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Appunti Sociologia MONCARDINI
Appunti Sociologia MONCARDINI
Leggi di tendenza:
1. Leggi di struttura (riguardano le Istituzioni)
2. Leggi di sviluppo (riguardano il Mutamento)
3. Leggi statistiche (riguardano le relazioni probabilistiche)
1. PERSONA SOCIALE
La persona sociale è l’unità fondamentale della società, è un insieme complesso di
bisogni di tipo ed intensità mutevoli, che si soddisfano tramite l’interazione tra
individui.
Il BISOGNO è la molla dell’azione sociale (bisogno-azione-bisogno). Viene
chiamato interesse dai materialisti, istinto dagli psicologi, e residui da Pareto.
Nel soddisfacimento dei bisogni, la persona sociale è ostacolata dalla limitatezza dei
mezzi perciò deve operare delle scelte che possono essere logiche o non logiche. In
Economia l’uomo economicus attua delle scelte, dette “al margine”, calcolando
l’utilità, ma in Sociologia, invece, tenendo presente l’irrazionalità dell’uomo è più
determinante l’intensità del bisogno. I bisogni non obbediscono all’intelletto, perciò,
l’intensità di un bisogno secondario (es: moda) può essere maggiore dell’intensità di
un bisogno primario (es: fame); tutto dipende dalla situazione e dai fini e valori
dell’individuo.
La soddisfazione di un bisogno può essere diretta o indiretta e la non soddisfazione
può portare a psicopatie o nevrosi.
L’azione che è generata dal bisogno avviene in un determinato “campo sociale” (= la
totalità di fatti sociali coesistenti e il clima psicologico), dal quale derivano la cultura,
la civiltà, le istituzioni. Tra individuo e campo sociale c’è una sorta di dipendenza ma
non totale perché l’uomo mantiene sempre la propria individualità, che manifesta col
comportamento. Il comportamento ed il pensiero degli individui che si trovano nello
sesso campo sociale tendono ad essere simili ma non uguali.
La SOCIETA’ è la struttura di regolamentazione per la soddisfazione dei bisogni degli
individui che interagiscono tra loro adottando determinati comportamenti. Possiamo
dire, perciò, che il sociale è una fitta rete interazioni.
Le INTERAZIONI sono ogni forma di contatto tra individui o gruppi che producono
altre reazioni nelle persone o gruppi che stabiliscono il contatto. Le interazioni
possono essere si tre tipi:
Laterali, cioè orizzontali tra persone che occupano la stessa posizione sociale;
Scalari, cioè tra posizioni subalterne;
Circolari, cioè quando due o più individui rafforzano continuamente le
reciproche reazioni.
L’intensità dei rapporti d’interazione varia secondo il tipo di rapporto tra i partners:
Rapporto primario: la persona prevale sul ruolo (es: rapporto di amicizia)
Rapporto secondario: il ruolo prevale sulla persona (es: rapporto di lavoro)
IL RAPPORTO DI SOCIALIZZAZIONE
Il processo di socializzazione si instaura tra un individuo e l’ambiente (campo)
sociale, attraverso di esso l’individuo si inserisce in un gruppo in due stadi:
Apprendimento dei valori e della cultura del gruppo
Interiorizzazione di tali valori
Da queste tre teorie possiamo ricavare, in via generale, due diversi approcci alla
Sociologia:
La VISIONE OGGETTIVA che vede prevalere la società sull’individuo, per la quale
la socializzazione è un processo attraverso il quale la società trasmette di generazione
in generazione la sua cultura e fornisce al singolo il ruolo che dovrà compiere. Quindi
la socializzazione è un processo esterno all’individuo.
La VISIONE SOGGETTIVA che vede l’individuo reagire alla società, per la quale la
socializzazione è un processo interno all’individuo, nel quale egli adatta i propri
istinti, sentimenti e passioni alle formule della convivenza sociale. I modelli di
comportamento gli sono forniti fin dalla nascita.
