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Collana diretta da
Paolo Fabbri e Gianfranco Marrone
30
Copyright © 2005 Meltemi editore, Roma
Meltemi editore
via Merulana, 38 – 00185 Roma
tel. 064741063 – fax 064741407
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a cura di
Gianfranco Marrone
Sensi alterati
Droghe, musica, immagini
MELTEMI
Indice
p. 7 Presentazione
139 Bibliografia
Presentazione
1
I testi di Alonso, Dusi, Peverini e Spaziante sono una rielaborazione dei
loro interventi nella tavola rotonda su “Droghe e altre dipendenze”, che s’è
tenuta a Spoleto il 29 ottobre 2004, all’interno del XXXII Congresso della As-
sociazione italiana di studi semiotici dedicato a “Il discorso della salute. Testi,
pratiche, culture”. Quelli di Marrone e Montanari sono stati scritti diretta-
mente per questo volume.
Droghe come forme di vita: per una semio-narcotica
Juan Alonso
1. Un soggetto eccessivo
La cosa che mi aveva fatto più piacere (...) era stata quella di
battere con la mano il ritmo sull’impiallacciatura del mio let-
to (...). Quando l’uomo è in pezzi, malamente sparpagliato
dappertutto, ecco che la musica lo raggiunge, e la quiete lo
domina con una serie ben ordinata di suoni (pp. 161-162).
1
Ehrenberg (2003, p. 38) a questo proposito parla di una “prigione della
soggettività”.
2
Tutte le traduzioni da testi di Michaux proposte in questo saggio non
sono state tratte dalle edizioni italiane.
JUAN ALONSO
3
Occorre ricordare a questo proposito l’analisi di Landowski (1997) sul-
le strategie d’integrazione di chi vuole appartenere al “mondo”, all’“ambien-
te” senza tuttavia possedere le competenze necessarie per farlo. Penso per
esempio all’imbarazzo provato da chi, trovandosi in mezzo a un gruppo di
utilizzatori di una droga, avendo paura d’essere considerato out, fuori moda o
scemo, non osa confessare di non averla mai consumata, e si mette a fare
quello che Landowski chiama il “camaleonte”, come se per lui il consumo di
quella droga fosse un’abitudine.
Vedere suoni: musica e psichedelia
Lucio Spaziante
1. Semiotiche dell’effetto
3. Caleidoscopi
Fig. 5. Esempio
di immagine
caleidoscopica.
VEDERE SUONI: MUSICA E PSICHEDELIA
4. Allucinazioni e illuminazioni
5. Musiche psichedeliche
5.1. Specularità
Nel caso di Tomorrow Never Knows l’impressione
inconsueta fornita da una certa modulazione delle me-
lodie di accompagnamento strumentale, unita a singola-
ri timbriche strumentali, si spiegherebbe con l’abbon-
VEDERE SUONI: MUSICA E PSICHEDELIA
6. Sensi d’effetto
1
Relativamente ai dischi, il riferimento è all’anno della discografia finale
e non all’anno di pubblicazione
2
A tale proposito Deleuze (1969, pp. 141-144) parla dell’alcolismo come
ricerca non di un piacere ma di un effetto: “si vive in due tempi contempora-
neamente”. L’“effetto-alcool” sarebbe ad esempio dato da eventi che sono in
grado di dare esiti similari: perdita di denaro, perdita d’amore. Gli effetti, ad
esempio quelli della droga, possono, per Deleuze “essere rivissuti e recuperati
per se stessi alla superficie del mondo”. L’effetto, anche in musica, è la capa-
cità di dare occasione a un evento. La psichedelia (“oh psichedelia”) in musi-
ca diventa semplicemente una possibilità di produrre significati “attraverso
altre vie”. Ringrazio per la fonte Federico Montanari.
3
Uno dei 27 alcaloidi che compongono il peyotl, cactus messicano.
4
Huxley per esprimere l’idea di essenza adopera il termine istigkeit mu-
tuandolo dal mistico cristiano Meister Eckhart (1260-1328).
5
Cfr. in questo volume il saggio di Paolo Peverini, fig. 6.
6
http://www.erowid.org/archive/hyperreal/drugs/psychedelics/leary/
psychedelic.html.
7
Cfr. nota 1.
Discografia
13th Floor Elevators, 1966, The Psychedelic Sounds Of The 13th Floor
Elevators, International Artists.
Beach Boys, 1966, Pet Sounds, Capitol.
Beach Boys, 1967, Smiley Smile, Capitol.
