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L '
ARTE DI SCRIVERE CON LATEX
UN’INTRODUZIONE A LATEX 2ε
Prefazione di Enrico Gregorio
E-MAIL:
lorenzo.pantieri@iperbole.bologna.it
ABSTRACT
v
Abbiamo visto che la programmazione è un’arte,
perché richiede conoscenza, applicazione, abilità e ingegno,
ma soprattutto per la bellezza degli oggetti che produce.
— Donald E. Knuth [1973]
RINGRAZIAMENTI
vii
ARGOMENTI
PREFAZIONE xxiii
1 INTRODUZIONE 1
2 STORIA E FILOSOFIA 3
3 INSTALLARE LATEX 11
4 LE BASI 21
5 IL TESTO 41
6 TABELLE E FIGURE 77
7 LA MATEMATICA 111
8 LA BIBLIOGRAFIA 145
BIBLIOGRAFIA 203
ix
INDICE
PREFAZIONE xxiii
1 INTRODUZIONE 1
2 STORIA E FILOSOFIA 3
2.1 Storia 3
2.1.1 TEX 3
2.1.2 Etimologia 4
2.1.3 LATEX 5
2.2 Filosofia 5
2.2.1 Composizione sincrona e asincrona 5
2.2.2 Concentrarsi sul contenuto e non sulla forma 6
2.2.3 Vantaggi e svantaggi 8
2.2.4 Luoghi comuni 9
3 INSTALLARE LATEX 11
3.1 Introduzione 11
3.2 Installazione per Windows 12
3.2.1 La distribuzione MiKTEX 12
3.2.2 La distribuzione TEX Live per Windows 13
3.2.3 Editor per Windows 13
3.3 Installazione per Mac 15
3.3.1 La distribuzione MacTEX 15
3.3.2 Editor per Mac 15
3.4 Installazione per Linux 16
3.4.1 La distribuzione TEX Live per Linux 16
3.4.2 Editor per Linux 16
3.5 Editor multipiattaforma 16
3.6 Altri programmi utili 17
3.7 LATEX e pdfLATEX 18
4 LE BASI 21
4.1 Il nostro primo documento con LATEX 21
4.1.1 La scrittura del sorgente 22
4.1.2 La compilazione 22
4.1.3 La correzione degli errori 23
4.1.4 La visualizzazione 23
4.1.5 La stampa 23
4.2 I file sorgenti di LATEX 24
4.2.1 Spazi 24
4.2.2 I caratteri speciali 24
4.2.3 I comandi 26
4.2.4 I commenti 27
4.3 La struttura del file sorgente 27
4.4 Le classi di documento 29
4.5 I pacchetti 31
4.5.1 Che cosa sono? 31
xi
xii INDICE
5 IL TESTO 41
5.1 LATEX multilingue e multipiattaforma 41
5.1.1 Il pacchetto babel 41
5.1.2 Il pacchetto inputenc 44
5.2 La codifica dei font 44
5.3 La struttura del testo 45
5.4 La composizione dei capoversi 46
5.4.1 La divisione delle parole in fin di riga 48
5.4.2 Lo spazio tra le parole 50
5.4.3 Il pacchetto microtype 50
5.4.4 Il rientro sulla prima riga 51
5.5 Le proporzioni di pagina 51
5.5.1 Il tormentone dei margini 51
5.5.2 L’interlinea e il riempimento della pagina 52
5.6 Il sezionamento del documento 53
5.6.1 Materiale iniziale, principale e finale 53
5.6.2 L’indice generale 54
5.6.3 I miniindici 56
5.7 Caratteri speciali e simboli 56
5.7.1 Virgolette, tratti e punti ellittici 56
5.7.2 Indirizzi Internet e riferimenti ipertestuali 58
5.7.3 Loghi, accenti e caratteri speciali 61
5.8 Il titolo del documento e il frontespizio 62
5.9 I riferimenti incrociati 63
5.10 Note a margine e a piè di pagina 64
5.11 Parole evidenziate 65
5.12 Ambienti 65
5.12.1 Elenchi puntati, numerati e descrizioni 66
5.12.2 Centrare e allineare i capoversi 68
5.12.3 Citazioni e versi 69
5.12.4 Codici e algoritmi 70
5.13 Gli acronimi e i glossari 71
5.14 Epigrafi, capolettera e scritture curiose 72
5.15 La revisione finale 73
6 TABELLE E FIGURE 77
6.1 Le tabelle 77
INDICE xiii
7 LA MATEMATICA 111
7.1 Formule in corpo e fuori corpo 112
7.2 Nozioni basilari 113
7.2.1 Raggruppamenti 113
7.2.2 Apici, pedici e radici 114
7.2.3 Somme, prodotti e frazioni 114
7.2.4 Limiti, derivate e integrali 115
7.2.5 Insiemi numerici 115
7.2.6 Lettere greche 116
7.2.7 Accostare simboli ad altri simboli 116
7.2.8 Barre e accenti 117
7.2.9 Punti e frecce 118
7.2.10 Spazi in modo matematico 119
7.3 Gli operatori 120
7.4 Le parentesi 122
7.5 Vettori e matrici 124
7.6 Formule fuori corpo 126
7.6.1 Formule spezzate senza allineamento: multline 126
7.6.2 Formule spezzate con allineamento: split 126
7.6.3 Gruppi di formule senza allineamento: gather 127
7.6.4 Gruppi di formule con allineamento: align 127
7.6.5 Gli ambienti gathered e aligned 128
7.6.6 Casi e numerazione subordinata 128
7.7 Modificare lo stile e il corpo dei font 129
7.8 Enunciati e dimostrazioni 131
7.9 Diagrammi commutativi 135
7.10 Fisica e chimica 135
xiv INDICE
8 LA BIBLIOGRAFIA 145
8.1 L’ambiente thebibliography 145
8.2 Il programma BibTEX 147
8.2.1 Basi di dati dei riferimenti bibliografici 147
8.2.2 I diversi tipi di record 148
8.2.3 I diversi tipi di campi 150
8.2.4 Alcune precisazioni 151
8.2.5 Generare la bibliografia 152
8.2.6 Stili bibliografici personalizzati 155
8.2.7 Riferimenti autore-anno: il pacchetto natbib 155
8.2.8 Riferimenti finali: il pacchetto backref 157
8.2.9 Riferimenti capitolo per capitolo: bibunits 157
8.3 Elenco dei siti Web consultati 157
BIBLIOGRAFIA 203
xvi
Tabella 23 Tabella con una cella colorata 93
Tabella 24 Opzioni del pacchetto graphicx 97
Tabella 25 Caratteri di trasferimento 101
Tabella 26 Opzioni di posizionamento di wrapfloat 108
Tabella 27 Lettere greche minuscole 116
Tabella 28 Spazi in modo matematico 120
Tabella 29 Gli operatori predefiniti 122
Tabella 30 Lettere greche minuscole 137
Tabella 31 Lettere greche maiuscole 137
Tabella 32 Accenti in modo matematico 137
Tabella 33 Relazioni binarie 138
Tabella 34 Operazioni binarie 138
Tabella 35 Grandi operatori 139
Tabella 36 Delimitatori 139
Tabella 37 Grandi delimitatori 139
Tabella 38 Frecce 140
Tabella 39 Simboli misti 141
Tabella 40 Simboli non matematici 141
Tabella 41 Altri caratteri alfabetici 141
Tabella 42 Altre relazioni binarie 142
Tabella 43 Altre operazioni binarie 142
Tabella 44 Negazioni di simboli 143
Tabella 45 Font matematici 143
Tabella 46 Esempi di voci dell’indice analitico 160
Tabella 47 Comandi per cambiare lo stile dei font 166
Tabella 48 Comandi per cambiare il corpo dei font 167
Tabella 49 I corpi dei font nelle classi standard 168
Tabella 50 Comandi di babel specifici per l’italiano 171
Tabella 51 Tabella composta scorrettamente 189
Tabella 52 Tabella composta secondo le regole 189
Tabella 53 Tabella con allineamento alla virgola 190
Tabella 54 Un esempio di tabella mobile 191
ACRONIMI
xvii
xviii ACRONIMI
EC Extended Cork
Sono font che hanno lo stesso aspetto dei Computer Modern (i font
predefiniti di LATEX), ma che contengono caratteri speciali per la
maggior parte delle lettere accentate usate nelle lingue europee. Il
nome deriva dalla città di Cork, in Irlanda, sede della Conferenza
Internazionale (1990) nella quale questi font vennero introdotti.
una tabella non può essere posizionato nella pagina corrente, viene
accumulato nella relativa coda.
Si contrappone alla modalità lifo (“Last In First Out”, “ultimo ar-
rivato, primo a uscire”), in cui è l’ultimo oggetto inserito a essere
estratto per primo.
PS PostScript
È un linguaggio di descrizione della pagina sviluppato da Adobe.
Il PostScript ha costituito la base su cui è stato sviluppato il formato
pdf.
xxiii
xxiv PREFAZIONE
NEL SECONDO CAPITOLO viene offerta una breve visione d’insieme del-
la storia di LATEX e ne vengono presentate le idee di fondo.
1
2 INTRODUZIONE
INDICE
2.1 Storia 3
2.1.1 TEX 3
2.1.2 Etimologia 4
2.1.3 LATEX 5
2.2 Filosofia 5
2.2.1 Composizione sincrona e asincrona 5
2.2.2 Concentrarsi sul contenuto e non sulla forma 6
2.2.3 Vantaggi e svantaggi 8
2.2.4 Luoghi comuni 9
In questo capitolo viene offerta una breve sintesi della storia di LATEX
e ne vengono presentate le idee di fondo e le peculiarità.
2.1 STORIA
2.1.1 TEX
3
4 STORIA E FILOSOFIA
2.1.2 Etimologia
L’etimologia del Knuth ha nascosto un “trabocchetto” nel nome del suo programma
nome “TEX” di composizione tipografica: “TEX” non va letto in alfabeto latino, ma
in alfabeto greco (maiuscolo). La lettera “X” di TEX non è una “ics”
latina, ma un “chi” greco, così come la lettera “E” è un “epsilon”. In
lettere minuscole, TEX si scriverebbe τεχ. È la radice della parola greca
τέχνη, che vuol dire “arte” e “tecnica”: un binomio perfetto per la scrit-
tura scientifica di alto livello. La radice indoeuropea del nome “TEX”
vive in molte parole italiane: tecnica, politecnico, architetto, contesto,
tessuto, testo, sottile, . . .
Horoxo Knuth dice che se “TEX” è ben pronunciato, lo schermo del calcola-
tore si appanna leggermente. La “X” di TEX è un suono che non esiste
Horoxo in italiano. Si trova tuttavia in moltissime lingue, oltre al greco: nel
tedesco “Bach”, scozzese “Loch”, spagnolo “Juan” e “Mexico”, russo
Prova Prova Horoxo, cinese nı̆ hăo , ...
In un ambiente ascii, il logo “TEX” si rende con le maiuscole/minu-
scole: TeX.
2.2 FILOSOFIA 5
2.1.3 LATEX
2.2 FILOSOFIA
2.2.1 Composizione sincrona e asincrona
La caratteristica che più differenzia LATEX dagli altri elaboratori di te- Per comporre un
sto è il fatto che per comporre un documento con questo programma documento con LATEX,
bisogna agire in
bisogna agire in tempi diversi per introdurre il testo e per comporlo [Bec- tempi diversi per
cari, 2009, p. 1]. introdurre il testo e
Nei comuni elaboratori di testo (come per esempio Microsoft Word), per comporlo.
l’autore agisce direttamente sul testo già composto, così come appa-
re sullo schermo del suo elaboratore, e ogni sua azione si traduce in
un’immediata variazione del testo composto. Il tipo di composizione
6 STORIA E FILOSOFIA
LATEX permette di L’idea centrale di Lamport era di creare un linguaggio che permet-
concentrarsi sulla tesse ai suoi utenti di concentrarsi sulla struttura logica del testo e non
struttura logica del
testo e non su quella
su quella puramente stilistica.
stilistica. LATEX infatti permette all’utente di astrarsi dai dettagli tipografici
con cui verrà composto il proprio documento, definendone la strut-
tura logica, piuttosto che dando informazioni sulla disposizione grafi-
ca degli elementi che lo compongono (per esempio, specificando che
2.2 FILOSOFIA 7
Un esempio
Il testo sorgente con le sue istruzioni viene compilato con LATEX, che Con LATEX, non si
(attraverso TEX) produce il documento tipocomposto (in inglese, type- può modificare
direttamente il
set). Se il risultato non è soddisfacente, non si può modificare diret- documento composto:
tamente il documento composto, ma si corregge il testo sorgente e si si corregge il testo
ricompila. sorgente e si
ricompila.
Di seguito è riportato un esempio di testo sorgente (sulla sinistra)
con accanto il relativo documento composto.
8 STORIA E FILOSOFIA
I vantaggi di LATEX I vantaggi di LATEX rispetto agli altri elaboratori di testo sono innu-
merevoli. Di seguito se ne elencano alcuni.
INDICE
3.1 Introduzione 11
3.2 Installazione per Windows 12
3.2.1 La distribuzione MiKTEX 12
3.2.2 La distribuzione TEX Live per Windows 13
3.2.3 Editor per Windows 13
3.3 Installazione per Mac 15
3.3.1 La distribuzione MacTEX 15
3.3.2 Editor per Mac 15
3.4 Installazione per Linux 16
3.4.1 La distribuzione TEX Live per Linux 16
3.4.2 Editor per Linux 16
3.5 Editor multipiattaforma 16
3.6 Altri programmi utili 17
3.7 LATEX e pdfLATEX 18
3.1 INTRODUZIONE
Come anticipato nel capitolo precedente, gli elementi essenziali per Non bisogna
scrivere un documento con LATEX sono: confondere LATEX, che
è un “motore” di
• un editor di testo con cui creare il file sorgente .tex contenente tipocomposizione,
con l’editor usato per
il testo da comporre; scrivere il
sorgente .tex.
• LATEX, che elabora il file .tex creato con l’editor e produce il
documento tipocomposto (in formato .pdf o .dvi);
È bene sottolineare che nonostante, in teoria, sia possibile usare qual- È opportuno servirsi
siasi editor di testo, per gestire al meglio i file sorgente è opportuno di un editor specifico
per LATEX.
servirsi di un editor specifico per LATEX. In questo modo, fra l’altro,
basta premere un pulsante dell’editor per compilare con LATEX e, se
11
12 INSTALLARE LATEX
TEXnicCenter
TEXnicCenter è un editor per Windows distribuito gratuitamente sot-
to licenza gnu. È abbastanza simile a WinEdt, rispetto al quale pre-
senta un’interfaccia e delle funzioni più semplici. Prima di iniziare
l’installazione di TEXnicCenter, si consiglia di aver installato una del-
le distribuzioni di LATEX disponibili per Windows; in caso contrario la
configurazione del programma dovrà essere posticipata al momento
in cui una distribuzione si renderà disponibile all’interno del sistema.
Il programma si scarica dal sito http://www.texniccenter.org/. Al
primo avvio dell’editor partirà la procedura di configurazione automa-
tica, durante la quale è necessario specificare se si sta usando MiKTEX
oppure un’altra distribuzione.
WinEdt
WinEdt è un ottimo editor shareware per Windows (che permette di
gestire anche altri tipi di file, per esempio .html). La sua installazione
non presenta alcuna difficoltà. Il programma si scarica dal sito http:
//www.winedt.com/.
LEd
LEd (LATEX Editor) è un editor gratuito per Windows, specifico per
LATEX (ma che permette di gestire anche altri tipi di file, per esempio
.html, Pascal o Perl). Facile da installare e usare, è dotato di un’in-
terfaccia grafica (disponibile anche in lingua italiana) comodamente
configurabile e particolarmente ricca di funzioni. Si scarica dal sito
http://www.latexeditor.org/. Per usufruire della funzione di con-
trollo ortografico è necessario scaricare, dal menu Configuration →
Add-ons, il dizionario della lingua italiana; successivamente, dal me-
nu Configuration → Options → Spellchecking → Dictionaries, si
abilita la funzione selezionando la voce Italian.
Per installare la distribuzione TEX Live su Mac è sufficiente scaricare Installare LATEX su
il file MacTeX.dmg da http://www.tug.org/mactex/. All’interno del file Mac è
semplicissimo. . .
è contenuta l’intera distribuzione, assieme a svariati programmi utili,
come per esempio TEXShop. Una volta scaricato il file, basta aprirlo ed
eseguire le semplicissime istruzioni a video.
Fin dalla prima installazione, la distribuzione è automaticamente . . . e il sistema
predisposta per lavorare con tutte le lingue che LATEX è capace di gesti- operativo è già dotato
dei programmi
re (italiano compreso). Il sistema operativo è già dotato dei programmi accessori per lavorare
accessori per visualizzare il risultato della composizione e per proce- con LATEX.
dere alla stampa. Anche la gestione dei pacchetti è particolarmente
semplice (vedi il paragrafo 4.5.4 a pagina 32).
TEXShop
TEXShop è un ottimo editor gratuito per Mac, coperto da licenza
gnu. Nella compilazione, TEXShop impiega pdfLATEX (non producen-
do quindi file dvi) e usa un apposito programma per visualizzare
e stampare i documenti compilati, in formato pdf. L’editor è già
dotato del dizionario italiano e inglese. Il sito Web del progetto è
http://www.uoregon.edu/~koch/texshop/.
16 INSTALLARE LATEX
Kile
Kile è un ottimo editor con licenza gnu per kde. Incluso nella di-
stribuzione TEX Live, si avvale di un’interfaccia grafica che include
le funzioni a cui si ricorre più frequentemente durante la scrittura
di un documento in LATEX. Particolare attenzione è stata posta alla
possibilità di interagire con altri programmi (come Xfig e Gnuplot).
Le versioni di Kile allegate alla distribuzione TEX Live sono già do-
tate del dizionario italiano e inglese. Il sito Internet del progetto è
http://kile.sourceforge.net/.
Per sfruttare appieno Tuttavia, per sfruttare appieno le potenzialità del formato pdf è neces-
le potenzialità del sario usare pdfLATEX: per esempio, il formato pdf permette di ottenere
formato pdf, è
necessario usare
i riferimenti ipertestuali (hyperlink), i segnalibri (bookmark) e le immagi-
pdfLATEX e non ni in miniatura (thumbnail) che non vengono prodotti nella conversione
convertire un dvi in a partire da file dvi. Il programma pdfLATEX è presente in tutte le più
pdf. importanti distribuzioni di LATEX ed è gestito dai principali editor di
testo dedicati a LATEX.
In generale, i file sorgente elaborabili con LATEX o con pdfLATEX sono
identici, o possono essere resi tali. Pertanto quando si parla di un
file sorgente elaborabile con LATEX, si intende che il file è elaborabile
indifferentemente anche da pdfLATEX.
Si consiglia di evitare Tuttavia, esistono casi in cui un file conforme alla grammatica di
i pacchetti LATEX può risultare incompatibile con pdfLATEX. Ciò succede raramente,
incompatibili con
pdfLATEX.
e di solito dipende dall’uso di pacchetti particolarmente specializzati.
3.7 LATEX E PDFLATEX 19
INDICE
4.1 Il nostro primo documento con LATEX 21
4.1.1 La scrittura del sorgente 22
4.1.2 La compilazione 22
4.1.3 La correzione degli errori 23
4.1.4 La visualizzazione 23
4.1.5 La stampa 23
4.2 I file sorgenti di LATEX 24
4.2.1 Spazi 24
4.2.2 I caratteri speciali 24
4.2.3 I comandi 26
4.2.4 I commenti 27
4.3 La struttura del file sorgente 27
4.4 Le classi di documento 29
4.5 I pacchetti 31
4.5.1 Che cosa sono? 31
4.5.2 Come sapere se se ne ha bisogno? 31
4.5.3 Come scoprire qual è il pacchetto “giusto”? 31
4.5.4 Come installarli? 32
4.5.5 Come caricarli? 34
4.5.6 Come imparare a usarli al meglio? 35
4.5.7 E i file .ins e .dtx? 35
4.5.8 I pacchetti di uso più comune 35
4.6 Gli stili di pagina 37
4.7 I file con cui si ha a che fare 37
4.7.1 I file dell’utente 38
4.7.2 File di classi, pacchetti e stili 38
4.7.3 I file ausiliari 38
4.7.4 I file di output 39
4.8 Documenti di grandi dimensioni 39
21
22 LE BASI
• visualizzare il documento;
• stamparlo.
“Ciao, mondo!” Innanzitutto, creiamo una cartella prova nella quale inserire tutti i
file del documento. Ciò fatto, con l’editor di testo prescelto, che di
regola sarà un editor specifico per LATEX, ma che in teoria può essere
un editor qualunque, scriviamo il seguente testo (le istruzioni in esso
contenute verranno spiegate nei paragrafi successivi):
\documentclass[a4paper]{article}
\usepackage[latin1]{inputenc}
\usepackage[italian]{babel}
\usepackage[T1]{fontenc}
\begin{document}
Ecco il mio primo documento con \LaTeX.
\end{document}
4.1.2 La compilazione
4.1.4 La visualizzazione
4.1.5 La stampa
4.2.1 Spazi
Più spazi sono Nel testo sorgente lo spazio e la tabulazione sono trattati indifferen-
considerati come uno temente come “spazio” da LATEX. Più spazi consecutivi sono considerati
spazio.
come uno spazio. Lo spazio all’inizio di una riga viene ignorato, e una
sola interruzione di riga è trattata come uno spazio.
Una riga vuota Una riga vuota tra due righe di testo indica la fine di un capoverso.
indica la fine di un Più righe vuote di seguito sono considerate alla stessa maniera di una
capoverso.
riga vuota. Il testo che segue è un esempio: nella parte sinistra vi è il
codice sorgente, e a destra è visualizzato il risultato in stampa.
• il testo;
\
La barra rovescia (o backslash) inizia i comandi di LATEX.
{ }
Le parentesi graffe racchiudono i gruppi.
%
Il simbolo di percento inizia i commenti.
$
Il dollaro delimita le formule matematiche in corpo.
4.2 I FILE SORGENTI DI LATEX 25
Simbolo Codice
‘ 96
{ 123
} 125
~ 126
_
La sottolineatura (o underscore) indica i pedici nelle formule.
&
La “e” commerciale (o ampersand) serve da separatore nelle tabu-
lazioni.
#
Il cancelletto (o diesis, o hash) indica l’argomento quando si defi-
niscono nuovi comandi.
ˆ
Il cappuccio (o caret) indica l’esponente nelle formule matemati-
che.
~
La tilde produce uno spazio insecabile.
\{ \} \% \$ \_ \& \# {}%$_&#
\^{} \textasciicircum \\ ˆ^
\~{} \textasciitilde ˜~
4.2.3 I comandi
3 Il pacchetto xspace permette di definire comandi seguiti da uno spazio, a meno che
non siano seguiti da determinati segni di punteggiatura (vedi il paragrafo 10.1.2 a
pagina 164).
4.3 LA STRUTTURA DEL FILE SORGENTE 27
4.2.4 I commenti
Ecco un % semplice,
% ma istruttivo <----
Ecco un esempio: Supercalifragili-
esempio: Supercal%
stichespiralidoso.
ifragilist%
ichespiralidoso.
Ecco un altro
\begin{comment}
semplice, Ecco un altro esempio per include-
ma utile re commenti nel proprio documen-
\end{comment} to.
esempio per includere commenti
nel proprio documento.
Minimalismo
L. Pantieri
24 giugno 2008
Indice
1 Inizio 1
2 Fine 1
1 Inizio
2 Fine
. . . e qui finisce.
10pt, 11pt, 12pt Queste opzioni impostano la dimensione del font prin-
cipale nel documento. Il valore predefinito è di 10 punti.
4 Tra le classi non standard più diffuse vi sono memoir (che consente di personalizzare
qualunque aspetto del documento in modo particolarmente versatile), toptesi (specifica
per tesi di laurea e dottorato), beamer (per fare presentazioni), examdesign (per scrivere
compiti in classe e temi d’esame). La documentazione di queste classi è disponibile su
http://www.ctan.org/.
30 LE BASI
4.5 I PACCHETTI
Scrivendo dei documenti, capita frequentemente di avere alcune esi- La struttura
genze che LATEX di base non soddisfa. Per esempio, nel linguaggio stan- modulare di LATEX
dard che LATEX usa non è possibile gestire direttamente l’inserimento
delle immagini né è possibile sillabare testi scritti in lingue diverse dal-
l’inglese o disporre di un metodo per modificare i margini di pagina
in maniera comoda. In questi casi si sfrutta la struttura modulare di
LATEX, che permette di estenderne le capacità: queste estensioni sono
dette pacchetti.
Questo è l’unico passaggio in cui valgono gusto, abilità personale e Capire qual è il
un pizzico di fortuna: cercando sul motore di ricerca del sito di GuIT pacchetto che fa al
proprio caso
oppure su CTAN o su Sarovar, si trovano preziosi riferimenti a soluzioni
per una vastissima gamma di problemi.5
Nell’esempio dell’inserimento delle immagini, il pacchetto graphicx
permette di farlo facilmente (vedi il paragrafo 6.2.4 a pagina 96). Per
quanto riguarda la sillabazione di testi scritti in lingue diverse dall’in-
glese, è necessario caricare e configurare opportunamente il pacchetto
babel (vedi il paragrafo 5.1.1 a pagina 41). Circa la modifica dei margi-
ni di pagina, è consigliabile rivolgersi ai pacchetti layaureo o geometry,
se si usano le classi standard (vedi il paragrafo 5.5.1 a pagina 51).
