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Turbine a Gas

Ing. Massimo Cardone


Impianti con turbina a gas

Gli impianti motore a gas rivestono un ruolo crescente


nella produzione di energia meccanica; ciò è dovuto al
rapido miglioramento tecnologico che rende possibile
la realizzazione pratica di questi impianti. Fino a pochi
anni fa (circa 40) i rendimenti di tali impianti
risultavano troppo modesti per poterli utilizzare se non
per applicazioni di scarsa potenza. Oggi l’utilizzo di
nuovi materiali ha reso possibile il raggiungimento di
maggiori temperature massime e di pressioni, quindi il
rendimento degli impianti a gas è ormai paragonabile
a quello degli impianti a vapore.

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Impianti con turbina a gas

I campi di applicazione delle turbine a gas sono svariati, grazie anche alla
loro semplicità e favorevole rapporto tra il peso e la potenza.

Oltre che per la normale produzione di energia, le turbine a gas sono


utilizzate anche nel repowering di impianti a vapore già esistenti, dando vita
a degli impianti combinati che presentano buone potenze e ottimi
rendimenti. La tecnica del repowering è particolarmente significativa, dal
momento che oggi, a causa di problemi di impatto ambientale, si hanno
grosse difficoltà nella costruzione di nuovi impianti.

Essi sono utilizzati anche per l’azionamento di compressori sfruttando i gas


caldi in uscita da processi di lavorazione, come ad esempio, negli altiforni.

Sono poi utilizzati per la propulsione aerea e navale

Il fluido di lavoro di un impianto a gas è un aeriforme, in genere viene


utilizzata l’aria.

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Impianti con turbina a gas

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Caratteristiche di un impianto con turbina a gas
VANTAGGI:
• elevati valori della potenza specifica
• notevole affidabilità operativa SVANTAGGI:
• bassi costi specifici • valori elevati del consumo specifico di
• tempi rapidi di messa in opera combustibile
• disponibilità di una vasta gamma di • impiego di combustibili costosi
potenze
•Facilità di regolazione

Classificazione e utilizzi delle turbine a gas

NAVALE AERONAUTICO
INDUSTRIALE 5/17
Ing. Massimo Cardone
Impianti con turbina a gas

Lo schema a blocchi di un impianto con turbina a gas è del tipo seguente:

Impianto con turbina a gas con struttura monoalbero a circuito aperto

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Impianti con turbina a gas
Componenti:
- compressore: preleva il fluido dall’esterno a temperatura e
pressione ambiente. Il fluido viene poi compresso fino ad una
pressione p2 e ad una temperatura t2;

- camera di combustione: l’aria proveniente dal compressore


viene opportunamente miscelata con del combustibile (in
genere metano). La miscela viene fatta bruciare ottenendo così
dei gas caldi ad una temperatura T3. L’adduzione del calore al
fluido avviene quindi in maniera diretta. La pressione non
cambia essendo questo un componente aperto in
cui c’è un continuo flusso di fluido;

- turbina a gas: il gas oramai energizzato entra in turbina la


quale fornisce le potenza utile dell’impianto.
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Impianti con turbina a gas
L’impianto che abbiamo descritto, raffigurato nella Figura
precedente, è detto a circuito aperto e risulta essere il più
semplice ed economico impianto a gas.
In questo tipo di impianto a gas il fluido di lavoro è
necessariamente l’aria. Abbiamo, infatti, un’aspirazione continua
con conseguente eliminazione dei gas di scarico.

E’ possibile anche una configurazione a circuito chiuso.


In questo caso il fluido in uscita dalla turbina non può essere
rappresentato dai gas di scarico i quali, ovviamente, non
potrebbero essere rimessi in circolo. Se vogliamo che il fluido di
lavoro sia sempre lo stesso, non possiamo che effettuare una
adduzione e sottrazione di calore mediante degli scambiatori di
calore.
Con questo tipo di configurazione possiamo utilizzare un
qualsiasi fluido di lavoro e non necessariamente l’aria come nel
caso precedente. Ing. Massimo Cardone
Impianti con turbina a gas

Impianto con turbina a gas a ciclo chiuso

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Impianti con turbina a gas
Osservazioni:

-negli impianti a gas dovendo essere compresso un aeriforme il


lavoro di compressione è una aliquota per niente trascurabile
rispetto al lavoro ottenuto in fase di espansione. Questa è una
delle principali differenze con gli impianti con turbina a vapore;

