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Louis-Ferdinand Céline – Omaggio a Zola

(Traduzione di Stefano Fiorucci e Jeannine Renaux )

Louis-Ferdinand Céline

Omaggio a Zola

Traduzione di

Stefano Fiorucci

Jeannine Renaux

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Louis-Ferdinand Céline – Omaggio a Zola
(Traduzione di Stefano Fiorucci e Jeannine Renaux )

Louis-Ferdinand Céline

Omaggio a Zola

Cedendo alle insistenze di un amico molto caro, L.F.


Céline tenne nel 1933 un discorso pubblico, il solo della
sua carriera letteraria.
È stato a Médan, un giorno d'estate. Si chiedeva
all'autore di Viaggio al termine della notte di rendere
omaggio a Zola.
L. F. Celine, nel definire l'opera dello scrittore
naturalista, descriveva l'epoca nella quale era stata
scritta, e quello lo ha portato a parlare della condizione
dello scrittore del dopoguerra.
Queste pagine, in qualche modo commento anticipato
di Morte a Credito, furono pubblicate nel 1936 da
Robert Denoël nel suo libretto "Apologia di Morte a
credito".
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Louis-Ferdinand Céline – Omaggio a Zola
(Traduzione di Stefano Fiorucci e Jeannine Renaux )

Gli uomini sono dei mistici della morte dei quali non ci
si deve fidare.

Pensando a Zola noi rimaniamo un po' imbarazzati di


fronte alla sua opera, è ancora troppo vicina a noi
perché la si giudichi bene, voglio dire, nelle sue
intenzioni. Ci parla di cose che ci sono familiari... Ci
farebbe molto piacere che quelle fossero un po'
cambiate.
Permetteteci un breve ricordo personale.
All'Esposizione del 1900, eravamo ancora molto
giovani, ma abbiamo conservato il ricordo ugualmente
vivido, che è stata un'enorme brutalità. Piedi soprattutto,
piedi dappertutto e polvere in nubi così fitte che si
potevano toccare. Sfilate interminabili di gente,
scalpicciante, schiacciante l'Esposizione, e poi questa
scala mobile che cigolava fino alla galleria delle

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Louis-Ferdinand Céline – Omaggio a Zola
(Traduzione di Stefano Fiorucci e Jeannine Renaux )

macchine, piena, per la prima volta di metalli a forma di


tortura, di colossali minacce, di catastrofi in sospeso. La
vita moderna cominciava.
Da allora non è stato fatto niente di meglio. Dopo
l'Assommoir, neppure, non è stato fatto niente di meglio.
Le cose sono rimaste com'erano con qualche variazione.
Aveva, Zola, lavorato troppo bene per i suoi successori?
O i nuovi arrivati avevano avuto paura del naturalismo?
Forse ...
Oggigiorno, il naturalismo di Zola, con i mezzi che
abbiamo per informarci, diventa quasi impossibile. Non
si uscirebbe di galera se si raccontasse la vita come la si
conosce, a cominciare dalla propria. Voglio dire così
come la si comprende da una ventina d'anni. Serviva già
a Zola un certo eroismo per mostrare ai contemporanei
alcune gioiose immagini della realtà. La realtà di oggi
non sarebbe consentita a nessuno. A noi, dunque, i
simboli e i sogni! Tutti i trasferimenti che la legge non

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Louis-Ferdinand Céline – Omaggio a Zola
(Traduzione di Stefano Fiorucci e Jeannine Renaux )

raggiunge, non raggiunge ancora! Perché è nei simboli e


nei sogni che spendiamo i nove decimi della nostra vita,
dal momento che i nove decimi dell'esistenza, cioè, del
piacere di vivere, ci sono sconosciuti o proibiti. Saranno
braccati anche i sogni, un giorno o l'altro. È una
dittatura che ci è dovuta.
La posizione dell'uomo nel suo coacervo di leggi,
costumi, desideri, istinti intrecciati, repressi, è diventata
così pericolosa, così artificiale, così arbitraria, così
tragica e così grottesca allo stesso tempo, che mai
letteratura è stata così facile da immaginare che nel
presente, ma anche più difficile da sopportare. Siamo
circondati da interi paesi di idioti anafilattici, il minimo
colpo ci precipita in preda a convulsioni mortali senza
fine.
Eccoci giunti alla fine di venti secoli di alta civiltà,
eppure nessun regime resisterebbe a due mesi di verità.

