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marzo 2010
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Sarà perché governare significa prevedere e programmare, sarà per sollevare la testa dai
rischi che la Grecia potrebbe far correre all¶euro, sarà perché, dopo il magro bilancio del
primo decennio del secolo, l¶Ue doveva provare a rilanciarsi per i prossimi dieci anni:
tutti buoni motivi all¶origine dell¶iniziativa della Commissione presentata con
l¶ambizioso titolo: á
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La strategia delineata fa seguito a quella strategia di Lisbona adottata nel 2000, che
avrebbe dovuto fare dell¶Europa «l¶economia fondata sulla conoscenza più competitiva e
dinamica al mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e
migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale»V
Purtroppo le cose sono andate un po¶ diversamente: il nuovo secolo si era aperto con la
tragedia delle Torri gemelle a New York e la recrudescenza dei conflitti nell¶area
mediorientale, era proseguito con le mille incertezze dell¶Ue sulla riforma dei Trattati,
concludendosi poi con la ³tempesta perfetta´ innescata dallo tsunami finanziario del 2008
ed esplosa con inaudita violenza nella crisi economica del 2009 tutt¶ora in corso e in
quella occupazionale ancora destinata ad aggravarsi nel tempoV
Di questi avvenimenti l¶Ue è stata spesso più vittima che responsabile diretta, ma resta il
fatto che gli obiettivi del 2000 sono oggi lontani anni luce, con una disoccupazione che si
avvia a superare la soglia del 10%, una crescita che stenta a ripartire e un forte squilibrio
dei conti pubblici che ha portato la Grecia sull¶orlo della bancarotta e altri Paesi, come
Portogallo, Irlanda e Spagna (ma l¶Italia non sta molto meglio) sul banco dei sorvegliati a
vistaV
Era quindi necessario per l¶Ue un colpo di reni e una nuova strategia per affrontare il
decennio appena iniziatoV Per la verità la strategia tanto nuova non sembra, almeno nelle
sue priorità di fondo che erano già valide dieci anni fa e che nella nuova proposta sono
riaffermate e integrate, con qualche vincolo che mira a quantificare i risultati da
perseguireV
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Così le priorità restano quelle di una crescita intelligente che sviluppi un¶economia
fondata sulla conoscenza e l¶innovazione, una crescita sostenibile, più verde e più
competitiva e una crescita inclusiva, con alti tassi di occupazione, a sostegno della
coesione sociale e territorialeV
Qualcosa di nuovo, o quasi, appare a proposito degli obiettivi ³quantificati´V Tra questi, il
raggiungimento della soglia del 75% di occupati tra le persone di età compresa tra i 20 e i
64 anni, il 3% del Prodotto interno lordo (Pil) investito nella ricerca (era già l¶obiettivo
del 2000, ma ci siamo fermati all¶1,9%), i traguardi 20/20/20 (20% in meno di emissioni
di gas serra, 20% di risparmio energetico, 20% in più di produzione di energie
rinnovabili), la riduzione dell¶abbandono scolastico sotto il 10%, portando al 40% i
giovani laureatiV Infine, la fuoruscita da situazioni di povertà per almeno 20 milioni di
persone: nemmeno molti, se si pensa che in quelle condizioni ve ne sono attualmente
nell¶Ue circa 80 milioniV
Per queste iniziative urgenti ci vorrà il tempo richiesto dalle complesse procedure della
democrazia dell¶Ue, ma più ancora una condivisione ³europea´, difficile da trovare tra i
contrastanti interessi nazionali e, non ultimo, un bilancio dell¶Ue meno taccagno
dell¶attuale che raggiunge a stento l¶1% del Pil europeoV
Ci diranno i mesi ± e speriamo non gli anni ± che verranno se la ³nuova´ strategia
europea avrà più successo della precedente, se la crisi avrà insegnato qualcosa agli
europei e ai loro governanti e se l¶Ue, e con essa l¶Italia, riuscirà ad evitare il rischio di
³irrilevanza´, non solo economica ma anche politicaV
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È opinione diffusa che l¶Ue debba concordare un numero limitato di obiettivi principali
per il 2020 onde guidare i nostri sforzi e i nostri progressiV Questi obiettivi devono
rispecchiare il tema di una crescita intelligente, sostenibile e inclusivaV Devono essere