Installare un Nelle distribuzioni di LATEX più diffuse sono inclusi numerosi pac-
pacchetto chetti, sufficienti per gran parte delle esigenze di scrittura, ma può es-
sere necessario installarne altri. Le due maggiori distribuzioni, MiKTEX
e TEX Live (quest’ultima dalla versione 2008 in poi), permettono di in-
stallare e aggiornare i pacchetti tramite appositi programmi (package
manager). Se però il pacchetto che si desidera installare non fa parte
della distribuzione, bisogna procedere a un’installazione manuale.
anche un’interfaccia grafica nativa per Mac: TEX Live Utility. Se si usa
Mac è quindi preferibile usare quest’ultima, che evita il ricorso a X11
e alla linea di comando.
LA TEX LIVE UTILITY PER MAC La TEX Live Utility, inclusa nell’archi-
vio MacTeXtras (http://tug.org/mactex/mactextras.html, vedi la fi-
gura 6b), è l’interfaccia grafica consigliata agli utenti Mac per installare
e aggiornare i pacchetti (richiede Mac OS X 10.5). Quando viene ese-
guito la prima volta, il programma aggiorna l’installazione di MacTEX.
Per aggiornare tutti i pacchetti basta premere il pulsante Update All
della barra degli strumenti; si possono aggiornare singoli pacchetti
selezionandoli nel relativo elenco e premendo il pulsante Update. I
pacchetti si installano usando la scheda Manage Packages.
Per installare un Talvolta (ma è un caso che si verifica di rado) può essere necessa-
pacchetto basta rio installare manualmente un pacchetto non compreso nella propria
copiare il file .sty
nella sottocartella
distribuzione. In questo caso bisogna sapere dove va sistemato il rela-
/tex/latex/ dell’albero tivo file .sty, in modo che LATEX lo possa trovare. Se si usano MiKTEX
personale. o TEX Live, è sufficiente copiare il file .sty nella sottocartella /tex/
latex/ dell’albero personale (ovvero la cartella in cui il singolo utente
può inserire i pacchetti, le classi e gli stili che usa e che non sono in-
clusi nella distribuzione), eventualmente creando tale sottocartella, se
non ci fosse già.6
La posizione dell’albero personale dipende dalla particolare distri-
buzione usata.
6 Le distribuzioni MiKTEX e TEX Live prevedono altre due cartelle in cui trovare i file
da usare: l’albero principale (ovvero la cartella in cui sono contenuti i file installati con
la distribuzione usata, che sono disponibili per tutti gli utenti) e l’albero locale (ovvero
la cartella che rende i file disponibili a tutti gli utenti senza dover modificare manual-
mente l’albero principale). Per i dettagli: http://www.guit.sssup.it/installazione/
pacchetti.php.
4.5 I PACCHETTI 35
Di regola, chi scrive un pacchetto per LATEX scrive anche un docu- La documentazione
mento in cui viene descritto il funzionamento del pacchetto stesso. La di un pacchetto
documentazione spesso risulta essere di due tipi: il manuale d’uso,
pensato per chi intende solo utilizzare il pacchetto, e la descrizione
del codice che costituisce il pacchetto, per chi voglia cimentarsi nel
suo sviluppo futuro. A volte i due tipi di documento sono uniti in
un documento solo. Non bisogna spaventarsi, quindi, se cercando il
manuale d’uso si trova un documento lungo.
La documentazione di un pacchetto è solitamente disponibile nel-
lo stesso luogo virtuale in cui ci si è muniti del pacchetto, oppure
viene scaricata automaticamente nel caso si usino sistemi avanzati di
gestione dei pacchetti. In ogni caso, tale documentazione può es-
sere trovata facilmente tramite il motore di ricerca di ctan (http:
//www.ctan.org/). Nella maggior parte dei casi, si tratta di un file
pdf con lo stesso nome del pacchetto. Altre volte la documentazione è
inclusa direttamente nel file .sty, sotto forma di commenti.
• Eseguendo invece LATEX sul file .ins, si ottiene il file .sty deside-
rato (o anche più di uno, a seconda dei casi).
stabilisce quale stile sarà usato. Gli stili di pagina predefiniti delle
classi standard sono i seguenti.
È possibile cambiare lo stile della pagina corrente con il comando Cambiare lo stile
della pagina corrente
\thispagestyle{hstilei}
.tex È l’estensione del testo sorgente scritto con LATEX dall’utente; può
essere diviso in più file.
.cls I file delle classi definiscono il tipo di documento; sono scelti con
il comando \documentclass .
.blg File che fornisce un resoconto (logfile) su ciò che è stato compiuto
da BibTEX.
4.8 DOCUMENTI DI GRANDI DIMENSIONI 39
per inserire soltanto i file elencati tra parentesi. Quando si usa il co-
mando \includeonly{hfile1i,hfile2i,h. . .i}, vengono compilati solamen-
te i file tra parentesi graffe e i contatori (numeri di pagina, numeri di
note, . . . ) non vengono aggiornati. A differenza di \input , che scrive
tutte le informazioni sul file .aux principale, il comando \include crea
un file .aux per ogni file incluso e poi li richiama dal file .aux princi-
pale. (Poiché il meccanismo di \include comprende la scrittura di un
file .aux per ogni file incluso e che alcune distribuzioni di LATEX non
permettono di scrivere in cartelle che siano al di sopra di quella in cui
si trova il file sorgente, \include può non funzionare se si cerca di in-
cludere un file che si trova in un punto “proibito”. Si può evitare il pro-
blema strutturando il materiale come consigliato in questo paragrafo.)
Per evitare problemi, è opportuno che il percorso (path) dei file inclu-
si mediante i comandi \input , \include e \includeonly non contenga
spazi.
Eseguire un veloce Per far sì che LATEX esegua un veloce controllo sintattico del docu-
controllo sintattico mento si usa il pacchetto syntonly, che fa sì che LATEX scorra il docu-
del documento
mento controllando solo la sintassi e l’uso corretto dei comandi, senza
fornire alcun output. Poiché LATEX viene eseguito più velocemente in
questa modalità, si può risparmiare tempo; l’uso è molto semplice:
\usepackage{syntonly}
\syntaxonly
INDICE
5.1 LATEX multilingue e multipiattaforma 41
5.1.1 Il pacchetto babel 41
5.1.2 Il pacchetto inputenc 44
5.2 La codifica dei font 44
5.3 La struttura del testo 45
5.4 La composizione dei capoversi 46
5.4.1 La divisione delle parole in fin di riga 48
5.4.2 Lo spazio tra le parole 50
5.4.3 Il pacchetto microtype 50
5.4.4 Il rientro sulla prima riga 51
5.5 Le proporzioni di pagina 51
5.5.1 Il tormentone dei margini 51
5.5.2 L’interlinea e il riempimento della pagina 52
5.6 Il sezionamento del documento 53
5.6.1 Materiale iniziale, principale e finale 53
5.6.2 L’indice generale 54
5.6.3 I miniindici 56
5.7 Caratteri speciali e simboli 56
5.7.1 Virgolette, tratti e punti ellittici 56
5.7.2 Indirizzi Internet e riferimenti ipertestuali 58
5.7.3 Loghi, accenti e caratteri speciali 61
5.8 Il titolo del documento e il frontespizio 62
5.9 I riferimenti incrociati 63
5.10 Note a margine e a piè di pagina 64
5.11 Parole evidenziate 65
5.12 Ambienti 65
5.12.1 Elenchi puntati, numerati e descrizioni 66
5.12.2 Centrare e allineare i capoversi 68
5.12.3 Citazioni e versi 69
5.12.4 Codici e algoritmi 70
5.13 Gli acronimi e i glossari 71
5.14 Epigrafi, capolettera e scritture curiose 72
5.15 La revisione finale 73
41
42 IL TESTO
Scegliere la lingua
Documenti Ogni lingua di un documento multilingue si può sillabare a sé. Per
multilingue esempio, se si carica babel con
\usepackage[english,italian]{babel}
\selectlanguage{hlinguai}
\begin{otherlanguage}{hlinguai}
...
\end{otherlanguage}
\begin{abstract}
Versione del sommario in
italiano. \dots Sommario
\end{abstract} Versione del somma-
rio in italiano. . . .
\selectlanguage{english}
\begin{abstract}
Abstract
English version of the
abstract. \dots English version of the
\end{abstract} abstract. . . .
\selectlanguage{italian}
\foreignlanguage{hlinguai}{htestoi}
\begin{otherlanguage*}{hlinguai}
...
\end{otherlanguage*}
\newcommand{\inglese}[1]{%
\begin{otherlanguage*}{english}#1\end{otherlanguage*}}
iso-8859-1 latin1
iso-8859-15 latin9
utf-8 utf8, utf8x
Codepage 1252 (Windows) ansinew
MacRoman (Mac OS) applemac
Codepage 850 (OS/2, MS-DOS) cp850
\usepackage[T1]{fontenc}
\usepackage{lmodern}
\usepackage[T1]{fontenc}
Con LATEX, per iniziare un nuovo capoverso si lascia una riga vuota Con LATEX, per
(in alternativa, si può usare il comando \par ). Osservando gli esempi iniziare un nuovo
capoverso si lascia
che seguono, si cerchi di capire perché a volte si lascia una riga vuota una riga vuota.
(fine capoverso), e altre volte no. (Se non si comprendono ancora tutti
i comandi abbastanza bene per capire questi esempi, si leggano intera-
mente questo capitolo e i primi paragrafi del capitolo 7, e poi si ritorni
nuovamente a questo paragrafo.)
% Esempio 1
\dots quando Einstein propose . . . quando Einstein propose la
la definizione definizione
\begin{equation}
E = mc2 , (5.1)
E = mc^2,
\end{equation} che è allo stesso tempo la più nota
che è allo stesso tempo la più e la meno compresa formula della
nota e la meno compresa Fisica.
formula della Fisica.
% Esempio 2
\dots che, rispetto ai
precedenti, presenta alcuni . . . che, rispetto ai precedenti, pre-
vantaggi. senta alcuni vantaggi.
La formula
La formula
\begin{equation} ID = IF − IR (5.2)
I_\mathrm{D} =
I_\mathrm{F} - I_\mathrm{R} costituisce la parte centrale di un
\end{equation} modello molto diverso di transistor.
costituisce la parte centrale ...
di un modello molto
diverso di transistor. \dots
% Esempio 3
\dots da cui segue la legge di . . . da cui segue la legge di Kirch-
Kirchhoff sulle correnti: hoff sulle correnti:
\begin{equation}
X
n
\sum_{k=1}^n I_k = 0. Ik = 0. (5.3)
\end{equation} k=1
Terminare un capoverso con una formula fuori corpo (vedi il para- Non si comincia mai
grafo 7.1 a pagina 112), come nel terzo degli esempi proposti, è ra- un capoverso con
una formula.
ro, ma comunque lecito. È invece sempre sconsigliabile iniziare un
capoverso con una formula, a maggior ragione se fuori corpo.
48 IL TESTO
Capoversi giustificati
I comandi \\ oppure In casi particolari può essere necessario ordinare a LATEX di interrom-
\newline non vanno pere una riga. I comandi \\ oppure \newline permettono di spezzare
mai usati per
iniziare un nuovo
una riga
capoverso. e di cominciarne una nuova, senza iniziare un nuovo capoverso, e dun-
que senza tener conto dello spazio fra capoversi e del rientro, come in
questo caso.
Per specificare uno spazio aggiuntivo tra due linee dello stesso ca-
poverso si usa il comando \\[hlunghezzai].
L’opzione draft del In generale, LATEX cerca di produrre sempre le migliori interruzioni
comando di riga possibili; se non riesce a trovare il modo di spezzare le righe
\documentclass
secondo i suoi severi criteri, lascia che la riga fuoriesca dal margine
destro, avvertendo l’utente con un messaggio di “overfull hbox”. Ben-
ché LATEX avverta l’utente quando ciò accade, le righe a cui si riferisce
non sempre sono facili da trovare. Usando l’opzione draft del coman-
do \documentclass , queste righe saranno evidenziate con una spessa
linea nera sul margine destro.
Quasi tutte le parole Quasi tutte le parole sono divise correttamente in sillabe da LATEX,
sono divise tuttavia esistono casi in cui si usano nomi propri oppure parole ra-
correttamente in
sillabe da LATEX. . .
re oppure parole per cui si desidera la divisione etimologica invece
di quella fonetica (che, almeno per le parole italiane, viene eseguita
benissimo dall’algoritmo di LATEX). Per esempio si possono avere paro-
le come “macroistruzione” (divisione ordinaria: ma-croi-stru-zio-ne;
divisione desiderata: ma-cro-istru-zio-ne) o “nitroidrossilamminico”
(divisione ordinaria: ni-troi-dros-si-lam-mi-ni-co; divisione desiderata:
nitro-idrossil-amminico).
. . . e nei casi in cui la In questa eventualità, se la sillabazione compiuta da LATEX non è
sillabazione soddisfacente, è possibile suggerirla con il comando \hyphenation (va
automatica è
insoddisfacente, è
posizionato nel preambolo). Si devono scrivere le parole sillabate tra
possibile suggerirla. parentesi graffe, separate da uno spazio, come nel seguente esempio:
3 In casi particolari può essere utile inserire uno spazio supplementare fra capoversi. I
comandi \bigskip , \medskip e \smallskip inseriscono uno spazio verticale più o meno
grande. Sono molto comodi perché la grandezza dello spazio che generano è funzione
del font utilizzato. Il comando \vspace{hlunghezzai} lascia uno spazio verticale pari a
hlunghezzai. Se lo spazio deve essere aggiunto in cima o in fondo alla pagina, va usata
la versione con asterisco del comando: \vspace* invece di \vspace .
5.4 LA COMPOSIZIONE DEI CAPOVERSI 49
\hyphenation{ma-cro-istru-zio-ne nitro-idrossil-amminico}
La scoperta dell’acido
La scoperta dell’acido nitroidrossil-
nitro\-idrossil\-amminico
amminico avvenne nel 1896.
avvenne nel 1896.
\mbox{htestoi}
Lo spazio in fine di Per ottenere capoversi giustificati, LATEX inserisce tra le parole spazi
periodo di dimensione variabile. Alla fine di un periodo, inserisce uno spa-
zio leggermente maggiore, perché questo rende il testo più leggibile.
LATEX presuppone che i periodi si chiudano con un punto, un punto
interrogativo, o un punto esclamativo. Se un punto segue una lette-
ra maiuscola non viene interpretato come conclusione di un periodo,
perché normalmente un punto che viene dopo una lettera maiuscola
si trova nelle abbreviazioni.
Lo spazio insecabile Ogni eccezione a queste regole generali deve essere specificata dal-
l’autore. Il comando \ prima di uno spazio produce uno spazio che
ignora l’interpunzione. Un carattere tilde ~ produce uno spazio che
ignora l’interpunzione e inoltre impedisce un’interruzione di riga. Si
confronti:
Hai letto le dispense del Hai letto le dispense del prof. Bec-
prof.~Beccari? \\ cari?
Hai letto le dispense del Hai letto le dispense del prof.
prof. Beccari? Beccari?
Per avere una spaziatura corretta ed evitare che una riga finisca con un
punto o inizi con un numero, si usa lo spazio insecabile: le scritture
corrette sono prof.~Beccari e paragrafo~\ref{sec:par}.
Il comando \@ davanti a un punto specifica che quel punto conclude
una frase anche se si trova dopo una lettera maiuscola. Si confronti:
CEE\@. Poi CE\@. Ora UE\@. \\ CEE. Poi CE. Ora UE.
CEE. Poi CE. Ora UE. CEE. Poi CE. Ora UE.
Per attivare il rientro sulla prima riga di ogni sezione (capitolo, Il pacchetto
paragrafo, sottoparagrafo, . . . ), rispettando una consuetudine spes- indentfirst
so seguita nei documenti italiani, è necessario caricare il pacchetto
indentfirst,
\usepackage{indentfirst}
In tipografia, i margini di pagina hanno, fra l’altro, il compito di deli- I margini esterni
mitare il corpo del testo, in modo che per il lettore sia facile da vedere e delle classi standard
sono più grandi di
comodo da maneggiare, lasciando spazio nella pagina per appoggiare quelli interni per
i pollici [Bringhurst, 1992, p. 172]: questa è la ragione principale, consi- ottime ragioni.
derato anche il fatto che al lettore i margini interni appaiono duplicati
in quanto adiacenti, per cui i margini esterni predefiniti delle classi
standard a doppia facciata sono più grandi di quelli interni [Wilson,
2004, p. 9].
Usando le classi standard di LATEX, senza pacchetti particolari o co-
mandi che modificano le proporzioni di pagina, la maggior parte degli
utenti europei, che stampa su carta in formato A4, trova che i margi-
ni impostati da LATEX siano “troppo ampi” e che in generale il foglio
non sia “sufficientemente ben riempito”. Prima di buttarsi nella frene-
sia dell’«allarghiamo un po’ questa strettissima pagina» è però bene
riflettere.
Uno dei punti di forza di LATEX è che consente di disinteressarsi com-
pletamente delle questioni tipografiche, per dar modo all’autore di con-
centrarsi unicamente sulla struttura e sui contenuti del proprio docu-
mento. Questo fatto dovrebbe sempre essere tenuto presente: usando
uno stile scritto da altri l’utente accetta per buone tutte le impostazioni
tipografiche scelte per lui dall’autore dello stile e non è più tenuto a
studiare tipografia per mettere a punto l’aspetto delle proprie pubbli-
cazioni. Modificare i margini predefiniti, di conseguenza, comporta
l’obbligo di studiare un (bel) po’ di tipografia per ottenere risultati
accettabili.
L’esperienza mostra che leggere diventa più difficile se ci sono troppi La regola di
caratteri per riga: ciò dipende dal fatto che l’occhio si affatica spostan- Bringhurst
dosi dalla fine di una riga all’inizio della successiva (questo è il motivo
per cui i giornali vengono stampati su più colonne). Questa esperienza
è stata codificata da Bringhurst nella celebre regola che considera co-
me ottimale il valore di circa 66 caratteri per riga, contando anche gli
spazi, indipendentemente dal font usato [Pantieri, 2008a, p. 21]. Come
ampiezza media di un carattere viene assunto il rapporto tra la lun-
ghezza dell’alfabeto latino minuscolo “abcdefghijklmnopqrstuvwxyz”
e il numero di lettere che lo compongono (26).
52 IL TESTO
Il pacchetto geometry Il pacchetto layaureo è facile da usare, ma è anche “rigido”, nel sen-
so che lascia all’utente una scarsa possibilità di personalizzare le di-
mensioni di pagina. Se un utente necessita di proporzioni di pagina
differenti da quelle di layaureo, per esempio perché è obbligato a se-
guire delle indicazioni imposte dalla sua università, è possibile usare
il pacchetto geometry che è completamente configurabile.
Se, per esempio, si ha l’esigenza di comporre un documento in for-
mato A4 con margini superiore e inferiore di 3 cm, e sinistro e destro
(ovvero interno ed esterno, per documenti fronte-retro) di 3.5 cm, la-
sciando uno spazio per la rilegatura pari a 5 mm, è sufficiente scrivere
nel preambolo:
\usepackage[a4paper,top=3cm,bottom=3cm,left=3.5cm,right=3.5cm,%
bindingoffset=5mm]{geometry}
L’interlinea
Spesso i regolamenti L’interlinea predefinita di LATEX garantisce un risultato tipografico
di facoltà impongono ottimale e non andrebbe modificata senza una ragione precisa. Tutta-
un’interlinea
differente da uno.
via, a volte, l’editore o i regolamenti di facoltà impongono all’autore
un’interlinea differente da uno (predefinita su LATEX). Per modificare
l’interlinea del documento è consigliabile caricare il pacchetto setspa-
ce. Tale pacchetto fornisce tre interlinee predefinite richiamate con i
comandi \singlespacing (interlinea singola), \onehalfspacing (inter-
linea 1,5) e \doublespacing (interlinea doppia). Se è necessaria un’in-
terlinea differente, è sufficiente utilizzare il comando standard di LATEX
5.6 IL SEZIONAMENTO DEL DOCUMENTO 53
\part \subsubsection
\chapter \paragraph
\section \subparagraph
\subsection
Appendici
• Il frontespizio°
• La dedica*°
• Il sommario*°
• I ringraziamenti*° Materiale iniziale
• Gli indici°
• Gli acronimi e i glossari*
• La prefazione*
• I capitoli interni
Materiale principale
• Le appendici*
• La bibliografia
Materiale finale
• L’indice analitico°
Il comando
\tableofcontents
produce l’indice nel punto in cui è inserito. Per ottenere l’indice c’è
bisogno di due compilazioni successive: la prima scrive il contenuto
dell’indice nel file .toc (table of contents) e la seconda lo include nel
documento.
5.6 IL SEZIONAMENTO DEL DOCUMENTO 55
Varianti asterisco
dove hlivelloi è il nome del livello di sezionamento (che può essere part,
chapter, section, subsection o subsubsection) e htitoloi è quanto vie-
ne scritto nell’indice. Per esempio, per includere il titolo di questa
sezione nell’indice si scrive:
\addcontentsline{toc}{subsection}{Varianti asterisco}
Se si sta scrivendo un libro, una tesi o una relazione e si desidera in- Inserire capitoli non
serire un capitolo non numerato, come per esempio una prefazione o numerati
dei ringraziamenti (mentre è consigliabile numerare normalmente l’e-
ventuale introduzione, che è un capitolo come gli altri), è decisamente
preferibile che nei capitoli non numerati non vi sia alcuna testatina. Se
si usano le classi standard, a tal fine è sufficiente impostare per essi lo
stile di pagina plain (vedi il paragrafo 4.6 a pagina 37). Per esempio:
\chapter*{Prefazione}
\pagestyle{plain}
...
\chapter{Introduzione}
\pagestyle{headings}
...
Per esempio:
\chapter*{Prefazione}
\markboth{\MakeUppercase{Prefazione}}{\MakeUppercase{Prefazione}}
5.6.3 I miniindici
L’opzione tight permette di stringere gli spazi tra le voci dei mi-
niindici. Come specificato nella documentazione, devono essere pre-
senti il comando \dominitoc prima di \tableofcontents e i comandi
\minitoc\mtcskip subito dopo i vari \chapter . (Se il proprio docu-
mento contiene capitoli non numerati, introdotti con \chapter* , i mi-
niindici appaiono nel capitolo sbagliato. Per rimediare è sufficiente
aggiungere \adjustmtc alla fine di ogni capitolo non numerato.)
Virgolette
In tipografia esistono tre tipi di virgolette: le basse (« », dette anche
«francesi», «caporali» o «sergenti»), le alte (“ ”, dette anche “inglesi”) e
gli apici (‘ ’).
In LATEX, tutti e tre i tipi di virgolette possono essere inseriti diretta-
NamNam dui
dui ligula, ligula,
mente fringilla
fringilla
nel sorgente, a, euismod
a, euismod
purché usi ilsodales,
si sodales, sollicitudin
sollicitudin
pacchetto inputenc vel, (convel,
wisi. wisi.
Mor-Mor-
la codifica
bi auctor
bi auctor Nam
lorem lorem
non
Nam non
duidui
appropriata).ligula,
justo. justo.
ligula, Nam Nam
fringilla lacus
fringilla lacus
a, euismod
a, libero,
euismod libero,
sodales, pretium
pretium
sodales, sollicitudin at, lobortis
at, lobortis
sollicitudin vel, wisi.
vel, vitae,
vitae,
wisi.Mor-
Mor-
ultricies
ultricies
Per inserire bi auctor
et, tellus.
bi
et, tellus.
le auctor
Nam
Per lorem
dui lorem
Donec
inserire non
Donec
ligula,
le nonjusto.
aliquet,
justo.
fringilla
aliquet,
virgolette Nama,Nam
tortor
alte lacus
tortor
sed sed
euismod
non lacus libero,
sodales,
accumsan
bisogna pretium
accumsan
libero,
usare pretium
sollicitudin
il at,
bibendum,
carattere lobortis
bibendum,
at,vel,
" vitae,
eraterat
lobortis
wisi.
come vitae,
virgolette bisogna ultricies et, tellus. Donec aliquet, tortor sed accumsan bibendum,
ligula
usare ligula Morbimagna,
ultricies
aliquet
invece
aliquet vitae,
gli appositi magna,
auctor
si et,
farebbe
vitae
lorem
tellus.
vitae
su non
Donec
una
ornare
justo.
ornare
macchina Nam
aliquet,
odio
odioaliquet, per lacus
tortor
metus
metustortor
libero,
sed
a
scrivere mi.