2. LO STATUS
La stratificazione sociale avviene in base a:
elementi naturali
elementi sociali
elementi politici
elementi ideologici
All’interno della stratificazione sociale ogni individuo occupa una propria posizione,
tale posizione è stata chiamata nel 1936 da Linton: status, cioè il posto occupato da
una persona all’interno di una struttura sociale determinata secondo il giudizio e la
valutazione della società. Il concetto di status è parallelo a quello di ruolo, con la
differenza che lo status indica qualcosa di statico e invece il ruolo qualcosa di
dinamico. Lo status non è condizionato dai mutamenti di breve periodo ma solo con
mutamenti della gerarchia dei valori sociali.
Ancora Linton distingue tra:
status attribuiti: che vengono imputati all’individuo in base a criteri di
valutazione presenti nella società riferiti alla nascita (sesso, età, razza)
status acquisiti: l’individuo ne entra in possesso grazie alla sua azione e alle
sue capacità. Allo status segue un certo grado di prestigio che i membri della
società riconoscono a determinate persone in base ad alcuni fattori: la nascita la
ricchezza, l’utilità funzionale (capacità di rendimento), l’istruzione, la
religione, caratteri biologici (età, sesso, razza)
ogni individuo può ricoprire più status in vari ambiti per esempio si può essere
contemporaneamente figli e genitori, alunni, dipendenti e creditori ecc.
LO STATUS CHIAVE è la somma di tutti gli status attribuiti o acquisiti in
considerazione dei valori dominanti della società di riferimento. Può variare, quindi,
da una società all’altra e da periodo storico. Trovare lo status chiave è importante per
determinare la posizione sociale totale.
Tutti gli individui che occupano una posizione simile appartengono allo stesso strato
cioè sono sullo stesso piano. Lo STRATO è composto da tutte quelle persone che si
trovano in una posizione sociale analoga con determinate caratteristiche come il
reddito, il prestigio, lo stile di vita.
3. CLASSE
Il concetto di classe si trova in mezzo a quello di categoria e a quello di Gruppo.
All’interno della classe c’è una situazione comune di interessi che lega tra loro i suoi
componenti, canalizzando i loro comportamenti. La classe è qualcosa di più che
un’astrazione costruita dal sociologo come la categoria, infatti, le persone
condividono degli interessi e perciò sono in contatto fra loro, cosa che non accade
nelle categorie, però non è neanche un gruppo da momento che non c’è un fine
comune, non c’è organizzazione e i rapporti di interazione tra i membri sono
istituzionalizzati. La classe quindi è una condizione, come lo strato ma a differenza
di questo la classe è un elemento dinamico, che ha in se il mutamento sociale, mentre
lo strato è statico in quanto legato alla struttura del sistema sociale. Tra i membri di
una classe c’è armonia, uguaglianza ed empatia.
4. GRUPPO
Il gruppo è un insieme riconoscibile, strutturato e persistente di persone che
rappresentano reciprocamente ruoli sociali determinati secondo norme, interessi e
valori comuni, tendendo a conseguire un solo fine.
Esistono relazioni definite e reciproche tra i membri
E’ una unità sociale riconoscibile sia dall’interno che dall’esterno
Ha una struttura e ognuno ha un ruolo
E’ regolato da norme di comportamento proprie
Ci sono bisogni e valori comuni che si traducono in un fine
Continuità nel tempo
È possibile entrare in un gruppo per nascita, per caso, per adesione, per chiamata
dall’interno del gruppo. Il singolo rispetto al gruppo può assumere diverse posizioni:
3 interne: emarginazione
partecipazione
leader ship
3 esterne: indifferenza
straniero
estraneo
L’emarginato è chi non riesce ad integrarsi anche dopo più incontri per barriere
sociali che possono essere legati alla razza, classe, religione ecc.
Lo straniero è chi mantiene la propria identità ed estraneità pur avendo avuto più
volte contatti con il gruppo. Lo straniero svolge un’importante funzione innovativa.
L’estraneo è chi entra per la prima volta in contatto con il gruppo.
Secondo Simmel, comunque, l’individuo non partecipa mai completamente alla vita
del gruppo, ma solo con una parte della sua personalità, e tanto più è piccola la parte
di personalità coinvolta dei membri, tanto più facilmente il gruppo può essere
dominato da un singolo. Nella vita del gruppo possono distinguersi 3 fasi: la
formazione, il dominio, la decadenza.