misurabili, riflettere la diversità delle situazioni degli Stati membri e basarsi su dati
sufficientemente attendibili da consentire un confrontoV Su queste basi sono stati
selezionati i seguenti traguardi, la cui realizzazione sarà fondamentale per il nostro
successo da qui al 2020:
il tasso di occupazione delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni dovrebbe passare
dall¶attuale 69% ad almeno il 75%, anche mediante una maggior partecipazione delle
donne e dei lavoratori più anziani e una migliore integrazione dei migranti nella
popolazione attiva;
l¶obiettivo attuale dell¶Ue per gli investimenti in R&S, pari al 3% del Pil, è riuscito a
richiamare l¶attenzione sulla necessità di investimenti pubblici e privati, ma più che sul
risultato si basa sui mezzi utilizzati per raggiungerloV È chiara l¶esigenza di migliorare le
condizioni per la R&S privata nell¶Ue, cosa che molte delle misure proposte nella
presente strategia farannoV È altrettanto evidente che mettendo insieme R&S e
innovazione amplieremmo la portata della spesa, che diventerebbe più mirata verso le
operazioni commerciali e i fattori di produttivitàV La Commissione propone di mantenere
l¶obiettivo al 3% definendo al tempo stesso un indicatore tale da riflettere l¶intensità in
termini di R&S e innovazione;
ridurre le emissioni di gas a effetto serra almeno del 20% rispetto ai livelli del 1990 o
del 30%, se sussistono le necessarie condizioni; portare al 20% la quota delle fonti di
energia rinnovabile nel nostro consumo finale di energia e migliorare del 20%
l¶efficienza energetica;
il numero di europei che vivono al di sotto delle soglie di povertà nazionali dovrebbe
essere ridotto del 25%, facendo uscire dalla povertà più di 20 milioni di personeV
Questi traguardi sono connessi tra di loroV Livelli d¶istruzione più elevati, ad esempio,
favoriscono l¶occupabilità e i progressi compiuti nell¶aumentare il tasso di occupazione
contribuiscono a ridurre la povertàV Una maggior capacità di ricerca e sviluppo e di
innovazione in tutti i settori dell¶economia, associata ad un uso più efficiente delle
risorse, migliorerà la competitività e favorirà la creazione di posti di lavoroV Investendo in
tecnologie più pulite a basse emissioni di carbonio si proteggerà l¶ambiente, si contribuirà
a combattere il cambiamento climatico e si creeranno nuovi sbocchi per le imprese e
nuovi posti di lavoroV La nostra attenzione collettiva deve concentrarsi sul
raggiungimento di questi traguardiV Occorreranno una leadership forte, un impegno
adeguato e un meccanismo di realizzazione efficace per modificare atteggiamenti e prassi
nell¶Ue onde ottenere i risultati sintetizzati in questi obiettiviV
Questi obiettivi sono rappresentativi, non limitativi, e danno un¶idea generale della
misura in cui, secondo la Commissione, l¶Ue dovrebbe essersi conformata ai parametri
principali da qui al 2020V Questi obiettivi non rappresentano un approccio unico, ³valido
per tutti´V Ciascuno Stato membro è diverso e l¶Ue a 27 è meno omogenea di quanto non
fosse dieci anni faV Nonostante le disparità in termini di livelli di sviluppo e tenore di vita,
la Commissione ritiene che i traguardi proposti si adattino a tutti gli Stati membri, vecchi
e nuoviV Gli investimenti in ricerca e sviluppo, innovazione, istruzione e tecnologie
efficienti sotto il profilo delle risorse comporteranno vantaggi per i settori tradizionali,
per le zone rurali e per le economie di servizi altamente specialistici, rafforzando la
coesione economica, sociale e territorialeV Per garantire che ciascuno Stato membri adatti
la strategia Europa 2020 alla sua situazione specifica, la Commissione propone che questi
traguardi dell¶Ue siano tradotti in obiettivi e percorsi nazionali onde rispecchiare la
situazione attuale di ciascuno Stato membro e il livello di ambizione che è in grado di
raggiungere nell¶ambito di uno sforzo globale su scala europea per conseguire questi
traguardiV In aggiunta alle iniziative degli Stati membri, la Commissione proporrà
un¶ambiziosa serie di azioni a livello di Ue volte a porre nuove basi, più sostenibili, per la