(che
a mi.sedMorbi
pretium
accumsan
Morbi
impiega at,
ac
ac orci lolobortis
bibendum,
orci eterat
stesso
et nisl erat
nisl
ligula
ligula ultricies
aliquet
caratterealiquet
per et,
magna,
le tellus.
magna, vitaeDonec
vitae
virgolette ornare
di ornare odio
apertura odio metus
e metus
di a accumsan
mi.
a
chiusura),mi. Morbi bibendum,
Morbi
ma siac orci
ac et
orci
devono nisl
et nisl
hendrerit
hendreritsimboli. mollis. mollis.
erat ligula Suspendisse
Suspendisse
aliquet magna, ut”. massa.
ut “massa.
vitae ornareCrasodioCras
nec
metus nec
ante.
a necante.
mi. Pellentesque
Pellentesque
Morbi ac orci‘
hendrerit
usare
hendrerit mollis.
gli appositi
mollis. Suspendisse
simboli
Suspendisse ut
In massa.
alternativa,
ut massa. Cras
siCras nec
possono ante.
ante.Pellentesque
scrivere due
Pellentesque
a nulla.
a nulla. Cum Cum nisl sociis
et sociis natoque
hendrerit natoque penatibus
penatibus
mollis. Suspendisse et comeet massa.
magnis
ut magnis dis Crasdistastiera
parturient
parturient Pel- mon-
mon-
a(ilnulla.
a nulla.paragrafo
Cum Cum sociis
4.2.2 a pagina
sociisnatoque
natoque24 spiega
penatibus
penatibus farlo
et con
magnis
et magnis la disnec
dis
ante.
italiana)
parturient
parturient mon-
mon-
tes,
tes, nascetur nascetur per
tes,tes, ridiculus
lentesque
ridiculus
le
nascetur
a nulla.
mus.
virgolette
nascetur
mus.
ridiculus
Cum
aperte
ridiculus
Aliquam
Aliquam
mus.
sociis
e
mus.
due ’
Aliquam tincidunt
natoque
tincidunt
(due
Aliquam
penatibus
urna.
normali
tincidunt urna.
tincidunt
et
Nulla
apostrofi
urna.
urna.
Nulla
magnis nella
Nulla
Nulla
ullamcorper
dis partu-
ullamcorper
nostra
ullamcorper
ullamcorper
vestibulum rient montes,
turpis.
tastiera) lenascetur
perPellentesque
virgolette ridiculus
cursus
chiuse. mus. Aliquam
Ciòluctus
vale tincidunt
mauris.
anche per inserire urna.gliNulla
apici,
vestibulum turpis.
vestibulum
vestibulum Pellentesque
turpis.
turpis. cursus
Pellentesque
Pellentesque luctus
cursus
cursus mauris.
luctus
luctus mauris.
ullamcorper
ovviamente vestibulum
scrivendo turpis.
solo Pellentesque
una volta i caratteri ‘ emauris.
cursus ’.luctus mauris.
La Delta
La Delta diDelta
La La
di Delta
Dirac
La Dirac
di
Delta èDirac
Dirac
èdidi
una unaèè una
Dirac LaLaLa
è una La Delta
una Delta
Delta
La
di
Delta diDirac
diDirac
Delta
Dirac
di Dirac
di unaèèuna
è èDirac
una una “funzione
“funzione
è una “funzione
“funzione
“funzione
‘‘funzione impropria’’.
‘‘funzione
‘‘funzione
‘‘funzione
‘‘funzione impropria’’. impropria’’.
impropria’’.
impropria’’. impropria”.
impropria”.
impropria”.
impropria”.
impropria”.
Nam Nam Nam dui ligula, fringilla a, euismod sodales, sollicitudin vel, wisi.
duidui ligula,
ligula, fringilla
fringilla a, euismod
a, euismod sodales,
sodales, sollicitudin
sollicitudin vel,
vel, wisi.Mor-
wisi. Mor-
NamNam dui
dui ligula, ligula,
Morbi auctorfringilla
fringilla a,
lorem a, euismod
euismod
non justo. sodales,
sodales,
Nam sollicitudin
sollicitudin
lacus libero, vel, vel,
pretium wisi.
at, wisi.
Mor-
lobortis Mor-
bi
bi auctorauctor lorem
lorem non
non justo.justo.Nam Nam lacus
lacus libero,
libero, pretium
pretiumat, at, lobortis
at,lobortis vitae,
lobortis vitae,
bi auctor
bi auctor lorem lorem
non
vitae, non
justo.
ultricies justo.
Nam Nam
et, tellus. lacus
Donec lacus
libero,libero,
aliquet, pretium
pretium
tortor at, lobortis
sed accumsan vitae,
vitae,
bibendum,
ultricies
ultricies et, et, tellus.
tellus. Donec
Donec aliquet,
aliquet, tortor
tortor sedsed accumsan
accumsan bibendum,
bibendum, erat
erat
ultricies
ultricies et,
erat
et,ligula
tellus.
ligula
tellus.
ligula
Donec
aliquet
Donec
aliquet aliquet,
magna,
aliquet,
magna,
vitae
vitae
tortor
tortorornare
ornare sedodio
sed
odio accumsan
metus
accumsan
metus a
a mi. bibendum,
Morbi
bibendum,
mi. Morbi
ac
ac
orci
erat
orci
erat
et nisl
aliquet
et nislmagna, magna,
hendrerit vitae
mollis. ornare odio
Suspendisse metus
ut massa. a mi.
CrasMorbi ac
nec ante. orci et
Pel- nisl
ligula
ligula aliquet
aliquet magna,
hendrerit
hendrerit vitae vitae
mollis.
mollis. ornareornare
odio
Suspendisse odio
metus
ut metus
a
massa. mi.a mi.
Morbi
Cras Morbi
nec ac ac
orci
ante. orci
et et
nisl nisl
Pellentesque
lentesque a nulla.Suspendisse ut massa.
Cum sociis natoque Cras nec
penatibus ante. dis
et magnis Pellentesque
partu-
hendrerit
hendrerit mollis.
a nulla.mollis.
arient
nulla.Cum
montes, Suspendisse
Suspendisse
Cum sociis
sociis
nascetur ut ut penatibus
massa.
natoque
natoque
ridiculus massa. Cras
penatibus
mus. Cras
etnec
Aliquamet nec
ante.ante.
magnis
magnis disdis
tincidunt Pellentesque
Pellentesque
parturient
parturient
urna. Nulla mon-mon-
a nulla.
a nulla. Cum Cum
tes,tes, sociis
nascetursociis
ullamcorper natoque
nascetur natoque
ridiculus
ridiculus
vestibulum penatibus
penatibus
mus.
mus.turpis. Aliquam
Aliquam ettincidunt
et magnis magnis
tincidunt
Pellentesque dis dis
urna.
urna.
cursus parturient
parturient
Nulla
Nulla
luctus mon- mon-
ullamcorper
ullamcorper
mauris.
tes, tes, nascetur
vestibulum
nascetur ridiculus
vestibulum
ridiculus turpis.
mus. mus.
turpis. Aliquam
Pellentesque
Pellentesque
Aliquam tincidunt
cursus
cursus
tincidunt luctus
luctus
urna. urna. Nulla
mauris.
mauris.
Nulla ullamcorper
ullamcorper
vestibulum turpis. Pellentesque
vestibulum turpis. Pellentesque cursus luctus mauris. cursus luctus mauris.
5.7 CARATTERI SPECIALI E SIMBOLI 57
Tratti
In LATEX, si distinguono quattro tipi di tratto. Tre di questi si ottengo-
no con un diverso numero di trattini consecutivi. Il quarto è il segno
matematico meno:
Stratford-on-Avon, e-mail \\ Stratford-on-Avon, e-mail
pag.~13--67 \\ pag. 13–67
sì~---~oppure no? \\ sì — oppure no?
$0$, $1$ e $-1$ 0, 1 e −1
I loro nomi sono: “-” trattino breve (hyphen), “–” trattino medio (en-
dash), “—” trattino lungo (em-dash) e “−” meno.
• Il trattino breve si usa per separare parole (per esempio nei com-
posti) o cifre (come nell’indicazione delle pagine di una citazio-
ne).
• Il trattino medio si usa per separare numeri o cifre.
• Il trattino lungo può introdurre un discorso diretto (normalmen-
te usandolo solo in apertura, dopo i due punti) o per racchiude-
re — come in questo caso — un inciso.
• Un quarto tipo di tratto può essere considerato il segno “meno”
dell’operazione aritmetica, che si ottiene con un normale trattino
breve in ambiente matematico ($-$).
Punti ellittici
Su una macchina per scrivere, una virgola o un punto occupano ...
lo stesso spazio di ogni altra lettera. Nella stampa, questi caratteri
occupano solo un piccolo spazio e sono posti molto vicino alla lettera
che li precede. Quindi non si possono inserire dei punti di sospensione
battendo semplicemente tre punti, perché la spaziatura sarebbe errata.
Va usato l’apposito comando: \dots .
Se, in una citazione, si usa una parte di periodo, è necessario scri- Omissis
vere il segno di omissione [. . .]. A tal fine, è opportuno definire nel
preambolo un apposito comando \omissis
\newcommand{\omissis}{[\ldots\negthinspace]}
e usarlo sempre (ricordando che gli spazi dopo i comandi come questo
sono ignorati; se occorre uno spazio, bisogna scrivere \omissis{} ).
6 Le virgolette di questo paragrafo sono composte usando la famiglia di font Computer
Modern e non con i Palatino e i Bera Mono, usati nel resto del documento, perché in
questi ultimi font le virgolette aperta e chiusa sono rese con caratteri abbastanza simili,
cosa che potrebbe confondere il lettore.
58 IL TESTO
Scrivere un indirizzo Per scrivere un indirizzo Internet è utile il pacchetto url (se si usa
Internet hyperref, questo pacchetto è caricato automaticamente):
\url{http://profs.sci.univr.% http://profs.sci.univr.it/
it/~gregorio/} ~gregorio/
Con hyperref va Per sfruttare appieno le potenzialità del pacchetto, è necessario com-
usato pdfLATEX. pilare il documento con pdfLATEX (vedi il paragrafo 3.7 a pagina 18).
Il pacchetto hyperref ha alcune opzioni che consentono di perso-
nalizzarne il comportamento. Le opzioni possono essere date come
parametro opzionale del comando \usepackage ,
\usepackage[hchiavei=hvalorei,h. . .i]{hyperref}
Per esempio:
Il documento completo è
Il documento completo è qui.
\href{manuale.pdf}{qui}.
60 IL TESTO
Tabella 6: Loghi particolari (il logo AMS richiede il pacchetto amsmath; i loghi
METAFONT e METAPOST richiedono il pacchetto mflogo; i loghi
guIt, guIt e ArsTEXnica richiedono il pacchetto guit).
Un clic sulla parola “qui” aprirà il file manuale.pdf (il percorso del file
è relativo alla posizione del documento corrente).
\mail{sit6113@iperbole.%
sit6113@iperbole.bologna.it
bologna.it}
I segnalibri
Il pacchetto hyperref con l’opzione bookmarks genera automatica-
mente i segnalibri relativi alle voci (capitoli, paragrafi, sottoparagra-
fi, . . . ) che compaiono nell’indice generale. Ciò comprende anche le vo-
ci inserite manualmente nell’indice con il comando \addcontentsline .
Aggiungere un Per aggiungere un segnalibro che non corrisponde a una voce pre-
segnalibro sente nell’indice generale, si usa il comando
\pdfbookmark[hlivelloi]{htesto del segnalibroi}{hetichettai}
ø \o Ø \O ł \l Ł \L
ı \i \j ¡ !‘ ¿ ?‘
Dal momento che i segnalibri sono “semplice testo”, per essi sono Possibili problemi
disponibili molti meno caratteri che per il contenuto di un documen- con i segnalibri
to scritto con LATEX. Si può aggirare questa difficoltà sostituendo nei
segnalibri il testo che dà problemi:
\texorpdfstring{htesto del documentoi}{htesto del segnalibroi}
Per esempio,
\section{La funzione \texorpdfstring{$\Gamma$}{Gamma}}
Loghi
La tabella 6 nella pagina precedente riporta alcuni semplici comandi
per comporre particolari loghi.
Sm{\o}rrebr{\o}d,
Smørrebrød, Schloß, Straße.
Schlo{\ss}, Stra{\ss}e.
62 IL TESTO
e, opzionalmente,
\date{hdatai}
FACOLTÀ DI PENNUTOLOGIA
Corso di Laurea Magistrale in Belle Lettere
La mia tesi:
una lunga serie di risultati
difficilissimi e complicatissimi
Alcune considerazioni mutevoli
Candidato: Relatori:
Paperino Paolino Giovanni Episcopo
Matricola PP999999
Pippo Cluvio
Correlatori:
Ugo Frogio
Ubaldo Kutuzu
\ref{hetichettai}
\pageref{hetichettai}
\label (si noti che questi comandi non sanno a che cosa fanno riferi-
mento: il comando \label si limita a registrare l’ultimo numero gene-
rato automaticamente). Proprio come per l’indice, c’è bisogno di due
compilazioni successive. Per esempio, se si identifica questo paragrafo
con
\section{Riferimenti incrociati}
\label{sec:ref}
Riferimenti completi In molti casi, specialmente quando ci sono una o più pagine tra il
della pagina: il riferimento e l’oggetto, è utile avere un riferimento completo della pa-
pacchetto varioref
gina. A tal fine è opportuno usare il pacchetto varioref che introduce il
comando \vref , da usarsi nello stesso modo di \ref , ma che aggiunge
un riferimento addizionale alla pagina, come “nella pagina preceden-
te/successiva” o “a pagina 23” a seconda di dove sia posizionata la
corrispondente \label .
Vedi il
Vedi il paragrafo 5.8 a pagina 62.
paragrafo~\vref{sec:titolo}.
Le note a margine, Una nota a margine si ottiene molto semplicemente con il comando
fra l’altro, danno un
tocco di vitalità alla \marginpar{hnota a marginei}
pagina.
Nei documenti fronte-retro, le note sono poste nel margine destro nelle
pagine dispari e nel margine sinistro nelle pagine pari. Nei documenti
solo-fronte, le note sono sempre poste nel margine destro. (In alcune
situazioni può accadere che una nota appaia nel margine sbagliato:
per rimediare a questo piccolo difetto di LATEX è sufficiente caricare il
pacchetto mparhack.)
Il comando
\footnote{hnota a piè di paginai}
stampa una nota in fondo alla pagina corrente. Le note a piè di pagina
(di cui è bene non abusare) dovrebbero sempre essere poste alla fine
del relativo capoverso, dopo il segno di interpunzione.7
7 Così.
5.11 PAROLE EVIDENZIATE 65
\emph{Se si evidenzia
all’interno di un testo Se si evidenzia all’interno di un testo
evidenziato, \LaTeX{} usa evidenziato, LATEX usa il font normale
il \emph{font normale} per evidenziare.
per evidenziare.}
È importante osservare la differenza tra i due ruoli logici del corsivo Differenza logica tra
e dell’evidenziato. corsivo ed
evidenziato
\emph{Sono qui in
\textit{dieci} minuti.}
Sono qui in dieci minuti.
Sono qui in dieci minuti.
\textit{Sono qui in
\emph{dieci} minuti.}
5.12 AMBIENTI
Un generico ambiente si invoca con
\begin{hambientei}
...
\end{hambientei}
\begin{haaai}
...
\begin{hbbbi}
...
\end{hbbbi}
...
\end{haaai}
Elenchi puntati Gli ambienti che realizzano elenchi sono usati molto spesso in LATEX.
Permettono infatti:
• di migliorarne la leggibilità;
\begin{enumerate}
\item primo elemento; 1. primo elemento;
\item secondo elemento; 2. secondo elemento;
\item terzo elemento.
\end{enumerate} 3. terzo elemento.
\begin{description}
\item[itemize] per fare
elenchi puntati; ITEMIZE per fare elenchi puntati;
\item[enumerate] per fare ENUMERATE per fare elenchi nu-
elenchi numerati; merati;
\item[description] per fare
elenchi in cui ogni DESCRIPTION per fare elenchi in
elemento comincia con cui ogni elemento comincia
un testo a piacere. con un testo a piacere.
\end{description}
Per produrre un elenco le cui voci non siano rientrate, si usa l’opzione
locale leftmargin=*:
\begin{flushleft}
Questo testo è allineato a \\
sinistra. \LaTeX{} non cerca Questo testo è allineato a
di creare righe di uguale sinistra. LATEX non cerca di creare
lunghezza. righe di uguale lunghezza.
\end{flushleft}
\begin{flushright}
Questo testo è allineato a \\
destra. \LaTeX{} non cerca Questo testo è allineato a
di creare righe di uguale destra. LATEX non cerca di creare
lunghezza. righe di uguale lunghezza.
\end{flushright}
\begin{center}
Al centro \\
della Terra.
Al centro
\end{center}
della Terra.
La dedica
La dedica di un libro o di una tesi, ove presente, può assumere le più
svariate forme, a seconda dei gusti dell’autore. Di solito è costituita da
una riga centrata,
\begin{center}
...
\end{center}
o allineata a destra:
\begin{flushright}
...
\end{flushright}
5.12 AMBIENTI 69
\null\vspace*{\stretch{1}}
...
\vspace*{\stretch{2}}\null
Le citazioni in corpo vanno inserite fra virgolette del tipo scelto (vedi Citazioni in corpo
il paragrafo 5.7 a pagina 56) e devono essere brevi (un paio di frasi al
massimo).
Nel caso di citazioni fuori corpo, il corpo dei capoversi citati è di Citazioni fuori corpo
regola minore del corpo del testo: questo significa, in particolare, che le
dimensioni del carattere e l’interlinea devono venire ridotte, e i margini
aumentati adeguatamente.
Dal momento che gli ambienti predefiniti di LATEX rispondono solo
parzialmente alle esigenze tipografiche delle citazioni fuori corpo, con-
viene definire (nel preambolo) un nuovo ambiente citazione in questo
modo:
\newenvironment{citazione}
{\begin{quotation}\small}
{\end{quotation}}
\begin{lstlisting}
Nell’ambiente lstlisting Nell’ambiente lstlisting
i comandi di \LaTeX{} i comandi di \LaTeX{}
e i caratteri speciali e i caratteri speciali
(\{}%$_&#^~) (\{}%$_&#^~)
non vengono interpretati. non vengono interpretati.
\end{lstlisting}
5.14 SPECIALITÀ
Il tutto è maggiore della somma
delle parti.
Aristotele
Metafisica
Le epigrafi
I capolettera
Scritture curiose
♦
Lui
Lui non ha mai sapu- non ha
to come Cousin Jerry avesse pre- mai saputo
visto tutto quel che poi è successo. Non come Cousin Jer-
ha mai capito perché se ne andasse in giro ry avesse previsto
col passaporto sempre in tasca, quasi fosse tutto quel che poi è suc-
già pronto a spiccare il grande salto. Di una cesso. Di una sola cosa è cer-
sola cosa è certo, che se gliel’avesse chie- to, che se gliel’avesse chiesto, il
sto, il vecchio Jerry avrebbe richiama- vecchio Jerry avrebbe richiamato in
to in superficie la migliore delle sue superficie la migliore delle sue
espressioni strafottenti, detto una espressioni strafottenti, detto
frase da mezzo adulto, tipo: una frase da mezzo adul-
«Se stavi attento, Erman- to, tipo: «Se stavi at-
no, capivi tutto tento, Ermanno,
anche tu». capivi tutto
♥ anche
tu».
♦
\looseness=-1
Qui ne comincia un altro, che \LaTeX{} cercherà di comporre usando
una riga in meno della sua lunghezza ‘‘naturale’’. \dots
(va dato fra due capoversi) che allunga di una riga, rispetto al normale,
la pagina in cui compare. Dando il comando precedente in una coppia
di pagine affiancate (nei documenti fronte-retro), l’aggiustamento non
dà nell’occhio, se il margine inferiore è sufficientemente ampio e se
non ci sono note a piè di pagina.
Il comando \enlargethispage è da sconsigliare se si stampa su carta
di bassa grammatura, perché l’aggiustamento si vedrebbe in trasparen-
za sfogliando il volume. Su carta di buona qualità il problema non si
pone: l’importante è che non si vedano disparità sulla coppia di pagine
affiancate.
In alternativa, è possibile usare la versione asterisco del comando
\enlargethispage ,
\enlargethispage*{\baselineskip}
Vedove e orfane
In tipografia, si usa chiamare “orfana” una riga solitaria in fondo al- LATEX è programmato
la pagina (tipicamente, la prima riga di un capoverso) e “vedova” una per evitare vedove e
orfane, ma a volte è
riga solitaria in cima alla pagina seguente (tipicamente, l’ultima riga necessario un
di un capoverso). Entrambi questi casi andrebbero evitati, ma le righe intervento
vedove sono particolarmente gravi, come testimonia la terminologia dell’utente.
tedesca: una riga orfana si chiama Schusterjunge (“apprendista ciabat-
tino”), mentre una riga vedova Hurenkind (“figlio di p.”). Bisogna fare
in modo che ci siano almeno due righe di uno stesso capoverso sia
in cima che in fondo a ogni pagina. LATEX è già programmato per ot-
tenere questo effetto, ma a volte può essere necessario un intervento
“manuale” dell’utente.
Oltre agli strumenti presentati in questo paragrafo, per eliminare Il comando
una riga “orfana” può essere utile dare il comando \pagebreak prima \pagebreak
del capoverso che dà problemi. Il comando \pagebreak consente di in-
terrompere una pagina, lasciando anche (a differenza di \newpage , che
comincia semplicemente una nuova pagina) che LATEX cerchi di giusti-
ficarla verticalmente. Se c’è abbastanza spazio bianco nella pagina, il
risultato che si ottiene è generalmente buono.
6 TABELLE E FIGURE
INDICE
6.1 Le tabelle 77
6.1.1 Regole generali 78
6.1.2 L’ambiente tabular 78
6.1.3 Celle su più colonne 79
6.1.4 Celle su più righe 80
6.1.5 Il pacchetto array 80
6.1.6 Il pacchetto tabularx 82
6.1.7 Allineare i numeri alla virgola 83
6.1.8 Tabelle grandi 84
6.1.9 Note dentro a tabelle 89
6.1.10 Tabelle colorate 90
6.2 Le figure 93
6.2.1 Immagini vettoriali e bitmap 93
6.2.2 Conversione dei formati 95
6.2.3 Scontornare le immagini 96
6.2.4 L’inclusione delle immagini 96
6.3 Figure e tabelle in testo e fuori testo 98
6.4 Gli oggetti mobili 100
6.4.1 Gli ambienti table e figure 101
6.4.2 Il controllo degli oggetti mobili 103
6.4.3 Personalizzare le didascalie: il pacchetto caption 105
6.4.4 Affiancare figure o tabelle: il pacchetto subfig 105
6.4.5 Testo che “avvolge” un oggetto: il pacchetto wrapfig 107
6.4.6 Didascalie laterali: il pacchetto sidecap 108
Le tabelle e le figure sono fra gli oggetti che vengono usati più fre-
quentemente nella composizione dei documenti. Sono anche fra gli
argomenti trattati più estesamente dalle guide. In questo capitolo ven-
gono presentati i concetti e gli strumenti fondamentali per comporre e
gestire tabelle e figure con LATEX.
6.1 LE TABELLE
Le tabelle sono uno degli oggetti che vengono usati più spesso nei
documenti scientifici. Oltre ai comandi standard di LATEX, esistono nu-
merosi pacchetti che permettono di personalizzare le tabelle e di supe-
rare le limitazioni dei primi. Questo paragrafo, basato su [Mori, 2006],
cui si rimanda per ogni approfondimento, spiega come usare LATEX e
i pacchetti disponibili per comporre tabelle, cercando di affrontare gli
aspetti principali dell’argomento.
Da qui in avanti diamo per scontato che sia caricato il pacchetto
booktabs.
77
78 TABELLE E FIGURE
D Pu uu β Gf
5m 269,8 kg 0,000674 m 1,79 0,04089 Pa · m
10 m 421,0 kg 0,001035 m 3,59 ”
20 m 640,2 kg 0,001565 m 7,18 ”
D Pu uu β Gf
(m) (kg) (m) (Pa · m)
Le regole generali che La composizione delle tabelle dovrebbe fondarsi sulle seguenti rego-
è opportuno seguire le [Fear, 2005]:
nella composizione
delle tabelle • non usare mai linee verticali;
\begin{tabular}{lcr}
\toprule
Apple & Mac~OS~X & 10.5 \\ Apple Mac OS X 10.5
NeXT & NeXTSTEP & 3.3 \\ NeXT NeXTSTEP 3.3
Be & BeOS & 5.0 \\
Be BeOS 5.0
\bottomrule
\end{tabular}
1 Esiste anche l’ambiente array, analogo a tabular, che può essere usato solo in modo
matematico.
6.1 LE TABELLE 79
\begin{tabular}{l*{2}{c}}
\toprule
& Paese & Secolo \\ Paese Secolo
\midrule
Tiziano & Italia & XVI \\ Tiziano Italia XVI
Cézanne & Francia & XIX \\ Cézanne Francia XIX
Escher & Olanda & XX \\ Escher Olanda XX
\bottomrule
\end{tabular}
Per avere una cella che si estende su più colonne si usa il comando Celle multi-colonna
\multicolumn .
\begin{tabular}{ll}
\toprule
\multicolumn{2}{c}%
Musei
{\textbf{Musei}} \\
\midrule Louvre Parigi
Louvre & Parigi \\
Prado Madrid
Prado & Madrid \\
MoMA & New York \\ MoMA New York
\bottomrule
\end{tabular}
D Pu σN
(m) (kg) (Pa)
Tabella 11: Tabella con testo matematico ottenuta con il pacchetto array.
Z
cos x dx sin x + c
Z
ex dx ex + c
Z
sec2 x dx tan x + c
Tabella 12: Tabella con formato automatico di una colonna specificato con il
pacchetto array.
\begin{tabular}{>{\bfseries}l p{6cm}}
\toprule
Forza & Una forza è una grandezza fisica che si manifesta
nell’interazione di due o più corpi materiali, che cambia lo stato
di quiete o di moto dei corpi stessi. \\
\midrule
Momento polare & Il momento polare di una forza rispetto a una
determinata origine è definito come il prodotto vettoriale tra
il vettore posizione (rispetto alla stessa origine) e la forza. \\
\bottomrule
\end{tabular}
Per allineare i numeri alla virgola è possibile usare il pacchetto Il pacchetto dcolumn
dcolumn, che mette a disposizione un nuovo tipo di colonna:
D{hsep-ini}{hsep-outi}{hprima.dopoi}
Tabella 14: Tabella ottenuta con il pacchetto tabularx per avere colonne della
stessa larghezza.
