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Apuleio

LA VITA
La vita di Apuleio di Madauro è a noi nota solo per alcuni fatti narrati dall’autore stesso. Il resto ci è
noto in misura minore. Lui stesso attesta all’interno della sua opera ufficiale, nell’undicesimo libro dove
avviene una sovrapposizione tra la figura del protagonista con la figura dell’autore stesso affermando
<<l’oracolo maudenze>>
Apuleio nasce a Madauro intorno al 120-125. Studiò a Cartagine e perfezionò poi la sua istruzione ad
Atene,. Viaggia molto anche a Roma, dove afferma di essere stato iniziato ai riti misterici. Egli svolse
con successo l’attività di conferenziere, cioè di colui che recandosi da una città all’altra dell’impero fa
mostra della propria eloquenza epidittica. Era questo un periodo durante il quale il letterato e l'oratore
godevano di un favore particolare da parte della società in cui vivevano, venivano invitati e remunerati
per tenere dei discorsi pubblici. È proprio questo il periodo della seconda sofistica, in cui oratore e
letterato godono di favore particolare della società.
ORATORE EPIDITTICO:oratore che tende a dimostrare qualcosa una verità con tutti i mezzi, si
occupano anche di commemorazioni ufficiali, ovviamente su pagamento. Essi sono abili nel gioco di
parole, ciò dovuto alle proprie formazione personale e culturale, venivano inviati di città in città per
parlare degli argomenti più diversi. Anche lo stesso Apuleio è un oratore epidittico.
Apuleio in quest’ambiente si trova a proprio agio. Durante uno dei suoi viaggi si ferma ad Oea, in cui
ritrova il suo vecchio amico Ponziano, che lo persuase a vivere a casa sua. Poco dopo Apuleio sposa la
madre dell'amico, Pudentilla, vedova e molto più anziana dello scrittore. Dopo la morte di Ponziano, i
parenti di Pudentilla tentano di accusare Apuleio di magia(morto il figlio avrebbe ricevuto la sua
eredità), affermando che lui abbia usato dei filtri o formule magiche per sedurre la moglie e carpirne le
ricchezze. Il processo si tenne nel 158 o 159 nella città di Sabrata dove vi era il proconsole Claudio
Massimo. Gli avversari di Apuleio non riuscirono a provare le accuse e l’imputato si difese
brillantemente,pronunziando una lunga e accesa orazione in propria difesa, che in seguito come era
abitudine di molti altri abili autori, verrà rimaneggiata e pubblicata: nell’opera DE MAGIA, un
apologia. Nonostante non ci siano fonti certe che attestano la sua assoluzione, è certo comunque che la
ricevette, altrimenti non avrebbe potuto continuare la sua carriera di retore, come invece ha fatto, egli
infatti riesce a provare la propria innocenza affermando 2 tesi: 1)la sua ricchezza , che era superiore a
quella di Pudentilla; 2) il testamento di Pudentilla, il quale conferma l’assoluzione in quanto la donna
lasciò tutta la sua eredità al fratello. Si presume che abbia scritto la sua opera principale, le Metamorfosi,
dopo il De Magia e che sia morto dopo il 170 e prima del 190.
Il DE MAGIA
 Il contenuto
È l’autodifesa che Apuleio pronunciò a processo, è nota anche come Apologìa. È un’ampia orazione
giudiziaria (l’unica di età imperiale giunta fino a noi) che certamente fu rielaborata dall’autore in vista
della pubblicazione. L’autore assume l’atteggiamento di chi è costretto a occuparsi di argomenti
meschini e risibili e ha a che fare con personaggi indegni e spregevoli: i suoi accusatori. Egli traccia una
netta linea divisoria tra i suoi accusatori, e dall’altra se stesso e il giudice Claudio Massimo, con cui ha
una comunanza di interessi letterari e filosofici. Nella prima parte del discorso, smentisce tutte le accuse
secondarie che potrebbero avvalorare l’accusa principale (essere povero, usare il dentifricio, usare lo
specchio, aver scritto poesie d’amore).
