prendersi i posti migliori: il prete (almeno ai pranzi ufficiali) va sempre con “le autorità”, e in certi pranzi ci sono i segnaposti Probabilmente ai tempi di Gesù certe raf- finatezze non le avevano ancora inventate... ma forse ci succede di dover fare buon viso a cattivo gioco, se scopriamo che chi ci ha invi- tato alla festa ha valutato i nostri legami in maniera diversa e verifichiamo di essere a tavola con qualcuno che noi avremmo scelto per passare insieme lunghe ore in questo pranzo di festa Gesù, guardando come la gente sceglie i posti, verifica una propensione non an- cora risolta: in fondo cerchiamo tutti di emergere, di vincere, di essere per lo me- no tra i primi, di trovarci “in vista”… Lo sanno bene anche i ragazzi che nel- le camminate, nei giochi liberi, stilano classifiche per loro importanti e continua- no con: “primo!”, “secondo!”… tutti attenti di non dover rassegnarsi a ruoli secondari I grandi magari ci mettono un po’ più di stile, sono meno evidenti, ma non han- no ancora perso questa caratteristica di dover emergere, di essere in prima fila ad ogni costo, di farsi notare...
Gesù si trova spesso a fare e dire cose im-
portanti quando è a tavola; il vertice si raggiunge nella notte in cui veniva tradito, e contrapponeva alla scelta di Giuda la lavanda dei piedi di tutti i suoi “amici”; ma anche in questo pranzo in casa di uno dei capi dei farisei non mancano i motivi di in- segnamento e le provocazioni a riflettere sullo stile che spesso assumiamo, anche nel- le assemblee liturgiche con posti distinti, creando di fatto quelle divisioni che ne- ghiamo di apprezzare e scopriamo di colti- vare invece senza tanto pudore… Gesù chiede e insegna uno stile nuovo, simi- le al suo: venuto non per mettersi in mostra ma per essere servo di tutti, ultimo di tutti, mostrando così la sua vera grandezza...e quella dei suoi discepoli