Un altro tipo di classificazione più generale è quella che distingue tra gruppi primari
e gruppi secondari.
GRUPPI PRIMARI sono fondati su rapporti personali, intimi, affettivi (rapporti
primari) presentano un tipo di solidarietà meccanica (secondo Durkheim questo tipo
di solidarietà è tipica delle società primitive tribali o delle comunità) e trovano il
proprio fine all’interno del gruppo. Il gruppo primario lascia tracce profonde nella
personalità dell’individuo. Secondo la definizione di Cooley, perché vi sia la
formazione di un gruppo primario, sono necessarie tre condizioni:
Prossimità fisica dei membri
Piccola dimensione del gruppo
Carattere duraturo del rapporto
Il gruppo primario per eccellenza è la FAMIGLIA.
CRITICA AL FUNZIONALISMO
La società dei funzionalisti è statica, infatti, l’equilibrio sociale, in realtà, è solo
un’immagine ideale alla quale si tende. L’equilibrio di una situazione storica
considerata può essere visto o come risultato del passato o come un insieme di
squilibri che creano un processo futuro. La teoria funzionalista ignora il mutare dei
bisogni, vero motore della realtà sociale.
TEORIA STRUTTURALISTA
Gli strutturalisti danno più significato alla struttura, all’organizzazione del sistema e
quindi allo status. Per Ginsberg la società è un insieme organizzato dei principali
gruppi e delle principali istituzioni che la costituiscono. È necessario che ogni sistema
sociale soddisfi le seguenti fondamentali funzioni:
Sistema di comunicazione
Sistema economico
Famiglia e istruzione per la socializzazione
Distribuzione del potere
Sistema di riti
TEORIA CONFLITTUALISTA
I conflittualisti fanno un’analisi dinamica dalla società. Vedono l’equilibrio come
punto d’arrivo a cui tendere e considerano il conflitto il motore di tutti i processi
sociali. Nella loro analisi molta importanza è assegnata ai gruppi, infatti, nei processi
(=conflitti) il continuo mutare dei bisogni forma e rompe i gruppi sociali.
Gruppi nuovi e vecchi lottano tra loro per la suddivisione dei beni atti a soddisfare
bisogni. Tra i conflittualisti ci sono coloro che vedono il processo conflittuale come
costante e invece coloro che lo considerano un evolversi verso una ben determinata
società (per esempio i marxisti).
5. I MODELLI DI COMPORTAMENTO
6. RUOLI
Il ruolo è l’insieme dei comportamenti correlati e istituzionalizzati che una cultura
offre all’individuo in quanto forme capaci di soddisfare i bisogni. Al ruolo la cultura
specifica dà significato e contenuto.
Il personaggio che l’individuo indossa quando deve interagire con il suo gruppo è il
ruolo. Ognuno di noi interpreta più ruoli (padre, figlio, datore di lavoro, dipendente,
ecc.) ed è la persona sociale che con il suo agire crea e rafforza il sistema dei ruoli,
infatti, il ruolo non è mai completamente subito dalla persona così come non è mai
completamente inventato da essa. Man mano che socializza l’individuo apprende il
proprio ruolo e impara a rappresentarlo, il ruolo diventa, quindi, parte integrante della
sua personalità.
Il concetto di ruolo ha permesso di collegare l’analisi strutturale con la componente
individuale.
Ruolo e Status sono due concetti paralleli, però il primo è dinamico ed il secondo è
statico. Lo status è una variabile indipendente, mentre il ruolo è una variabile
dipendente appunto dallo status. Grazie ai due la persona e la società entrano in
contatto e nasce l’homo sociologicus.