La prima parte, dunque, è interamente dedicata a smentire i pregiudizi degli ignoranti. Dal capitolo 25
inizia la difesa della magia: alla magia volgare, che gli imputavano i suoi nemici, l'autore contrappone
una magia più nobile, consistente in un particolare rapporto del filosofo con la realtà divina, che non gli
permette il controllo sulle cose o sulle persone, ma permette a colui che la possiede di essere superiore
agli altri uomini. L’opera si conclude con l’esibizione della prova decisiva del disinteresse di Apuleio: la
lettura del testamento di Pudentilla, che nomina suo erede il figlio Pudente.
CONCEZIONE DELLA MAGIA DI APULEIO:lui realmente si interessa alla magia bianca, ripudiando
la magia nera nera, interessando di riti d’iniziazione, ma anche di riti di Misterici, e di religioni
misteriche, ma anche del culto di Iside e Oside.
 I caratteri
L’Apologia, dunque, non è una semplice orazione giudiziaria, ma è un discorso epidittico che fa sfoggio
di una cultura di cui andava fiero che costituiva il solido fondamento della sua posizione sociale di
retore e di sofista. Apuleio esibisce le sue conoscenze, ad esempio cita Platone e Aristotele e altri.
Inoltre, introduce excursus moraleggianti sul valore della povertà e sugli aspetti negativi della ricchezza,
aneddoti tratti dalla storia greca e romana, ad esempio ci fa sapere quali erano i veri nomi delle donne
amate dai poeti famosi.
I FLORĬDA
Ci sono pervenuti con il titolo di Florĭda(antologia oggi) 23 testi epidittici di ampiezza disuguale, che
forniscono un’interessante documentazione della sua attività di conferenziere. L’atteggiamento
esibizionistico dell’autore emerge in questa raccolta: a ogni occasione non si lascia sfuggire la scusa per
vantarsi delle sue abilità di oratore. Il contenuto dei Florida è vario, ma anche più superficiale di quanto
si possa immaginare: Apuleio è in grado di parlare di qualsiasi argomento, secondo la tradizione sofista;
egli ostenta quell’abilità tecnica di cui si vanta espressamente in un passo, dichiarando di conoscere
un’unica arte, quella della parola, ma di essere in grado di padroneggiarla in maniera perfetta,
mantenendo gli stessi intenti sia che scriva in latino, sia in greco, senza variazioni di stile o tecnica.
Descrive l’India, racconta aneddoti storici, parla dei viaggi di Pitagora o del canto degli uccelli.
LE OPERE FILOSOFICHE
Altri due trattati filosofici sono considerati autentici dalla maggior parte degli studiosi: De Platone et
eius dogmate, che descrive la biografia di Platone e la sua dottrina (secondo l’interpretazione
neoplatonica del II secolo). L’opera è stata utile per lo studio di Platone nelle epoche successive. L’altra
opera, invece, è il De mundo, traduzione di un’opera greca attribuita ad Aristotele.

LE METAMORFOSI
 Il titolo
La sua opera principale, le Metamorfosi (Metamorphosĕon libri XI), un’opera narrativa chiamata anche
“L’asino d’oro”. La trama presenta somiglianze con un’operetta greca, Lucio o l’asino, conservata tra
quelle di Luciano di Samosata (neosofista contemporaneo di Apuleio) ma sicuramente non autentica. In
realtà le due opere sono molto diverse: l’opera di Luciano è semplice nella costruzione e nello stile,
quella di Apuleio molto più vasta e articolata, nonché curata nei minimi dettagli, resa vasta
dall’articolazione con <<novelle>> aggiunte alle trama principale.
