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GUIDA SCOSTUMATA

AL DIGITAL MARKETING
PER SETTORE TURISTICO
Tu hai poco tempo da dedicare alla lettura di testi di marketing, per
cui taglio corto e ti dico che questa guida è stata pensata per essere
“scostumata”. Poggiamo i gomiti sul tavolo e mangiamo con le
mani, direttamente dal piatto.

Tu, per piacere, non ci fare caso e pensa solo a quanto è buono e
“vitaminico” questo pasto.

Antipasto del liberatore:


Chi è davvero l’operatore turistico……........ p. 2

Primo rivoluzionato:
Essere umano e Cyborg in viaggio………….. p. 4

Contorno speziato:
Social sopra- e sotto-valutati…………………. p. 11

Secondo a nessuno:
Il Content pepato e grigliato...……………….. p. 17

Ammazza-che-caffè:
Gli autori………………………………………..... p. 28

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Antipasto del liberatore: Chi è davvero
l’operatore turistico
Quando un turista sceglie un luogo in cui trascorrere le vacanze, sceglie un modo
d’essere che durante l’anno non ha avuto espressione. Sceglie anche un’idea di fami-
glia, di libertà, un amore possibile o un senso di avventura e pericolo che lo rendano
più giovane.
In nessun mercato ha più senso parlare di “esperienza” - e non di semplice “acquisto”
- che in quello turistico.
Credi invece che il prezzo sia tutto?
Mi dici che in realtà da te corrono solo quando abbassi le pretese economiche? Ammet-
to che il prezzo conta per la fascia di utenza media, ma c’è dell’altro e te lo dice Expe-
dia dall’alto dei milioni di dati di cui dispone.

Come vedi il prezzo è la quarta variabile presa in considerazione dai turisti, preceduta,
nell’ordine, da:
- Attività che è possibile fare durante il viaggio
- Esperienze da fare almeno una volta nella vita
- Esperienze culturali

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Oh liberatore, liberati dai pregiudizi
Tu, albergatore, non sei un commerciante, ma un liberatore di ciò che il turista sarebbe
potuto essere nella sua vita... se solo non avesse avuto così tanti, inutili impegni.

Ora che abbiamo chiarito chi sei e qual è il tuo compito, vediamo di capire il mondo
in cui operi. Non è mia intenzione annoiarti e ridurrò al minimo tutte quelle cose che
hai già sentito. Tipo che “Devi avere un pagina Facebook”, “Instagram, non ne puoi fare
a meno…”, etc. Sappi che a conferma di tutto ciò ci sono statistiche, che ti riporterò
brevemente.

Quello di cui dobbiamo parlare, però, è ciò che non sai o che credi di sapere.

Successivamente vedrai che le cose sono un po’ diverse da come le rappresenta questo
grafico, ma per ora diciamo solo che negli ultimi dieci anni sono avvenute due grandi
rivoluzioni, che hanno riguardato:
- L’essere umano
- I cyborg

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Primo rivoluzionato: Essere umano e Cyborg
in viaggio
1. L’essere umano formattato
Un tempo il pater familias, forte del suo impiego, decideva a marzo la meta estiva sua,
della moglie e dei figli. Si affidava al Cral, al consiglio di un amico o collega, oppure a
un’agenzia nel quartiere. Non che non succeda più, ma diciamo che le cose oggi sono
un po’ diverse.

L’essere umano si è formattato: ha cancellato le relazioni, è tornato alle sue condizioni


di fabbrica e poi le ha ricostruite. L’amico è sempre il più affidabile, ma ci sono anche
quelli online; l’agenzia “fisica” deve concorrere con le multinazionali (sono i nuovi
mediatori) e gli operatori diretti (la cosiddetta “disintermediazione”).

Ma soprattutto, l’essere umano si fa un viaggio della Rete profondissimo ed estenuante


prima di decidere.

Altrove lo chiamano Costumer Journey 2.0.


Tu, se vuoi, chiamalo “Stress”.

