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RESPONSABILITA’ EXTRACONTRATTUALE

In materia di fatto illecito, detta anche extracontrattuale o aquiliana (dal


nome della lex aquilia de damno), il discrimine temporale fondamentale va
individuato con il 19º secolo.

A quell’epoca la materia era governata dalle direttive liberistiche del lassez


faire.

I principi fondamentali possono così schematizzarsi:

1. Nessuna responsabilità senza colpa.


2. La colpa va intesa in senso soggettivo.
3. La responsabilità civile ha una funzione sanzionatoria, simile a
quella della responsabilità penale, anziché, come avverrà negli
sviluppi successivi, una funzione riparatrice.

La colpa come unica fonte di responsabilità extracontrattuale assolve alla


stessa funzione del “dogma della volontà” nel contratto e della
nozione individualistica di proprietà.
Essa risulta solidale agli interessi dell’impresa nascente, che viene in
questo modo sgravata del costo degli incidenti che essa impresa produce
nella società (va considerato che la rivoluzione industriale nasce in
Inghilterra intorno alla metà del 1.800).

Con l’evoluzione della società industriale, si evolve anche l’istituto della


responsabilità extracontrattuale.
Innanzitutto, si profilano nuove esigenze sociali rispetto alle norme della
società paleo-industriale.

In secondo luogo, l’impresa tende a diventare sufficientemente “robusta”


da poter sopportare e “internalizzare” (NOZIONE DI
ESTERNALITA’ NEGATIVE) i costi degli incidenti connessi
all’esercizio dell’attività di impresa.
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Questa linea di evoluzione si produce storicamente in primo luogo con


riguardo agli incidenti occorsi ai dipendenti dell’impresa nonché
all’esercizio di attività pericolose.
Successivamente, la materia dell’infortunistica sul lavoro assume una
fisionomia autonoma, e viene regolata non più dal diritto privato, ma
dalla materia delle assicurazioni sociali (diritto della previdenza sociale),
che appartiene al diritto pubblico.

Volendo schematizzare, le fondamentali direttrici di evoluzione


dell’istituto della responsabilità civile sono le seguenti:

1. in primo luogo, il fenomeno di socializzazione della responsabilità


civile. In sostanza, si passa dal principio tradizionale in base al quale,
in assenza di comportamenti sanzionabili (dolo o colpa), il costo degli
incidenti va lasciato da dove è caduto, ad una nuova attenzione verso
la vittima degli incidenti (RODOTA’).
2. In secondo luogo, si produce un fenomeno di oggettivizzazione
della responsabilità civile. Quest’ultima, da sanzione civile, quale
era nella tradizione, tende ad assumere i connotati di un sistema di
distribuzione razionale del costo degli incidenti.

Questo accade soprattutto per il cosiddetto “rischio di impresa”.


Già negli anni ‘30 del secolo passato alcuni giudici/giuristi americani
svolgono nelle proprie sentenze considerazioni che si ispirano all’analisi
economica del diritto.
Sotto questo profilo, l’imprenditore viene considerato:
(i) il soggetto meglio in grado di adottare le misure di sicurezza idonee a
prevenire incidenti e danni (best risk avoider);
(ii) inoltre, l’imprenditore è il soggetto meglio in grado di conoscere le
statistiche di sinistrosità della propria attività, e quindi di gestirle
sotto il profilo assicurativo (best risk insurer);
(iii) in questo modo, attraverso lo strumento dell’assicurazione, il costo
degli incidenti viene “spalmato” sulla collettività, dal momento che il
costo dell’assicurazione verrà dall’imprenditore ricaricato sul prezzo
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dei beni o servizi distribuiti, e in questo modo graverà sull’utente


finale (best loss spreader).

3. Infine, ma questo è un fenomeno di più recente datazione, la terza


direttrice di evoluzione della responsabilità civile consiste nel
fenomeno di espansione degli interessi tutelati (e cioè, delle
situazioni soggettive ritenute meritevoli di tutela) sotto l’ombrello
dell’art. 2043 cod. civ.

Punto nodale di tale evoluzione è il concetto di “ingiustizia del danno”,


che volutamente il codice non definisce, prevedendo in materia una
clausola elastica la cui concretizzazione è affidata all’evoluzione della
giurisprudenza.

Nonostante il nostro sia un sistema di “atipicità dell’illecito”, è allora


possibile individuare categorie sintomatiche di interessi protetti (danno
alla salute; lesione di diritti della personalità).

