Dio di associarla a
qualcuno che avrebbe potuto comprenderla, a qualcuno con il quale
avrebbe potuto condividere quanto le stava accadendo. Probabilmente la
Emmerick non pensava neppure a qualcuno che stesse lì a trascrivere ciò
che viveva: ella voleva solo condividere, trovare qualcuno che l’aiutasse
a comprendere le sue esperienze mistiche. Lo faceva già, in effetti, con il
sacerdote che la ospitava, con i suoi confessori, con il suo medico, ma la
futura beata voleva condividere di più, e forse è solo in questo senso che
diventa comprensibile il ruolo avuto dal Brentano.

Sovente, in questi casi particolari, sono proprio i confessori a prendere


l’iniziativa di tramandare le esperienze mistiche delle anime loro affidate

144
– per esempio, fu il beato Raimondo da Capua a diventare primo ed
unico biografo attendibile di santa Caterina da Siena, di cui fu confessore
– ma, nel caso della Emmerick, il Signore, come solo Lui sa fare, stupisce
e cambia strategia.

Noi cattolici non crediamo al “per caso”. Soprattutto quando c’è di


mezzo la preghiera, la sofferenza, una vocazione, il “caso” sappiamo che
diventa quel mezzo attraverso il quale Dio, a modo suo, risponde alle
suppliche dei suoi santi. Allo Spirito Santo è sempre piaciuto apparire
senza fuochi d’artificio, al limite per mezzo di “lingue di fuoco” o
come nel “roveto ardente che arde ma non brucia”!
Anche quando Dio parla – si legge nella Bibbia – la voce non è chiara ma
piuttosto somiglia ad “un rombo di tuono”, lo stesso che udirono gli
Apostoli radunati nel Cenacolo a Pentecoste che lo associarono ad “un
turbine di vento”. E lo stesso è per lo Spirito Santo che appare al
momento opportuno in modo irriconoscibile: sotto forma di colomba,
una innocua colomba! Questi accenni solo per fare degli esempi.
Dunque è la Emmerick ad esprimere in cuor suo il desiderio di una
sorta di accompagnatore in questo suo viaggio sovrannaturale tra cielo
e terra. Il Brentano diventa così l’inconsapevole, al principio, strumento
della Provvidenza affinché quanto la Emmerick vive e sperimenta sia
messo per iscritto e tramandato ai posteri, perché si sappia che Dio non
abbandona mai la sua Chiesa, nè abbandona gli “operai assunti nella
vigna”.