Il ruolo comunque non è un meccanismo di comportamento fisso e rigido, anzi è
flessibile infatti l’aspettativa delle persone con cui si interagisce non ha carattere
costrittivo. Soprattutto con il moltiplicarsi dei ruoli (società moderna) tutti si trovano
prima o poi in conflitto con uno dei propri ruoli, l’importante è soddisfare alcuni
comportamenti essenziali del proprio ruolo:
Comportamenti necessari es. per uno studente essere iscritto
Comportamenti permessi es. appartenere ad associazioni studentesche
Comportamenti vietati es. non pagare le tasse universitarie
Tra individuo e ruolo c’è una reciproca influenza, infatti, l’individuo non è la somma
dei suoi ruoli, ma tende ad interpretarli, portando la propria esperienza, gli
atteggiamenti e le tendenze della vita individuale introducendo nei ruoli
modificazioni particolari costruite sui bisogni emergenti. Come gli status anche i
ruoli si dividono in attribuiti (involontari) e acquisiti (volontari).
Il fatto che ogni individuo si trovi a dover rappresentare più ruoli
contemporaneamente, cercando di mantenere la propria coerenza, porta al
CONFLITTO TRA RUOLI o pendolarità o perdita di identità. Il conflitto tra ruoli è
la difficoltà dell’individuo a rappresentare i suoi diversi ruoli mantenendo la propria
coerenza individuale. Nella complessità strutturale della società moderna il conflitto
tra ruoli è frequente e spesso si arriva a scissioni della personalità, quindi, a seri
disturbi psichici. Goffman dice: “l’uomo contemporaneo di fronte al conflitto tra ruoli
tende a prendere le distanze dal ruolo, così facendo impara a gestire in forma
strategica una molteplicità simultanea di sé che gli permette la rappresentazione di
ruoli contraddittori”. Con questo atteggiamento flessibile l’individuo preserva l’unità
della propria personalità e padroneggia una situazione conflittuale che altrimenti lo
lacererebbe.
IL RUOLO CHIAVE si ricava in relazione alla sua funzione e ai gruppi principali di
cui è partecipe. Per individuarlo bisogna riferirsi ai valori dominanti e all’istituzione
centrale di una cultura.
IL RUOLO GLOBALE invece è la somma di tutti i ruoli.
Per SEQUENZA DI RUOLI invece si indica la successione di ruoli relativi allo
stesso individuo secondo una linea evolutiva (es. bambino, ragazzo, adulto, anziano
oppure apprendista, operaio, capomastro).
7. ISTITUZIONI
Un’istituzione è la struttura relativamente stabile che si compone di modelli di
comportamento, ruoli, rapporti sociali realizzati dagli individui in forma tipica,
unitaria, vincolante per la soddisfazione dei bisogni sociali fondamentali.
La convivenza è possibile solo in quanto si stabiliscono regole comuni, che ciascuno
intende rispettare, si pongono dei limiti all’agire individuale si adottano convenzioni
che stabilizzano i rapporti di interazione. Gli individui, quindi, preferiscono ridurre la
propria libertà, che sarebbe teoricamente illimitata, pur di avere la stabilità, le
condizioni, i mezzi e le premesse, che permettono la soddisfazione dei bisogni
comuni. Le istituzioni si producono attraverso lo stabilizzarsi di comportamenti e
rapporti di interazione orientati ad un fine comune e si riproducono e rafforzano
attraverso l’applicazione e l’osservanza delle norme.
Le caratteristiche indispensabili delle Istituzioni sono:
Lo scopo è il soddisfacimento dei bisogni sociali
Si compongono di forme complesse di comportamenti attraverso le quali gli
individui regolano le questioni importanti
Sono strutture stabili
Le parti di un’istituzione si adattano e rafforzano reciprocamente
Ogni istituzione è un’unità separata dalle altre
Fa riferimento a valori e contiene valori
Secondo Max Weber l’istituzione è qualcosa alla quale si è sottoposti e non alla
quale si appartiene, tuttavia l’individuo, pur riconoscendo la necessità delle certezze e
delle garanzie fornite dalle Istituzioni, tende a conservare l’autonomia della propria
individualità, la tensione o il conflitto che si crea tra individuo ed istituzione sociale
genera il processo di MUTAMENTO.
Secondo il grado di coesione (o di conflitto) tra individuo ed istituzione la società
oscilla tra stabilità e mutamento.