0 0 1 0 ∞ 1 ∞
√ √ √ √
π/4 2/2 2/2 1 2 2 1
π/2 1 0 ∞ 1 ∞ 0
√ √ √ √
3π/4 2/2 − 2/2 −1 2 − 2 −1
π 0 −1 0 ∞ −1 ∞
√ √ √ √
5π/4 − 2/2 − 2/2 1 − 2 − 2 1
3π/2 −1 0 ∞ −1 ∞ 0
√ √ √ √
7π/4 − 2/2 2/2 −1 − 2 2 −1
2π 0 1 0 ∞ 1 ∞
\begin{tabular}{cD{.}{,}{5.4}}
\toprule
Espressione & \multicolumn{1}{c}{Valore} \\
\midrule
$\pi$ & 3.1416 \\
$\pi^{\pi}$ & 36.46 \\
$\pi^{\pi^{\pi}}$ & 80662.7 \\
\bottomrule
\end{tabular}
Di regola, le tabelle Normalmente le tabelle vanno trattate come “oggetti mobili” (vedi il
vanno trattate come paragrafo 6.4 a pagina 100): se una tabella non sta sulla pagina corren-
oggetti mobili.
te, è possibile chiedere a LATEX di stamparla su una pagina successiva,
riempiendo quella attuale con il testo successivo. A tal fine l’ambiente
tabular deve essere inserito nell’ambiente table che:
Espressione Valore
π 3,1416
ππ 36,46
π
ππ 80662,7
• ruotarla;
4 In alternativa, per separare la didascalia dalla tabella, è possibile servirsi del comando
\medskip (va dato dopo ogni \caption , prima del relativo tabular).
86 TABELLE E FIGURE
\begin{table}[tb]\footnotesize
\caption{h. . .i}\label{h. . .i}\centering
\begin{tabularx}{h. . .i}
...
\end{tabularx}
\end{table}
Ruotare tabelle
Per ruotare una tabella mobile, il pacchetto rotating mette a disposi- Il pacchetto rotating
zione l’ambiente sidewaystable (che può essere usato per ruotare ogni
altro oggetto mobile). Questo ambiente si va a sostituire all’ambiente
table. La sintassi è:
\begin{sidewaystable}
\caption{h. . .i}\label{h. . .i}\centering
\begin{tabular}
...
\end{tabular}
\end{sidewaystable}
9 CONCLUSIONI 23
multistrato
a piramide
reticolare
Pannello
13,78
0,925
0,299
0,285
1,210
27,2
37,1
4,1
Pannello multistrato a nido d’ape quadrato
0,939
0,297
0,279
1,236
14,0
28,7
40,2
4,0
iii
Tabella 1: Confronto tra i miglioramenti delle prestazioni di strutture resistenti ad onde d’urto.
0,931
0,299
0,283
1,217
14,0
27,6
38,0
4,0
ii
1,234
0,398
0,278
1,240
14,0
28,9
40,6
4,0
i
monolitica
Piastra
14,55
0,882
0,391
0,391
0,882
100
–
Unità di misura
kg/m2
%
%
–
–
(δmax /L)N
Simbolo
δmax /L
Id %
Ii %
mA
ρnr
ÎN
Î
Densità nucleare relativa
Deflessione risultante
Densità superficiale
Impulso trasmesso
Dati sperimentali
Grandezza
...
\end{tabularx}
\end{sidewaystable}
5 Esistono altri due pacchetti simili a longtable: supertabular e il suo sviluppo xtab. Essi
però presentano alcune limitazioni (per esempio, non sono del tutto compatibili con
array e altri pacchetti), per cui se ne sconsiglia l’uso.
6.1 LE TABELLE 89
Tabella 18: Tabella con nota che segue la numerazione delle note nel testo e
viene posizionata a pié di pagina (pacchetto footnote).
Tabella 19: Tabella con note con una numerazione propria e posizionate
subito sotto la tabella (pacchetto ctable).
\makesavenoteenv{tabular}
Il pacchetto ctable La soluzione per il caso b è offerta dal pacchetto ctable. L’ambiente
ctable, offerto dall’omonimo pacchetto, prevede il comando \tmark ,
che posiziona il simbolo della nota (in questo caso la numerazione
predefinita è con le lettere minuscole), e il comando \tnote{h. . .i}, che
contiene il testo della nota. Le note sono posizionate subito sotto la
tabella e non a piè di pagina. Per esempio, la tabella 19 è ottenuta con
il seguente codice:
\ctable[caption=...,label=...]{h. . .i}
{\tnote{Rispetto alla stessa origine.}}
{...
Momento polare & Il momento polare di una forza rispetto a una
determinata origine è definito come il prodotto vettoriale tra il
vettore posizione\tmark{} e la forza. \\
\bottomrule}
Il pacchetto colortbl Quando si vuole evidenziare parte di una tabella, può risultare utile
colorarne lo sfondo. Il pacchetto colortbl permette di colorare lo sfon-
do di celle, righe e colonne di ambienti tabular (permette anche di
colorare le linee, ma tale argomento non viene affrontato perché nei
documenti scientifici non dovrebbero mai essere usate linee colorate).
Il pacchetto colortbl richiede la presenza dei pacchetti xcolor e array.7
Colorare le colonne
Il comando Il pacchetto colortbl offre il comando \columncolor , che deve es-
\columncolor sere usato esclusivamente all’interno del comando >{h. . .i} (vedi il
paragrafo 6.1.5 a pagina 80). La sintassi è
\columncolor[hmodello di colorei]{hcolorei}
dove:
7 Alternativamente al pacchetto xcolor, può essere usato il pacchetto color.
6.1 LE TABELLE 91
Tabella 20: Tabella con una colonna colorata ottenuta con il pacchetto colortbl.
D Pu uu β Gf
(m) (kg) (m) (Pa · m)
hcolorei dichiara il colore da usare; tale definizione dipende dal mo- I modelli rgb, cmyk,
dello di colore scelto. Il modello rgb (Red Green Blue) richiede gray e named
un elenco di tre numeri compresi tra 0 e 1 e separati tra loro da
una virgola; ognuno di essi dà la rispettiva componente del colo-
re (rossa, verde e blu). (Esiste anche il modello RGB, in cui i tre
numeri sono compresi tra 0 e 255.) Il modello cmyk (Cyan Magen-
ta Yellow blacK) richiede un elenco di quattro numeri compresi
tra 0 e 1 e separati tra loro da una virgola; ognuno di essi dà
la rispettiva componente del colore (azzurro, magenta, giallo e
nero). Il modello gray richiede un solo numero compreso tra 0
e 1, che indica il livello di grigio; nelle tabelle scientifiche si pre-
ferisce usare i grigi al posto del colore quindi questo comando
risulta particolarmente conveniente. Il modello named permette
di richiamare i colori in base al nome; tale nome deve essere noto
al pacchetto xcolor oppure definito dall’utente con il comando
\definecolor{hnomei}{hmodello di colorei}{hcolorei}
Tabella 21: Tabella con una riga colorata ottenuta con il comando \rowcolor .
D Pu uu β Gf
(m) (kg) (m) (Pa · m)
Tabella 22: Tabella con le righe dispari colorate ottenuta con il pacchetto
xcolor.
D Pu uu β Gf
(m) (kg) (m) (Pa · m)
Colorare le righe
Il comando Per colorare le righe, il pacchetto colortbl mette a disposizione il
\rowcolor comando \rowcolor , che ha la stessa sintassi di \columncolor e deve
essere posizionato all’inizio di una riga. Se in una tabella sono contem-
poraneamente presenti \columncolor e \rowcolor , quest’ultimo ha la
precedenza.
Per esempio, la tabella 21 è ottenuta con lo stesso codice della tabel-
la 9 a pagina 78 con l’aggiunta del comando
\rowcolor[gray]{0.8}
Usare il colore sullo Talvolta il colore sullo sfondo non serve a evidenziare le righe, ma a
sfondo per separare le separarle (si tratta di una funzione analoga a quella delle linee orizzon-
righe
tali). In questo caso risulta particolarmente conveniente il pacchetto
xcolor, che offre comandi per colorare in automatico tutte le righe pari
o tutte le righe dispari di una tabella. In tal caso deve essere caricata
l’opzione table del pacchetto, con il comando
\usepackage[table]{xcolor}
dove:
hcolore delle righe disparii indica il colore da applicare alle righe dispari
(vuoto significa nessun colore);
hcolore delle righe parii indica il colore da applicare alle righe pari (vuo-
to significa nessun colore).
6.2 LE FIGURE 93
6.2 LE FIGURE
Le figure sono uno degli argomenti trattati più estesamente dalle gui-
de; esistono anche guide interamente dedicate all’argomento [Caucci e
Spadaccini, 2000], cui si rimanda il lettore per ogni approfondimento.
I problemi incontrati dagli utenti di LATEX durante l’inserimento di
figure sono generalmente di due tipi. Una parte dei problemi deriva
dalle figure in sé, ovvero dai file che si cerca di inserire in un docu-
mento (verranno trattati in questo paragrafo), mentre un altro tipo di
problemi, totalmente distinto dal precedente, è quello del posiziona-
mento delle figure (verranno trattati nei paragrafi 6.3 a pagina 98 e 6.4
a pagina 100).
per i grafici e per gli schemi. Le seconde sono matrici di pixel colorati
e sono adatte per le fotografie, i disegni e le icone [Mori, 2007, p. 32].
Immagini vettoriali
Nonostante vi siano vari strumenti per creare grafici e schemi con
LATEX oppure con qualche sua estensione, la maggior parte degli utenti
li considera decisamente ostici. Pertanto, questa possibilità non sarà
più considerata per il resto di questo lavoro.8
Il modo più semplice Un metodo di gran lunga più semplice per inserire grafici o schemi
per inserire grafici in in un documento consiste nel prepararli attraverso un software specifi-
un documento
consiste nell’usare un
co e di includere l’immagine ottenuta nel documento. Il seguente è un
software “esterno”. elenco di programmi di grafica vettoriale.
INKSCAPE è un programma multipiattaforma e gratuito, pubblicato
con licenza gnu, particolarmente adatto per disegnare grafici
“qualitativi”.
XFIG è un programma gratuito per Unix/Linux, coperto da licenza
gnu, che permette di disegnare figure usando cerchi, rettangoli
e linee. Per Windows esiste la versione WinFIG.
GNUPLOT è un programma multipiattaforma e gratuito, che permette
di realizzare grafici di funzioni matematiche in due e tre dimen-
sioni.
MATHEMATICA è un eccellente programma di calcolo simbolico e nu-
merico. Il software, disponibile (a pagamento) per le piattaforme
più diffuse, consente, fra l’altro, di realizzare grafici di funzioni
matematiche in due e tre dimensioni (http://www.wolfram.com/
products/mathematica/).
Immagini bitmap
I formati di matrici di pixel sono numerosissimi, e vanno dal jpeg
(Joint Photographic Experts Group), molto diffuso per rappresentare
immagini fotografiche, al png (Portable Network Graphics), adatto per
rappresentare disegni e icone, al gif (Graphics Interchange Format) al
tiff (Tagged Image File Format). Questo è solo un piccolo elenco di
formati grafici bitmap, perché esistono dei formati specifici per certi
apparecchi fotografici digitali o per particolari codici di colore. Alcuni
formati sono compressi in una maniera che sfrutta la ridondanza di
informazioni delle immagini.
8 Gli strumenti più diffusi per disegnare grafici e schemi con LATEX sono l’ambiente
picture, i pacchetti pgf, PSTricks e Xy-pic, e i programmi METAPOST e Asymptote. Tut-
tavia, essi richiedono di inserire a mano gli opportuni comandi per costruire il grafico
di cui si necessita.
6.2 LE FIGURE 95
La prima cosa da fare è produrre figure nel formato più adatto per i Produrre figure nel
propri scopi. È inutile registrare una figura in jpeg per poi convertirla formato corretto
in pdf, in quanto la conversione di un’immagine bitmap in pdf include
semplicemente il file bitmap in una “cornice” pdf senza migliorare in
alcun modo la qualità. È sbagliato anche fare la conversione opposta
da file vettoriale a bitmap, perché in questo modo si perdono le infor-
mazioni sulla geometria contenuta nella figura e quindi si abbassa la
qualità del file.
Ciò premesso, dal momento che, come anticipato nel paragrafo 3.7 LATEX accetta solo
a pagina 18, LATEX richiede immagini esclusivamente in formato eps, immagini eps,
mentre pdfLATEX
mentre pdfLATEX accetta immagini in formato pdf (se vettoriali) oppure accetta immagini pdf
jpg o png (se bitmap), può essere necessario convertire un formato in (se vettoriali), jpg o
un altro. A tal fine esistono diversi programmi e di seguito se ne png (se bitmap).
elencano alcuni.9
9 Con pdfLATEX si possono includere anche immagini bmp, gif e tiff, a patto di caricare il
pacchetto bmpsize.
96 TABELLE E FIGURE
Il “bounding box” Uno dei parametri più importanti di una figura è l’informazione re-
lativa alle dimensioni del rettangolo circoscritto all’immagine (il cosid-
detto “bounding box”). Questo contorno determina la taglia effettiva
dell’immagine e serve a LATEX per calcolare lo spazio da riservare alla
figura. Idealmente, il contorno dovrebbe essere al limite massimo del
contenuto dell’immagine, ma talvolta capita di aver a che fare con fi-
gure con grandi bordi bianchi attorno all’immagine effettiva. Questo
porta spesso a grandi confusioni, perché di fatto LATEX sta lasciando
alla figura lo spazio corretto, ma visivamente parte di questo spazio è
usato per il bordo bianco, quindi la figura appare troppo piccola, non
centrata, con eccessivi margini verticali, eccetera.
La prima cosa da verificare è quindi che le dimensioni del rettango-
lo circoscritto all’immagine che si desidera includere nel documento
siano corrette. Per farlo, basta aprire la figura con un programma ac-
cessorio (come Adobe Reader o Gimp) e attivare la visualizzazione del
contorno. Se le dimensioni del contorno non sono corrette, è necessa-
rio intervenire, ma il problema non ha niente a che vedere con LATEX.
Nel caso si abbiano poche figure con contorni errati, questi si possono
correggere a mano. Se però il problema riguarda molti file, bisogna
cercare di correggerlo all’origine (per esempio configurando corretta-
Programmi per mente il programma di grafica usato per produrre le immagini). Di
scontornare le seguito si elencano alcuni programmi per scontornare le immagini.
immagini
GIMP consente di scontornare e di correggere immagini bitmap di
numerosi formati.
GHOSTVIEW e GSVIEW permettono di scontornare immagini vettoriali.
ADOBE ACROBAT è un programma per Windows e Mac che permet-
te di eseguire numerose azioni sui file e sulle immagini in for-
mato pdf. Si possono per esempio estrarre delle pagine con-
tenenti immagini da un file pdf e poi si possono ritagliare so-
lo le immagini che interessano, scontornandole con una como-
da interfaccia grafica. L’unico difetto potrebbe essere il costo,
visto che il programma è commerciale (http://www.adobe.com/
it/products/acrobatpro/), mentre Adobe Reader, gratuito, non
consente di effettuare modifiche.
ANTEPRIMA permette, fra l’altro, di scontornare immagini di numerosi
formati, vettoriali e bitmap.
L’immagine a fianco,
che riproduce la
\includegraphics[width=%
litografia Mani che
\columnwidth]{Mani} disegnano, di
M. Escher, è tratta da
http://www.
mcescher.com/.
o in altezza,
\includegraphics[height=%
0.15\textheight]{Mani}
\includegraphics[scale=0.10]%
{Mani}
\includegraphics[width=0.5%
\columnwidth,angle=45]{Mani}
Per evitare problemi, è opportuno che il percorso dei file inclusi me-
diante il comando \graphicspath non contenga spazi.
È consigliabile non Se si prevede di compilare sia con LATEX sia con pdfLATEX, è consi-
specificare gliabile non specificare l’estensione dei file grafici caricati dal coman-
l’estensione dei file
grafici caricati.
do \includegraphics ; volendo per esempio inserire il file figura.eps,
è necessario creare il file figura.pdf (per esempio con Ghostview o
GSview) e poi scrivere nel testo sorgente
\includegraphics{figura}
Solo le figure e le tabelle fuori testo ammettono una didascalia e un Solo le figure e le
numero al quale potersi riferire: chi legge deve poter capire che cosa tabelle fuori testo
ammettono una
c’è nella figura o nella tabella (questo è lo scopo della didascalia) e didascalia e un
deve saperla trovare (con il numero). numero.
Le figure e le tabelle in testo, invece, non ammettono una didascalia
proprio perché la loro funzione è spiegata dal testo che le precede e
le segue. Non ci devono essere riferimenti a queste direttamente da
altre parti del documento. Devono essere di piccole dimensioni, e
devono essere di chiarissima comprensione. Una figura o una tabella
complessa devono andare fuori testo.
Di solito, le figure e le tabelle in testo sono centrate orizzontalmen-
te rispetto alla giustezza del testo. A tal fine, si utilizza l’ambiente
center:
La tabella seguente
\begin{center}
\begin{tabular}{cc} La tabella seguente
\toprule
$p$ & $\lnot p$ \\ p ¬p
\midrule
V & F \\ V F
F & V \\ F V
\bottomrule
\end{tabular} riproduce la tavola di verità della
\end{center} negazione logica.
riproduce la tavola di verità
della negazione logica.
oppure
\begin{figure}[hposizionamentoi]
oggetti mobili che compaiono nel testo vengono posti nelle rispettive
code. LATEX mantiene strettamente l’ordine di inserimento originale
per ogni tipo di oggetto mobile. Ecco perché un oggetto che non può
essere posizionato spinge tutti gli oggetti successivi alla fine del docu-
mento. Se LATEX non mette gli oggetti mobili dove ci si aspettava, è
talvolta a causa di un solo oggetto che blocca una delle due code.
Consideriamo un altro esempio:
\begin{figure}[!hbp]
e
\listoffigures
Con i comandi \label, Con i comandi \label , \ref e \vref (vedi il paragrafo 5.9 a pagi-
\ref e \vref si na 63), si possono creare riferimenti a oggetti mobili nel documento. Il
possono creare
riferimenti a oggetti
comando \label , che deve comparire dopo il corrispondente \caption ,
mobili nel permette di fare riferimento alla tabella tramite \ref o \vref .
documento. Il modo migliore per introdurre un oggetto mobile è scrivere il relati-
vo ambiente tra capoversi, cioè preceduto e seguito da una riga vuota.
Ecco un esempio tipico d’uso dell’ambiente table:
\dots Qui finisce un capoverso.
\begin{table}[tb]
\caption{h. . .i}
\label{tab:esempio}
\centering
\begin{tabular}{h. . .i}
...
6.4 GLI OGGETTI MOBILI 103
\end{tabular}
\end{table}
\begin{figure}[tb]
\centering
\includegraphics[h. . .i]{h. . .i}
\caption{h. . .i}
\label{fig:esempio}
\end{figure}
oppure
\cleardoublepage
Possono inoltre essere utili il pacchetto float, che permette di forzare Il pacchetto float
il posizionamento dell’oggetto nel punto in cui è situato il relativo permette di forzare il
posizionamento di un
ambiente per mezzo dell’opzione H (Here, “esattamente qui, in ogni oggetto.
caso”), e il pacchetto placeins, che permette di mettere delle barriere
invalicabili per gli oggetti mobili con il comando \FloatBarrier .
\dots
Qui finisce un capoverso. . . . Qui finisce un capoverso.
È opportuno non abusare dell’opzione H fornita dal pacchetto float: L’opzione H fornita
essa va usata solo in circostanze eccezionali ed esclusivamente in sede di da float va usata solo
in casi eccezionali.
revisione finale, per ottenere un effetto di impaginazione particolare, se
si sa davvero che cosa si sta facendo.
Per affiancare più figure o tabelle si usa il pacchetto subfig (il succes- Il pacchetto subfig
sore di subfigure, scritto dallo stesso autore). Il pacchetto permette di
dare a ciascuna sottofigura o sottotabella una didascalia. Richiede la
presenza del pacchetto caption.
Il comando \subfloat inserisce una sottofigura o sottotabella; i suoi
due argomenti opzionali hanno lo stesso ruolo dell’argomento opzio-
nale e obbligatorio del comando \caption : il primo, se presente, indica
106 TABELLE E FIGURE
Figura 10: Un esempio d’uso del pacchetto subfig (le immagini, che ripro-
ducono alcune litografie di M. Escher, sono tratte da http://www.
mcescher.com/).
6.4 GLI OGGETTI MOBILI 107
\begin{figure}[p]
\centering
\subfloat[][\emph{Mano con sfera riflettente}.]
{\includegraphics[width=.45\columnwidth]{Sfera}} \quad
\subfloat[][\emph{Belvedere}.]
{\includegraphics[width=.45\columnwidth]{Belvedere}} \\
\subfloat[][\emph{Cascata}.]
{\includegraphics[width=.45\columnwidth]{Cascata}} \quad
\subfloat[][\emph{Salita e discesa}.]
{\includegraphics[width=.45\columnwidth]{SalitaDiscesa}}
\caption{Alcune litografie di M.~Escher.}
\label{fig:subfig}
\end{figure}
Vi sono circostanze in cui può essere desiderabile “avvolgere” con Il pacchetto wrapfig
del testo un’immagine o una tabella. Farlo con LATEX è molto semplice;
a tal fine, si utilizza il pacchetto wrapfig.
Il pacchetto (che è accompa-
gnato da una sintetica ma esau-
riente documentazione, contenu-
ta nel relativo file .sty), in-
teragisce correttamente con il
pacchetto caption per produr-
re la didascalia con il formato
desiderato.
Il pacchetto definisce l’apposi-
to ambiente wrapfloat. Questo
ambiente va preferibilmente po-
sizionato tra capoversi, cioè pre-
ceduto e seguito da una riga
vuota.
Per ragioni estetiche, è oppor-
Figura 11: Un esempio d’uso del pac- tuno che l’oggetto sia avvolto
chetto wrapfig (l’immagine, solo da testo “normale”: titoli
che riproduce la litogra-
di paragrafi, formule ed elenchi
fia Relatività, di M. Escher,
andrebbero evitati.
è tratta da http://www.
mcescher.com/). Può rendersi necessario un po’
di lavoro manuale di impagina-
zione per ottenere un risultato
ottimale da un punto di vista tipografico.
Per esempio, la figura 11 è stata inserita con un codice del tipo
seguente:
108 TABELLE E FIGURE
\begin{wrapfloat}{figure}{I}{0pt}
\includegraphics[width=0.5\columnwidth]{Relativo}
\caption{Un esempio di figura ‘‘avvolta’’ da un testo.}
\end{wrapfloat}
Il pacchetto sidecap Talvolta si desidera che la didascalia appaia di fianco al relativo og-
getto mobile, invece che sopra o sotto. A tal fine si usa il pacchetto
sidecap. Il pacchetto si carica nel solito modo:
\usepackage[hopzionii]{sidecap}
\begin{SCfigure}[hlarghezza relativai][hposizionamentoi]
\begin{SCtable}[hlarghezza relativai][hposizionamentoi]
INDICE
7.1 Formule in corpo e fuori corpo 112
7.2 Nozioni basilari 113
7.2.1 Raggruppamenti 113
7.2.2 Apici, pedici e radici 114
7.2.3 Somme, prodotti e frazioni 114
7.2.4 Limiti, derivate e integrali 115
7.2.5 Insiemi numerici 115
7.2.6 Lettere greche 116
7.2.7 Accostare simboli ad altri simboli 116
7.2.8 Barre e accenti 117
7.2.9 Punti e frecce 118
7.2.10 Spazi in modo matematico 119
7.3 Gli operatori 120
7.4 Le parentesi 122
7.5 Vettori e matrici 124
7.6 Formule fuori corpo 126
7.6.1 Formule spezzate senza allineamento: multline 126
7.6.2 Formule spezzate con allineamento: split 126
7.6.3 Gruppi di formule senza allineamento: gather 127
7.6.4 Gruppi di formule con allineamento: align 127
7.6.5 Gli ambienti gathered e aligned 128
7.6.6 Casi e numerazione subordinata 128
7.7 Modificare lo stile e il corpo dei font 129
7.8 Enunciati e dimostrazioni 131
7.9 Diagrammi commutativi 135
7.10 Fisica e chimica 135
7.11 Evidenziare formule: il pacchetto empheq 136
7.12 Elenco dei simboli matematici 136
111
112 LA MATEMATICA
X
n
1 π2
lim 2
= .
n→∞ k 6
k=1
Le formule in corpo Quando una formula è in corpo, LATEX fa il possibile per schiacciar-
si usano solo per la e non aumentare l’interlinea. Se la stessa formula è fuori corpo
espressioni di piccole
dimensioni.
c’è molta più libertà di manovra. È preferibile servirsi delle formule
in corpo solo per espressioni di piccole dimensioni: le altre formule
vanno messe fuori corpo.
Le formule in corpo si inseriscono includendole tra dollari. In alter-
nativa, si possono usare i comandi (\. . .\).