La profezia della Emmerick sul suo compagno di viaggio


(soprannaturale)
La Emmerick infatti, non ci ha lasciato nessuno scritto, né si è
preoccupata di tramandarci una sua biografia. Pur avendo vissuto una
continua esperienza nel futuro ecclesiale, in realtà pativa e soffriva per la
Chiesa del passato, del suo presente e del suo futuro. Se, come dice
Gesù, laddove è il tuo cuore, lì è il tuo tesoro, la Emmerick testimonia
che il suo cuore è in quel tesoro che è la Chiesa e questo noi lo
145
abbiamo saputo grazie alle testimonianze scritte dal Brentano. È il
Signore stesso che lo conduce ai piedi del letto della Emmerick. Egli,
poeta e filosofo, (nato l’8 Settembre, come la Emmerick), recatosi in visita
occasionale presso la futura beata, finirà per fermarsi con lei per 6 anni,
durante i quali diventerà il trascrittore delle visioni di lei. Anche questo
fu volere divino: non partì dunque da una volontà personale della
Emmerick né da una richiesta del Brentano.
In questo caso possiamo sostenere, senza essere smentiti, che entrambi
finiscono per ritrovarsi inizialmente ad essere inconsapevoli strumenti
della Divina Provvidenza, per poi lasciarsi rapire completamente dal
Progetto divino ubbidendo semplicemente ai fatti che stavano vivendo,
dimostrando una provvidenziale fiducia che diventerà, per noi dopo, la
prova delle meraviglie che Dio compie nelle anime di cui si compiace.
C’è anche un altro particolare che sfugge a chi calunnia il Brentano:
egli stesso fu oggetto delle visioni della Emmerick. Ella infatti gli
predisse che sarebbe vissuto fino a quando il suo compito (trascrivere
tutte le visioni di cui ella lo aveva reso partecipe) non fosse stato
terminato. Tale profezia si avverò: il Brentano morì nel 1842 dopo aver
trascritto tutte le visioni e aver completato la stesura del libro “Vita di
Gesù Cristo”, tratto dalle visioni della suora.
Chi stabilisce, allora, quale parte della biografia e delle visioni sono da
legittimare da quelle da cestinare? Come si è giunti a calunniare il
Brentano?
L’iter di beatificazione della suora si arrestò nel tempo in cui anche le
profezie di La Salette subirono un attacco inaudito perché entrambe
(questo lo diciamo noi, ma i fatti non ci smentiscono) parlavano di un
futuro drammatico nella Chiesa, di grave apostasia dove ad essere
coinvolti non erano semplicemente gli eretici, i fedeli, ma erano coinvolti
Pastori, Vescovi, il Clero e persino i Papi. L’immagine di una Roma
come “ventre dell’apostasia” non poteva essere facilmente digerita. Di
conseguenza a sbagliare non era “Roma” ma queste profezie!
Da qui si diffuse l’idea che il Brentano avesse inventato le visioni e che
La Salette fosse, sì, stata riconosciuta dalla Chiesa, nel senso che le
“apparizioni” erano “vere”, ma non si poteva dire altrettanto per i suoi
contenuti apocalittici. E mentre su La Salette sappiamo che Leone XIII
leggendo tutte le profezie le approvò come autentiche, riguardo alle
visioni della Emmerck si dovette sottostare alla decisione dei vescovi
tedeschi che non avevano affatto voglia di dare credito ad un’ anima che
aveva previsto la loro apostasia. Se vogliamo comprendere la dinamica,
rammentiamoci tutti di come è stata trattata Suor Lucia do Santos per il
Terzo Segreto di Fatima, da Giovanni XXIII, che non le credette e che
si rifiutò di obbedire alla richiesta della Vergine, trovando come scusa
che la veggente avesse “inventato tutto”!!
146
Dio, però, aveva preparato una “rivincita” – se così possiamo dire – per
la Emmerick. Nel 2004 Mel Gibson presentò il suo drammatico film The
Passion of the Christ, la Passione del Cristo, tratta in sostanza dalle
visioni della Emmerick. Si dimentica di dire che in quei mesi il Papa
Giovanni Paolo II, decretando tutte le virtù eroiche della Emmerick e
dichiarandola “mistica”, comunicava al mondo la sua beatificazione
ufficializzando la data del 3 ottobre 2004. Gibson non era certo un
addetto ai lavori tanto da poter far coincidere i due eventi: l’uscita del
suo film e la beatificazione della suora. Un’altra coincidenza?
Ancora una volta ci ritroviamo, piuttosto, nelle maglie intessute dalla
Provvidenza, che ci confermano semmai il duro lavoro portato avanti dal
Brentano.

Leone XIII disse: ad Efeso c’è la casa di Maria, ed elevò a Santuario la


casa di Maria.
Veniamo ora a descrivere brevemente la famosa “Casa di Maria”
scoperta dagli archeologi nell’800 grazie alle indicazioni suggerite dalle
visioni della Emmerick, trascritte però dal Brentano. Anche queste
indicazioni vengono messe ancora in dubbio. Il Brentano, nel
trascrivere i fatti narrati dalla Emmerick, comprende che vi sono
contenute anche due storie parallele, la vita di Maria e la vita di Gesù
sofferente, e decide di presentare come ulteriori contributi letterari a
vantaggio della mistica Katharina per far comprendere più
pienamente, cioè, la conoscenza interiore di cui la Provvidenza la rese
partecipe.
“Ad Efeso c’è la casa di Maria”, così diceva lo stesso Leone XIII che la
elevò a Santuario.
Sulla base delle descrizioni della mistica, infatti, è stata ritrovata a Efeso
la casa dove la Vergine visse dopo la morte di Gesù. Era una casa
rettangolare di pietra, a un piano solo, col tetto piatto e il focolare al
centro, tra boschi al margine della città perché la Vergine desiderava
vivere appartata. Il sacerdote francese Don Julien Gouyet – che era anche
archeologo – dando credito alle visioni della Emmerick, andò in Asia
Minore alla ricerca della casa descritta da Caterina. Gouyet
effettivamente trovò i resti dell’edificio, nonostante le trasformazioni
subite nel tempo, a nove chilometri a sud di Efeso, su un fianco
dell’antico monte Solmisso di fronte al mare, esattamente come aveva
indicato la Emmerick.