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Facciamo un esempio:

Cizio e Taio sono due amici addolorati dai loro nomi improbabili, ma legati da un
senso di complementarietà che non si spiegano. Decidono di andare in vacanza, ma
vogliono risparmiare. Quindi, dato che sono condannati al precariato, decidono di
non fare la vacanza ad agosto, che costa tanto, ma a maggio.
Bene, adesso comincia il Customer Journey.

Awareness. Cizio stava cercando su Google “Cambiare nome”, ma sbaglia a scrivere e


digita “Cambiare nove”. Capita sul sito di Nove Tv, già dimentico del proposito prece-
dente e, del resto, ricorrente.

Sul sito dell’emittente televisiva si perde in un video-documentario su un posto che gli


piace tantissimo. È amore, non è troppo lontano e pare non si parli bene l’italiano: il
suo nome risulterà assolutamente normale.

Consideration. Cizio chiama Taio, che abbraccia l’idea e cerca subito online un bel
albergo. Cade ovviamente su Booking.com, ma Taio non ci sta a guardare solo prezzi
associati a nomi di hotel. “Il mondo è più di un semplice nome”, continua a ringhiare
e così, di volta in volta, va a spulciarsi anche il sito Internet della struttura.

Scopre un albergo bellissimo e subito passa il link a Cizio.

Decision. Cizio è stanco quando riceve il link: sta cercando sempre di cambiare nome
e quindi dà il suo “ok” senza pensarci tanto su.

Certo, ha una strana impressione su quell’albergo, ma l’amico gli ha spiegato che ha


consultato tutte le recensioni e che, se prenotano entro il 31 di aprile, potranno riceve-
re uno “sconto vantaggiosissimo”. Insomma, vanno a finire entrambi, Cizio e Taio, a
“Sempronio, un magnifico hotel a 7 stelle” (è proprio il nome dell’albergo).

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Delight. Durante il viaggio i due amici ricevono messaggi personalizzati in cui hanno
istruzioni su come raggiungere l’albergo, il programma di intrattenimento e il menù del
giorno. Scoprono così che, “per aiutarti a staccare dalla vita di tutti i giorni, in fase di
check-in puoi associare al tuo nome di battesimo, uno fittizio che sarà usato anche
dagli altri ospiti e dal personale dell’albergo”.

Cizio e Taio non sono ancora arrivati, ma sono già convinti che questa sarà la vacanza
più bella della loro vita.

Advocacy. Appena arrivati in hotel, i due amici si cambiano il nome e girano un


mini-video che posteranno poi su Facebook, Instagram e TikTok: “Ciao a tutti, siamo in
vacanza in un posto bellissimo. Ci siamo cambiati nome: ora siamo Tizio e Caio, e
siamo a Sempronio, un magnifico hotel a 7 stelle”, dicono commossi, con gli occhi
annacquati dall’emozione.

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Cizio e Taio ci insegnano che il percorso del consumatore è, nel settore turistico, parti-
colarmente contorto, pieno di distrazioni, tentennamenti e decisioni improvvise.
Senza dimenticare poi quei viaggiatori - e non sono pochi - che prima arrivano sul
posto e poi decidono dove albergare.

Secondo le statistiche diffuse da Google, questa esperienza interessa il 48% delle


prenotazioni.

Un dato, questo, che riprenderemo in seguito.

BOOK

BOOK

BOOK

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2. I cyborg, avidi intellettuali

L’altro grande cambiamento riguarda i cyborg. Ora non ti aspettare Mazinga e rappre-
sentazioni simili. In realtà parliamo di computer che da vent’anni cercano di capire e
riprodurre l’intelligenza umana.

Sono stati concepiti con un determinato “carattere” e indirizzati verso un percorso di


crescita. Di algoritmi ce ne sono a centinaia, ma - per capirci - vediamo velocemente i
due più interessanti.

Facebook

Molto socievole, anche troppo. Sembrava non avesse una bussola interiore e, secondo
quanto riferito con orgoglio dal padre, Mark Zuckerberg, “Teneva la capa per spartere
le ‘recchie”.