crescitaV Le misure a livello di Ue e quelle nazionali dovrebbero rafforzarsi a vicendaV
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: la spesa europea per l¶R&S è inferiore al 2%, contro il 2,6% negli Stati
Uniti e il 3,4% in Giappone, soprattutto a causa dei livelli più bassi di investimenti
privatiV Non contano soltanto gli importi assoluti spesi in R&S: l¶Europa deve
concentrarsi sull¶impatto e sulla composizione della spesa per la ricerca e migliorare le
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condizioni per l¶R&S del settore privato nell¶UeV La nostra quota meno elevata di
imprese ad alta tecnologia giustifica per metà il divario fra noi e gli Stati Uniti;
: un quarto degli studenti ha scarse
capacità di lettura, mentre un giovane su sette abbandona troppo presto la scuola e la
formazioneV Circa il 50% raggiunge un livello di qualificazione medio, che però spesso
non corrisponde alle esigenze del mercato del lavoroV Meno di una persona su tre di età
compresa tra 25 e 34 anni ha una laurea, contro il 40% negli Stati Uniti e oltre il 50% in
GiapponeV Secondo l¶indice di Shangai, solo due università europee figurano tra le prime
20 del mondo;
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sua posizione di leader è minacciata dai suoi principali concorrenti, in particolare la Cina
e l¶America settentrionaleV L¶Ue deve conservare la sua posizione di leader sul mercato
delle tecnologie verdi per garantire l¶uso efficiente delle risorse nell¶intera economia,
eliminando al tempo stesso le strozzature nelle principali infrastrutture di rete e
rilanciando quindi la nostra competitività industriale;
: per conseguire i nostri obiettivi dobbiamo ridurre le
emissioni molto più rapidamente nel prossimo decennio rispetto a quello passato e
sfruttare appieno il potenziale delle nuove tecnologie, come le possibilità di cattura e
sequestro del carbonioV Un uso più efficiente delle risorse contribuirebbe in misura
considerevole a ridurre le emissioni, a far risparmiare denaro e a rilanciare la crescita
economicaV Questo riguarda tutti i comparti dell¶economia, non solo quelli ad alta
intensità di emissioniV Dobbiamo inoltre aumentare la resistenza delle nostre economie ai
rischi climatici, così come la nostra capacità di prevenzione delle catastrofi e di risposta
alle catastrofi;
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: se conseguiamo i nostri obiettivi in materia di energia,
risparmieremo 60 miliardi di euro di importazioni petrolifere e di gas da qui al 2020V Non
si tratta solo di un risparmio in termini finanziari, ma di un aspetto essenziale per la
nostra sicurezza energeticaV Facendo ulteriori progressi nell¶integrazione del mercato
europeo dell¶energia si potrebbe aggiungere uno 0,6% supplementare allo 0,8% del PilV
La sola realizzazione dell¶obiettivo Ue del 20% di fonti rinnovabili di energia potrebbe
creare oltre 600V000 posti di lavoro nell¶Unione che passano a oltre un milione se si
aggiunge l¶obiettivo del 20% per quanto riguarda l¶efficienza energeticaV
Agire nell¶ambito di questa priorità significa rispettare i nostri impegni di riduzione delle
emissioni in modo da massimizzare i benefici e ridurre al minimo i costi, anche mediante
la diffusione di soluzioni tecnologiche innovativeV Dobbiamo inoltre cercare di scindere
la crescita dall¶uso dell¶energia e di diventare un¶economia più efficiente sotto il profilo
delle risorse, il che conferisce all¶Europa un vantaggio competitivo riducendone al tempo
stesso la dipendenza dalle fonti estere di materie prime e prodotti di baseV
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L¶Europa deve agire sui seguenti fronti:
: il cambiamento demografico provocherà prossimamente una diminuzione
della forza lavoroV Attualmente solo due terzi della popolazione in età lavorativa hanno
un posto di lavoro, rispetto a oltre il 70% negli Usa e in GiapponeV Il tasso di occupazione
delle donne e dei lavoratori più anziani è particolarmente bassoV I giovani sono stati
duramente colpiti dalla crisi (tasso di disoccupazione di oltre il 21%)V Si rischia
seriamente che le persone escluse dal mondo lavorativo o non fortemente legate ad esso
vedano peggiorare la loro situazione occupazionale;