Beatles, 1966, Revolver, EMI.
Beatles, 1967, Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, EMI.
Byrds, 1966, Fifth Dimension, Columbia.
Doors, 1967, Strange Days, Elektra.
Electric Prunes, 1967, I Had Too Much To Dream Last Night, Reprise.
Grateful Dead, 1969, Live/Dead, Warner Bros.
Iron Butterfly, 1968, In a Gadda Da Vida, ATCO.
Jefferson Airplane, 1968, After Bathing at Baxter’s, RCA.
Pink Floyd, 1970, Atom Heart Mother, Harvest.
Pink Floyd, 1971, Relics, Starline.
Quicksilver Messenger Service, 1967, Quicksilver Messenger Service,
RCA.
Rolling Stones, 1967, Their Satanic Majesties Request, Decca.
Rolling Stones, 1971, Hot Rocks, 1964-1971, Decca.
Soft Machine, 1969, Volume Two, Probe.
Velvet Underground, 1967, The Velvet Underground & Nico, Verve.
No sex, No drugs, No rock’n’roll.
Il paradossale caso dell’ascetismo vitalista punk
Federico Montanari
1
Oltre a Hebdige 1979 facciamo riferimento a Laing 1985; e a studiosi
come Chambers (1982) o Tagg (1994) e a Savage (1991), in cui si trovano le
fonti bibliografiche sia primarie (con fanzines) che secondarie, oltre che una
completa discografia.
2
Dall’intervista di Mary Harron, giornalista della rivista newyorkese
«Punk», 1975, citata in Savage 1991, p. 152. La storia è nota e ripresa in molti
dei libri che trattano del punk (Laing, cit. in Savage 1991; Pedrini 1998). Ed è
già interessante il fatto che, come segnalato dagli studiosi, il termine “punk”
circolasse da qualche tempo nel gergo delle culture musicali underground in
particolare negli Usa. E soprattutto che fosse sin dal 1975 il nome di una rivi-
sta. Tuttavia ciò che è anche in questo caso interessante è il riutilizzo, la riedi-
zione e ritraduzione di concetti, elementi, sia musicali che di altri tipi di lin-
guaggi, in nuove forme sia espressive che di contenuto. E, ancora una volta,
l’idea di “autorappresentazione”.
3
Si veda in questo Savage 1991, pp. 34-70, e Marcus 1989, in part., pp.
356-385. Entrambi gli autori sottolineano qui il brodo di coltura del punk,
perlomeno nella sua versione di cultura e pratica underground, con i diversi
gruppi neosituazionisti o di artisti che si muovono nella Londra dei primi an-
ni Settanta, con collegamenti newyorkesi e parigini.
4
Così come è arcinoto il fatto che il punk si codifichi come “momen-
to” circondato da scene musicali e culturali che lo precedono o che esso
riconosce come predecessori o anticipatori; ma che esso stesso contribui-
sce a ricodificare, ridefinire (la “scena del nuovo rock americano” a parti-
re dalla metà degli anni Settanta, prima con Patti Smith, Ramones, Televi-
sion e Talking Heads; la “scena della nuova avanguardia newyorkese”, la
scena di band considerate antesignane, tipo Stooges o MC 5. La scena
“Glam rock” e i suoi sviluppi, con il suo gusto per la teatralità , l’ambi-
guità sessuale, il gioco estetizzante. Fino alla scia del suoi successori, sem-
pre sul limite della moda, della tensione fra “originalità” e revival (post
punk degli anni Ottanta, il punk che in parte si fa “genere” e purismo,
delle diverse diramazioni del più duro e veloce “hardcore”, il punk com-
NO SEX, NO DRUGS, NO ROCK’N’ROLL
merciale degli anni Novanta, il neo punk più recente, le derivazioni e gli
incroci, dichiarati o impliciti).
5
La canzone dei Sex Pistols Holidays in the Sun recita all’incirca: “Non
voglio andare a fare vacanze al sole, quest’estate voglio andare nella nuova
Bergen Belsen, voglio andare a vedere un po’ di storia, a vedere come Hitler
trattava i suoi nemici”. A proposito invece della ripresa dei movimenti anar-
chici, soprattutto in Inghilterra ma anche in Germania e Italia, è significativo
come proprio grazie al punk, a partire dagli anni Ottanta ripartano movimen-
ti anarco-pacifisti ad esempio all’interno del CND – la campagna per il disar-
mo nucleare – in Inghilterra o i movimenti contro gli euromissili o eco-pacifi-
sti nell’Europa continentale; i quali incrociando varie istanze sia politiche che
culturali ed estetiche (il nomadismo, dunque sino in un certo qual modo alla
cultura dei raves dei primi anni Novanta; gli squatters e occupanti di case, fra
Londra, Amsterdam, l’Italia e Berlino; la creazione dei centri sociali occupati
in Italia) influiranno su e innerveranno anche le nuove forme dei nuovi movi-
menti altermondialisti a cavallo del nuovo secolo.