Gli piacevano gattini e amenità varie, ma, crescendo, ha cominciato a desiderare


soprattutto il denaro.

Per stare in regola con gli esseri umani ha imposto delle severe regole pubblicitarie, ma
ha anche cominciato a categorizzare gli utenti in maniera sempre più precisa.

Sa dove abitano, cosa desiderano, dove vogliono andare in vacanza, quanti figli hanno
e, talvolta, anche cosa votano. Insomma, di cose ne sa e ne vende un tanto al chilo.

Per intenderci: dopo la vacanza Cizio era sulla pagina Facebook della Prefettura,
sempre con l’intento di cambiare definitivamente nome, quando di lato è apparso un
annuncio pubblicitario dell’hotel Sempronio: “Ti è piaciuta la vacanza? Lasciaci la tua
recensione!”.

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Google

L’algoritmo di Google è di tutt’altra pasta. All’inizio della sua vita, era piuttosto ingenuo
e credeva a tutto ciò che gli si scriveva. Successivamente il ragazzo è cresciuto fino a
sviluppare una capacità di comprensione sbalorditiva.

Oggi legge tutto ciò che scrivi, ricorda cosa hai visto e fatto, sa dove risiedi e, soprat-
tutto, comprende il significato di una parola in base ai suoi utilizzi nel mondo e al con-
testo specifico.

Insomma, un geniaccio che di recente si fa chiamare BERT e che vuole sempre miglio-
rarsi con lo scopo di vendere la pubblicità a prezzi alti.

Ti faccio un esempio: immagina di gestire un albergo in Corsica, ad esempio sull’Isola


di Cavallo, di fronte alle Isole Lavezzi. Vorresti che la pubblicità del tuo hotel apparisse
a facoltosi turisti che cercano “Lavezzi” per una vacanza esclusiva… o a malinconici
tifosi del Napoli in cerca dei fantastici gol del Pocho?

Quale pubblicità saresti disposto a pagare di più?

Ecco perché Google è costantemente impegnato a sviluppare al meglio la propria intel-


ligenza artificiale e perché non è più sufficiente la vecchia SEO (ossia l’insieme delle
tecniche finalizzate a posizionare un contenuto sui motori di ricerca).

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Perché questi cambiamenti?

Lasciamo da parte le questioni di principio, le visioni storiche, liberi arbitri e fatalismi


vari... qui la questione è più stringente: ma il caro, vecchio, Web non andava bene?
Sono tante le cause che hanno messo in atto i cambiamenti in cui ci troviamo immersi
oggi.

Però dobbiamo riflettere su una causa in particolare, perché è incredibilmente urgen-


te e materiale. Avete presente la calca? Quella massa ondeggiante che sbirilla a destra
e a sinistra nei centri commerciali? È successo questo: che la gente è aumentata e,
salvo casi eccezionali, affolla sempre gli stessi spazi, per quanto virtuali.

Su Facebook tante persone producono tantissimi contenuti e quindi è diventato


necessario selezionare quelli visibili attraverso algoritmi molto severi.

Su Google le ricerche sono cresciute, si sono affinate, vanno chiedendo qualsiasi


cosa di qualsiasi persona e, contemporaneamente, quelli che scrivono crescono
quanto e più di quelli che leggono.

Come catalogare questi contenuti? Con il rigore di BERT.

Non si scherza più, sul Web.

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Contorno speziato: Social sopra e sottovalutati

Secondo il Global Web Index nel “Flagship Report 2019”, gli italiani trascorrono sui
social un’ora e 46 minuti al giorno.. In fin dei conti nemmeno tantissimo, se rapportato
ad altri popoli, come filippini (4:01 ore) e brasiliani (3:45 ore).
A livello globale, le motivazioni che spingono le persone ad usare i Social Media,
sempre secondo la stessa indagine, sono le seguenti:

Dopotutto i motivi che spingono a usare Facebook e compagnia sono gli stessi
di vent’anni fa: fare e coltivare le amicizie.