Il genere è quello della fabula Milesia, come l’autore afferma nel proemio. In realtà la riduzione a
questo genere è impropria: l’opera, infatti, ha in sé un messaggio religioso, cosa totalmente assente nelle
fabulae, che hanno un andamento leggero e un contenuto spiccatamente erotico, note per la loro
liceniosità( un esempio è la novella della matrona di Efeso, inserita nel Satyricon di Petronio)
La narrazione si apre con la presentazione in prima persona del personaggio Lucio;
 Struttura dell’opera e significato
Composto da 11 libri , è stato completato, la scelta di 11 giorni non è a caso ma con precise
motivazioni;11 come sono 11 i giorni che servono all’INIZIATO per passare dallo stato di iniziato
attraverso una serie di prove ad ADETTO, nella religione di Iside.
È importante notare che il romanzo è costituito da undici libri: è un numero insolito per un’opera
letteraria, ma ha un valore simbolico perché nella religione isiaca l’iniziazione avveniva nell’undicesimo
giorno, dopo dieci giorni di preparazione. La terza parte è stata giudicata da molti autori come
“posticcia”, giustapposta da Apuleio per ricrearsi una fama. In realtà è la parte più coerente delle tre,
perché spiega l’intera narrazione: Lucio, trascinato dalla curiositas e da serviles voluptates ha cercato di
violare le leggi della natura ricorrendo alla magia. Per questo è stato tramutato nell’animale simbolo
dell’ignoranza ed è stato abbandonato in balia della Fortuna cieca e crudele. E solo la provvidenza di
Iside lo ha salvato.
Le 3 parti dell'opera, seppur diverse, si organizzano in una superiore unità, che deriva dal reciproco
contrasto, mentre l’apparente disorganicità del testo si compone nella tensione del racconto verso le due
metamorfosi di Lucio.
 Le sezioni narrative
Si possono distinguere nel romanzo tre sezioni narrative, dotate di caratteristiche diverse.(il culto della
religione solo nell’ultimo libro):
1. Primi tre libri che contengono le vicende di Lucio fino alla sua trasformazione in asino.
Questa parte è la più compatta e unitaria, dominata dai temi della curiositas e della magia
intorno ai quali ruota tutta la vicenda, comprese le avventure erotiche e le novelle.
2. Libri dal IV al X: è la sezione più ampia e comprende oltre alle numerose peripezie di Lucio-
asino, il maggior numero delle inserzioni novellistiche fra cui Amore e Psiche. Ha una
struttura libera e disorganica. È una struttura paratattica in quanto accosta un’avventura
all’altra secondo il semplice rapporto del prima e del poi e a cui si rifà calzante il titolo di
“romanzo picaresco”(romanzo tipico della Spagna del seicento),che è infatti caratterizzato
dalla presenza di una serie indefinita di episodi sovrapposti e giustapposti che possono essere
accresciuti a piacere. Inoltre si inseriscono le novelle a sfondo erotico con spesso
protagonista lo stesso Lucio. Ne deriva un’impressione di caotico disordine degli
avvenimenti. In Apuleio il disordine non è la conseguenza di un’incapacità di organizzare la
materia, ma il mezzo di cui si serve lo scrittore per comunicare la confusione e l’arbitrarietà
del mondo che circonda Lucio trasformato in asino.
3. Corrisponde al solo libro XI la parte terza, comprendente la conversione di Lucio ai misteri di
Iside, il suo ritorno alla forma umana e l’adesione al culto di Osiride.

 Caratteristiche ed intenti dell’opera


Apuleio decide di scegliere il romanzo, come già aveva fatto il Satyricon; le stesse metamorfosi
accentuano quella che era la ricchezza di temi e toni con nuovi interessi d tipo filosofico-religioso.
Apuleio sceglie una forma che ai suoi tempi poteva raggiungere larghi strati della società: di questa
forma, che era lo strumento d’intrattenimento prediletto da un vasto pubblico di lettori, egli si serve
per diffondere un messaggio ricco d’implicazione letterarie, filosofiche e religiose.