Se $f$ è continua e
\[ Se f è continua e
F(x)=\int_a^x f(t)\,dt, Zx
\] F(x) = f(t) dt,
a
allora
\begin{equation} allora
F’(x)=f(x). F 0 (x) = f(x). (7.1)
\end{equation}
\begin{equation}
\label{eq:euler}
eiπ + 1 = 0. (7.2)
e^{i\pi}+1=0.
\end{equation} Dalla formula (7.2) si deduce
Dalla formula~\eqref{eq:euler} che. . .
si deduce che\dots
Ci sono delle differenze tra il modo con cui si inserisce la matematica Modo matematico e
(modo matematico) e il modo con cui si inserisce il testo (modo testuale). modo testuale
Per esempio, nel modo matematico:
• Gli spazi e le interruzioni di riga non hanno significato, poiché Spazi in modo
gli spazi sono inseriti automaticamente da LATEX, sulla base del- matematico
la struttura dell’espressione matematica: quindi $x+y+z=n$ dà
lo stesso risultato di $ x + y + z = n $. Se occorre, gli spazi
devono essere specificati usando comandi speciali come \, (che
produce uno spazio sottile) oppure \quad o \qquad (che dan-
no spazi ampi, detti rispettivamente di un “quadrato” e di un
“quadratone”; vedi il paragrafo 7.2.10 a pagina 119).
$x+y+z=n$ \\ x+y+z = n
$ x + y + z = n $ x+y+z = n
\[
z^2+1=0 \quad
\text{per $z=\pm i$.}
z2 + 1 = 0 per z = ±i.
\]
7.2.1 Raggruppamenti
La maggior parte dei comandi agiscono solo sul carattere successi- Graffe di
vo. Se si vuole che un comando abbia effetto su più caratteri, si deve raggruppamento
raggrupparli usando le parentesi graffe: {. . .}.
114 LA MATEMATICA
\[
a^x+y \neq a^{x+y} ax + y 6= ax+y
\]
Apici e pedici Gli apici e i pedici possono essere scritti usando i caratteri ^ e _:
$\sqrt{x}$ \qquad √
√ q
√ 3
$\sqrt{x^2+\sqrt{y}}$ \qquad x x2 + y 2
$\sqrt[3]{2}$
\[
\frac{x^2}{k+1} \qquad
x2 2
x^{\frac{2}{k+1}} \qquad x k+1 x1/2
x^{1/2} k+1
\]
7.2 NOZIONI BASILARI 115
\[
\lim_{x\to 0}
\frac{\sin x}{x}=1 \qquad sin x
lim =1 lim fn = δ
\lim_{n\to +\infty}f_n=\delta x→0 x n→+∞
\]
Il comando \infty dà ∞.
Le derivate si fanno con il simbolo ’ che produce un segno di “pri- Derivate
mo”.
\[
y=x^2, \quad y’=2x, \quad
y’’=2. y = x2 , y 0 = 2x, y 00 = 2.
\]
\[
Z a+T ZT
\int_a^{a+T}f(x)\,dx=
\int_0^T f(x)\,dx a
f(x) dx =
0
f(x) dx
! !
\]
I simboli degli insiemi numerici si ottengono con \mathbb (blackboard “Neretto da lavagna”
bold, “neretto da lavagna”).
\[
x^2 \geq 0 \quad
\forall x \in \mathbb{R}. x2 > 0 ∀x ∈ R.
\]
ϕ \renewcommand{\phi}{\varphi}
3 Con i font AMS Euler (usati in questo documento), \rho e \varrho producono lo stesso
risultato; lo stesso accade per \sigma e \varsigma (vedi la tabella 27). Dal momento che,
in un documento, per ciascuna lettera si sceglie in alternativa la forma principale o la
sua variante, non c’è pericolo di confusione.
7.2 NOZIONI BASILARI 117
Il simbolo
\[ Il simbolo
\overset{H}{=} H
=
\]
indica l’uguaglianza nel senso indica l’uguaglianza nel senso del
del teorema di teorema di de l’Hôpital.
de l’H\^{o}pital.
Il comando \bar pone un trattino sul carattere seguente: il simbolo Barre orizzontali
x̄, per esempio, indica un nome di variabile distinto da x.
I comandi \overline e \underline rispettivamente sopralineano e
sottolineano tutto quanto si trova tra le graffe: il simbolo x indica un
operatore (coniugio di numeri complessi, per esempio) applicato alla
variabile x.
$\vec x$ \qquad −→
$\overrightarrow{AB}$ ~x AB
Ci sono tre tipi di barre verticali, che differiscono per come sono Barre verticali
spaziati i simboli che hanno intorno:
• semplice | (o \vert );
$F(x)|_{x=\gamma(t)}$ \qquad
$\lvert x\rvert$ \\ F(x)|x=γ(t) |x|
Se $p\mid n^2$, Se p | n2 , allora p | n.
allora $p\mid n$.
$A\setminus B$ \\ A\B
$A\backslash B$ A\B
\DeclarePairedDelimiter{\abs}{\lvert}{\rvert}
\DeclarePairedDelimiter{\norma}{\lVert}{\rVert}
\[
\sum_{n=0}^{+\infty}z^n=
\frac{1}{1-z} \quad
X
+∞
1
zn = per |z| < 1.
\text{per $\abs{z}<1$.} 1−z
n=0
\]
\[
\norma{x}=
q
\sqrt{x_1^2+\dots+x_n^2}
kxk = x21 + · · · + x2n
\]
\[
a
u
\abs*{\frac{a}{b}} \qquad
\norma*{\frac{u}{\lambda}} b λ
\]
\[
\abs[\bigg]{\sum_{i=1}^{n}x_i} X X
n
n
\qquad x xi
i
\abs*{\sum_{i=1}^{n}x_i}
i=1 i=1
\]
$f\colon\R\to\R$ \\ f: R → R
$f:\R\to\R$ f:R→R
7.2 NOZIONI BASILARI 119
\[
x_1,\dots,x_n \qquad
x_1+\dots+x_n x1 , . . . , xn x1 + · · · + xn
\]
Si possono trovare altri esempi nel paragrafo 7.5 nella pagina 125.
Oltre alla freccia semplice →, che si ottiene con il comando \to , c’è Frecce
anche quella col trattino 7→, che si ottiene con \mapsto .
$f\colon\R\to\R$, \\ f : R → R,
$x\mapsto x^2$ x 7→ x2
\[
\xleftarrow{n+\mu-1} \quad n+µ−1 n±i−1
←−−−−− −−−−−→
\xrightarrow[T]{n\pm i-1} T
\]
I simboli logici vanno usati solo se si sta scrivendo un lavoro di logi- Simboli logici
ca (mentre per il resto è preferibile scrivere estesamente “se. . . allora”,
“se e solo se”, . . . ): il comando \implies dà =⇒ e \iff dà ⇐⇒
(entrambi con spazi adeguati prima e dopo). I comandi \land , \lor e
\lnot producono rispettivamente ∧, ∨ e ¬.
Se gli spazi scelti da LATEX all’interno delle formule non sono soddi- Se gli spazi scelti da
sfacenti (ma è un caso che si verifica di rado), è possibile modificarli LATEX all’interno
delle formule non
manualmente, inserendo appositi comandi. Come osservato fin qui, sono soddisfacenti, è
i comandi \quad o \qquad danno spazi ampi. La dimensione di un possibile modificarli
\quad ( ) corrisponde all’ampiezza del carattere “M” nel font corren- manualmente.
te, mentre \qquad ( ) produce uno spazio pari a due \quad . L’am-
piezza di un \quad è chiamata anche “quadrato”, mentre quella di un
\qquad è detta “quadratone”. Il comando \, produce uno spazio sot-
3
tile, pari a 18 di \quad ( ), mentre il comando \! produce uno spazio
3
sottile negativo, pari a − 18 di \quad (vedi la tabella 28 nella pagina
successiva). 4
\[
\int_a^b f(x)\,dx, \quad
Zb √
\sqrt{2}\,a, \quad p
f(x) dx, 2 a, log x.
\sqrt{\,\log x}. a
\]
con
\[
\int_a^b f(x) dx, \quad
Zb √
\sqrt{2} a, \quad p
f(x)dx, 2a, log x.
\sqrt{\log x}. a
\]
con
\[
x^2/2, \quad
a/\sin b.
x2 /2, a/ sin b.
\]
\[
\cos2x= 1 − sin2 x
\frac{1-\sin^2x}{2}, cos 2x = ,
2
\]
\[
\log\log x, \quad \log(x+y) log log x, log(x + y)
\]
In LATEX, i comandi come \sin , \cos e \log sono detti operatori. Si noti
che nella formula cos 2x, fra cos e 2 c’è più spazio che fra 2 e x. Inoltre,
nella formula log log x c’è uno spazio sottile tra i due log e un altro
spazio sottile tra log e x, mentre nella formula log(x + y) non ci sono
spazi tra log e “(”.
Se si omette il “\” si ha cosx in corsivo e spaziato scorrettamente,
che non è più un operatore. Solo usando gli appositi comandi, LATEX
sa che sta usando degli operatori e sa quale font e quali spazi usare.
I seguenti sono alcuni operatori predefiniti: Operatori predefiniti
$a\bmod b$ \qquad
a mod b a ≡ b (mod m)
$a\equiv b \pmod{m}$
Nel seguito, basta scrivere \arcsinh per avere arcsinh nel font corretto
e adeguatamente spaziato su entrambi i lati.
L’operatore che denota la parte reale di un numero complesso è \Re , Operatore “parte
che produce il simbolo <; se lo si vuole ridefinire in modo che esso sia reale”
scritto in tondo e non in gotico, si usano i comandi
\let\Re\relax
\DeclareMathOperator{\Re}{Re}
122 LA MATEMATICA
7.4 LE PARENTESI
Per quel che riguarda le parentesi e gli altri delimitatori, LATEX offre
un vasto assortimento di simboli. Le parentesi tonde e quadre posso-
no essere scritte “normalmente”, ossia con i caratteri corrispondenti,
mentre le parentesi graffe vanno scritte con \{; tutti gli altri delimi-
tatori vengono generati tramite comandi speciali (come per esempio
\updownarrow).
\[
{a,b,c}\neq\{a,b,c\} a, b, c 6= {a, b, c}
\]
\[
\bigl( (x-y)+(x+y) \bigr) (x − y) + (x + y)
\]
\[ 1 n
\Bigl(1+\frac{1}{n}\Bigr)^n 1+
\]
n
\[ X 1/2
\biggl(\sum_n x_n^2\biggr)
x2n
^{1/2}
n
\]
$\bigl(\Bigl(\biggl(\Biggl($
\quad
$\bigr\}\Bigr\}\biggr\}
\Biggr\}$
\quad
$\big\|\Big\|\bigg\|\Bigg\|$
\[
\underbrace{1+2+\dots+n}_{{}=
\frac{n(n+1)}{2}} |1 + 2 +{z· · · + n} +(n + 1)
+(n+1) = n(n+1)
2
\]
\[
(a+b)^n=
\sum_{\substack{k\in\N \\
X n
(a + b)n = an−k bk
0\le k\le n}} k
k∈N
\binom{n}{k}a^{n-k} b^k 06k6n
\]
\newenvironment{sistema}%
{\left\lbrace\begin{array}{@{}l@{}}}%
{\end{array}\right.}
\[
\begin{sistema}
x+y+z=0 \\ x + y + z = 0
2x-y=1 \\ 2x − y = 1
y-4z=-3 y − 4z = −3
\end{sistema}
\]
Insiemi Per gli insiemi, è conveniente caricare il pacchetto braket, che mette
a disposizione l’apposito comando \Set .
\[
1
\Set{\frac{1}{n^3} | n\in\N} n∈N
\]
n3
Parentesi ad angolo Per le parentesi ad angolo, si usano i comandi \Bra , \Ket e \Braket
(sempre del pacchetto braket):
\[
\Bra{\psi_n} \quad
\Ket{\psi} \quad
hψn | |ψi cn = hψn | ψi
c_n=\Braket{\psi_n | \psi}
\]
\[
\begin{pmatrix} !
1 & 2 \\ 1 2
3 & 4 3 4
\end{pmatrix}
\]
\[
\begin{bmatrix} " #
1 & 2 \\ 1 2
3 & 4 3 4
\end{bmatrix}
\]
\[
\begin{vmatrix}
1-x & 2 \\ 1 − x 2
3 & 4-x
3 4 − x
\end{vmatrix}
\]
\[
\begin{bmatrix}
a_{11} & a_{12} & \dots &
a_{1n} \\ a11 a12 . . . a1n
a_{21} & a_{22} & \dots &
a21 a22 . . . a2n
a_{2n} \\
\hdotsfor{4} \\ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
a_{n1} & a_{n2} & \dots & an1 an2 ... ann
a_{nn}
\end{bmatrix}
\]
Piccole matrici Per scrivere una piccola matrice in linea con il corpo del testo è
disponibile l’ambiente smallmatrix:
Sia $A=\bigl(
\begin{smallmatrix}
a & b \\ ab
c & d
Sia A = c d una matrice
\end{smallmatrix}
invertibile.
\bigr)$
una matrice invertibile.
Spezzare una singola Per dividere una singola formula in più righe, senza particolari allinea-
formula senza menti fra le varie righe, si usa l’ambiente multline.
allineamento
\begin{multline}
f=a+b+c \\
f = a+b+c
+d+e+g+h \\
+r+s+t.
+d+e+g+h
\end{multline} + r + s + t. (7.3)
Spezzare una singola Per dividere una singola formula in più righe, con le righe da allineare,
formula con si usa l’ambiente split.
allineamento
6 Per spezzare formule fuori corpo, l’uso dell’ambiente eqnarray è invece sempre
sconsigliabile per molte ragioni [Fairbairns, 2007; Trettin e Zannarini, 2005].
7.6 FORMULE FUORI CORPO 127
\begin{equation}
\begin{split}
a &= b+c-d \\ a = b+c−d
&= e-f \\ = e−f
&= g+h \\ (7.4)
= g+h
&= i.
\end{split} = i.
\end{equation}
L’ambiente gather serve per raggruppare più formule, ognuna cen- Raggruppare più
trata in una riga a sé, numerata separatamente, senza allineamento l’una formule senza
allineamento
con l’altra; a ciascuna formula può essere attribuita un’etichetta.
\begin{gather}
a=b+c, \\
a = b + c, (7.5)
V+F-S=2.
\end{gather}
V + F − S = 2. (7.6)
L’ambiente align permette di disporre gruppi di due o più formule, Disporre gruppi di
ciascuna su una riga, numerate singolarmente, da allineare fra loro. formule con
allineamento
\begin{align}
a_1 &= b_1+c_1+d_1, \\ a1 = b 1 + c1 + d 1 , (7.7)
a_2 &= b_2, \notag \\
a2 = b 2 ,
a_3-1 &= b_3+c_3.
\end{align} a3 − 1 = b3 + c3 . (7.8)
\begin{align}
a &= b, & c &=d, & e &=f, \\
a = b, c = d, e = f, (7.9)
u &= v, & w &=x, & y &=z.
\end{align}
u = v, w = x, y = z. (7.10)
\[
\left.
\begin{aligned}
\nabla\cdot E &= 4\pi\rho, \\
\nabla\cdot B &= 0, ∇ · E = 4πρ,
\end{aligned} eq. di Maxwell
∇ · B = 0,
\right\}
\quad
\text{eq.~di Maxwell}
\]
Casi L’ambiente cases serve per le definizioni fatte per casi. La graf-
fa e l’allineamento sono automatici; il testo nella seconda colonna va
dentro a \text{h. . .i}.
\[
f(n):=
\begin{cases}
2n+1, & \text{se $n$ è 2n + 1, se n è dispari,
dispari,} \\ f(n) :=
n/2, & \text{se $n$ è pari.} n/2, se n è pari.
\end{cases}
\]
\begin{subequations}
\label{eqn:schema}
\begin{align}
a &= b+c, \\ a = b + c, (7.11a)
c &= d, \label{eqn:sub} \\ c = d, (7.11b)
e &= f+g.
e = f + g. (7.11c)
\end{align}
\end{subequations} Le formule (7.11), e in particolare
Le formule~\eqref{eqn:schema}, la (7.11b), . . .
e in particolare
la~\eqref{eqn:sub}, \dots
Siano $\mathcal{C}$ la
circonferenza di centro~$O$ Siano C la circonferenza di centro O
e raggio~$1$, $\mathcal{D}_1$ e raggio 1, D1 e D2 due rette.
e $\mathcal{D}_2$ due rette.
Non bisogna abusare, come spesso fanno i compositori amatoriali, Simboli in neretto
della possibilità di inserire simboli in neretto, tipograficamente piut-
tosto “pesante”. Ciò premesso, il comando \mathbf può essere usato
per ottenere lettere latine in neretto in modo matematico, ma per la
maggior parte degli altri tipi di simboli matematici non ha effetto, o
i suoi effetti dipendono in maniera non prevedibile dalla serie di font
matematici in uso. Per esempio, scrivendo
\[
\mu, M \qquad
\mathbf{\mu}, \mathbf{M} µ, M —, M
\]
math). Va tenuto presente che \bm funziona se (e solo se) il font mate-
matico in uso in quel momento dispone di una versione in neretto di
quel simbolo.
\[
\mu, M \qquad
\bm{\mu}, \bm{M} µ, M µ, M
\]
Pedici e apici in I pedici e gli apici letterali vanno scritti in corsivo matematico se
tondo rappresentano quantità variabili (cioè se sono dei simboli), o in tondo
se rappresentano delle apposizioni di una grandezza fisica (cioè se
sono semplice testo). In quest’ultimo caso si usa il comando \textup .
\[
V_\textup{eff} \qquad
\psi_\textup{incidente} Veff ψincidente
\]
Si confronti:
$V_\textup{eff}$ \\ Veff
$V_{eff}$ Veff
\textit{$V_\textup{eff}\ne
V_\text{eff}$} \\ Veff 6= Veff
\textbf{$V_\textup{eff}\ne Veff 6= Veff
V_\mathrm{eff}$}
7 Entrambi i comandi funzionano anche in modo testo per inserire pedici o apici nel font
corrente. Servono per abbreviazioni antiquate come Flli oppure per loghi come WordStar
oppure per gli ordinali maschili o femminili 1o , 2a , . . . , che si ottengono rispettivamente
con F\ap{lli}, Word\ped{Star} e 1\ap{o}, 2\ap{a}.
7.8 ENUNCIATI E DIMOSTRAZIONI 131
\[
\sum_{k=1}^n z^k \qquad
\textstyle\sum_{k=1}^n z^k X
n
Pn
\] zk k=1 z
k
$\displaystyle\sum_{k=1}^n k=1
z^k$ X
n
Pn
zk k Pn Pn
$\sum_{k=1}^n z^k$ k=1 z k=1 zk k=1 z
k
\[
x_G= X
n
mi xi
\frac{\displaystyle\sum_{i=1}^
i=1
n m_ix_i} xG =
Xn
{\displaystyle\sum_{i=1}^n m_i mi
} i=1
\]
$\frac{1}{k}\log_2 c(f)$
\qquad 1
1
$\dfrac{1}{k}\log_2 c(f)$ k log2 c(f) log2 c(f)
k
\[
\frac{1}{k}\log_2 c(f) \qquad 1 1
log2 c(f) k log2 c(f)
\tfrac{1}{k}\log_2 c(f) k
\]
\newtheorem{hnome dell’enunciatoi}{htitoloi}[hsezionei]
oppure, in alternativa,
\newtheorem{hnome dell’enunciatoi}[hnumerato comei]{htitoloi}
\theoremstyle{plain}
\newtheorem{teorema}{Teorema}
\begin{definizione}[di Lord
Kelvin]
Si dice \emph{matematico}
colui per il quale è ovvio che Definizione 1 (di Lord Kelvin). Si
$\int_{-\infty}^{+\infty} dice matematico colui per il quale è
e^{-x^2}\,dx=\sqrt{\pi}$.
R+∞ 2 √
ovvio che −∞ e−x dx = π.
\end{definizione}
\begin{teorema} Teorema 1. I matematici, se ce ne
I matematici, se ce ne sono, sono, sono molto rari.
sono molto rari.
\end{teorema}
\begin{teorema}[Sorpresa]
Si ha che $0=1$.
\end{teorema}
Teorema 3 (Sorpresa). Si ha che 0 =
\begin{proof}
1.
Da $e^{2n\pi i}=1$ segue che
$e^{1+2n\pi i}=e$, poi Dimostrazione. Da e2nπi = 1 se-
$(e^{1+2n\pi i})^{1+2n\pi i}= gue che e1+2nπi = e, poi
e^{1+2n\pi i}=e$, per cui (e1+2nπi )1+2nπi = e1+2nπi = e,
$e^{1+4n\pi i-4n^2\pi^2}=e$, 2 2
per cui e1+4nπi−4n π = e, e in-
e infine $e^{4n\pi i- 2 2
4n^2\pi^2}=1$. Mandando
fine e4nπi−4n π = 1. Mandando
$n\to+\infty$ si ha la tesi.
n → +∞ si ha la tesi.
\end{proof}
\begin{proof}
Basta usare la formula
Dimostrazione. Basta usare la for-
\[
mula
E=mc^2.
E = mc2 .
\]
\end{proof}
\begin{proof}
Basta usare la formula
\[ Dimostrazione. Basta usare la for-
E=mc^2.\qedhere mula
\] E = mc2 .
\end{proof}
Enunciati numerati Vediamo ora un esempio di due enunciati numerati con la stessa
con la stessa sequenza numerica. Se scriviamo nel preambolo
sequenza numerica
\theoremstyle{plain}
\newtheorem{legge}{Legge}
\newtheorem{decreto}[legge]{Decreto}
\begin{legge}
\label{lex:capo}
Il capo ha ragione.
\end{legge}
\begin{decreto}[Aggiornamento Legge 1. Il capo ha ragione.
alla legge~\ref{lex:capo}]
Decreto 2 (Aggiornamento alla
Il capo ha \emph{sempre}
legge 1). Il capo ha sempre ragione.
ragione.
\end{decreto} Legge 3. Se il capo ha torto, vedere la
\begin{legge} legge 1.
Se il capo ha torto, vedere la
legge~\ref{lex:capo}.
\end{legge}
\begin{murphy}
Se esistono due o più modi
per fare una cosa, e se uno Murphy 7.8.1. Se esistono due o più
di questi modi può creare modi per fare una cosa, e se uno di
una catastrofe, allora questi modi può creare una catastrofe,
qualcuno lo sceglierà. allora qualcuno lo sceglierà.
\end{murphy}
7.9 DIAGRAMMI COMMUTATIVI 135
\[
\begin{CD} f
A −−−−−→ B
A @>f>> B \\
@V{g}VV @VV{h}V \\ gy
yh
C @>>k> D \\
\end{CD} C −−−−−→ D
k
\]
\SI{23.4}{kg.m.s^{-2}} \\
23.4 kg m s−2
$r=\SI{0.8768(11)e-15}{m}$ \\
r = 0.8768(11) × 10−15 m
\si{\joule\per\mole%
J mol−1 K−1
\per\kelvin}
\num[dp=4]{1.23456} \\ 1.2346
\num[dp=4]{9.8} 9.8000
\SI{100}{\celsius} \\ 100 °C
\ang{1;2;3} \\ 1°20 300
\degree °
\newcommand*\mygraybox[1]{%
\colorbox{lightgray}{#1}}
\ce{H2O} \qquad
227 +
\ce{^{227}_{90}Th+} \qquad
\begin{empheq}[box=% H2 O a =90bTh C6 H−5 CHO
& a
\mygraybox]{align *}
\ce{C6H5-CHO} \\[1ex] 2−
SO4 + Ba 2+
−−→
2 BaSO4 ↓
a &= b \\ + Ba^2+ -> BaSO4 v}
\ce{SO4^2- E = mc + x dx
a
_
E &= mc^2 + \int a^a x\, dx
Formule di struttura Per la composizione delle formule di struttura è disponibile il pac-
\end{empheq}
chetto XyMTeX:
\begin{empheq}[box=% T
\ryl(5==NH--SO$_{2}$)% NH–SO
\fbox]{align*} a
2 = b T
{4==\bzdrh{1==(yl)}} TTT &
a &= b \\ T 2 a
E &= mc^2 + \int_a^a x\, dx
E = mc + x dx
In alternativa, si può usare il pacchetto ppchtex. a
\end{empheq}
I grafici di Feynman Per disegnare i grafici di Feynman è disponibile il pacchetto feynmf:
\begin{fmffile}{esempio}
\begin{fmfgraph*}(40,25)
\fmfleft{em,ep}
\fmf{fermion}{em,Zee,ep}
\fmf{photon}{Zee,Zff}
\fmf{fermion}{fb,Zff,f}
\fmfright{fb,f}
\fmfdot{Zee,Zff}
\end{fmfgraph*}
\end{fmffile}
7.12
7.11 ELENCO DEI SIMBOLI
EVIDENZIARE FORMULEMATEMATICI
Nelle seguenti tabelle si possono trovare tutti i simboli ai quali si
Il pacchetto empheq Se si desidera dare particolare evidenza a una formula, è utile il
può accedere normalmente dall’ambiente matematico. Queste tabelle
pacchetto empheq. (Il primo dei seguenti due esempi richiede xcolor.)
sono prese da [?, p. 52-58]. (Per un elenco esauriente dei simboli di
LATEX, vedi [?].)