Per altro, secondo i verbali del concilio di Efeso, la Vergine rimase per
un breve tempo in locali vicini a quella che fu la chiesa dove – secoli
dopo – si svolse il concilio, poi si trasferì in una casa posta su un’altura

147
oggi chiamata “monte dell’usignolo” e vi rimase secondo la tradizione
fino all’anno 46, quando a 64 anni d’età fu assunta in cielo. E gli altri Papi
confermano…
Nel 1967 il papa Paolo VI e nel 1979 il papa Giovanni Paolo II si recarono
ad Efeso e pregarono, in ginocchio, nella casa di Maria facendo sì che
ormai tutto il mondo fosse d’accordo nel ritenerla tale. Anche papa
Benedetto XVI nel suo viaggio in Turchia del 2006 ha visitato Efeso e
pregato nella casa di Maria celebrando, nella zona antistante, la Messa
con la piccola comunità del posto e che così disse nell’omelia del
29.11.2006: ” … I Servi di Dio Paolo VI e Giovanni Paolo II, il quale sostò
in questo Santuario il 30 novembre 1979, a poco più di un anno
dall’inizio del suo pontificato. (..) Animato da tale spirito, mi rivolgo a
questa nazione e, in modo particolare, al “piccolo gregge” di Cristo che
vive in mezzo ad essa, per incoraggiarlo e manifestargli l’affetto della
Chiesa intera…”

“Negli anni conclusivi dell’Ottocento la costa egea della Turchia fu


testimone di tre delle più grandi scoperte archeologiche di tutti i tempi.
Due di queste – il ritrovamento delle rovine di Efeso e di quelle di Troia
– suscitarono grande interesse nell’opinione pubblica. La terza, invece,
nel 1881, fu immediatamente riavvolta dal segreto. Fu mantenuta nel
segreto perché nessuno poteva credere ad un ignoto prete francese che,
seguendo le visioni di una mistica tedesca altrettanto sconosciuta, diceva
d’aver trovato proprio la casa in cui la Vergine Maria aveva trascorso i
suoi ultimi anni. Alla fine del secolo, a seguito di nuove indagini, tutto
divenne così chiaro che alcuni studiosi proclamarono autentica la
scoperta e papa Leone XIII dichiarò il sito luogo di pellegrinaggio. Ai
nostri giorni, la casa è uno dei santuari mariani più importanti della
cristianità” (1).

Concludiamo questa parentesi per sottolineare quanto sia assurdo che si


difendano santuari mai proclamati dalla Chiesa, mentre si calunnia –
calunniando il Brentano – un autentico Santuario mariano, e di questo si
dubita, nonostante tutti i Papi tale lo ritengono. Una parentesi che ci
porta a domandarci: se la Emmerick non scrisse nulla e dunque fu il
Brentano a scrivere sulla casa di Maria, su quali elementi, i loro
detrattori, fondano le istanze della calunnia? La loro parola contro
quella, almeno, di ben quattro Pontefici!
E se anche fosse che al santuario mariano di Efeso ci si crede, come non
credere anche a tutto il resto descritto e riportato dal Brentano dal
momento che la Emmerich di suo pugno non scrisse nulla?

148
E veniamo infine all’iter della beatificazione che pone la parola fine ad
ogni dubbio elevato contro il Brentano stesso.
Ratzinger venne a conoscenza di questa anima già negli anni ’50 e, disse
in una intervista degli anni ’80, l’unica battuta che si conosca
sull’argomento, che ”..ho studiato profondamente il caso di questa
anima sofferente a causa delle visioni che il Signore le confidò sul futuro
della Chiesa”. Alla domanda se ci fosse in vista la beatificazione rispose
che i tempi spettavano a Dio e al Papa, ma che lui era fiducioso su questa
beatificazione perchè, disse: “La Emmerick visse tutte le virtù eroiche in
previsione della sofferenza della Chiesa del nostro tempo”.
Queste le uniche battute che si conoscono di Ratzinger sull’argomento.

Torniamo al Brentano: è possibile che il Signore abbia mandato un


fallato alla Emmerick e poi accolto l’iter di beatificazione? E’ vero che
le visioni o profezie restano cose private, ma attenzione, la Emmerick è
uno di quei casi unici o rari in cui le visioni-profezie sono associate alle
motivazioni della sofferenza patita che le ha dato modo di esercitare
tutte quelle virtù portandola alla beatificazione.
La Emmerick, in sostanza, dettava, spiegando la visione avuta durante la
notte o il giorno prima, e in molti punti c’è scritto: “… ora non ricordo
più; mi dispiace non so andare avanti, non so spiegare quello che ho
visto..” altrove si legge: ” e qui la Emmerick si ferma incapace di
ricordare….”. Insomma, leggete il libro: non c’è nulla di inventato.