-dallo schema di funzionamento possiamo notare come il


compressore e la turbina hanno lo stesso albero. Il lavoro di
compressione viene pertanto fornito dalla turbina stessa;

- nell’applicazione di quest’impianto per la produzione


dell’energia elettrica il generatore sincrono viene posto nella
realtà “sul lato freddo” e cioè sul lato del compressore (a
differenza di come viene generalmente riportato). Ciò viene fatto
allo scopo di non sollecitare ulteriormente gli isolanti presenti
sulla macchina sincrona. Ing. Massimo Cardone
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L’evoluzione tecnologica ha portato alla nascita di diverse


soluzioni impiantistiche. Le strutture possono essere
classificate in base al numero di alberi presenti:
-Monoalbero

-bi-albero

- tri-albero

La struttura monoalbero è quella alla quale abbiamo fatto


riferimento finora.

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La struttura bi-albero prevede che la turbina a gas sia scomposta in due


corpi:
-corpo di alta pressione: fornisce l’energia meccanica al compressore;

- corpo a bassa pressione: fornisce la potenza meccanica in uscita


dell’impianto.

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La struttura tri-albero prevede due compressori e tre turbine a gas, di queste


ultime solo la turbina di bassa pressione è connessa all’utenza mediante un
albero rotante. Le turbine di alta e media pressione sono collegate
rispettivamente al compressore di alta e di bassa pressione
mediante due alberi tra loro concentrici.

Questa soluzione viene utilizzata quando si vuole frazionare la compressione


migliorando il rendimento dell’impianto.

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Analogie e differenze tra gli ITV e gli ITG

a) Vantaggio degli impianti con turbina a vapore


Negli impianti con turbina a vapore dopo la fase di compressione il fluido arriva a
pressioni notevolmente elevate (dell’ordine dei 180 bar). Negli impianti con
turbina a gas arriviamo a pressioni che hanno un ordine di grandezza inferiore
(per esempio 20 bar).
Ciò è dovuto al fatto che dovendo comprimere un aeriforme nel compressore si
devono creare dei condotti divergenti. Ci sono però grossi problemi dovuti a
fenomeni di turbolenza tanto evidenti tanto più si cerca di forzare il fluido a
raggiungere pressioni elevate.

b) Vantaggio degli impianti con turbina a gas


Negli impianti con turbina a gas è invece possibile ottenere dei valori di
temperatura in ingresso della turbina molto maggiori di quelli raggiungibili
con gli impianti con turbina a vapore (dell’ordine dei 1200-1300°C).
Apparentemente questi due tipi di impianti sono complementari dal momento
che uno ha una bassa temperatura di sottrazione del calore mentre l’altro una
elevata temperatura di adduzione. In realtà possiamo vedere che le potenze
massime che possono essere realizzate con un impianto a gas non
superano i 200 – 300 MW, contro i circa 1000 MW degli impianti a vapore.
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Ciclo ideale di un impianto a gas
Esaminiamo il ciclo limite ideale di un impianto a gas. Le ipotesi della
seguente trattazione sono:
- ci si riferisce ad un impianto a circuito chiuso, in tal modo il fluido di
lavoro è sempre lo stesso e perciò conserva le sue proprietà
termodinamiche (mentre in un impianto a circuito aperto il fluido di
lavoro viene continuamente ricambiato e in turbina entreranno i
prodotti della combustione, che presentano proprietà termodinamiche
diverse da quelle dell’aria in ingresso all’impianto);
- considereremo il compressore e la turbina come ideali, quindi al
loro interno il fluido subirà una trasformazione adiabatica isoentropica;
- si ritengono nulle le perdite di pressione negli scambiatori di calore;
- s’immagina il gas perfetto;
- s’immagina di poter applicare i risultati della trattazione anche ad un
impianto a circuito aperto.
- il fluido di lavoro lo supponiamo un gas ideale a calori specifici
costanti
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Per quanto riguarda lo stato 1 del fluido in ingresso al


compressore, supporremo la temperatura e la pressione pari a
quella ambiente.

Il ciclo rappresentato è detto ciclo Joule o Brayton.


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Ricordiamo le definizioni di:

rapporto di compressione:

rapporto di temperatura:

La conoscenza dei rapporti di compressione e di temperatura unitamente


con la temperatura e la pressione del fluido in corrispondenza dello stato 1
ci consente di tracciare il ciclo completamente.