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Ciononostante, in vetta alla classifica compare una motivazione che in passato aveva
molto meno rilievo: “Aggiornarsi sulle news”. Il confine tra intrattenimento e informa-
zione si è ridotto, così come i confini delle piattaforme preposte esclusivamente a un
obiettivo, piuttosto che a un altro.

Curiosità: Facebook sta testando negli Usa una timeline dedicata esclusivamente agli
editori, proprio per assecondare questo desiderio di informazione, fare concorrenza a
Google e - forse - spremere altri soldi ai giornali.

Il sopravvalutato: Facebook
Quanto Facebook vuoi? Uno, due, o tre post a settimana? Lascio o tolgo? Prima di valu-
tare pacchetti e pacchettini preconfezionati di comunicazione, dai un occhio alle stati-
stiche riferite all’Italia del 2019 e redatte da Hootsuite e We are social.

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Al di là degli utenti iscritti, per i quali Facebook la fa da padrona, quello che conta sono
gli utenti attivi e, in Italia, Youtube domina le classifiche, seguita da Whatsapp e, al
terzo posto, il social network di Palo Alto.

Non che Facebook debba essere assente dalle strategie di comunicazione, ma è proba-
bile che la spinta su questo social network sia eccessiva e indiscriminata. Inoltre quasi
mai si tiene in debita considerazione l’importanza della sponsorizzazione quasi siste-
matica e, soprattutto, pensata in maniera professionale per ridurre i costi.

Basta dare un’occhio all’ennesima contrazione che, anche ad ottobre del 2019, ha
avuto la visibilità non a pagamento (di seguito vedi che gli unici segni positivi sono
associati al “paid”, ossia alle campagne a pagamento).

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Il sottovalutato: Youtube
È al primo posto tra i social per numero di utenti attivi, eppure nei preventivi che girano
per il Web si vede solo e unicamente Facebook. Youtube scompare. Sta là nelle classifi-
che, ma nei piani di comunicazione semplicemente non c’è. Il contenuto video, tra
l’altro, presenta il vantaggio di poter essere rilanciato su tutti i social attivi e, soprattutto,
di potersi “piazzare” anche nelle ricerche di Google (che apprezza molto Youtube…
dato che è un suo prodotto).

Altro vantaggio di Youtube, è il tempo di permanenza, che, sapientemente sfruttato con


“Video correlati” e “Video consigliati”, può aiutare a rafforzare il messaggio.

Certo, potresti obiettare che non tutte gli operatori turistici si possono permettere
i costi di produzione di un video professionale… ma su come abbattere queste
spese ci soffermeremo molto presto. Tu non anticipare i tempi e continua a leggere.

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L’outsider: TikTok
Come? Non conosci TikTok? Ma davvero? Tranquillo, tutto normale. TikTok è un’appl-
icazione che è esplosa in Italia nel giro di pochi mesi. A gennaio 2019 contava circa
2,4 milioni di utenti in Italia (ereditati per lo più da Musical.ly). Non male, se consideri
che era “arrivata” nel nostro paese appena tre mesi prima. Dopo un anno sappiamo
che:
- a settembre del 2019 è l’app più scaricata sugli smartphone Android
- è stata scelta, in Italia, per supportare la comunicazione di diversi programmi televisi
vi mainstream, quali: Italia’s Got Talent (34 milioni di visualizzazioni su TikTok), Zelig
(24 milioni di visualizzazioni) e X-factor (20 milioni di visualizzazioni).

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La forza di questo social è la capacità di associare tracce musicali a brevi video, arric-
chendo il tutto con “effetti speciali” di facile applicazione. Ad oggi il suo pubblico è
prevalentemente adolescente.

Per il settore turistico TikTok rappresenta una possibilità nei limiti in cui la propria offer-
ta sia fortemente centrata sul pubblico più giovane, prevedendo magari attività, da svol-
gere all’interno della struttura, che invoglino la clientela adolescente a “giocare” con il
social.