Ammesso e non concesso che il Brentano, infine, si sia inventato tutto


o metà… resta sempre sorprendente il fatto che siano profezie di fatti
che stiamo vivendo. Brentano non è morto dopo il Concilio perché
possiamo dire che si è inventato quello che la Emmerick vide e non
avrebbe neppure senso riportare le visioni e scrivere: “qui la Emmerick si
è fermata, non riesce più a ricordare, ha difficoltà di ripetere, ecc…”
Se ciò non vi basta, fu proprio la Emmerick a descrivere come il
Brentano fosse “volontà divina”. Ella asserì al suo confessore che:
“Durante una visione ho capito che sarei morta già da tempo, se non
dovessi far conoscere le visioni mediante il “pellegrino”. Egli deve
scrivere tutto e a me tocca soltanto descrivergli quanto ho visto”, e al
Brentano disse: “Ti do queste visioni non per te, ma affinché siano
divulgate. Devi perciò comunicarle!”
Il Brentano, per la verità, pur attirato dalla persona angelica della
Emmerich, non voleva rimanere impegnato, per chissà poi quanto
tempo…ma, come disse lui stesso dopo la conversione, si sentì “quasi
costretto a rimanere” presso la Veggente, perché quel mistero lo attraeva
con la forza delle verità eterne. Così Suor Caterina lo aiutò anche nella
sua conversione. Tutto ciò che sappiamo della passione vissuta dalla
149
Emmerich – disse anni dopo il vescovo al quale si chiedeva l’iter di
beatificazione – noi ne siamo venuti a conoscenza grazie alle
testimonianze scritte dal Brentano e poi dal suo medico personale.

Un insigne vescovo dell’epoca, a confermare tutto ciò è il gesuita


mons. Giovanni Sailer, di Baviera, professore all’università di
Dilligen. Egli aveva preso a cuore il caso della Emmerich perchè le
credeva, e credeva anche nei suoi doni mistici come le stimmate. Fu
proprio questo gesuita a portarle in casa il Brentano di cui si fidava,
raccomandando alla Suora di esporre a lui con dovizia – a questo
“pellegrino” – tutto ciò che “vedeva” e sentiva.
La storia che il Brentano inventò le visioni, o in parte le inventò, non
ha senso, non sta in piedi, perchè le profezie narrate le stiamo in
qualche modo vivendo, una dietro l’altra. Il Brentano salvò di proposito
queste memorie quale testimonianza della santità della Emmerick, e:
“Crediamo che non sia esagerato, e ci permettiamo, chiedendo perdono a
chi non fosse d’accordo, di considerare questa raccolta di Padre Karl
Erhard, tratta dai Diari di Clemente Brentano, un autentico trattato di
ascetica religiosa, perché è contenuta l’acqua di un pozzo profondissimo
di inesauribili verità e simboli mistici” (2)
Questa “raccolta” è quella che è finita nell’iter burocratico per vagliare
la beatificazione della Emmerick e se è vero che le rivelazioni della
beata sono rivelazioni private e nessuno è tenuto a credervi, la Chiesa
tuttavia non le ha mai sconfessate, ed anzi, vennero depositate nel
processo di beatificazione, perciò fanno parte del riconoscimento delle
sue virtù eroiche e della sua beatificazione.
E certamente non ci sono solo le visioni del Brentano. Il sito Vaticano
nella scheda riguardante la nuova beata scrive:
“In questo periodo Anna Katharina Emmerick ricevette le stigmate, i cui
dolori aveva già sofferto da molto più tempo. Il fatto che lei portava le
piaghe non poteva rimanere nascosto. Il Dr. Franz Wesener, un giovane
medico, le fece visita e fu da lei così tanto impressionato che divenne per
lei, negli 11 anni seguenti, un fedele, aiutante e disinteressato amico. Lui
tenne un diario sui suoi incontri con Anna Katharina Emmerick, in cui
ha fissato una montagna di particolari…”

Dunque…”una montagna di particolari”! Nella stessa biografia del sito


Vaticano leggiamo anche una conferma di credibilità al Brentano: “Di
importante significato fu l’incontro con Clemens Brentano. Dal suo
primo incontro nel 1818 derivò un soggiorno di cinque anni, in cui
giornalmente lui visitò Anna Katharina per disegnare le sue visioni

150
che più tardi pubblicò…” (3). Importante significato: così dunque si
esprime il sito Vaticano sul provvidenziale incontro.
Nel 1987 Giovanni Paolo II rompe gli indugi e in visita a Monaco
propone la Emmerick come modello di santità: “Ve lo voglio ricordare
ancora soltanto suor Anna Katharina Emmerich, che con la sua
particolare vocazione mistica ha mostrato il valore del sacrificio e della
sofferenza insieme al Signore crocifisso..”
“vocazione mistica”, sottolinea il Pontefice, un passo fondamentale e
determinante che dopo anni di silenzio riconosce, alla suora, le sue
visioni. Certo, le visioni avute dalla suora non sono la causa della sua
beatificazione, lo ripetiamo, ma senza dubbio sono il motivo per cui
viene dichiarata “mistica” e “crocefissa con Cristo”.