: circa 80 milioni di persone hanno scarse competenze o solo competenze di
base, ma l¶apprendimento lungo tutto l¶arco della vita avvantaggia soprattutto le persone
più istruiteV Da qui al 2020 saranno creati 16 milioni di posti altamente qualificati, mentre
i posti scarsamente qualificati scenderanno di 12 milioniV L¶allungamento della vita
lavorativa presuppone anche la possibilità di acquisire e sviluppare nuove competenze
durante tutto l¶arco della vitaV
!: prima della crisi erano a rischio di povertà 80 milioni di persone, tra
cui 19 milioni di bambiniV L¶8% della popolazione attiva non guadagna abbastanza e vive
al di sotto della soglia di povertàV I disoccupati sono particolarmente a rischioV
Fonte: http://ecVeuropaVeu/index_itVhtm
Scheda Europa 2020
«Le riforme strutturali sono essenziali per una ripresa forte e sostenibile e per preservare
la sostenibilità dei nostri modelli socialiV Sono in gioco posti di lavoro e servizi socialiV
Se l¶Europa non agisce, perderà terrenoV Spetta al Consiglio europeo tracciare la via da
seguire» hanno espresso i capi di Stato e di governo dei 27 Stati membri, concordando
con la Commissione europea il fatto che «l¶Ue ha bisogno di una nuova strategia, fondata
su un miglior coordinamento delle politiche economiche, per creare maggiore crescita ed
occupazione»V
I capi di Stato e di governo dell¶Ue hanno poi stabilito quale sarà il ruolo dei singoli
Paesi nell¶attuazione della strategiaV Gli Stati membri, si legge nelle Conclusioni del
Consiglio europeo, sulla base degli obiettivi principali fisseranno i propri obiettivi
nazionali, tenendo conto delle rispettive posizioni di partenza e situazioni nazionaliV
Procederanno in tal senso secondo procedure decisionali proprie, consultando la
Commissione per controllare la coerenza con gli obiettivi principali dell¶UeV I risultati di
queste consultazioni saranno esaminati dal Consiglio entro il giugno prossimoV Inoltre, ha
specificato il Consiglio europeo, gli Stati membri elaboreranno programmi nazionali di
riforma in cui saranno indicate in modo dettagliato le azioni che intraprenderanno per
attuare la nuova strategia, ponendo in particolare l¶accento sugli sforzi per centrare gli
obiettivi nazionali nonché sulle misure per rimuovere le strozzature che ostacolano la
crescita a livello nazionaleV
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Tutte le politiche comuni, inclusa la politica agricola comune e la politica di coesione,
dovranno sostenere la strategia Europa 2020, ha affermato il Consiglio europeo, secondo
cui affinché Europa 2020 sia attuata con successo sono però essenziali meccanismi di
monitoraggio efficaciV Per questo, sulla base del monitoraggio effettuato dalla
Commissione, il Consiglio procederà una volta all¶anno a una valutazione globale dei
progressi compiuti, sia a livello dell¶Ue sia a livello nazionale, e saranno considerati
contemporaneamente gli sviluppi macroeconomici, strutturali e della competitività,
valutando al tempo stesso la stabilità finanziaria globaleV Inoltre, il Consiglio europeo
terrà periodicamente dibattiti dedicati agli sviluppi economici e alle principali priorità
della strategia: nell¶ottobre 2010 esaminerà la ricerca e lo sviluppo, concentrando in
particolare l¶attenzione su come stimolare il potenziale d¶innovazione dell¶Europa alla
luce delle problematiche attuali; all¶inizio del 2011 discuterà di politica energetica
nonché di come essa può sostenere al meglio il passaggio verso un¶efficiente economia a
bassa emissione di CO2 e una maggiore sicurezza dell¶approvvigionamentoV
Le scadenze legate alle relazioni e alla valutazione dei programmi nazionali di riforma e
dei programmi di stabilità e convergenza, ha poi osservato il Consiglio, dovrebbero
essere meglio allineate per migliorare la coerenza generale della consulenza politica
destinata agli Stati membri: «Tali strumenti saranno tuttavia mantenuti chiaramente
separatiV Si preserveranno appieno l¶integrità del Patto di stabilità e crescita, nonché la
specifica responsabilità del Consiglio Ecofin nel controllarne l¶attuazione»V
Nel primo anno della nuova strategia, ha precisato il Consiglio, gli Stati membri