Non si può negare che coesistano nell’opera due aspetti e atteggiamenti differenti ed eterogenei: da
una parte la gioia del raccontare, intrattenere piacevolmente suscitando il divertimento e il riso,
dall’altra l’intento serio ed edificante. Al primo intento si ricollegano le numerose novelle erotiche
che si rifanno alle fabulae Milesiae. Le novelle erotiche sono numerose in particolare nei libri VIII-
X, esse hanno sempre al centro il tema dell’adulterio e presentano una notevole varietà nell’ampiezza
e nello sviluppo narrativo, talora brevissimo, talora ampio e complesso.
L’aspetto serio ed edificante lo ritroviamo invece alla fine del romanzo, quando, come abbiamo visto,
viene proposta un’interpretazione globale in termini di ravvedimento del protagonista che si riscatta.
 Amore e psiche
Questa componente dell’opera affiora anche nella grande sezione centrale contenente la novella di
Amore e Psiche, che si può leggere come una sorta di reduplicazione della trama principale e
un’anticipazione dei suoi significati. La successione degli avvenimenti della novella riprende quella
delle vicende del romanzo: prima un’avventura erotica, poi la curiositas punita con la perdita della
condizione beata (per Lucio, della doma umana e della posizione sociale, per Psiche di un giardino di
delizie e dell’amore del più bello fra i numi) quindi le peripezie e le sofferenze, che vengono
concluse dall’azione salvifica della divinità. Il significato religioso è evidente soprattutto
nell’intervento finale di Amore, che come Iside, prende l’iniziativa di salvare chi è caduto e lo fa di
sua spontanea volontà umana.
 Implicazioni autobiografiche
A questo schema, poi, si aggiunge anche l’aspetto soggettivo: l’ultima parte, infatti, sembra
richiamare la vita di Apuleio, che in comune a Lucio ha non solo i riti misterici, ma anche la pratica
della magia. Nelle Metamorfosi egli ha voluto riprendere il fine già perseguito nel De Magia. Il
giudizio sulla magia è infatti fortemente negativo, provoca quella trasformazione in asino che è
l’emblema del ridursi in bestia dell’uomo della sua totale degradazione. L’autore in generale vuole
offrire al lettore la rappresentazione simbolica del proprio itinerario spirituale, che lo porta
all’iteresse per la magia e al culto di Iside, e quindi un messaggio di tipo religioso.
 La lingua e lo stile
Apuleio riassume, e insieme supera, sia le correnti arcaizzanti sia lo stile fiorito, elaborato e ornato
delle scuole di retorica. Non esiste stile più artefatto del suo: anche quando cerca di dare un indizio di
semplicità, ecco che appare la sua ricerca di raffinatezza. Neppure lo stile del sermo cotidianus è
spontaneo: si rifà a una tradizione rileggibile nella commedia plautina e terenziana, ma anche nella
satira e nel Satyricon di Petronio, con cui non sono poche le affinità, sempre filtrata attraverso la
cultura letteraria dell’autore. Numerose allusioni e riminescienze poetiche,sfruttate in senso
parodistico,la Paroia letteraria viene usata nelle Metamorfosi, come era già stata usata nella
commedia, nella satira e in Petronio, da cui apuleio viene influenzato.
La lingua è estremamente ricca di arcaismi, volgarismi, diminutivi, neologismi, parole rare, a seconda delle esigenze.
Spiccato colorito poetico ottenuto tramite metafore, similitudini, perifrasi; altissima è al percentuale di diminutivi che
derivano dall'uso del linguaggio familiare e affettivo. Sintatticamente le parole sono disposte con cura, seguendo funzioni
retoriche della poesia. Non manca l’attenzione per le figure di suono e le clausole di chiusura dei periodi e delle
sequenze. Non manca una certa enfasi e ridondanza, tipica di chi sa giocare con la lingua.

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