E ancora, nell’ ottobre 2004, ai pellegrini, convenuti a Roma per la


beatificazione della Emmerick, Giovanni Paolo II dice:

“In profonda unione con il Salvatore sofferente la “Mistica del Land di


Münster” realizzò la missione dell’Apostolo di completare quello che
manca ai patimenti di Cristo per il Corpo di Cristo, la Chiesa (cfr Col 1,
24). Su intercessione della Beata Anna Katharina il Signore renda i vostri
cuori disponibili alle necessità interiori ed esteriori del prossimo.
L’esempio della Beata rafforzi in tutti la virtù della pazienza e lo spirito
di sacrificio!”

Il Papa lo conferma: quella ”..vocazione mistica della Emmerick”,


vissuta in un clima di autentica sofferenza e passione, mentre cioè la
spiegava e la viveva sulla sua pelle, sono un tutt’uno con le eroiche virtù
che l’hanno portata alla beatificazione. Questa “vocazione mistica” sono
parte integrante di quelle visioni narrate dal Brentano e dunque
confermate dal Papa. Se il Papa disse che “è mistica” fu per l’opera di
Brentano che ha portato a conoscenza i fatti.
Infatti, nell’omelia del Papa per la beatificazione del 3 ottobre 2004, le
parole sono inequivocabili nel sottolineare il valore delle sue visioni
mistiche:

“La Beata Anna Katharina Emmerick, ha gridato “la dolorosa passione di


nostro Signore Gesù Cristo” e l’ha vissuta sul suo corpo. È opera della
grazia divina il fatto che la figlia di poveri contadini, che con tenacia
ricercò la vicinanza di Dio, sia divenuta la nota “Mistica del Land di
Münster”. La sua povertà materiale si contrappone a una ricca vita
interiore. Così come la pazienza nel sopportare la debolezza fisica ci
impressiona anche la forza caratteriale della nuova Beata e la sua

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stabilità nella fede. Ella traeva questa forza dalla santissima Eucaristia. Il
suo esempio ha dischiuso i cuori di poveri e di ricchi, di persone semplici
ed istruite alla dedizione amorosa a Gesù Cristo. Ancora oggi trasmette a
tutti il messaggio salvifico: Attraverso le ferite di Cristo siamo salvati
(cfr1 Pt 2, 24)”
A nulla valsero gli ultimi tentativi di denigrare il Brentano, come fece
persino l’allora Prefetto delle cause dei santi, il cardinale José Saraiva
Martins che irruppe con un articolo sull’OR davvero pessimo e senza
prove (4) ennesimo tentativo per frenare ed ostacolare la beatificazione
della Emmerich. In tal caso dobbiamo davvero ringraziare Ratzinger che
si oppose alle calunnie e proseguì la propria strada contro tutti,
coinvolgendo appunto Giovanni Paolo II a fare la scelta giusta. E’ chiaro
che poi, rivelazioni private e testi privati NON RIENTRANO nelle
beatificazioni nel senso che nessuno è “obbligato o vincolato” a credervi
o a leggerli, ma un conto è non leggerli, altra cosa è denigrarli.

Il Papa la riconosce come “mistica”, ma lei non ha scritto nulla! Chi ha


raccolto, riportato e tramandato quell’esperienza sovrannaturale di
questa suora? Il Brentano e il medico Franz Wesener! E le visioni,
vissute appunto sulla sua pelle, sono state il fondamento per riconoscerla
una autentica “mistica”. E di una cosa siamo certi: senza i diari del
Brentano non staremo qui oggi a parlare e a discutere sulla Emmerick.
Né tanto meno potremmo edificarci attraverso le rivelazioni con le quali
il Signore la volle inchiodata alla croce della passione, consentendo poi
alla beatificazione, perché la mistica tedesca fosse monito e modello per
la Chiesa anche del nostro tempo e per la nostra salvezza.
Laudetur Jesus Christus

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