\newcommand*\mygraybox[1]{%
\colorbox{lightgray}{#1}}
\begin{empheq}[box=% a=b
Za
\mygraybox]{align*}
a &= b \\
E = mc2 + x dx
a
E &= mc^2 + \int_a^a x\, dx
\end{empheq}
\begin{empheq}[box=%
\fbox]{align*} a=b
Za
a &= b \\
E &= mc^2 + \int_a^a x\, dx
E = mc2 + x dx
a
\end{empheq}
+ + − -
± \pm ∓ \mp / \triangleleft
· \cdot ÷ \div . \triangleright
× \times \ \setminus ? \star
∪ \cup ∩ \cap ∗ \ast
t \sqcup u \sqcap ◦ \circ
∨ \vee o \lor ∧ \wedge o \land • \bullet
⊕ \oplus \ominus \diamond
\odot \oslash ] \uplus
⊗ \otimes
\bigcirc q \amalg
4 \bigtriangleup 5 \bigtriangledown † \dagger
C \lhd B \rhd ‡ \ddagger
E \unlhd D \unrhd o \wr
7.12 ELENCO DEI SIMBOLI MATEMATICI 139
( ( [ [ o \lbrack { \{ o \lbrace
) ) ] ] o \rbrack } \} o \rbrace
h \langle b \lfloor d \lceil
i \rangle c \rfloor e \rceil
↑ \uparrow ⇑ \Uparrow | | o \vert
↓ \downarrow ⇓ \Downarrow k \| o \Vert
l \updownarrow m \Updownarrow . (carattere fantasma)
/ / \ \backslash p \ulcorner
q \urcorner x \llcorner y \lrcorner
Tabella 40: Simboli non matematici (questi simboli possono venire usati anche
in modo testuale).
† \dag § \S © \copyright
‡ \ddag ¶ \P £ \pounds
u \dotplus \centerdot
n \ltimes o \rtimes
d \Cup o \doublecup e \Cap o \doublecap
Y \veebar Z \barwedge
\boxplus \boxminus
\boxtimes \boxdot
h \leftthreetimes i \rightthreetimes
g \curlyvee f \curlywedge
| \intercal > \divideontimes
r \smallsetminus [ \doublebarwedge
\circleddash } \circledcirc
~ \circledast
7.12 ELENCO DEI SIMBOLI MATEMATICI 143
ABCdef \mathit{ABCdef}
ABCdef \mathbf{ABCdef}
ABCdef \mathrm{ABCdef}
ABCdef \mathtt{ABCdef}
ABCdef \mathsf{ABCdef}
ABCdef \mathnormal{ABCdef}
ABC \mathcal{ABC}
A BC \mathscr{ABC} mathrsfs
ABC \mathcal{ABC} eucal
ABC \mathbb{ABC} amssymb
8 LA BIBLIOGRAFIA
INDICE
8.1 L’ambiente thebibliography 145
8.2 Il programma BibTEX 147
8.2.1 Basi di dati dei riferimenti bibliografici 147
8.2.2 I diversi tipi di record 148
8.2.3 I diversi tipi di campi 150
8.2.4 Alcune precisazioni 151
8.2.5 Generare la bibliografia 152
8.2.6 Stili bibliografici personalizzati 155
8.2.7 Riferimenti autore-anno: il pacchetto natbib 155
8.2.8 Riferimenti finali: il pacchetto backref 157
8.2.9 Riferimenti capitolo per capitolo: bibunits 157
8.3 Elenco dei siti Web consultati 157
\begin{thebibliography}{9}
\bibitem{brighhurst:elementi}
R.~Brighurst (2001),
BIBLIOGRAFIA
\emph{Gli Elementi dello
Stile Tipografico},
Sylvestre Bonnard, Milano.
Vedi~\cite{mori:tesi} per
Vedi [2] per maggiori dettagli.
maggiori dettagli.
1
secondo argomento del comando \addcontentsline precisa il livello
del titolo da aggiungere all’indice (toc), chapter per le classi book o re-
port, sectionLper A laBclasse
I B Larticle.
I O GIlRcomando
A F I A\cleardoublepage prima
di \addcontentsline nella bibliografia delle classi report o book (come
il comando \clearpage nella bibliografia della classe article quando
questa inizia in una nuova pagina) è necessario: in caso contrario, il
Realizzare
numero una bibliografia
di pagina
Realizzare una bibliografia
che compareèè nell’indice
spesso complicato.
spesso complicato. Però con
non è corretto.
Però con questo
questo
Se si usa pro sì che
L’ambienteallora sono disponibili
thebibliography è svariati
simile a strumenti
itemize . per
Ogni gestire
elemento
pro sì che allora sono disponibili svariati strumenti per gestire questo questo
del-
thebibliography, gli
elementi della
lavoro
la con grande
bibliografia efficienza
comincia con e
il flessibilità.
comando
lavoro con grande efficienza e flessibilità. \bibitem , che ha come argo-
bibliografia vanno
mento l’etichetta che identifica (come con \label ) il documento in que-
ordinati a mano. stione; di seguito si scrivono l’autore dell’opera, il titolo (in corsivo,
\begin{thebibliography}{9}
\begin{thebibliography}{9}
nel caso considerato), l’editore e l’anno di pubblicazione. Gli elemen-
\bibitem{bringhurst:elementi}
ti\bibitem{bringhurst:elementi}
della bibliografia
R.~Bringhurst (2001),
vanno ordinati a mano, poiché thebibliography
(2001),
R.~Bringhurst
Assegnare etichette
(contrariamente
\emph{Gli Elementi
\emph{Gli
In stampa,
a BibT EX) non provvede
Elementi dello
dello B IaBfarlo
L I automaticamente.
OGRAFIA
ogni elemento della bibliografia viene contrassegnato da
Stile Tipografico},
Stile Tipografico},
personalizzate un numero Bonnard,
tra parentesi quadre. È possibile assegnare a ciascuna voce
Sylvestre
Sylvestre Bonnard, Milano.
Milano.
bibliografica un’etichetta personalizzata con il parametro opzionale di
[1] R.
[1] R. Bringhurst
Bringhurst (2001),
(2001), Gli
Gli Ele-
Ele-
\bibitem{mori:tesi}
\bibitem :
\bibitem{mori:tesi} menti dello Stile Tipografico, Syl-
menti dello Stile Tipografico, Syl-
L.~F.~Mori (2007),
L.~F.~Mori (2007),
\bibitem[Bringhurst, vestre Bonnard,
vestre
92]{bringhurst:elementi} Bonnard, Milano....
Milano.
R.~Bringhurst
«Scrivere la tesi di laurea
«Scrivere la tesi di laurea
con
Ilcon \LaTeXe»,
parametro \Ars,
dell’ambiente
\LaTeXe», \Ars, [2] L.
thebibliographyL. F.
F.precisa
Mori (2007),
(2007), «Scriveremas-
la lunghezza la
[2] Mori «Scrivere la
\url{http://www.guit.sssup.%
\url{http://www.guit.sssup.% tesi di laurea con L
ATEX 2ε »,
sima di queste etichette: tesi di laurea con L TEX 2ε »,
A
ArsTEXnica
ArsTEXnica
it/arstexnica.php}.
it/arstexnica.php}.
• se non si usano etichette personalizzate, ,, http://www.guit.
http://www.guit.
in genere si mette 9 nel
\end{thebibliography}
\end{thebibliography} sssup.it/arstexnica.php..
sssup.it/arstexnica.php
caso in cui ci siano meno di dieci opere in bibliografia, 99 qualora
se ne abbiano almeno dieci ma meno di cento, . . . ;
Il comando
Il comando viene
viene usato
usato per
per fare
fare riferimento
riferimento ad ad un
un elemento
elemento della
della
bibliografia,
• se si e stampa
usano il
etichettenumero o l’etichetta
personalizzate, si dell’opera:
mette sono
l’etichetta
bibliografia, e stampa il numero o l’etichetta dell’opera: sono qui belli qui
più belli
lunga.
Riferimenti
non
non svariati
Il svariati
comando strumenti
strumenti per gestire
per gestire
\cite viene
questo
questo
usato per lavoro
farelavoro con grande
con grande
riferimento efficienza
a un efficienza
elemento
e flessibilità.
flessibilità.
edella bibliografia, e stampa il numero o l’etichetta dell’opera:
Vedi~\cite{mori:tesi} per
Vedi~\cite{mori:tesi} per
Vedi [2]
Vedi [2] per
per maggiori
maggiori dettagli.
dettagli.
maggiori dettagli.
maggiori dettagli.
Si possono
Si
Si possono indicare
possono indicare pagine,
indicarepagine, capitoli,
capitoli,.. .. ...nel
pagine,capitoli, nel riferimento
. . riferimento tramite
tramite
nel riferimento il para-
il para-
tramite il
metro
metro opzionale
opzionale di
di \cite
\cite :
:
parametro opzionale di \cite :
Vedi~\cite[pag.~27]{mori:tesi}
Vedi~\cite[pag.~27]{mori:tesi} Vedi [2,
Vedi [2, pag.
pag. 27]
27] per
per maggiori
maggiori
per maggiori
per maggiori dettagli.
dettagli. dettagli.
dettagli.
8.2 IL PROGRAMMA BIBTEX 147
Una base di dati dei riferimenti bibliografici è un file, di estensione Esempi di record
.bib, che contiene un certo numero di record, come i seguenti: bibliografici
@book{bringhurst:elementi,
author = {Bringhurst, Robert},
title = {Gli Elementi dello Stile Tipografico},
publisher = {Sylvestre Bonnard},
year = {2001, ed.~or.~1992},
address = {Milano}
}
@article{mori:tesi,
author = {Mori, Lapo Filippo},
title = {Scrivere la tesi di laurea con {\LaTeXe}},
journal = {{\Ars}},
year = {2007},
note = {{\url{http://www.guit.sssup.it/arstexnica/}}}
}
@manual{gregorio:breveguida,
author = {Gregorio, Enrico},
title = {Breve guida ai pacchetti di uso più comune},
year = {2008},
note = {{\url{http://profs.sci.univr.it/~gregorio/}}}
}
@mastersthesis{pantieri:distribuzioni,
author = {Pantieri, Lorenzo},
title = {Le origini della teoria delle distribuzioni},
school = {Università degli Studi di Bologna},
year = {2000},
type = {Tesi di laurea in Matematica}
}
148 LA BIBLIOGRAFIA
I campi sono separati tra di loro e dalla chiave con delle virgole.
I tipi di record Di seguito viene riportato l’elenco dei tipi di record riconosciuti da
riconosciuti da BibTEX. Per ogni tipo sono indicati i campi obbligatori e opzionali (tutti
BibTEX
gli altri sono ignorati): il loro significato verrà spiegato nel paragrafo
successivo.
ARTICLE
Articolo apparso in un giornale o una rivista.
Campi obbligatori: author, title, journal, year.
Campi opzionali: volume, number, pages, month, note.
BOOK
Libro regolarmente pubblicato da una casa editrice.
Campi obbligatori: author o editor, title, publisher, year.
Campi opzionali: volume o number, series, address, edition,
month, note.
BOOKLET
Libro che viene distribuito senza un editore.
Campo obbligatorio: title.
Campi opzionali: author, howpublished, address, month, year,
note, key.
CONFERENCE
Identico a inproceedings.
8.2 IL PROGRAMMA BIBTEX 149
INBOOK
Parte di un libro, generalmente senza titolo: un capitolo, un pa-
ragrafo o qualche pagina.
Campi obbligatori: author o editor, title, chapter o pages,
publisher, year.
Campi opzionali: volume o number, series, type, address, edition,
month, note.
INCOLLECTION
Parte di un libro con un titolo proprio.
Campi obbligatori: author, title, booktitle, publisher, year.
Campi opzionali: editor, volume o number, series, type, chapter,
pages, address, edition, month, note.
INPROCEEDINGS
Articolo nei lavori di una conferenza.
Campi obbligatori: author, title, booktitle, year.
Campi opzionali: editor, volume o number, series, pages, address,
month, organization, publisher, note.
MANUAL
Documentazione tecnica.
Campo obligatorio: title.
Campi opzionali: author, organization, address, edition, month,
year, note, key.
MASTERSTHESIS
Tesi di laurea.
Campi obbligatori: author, title, school, year.
Campi opzionali: type, address, month, note.
MISC
Tipo da usare quando nessuno degli altri è appropriato.
Campi obbligatori: nessuno.
Campi opzionali: author, title, howpublished, month, year, note,
key.
PHDTHESIS
Tesi di dottorato.
Campi obbligatori: author, title, school, year.
Campi opzionali: type, address, month, note.
PROCEEDINGS
Lavori di una conferenza.
Campi obbligatori: title, year.
Campi opzionali: editor, volume o number, series, address,
month, organization, publisher, note, key.
TECHREPORT
Relazione pubblicata da un’università, scuola o altra istituzione.
Campi obbligatori: author, title, institution, year.
Campi opzionali: type, number, address, month, note.
UNPUBLISHED
Documento con un autore e un titolo, ma che non è stato pubbli-
cato.
150 LA BIBLIOGRAFIA
I tipi di campi di Di seguito è riportato l’elenco dei vari tipi di campi riconosciuti da
BibTEX BibTEX.
ADDRESS
Indirizzo dell’editore (publisher) o dell’istituzione (institution).
ANNOTE
Annotazione.
AUTHOR
Nome dell’autore (o degli autori, nel formato descritto più avan-
ti).
BOOKTITLE
Titolo di una parte di un libro o di una rivista, nei lavori di una
conferenza.
CHAPTER
Numero del capitolo (o di una qualunque parte del documento).
EDITION
Edizione di un libro.
EDITOR
Nome del curatore (o dei curatori).
HOWPUBLISHED
Tipo di pubblicazione.
INSTITUTION
Istituzione editrice di una relazione.
JOURNAL
Nome di un giornale o di una rivista.
KEY
Campo nascosto che permette di impostare l’ordinamento alfa-
betico degli elementi della bibliografia: serve come chiave di
ordinamento nei record privi dell’indicazione dell’autore o del
curatore.
MONTH
Mese di pubblicazione dell’opera.
NOTE
Informazioni supplementari che possono aiutare il lettore.
NUMBER
Numero di un giornale o rivista.
ORGANIZATION
Organizzazione di patrocinio della conferenza o che pubblica la
rivista.
8.2 IL PROGRAMMA BIBTEX 151
PAGES
Uno o più numeri di pagina.
PUBLISHER
Nome dell’editore.
SCHOOL
Nome della scuola o dell’università nella quale è stata realizzato
il lavoro o la tesi.
SERIES
Nome di una collezione di volumi.
TITLE
Titolo dell’opera.
TYPE
Tipo di relazione tecnica.
VOLUME
Volume di una rivista o di un libro.
YEAR
Anno di pubblicazione.
Per alcuni tipi di record (articoli, lavori di conferenze, . . . ), BibTEX Nomi, acronimi e
mette automaticamente in minuscolo il titolo dell’opera. Ciò può risul- sigle in maiuscolo
tare fastidioso nel caso di nomi, acronimi, sigle, . . . che si vogliono in
maiuscolo. In questo caso, è sufficiente mettere tra parentesi graffe le
parole che non si vogliono in minuscolo:
title = {{TCP-IP} e lo {Zen} di {Confucio}}
Quando un campo author o editor contiene più nomi, i nomi devo- Nomi multipli
no essere separati tra loro dalla parola and:
author = {Mori, Lapo Filippo and Himmelmann, Maurizio}
Se l’elenco dei nomi degli autori o dei curatori è troppo lungo, può
essere concluso da and others, che di regola viene reso da BibTEX
come “et al.”:
author = {Gregorio, Enrico and Mori, Lapo Filippo and
Pantieri, Lorenzo and others}
152 LA BIBLIOGRAFIA
Cognomi preceduti I cognomi preceduti dalla particella “von” o “van” di regola vengo-
da “von” o “van” no ordinati alfabeticamente da BibTEX comprendendo la particella nel
cognome: se l’autore è, per esempio, “Ludwig van Beethoven”, ai fini
dell’ordine alfabetico BibTEX considera generalmente il cognome come
“van Beethoven” e non come “Beethoven”. Questo, tra l’altro, è lo stile
comunemente usato nelle bibliografie in italiano. Tuttavia, con alcuni
stili bibliografici può capitare che BibTEX, ai fini dell’ordine alfabetico,
consideri il cognome come “Beethoven” e non come “van Beethoven”.
Se si vuole evitarlo, basta scrivere
author = {{van Beethoven}, Ludwig}
Una volta create le basi di dati, il più è fatto. Ora, quando si vuole
fare riferimento a un’opera, si usa il comando \cite mettendo come
argomento la chiave corrispondente:
Vedi~\cite{bringhurst:elementi} per maggiori dettagli.
ABBRV
Come lo stile plain, ma i nomi degli autori, dei mesi e dei
giornali sono abbreviati.
BIBLIOGRAFIA BIBLIOGRAFIA
[1] R. Bringhurst. Gli Elementi dello Stile Tipo- [Bri92] Robert Bringhurst. Gli Elementi del-
grafico. Sylvestre Bonnard, Milano, 2001, lo Stile Tipografico. Sylvestre Bonnard,
ed. or. 1992. Milano, 2001, ed. or. 1992.
[2] E. Gregorio. LATEX: breve guida ai pacchetti [Gre06] Enrico Gregorio. LATEX: breve gui-
di uso più comune, 2006. http://profs.sci. da ai pacchetti di uso più comune,
univr.it/~gregorio/breveguida.pdf. 2006. http://profs.sci.univr.it/
~gregorio/breveguida.pdf.
[3] L. F. Mori. Scrivere la tesi di laurea con
LATEX 2ε. ArsTEXnica, 2007. http://www. [Mor07] Lapo Filippo Mori. Scrivere la te-
guit.sssup.it/arstexnica/. si di laurea con LATEX 2ε. ArsTEXnica,
[4] L. Pantieri. Le origini della teoria delle di- 2007. http://www.guit.sssup.it/
arstexnica/.
stribuzioni. Tesi di laurea in Matematica,
Università degli Studi di Bologna, 2007. [Pan07] Lorenzo Pantieri. Le origini della teo-
ria delle distribuzioni. Tesi di laurea
in Matematica, Università degli Studi
di Bologna, 2007.
BIBLIOGRAFIA BIBLIOGRAFIA
[1] Robert Bringhurst. Gli Elementi dello Sti- Bringhurst R. (2001, ed. or. 1992). Gli Elemen-
le Tipografico. Sylvestre Bonnard, Milano, ti dello Stile Tipografico. Sylvestre Bonnard,
2001, ed. or. 1992. Milano.
[2] Enrico Gregorio. LATEX: breve guida Gregorio E. (2006). LATEX: breve guida ai pac-
ai pacchetti di uso più comune, 2006. chetti di uso più comune. http://profs.sci.
http://profs.sci.univr.it/~gregorio/ univr.it/~gregorio/breveguida.pdf.
breveguida.pdf.
Mori L. F. (2007). Scrivere la tesi di laurea
[3] Lapo Filippo Mori. Scrivere la tesi di lau- con LATEX 2ε. ArsTEXnica. http://www.guit.
rea con LATEX 2ε. ArsTEXnica, 2007. http: sssup.it/arstexnica/.
//www.guit.sssup.it/arstexnica/.
Pantieri L. (2007). Le origini della teoria delle
[4] Lorenzo Pantieri. Le origini della teoria delle distribuzioni. Tesi di laurea in Matematica,
distribuzioni. Tesi di laurea in Matematica, Università degli Studi di Bologna.
Università degli Studi di Bologna, 2007.
PLAIN_ITA
Opere in ordine alfabetico, contrassegnate da numeri. Stile otti-
mizzato per la lingua italiana.
\usepackage[square,sort]{natbib}
L’opzione square serve per avere i riferimenti agli elementi della biblio-
grafia fra parentesi quadre invece che tonde. L’opzione sort permette
di avere le citazioni multiple ordinate alfabeticamente:
\citep{mori:tesi,%
[Bringhurst, 1992; Mori, 2007]
bringhurst:elementi}
\citeauthor{mori:tesi} \\ Mori
\citeyear{mori:tesi} \\ 2007
\citeyearpar{mori:tesi} [2007]
Citazioni in formato Il pacchetto natbib permette anche di avere citazioni in formato nu-
numerico con natbib merico. A tal fine è sufficiente indicare l’opzione numbers. In questo ca-
so, per avere citazioni numeriche multiple ordinate e compresse, come
per esempio [2–4, 8] al posto di [4, 2, 8, 3], basta selezionare l’opzione
sort&compress.
\usepackage[square,numbers,sort&compress]{natbib}
\setcounter{enumiv}{\@kept@last@number}%
}
{\@orig@endthebibliography}
\makeatother
\begin{thesitography}{9}
\bibitem{GuIT}
\url{http://www.guit.sssup.it/}
\bibitem{Wikipedia}
\url{http://it.wikipedia.com/wiki/LaTeX}
...
\end{thesitography}
@misc{wiki,
title = {{\LaTeX} nella {Wikipedia}},
note = {\url{http://it.wikipedia.com/wiki/LaTeX}},
key = {Wikipedia}
}
e, dopo la bibliografia,
\nociteweb{*}
\bibliographystyleweb{plain}
\bibliographyweb{web}
INDICE
9.1 Creare l’indice analitico 159
9.2 Personalizzare l’indice analitico 161
159
160 L’INDICE ANALITICO
Esempio Voce
Voce primaria
\index{Arte} Arte, 2
Voce secondaria sotto “Arte”
\index{Arte!Escher} Escher, 3
Voce con forma specificata
\index{Gaudì@\textit{Gaudì}} Gaudì, 5
Pagina con forma specificata
\index{Klimt|textbf} Klimt, 7
Rimando
\index{Liberty|see{Modernismo}} Liberty, vedi Modernismo
\let\orgtheindex\theindex
\let\orgendtheindex\endtheindex
\def\theindex{%
\def\twocolumn{\begin{multicols}{2}}%
\def\onecolumn{}%
\clearpage
\orgtheindex
}
\def\endtheindex{%
\end{multicols}%
\orgendtheindex
}
INDICE
10.1 Comandi, ambienti e pacchetti nuovi 163
10.1.1 Definire nuovi comandi 163
10.1.2 Spazi dopo i comandi 164
10.1.3 Nuovi ambienti 165
10.1.4 Un pacchetto personale 165
10.2 Font 166
10.2.1 Comandi per cambiare lo stile dei font 166
10.2.2 Dichiarazioni per cambiare il corpo dei font 167
10.3 Inserire uno sfondo colorato in un’immagine 168
10.4 Le pagine bianche nei documenti fronte-retro 169
10.5 Testatine personalizzate 169
10.6 Cambiare le voci generate da babel 170
Uno degli aspetti più importanti della filosofia di LATEX è la distinzio- La distinzione tra la
ne tra la struttura del documento e la sua “resa” visiva. Si immagini struttura del
documento e la sua
per esempio di dover scrivere un libro di botanica e di volere che tutti i “resa” visiva
nomi latini delle piante appaiano in corsivo. In teoria, basterebbe met-
terli come argomento del comando \textit . Se però l’editore dovesse
chiedere di comporre i nomi latini in neretto e non in corsivo (perché
queste sono le sue scelte tipografiche), sarebbe necessario sostituire
tutti i \textit in \textbf , facendo attenzione, perché probabilmente
il corsivo sarà stato usato anche per qualcos’altro. Tutto ciò non è il
massimo della praticità.
Conformemente alla sua filosofia, LATEX offre una soluzione elegan-
te a questo problema. È possibile infatti definire un nuovo comando,
\latino , che stampa il suo argomento, cioè un nome latino, nello sti-
le specificato. Se i nomi latini devono poi essere in neretto, basterà
cambiare la definizione di \latino . Il comando \latino , dunque, non
descrive il modo in cui il suo argomento deve essere stampato, ma il
suo valore, il modo in cui lo si è pensato nell’ambito del testo. Ecco
perché non si usano quasi mai dei comandi di cambiamento di stile
163
164 PERSONALIZZARE LATEX
\newenvironment{hnomei}[hnumero di argomentii][hpredefinitoi]%
{hprimai}{hdopoi}
\begin{itaitemize}
\item Un elenco con voci\dots
\item \dots automaticamente • Un elenco con voci. . .
in corsivo. • . . . automaticamente in corsivo.
\end{itaitemize}
LATEX si assicura che non venga definito un ambiente già esisten- Il comando
te: se si vuole ridefinire un ambiente già esistente, si usa il comando \renewenvironment
\renewenvironment , che ha la stessa sintassi di \newenvironment .
10.2 FONT
In alcuni casi, si può Di regola, LATEX sceglie il font appropriato in base alla struttura logi-
voler cambiare lo ca del documento (capitoli, paragrafi, testatine, . . . ). In alcuni casi, si
stile e il corpo dei
font, manualmente.
potrebbe però voler cambiare lo stile e il corpo dei font, manualmente.
Dichiarazioni per Per ciascuno di questi comandi, esiste una dichiarazione corrispon-
cambiare lo stile dei dente, ovvero un comando privo di argomenti, che agisce su tutto il
font
resto del testo. Per limitare l’effetto di una dichiarazione bisogna usare
delle graffe di raggruppamento.
Dichiarazione Corpo
Tabella 49: I corpi dei font nelle classi standard (il corpo predefinito è di 10
punti).