Ritmi e forme di un’audiovisione alterata
Paolo Peverini
3. Labirinti
1
Dichiarazione rilasciata da Michel Gondry e pubblicata in I’ve been
twelve forever, book allegato al Dvd The Work of Director Michel Gondry,
Palm Pictures, 2003.
2
Sullo statuto semiotico delle immagini sfocate cfr. Dusi 1999.
Toxic cinema, toxic dream
Nicola Dusi
per e.
sono nel limbo dei tossici adesso, troppo a pezzi per dor-
mire, troppo stanco per stare sveglio. Ma i sintomi della ro-
ta sono in viaggio: sudori, nausea, dolori e voglia di droga,
un bisogno diverso da tutti gli altri sta per abbracciarmi.
4. Controtempo
non sai mai che cosa ti succederà tra poco: è per questo che
Nadine ha scelto la via più facile per uscirne [è morta di
overdose], è per questo che Dianne [l’ex moglie] vuole con-
tinuare. La maggior parte della gente non ha idea della sen-
sazione che proverà tra cinque minuti; per un tossicomane
invece è diverso, lui lo sa: gli basta leggere un’etichetta.
1
Nei termini di Merleau-Ponty 1945.
2
Rinviamo all’introduzione di Gianfranco Marrone al XXXII Congresso
della Associazione Italiana di Studi Semiotici (Spoleto, ottobre 2004), dal te-
ma: “Il discorso della salute testi, pratiche, culture” (disponibile nel sito
www.associazionesemiotica.it/attività).
3
Christiane F. Noi i ragazzi dello zoo di Berlino (Christiane F. Wir Kinder
vom Bahnhof Zoo), di Ulrich Edel, Germania, 1981, ambientato nel clima post
punk tedesco degli anni Settanta, tratto dal romanzo omonimo di Christiane F.
4
Pulp Fiction, di Quentin Tarantino, USA, 1994.
5
Drugstore Cowboy, di Gus Van Sant, USA, 1989, ambientato nel 1971.
Dal romanzo di James Fogle.
NICOLA DUSI
6
Trainspotting, di Danny Boyle, Inghilterra 1996, tratto dal romanzo di
Irwine Welsh.
7
Per un’analisi semiotica comparativa (tra libro e film) sulle questioni della
soggettività legata alle istanze percettive e alla sensorialità si veda Marrone 2005.
8
La configurazione del drogarsi per cercare l’incoscienza (e la leggerezza,
prima della discoteca e degli incontri sessuali), si ritrova anche nei film più re-
centi se pensiamo alle scene di assunzione di cocaina o di oppio in La sposa
turca (di F. Akin, 2003), o all’eroina che circola e finirà per uccidere ne La
mala Educación di Almodóvar (Spagna, 2004).
9
Ci rifacciamo ancora alle categorie teoriche proposte da Marrone nel-
l’introduzione al Congresso Aiss di Spoleto 2004 (www.associazionesemioti-
ca.it/attività).
10
Si veda un film capostipite come L’uomo dal braccio d’oro (The Man
with the Golden Arm), di Otto Preminger (USA, 1955), tratto dal romanzo
omonimo di Nelson Algren, con Frank Sinatra nei panni di un tossicomane in
continua lotta con se stesso.
11
Sono termini ripresi dalla semiotica del corpo proposta da Fontanille
2004.
12
Sulla dinamica sinestetica tra corpo interno e corpo proprio, giocata su
conflitti tra forze, sostanze e forme (tra musica, corpo e immagini) si veda
Marrone 2005.
13
Sullo sballo come sincretismo di movimento nello spazio e musica rin-
viamo al saggio di Spaziante infra.
14
Sempre nell’accezione di Merleau-Ponty 1945.
15
Dal film Drugstore Cowboy.
16
A Huxley (1954), dopo aver preso la mescalina, ogni dettaglio che lo cir-
conda “appare come nel momento della propria creazione”, nella sua essenza.