ISTITUZIONE E MUTAMENTO
Dato che le istituzioni sono le risposte ai bisogni e che i bisogni cambiano d’intensità
e di forma e richiedono mezzi e gradi di soddisfazione diversi, anche le istituzioni
sono soggette a mutamento.
Mutamento interno: si ha quando c’è un conflitto normativo, cioè tra l’apparato
normativo (regole, norme, come dovrebbe essere) e l’apparato normativo latente, il
quale non è codificato ma viene introdotto di fatto nell’organizzazione e rafforzato
dalla pratica (come di fatto è). Quando i due apparati entrano in contrapposizione si
ha il conflitto normativo che avviene negli spazi marginali e che può generare,
regolare o anche frenare il mutamento. Quando c’è una profonda interiorizzazione dei
valori si verifica una situazione di resistenza al mutamento, e si entra quindi nella
fase di crisi; in una situazione del genere non si va ne avanti ne indietro perché la
maggiore preoccupazione di tutti è la sopravvivenza perciò la conservazione dello
status quo.
Mutamento esterno: si sviluppa in due fasi:
1. Decompressione rivoluzionaria, cioè la manifestazione immediata e violenta in
cui vengono fuori tutti gli istinti, tendenze e bisogni che le istituzioni non
tengono sotto controllo.
2. Deistituzzionalizzazione, questa fase è più lenta, coinvolge i valori
rappresentati dall’istituzione in mutamento, il consenso è precario, produce
insicurezza del comportamento.
Le funzioni delle istituzioni sono:
In relazione all’individuo: forniscono gli schemi di comportamento
necessari rispetto a un dato sistema di bisogni, offrono schemi di
rapporti sociali e ruoli, rappresentano la difesa giuridica.
In relazione alla cultura: sono fattori di coordinamento e stabilità,
sottopongono il comportamento del singolo al controllo sociale.
In relazione ai gruppi, esaltano il consenso e la coesione del gruppo,
canalizzano il conflitto (aspetti positivi), frenano il mutamento sociale,
impediscono alla personalità del singolo di svilupparsi liberamente e
totalmente, indeboliscono il senso di responsabilità, iniziativa ed
inventiva (aspetti negativi).
SCHEMA DI MALINOWSKI: sviluppa una gerarchia di bisogni e di istituzioni.
Per lui ogni istituzione soddisfa parecchi, e ogni bisogno trova la sua soddisfazione in
parecchie istituzioni. I bisogni fondamentali e vitali sono rappresentati dalle
istituzioni primarie, le quali producono a loro volta altri bisogni che si soddisfano
attraverso le istituzioni secondarie.
CRITICA A MALINOWSKI: non considera abbastanza il soggetto, inoltre
l’utilizzazione dell’apparato istituzionale è proporzionale alla posizione sociale
dell’individuo. Perciò per gli strati più bassi la possibilità di soddisfare i bisogni si
arresta ai primi livelli. Infine l’analisi di Malinowski lascia fuori anche l’aspetto
psicologico del rapporto individuo/istituzioni.
ISTITUZIONI PRINCIPALI
Corrispondono alle funzioni vitali della vita collettiva:
Istituzione familiare
Istituzione scolastica
Istituzione economica
Istituzione politica
Istituzione religiosa
Istituzione del tempo libero e dello svago (mass media)
8. CULTURA
Secondo Ferrero, la paura dell’uomo nei confronti della natura, che la vede
minacciosa, dell’altro, che lo vede come nemico, del futuro, che lo vede come
angoscia, lo spinge allo sforzo di costruire artificialmente una condizione di stabilità
e sicurezza. Ciò che legittima il suo tentativo è la convinzione di essere superiore, ma
appunto è un tentativo, infatti, la cultura si sforza di circoscrivere l’uomo, di produrre
il sociale in schemi ordinati di convivenza, ma si basa su dei valori e verso bisogni
che mutano, perciò la socialità non riesce ad essere inclusa in una forma culturale e
la natura finisce per prevalere. Secondo Freud l’uomo ha barattato parte della sua
felicità per un po’ di sicurezza.