\tiny 5 pt 6 pt 6 pt
\scriptsize 7 pt 8 pt 8 pt
\footnotesize 8 pt 9 pt 10 pt
\small 9 pt 10 pt 11 pt
\normalsize 10 pt 11 pt 12 pt
\large 12 pt 12 pt 14 pt
\Large 14 pt 14 pt 17 pt
\LARGE 17 pt 17 pt 20 pt
\huge 20 pt 20 pt 25 pt
\Huge 25 pt 25 pt 25 pt
\definecolor{AzzurroAlice}{RGB}{240,248,255}
\newcommand{\myincludegraphics}[2][]{%
\begingroup\setlength{\fboxsep}{0pt}%
\colorbox{AzzurroAlice}{\includegraphics[#1]{#2}}%
\endgroup}
\myincludegraphics[h. . .i]{himmaginei}
tori I a tori I a
t zz t zz
al
al
i
i
o Util
o Util
ia
ia
guIt guIt
ni di
ni di
pp
pp
TE TE
X ! Gru X ! Gru
(a) Immagine senza sfondo. (b) Immagine con sfondo.
!+∞
la trasformata di Laplace L[pH(t)] = 0 pH(t)e−st dt della
funzione impulsiva unitaria, Van der Pol procede ! +∞ nel modo
seguente. Innanzitutto determina L[fn (t)] = 0 fn (t)e−st dt,
dove fn (t) è definita dalla relazione (3.4); ottenuto L[fn (t)] =
1−e−s/n
s/n dimostra che limn→+∞ L[fn (t)] = 1 e conclude:
" #
L[pH(t)] = L lim fn (t) = lim L[fn (t)] = 1. (3.9)
n→+∞ n→+∞
\pagestyle{fancy}
\renewcommand{\chaptermark}[1]{\markboth{#1}{}}
\renewcommand{\sectionmark}[1]{\markright{\thesection\ #1}}
\fancyhf{}
\fancyhead[LE,RO]{\bfseries\thepage}
\fancyhead[RE]{\bfseries\footnotesize\nouppercase{\leftmark}}
\fancyhead[LO]{\bfseries\footnotesize\nouppercase{\rightmark}}
\renewcommand{\chaptername}{Unità}}
INDICE
a.1 L’accento e l’apostrofo 174
a.1.1 Accento tonico e fonico 174
a.1.2 Apostrofo 175
a.2 Punteggiatura e spaziatura 176
a.2.1 Segni di interpunzione e apostrofo 176
a.2.2 Virgolette 176
a.2.3 Parentesi 177
a.2.4 Punti ellittici 178
a.2.5 Trattini 178
a.2.6 Sbarretta e asterisco 178
a.3 Stile dei font 178
a.3.1 Corsivo 179
a.3.2 Neretto 179
a.3.3 Maiuscoletto 179
a.4 Composizione del testo 179
a.4.1 Capoversi 179
a.4.2 Uso delle maiuscole 180
a.4.3 La “d” eufonica 180
a.4.4 Parole straniere 180
a.4.5 Numeri 182
a.4.6 Frazioni, percentuali, unità di misura 183
a.4.7 Sigle 184
a.5 La bibliografia 184
173
174 NORME TIPOGRAFICHE
Accento tonico Il primo tipo è l’accento tonico che segnala, in una parola, la vocale su
cui appunto “cade l’accento”. Per esempio, l’accento tonico permette
di distinguere “pàssero” (uccello) da “passerò” (verbo) o “àmbito” (di
ricerca) da “ambito” (sinonimo di “desiderato”).
Accento fonico Il secondo tipo è l’accento fonico, che segnala la pronuncia aperta o
chiusa di una vocale. Per esempio, l’accento fonico permette di distin-
guere “pésca” (in mare) da “pèsca” (il frutto), o “bótte” (di vino) da
“bòtte” (nel senso di percosse). Si noti che, per la fonetica italiana, solo
la “e” e la “o” possono venire pronunciate aperte o chiuse (e quindi
hanno l’accento fonico), mentre la “a”, la “i” e la “u” ammettono una
sola pronuncia.
Accento grave e Per distinguere questi due casi, l’accento fonico assume due forme
acuto diverse, chiamate rispettivamente accento grave (da sinistra in alto a
destra in basso: `), che segnala un suono aperto della vocale, e accento
acuto (da sinistra in basso a destra in alto: ´), che segnala un suono
chiuso.
Benché i due tipi di accento, tonico e fonico, abbiano una funzione
del tutto distinta, lo stesso segno grafico, cioè la forma grave dell’accento
fonico, viene usato anche per segnalare l’accento tonico. L’accento toni-
co è quindi sempre indicato con un accento grave, a eccezione di quei
casi in cui entrambi gli accenti, tonico e fonico (chiuso), cadono sulla
stessa vocale: per esempio, in “perché” e nelle altre parole “tronche”.3
Si noti che, al contrario delle vecchie macchine per scrivere o di
altri programmi di composizione del testo, LATEX permette di accentare
senza problemi le lettere maiuscole (il codice \‘E produce direttamente
“È”), che spesso vengono erroneamente rese con un apostrofo (“E’ ”,
che significa “ei, egli”).
2 Un terzo tipo di accento, il circonflesso, ˆ, usato in passato per distinguere parole omo-
grafe, soprattutto nel caso dei plurali in -ii — per esempio per distinguere studî (plurale
di studio) da studi (voce del verbo studiare) — non è più usato: oggi si scrive semplice-
mente studi. Nei casi in cui l’ambiguità non è risolubile dal contesto si usa la doppia i:
assassino → assassini e assassinio → assassinii.
3 Si noti che il termine “accento” viene quindi usato in almeno tre sensi: per l’intonazione
(fenomeno tonico), per la pronuncia della vocale (fenomeno fonico) e per il simbolo
grafico impiegato per segnalare i primi due.
A.1 L’ACCENTO E L’APOSTROFO 175
Uso dell’accento
Molto spesso, nella scrittura quotidiana, sia l’accento tonico sia l’ac- Spesso si lascia al
cento fonico non vengono segnalati graficamente, lasciando al conte- contesto il compito di
distinguere le parole
sto il compito di distinguere fra parole omografe (si trovano quindi omografe.
normalmente “Il mio ambito di ricerca” e “Il premio è molto ambi-
to”, o “Alla domenica vado a pesca” e “Ho mangiato una buona pe-
sca”, senza accento alcuno). L’unico caso di uso obbligatorio è quello
dell’accento tonico sulle parole tronche, come “perché”, “cioè”, eccetera.
Gli accenti obbligatori sono sempre gravi su tutte le vocali tranne
sulla e che può riceverlo sia grave sia acuto a seconda dei casi.
I monosillabi che devono essere accentati sono i seguenti: ché (con-
giunzione causale), chiù (onomatopea), ciò (pronome), dà (indicativo di
dare), diè (passato remoto di dare), dì (giorno), è (indicativo di essere),
fé (fede), già (avverbio), giù (avverbio), là (avverbio), lì (avverbio) né
(congiunzione), piè (piede), più (avverbio), può (indicativo di potere), sé
(pronome tonico), scià (titolo nobiliare), sì (avverbio), tè (bevanda).
Per sapere quale accento indicare sulla lettera e bisognerebbe fare
riferimento alla pronuncia aperta o chiusa, ma siccome questa è molto
variabile da persona a persona, le norme uni stabiliscono che:
• l’accento è grave su ahimè, ohimè, caffè, canapè, cioè, coccodè, diè, è,
gilè, lacchè, piè, tè; sui francesismi adattati alla grafia italiana come
bebè, cabarè, relè, purè, eccetera; sui nomi propri Giosuè, Mosè, Noè,
Salomè, eccetera;
• l’accento è acuto su ché e i suoi composti come perché, affinché,
eccetera; fé e i suoi composti come autodafé; sui composti di re co-
me viceré, e sui composti di tre come ventitré, trentatré; sui passati
remoti come credé, temé privi della dittongazione della e (e → iè);
su mercé, né, scimpanzé, sé, testé.
Se si vogliono mettere accenti non obbligatori, tranne il caso della
omografia non corrispondente alla omofonia (pésca/pèsca), questi ac-
centi facoltativi non vanno mai sulle parole piane, anche se la versione
piana è meno frequente o meno usuale della parola sdrucciola: quindi
séguito, seguito, ma non seguìto. In altre parole, l’accento è vietato sulle
parole piane (tranne nel suo valore fonico).
A.1.2 Apostrofo
Aferesi, apocope, Quando una parola perde una lettera o una sillaba iniziale si ha il
elisione fenomeno dell’aferesi. Per esempio si ha aferesi in ’sta (per “questa”).
Se una parola perde una lettera o una sillaba finale di fronte ad un’al-
tra parola si parla di apocope (o troncamento); quando questa perdita è
segnata dall’apostrofo, si chiama elisione. Per esempio si ha apocope
in un bel cane sia nell’articolo uno sia nell’aggettivo bello; si ha elisione
in l’amico è un po’ stanco sia nell’articolo lo sia nell’avverbio poco.
Quando cadono lettere o sillabe iniziali l’apostrofo è preceduto da
uno spazio. Quando cadono sillabe finali l’apostrofo è seguito da uno
spazio o da un segno di interpunzione.
Nel file sorgente, non Quando in una parola cade una vocale finale di fronte a un’altra pa-
bisogna mai lasciare rola che inizia per vocale (come in un’altra o in quell’uomo), l’apostrofo
uno spazio dopo
l’apostrofo che sta al
sta al posto della vocale elisa; in quest’ultimo caso nel file sorgente
posto di una vocale non bisogna mai lasciare uno spazio dopo l’apostrofo. In questo mo-
elisa. do, LATEX evita automaticamente che resti l’apostrofo in fin di riga. Per
esempio, “quell’uomo” viene diviso in sillabe come una parola unica
in “quel-l’uo-mo” (occorre l’opzione italian di babel).
Fra gli usi particolari, l’apostrofo indica una riduzione delle cifre di
un anno (per esempio: “il ’68”) ed è usato come simbolo per i minuti
d’angolo, mentre non va impiegato per indicare i minuti di tempo.
A.2.2 Virgolette
Virgolette basse, In italiano, esistono tre tipi di virgolette: le basse (« », dette anche
virgolette alte e apici «francesi», «caporali» o «sergenti»), le alte (“ ”, dette anche “inglesi”) e
gli apici (‘ ’) (vedi il paragrafo 5.7.1 a pagina 56). La forma alto-basso
(“ „) non è usata in tipografia, ma solo nella scrittura a mano.
A.2 PUNTEGGIATURA E SPAZIATURA 177
In generale, le virgolette servono a “staccare” graficamente una pa- Uso delle virgolette
rola o un’espressione dal resto del testo. Per esempio, sono usate per
riportare parole altrui (come nel caso del discorso diretto) o per segna-
lare che una certa parola o frase è usata in un senso speciale differente
da quello ordinario. Alcuni usi tipici delle virgolette sono i seguenti:
• titoli di opere.
Non esistono regole fisse o comunemente accettate per l’uso dei vari
tipi di virgolette nei casi sopra elencati (e negli altri possibili). Inoltre,
in quasi tutti questi casi l’uso del corsivo concorre con quello delle
virgolette. L’importante, quindi, è fare una scelta iniziale ragionevole
e attenersi coerentemente a essa nel resto del documento.
A.2.3 Parentesi
Sia le virgolette sia le parentesi vanno attaccate alle parole che rac-
chiudono, e separate con uno spazio, sia prima sia dopo, dal resto
della frase (a meno che non siano a fine frase, come qui). Quando
un segno d’interpunzione ricorre dentro a virgolette o a parentesi, la
frase o il periodo finirà, come questo, con un punto fuori dalla paren-
tesi stessa (ovviamente!). Si noti che solo punto interrogativo e punto
esclamativo stanno di norma dentro alle parentesi.
178 NORME TIPOGRAFICHE
... I punti ellittici sono sempre e solo tre, e, come gli altri segni di
interpunzione, sono attaccati alla parola che precede e separati con uno
spazio da quella che segue. . . in questo modo. In LATEX, il comando
da usare è \dots (non vanno mai inseriti a mano tre punti separati),
eventualmente forzando uno spazio, \dots{} , se i punti ellittici non
sono a fine periodo (vedi il paragrafo 5.7.1 a pagina 56).
Se usati per indicare un’omissione in una citazione «è bene [. . .]
inserire i puntini entro parentesi quadre o tonde» come in questo caso.
A.2.5 Trattini
Per il trattino lungo (vedi il paragrafo 5.7.1 a pagina 56), si usa uno
spazio sia prima sia dopo — come in questo caso.
Il trattino breve, invece, non richiede alcuno spazio quando separa
cifre, come in “pag. 23-29”, o quando separa singole parole, come in
“guerra-lampo”; se invece esso separa locuzioni formate da più parole,
come in “Trentino - Alto Adige”, si usa uno spazio sia prima sia dopo.
A.3.1 Corsivo
A.3.2 Neretto
Il neretto si usa, nelle classi standard di LATEX, per i titoli dei capitoli, Il neretto va usato
dei paragrafi e delle altre suddivisioni del testo. Si tende di norma a con moderazione.
non impiegarlo per evidenziare le parole, uso per cui esiste già il cor-
sivo, o comunque a utilizzarlo con moderazione, per non appesantire
l’aspetto della pagina.
A.3.3 Maiuscoletto
rientrato). La stessa regola vale anche nel caso delle citazioni fuori
corpo (vedi il paragrafo 5.12 a pagina 65).4
Per avere il rientro anche nel paragrafo iniziale si usa il pacchetto
indentfirst, richiamandolo nel preambolo con
\usepackage{indentfirst}
In italiano, l’iniziale L’iniziale maiuscola, oltre che all’inizio del periodo, si usa solo per i
maiuscola si usa solo nomi propri. Questo è l’uso italiano, che contrasta con la consuetudi-
per i nomi propri.
ne di altre lingue. A parte il tedesco, dove tutti i sostantivi sono scritti
con l’iniziale maiuscola, in inglese c’è l’abitudine di usare l’iniziale ma-
iuscola, per esempio, nei nomi dei mesi e delle stagioni, nei nomi di
alcuni settori disciplinari (per esempio “Electrical and Electronic En-
gineering”, “Information and Communication Technology”, . . . ), nei
titoli degli enunciati matematici menzionati all’interno di una frase
(“Theorem 1”, “Lemma 2”, “Algorithm 3”), negli aggettivi che indi-
cano la nazionalità e nelle parole “principali” — ovvero diverse da
articoli, congiunzioni e preposizioni, che (a eccezione della prima pa-
rola) rimangono in minuscolo — che compongono i titoli di un libro
(in italiano scriviamo “I promessi sposi”, ma in inglese troviamo “The
Betrothed” con due maiuscole iniziali). Allo stesso modo, non si usa la
maiuscola nell’abbreviazione di figura, tabella, eccetera, come avviene
invece regolarmente in inglese; non solo, ma in italiano si fa riferimen-
to a una figura, una tabella, o simili, mediante la preposizione artico-
lata, e quindi si scriverà correttamente “Come si vede nella figura 14”,
e non “Come si vede in Fig. 14”.
La “d” eufonica va Nella lingua italiana (parlata e scritta), la “d” eufonica è un fenome-
usata solo quando no che implica l’aggiunta finale della lettera “d” ad alcune particelle
necessario.
vocaliche, qualora l’incontro con parole che iniziano per vocale crei ca-
cofonie o difficoltà di pronuncia. Nell’italiano moderno scritto, l’uso
della “d” eufonica dovrebbe essere limitato alla congiunzione “e” e al-
la preposizione “a”, nei casi in cui precedano parole che iniziano con
la stessa vocale (per esempio “ed ecco”, “ad andare”, “ad ascoltare”),
e a forme consolidate come “ad esempio”.
Le parole straniere Riempire i propri scritti con parole straniere non è solo cacofonico, è
vanno evitate, anche provinciale. Non bisogna quindi usare le parole straniere quan-
quando c’è una
valida alternativa in
do c’è una valida alternativa in italiano. Così si può benissimo scrivere
italiano. “scadenza” invece di deadline, “diagramma” invece di chart, “compe-
tenze” al posto di know-how, e così via. Bisogna tuttavia evitare di
cadere nel ridicolo per troppo purismo, come a volte fanno i francesi
Le parole straniere vanno in corsivo, a meno che non vengano espli- Le parole straniere
citamente «quoted» (come in questo caso) o che non siano entrate nel- non di uso corrente
per il lettore vanno
l’uso comune. Quindi, per esempio, si scriverà: “ho visto un bel film” in corsivo.
(comune) ma “ho mangiato un pudding” (non comune). In realtà, da-
to che è molto difficile stabilire che cosa sia entrato o meno “nell’u-
so comune”, la regola più corretta è quella di scrivere in corsivo le
parole straniere che si presumono non di uso corrente per il lettore a
cui ci si rivolge. Per esempio, in un libro di informatica “software”,
“computer”, . . . potranno tutte andare normalmente in tondo.
In un documento italiano, le parole straniere entrate nell’uso comu- Le parole straniere
ne non assumono la forma plurale (“ho visto due film”), mentre le d’uso comune non
assumono la forma
parole straniere di uso non comune seguono il plurale della lingua plurale.
originale (“ho mangiato due puddings”).
A proposito del morfema finale -s, che di regola rappresenta la mar-
ca del plurale in inglese, francese, spagnolo e portoghese, va sottoli-
neato che la diffusione di questa modalità di formazione del plurale
nelle lingue europee presenta il rischio di poter essere intesa, nella co-
scienza comune, come la modalità tipica per ottenere un plurale stra-
niero e quindi di essere applicata anche a parole che formano il plurale
in modo diverso. Si scriverà dunque correttamente, per esempio: “il
gentleman”, “i gentlemen”; “il Land”, “i Länder”.
I nomi propri (come “San Francisco”, “Donald”, . . . ) o le denomina-
zioni ufficiali (come “Stanford University”, “Magna Charta”, . . . ) non
sono considerati parole straniere, e quindi non vanno in corsivo.
182 NORME TIPOGRAFICHE
A.4.5 Numeri
Lettere o cifre?
Ordinali
$23{,}5$ \\ 23,5
$23,5$ 23, 5
Le frazioni si possono esprimere in lettere (tre quarti) a meno che non Frazioni
indichino una quantità numerica precisa. In questo caso si possono
scrivere usando la sbarretta, per esempio 3/4, o la forma frazionaria
vera e propria, per esempio 34 (codice LATEX: $\frac{3}{4}$).5
Le percentuali si scrivono normalmente in cifre (30%) a meno che Percentuali
il contesto non sia colloquiale, nel qual caso si può scrivere “30 per
cento”. Va ricordato che il simbolo % è riservato in LATEX ai commenti,
e va quindi inserito con l’apposito comando \%.
Le quantità misurate sono costituite da numeri seguiti dall’unità di Unità di misura
misura, espressa tipicamente dal simbolo relativo, come per esempio
5 Una scrittura del tipo 3/4, che si può ottenere con pacchetti come nicefrac o xfrac, è invece
sempre sconsigliabile (l’unica possibile eccezione è se la frazione si trova all’interno di
un libro di cucina).
184 NORME TIPOGRAFICHE
“20 cm” o “15 kg”. Si noti che il simbolo dell’unità di misura non vuole
il punto. In LATEX, per inserire le unità di misura del Sistema Interna-
zionale si consiglia l’uso del pacchetto siunitx (vedi il paragrafo 7.10 a
pagina 135).
A.4.7 Sigle
Acronimi Gli acronimi sono espressioni formate dalle lettere o sillabe iniziali
di parole componenti un’espressione che si vuole abbreviare. Esempi
sono guIt, html o pdf. Gli acronimi dovrebbero essere composti tutti
da maiuscole, senza spazi né puntini fra di esse, anche se spesso si
trovano forme differenti. Quando un acronimo è ampiamente entrato
nell’uso e viene pronunciato come parola, si può spesso scriverlo come
tale: “Fiat” e “radar” sono entrambi accettabili. A parte questi casi,
è sempre consigliabile, per acronimi meno noti, citarli per esteso la
prima volta che li si scrive nel testo, mettendo fra parentesi la forma
estesa. Per esempio: guIt (Gruppo Utilizzatori Italiani di TEX e LATEX).
Abbreviazioni Le abbreviazioni si ottengono invece dal troncamento di una parola,
che viene indicata dalla sua sola parte iniziale. In casi particolari, come
“sig.ra” o “Prof.ssa”, comprendono anche la parte finale della parola
originale. Il troncamento viene indicato con un punto: se l’abbrevia-
zione dovesse cadere a fine periodo (caso raro, forse possibile col solo
“ecc.”) il punto di abbreviazione funziona anche da punto fermo (cioè,
ovviamente, non si trovano due punti successivi).
A.5 LA BIBLIOGRAFIA
Stile dei riferimenti La bibliografia è forse il più tormentato fra gli aspetti tipografici del-
bibliografici la composizione di un documento. Se in generale esistono poche re-
gole assolute per la tipografia, nel caso della bibliografia non ne esiste
sostanzialmente alcuna.
Lo stile dei riferimenti bibliografici dipende dal tipo di pubblicazio-
ne, dall’editore, dai gusti dell’autore e da altri fattori. Per esempio, lo
stile della bibliografia adottato in questo documento, tipico di molti
documenti italiani, prevede l’uso del maiuscoletto sia per i nomi degli
autori che dei curatori (editor), il corsivo per i titoli di libri o antologie
(collection) e per i nomi delle riviste (journal) e le virgolette basse per i ti-
toli degli articoli o dei contributi in antologie (vedi il paragrafo 8.1 a pa-
gina 145). Vale comunque la pena ripetere che queste sono solo alcune
delle tante scelte stilistiche possibili, che solitamente vengono imposte
all’autore del documento dall’editore o dalla rivista per cui scrive.
Anche la scelta fra riferimenti in nota (a piè di pagina) o invece rac-
colti in un’apposita bibliografia dipende spesso dall’editore o dalla rivi-
sta. La prima scelta è piuttosto diffusa nelle pubblicazioni italiane, ma
del tutto sconsigliabile per qualsiasi pubblicazione scientifica (in senso
lato, comprese le tesi di laurea, per esempio) a causa della maggior
difficoltà di individuazione e lettura del riferimento. La seconda scelta
è quella standard in LATEX: l’ambiente thebibliography o il program-
ma BibTEX producono appunto una sezione del documento separata,
contenente l’elenco dei riferimenti bibliografici.
B GALLERIA DEGLI ORRORI
INDICE
b.1 Il testo 185
b.1.1 L’inserimento dei caratteri accentati 185
b.1.2 La divisione in sillabe 186
b.1.3 I margini 186
b.1.4 Gli indirizzi Internet 186
b.1.5 Le note a piè di pagina 187
b.2 Le tabelle 187
b.2.1 Regole generali 187
b.2.2 Allineare i numeri alla virgola 189
b.2.3 Le tabelle mobili 190
b.3 Le figure 191
b.4 La matematica 193
b.4.1 Formule fuori corpo 193
b.4.2 Operatori 196
b.4.3 Parentesi 197
b.4.4 Matrici 198
b.4.5 Integrali multipli 198
b.4.6 Insiemi numerici 199
b.4.7 Riferimenti a una formula 200
b.4.8 Punti ellittici 200
b.5 Codici sorgente leggibili 200
B.1 IL TESTO
B.1.1 L’inserimento dei caratteri accentati
185
186 GALLERIA DEGLI ORRORI
Per inserire i Dal 1994, è possibile usare il pacchetto inputenc per inserire i carat-
caratteri accentati teri accentati direttamente da tastiera (vedi il paragrafo 5.1.2 a pagi-
direttamente da
tastiera si usa il
na 44):
pacchetto inputenc.
In realtà, dal 1994 è
In realtà, dal 1994 è possibile inseri-
possibile inserire i caratteri
re i caratteri accentati direttamente
accentati direttamente da
da tastiera: perché non farlo?
tastiera: perché non farlo?
\hyphenation{Sil-la-ba-zio-ne sim-pa-ti-ca-men-te}
\hyphenation{ma-cro-istru-zio-ne nitro-idrossil-amminico}
B.1.3 I margini
\addtolength{\textwidth}{1cm}
\addtolength{\hoffset}{-0.5cm}
http://profs.sci.univr.%
it/\~{}gregorio/
http://profs.sci.univr.it/˜gregorio/
http://profs.sci.univr.it/∼gregorio/
http://profs.sci.univr.%
it/$\sim$gregorio/
Per scrivere un indirizzo Internet è opportuno servirsi del pacchetto Per scrivere un
url (se si usa hyperref, questo pacchetto è caricato automaticamente): indirizzo Internet si
usa il pacchetto url.
\url{http://profs.sci.univr.% http://profs.sci.univr.it/
it/~gregorio/} ~gregorio/
In questo modo, fra l’altro, non occorre fare peripezie per inserire la
tilde ~, l’indirizzo Internet è composto con il font a spaziatura fissa
usato e, se necessario, viene automaticamente sillabato.
Dal momento che le note a piè di pagina (di cui è bene non abusare) È bene scrivere le
interrompono il flusso del discorso, esse dovrebbero sempre essere note a piè di pagina
alla fine del relativo
poste alla fine del relativo capoverso, dopo il segno di interpunzione.1 capoverso, dopo il
segno di
Le note a piè di pagina Le note a piè di pagina sono usa- interpunzione.
sono usate con moderazione te con moderazione dagli utenti di
dagli utenti di LATEX.a
\LaTeX.\footnote{Questo
ne è un esempio.} a Questo ne è un esempio.