Atipicità dell’illecito

A differenza di altri sistemi, come ad esempio quello inglese o quello


tedesco, il nostro sistema di illecito è fondato su di un principio di
atipicità.

Questo significa che il legislatore del codice del 1942 non ha (come ad
esempio avviene in materia di reati penali) individuato una serie di ipotesi
di danno risarcibile, ma ha volutamente adoperato una “formula
valvola” in grado di consentire l’adeguamento del sistema all’evoluzione
sociale.

Il principio della “tipicità” vale soltanto con riguardo alla responsabilità


per omissione, che può pertanto essere considerata come un’isola nel
mare della atipicità.
Si risponde per omissione soltanto nelle seguenti ipotesi: (i) quando
fosse previsto per legge un dovere di intervenire (esempio del bagnino);
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(ii) quando occorre porre rimedio ad un proprio comportamento


precedente (esempio del tombino).

Vediamo adesso, sulla base della formula di cui all’arte 2043 cod. civ.
quali siano gli elementi costitutivi dell’illecito civile.

1. DANNO.
2. ELEMENTO SOGGETTIVO (DOLO O COLPA).
3. NESSO DI CAUSA FRA COMPORTAMENTO DEL DANNEGGIATO E
IL DANNO CHE NE CONSEGUE.
4. IMPUTABILITÀ (2056).
5. INGIUSTIZIA DEL DANNO.

1. DANNO

Danno ingiusto significa che deve essere “contra jus, e non iure datum”.

Esempio di ipotesi di danno (inteso come conseguenza pregiudizievole


per il danneggiato) lecito e non ingiusto: l’imprenditore concorrente
che agisca secondo criteri di correttezza (perché diversamente si
configurerebbe l’ipotesi di concorrenza sleale) produce certamente un
danno all’imprenditore meno bravo o efficiente, ma tale danno non è
considerato ingiusto, e non è pertanto risarcibile.

2. ELEMENTO SOGGETTIVO

Nozione di colpa: negligenza, imprudenza, imperizia, inosservanza di


ordini o discipline.
Negligenza. Formula di Hart: costo delle misure di prevenzione inferiore
a costo dell’incidente.

Nozione di dolo: derivata da diritto penale.


È la volontà di tenere comportamento dannoso, con la consapevolezza
della idoneità a danneggiare qualcuno.
Differenza tra dolo specifico e dolo eventuale (esempio).
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Il sistema attuale della responsabilità extracontrattuale è un sistema


policentrico, nel quale coesistono ipotesi di responsabilità governate dal
principio della colpa e ipotesi di responsabilità di carattere oggettivo
(fondate sul rischio).

Le ipotesi di responsabilità oggettiva previste dal codice civile del 1942.

2049
responsabilità dei padroni e committenti per il fatto illecito dei preposti.
Al di là della formula anacronistica della norma, si tratta in sostanza della
responsabilità del datore di lavoro per il fatto illecito del dipendente, e
quindi di una tipica ipotesi di rischio di impresa.
Presupposti: (i) rapporto di preposizione e (ii) occasionalità necessaria
(esempio)

2050
Colpa presunta. - Inversione dell’onere della prova che fa coincidere la
prova liberatoria con la prova del caso fortuito.
Ancora più rigorosa alla luce della distinzione tra cosiddetto fortuito
interno e cosiddetto fortuito esterno (esempio).

2051
Nozione di custodia. Non ha a che vedere con la proprietà del bene,
bensì con lo sfruttamento economico dello stesso. La responsabilità in
questione trova giustificazione nel principio per cui si ritrae l’utilità
economica del bene deve anche sopportare il rischio dei danni connessi
(cuius commoda, eius et incommoda).

2052
idem

2053

2054
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vi sono raffigurate due ipotesi di responsabilità oggettiva: quella di cui al


primo comma è una responsabilità diretta. Quella di cui al terzo comma e
invece una responsabilità indiretta del proprietario dell’autoveicolo.

2047 (danno cagionato dall’incapace)


responsabilità indiretta di chi era tenuto alla sorveglianza dell’incapace,
salvo che provi di non aver potuto impedire il fatto.

2048 (responsabilità dei genitori, dei tutori, dei precettori e dei maestri
d’arte).