La cultura è l’insieme di conoscenze, di credenze, arte, morale, costumi e ogni altra
capacità e abitudini acquisite dall’uomo come membro della società.
La cultura ha una dimensione formale (comportamenti) e una simbolica (simboli e
valori).
La cultura ideale è espressa in manifestazioni scritte o verbali è ciò che gli individui
dovrebbero fare o credere. La cultura reale, invece, è ciò che realmente la gente fa o
crede.
CAMPO CULTURALE è il territorio entro il quale la cultura si manifesta.
TRATTO CULTURALE (o particolarità) è il singolo elemento che può essere un
simbolo come un gesto o un utensile che viene individuato in un contesto culturale a
scopo di analisi.
COMPLESSO CULTURALE è l’insieme dei tratti culturali orientati su una funzione
sociale istituzionalizzata.
La cultura svolge le seguenti funzioni:
È l’elemento distintivo e caratteristico delle diverse società
Detiene ed ordina i valori di una società
È l’elemento di coesione
Fissa il comportamento sociale e lo coordina
Pone un fine
Contiene il concetto di società ideale al quale tendere
Determina la personalità sociale
LE TRASFORMAZIONI CULTURALI:
Parallelismo culturale (due culture completamente diverse vengono a
sviluppare lo stesso elemento culturale, per esempio una scoperta scientifica).
Diffusione
Scissione
Convergenza (da due o più culture nasce una nuova e diversa cultura)
DINAMICA SOCIALE
I PROCESSI SOCIALI sono il susseguirsi nel tempo di molteplici azioni fra loro
correlate di soggetti diversi, oppure il susseguirsi di avvenimenti fra loro connessi che
determinano un certo risultato o modificano la situazione data. Alcuni processi
ripetono situazioni precedenti, altri producono situazioni in tutto o in parte nuove.
I processi si possono differenziare secondo tre criteri.
È un tipo di interazione fra persone o gruppi, nel quale ciascuna parte cerca di
assoggettare l’altra alla propria volontà, di infrangere la sua opposizione, di
escluderla dal godimento di un bene o di modificare la situazione nel senso da lei
voluto. È un elemento strutturale di ogni società e può venire eliminato solo
temporaneamente attraverso mutamenti strutturali. Però non va considerato negazione
della società ma casomai il tentativo di affermare una nuova società.
L’OSTRUZIONISMO: è un processo sociale, nel quale ciascun partners cerca di
impedire agli altri di conseguire un determinato fine, indipendentemente dal fatto che
egli stesso tenda o no a conferire quel fine. Può coesistere con la cooperazione,
infatti, un esempio sono le due diverse correnti di uno stesso partito. L’ostruzionismo
è socialmente poco rilevante se rimane su un piano personale, è invece, importante se
si presenta in forma organizzata.
LA CONCORRENZA: è un processo sociale in cui due o più partners tendono a
raggiungere lo stesso fine impedendo all’altro di farlo. Nella sua evoluzione il
processo di concorrenza si svolge in forma pacifica ed è regolato più rigidamente
degli altri processi disgiuntivi. Esso ha come effetti l’aumento del legame sociale e
della reciproca dipendenza perché tutto sommato è una situazione capace di creare
tensioni creative all’interno della società ed è inevitabile che ci siano forme di
solidarietà. Esistono molte difficoltà per i sociologi nello studio dei processi sociali.
Infatti nessuno dei tratti processuali finora descritti riesce a rappresentare la realtà in
quanto non puri. Un’altra difficoltà è che gruppi e persone che danno vita ad un
processo sociale congiuntivo possono al tempo stesso avviarne uno disgiuntivo (per
esempio cooperazione ed ostruzionismo). Infine la cultura definisce e limita ogni
processo ed è quindi alla cultura specifica che lo studioso deve fare riferimento.
LA DINAMICA DEI VALORI
I VALORI sono quei criteri, presentati come oggetti, attraverso i quali i gruppi e le
società giudicano la rilevanza di persone, comportamenti, fini sociali e altri oggetti
socio-culturali o avvenimenti.