presenteranno i programmi nazionali di riforma nell¶autunno del 2010, specificando nei
dettagli le azioni che intraprenderanno per attuare la strategia stessaV Le azioni
dovrebbero essere pienamente sostenute mobilitando, come incentivi di riforma, tutti i
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pertinenti strumenti dell¶Ue, compresi strumenti di finanziamento innovativi in
cooperazione con il Gruppo BeiV Entro ottobre 2010, poi, la Commissione presenterà le
azioni richieste a livello dell¶Ue per attuare la nuova strategia attraverso le cosiddette
³iniziative faro´V
INFORMAZIONI: http://wwwVeuropean-councilVeuropaVeu
La caduta del Pil europeo del 4%, il crollo della produzione industriale e oltre 23 milioni
di disoccupati «rappresentano un disastro sotto il profilo umano ed economico», ha
osservato il Parlamento europeo approvando una risoluzione il 10 marzo scorso che
sollecita sanzioni e incentivi per garantire l¶attuazione della strategia Europa 2020V
La strategia di Lisbona «non ha dato i risultati auspicati» anche per l¶assenza di incentivi
efficaci e di strumenti vincolanti a livello comunitario, sostiene l¶Europarlamento,
secondo cui la nuova strategia europea per il 2020 dovrebbe quindi fornire un approccio
alla crisi economica «ambizioso, più coerente e mirato», abbandonando il ³metodo aperto
di coordinamento´ e ricorrendo a tutte le disposizioni del Trattato di Lisbona «per
coordinare le riforme economiche e i piani d¶azione degli Stati membri»V
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I deputati europei hanno sottolineato poi la necessità di un supervisore europeo unico per
assicurare un¶efficace vigilanza micro e macroprudenziale, «prevenendo in tal modo crisi
future»V Hanno rilevato inoltre l¶esigenza di istituire un sistema bancario europeo
efficace, «in grado di finanziare l¶economia reale e di assicurare che l¶Europa rimanga a
livello mondiale uno dei maggiori centri finanziari e una delle principali economie»V
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I deputati europei hanno quindi esortato l¶attuazione delle riforme necessarie per
perseguire «l¶obiettivo della piena occupazione sostenibile e di elevata qualità»V In tale
contesto, ritengono che l¶Ue debba mettere in atto un programma sociale ambizioso
volto, tra la l¶altro, a conciliare l¶occupazione con le responsabilità di assistenza, ridurre
l¶abbandono scolastico precoce, favorire l¶apprendimento permanente, prevenire la ³fuga
di cervelli´, promuovere l¶eccellenza e sviluppare una rete di università di primo pianoV
La Commissione è poi stata esortata a presentare una strategia per combattere la
disoccupazione giovanileV L¶Ue dovrebbe inoltre «creare mercati del lavoro inclusivi e
competitivi mediante la ristrutturazione dei sistemi di sicurezza sociale e una maggiore
flessibilità per i lavoratori, in combinazione con adeguate indennità di disoccupazione a
breve termine e un appropriato sostegno al reinserimento professionale» ha sottolineato il
Parlamento europeo, secondo cui occorrono anche politiche in materia di apprendimento
permanente e un¶età pensionabile più flessibile (se i lavoratori così scelgono) per far
fronte all¶invecchiamento della popolazioneV
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In tale contesto, il Parlamento europeo ha chiesto di mantenere nella nuova strategia, sia
per il bilancio dell¶Ue che per i bilanci nazionali, l¶obiettivo della strategia di Lisbona del
3% del Pil a favore della ricercaV Il Parlamento ritiene così utile che la Commissione
presenti una proposta «per accrescere l¶efficienza della ricerca europea semplificando le
strutture esistenti, riducendo il carico burocratico e creando un clima di investimenti più
favorevole alla ricerca e all¶innovazione nel settore pubblico e in quello privato»V
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Al fine di definire la nuova strategia dell¶Ue per la crescita e l¶occupazione in prospettiva
2020 è necessario capire com¶è andata l¶attuazione della strategia che l¶ha preceduta, cioè
la strategia di Lisbona avviata nel 2000 con obiettivi da raggiungere entro il 2010V Una