ALTRE IPOTESI DI RESPONSABILITÀ OGGETTIVA

1. Responsabilità del produttore per i danni cagionati da difetti del


prodotto.
2. Responsabilità del direttore del giornale per gli articoli pubblicati.

Le ipotesi di responsabilità indiretta (si risponde per il fatto altrui)


rappresentano un sottoinsieme rispetto all’insieme della responsabilità
oggettiva.

3. NESSO DI CAUSALITÀ

Nozione di causalità naturale e diversa nozione di causalità giuridica.


La causalità naturale è governata dal principio della conditio sine qua non.
Esempio.
La causalità giuridica è invece necessariamente più ristretta.
Criteri di selezione:
1. Teoria della causa prossima.
2. Teoria della causa adeguata (id quod plerumque accidit). Non opera
per i rischi ai quali la vittima sarebbe stata esposta comunque. Art. 41,
2° comma, cod. pen.
3. Criterio dello scopo della norma violata. Il danno non è risarcibile se
non è realizzazione di quel rischio liberazione del quale la condotta
viene considerata illecita. Esempio
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4. Rapporto tra l’ambito della responsabilità oggettiva e funzione della


stessa. È necessario escludere la responsabilità per i fatti estranei ed
atipici spetto a quel tipo di attività e al rischio amministra. Definizione
del caso fortuito come rischio estraneo rispetto a quello tipico
dell’attività o della cosa.

4. IMPUTABILITA’

2046

Non risponde delle conseguenze del fatto dannoso chi non aveva la
capacità di intendere o di volere (capacità naturale) al momento in cui lo
ha commesso, a meno che lo stato d’incapacità derivi da sua colpa.

Ai fini della responsabilità da fatto illecito, pertanto, ciò che conta è la


capacità naturale e non quella legale.

Pertanto, può accadere che l’esimente operi a favore di un soggetto (il


maggiorenne non interdetto) che risultasse in stato di incapacità naturale.

Per altro verso, può essere tenuto responsabile il soggetto legalmente


incapace che però, al compimento del fatto, avesse la capacità naturale, e
cioè fosse in grado di intendere e di volere (ad esempio, un ragazzo di 17
anni normalmente in grado di capire cosa sta facendo).

5. NOZIONE DI INGIUSTIZIA DEL DANNO

Si parte dal principio originario sezione giurisprudenziale in base al quale

danno ingiusto = lesione di un diritto soggettivo assoluto.

Caso Superga (1953).

Descrivere.
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Motivazioni. (i) Principio di relatività del contratto (1372); (ii) il danno


risentito del creditore da ricondotto all’ambito suo proprio, che è quello
della responsabilità contrattuale; (iii) Ragioni di politica del diritto.

Caso Meroni (1971)

Descrivere.
Motivazioni. (i) L’articolo 1372 comporta che il contratto non possa
produrre effetti nella sfera giuridica dei terzi, ma non anche che i terzi
possano interferire illecitamente in un rapporto contrattuale; (ii) la
distinzione tra diritti relativi nei diritti assoluti era già stata scalfita nel
caso di uccisione dei prossimi congiunti. (iii) Limiti derivanti
dall’applicazione del principio di causalità: occorre che si tratti di una
prestazione di fare di carattere infungibile, sicché il fatto del terzo
comporta l’estinzione dell’obbligazione e un pregiudizio definitivo e
irreparabile per il creditore.

ALTRE IPOTESI DI RESPONSABILITÀ PER LESIONE ESTERNA DEL


DIRITTO DI CREDITO.

1. Infortunio al lavoratore subordinato e azione di risarcimento da parte


del datore di lavoro o dell’ente previdenziale (INAIL).
2. Ipotesi del doppio preliminare di compravendita.
3. Concorso del terzo rispetto all’inadempimento del debitore:
istigazione all’inadempimento. Esempi.
4. Danno da informazioni inesatte (responsabilità da prospetto
informativo e fattispecie relative al danno risentito dal risparmiatore).
Lesione della libertà contrattuale, intesa come diritto di determinarsi
consapevolmente alla conclusione o mancata conclusione di un
contratto.
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Successivamente, l’area degli interessi protetti entro la formula dell’art.


2043 cod. civ. si estende ulteriormente.

1. Lesione di interessi legittimi da parte della P.A. (sezioni unite del


2010).
2. Tutela risarcitoria degli interessi diffusi (vicenda del danno
ambientale).
3. Tutela di situazioni meramente di fatto (tutela aquiliana del possesso).

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