B.2 LE TABELLE
B.2.1 Regole generali
\begin{tabular}{|l|c|r|}
\hline
Sparc & SunOS & 4.1.4 \\
\hline Sparc SunOS 4.1.4
HP & HP-UX & 10.20 \\ HP HP-UX 10.20
\hline
PC NetBSD 1.2
PC & NetBSD & 1.2 \\
\hline
\end{tabular}
1 Così.
188 GALLERIA DEGLI ORRORI
\begin{tabular}{|r|l|}
\hline
7C0 & esadecimale \\ 7C0 esadecimale
3700 & ottale \\ 3700 ottale
11111000000 & binario \\
\hline \hline
11111000000 binario
1984 & decimale \\ 1984 decimale
\hline
\end{tabular}
Le tabelle vanno • Le tabelle precedenti sono state composte senza seguire le regole
composte seguendo le generali, che impongono di non usare linee verticali e di evitare
regole generali. . .
linee doppie (vedi il paragrafo 6.1.1 a pagina 78).
. . . usando i comandi • Inoltre, per ottenere le linee orizzontali è opportuno usare i co-
del pacchetto mandi \toprule , \midrule e \bottomrule del pacchetto booktabs
booktabs per ottenere
le linee orizzontali. . .
al posto del comando \hline offerto da LATEX, che ha una resa
tipografica non del tutto soddisfacente a causa del poco spazio
tra le linee orizzontali e il testo delle celle (vedi il paragrafo 6.1.2
a pagina 78).
. . . e allineando le • Si noti infine che LATEX non richiede che le colonne (ovvero i sim-
colonne nel sorgente. boli &) siano allineate, tuttavia è consigliabile che lo siano per
migliorare la leggibilità del sorgente.
\begin{tabular}{lcr}
\toprule
Sparc & SunOS & 4.1.4 \\ Sparc SunOS 4.1.4
HP & HP-UX & 10.20 \\ HP HP-UX 10.20
PC & NetBSD & 1.2 \\
PC NetBSD 1.2
\bottomrule
\end{tabular}
\begin{tabular}{rl}
\toprule
7C0 & esadecimale \\ 7C0 esadecimale
3700 & ottale \\ 3700 ottale
11111000000 & binario \\
11111000000 binario
\midrule
1984 & decimale \\ 1984 decimale
\bottomrule
\end{tabular}
Contenuto Quantità
Heineken 33 cl 10
Guinness 66 cl 5
Kronenbourg 33 cl 0
Heineken 33 10
Guinness 66 5
Kronenbourg 33 0
\hline
\bfseries Kronenbourg & 33 cl & 0 \\
\hline
\end{tabular}
\begin{tabular}{>{\bfseries}lcc}
\toprule
& Contenuto (cl) & Quantità \\
\midrule
Heineken & 33 & 10 \\
Guinness & 66 & 5 \\
Kronenbourg & 33 & 0 \\
\bottomrule
\end{tabular}
Espressione Valore
π 3,1416
ππ 36,46
π
ππ 80662,7
\begin{tabular}{c r @{,} l}
Espressione &
\multicolumn{2}{c}{Valore} \\ Espressione Valore
\hline π 3,1416
$\pi$ & 3&1416 \\ ππ 36,46
$\pi^{\pi}$ & 36&46 \\
(ππ )π 80662,7
$(\pi^\pi)^\pi$ & 80662&7 \\
\end{tabular}
Per allineare i Per allineare i numeri alla virgola è preferibile usare il pacchetto
numeri alla virgola si dcolumn (vedi il paragrafo 6.1.7 a pagina 83). La tabella precedente si
usa il pacchetto
dcolumn.
trasforma allora nella 53, ottenuta con il seguente codice:
\begin{tabular}{cD{.}{,}{5.4}}
\toprule
Espressione & \multicolumn{1}{c}{Valore} \\
\midrule
$\pi$ & 3.1416 \\
$\pi^{\pi}$ & 36.46 \\
$\pi^{\pi^{\pi}}$ & 80662.7 \\
\bottomrule
\end{tabular}
nel quale, al solito, si sono usati i comandi del pacchetto booktabs per
ottenere le linee orizzontali.
table tabelle
figure disegni
• Inoltre, per centrare una tabella mobile è opportuno usare il co- Per centrare una
mando \centering invece dell’ambiente center, poiché quest’ul- tabella mobile va
usato \centering
timo inserisce uno spazio verticale supplementare esagerato. invece di center.
• Infine, per separare la didascalia dalla tabella (di regola, la di- Per separare la
dascalia si scrive sopra la tabella e non sotto, come nell’esempio didascalia dalla
tabella si può usare il
considerato), se si usano le classi standard è conveniente caricare pacchetto caption.
il pacchetto caption e, una volta per tutte, scrivere nel preambolo
\captionsetup[table]{position=top}
B.3 LE FIGURE
Le figure mobili
B.4 LA MATEMATICA
B.4.1 Formule fuori corpo
Ne risulta:
Ne risulta:
$$
x + y + z = n
x+y+z = n
$$
Nell’inserimento delle formule matematiche fuori corpo, l’impiego I comandi $$. . .$$
dei comandi $$. . .$$ è sempre sconsigliabile, perché in alcuni casi si non vanno mai usati.
possono presentare problemi con la spaziatura verticale tra le formule;
inoltre, con quel codice l’opzione di classe fleqn non funziona cor-
rettamente [Fairbairns, 2007; Trettin e Zannarini, 2005]. La formula
precedente si scrive correttamente così:
Ne risulta:
Ne risulta:
\[
x + y + z = n.
x + y + z = n.
\]
$$
f(x) > 1 \mbox{ se } x < 3 f(x) > 1 se x < 3
$$
194 GALLERIA DEGLI ORRORI
\[
f(x)>1 \text{ se $x < 3$.} f(x) > 1 se x < 3.
\]
\begin{eqnarray}
e^{x+y} & = & e^x \: e^y \\
ex+y = ex e y (B.1)
\ln xy & = & \ln x + \ln y
\end{eqnarray} ln xy = ln x + ln y (B.2)
Gli ambienti Per inserire formule fuori corpo, LATEX offre gli ambienti eqnarray
eqnarray ed (per formule numerate) ed eqnarray* (per formule non numerate).
eqnarray* non vanno
mai usati.
Purtroppo questi ambienti sono nati con un “peccato originale”: gli
spazi a destra e a sinistra dei segni di uguaglianza nelle formule scritte
con eqnarray ed eqnarray* sono maggiori che non nelle formule inse-
rite con gli altri ambienti matematici. Quando dal vecchio LATEX 2.09
si è passati al nuovo LATEX 2ε , questo difetto è stato conservato, per
mantenere una compatibilità con i file predisposti per essere compila-
ti con la vecchia versione. Oggi gli ambienti eqnarray ed eqnarray*
non devono venire più usati, ma vanno usati solo gli ambienti messi
a disposizione dal pacchetto amsmath (vedi il paragrafo 7.6 a pagi-
na 126).
Per disporre gruppi L’ambiente align di amsmath permette di disporre gruppi di due o più
di formule con formule, ciascuna su una riga, numerate singolarmente, da allineare fra
allineamento si usa
align.
loro. L’esempio precedente si scrive:
\begin{align}
e^{x+y} &= e^x e^y \\
ex+y = ex ey (B.3)
\ln xy &= \ln x + \ln y
\end{align}
ln xy = ln x + ln y (B.4)
\begin{eqnarray}
\int_1^2 x^2 dx
& = & \left[ Z2 2
x3
\frac{x^3}{3} x2 dx =
1 3 1
\right]_1^2 \nonumber \\
& = & \frac{2^3}{3}- 23 13
= −
\frac{1^3}{3} 3 3
\nonumber \\ 8 1
= −
& = & \frac{8}{3}- 3 3
\frac{1}{3} \nonumber \\ 7
= (B.5)
& = & \frac{7}{3} 3
\end{eqnarray}
Per dividere una singola formula in più righe, con le righe da allineare, Per spezzare una
si usa l’ambiente split di amsmath: singola formula con
allineamento si usa
split.
\begin{equation}
\begin{split}
\int_1^2 x^2 dx Z2 2
x3
&= \biggl[ x2 dx =
1 3 1
\frac{x^3}{3}
\biggr]_1^2 \\ 23 13
= −
&= \frac{2^3}{3}- 3 3 (B.6)
\frac{1^3}{3} \\ 8 1
= −
&= \frac{8}{3}-\frac{1}{3} \\ 3 3
&= \frac{7}{3}. 7
= .
\end{split} 3
\end{equation}
\begin{eqnarray}
\lefteqn{ \cos x = 1
-\frac{x^{2}}{2!} +{} } x2
cos x = 1 − +
\nonumber\\ 2!
& & {}+\frac{x^{4}}{4!} x4 x 6
-\frac{x^{6}}{6!}+{}\cdots + − + · · · (B.7)
4! 6!
\end{eqnarray}
Per dividere una singola formula in più righe, senza particolari allinea- Per spezzare una
menti fra le varie righe, si usa l’ambiente multline di amsmath: singola formula
senza allineamento si
usa multline.
\begin{multline}
\cos x = 1-\frac{x^2}{2!} \\ x2
cos x = 1 −
+\frac{x^4}{4!}-\frac{x^6}{6!} 2!
+\dots x4 x6
\end{multline} + − +... (B.8)
4! 6!
196 GALLERIA DEGLI ORRORI
Casi
Si consideri il seguente esempio:
$$
|x| =
\left\{
\begin{array}{rl}
x se x > 0
x & \mbox{se } x \ge 0 \\ |x| =
-x & \mbox{se } x < 0 −x se x < 0
\end{array}
\right.
$$
Per le definizioni • Per le definizioni fatte per casi si usa l’ambiente cases di amsmath.
fatte per casi si usa La graffa e l’allineamento sono automatici; il testo nella seconda
cases.
colonna va dentro a \text{h. . .i}.
Per il valore assoluto • Per scrivere il valore assoluto è conveniente caricare il pacchet-
si usa mathtools. to mathtools (vedi il paragrafo 7.2.8 a pagina 117) e definire un
apposito comando, scrivendo nel preambolo:
\DeclarePairedDelimiter{\abs}{\lvert}{\rvert}
\[
\abs{x} =
\begin{cases} x, se x > 0,
x, & \text{se $x\ge 0$,} \\ |x| =
-x, & \text{se $x<0$.} −x, se x < 0.
\end{cases}
\]
B.4.2 Operatori
\begin{displaymath}
\mathop{\mathrm{cov}}(X,Y)=
\frac{1}{n}\sum_{i=1}^n 1 X
n
(x_i-\overline x) cov(X, Y) = (xi − x)(yi − y)
n
(y_i-\overline y) i=1
\end{displaymath}
B.4 LA MATEMATICA 197
Nel seguito, basta scrivere \cov per avere cov nel font corretto e ade-
guatamente spaziato su entrambi i lati.
L’esempio precedente si scrive allora:
\[
\cov(X,Y)=
1 X
n
\frac{1}{n}\sum_{i=1}^n cov(X, Y) = (xi − x̄)(yi − ȳ)
(x_i-\bar x)(y_i-\bar y) n
i=1
\]
B.4.3 Parentesi
\begin{displaymath}
3
1 + \left( \frac{1}{ 1-x^{2} } 1
\right)^3
1+
1 − x2
\end{displaymath}
Per scrivere coefficienti binomiali si usa il comando \binom di amsmath: Per i coefficienti
binomiali si usa
\[ \binom.
n
\binom{n}{k}
k
\]
198 GALLERIA DEGLI ORRORI
B.4.4 Matrici
$$
\left[
\begin{array}{cc} " #
a_{11} & a_{12} \\ a11 a12
a_{21} & a_{22} a21 a22
\end{array}
\right]
$$
$$
{\mathcal A} = \left(
\begin{array}{ccc}
a_{11} & a_{12} & a_{13} \\ a11 a12 a13
a_{21} & a_{22} & a_{23} \\
A=
a_{31} & a_{32} & a_{33} a21 a22 a23
\end{array} a31 a32 a33
\right)
$$
Per scrivere matrici Per scrivere matrici è opportuno usare gli appositi ambienti mes-
vanno usati gli si a disposizione dal pacchetto amsmath (vedi il paragrafo 7.5 a pagi-
appositi ambienti di
amsmath.
na 124). Questi ambienti, oltre a essere facili da usare, permettono di
raggiungere un risultato tipografico ottimale.
Le matrici precedenti si scrivono allora:
\[
\begin{bmatrix} " #
a_{11} & a_{12} \\ a11 a12
a_{21} & a_{22} a21 a22
\end{bmatrix}
\]
\[
\mathcal{A}=
\begin{pmatrix}
a11 a12 a13
a_{11} & a_{12} & a_{13} \\
A=
a_{21} & a_{22} & a_{23} \\ a21 a22 a23
a_{31} & a_{32} & a_{33} a31 a32 a33
\end{pmatrix}
\]
$$
ZZZ
V = \int \!\! \int \!\!
V= dτ
\int_{\Omega} d\tau Ω
$$
\newcommand{\ud}{\mathrm{d}}
\begin{displaymath} ZZ
\int\!\!\int_{D} g(x,y) g(x, y) dx dy
\, \ud x\, \ud y D
\end{displaymath}
Per gli integrali multipli si usano gli appositi comandi forniti da Per scrivere gli
amsmath (vedi il paragrafo 7.2.4 a pagina 115): intergali multipli si
usano gli appositi
comandi di amsmath.
\[ ZZZ
V=\iiint_\Omega d\tau V= dτ
\] Ω
\[ ZZ
\iint_D g(x,y)\,dx\,dy g(x, y) dx dy
\] D
\begin{equation}
\forall x \in \mathbf{R}:
\qquad x^{2} \ge 0 ∀x ∈ R : x2 > 0 (B.9)
\end{equation}
Per comporre gli insiemi numerici, conviene caricare il pacchetto Per comporre gli
amssymb e scrivere nel preambolo le seguenti definizioni: insiemi numerici
conviene adottare
\newcommand{\numberset}{\mathbb} una scrittura che
consenta di cambiare
\newcommand{\N}{\numberset{N}}
notazione con
\newcommand{\R}{\numberset{R}} un’unica modifica.
\begin{equation}
\forall x \in \R
\quad x^2 \ge 0. ∀x ∈ R x2 > 0. (B.10)
\end{equation}
200 GALLERIA DEGLI ORRORI
\begin{equation}
\label{eq:eta}
η>0 (B.11)
\eta>0
\end{equation} Dalla formula (B.11) si deduce che
Dalla formula (\ref{eq:eta}) ...
si deduce che \ldots
Per riferirsi a una Per riferirsi a una formula, è conveniente usare il comando \eqref
formula si usa \eqref. del pacchetto amsmath:
\begin{equation}
\label{eqn:eta}
η>0 (B.12)
\eta>0
\end{equation} Dalla formula (B.12) si deduce
Dalla formula~\eqref{eqn:eta} che. . .
si deduce che\dots
\begin{displaymath}
x_{1},\ldots,x_{n} \qquad
x_{1}+\cdots+x_{n} x1 , . . . , xn x1 + · · · + xn
\end{displaymath}
Per inserire punti Per inserire punti ellittici in una formula è conveniente caricare il
ellittici si usa \dots pacchetto amsmath e usare il comando \dots , che, automaticamente a
di amsmath.
seconda del contesto, inserisce i punti sulla linea di base del testo o li
centra rispetto alla riga:
\[
x_1,\dots,x_n \qquad
x_1+\dots+x_n x1 , . . . , xn x1 + · · · + xn
\]
\begin{document}
\title{Il titolo}
\author{Lorenzo Pantieri}
\maketitle
\begin{abstract}
\lipsum[1]
\end{abstract}
\tableofcontents
\section{Un paragrafo}
\lipsum[1]
\subsection{Un sottoparagrafo}
\lipsum[1]
\subsection{Un sottoparagrafo}
202 GALLERIA DEGLI ORRORI
\section{Un paragrafo}
\label{sec:esempio}
\lipsum[1]
% Bibliografia
\begin{thebibliography}{9}
\bibitem{pantieri:arte}
\textsc{L.~Pantieri} (2009),
\emph{L’arte di scrivere con \LaTeX},
\url{http://www.lorenzopantieri.net/LaTeX_files/ArteLaTeX.pdf}.
\end{thebibliography}
\end{document}
\renewcommand{\cvheadingfont}{\LARGE\color{Maroon}}
\renewcommand{\cvlistheadingfont}{\large}
\renewcommand{\cvlabelfont}{\qquad}
\begin{document}
\begin{cv}{\spacedallcaps{Curriculum vitae}}
\begin{cvlist}{\spacedlowsmallcaps{Dati personali}}
\item Lorenzo Pantieri
\item Nato a Cesena il 30 gennaio 1973
\item \url{http://www.lorenzopantieri.net/}
\end{cvlist}
\begin{cvlist}{\spacedlowsmallcaps{Esperienze lavorative}}
\item \dots
\end{cvlist}
\end{cv}
\end{document}
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Sylvestre Bonnard, Milano. (Citato alle pagine 51, 156 e 205.)
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contrib/booktabs/booktabs.pdf. (Citato a pagina 78.)
203
204 BIBLIOGRAFIA
Oetiker, T., Partl, H., Hyna, I. e Schlegl, E. (2000), Una (mica tan-
to) breve introduzione a LATEX 2ε , http://www.ctan.org/tex-archive/
info/italian/lshort/itlshort.pdf (è disponibile anche la ver-
sione in inglese, aggiornata al 2008: ftp://tug.ctan.org/
pub/tex-archive/info/lshort/english/lshort.pdf). (Citato alle
pagine 45, 47 e 136.)
Pakin, S. (2008), The Comprehensive LATEX Symbol List, http://www.ctan.
org/tex-archive/info/symbols/comprehensive/symbols-a4.pdf.
(Citato a pagina 136.)
Pantieri, L. (2008a), Introduzione allo stile ClassicThesis, http://www.
lorenzopantieri.net/LaTeX_files/ClassicThesis.pdf. (Citato
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http://www.ctan.org/tex-archive/macros/latex/contrib/
arsclassica/Italian/ArsClassica.pdf. (Citato a pagina 45.)
Wilson, P. (2004), The memoir class, Manuale d’uso della classe me-
moir, http://tug.ctan.org/tex-archive/macros/latex/contrib/
memoir/memman.pdf. (Citato a pagina 51.)
207
208 INDICE ANALITICO
\bigoplus, 139 C
\bigotimes, 139 \c, 61
\Bigr, 122 Campo
\bigr, 122 address, 148, 149
\bigskip, 48
author, 148–151
\bigstar, 141
booktitle, 149
\bigtriangledown, 138
chapter, 149
\bigtriangleup, 138
edition, 148, 149
\biguplus, 139
editor, 148, 149, 151
\bigvee, 139
howpublished, 148, 149
\bigwedge, 139
institution, 149, 150
binding, 52
journal, 148
\binom, 123, 197
key, 148, 149
\blacklozenge, 141
month, 148–150
\blacksquare, 141
note, 148–150
\blacktriangle, 141
number, 148, 149
\blacktriangledown, 141
organization, 149
\blacktriangleleft, 142
pages, 148, 149
\blacktriangleright, 142
publisher, 148–150
bm, 124, 129
school, 149
\bm, 124, 129, 130
series, 148, 149
Bmatrix, 124
title, 148–150
bmatrix, 124
type, 149
\bmod, 121
bmp, 95 volume, 148, 149
bmpsize, 95 year, 148–150
book, 29–31, 37, 53, 55, 60, 146, \Cap, 142
153, 157, 169 \cap, 138
booklet, 148 Capolettera, 72, 73
bookmarks, 58, 60 Capoversi, 24, 46–48, 75, 179,
booktabs, 36, 77, 79, 188–191, 180
203 caption, 36, 85, 105, 107, 191
booktitle, 149 \caption, 84, 85, 102, 105, 193
\bot, 141 Caratteri speciali, 24–26
\bottomrule, 79, 188 cases, 128, 196
“bounding box”, 96 \ccname, 171
\bowtie, 138 CD, 135
\Box, 141 \cdot, 138
\boxdot, 142 \cdots, 141
\boxminus, 142 \cellcolor, 93
\boxplus, 142 center, 68, 85, 99, 103, 191, 192
\boxtimes, 142 \centerdot, 142
\Bra, 124 \centering, 83, 85, 103, 191, 192
\bracevert, 139 \chapter, 43, 53, 55, 56, 169
\Braket, 124 chapter, 149
braket, 124 \chapter*, 55, 56
\breve, 137 \chaptermark, 169
Bringhurst, R., 51, 52, 205 \chaptername, 171
\bullet, 138 \check, 137
\Bumpeq, 142 \chi, 137
\bumpeq, 142 Chiave
binding, 52
210 INDICE ANALITICO
G \hbar, 141
\Game, 141 \hdotsfor, 125
\Gamma, 116, 137 headings, 37, 55
\gamma, 116, 137 \headtoname, 171
gather, 126–128 \heartpar, 73
gather*, 127 \heartsuit, 141
gathered, xiii, 128 height, 97
\gcd, 122 \hline, 79, 188
\ge, 138 \hoffset, 186
geometry, 31, 36, 52, 186 \hom, 122
\geq, 138 \hookleftarrow, 140
\geqq, 142 \hookrightarrow, 140
\geqslant, 142 howpublished, 148, 149
\gets, 140 \href, 59
\gg, 138 \hslash, 141
\ggg, 142 html, xix, xx, 7
\gggtr, 142 \Huge, 167, 168
Ghostscript, 13, 17, 95 \huge, 167, 168
Ghostview, 17, 95, 96, 98 hyperref, 18, 36, 39, 58, 60, 61,
gif, xix, 94 157, 187
\gimel, 141 \hypersetup, 58
Gimp, 17, 95, 96 \hyphenation, 48, 49, 186
Glossari, 71
glossaries, 71 I
\glossaryname, 171 \i, 61
\gnapprox, 143 icomma, 183
\gneq, 143 \idotsint, 115
\gneqq, 143 \iff, 119, 140
\gnsim, 143 \iiiint, 115
Gnuplot, 16, 94 \iiint, 115
Grafici di Feynman, 135 \iint, 115
\graphicspath, 98 \Im, 141
graphicx, 18, 30, 31, 36, 86, 96, ImageMagick, 95
97, 168 \imath, 141
\grave, 137 Immagini
gray, 91 affiancate, 105
Gregorio, E., i, vii, xxiv, 62 bitmap, 17, 19, 93–96
GSview, 13, 17, 95, 96, 98 con sfondo colorato, 168,
\gtrapprox, 142 169
\gtrdot, 142 fuori testo, 98–100
\gtreqless, 142 in testo, 98, 99
\gtreqqless, 142 vettoriali, 19, 93–96
\gtrless, 142 \implies, 119
\gtrsim, 142 \in, 115, 138
\GuIT, 60 inbook, 149
guit, 26, 31, 60, 146 \include, 40
\GuIT*, 60 \includegraphics, 97–99, 108,
\gvertneqq, 143 192
\includeonly, 40
H incollection, 149
\H, 61 indentfirst, 36, 51, 69, 180
\hat, 137 \index, 160, 161
214 INDICE ANALITICO
U \Vdash, 142
\u, 61 \vDash, 142
ucs, 44 \vdash, 138
\ulcorner, 139 \vdots, 125, 141
\underbrace, 123 \vec, 117, 124, 137
\underline, 117 Vedove, 75
\underset, 116 \vee, 138
Unicode, xxi, 44 \veebar, 142
unicode, 58, 61 verse, 70
Unità di misura, 135, 183 verse, 70
\unlhd, 138 Versi, 69, 70
unpublished, 149 \Vert, 117, 139
\unrhd, 138 \vert, 117, 139
unsrt, 152 Vettori, 124
\Uparrow, 139, 140 Vim, 17
\uparrow, 139, 140 Virgolette, 25, 56, 69, 70, 176,
\Updownarrow, 139, 140 177, 184
\updownarrow, 139, 140 Vmatrix, 124
\upharpoonleft, 140 vmatrix, 124
\upharpoonright, 140 volume, 148, 149
\uplus, 138 \vref, 64, 85, 102, 193
\Upsilon, 137 \vspace, 48
\upsilon, 137 \vspace*, 48
\upuparrows, 140 \Vvdash, 142
\urcorner, 139
url, 36, 58, 158, 187 W
urlcolor, 59 \wedge, 138
\usepackage, 38, 58, 165 \widehat, 118, 137
utf8, 44 \widetilde, 118, 137
utf8x, 44 width, 97, 192
WinEdt, 13, 14
V WinFIG, 94
\v, 61 \wp, 141
Valore assoluto, 117 \wr, 138
\varepsilon, 137 wrapfig, 37, 107
Variante asterisco, 48, 54, 55 wrapfloat, 107, 108
varioref, 37, 64
\varkappa, 141 X
\varnothing, 141 xcolor, 37, 90–92, 136, 168
\varphi, 137 Xfig, 16, 94
\varpi, 137 xfrac, 183
\varpropto, 142 \Xi, 137
\varrho, 116, 137 \xi, 137
\varsigma, 116, 137 \xleftarrow, 119
\varsubsetneq, 143 xml, xx, xxii, 7, 10
\varsubsetneqq, 143 Xpdf, 45
\varsupsetneq, 143 \xrightarrow, 119
\varsupsetneqq, 143 xspace, 26, 164
\vartheta, 137 xtab, 88
\vartriangle, 141 Xy-pic, 94, 135
\vartriangleleft, 142 XyMTeX, 136
\vartriangleright, 142
224 INDICE ANALITICO
Y Z
Yap, xxii, 39 Zapf, H., 205
year, 148–150 \zeta, 137