valutazione in questo senso è stata resa nota dalla Commissione europea con un
documento pubblicato nel febbraio scorso, secondo cui «globalmente, la strategia di
Lisbona ha avuto un¶influenza positiva sull¶Ue, anche se i suoi principali obiettivi (tasso
di occupazione al 70% e 3% del Pil destinato alla ricerca) non verranno raggiunti»V Il
tasso di occupazione dell¶Ue, che nel 2008 aveva raggiunto il 66% (dal 62% del 2000), è
nuovamente sceso a causa della crisi, osserva il documento, mentre l¶Ue «non è riuscita a
colmare il divario di crescita della produttività rispetto ai principali Paesi industriali: la
spesa totale in R&S nell¶Ue in percentuale del Pil è aumentata solo marginalmente
(dall¶1,82% del 2000 all¶1,9% del 2008)»V Secondo la Commissione «sarebbe tuttavia
troppo semplicistico concludere che la strategia è fallita perché gli obiettivi non sono stati
raggiunti» perché, osserva, «la strategia, promuovendo azioni comuni in risposta alle
principali sfide a lungo termine cui l¶Ue deve confrontarsi, ha aperto nuovi orizzonti»V
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Tra impegni e azioni concrete permane un divario di attuazione, osserva la CommissioneV
Gli Stati membri con risultati migliori hanno accelerato il ritmo e hanno portato avanti
riforme più ambiziose, mentre altri hanno gradualmente accumulato un (consistente)
divario di attuazione: «Ciò ha comportato la perdita di importanti benefici e sinergie»V Lo
stesso vale per le singole politiche che compongono la strategia di Lisbona, con progressi
più marcati in alcuni settori politici rispetto ad altri: «Nel settore della microeconomia vi
sono stati meno progressi che nei settori dell¶occupazione e della macroeconomia»V Così,
l¶obiettivo della strategia di Lisbona di promuovere una maggiore integrazione delle
politiche nei settori della macroeconomia, dell¶occupazione e della microeconomia
(compreso l¶ambiente) è stato raggiunto solo in parteV
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I collegamenti tra la strategia di Lisbona e altri strumenti e/o strategie dell¶Ue, quali il
Patto di stabilità e crescita, la strategia per lo sviluppo sostenibile o l¶agenda sociale,
«non sono stati abbastanza forti» e così, invece che rafforzarsi reciprocamente, alcune
strategie sono state condotte in modo isolato, rileva il documento di valutazioneV Inoltre,
«è stata sorprendente la non inclusione nella strategia di Lisbona di altre principali
priorità politiche», come l¶integrazione dei mercati finanziariV Inoltre, a livello delle
singole misure, non sempre ambizioni avallate al livello politico più alto si sono tradotte
in un processo decisionale più veloce o più incisivoV Il programma comunitario di
Lisbona poi, introdotto come parte della riforma del 2005 per definire azioni a livello
dell¶Ue, «non ha generato l¶impulso necessario per il cambiamento»V In alcuni Stati
membri, poi, le raccomandazioni non hanno avuto effetti concreti, mentre in tutti i casi,
sottolinea la Commissione, un sistema di valutazione solido e trasparente avrebbe potuto
contribuire a far sì che gli Stati membri accogliessero più agevolmente le
raccomandazioniV
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riforme ispirate dalla strategia di Lisbona hanno poi raramente evidenziato il fatto che
queste rientravano in una strategia europeaV
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A partire dal 2010, sostiene la Spring Alliance, i leader devono dare priorità agli
investimenti realizzando un programma di trasformazione che porti a nuove politiche
industriali e a un¶economia basata sull¶uso di meno carbonio, meno energia e meno
risorse, con maggiori posti di lavoro e di miglior qualità e con servizi che contribuiscano
a uno sviluppo sostenibileV
Ciò significa che i leader europei devono anche sviluppare entro un anno obiettivi
specifici sul miglioramento dei servizi pubblici, della protezione sociale e della qualità
del lavoroV «Devono essere individuati nuovi modi per raccogliere fondi pubblici, come
l¶utilizzo della tassazione sulle transazioni finanziarie e gli Eurobond, l¶armonizzazione
della tassazione sui redditi da capitale, lo spostamento almeno del 10% della tassazione e