17
Nel romanzo di Welsh e nel film di Boyle si ritrovano gli echi della le-
zione di Burroughs (2001, p. 261): “Il tossicomane è immune dalla noia. Può
guardarsi le scarpe per ore o starsene semplicemente disteso a letto. Non ha
bisogno di valvole di sfogo sessuali, contatti sociali, lavoro, diversivi, ginnasti-
ca: non ha bisogno di nulla, solo della morfina”.
18
Etimologicamente, farmaco deriva dal greco pharmakón, “rimedio”.
Presso gli antichi greci, il pharmacos era la vittima sacrificale, il capro espiato-
rio da allontanare dalla città. La sostanza pharmakón, allora, allontana dal
corpo malato lo spirito maligno che lo affligge. È evidente la natura ambigua
delle droghe, tra l’altro conservata nelle lingue anglosassoni dove il termine
drug può significare sia farmaco che droga. A seconda del dosaggio e, più in
generale, del loro uso, droga e farmaci possono essere, come ben si sa, curati-
vi o tossici. “Omero, del resto, usa lo stesso termine per indicare sia il nepen-
te – bevanda probabilmente a base di oppio che Elena offre allo sconsolato
Telemaco in cerca di notizie di suo padre (Odissea, libro IV, vv. 219-234) – sia
la pozione malefica con cui la maga Circe aveva trasformato i compagni di
Ulisse in maiali (X, 210-243); probabilmente un infuso di solanacee dagli ef-
fetti depersonalizzanti” (Lentini 2002).
19
Lo potremmo definire un soggetto débrayato dal suo corpo proprio
(sul meccanismo enunciativo del débrayage, cfr. Greimas, Courtés 1979).
20
Il romanzo di W. S. Burroughs è del 1959.
TOXIC CINEMA, TOXIC DREAM
21
Non è invece il caso di film più recenti come il già ricordato La mala
Educación di Almodóvar (Spagna 2004) in cui il protagonista si accascia sulla
macchina da scrivere, mentre sta scrivendo una lettera, coniugando così dro-
ga, morte, amore.
22
Dentro il “Me”, secondo Fontanille 2004.
23
Sugli effetti audiovisivi che rendono percettivamente tangibile lo stato
allucinatorio, si veda il saggio di Peverini infra.
24
Devo questa osservazione al dibattito seguito alla tavola rotonda su
“Droghe e altre dipendenze” del già ricordato Convegno Aiss 2004 su “Il di-
scorso della salute”.
25
Si tratta di una delle voci raccolte come intervista nel suo Abecedaire, a
cura di Pierre André Boutang e Michel Pamart.
26
Ci riferiamo ancora allo studio di Fontanille (2004).
27
Devo questa osservazione a Paolo Fabbri.
28
“Le trasformazioni elementari del corpo si presentano intuitivamente,
dal lato del Me, come dilatazioni e contrazioni della carne; dal lato del Sé¸ co-
me stabilità e instabilità della forma del corpo proprio. La stabilità si manife-
sta, tra i vari modi di occorrenza, in termini di chiusura e di immobilità, e
l’instabilità in termini di apertura e di deformazione” (Fontanille 2004, p. 41).
29
“Il tremito della cosa agisce (è il suo effetto di senso) come una posa:
(...) affermazione di un’essenza d’individuo” (Barthes 1980, p. 202).
30
Nel film Le invasioni barbariche (Les Invasions Barbares, Canada-Fran-
cia, 2002) di Denys Arcand, morfina ed eroina vengono usate a scopi terapeu-
tici, prima per alleviare il dolore di un malato terminale e infine per condurlo
a una morte dignitosa e consapevole. Nel finale, sarà proprio la ragazza
(ex)tossica a ereditare la biblioteca del professore che ha aiutato a morire, di-
mostrando così che la sua expertise sulle droghe non era semplice competen-
za legata agli “effetti" ma anche apertura agli “affetti”, ricerca e sensibilità nel
confronto tra esperienze (e forme) di vita.
31
In Paura e delirio a Las Vegas (Fear and Loathing in Las Vegas) di Terry
Gilliam (USA, 1998, tratto dal romanzo di Hunter S. Thompson), c’è anche
una presa in giro radicale dell’incompetenza dei poliziotti. Nel loro convegno
annuale sulla repressione delle droghe, il relatore di turno propone (tutto
sommato, molto semioticamente) “quattro stadi nel consumatore di cannabis:
sfrontato, inveterato, al passo, conservatore”.
Sostanze tossiche, forme stupefacenti
Gianfranco Marrone
3. Alterazioni e alternative
7. Vino plus
1
Privi di fonte, rubiamo l’epigrafe alla conclusione di Juan Bas (2004,
p. 181).