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Se mettiamo in evidenza le varie trasformazioni che compongono il ciclo
otteniamo:
a) La trasformazione 1→2 è una compressione adiabatica
isoentropica pertanto avremo:

Per definizione di rapporto di compressione si ottiene:

dove si è posto

Questa costante dipendendo da k dipende esclusivamente dal tipo di gas.

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Il rapporto di compressione ci consente poi di conoscere anche la


pressione nello stadio 2:

Abbiamo completamente determinato lo stato termodinamico del secondo


stadio del ciclo.

b) La trasformazione 2→3 è una isobara pertanto avremo:

Ricordando poi la definizione del rapporto di temperatura possiamo scrivere:

determinando quindi completamente lo stadio 3.


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c) La trasformazione 3→4 è una espansione adiabatica isoentropica pertanto


avremo:

ottenendo il valore della temperatura. Per quanto riguarda il valore della


pressione si avrà ovviamente:

Implicitamente nella relazione precedente si è anche affermato che la


trasformazione 4→1 è ancora una trasformazione isobara.

Abbiamo così determinato le proprietà di tutti gli stadi del ciclo ideale.

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Lavoro e rendimento nel ciclo ideale

Negli impianti con turbina a gas nella configurazione monoalbero, che


stiamo considerando, il lavoro utile all’asse in condizioni ideali è dato da:

Stando sempre nelle ipotesi fatte possiamo calcolare il lavoro di


espansione in turbina nel modo seguente:

E allo stesso modo possiamo calcolare il lavoro di compressione Lc

Questo lavoro, a differenza di quanto avviene negli impianti a vapore,


non è assolutamente una quantità trascurabile risultando pari a circa il
60% del lavoro Lt
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Sostituendo le relazioni appena scritte in quella precedente e sfruttando le


relazioni esistenti tra i vari stadi del sistema possiamo esprimere il lavoro
utile nel modo seguente:

Sviluppando ulteriormente l’espressione di Lu possiamo scrivere:

Siamo riusciti ad esprimere anche il lavoro utile in funzione delle condizioni


dello stadio 1 e dei rapporti di compressione e di temperatura.
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Per poter valutare il rendimento ci torna utile esprimere anche il
calore fornito in funzione degli stessi parametri. Tale calore Q1
viene fornito a pressione costante pertanto possiamo scrivere:

L’espressione del rendimento sarà dunque la seguente:

Come era facilmente intuibile il rendimento del ciclo ideale


dipende esclusivamente dal rapporto di compressione e dal
tipo di fluido.
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Considerazioni sul lavoro e rendimento nel ciclo ideale
Valutiamo l’andamento del rendimento del ciclo ideale e il lavoro
utile all’asse in funzione del rapporto di compressione e del rapporto
di Temperatura. In particolare vogliamo conoscere gli andamenti
delle suddette grandezze al variare di β per ogni fissato valore di θ .

Mantenendo costante il rapporto di temperatura e variando il


rapporto di compressione avremo i seguenti cicli rappresentati sul
piano T,s:

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(il ciclo è degenerato in una


isobara);

(il ciclo è degenerato in una


isoentropica).
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Riportiamo le caratteristiche evidenziate del lavoro utile ideale
nel seguente grafico:

Osserviamo che
l’andamento del
rendimento non
segue quello del
lavoro. Abbiamo
infatti: Ing. Massimo Cardone
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Se invece passiamo a limite si può dimostrare che:

quindi fissato un determinato rapporto di temperatura


è fissato anche il massimo rendimento ottenibile dal
ciclo (essendo pari al rendimento di un ciclo di Carnot)
e tale rendimento lo si ottiene in corrispondenza di:

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Riportiamo il grafico del rendimento per un determinato


valore del rapporto di temperature:

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Possiamo fare ora delle prime considerazioni:

- la curva rappresentativa del rendimento si ferma in


corrispondenza di β=βlim. Non avrebbe senso infatti tracciarla
oltre. Avremo pertanto che all’aumentare di θ βlim trasla verso
destra e quindi aumenta il valore massimo del rendimento;

- il rendimento tende all’unità solo se βlim → ∞ e cioè solo quando


il rapporto di temperatura diventa infinito;