dell¶imponibile dal settore del lavoro a quello dell¶ambiente, dell¶utilizzo delle risorse e
del capitale» sostiene il network della società civileV
«Dal 2010 c¶è l¶urgenza di attaccare alla radice le cause dell¶attuale sviluppo non
sostenibile che ha portato alla crisi che stiamo attraversando e di adottare immediati piani
di ripresa economica coordinati con programmi più a lungo termine» ha spiegato Joël
Decaillon, membro della segreteria generale della Confederazione europea dei sindacati
(Ces)V
La Spring Alliance ha inoltre sottolineato che le politiche europee hanno un impatto sugli
altri Paesi che può creare un «circolo vizioso di povertà»V Secondo Meagen Baldwin,
manager dell¶organizzazione Concord, «l¶Ue deve riconoscere che le proprie politiche
interne hanno effetti esterni e, in quanto leader globale, è necessario che assicuri che le
proprie politiche non minino lo sviluppo sostenibile nei Paesi in via di sviluppo»V
La Spring Alliance ha poi accolto con favore il fatto che siano presenti nella strategia
degli obiettivi misurabili, ma ha osservato che questi obiettivi dovrebbero essere
maggiormente dettagliati per riflettere realmente i principali temi dell¶Europa 2020, per
questo ha reso noto che continuerà a monitorare l¶implementazione della strategia 2020V
INFORMAZIONI: http://wwwVspringallianceVeu
Il Comitato economico e sociale europeo (Cese) ha accolto con favore la proposta della
Commissione europea sulla strategia Europa 2020 e il piano teso a coinvolgere più da
vicino il Cese stesso in questa nuova strategia per la crescita e l¶occupazioneV
«La società civile ha la capacità di favorire la riuscita di questa futura strategiaV Per
attuare rapidamente qualsiasi nuovo programma, occorre che tutte le parti interessate
partecipino e mettano insieme le loro forze per arrivare a un¶economia sociale di mercato
sostenibile» ha dichiarato il presidente del Cese, Mario SepiV
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attuale alla nuova economiaV Secondo il Cese, infatti, nella zona euro e nell¶Unione
europea esistono attualmente «disparità crescenti» che possono sfociare in una crisi
politicaV «Mi rammarica pertanto il fatto che manchino proposte coraggiose volte a
migliorare il coordinamento in materia di politiche economiche e fiscali» ha aggiunto
Sepi, sottolineando che il persistere di gravi problemi strutturali e sociali negli Stati
membri impone di includere il concetto della sicurezza dell¶occupazione nelle più
importanti iniziative in questo campoV
Per realizzare la transizione dalla crisi alla nuova economia, il Cese ritiene che il
Consiglio europeo debba «mantenere al massimo livello le ambizioni riguardo agli
obiettivi e ai provvedimenti futuri destinati a indirizzare l¶Europa su un cammino che
porti a un futuro di prosperità, inclusione sociale e rispetto dell¶ambiente»V
Così, ha chiesto ai leader europei di includere alcuni elementi chiave all¶interno della
strategia Europa 2020: un adeguato programma di azione sociale, al fine di continuare a
mettere in atto la legislazione sociale di base consacrata nel Trattato dell¶Ue; migliori
meccanismi di finanziamento per le piccole e medie imprese, che costituiscono il motore
della crescita europea; nuove fonti di finanziamento, come la tassazione delle transazioni
finanziarie, la tassazione dell¶energia e i prelevamenti sulle istituzioni finanziarie;
finanziamenti sostenibili per l¶apprendimento lungo tutto l¶arco della vita, in linea con gli
obiettivi economici europeiV
Queste aree di intervento, secondo il Cese, dovrebbero essere prioritarie nella versione
finale della strategia che sarà adottata formalmente dal Consiglio europeo del giugno
prossimoV Inoltre, dichiarandosi pronto a contribuire alla realizzazione della strategia
Europa 2020 con un vasto piano di azione specifico della società civile, il Cese chiede al
Consiglio europeo di essere investito di «un chiaro mandato per contribuire a garantire il
successo della nuova strategia con la sua rete di consigli economici e sociali nazionali e
istituzioni analoghe»V
º {$&' {º http://wwwVeescVeuropaVeu
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