2
Cfr. Kubrick 1972, che contiene la sceneggiatura originale del film.
3
Del resto, quest’omologia formale di sostanze diverse veniva rivelata
già nei primi fotogrammi del film, dove sulla parete di fondo del Korova –
grazie a un lento carrello all’indietro – era possibile leggere quattro scritte
rivelatrici: “Moloko plus”, “Moloko Syntemesc”, “Moloko Denacrom”,
“Moloko Vellocet”. È il menu del bar, ma sembrano i titoli di testa di un
film e, verosimilmente, il cartellone che annuncia la serie delle arie d’un im-
minente concerto. Sul meccanismo della sinestesia come reinterpretazione
dei modi del sensibile sotto forma di autonome sintassi figurative, cfr. Fon-
tanille 2004.
4
Per un esame più approfondito di queste dinamiche relative a Arancia
meccanica, film e romanzo, rinvio a Marrone 2005.
5
Su questi problemi, cfr. almeno Szasz 1974; Ongaro Basaglia 1979; Der-
rida 1988; Sissa 1997.
6
“I dati esterni – scrive Lévi-Strauss (1971, p. 639) nell’Uomo nudo –
non sono mai colti intuitivamente in se stessi bensì sotto forma di un testo
elaborato attraverso un’azione congiunta degli organi di senso e dell’intellet-
to”. Su tale questione, cfr. fra gli altri Pozzato 1993 e Marsciani 2001, dove
essa è sviluppata nei termini del basilare passaggio teorico ed epistemologico
dalla fenomenologia allo strutturalismo e alla semiotica.
7
Tra gli studi di letteratura comparata in materia, cfr. Castoldi 1994, che
insiste sul nesso tra droghe e creatività; Milner 2002, sull’immaginario doppio
delle droghe; e Ghelli 2003, che lavora invece sulla rappresentazione lettera-
ria degli effetti delle droghe, ritrovando in esse anche un “principio di orga-
nizzazione formale del testo letterario”.
GIANFRANCO MARRONE
8
La terminologia adoperata, così come la sua assenza, non è ovviamente
innocente. In uno specifico, fondamentale capitolo Bas (2003, pp. 35-40) ri-
costruisce le differenze lessicali presenti nelle varie lingue per indicare quel
che in italiano possiamo indicare solo con l’espressione temporale sostanzial-
mente neutra “doposbornia”. La resaca spagnola, per esempio, si ricollega al-
la “risacca marina”, “una pericolosa corrente che ti vuol risucchiare portan-
doti lontano” che ben metaforizza il “vortice vertiginoso dell’inerzia nera” del
giorno dopo la sbornia. L’hangover inglese, molto diversamente, dà un’idea di
sospensione; il Kater tedesco rinvia al gatto ma per certi versi anche al catarro
(Katarr); la guele de bois francese è una specie di muso di legno, espressione
animalesca bloccata, anch’essa quasi sospesa, in angosciata attesa del peggio;
in olandese si usa la metafora del chiodo (heb) per riferirsi al mal di testa; in
norvegese c’è l’espressione boscaiola jeg har tommermen che letteralmente si-
gnifica “falegnami in testa”; e così via. Un’analisi semantica comparata, meno
ingenua di quella proposta da Bas, sarebbe già un buon modo per approfon-
dire lo studio del fenomeno.
9
Sulla nozione semiotica di forme di vita, cfr. Fontanille, a cura, 1993;
Fontanille, Zilberberg 1998 (dove fra l’altro si porta l’esempio dell’oppio per
Baudelaire). Cfr. inoltre Montes, Taverna 2000, sulla forma di vita legata alle
sigarette.
10
“La tossicomania (...) realizza una teoria del desiderio. Una teoria che
farebbe della mancanza non il genietto delle vite felici bensì un orco intratta-
bile; non la molla inappagabile che dà ritmo alla felicità bensì un buco nero in
cui il godimento diviene inseparabile dalla pena più acuta” (Sissa 1997, p. 8).
11
Il rinvio d’obbligo è ovviamente a Pivano 1977, pp. 11-28.
Bibliografia
Nel testo, l’anno che accompagna i rinvii bibliografici secondo il sistema au-
tore-data è sempre quello dell’edizione in lingua originale, mentre i rimandi
ai numeri di pagina si riferiscono sempre alla traduzione italiana, qualora ne-
gli estremi bibliografici qui sotto riportati vi si faccia esplicito riferimento.
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