- all’aumentare del rapporto di temperatura abbiamo un aumento


di βlim e quindi le curve del lavoro si spostano verso l’alto.
Possiamo dire, quindi, che quanto più alto è il rapporto di
temperatura tanto maggiore sarà il lavoro utile all’asse.
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Ciclo Joule reale
Abbiamo visto che per definire completamente il ciclo ideale
bastavano le condizioni termodinamiche dello stato 1 e i rapporti
di compressione e di temperatura. Mediante questi parametri si
era in grado di descrivere tutte le grandezze di interesse.
Tuttavia per una corretta progettazione dobbiamo considerare il
ciclo reale con tutte le irreversibilità che ne conseguono:

- c’è una trasformazione chimica (combustione);


- la compressione e l’espansione non possono essere considerata
isoentropiche;
- c’è dell’aria spillata dal compressore, usata per il raffreddamento
delle palette della turbina, che non produce lavoro;
- la pressione nello stato 1 e nello stato 4 devono essere
rispettivamente maggiore e minore di quella atmosferica, ciò
perché in caso contrario non vi sarebbe immissione ed espulsione
di aria. Ciò comporta però delle perdite all’imbocco eIng.
allo sbocco.
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Compressione ed espansione reale

Rispetto al ciclo ideale avremo ovviamente che:

il lavoro utile si riduce rispetto al caso ideale per effetto


dell’aumento di Lc e della riduzione di Lt . Ing. Massimo Cardone
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E’ utile adesso definire un rendimento politropico di compressione:

e rendimento adiabatico di compressione:

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Possiamo dimostrare che possiamo usare indifferente uno dei due
rendimenti considerati dal momento che è possibile trovare un
legame tra essi. Ricordiamo che per una trasformazione
politropica tra gli stati 1 e 2’ si ha:

Che sostituita nella:

Ci fornisce il legame cercato.


Decidiamo quindi d’ora in avanti di riferirci al rendimento
politropico di compressione, sapendo che è possibile passare al
rendimento adiabatico di compressione attraverso dei semplici
passaggi matematici.
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Per la turbina è possibile fare un discorso del tutto analogo.
Pertanto il rendimento politropico di espansione sarà dato dalla
relazione seguente:

ed il rendimento adiabatico di espansione:

Possiamo dimostrare che possiamo usare indifferente uno dei due


rendimenti considerati dal momento che è possibile trovare un
legame tra essi. Ricordiamo che per una espansione politropica tra
gli stati 3 e 4’ si ha:

che ci fornisce il legameIng.cercato.


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In conclusione possiamo affermare che per tracciare il ciclo
ideale bisogna fissare le condizioni termodinamiche dello stato
iniziale e i rapporti di compressione e di temperatura.

Per tracciare anche il ciclo reale bisogna conoscere altre


informazioni:

- il rendimento politropico di
compressione

- il rendimento politropico di
espansione

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Rendimento e lavoro utile del ciclo reale

Per definizione il rendimento reale è dato da:

per il primo principio della termodinamica e supponendo ancora che l’aria sia
un gas perfetto otteniamo:

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effettuando le semplificazioni opportune e ricordando la
definizione di rapporto di temperatura otteniamo le seguenti
espressioni per il rendimento nel ciclo reale:

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per quanto riguarda il lavoro utile all’asse possiamo quindi
scrivere, considerando il numeratore della

e ricordando la definizione del rapporto di temperatura:

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Possiamo ora diagrammare il lavoro utile e il rendimento avendo
fissato il rapporto di temperatura e i rendimenti politropici di
compressione ed espansione:

per β =1 abbiamo
che sia il
rendimento che il
lavoro si
annullano, come
accadeva nel
caso ideale;
L’andamento del lavoro reale è sempre più basso dell’andamento
del lavoro ideale. Ing. Massimo Cardone
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E’ evidente che
e quindi la scelta del rapporto di compressione ovviamente si fa in base
all’applicazione per la quale e progettato l’impianto a gas.

Notiamo tuttavia che mentre la curva del lavoro utile e abbastanza ripida
intorno al massimo, quella del rendimento e invece quasi “piatta”. Ciò
significa che se scegliamo un valore di β prossimo a quello che
massimizza il rendimento otteniamo un lavoro utile molto minore di
quello massimo; viceversa se scegliamo come valore del rapporto di
compressione quello che massimizza il lavoro il rendimento non e molto
minore del massimo.