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Louis-Ferdinand Céline – Omaggio a Zola
(Traduzione di Stefano Fiorucci e Jeannine Renaux )

Voglio dire la società marxista così come le nostre


società borghesi e fasciste.
L'uomo non può in effetti persistere in una di queste
forme sociali, interamente brutali, tutte masochiste,
senza la violenza d'una menzogna continua e sempre più
massiccia, ripetizione frenetica, "totalitaria", come la si
proclama.
Private di questo vincolo, crollerebbero nella peggiore
anarchia, le nostre società. Hitler non è l'ultima parola,
[ne] vedremo [uno] più epilettico ancora, qui forse. Il
Naturalismo, in queste condizioni, che gli piaccia o no,
diventa politico. Lo si abbatte. Beati quelli che
governarono il cavallo di Caligola.
Le urla dei dittatori vanno ovunque ora, all'incontro
degli innumerevoli ossessionati dal cibo, dalla
monotonia dei compiti quotidiani, dall'alcool, delle
miriadi di repressi, tutto questo ingessa, in un immenso
narcisismo sado-masochista, ogni esito di ricerche, di

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esperienze e di sincerità sociale. Mi si parla molto di


giovani, il problema è più grave che la gioventù! Io in
realtà, dei giovani, non vedo che una mobilitazione di
fervori per aperitivi, sport, automobili, spettacoli, ma
nulla di nuovo. I giovani, per le idee almeno, restano per
lo più dietro alle R.A.T. [N.d.T.: La sigla RAT potrebbe
riferirsi al modello di automobile Ford RAT], loquaci,
miniere d'oro, omicidi. A questo proposito, per restare
equi, si noti che la gioventù, nel senso romantico che a
quella parola attribuiamo, non esiste più. Fin dall'età di
dieci anni, il destino dell'uomo mi sembra pressoché
fissato, nelle sue forze emotive almeno, dopo questo
tempo noi non esistono più che come insipide
ripetizioni, sempre meno sinceri, sempre più teatrali.
Forse, dopo tutto, le "civiltà" subiscono la stessa sorte?
La nostra sembra ben bloccata in una incurabile psicosi
di guerra. Non viviamo più che per questo tipo di
distruttive ripetizioni. Quando osserviamo di quali

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irranciditi pregiudizi, di quali sciocchezze può cibarsi il


fanatismo assoluto di milioni di individui sedicenti
evoluti, educati nelle migliori scuole d'Europa, siamo
autorizzati, certo, a chiederci se l'istinto di morte
nell'Uomo, in queste società, non domini già
definitivamente l'istinto di vita. Tedeschi, Francesi,
Cinesi, Valacchi...Dittature o no! Nient'altro che pretesti
per giocare alla morte.
D'accordo che si può spiegare tutto con le maligne
reazioni di difesa del capitalismo o con l'estrema
miseria. Ma le cose non sono così semplici né così
ponderabili. Né la profonda miseria, né l'oppressione
poliziesca giustificano queste corse in massa verso i
nazionalismi estremi, aggressivi, estatici, di interi paesi.
Si possono certamente spiegare così le cose ai fedeli,
tutti convinti in anticipo, gli stessi ai quali si annunciava
fino a un anno fa l'arrivo imminente, infallibile, del
comunismo in Germania. Ma il gusto della guerra e dei

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massacri non può avere come origine essenziale


l'appetito di conquista, di potere e dei profitti delle classi
dominanti. Tutto s'è detto, esposto, in questo scritto,
senza disgustare persona. L'unanime attuale sadismo
deriva principalmente da un desiderio di nulla
profondamente radicato nell'Uomo e, soprattutto, nella
Massa, una sorta di impazienza amorosa, quasi
irresistibile, unanime, per la morte. Con civetteria,
naturalmente, mille smentite, ma il tropismo è là, e
tanto più potente da essere totalmente segreto e
silenzioso.
Ora, i governi hanno preso la lunga abitudine dei loro
popoli sciagurati, si sono ben adattati a loro. Essi
temono, nella loro psicologia, ogni cambiamento. Non
vogliono conoscere altro che la marionetta, l'assassino a
comando, la vittima su misura.
Liberali, marxisti, fascisti non sono d'accordo che su un
solo punto: i soldati!... Niente di più e niente di meno.

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In verità, non saprebbero cosa fare di popoli


assolutamente pacifici.
Se i nostri insegnanti sono giunti a questo tacito intento
pratico, è forse che, dopo tutto, l'anima dell'Uomo s'è
definitivamente cristallizzata dietro questa forma
suicida. Si può ottenere tutto da un animale con la
dolcezza e la ragione, mentre i grandi entusiasmi delle
masse, le durature frenesie delle folle, sono quasi
sempre stimolati, provocati, alimentati dalla stupidità e
dalla brutalità. Zola non doveva prendere in
considerazione gli stessi problemi sociali nella sua
opera, in particolare presentati sotto questa forma
dispotica. La fiducia nella scienza, allora molto recente,
fece pensare agli scrittori del suo tempo a una certa
fede sociale, a una ragion d'essere "ottimista".
Zola credeva alla virtù, pensava a fare orrore al
colpevole ma non a disperarlo. Oggi sappiamo che la
vittima richiede sempre del martirio ed anzi di più.