I valori sono ordinati in scala gerarchica e secondo la gerarchia si distribuiscono gli
individui nello spazio sociale, si determina il loro status, ruolo e rapporti sociali e
vengono valutati i comportamenti, gli oggetti che compongono la cultura. Possiamo
classificarli per:
Carattere vincolante: dai più moralmente vincolanti e più interiorizzati a quelli
ripetitivi solo per tradizione.
Efficacia: cioè l’incidenza nella vita collettiva e nel funzionamento della
società.
Funzione istituzionale: l’incidenza dei valori collegati con dei comportamenti
che semplifica il funzionamento di un’istituzione.
MOBILITA’ SOCIALE
L’individuo ha un rapporto dinamico con lo spazio, sia fisico che sociale sia
simbolico. È l’individuo che crea il modo di essere dello spazio ed è lui stesso a
subirlo. La tensione tra creazione e assoggettamento fa si che sia lo spazio fisico,
sociale e simbolico non esistano come contenitore; sono possibili quindi fenomeni di
mobilità.
Mobilità nello spazio sociale:
DI STATUS. Mobilità sociale di una persona, gruppo o di un intero strato da una
posizione sociale ad un’altra. Può essere mobilità orizzontale o verticale o
intragenerazionale. La possibilità di mobilità sociale ci indica se è statica o dinamica
la persona il gruppo o la situazione. La frequenza invece ci indica quanto è dinamica.
DEI RUOLI. Mobilità sociale di una persona attraverso tutti i ruoli che deve
rappresentare è necessario però che i vari comportamenti siano ben codificati e
coordinati per evitare conflitti e contraddizioni fra opposte aspettative che
convergono su una persona. Il fenomeno di mobilità dei ruoli è direttamente
proporzionale al livello di socializzazione.
NELLO SPAZIO SIMBOLICO. Spostamento di elementi culturali da un universo
simbolico ad un altro. Secondo Sorokin se le culture sono troppo diverse l’elemento
culturale non penetra affatto, se simili rimane uguale, infine se le due culture sono
diverse ma non eccessivamente l’elemento penetra ma muta. Se la mobilità sociale è
“aperta”, cioè totale, rimette continuamente in discussione l’assetto di dominio
esistente, porterebbe quindi ad una continua “circolazione di elites”. Ma naturalmente
alla tendenza alla mobilità si oppone la tendenza alla stabilità. Esistono meccanismi
di chiusura che appunto si oppongono ad una eccessiva mobilità, essi sono: la
manipolazione, la professionalizzazione e la sindacalizzazione.
I CANALI DI MOBILITA’ sono
Formazione scolastica
Professione
Proprietà
Politica
Mass media
CONTROLLO SOCIALE
Solo la stabilità e la sicurezza dell’organizzazione rendono possibile l’estendersi dei
processi di interazione e il perseguimento dei fini collettivi. Il controllo sociale è
un’attività molto costosa ma tutto il gruppo ci si impegna perché da essa dipende
l’ordine sociale. Il controllo sociale può essere di vari tipi.
COSTRITTIVO basato sulla paura
INCENTIVO basato sulla persuasione
DI MANIPOLAZIONE ottenere consenso sull’immagine distorta della realtà.
DI DISTRAZIONE attirare l’attenzione su avvenimenti o problemi secondari.
FORMALE è codificato e garantito da leggi e sanzioni
INFORMALE è più efficace non esprimendosi in norme, si esercita soprattutto
influenzando i rapporti primari: derisione, disonore, emarginazione.
Il controllo sociale può essere più o meno elastico secondo quanto margine lascia
all’innovazione all’interno delle istituzioni, infatti convenzionalmente si chiama
“punto di devianza” quel punto oltre al quale i comportamenti non conformi vengono
puniti dal gruppo, prima di quel punto i comportamenti sono comunque accettati
anche se possono essere più o meno stimati.
INTEGRAZIONE----------------------------------------------------*---------------ANOMIA
Punto di devianza
ANOMIA
1° interpretazione
Per Durkheim è una condizione sociale e non un comportamento individuale, di
assenza totale di norme. Faceva riferimento alla condizione economica del 1600.