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Secondo a nessuno: Il Content pepato e
grigliato
Strano a dirsi, ma quando si vende un “pacchetto comunicazione” ci si dimentica
sempre dei contenuti. Concentrati a “vendere” la gestione di Facebook, passa di mente
che, in realtà, i social network sono canali di distribuzione… ma per distribuire cosa?

Quanto scritto nelle pagine precedenti ci aiuta adesso a capire quali contenuti possono
rendere visibile e appetibile la tua offerta turistica.

Abbiamo infatti capito che:

- Spesso Facebook è sopravvalutato,


- Al contrario, i video sono sottovalutati,
- Gli utenti vogliono divertirsi, ma anche essere aiutati ad aggiornarsi sulle news e a
conoscere il mondo.

Perdonaci se seguitiamo con questo stile un po’ “scostumato”, ma - oltre ad esserti stato
anticipato nel titolo - ci permette di sorvolare su concetti noti e di puntare dritto a ciò
che può interessarti per una strategia di comunicazione davvero efficace.

Questi i contenuti che, a mio avviso, dovresti prendere in considerazione.

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Video

Secondo Cisco, nel 2020 la metà del traffico online sarà catalizzato dai video.

Un pronostico fatto sulla base del trend di crescita e della diffusione stessa delle
smart-TV, che rendono possibile scaricare app di video-streaming.

Per i Social Media

Nel capitolo precedente abbiamo evidenziato la forza di Youtube e sottolineato anche


quanto i video siano valorizzati dai suoi competitor. Instagram ha fatto la IGTV, di
TikTok abbiamo detto e lo stesso Facebook, nonostante riduca la visibilità di tutto, con-
tinua a prediligere questi contenuti.

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Per la SEO

A queste considerazioni bisogna aggiungere la ricercabilità dei video su Google.


Quando il motore di ricerca individua un intento fortemento orientato alla consulta-
zione di un contenuto multimediale (come nello screenshot di seguito), propone tra
i risultati il carosello di video (che nove volte su dieci provengono da Youtube).

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La serialità dei video è un aspetto poco approfondito, nonostante l’utente di Youtube
tenda a restare sulla piattaforma per un tempo medio di quasi 19 minuti. Benché la
necessità dei video brevi sia un altro mito da sfatare, è vero anche che spesso è prefe-
ribile comporne di più, centrati su più messaggi, ma collegati impostando le scherma-
te finali (contornate in rosse nell’immagine che segue).

Ora tu mi dici: “I video costano troppo”. In parte è vero, ma è possibile contenere i


costi con qualche accortezza. In primo luogo se il prezzo unitario di un video è 100,
quello inserito in una serie di cinque video scende a 70, perché si razionalizzano deter-
minati aspetti della produzione (attori, giornate di riprese, macchinari, etc.).

In secondo luogo una strategia video può contemplare più tipologie di contenuto multi-
mediale. Se quello “viral” ha un costo, la video-slide ne ha uno 10 volte minore. In ogni
caso, mai abbandonarsi all’idea rassicurante che… “tanto il mio cellulare fa delle ripre-
se che sono una bomba!”.

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Foto interattive

La foto della tua terrazza è utile. Davvero, il panorama che si vede dalle stanze del tuo
albergo è fantastico, eccezionale, sconvolgente e sensazionale. Ma il Vesuvio non lo
vedi solo tu. Già una foto interattiva, in cui l’utente ha la possibilità di cliccare su
questo o quel dettaglio (inerente magari a un’attività, un video, o a una traccia musica-
le) renderebbe unica la tua proposta. Come fatto ad esempio dall’Opel Arena in Ger-
mania, nell’immagine di seguito.

Pensa se, cliccando su un veliero sul mare, si attiva un video che ti parla di una mini-
crociera a Capri o, se azionando un’altra iconcina, mostri il menu del giorno.