In genere conviene maggiormente realizzare un

anche per applicazioni aeronautiche (se su un aereo si massimizza il


rendimento si risparmia sul combustibile, ma poi per avere un lavoro
utile sufficiente bisogna fare macchine più grandi e più pesanti).
Ing. Massimo Cardone
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Tecniche per migliorare il rendimento e il lavoro del ciclo reale

Se vogliamo migliorare sensibilmente il ciclo dobbiamo


utilizzare una delle tecniche seguenti:

a) Rigenerazione

b) Interrefrigerazione

c) Riscaldamenti ripetuti: post-combustione

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Rigenerazione
La rigenerazione che si fa in questi tipi di impianti, è abbastanza
diversa da quella che si fa per gli impianti a vapore, dal momento
che i gas di scarico sono già a temperatura molto elevata, e quindi
non è necessario fare spillamenti dalla turbina.
Lo schema d’impianto si presenta nel modo seguente:

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Facendo riferimento ad un ciclo ideale posso effettuare la rigenerazione solo se

In tal caso, con uno scambiatore a superficie si può avere al limite

Osserviamo che in questo modo il lavoro


utile ideale è sempre lo stesso mentre il
calore ceduto al fluido risultando pari a

risulta essere diminuito e ciò comporta un aumento “gratuito” del rendimento.


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Facendo riferimento al ciclo reale, non possiamo non
considerare le perdite di carico dovute allo scambiatore (il quale
risulta essere di dimensioni considerevoli). La situazione si
presenta quindi alquanto diversa rispetto al caso precedente e in
particolare si ha:

Pertanto rispetto al caso precedente la turbina lavora meno e il


compressore di più portando ad una diminuzione del lavoro utile
all’asse.
Inoltre non essendo lo scambiatore ideale la rigenerazione non
è perfetta e avviene con il rendimento seguente:

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Interrefrigerazione

L’interrefrigerazione serve sostanzialmente per ridurre il lavoro di


compressione. Lo schema d’impianto che la realizza è il seguente

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Come evidenziato dalla figura abbiamo due compressori calettati sullo stesso asse, e
pertanto avremo i seguenti lavori di compressione:

Naturalmente il
rapporto di
compressione
dell’intero ciclo è
dato da:

Dalle relazioni si nota come, ammesso che i due compressori realizzano lo stesso
salto di pressione e cioè che β1= β2, il secondo compressore necessita di un lavoro
maggiore dal momento che esso realizza una compressione a partire da una
temperatura più elevata.
Ecco quindi da dove nasce l’idea dell’interrefrigerazione e come si spiega la presenza
dello scambiatore. Quest’ultimo, infatti, interposto tra i due compressori, abbassando
la temperatura del punto 1’, fa in modo da ridurre il lavoro di compressione del
secondo compressore riducendo così complessivamente il lavoro di compressione
totale.
La diminuzione del lavoro di compressione comporta un aumento del lavoro
utile all’asse.
A fronte di un aumento del lavoro utile abbiamo però una riduzione del rendimento.
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Il ciclo ideale lo possiamo considerare come il ciclo senza interrefrigerazione


che chiamiamo ciclo I a cui andiamo ad aggiungere un ciclo II che opera fra
due pressioni diverse, una intermedia e l’altra pari alla pressione p2 del ciclo I.

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Impianti con turbina a gas

Chiamiamo il rapporto di compressione del ciclo I

il rapporto di compressione del ciclo II

Se facciamo riferimento alla relazione seguente, che esprime rendimento interno


del ciclo con interrefrigerazione come media pesata fra i rendimenti interni dei due
cicli:

dal momento che


<
il rendimento è certamente inferiore a
essendo quello che avremmo senza
interrefrigerazione.
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INTERREFRIGERAZIONE

Lu int = Lu Lu int = Lu

ηint < η ηint = η

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INTERREFRIGERAZIONE

∆Lu int max

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INTERREFRIGERAZIONE

SE

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INTERREFRIGERAZIONE

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INTERREFRIGERAZIONE

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Post-combustione

Possiamo ora pensare di utilizzare la tecnica ideata per i compressori allo


scopo di aumentare il lavoro della turbina.

Si ottengono risultati analoghi

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RISCALDAMENTO RIPETUTO

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RISCALDAMENTO RIPETUTO

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