2° interpretazione
Durkheim con “le Suicide” riferisce lo stato di anomia alla personalità dell’individuo
ad una situazione psicologica soggettiva condizionata dalla situazione del sistema
sociale.
3° interpretazione
Per Merton è una condizione mentale condizionata dal sistema.
IL MUTAMENTO
Continuità e Mutamento sono fenomeni complementari, entrambi sempre presenti in
ogni società, prevale ora l’uno ora l’altro alternativamente senza che l’altro venga
escluso. Simmel considera il mutamento una serie di stadi successivi che coincidono
con la struttura e con il processo. Per Compte il mutamento è a ciclo chiuso in quanto
vede un inizio ed una fine (fase teologica, fase metafisica, fase positiva). Spencer
propone invece la teoria a ciclo aperto rifacendosi all’evoluzionismo di Darwin.
Marx considera il mutamento attraverso il concetto di lotta di classe, vede l’inizio di
ogni epoca con l’istituzionalizzarsi di una classe dominante su una classe non
organizzata di individui sottomessi. In seguito, la massa oppressa si organizza e
diventa classe in senso pieno, coscienza dei propri interessi (coscienza di classe). La
critica che si muove a Marx è che questa teoria non considera parte del processo.
Per Durkheim il mutamento è un elemento strutturale che coesiste con gli altri
elementi strutturali integrativi.
Per Pareto il mutamento è il risultato delle variazioni dell’equilibrio che si
accompagna al processo di circolazione dell’elites.
Per Weber l’ordine sociale è il prodotto di associazioni di dominio ierocratiche e
statali, in ogni tipo di dominio esitono energie centrifughe che possono trasformarsi o
in tradizionalismo o in mutamento.
Il modello strutturalista del mutamento individua i fattori di mutamento potenziale
che sono:
L’emergere di nuovi bisogni
Il malessere della vita quotidiana
Livello di interiorizzazione dei valori
Le aspettative crescenti
La disponibilità dell’individuo all’innovazione
Le fasi in cui si struttura il mutamento sono sei, la prima prevede una struttura di base
in cui il potenziale di mutamento sia in crescita, dopo di che c’è il precipitare di
fenomeni di mutamento (seconda), i quali se sono solo a livello personale non
progrediscono e perciò non si ha un vero mutamento. Se, invece, diventano un fatto
pubblico vengono filtrati dalla struttura (terza), la quale può respingerli o adottarli
(quarta). In quest’ultimo caso ci sarà la diffusione del mutamento, che potrà avvenire
solo in maniera formale, oppure, anche in maniera sostanziale. Le ultime due fasi
sono di compensazione ed amplificazione, cioè, accomodamento al mutamento, ed
infine l’innovazione, cioè la trasformazione della struttura. Non tutti i mutamenti
sono uguali ed hanno la stessa origine, il mutamento FISIOLOGICO avviene
all’interno della struttura come fenomeno tipico di ogni forma di associazione, e non
modifica sostanzialmente la gerarchia dei valori. Invece, quello ATIPICO porta
all’innovazione.
AUTORI
MARX
ENGELS = Marxismo
TOCQUEVILLE
TAINE = Storiografico
La crisi 1890
NIETZSCHE
FREUD
Novecento
LE BON
TARDE
SIMMEL = corrente socio psicologica formale
TOENNIES
COOLEY
MEAD
GOFFMAN
GARFINKEL
HELLER = sociologia del quotidiano
MAFFESSOLI
ELIAS
ALBERONI
DURKHEIM
PARSON = neopositivismo, funzionalismo
MERTON
GALLINO
ACQUAVIVA = sociobiologia
LORENZ
WEBER
SCUTZ
TOURAINE = metodologia e teoria dell’azione
GIDDENS
ARDIGO’
Corrente economicista
VEBLEN
SOMBART = Liberal determinista
SHUMPETER
HORKEIMER
LUKACS
ADORNO
MARCUSE
FROMM = Scuola di Francoforte
HABERMAS (teoria critica)
BAUDRILLARD
FERRAROTTI
MOSCA
PARETO
MICHELS
FERRERO = Elitisti
MILLS
FREUND
DAHRENDORF