L’utente che, per fare o vedere qualcosa, ha dovuto compiere un’azione, è più ricettivo
allo stimolo della bellezza. Se non altro, per giustificare a sé l’azione che ha compiuto

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Progetti editoriali
Se ti dovevo parlare del blog, ti annoiavo. Te l’hanno già detto, vero, che è utile?
Ti avranno parlato sicuramente della SEO, delle keywords, il posizionamento, etc. etc.
Tutto giusto, nulla da eccepire.

Articoli per i Social Media, non solo per Google


Vorrei però aggiungere che i blog sono utili anche per un altro motivo, che in genere ci
si dimentica di dire: gli articoli, redatti a regola d’arte e dopo accurata indagine, con-
vertono i tuo fan di Facebook in visitatori del sito. E poi, quando sono là, rilevi i cookie
di navigazione e scopri i loro interessi.

Esempio:

Cizio trova sui social il tuo articolo: “Nomi assurdi di posti di vacanza”. Quando entra
sul tuo sito, “vedi” che ha aperto anche la pagina dedicata alla tua camera d’albergo
con vista mare. Indugia, tentenna, poi torna sul sito della Prefettura per cambiare nome.

Tu lo puoi raggiungere qualche ora dopo con un banner dedicato tutto al tua stanza
vista mare e interrompere nuovamente il suo proposito di cambiare nome.

Si chiama re-marketing. Non è cattiveria: è marketing due volte.

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Bisogna ammettere che i social network detestano far uscire gli utenti dal proprio sito
o app. Tant’è vero che sia Facebook che Google utilizzano delle interfacce (rispettiva-
mente “Instant article” e “AMP”) che, se l’editore vuole, permettono all’utente di legge-
re i contenuti senza dover uscire del tutto dalle due piattaforme.

Questo perché in realtà, ogni volta che un utente esce da Facebook ed entra nel tuo
sito, un azionista piange. Facebook tende quindi a ridurre la visibilità degli articoli, ma
allo stesso tempo premia la viralità, perché in qualche modo deve intrattenere i propri
utenti.

Articoli ben progettati - capaci di generare dibattito e condivisioni - possono quindi


avere una visibilità particolarmente elevata e convertire fan in visitatori e i visitatori in
ospiti. Non bisogna dimenticare, come mostrava il grafico a pagina 9, che la prima mo-
tivazione a spingere gli utenti ad usare i social c’è “Aggiornarsi sulle news”.

Gli utenti non vogliono sempre vedere foto di gattini o status malinconici degli amici.
Pensare al blog solo in chiave SEO non basta più… da almeno 5 anni.

Un pizzico di ambizione in più


Il settore turistico, come detto, parla di esperienze, non di prodotti. Un dato, questo,
che deve riflettersi sullo stesso piano editoriale. L’articolo su quanto è bella la piscina
del tuo albergo, te lo leggi solo tu. Per contenuti del genere esistono pagine apposite,
mentre gli articoli dovrebbero rispondere alle domande del lettore e intrattenerlo.

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Esempio:

Invece di “Quanto è bella la mia piscina termale”, dovresti scrivere “10 imperdibili
esperienze che rendono unico il tuo soggiorno a Napoli”, in cui, tra le altre cose, inseri-
sci una o più attività proposte da te. Non c’è bisogno di parlare solo di te.
Il lettore capisce l’intenzione di vendita espressa in modo così banale e tende ad alzare
un muro tra sé e il messaggio. Viceversa intrattienilo e metti un banner al posto giusto.

E non sarebbe il caso di parlare anche delle specialità culinarie imperdibili del capo-
luogo partenopeo? E di eventi musicali? E delle mete che è possibile raggiungere in
traghetto? Con i partner giusti, potresti anche creare progetti editoriali incentrati sul
territorio, ma diretti da te, un albergatore, un ristoratore, un organizzatore di eventi e
altri operatori del settore.

In questo modo il blog diventa un magazine e, tra SEO e Social, coinvolge più lettori.

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Contenuti esterni
Le strategie di inbound marketing tendono a concentrare tutto le energie sugli stru-
menti che si hanno in casa, che siano essi il blog, Facebook o altro. Per quanto ciò
possa produrre risultati, l’opzione “fuori casa” - un articolo su un giornale, una cam-
pagna di influencer marketing, native adv - sembra sia adottata solo dai player più
grandi.