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Louis-Ferdinand Céline – Omaggio a Zola
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Abbiamo ancora senza stupidità il diritto di far figurare


nei nostri scritti una qualche provvidenza?
Necessiterebbe una fede robusta. Tutto diventa più
tragico e più irrimediabile a mano a mano che si penetra
più lontano nel Destino dell'Uomo, che si cessa
d'immaginarlo per viverlo come realmente è... Lo si
scopre. Non si vuole ancora confessarlo. Se la nostra
musica volge al tragico, avrà le sue ragioni. Le parole di
oggi, come la nostra musica, vanno più lontano che ai
tempi di Zola. Ora lavoriamo con la sensibilità e non più
con l'analisi, insomma "dall'interno". Le nostre parole
vanno fino agli istinti e li toccano talvolta, ma allo
stesso tempo, abbiamo imparato che là si fermava, e per
sempre, il nostro potere.
Il nostro Coupeau non beve più così tanto quanto ha
fatto il primo. Ha ricevuto istruzione... Lui delira ben di
più. Il suo delirio è un centralino telefonico con tredici

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telefoni. Dà i suoi ordini al mondo. Non ama le signore.


È pure coraggioso. Riceve onorificenze a tutto spiano.
Nel gioco dell'Uomo, l'Istinto di morte, l'Istinto
silenzioso è decisamente ai primi posti, forse a fianco
all'egoismo. Occupa il posto dello zero nella roulette. Il
Casinò vince sempre. La morte anche. La legge dei
grandi numeri lavora per lei. È una legge senza difetto.
Tutto ciò che intraprendiamo, in un modo o nell'altro,
molto presto, viene a inciampare in lei e si trasforma in
odio, in funesto, in ridicolo. Si dovrebbero avere doti
ben strane per parlare di altro che della morte in tempi
in cui, sulla terra, sulle acque, nell'aria, nel presente, nel
futuro, non si parla che di lei. So che si può ancora
andare a danzare balli popolari al cimitero e parlare
d'amore nei mattatoi, l'autore comico mantiene le sue
possibilità, ma è un ripiego.
Quando saremo diventati assolutamente morali, nel
senso che le nostre civiltà lo intendono e lo desiderano e

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(Traduzione di Stefano Fiorucci e Jeannine Renaux )

presto l'esigeranno, credo che finiremo per esplodere


assolutamente anche in cattiveria. Non ci lasceranno,
per distrarci, che l'istinto di distruzione. È ciò che si
insegna nelle scuole e che si mantiene per tutta la
durata di ciò che ancora si chiama: la vita. Nove righe di
crimini, una di noia. Moriremo tutti in coro, con piacere
insomma, in un mondo che avremo messo cinquanta
secoli a reticolare con obblighi e ansie.
Non può essere insomma che tempo di rendere un
supremo omaggio a Emile Zola, alla vigilia di una
immensa sconfitta, una in più. Non si tratta più
dell'imitare o del seguire. Ovviamente non abbiamo né
il dono, né la forza, né la fede che creano i grandi
movimenti dell'anima. Avrebbe, a sua volta, la forza di
giudicarci? Abbiamo imparato sulle anime, da quando è
partito, delle strane cose.

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La strada degli Uomini è a senso unico, la morte tiene


tutti i caffè, è la belote [N.d.T: Gioco di carte] "al
sangue" che ci attira e ci mantiene.
L'opera di Zola somiglia, per noi, per certi versi, al
lavoro di Pasteur, così solido, così vivo ancora, in due o
tre punti essenziali. Per questi due uomini, trasposte
ritroviamo la stessa meticolosa tecnica della creazione,
la stessa preoccupazione di probità sperimentale e
soprattutto la stessa formidabile potenza di
dimostrazione che in Zola divenne epica. Sarebbe
troppo per la nostra epoca. Ne occorreva molto di
liberalismo per sopportare il caso Dreyfus. Noi siamo
lontani da quei tempi, malgrado tutto, accademici.
Secondo alcune tradizioni, forse dovrei terminare il mio
piccolo lavoro su un tono di buona volontà, d'ottimismo,
malgrado tutto... Eppure cosa dobbiamo aspettarci dal
naturalismo nelle condizioni in cui ci troviamo? Tutto e
niente. Soprattutto niente, perché i conflitti spirituali

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(Traduzione di Stefano Fiorucci e Jeannine Renaux )

infastidiscono troppo da vicino gran parte dei nostri


giorni per essere tollerati a lungo. Il dubbio sta
scomparendo da questo mondo. Lo si uccide assieme
agli uomini che dubitano. È più sicuro.
"Quando sento solo pronunciare intorno a me, la parola
Spirito, io sputo!", ci avvertiva un recente dittatore e per
questo anche adulato. Ci si chiede quello che può fare
questo sotto-gorilla quando parla di naturalismo?
Dopo Zola, l'incubo che circondava l'uomo non solo è
diventato più preciso, ma è divenuto ufficiale. Man
mano che i nostri "Dei" diventano sempre più potenti,
diventano anche più feroci, più gelosi e più stupidi...Si
organizzano. Che dirgli? Non ci capiamo più...
La Scuola naturalista avrà fatto tutto il suo dovere,
credo, quando la si proibirà in tutti i paesi del mondo.
Era il suo destino.

L.F. Céline

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Louis-Ferdinand Céline – Omaggio a Zola
(Traduzione di Stefano Fiorucci e Jeannine Renaux )

TRADUZIONE
Stefano Fiorucci e Jeannine Renaux

Testo francese tratto da: Cahiers de l'Herne, 1963,


1965, réédition 1972, p. 22-24.

Santa Marinella, luglio 2010

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