E non sempre per questioni economiche, dato che esistono anche soluzioni non
troppo dispendiose.

Il problema, probabilmente, è solo di natura commerciale: è più difficile vendere


qualcosa di cui si è sentito parlare poco. Noi, che stiamo scrivendo questa guida
anche per sfidare i pregiudizi, vediamo quali soluzioni “fuori casa” sarebbe possibile
sfruttare per il settore turistico.

Blogger.
Il mondo è pieno di travel blogger. Una parte viene ampiamente ingaggiata per que-
stioni di SEO (i famosi guest post: scrivi un articoli sul tuo sito e linki il mio), un’altra,
invece, può accettare una collaborazione di tipo diverso: vieni a dormire nella mia
struttura e fa’ sapere al mondo - con articoli e social - quanto sei stato bene.

Il costo di campagne simili non sempre è elevato, permette di tenere alta l’attenzione
sulla nostra struttura… e favorisce comunque la SEO.

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Youtubers.
Quanto detto per i blogger, vale anche per chi, ad esempio, ha un canale su Youtube.
In questo caso la spesa aumenta, ma il tuo pubblico potenziale cresce e, se prevedi
una tua produzione di video, puoi pensare di sacrificare uno o più contenuti in favore
di altrettanti contenuti esterni. Un ragionamento simile può essere esteso a qualsiasi
campagna di influencer marketing, in cui poter coinvolgere notabili di Instagram e
TikTok.

Branded content.
Si tratta di una forma evoluta e accattivante di pubbliredazionale. Se con quest’ultima
paghi un giornale perché questo parli di te o dei tuoi prodotti, con il branded content
fornisci un’informazione davvero utile al lettore, inserita nella linea editoriale del
giornale. Un esempio, nel settore turistico, è fornito dalla campagna MSC sul canale
Viaggi di Fanpage.it. Il budget necessario è mediamente alto, ma molto dipende
anche dall’audience del giornale in questione.

Rassegne stampa.
Niente, per uscire sui giornali non vuoi pagare. Ebbene, allora devi fare altro: crea la
notizia e contatta i giornalisti. Ovviamente “creare la notizia” non è senza costo.
Non ti dico di fare tipo le installazioni di Netflix per “La Casa di carta”, ma un motivo
da dare ai giornalisti per far scrivere di te lo dovrai pur dare. Può essere un evento a
cui è presente un notabile, oppure un sondaggio condotto sul sito e che dà il gancio
a titoli… sensazionalistici.

26
È bene ricordare che qualsiasi contenuto creato e distribuito da solo, in assenza di una
strategia di marketing che gli dia un senso, è semplicemente inutile.

Tempi, quantità e logiche devono essere pensate a monte, dopo un confronto su ciò
che l’azienda è e sui suoi obiettivi.

Viceversa c’è solo spreco di soldi e vanità. E la vanità è vana.

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Ammazza-che-caffè: Gli autori

Danilo Massa, Content director di Webers Brand Agency.

Per oltre otto anni giornalista e managing editor della redazione


Viaggi di Fanpage.it, in cui è stato anche il referente per il native ad-
vertising. In tale ruolo, ha coordinato per la redazione - tra le diver-
se campagne di sponsored content, quelle di Msc Crociere (Msc,
Winter, Nave dei giovani, Cuba) e Visit Trentino.

Grazia Meo-Colombo, Art director di Webers Brand Agency.

Per dieci anni nelle principali agenzie di comunicazione di Londra,


tra cui la Minale Tattersfield, nelle quali ha realizzato lavori di:

-Branding&Packaging per North Lake Garda, Trentino 2013


Winter Universiade e National Trust;
-Web Services per Visit Trentino, EnjoyEngland.com, France.fr e
Puglia Promozione;
- Digital Media per Ireland.com, e Geneva Motor Show.

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