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ESERCIZI TAV

Sentarse es una experiencia que transforma.

Marina Abramovic (1946) se ha pasado los últimos meses sentada. Sin hacer nada. Siete
horas al día y seis días a la semana. La artista serbia, que empezó su carrera en los años 70 y se
considera a sí misma "la abuela del arte de la performance", concluyó hace unos días su trabajo The
Artist is Present en el Museo de Arte Moderno de Nueva York convencida de que "estar sentado es
una experiencia que transforma".
Durante los 80 días que ha permanecido en una silla en el MOMA se han acomodado ante
ella alrededor de 1.400 personas, entre las que se encuentran personajes famosos como Bjork, Lou
Reed, Marisa Tomei o Isabella Rosellini.
Algunos sólo aguantaban su mirada unos dos minutos. Otros eran capaces de rebasar la hora.
Y, de hecho, según cuenta en la web del MOMA, para ella, "era mucho mejor cuando la gente se
quedaba sentada bastante rato porque había más material para trabajar, más energía".

(articolo estratto da La Vanguardia del 15/06/2010)

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Spesso penso a Paco. Credo che sia un uomo molto buono e sincero. Ci siamo incontrati
l’estate scorsa. Da allora è sempre stato un vero amico. Sfortunatamente mi sono trasferita a
Valladolid da due mesi e adesso non è tanto facile incontrarci. Ogni tanto lo chiamo e
chiacchieriamo un po’. In realtà, comincio a pensare di essermi innamorata di lui. Quando lo
rivedrò, glielo dirò. Spero che non reagisca male. Comunque, è meglio essere chiari piuttosto che
vivere nel dubbio e nel silenzio.

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Dal 1950 al 1980 la Spagna si è trasformata da Paese rurale a prevalentemente urbano. In
questo brevissimo lasso di tempo quasi il 40 per cento degli spagnoli ha abbandonato i paesi ed è
emigrato nelle aree urbane. Molti sono andati a Madrid, che è cresciuta in maniera tanto vertiginosa
e rapida che, in alcune decadi, nessuno sembrava essere della città. E anche noi, che eravamo nati a
Madrid, avevamo genitori che venivano da qualche altra parte. La città era un luogo senza radici,
dove tutti ci eravamo incontrati casualmente. (…) Eravamo aragonesi, asturiani, andalusi; eravamo
di qualunque posto meno che di Madrid, perché essere di Madrid significava non essere niente.
Come se no bastasse, il resto degli spagnoli considerava la capitale notevolmente antipatica.

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Durante la dittatura di Franco il sistema politico era decisamente centralizzato e la gente
doveva venire qui per ogni questione burocratica e di studio. Per gli altri Madrid era il Potere, un

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Potere repressivo, illecito e tirannico. Di fatto, e salvo brevissimi ed eccezionali periodi, da quando
Madrid è diventata la capitale del Regno è sempre stata la sede di un potere più o meno assoluto, e
così nel corso dei secoli si è guadagnata l’avversione simbolica degli spagnoli. Ma ciò di cui gli altri
non si rendevano conto era che noi madrileni soffrivamo di questa vicinanza la potere. Era a Madrid
che c’erano più grises (i terribili poliziotti franchisti), più ordine, più repressione. Inutile dire che
tutto questo non contribuì ad accrescere l’amore dei madrileni per la loro terra.

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Non vedo Pedro da due anni, eppure continuo a sognarlo. Penso sempre a lui. Un giorno mi
disse che mi avrebbe chiamato l’indomani, ma non lo ha mai fatto. Dopo tre giorni di silenzio,
cercai di mettermi in contatto con lui. Pedro aveva il cellulare spento. Lo ricercai più volte, ma
inutilmente. Il suo cellulare non dava nessun segno come lui. Non sapevo dove abitasse. Alla fine,
riuscii ad avere il suo indirizzo ed andai a casa sua. Lì, in quella casa, non c’era più Pedro. Chiesi
alla vicina e mi disse che aveva traslocato. Credo che il mio amore abbia cominciato una nuova vita
altrove e per me è divenuto il mio angelo.

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Nato in Nuova Zelanda ma cresciuto in Australia, Russell Crowe inizia già a sette anni a
lavorare come comparsa in alcuni serial televisivi e trasmissioni per adolescenti, ma la sua passione
per la musica lo porta a fondare una rock band.
Cantante, chitarrista e compositore, si dedica alla musica per circa dieci anni, arrotondando le
entrate con i lavori più stravaganti tra cui "addetto all'estrazione del bingo".
Dopo aver attraversato la passione per il football, interrotta dagli studi e dalle serate al pub, Crowe
decide di riprendere con la recitazione, più per motivi economici che per vera passione.

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Dopo dieci anni di silenzio, il prepotente ritorno di Oriana Fallaci è cominciato sabato 29
settembre 2001 con una lunga lettera intitolata: La rabbia e l’orgoglio. Sarà lo stesso titolo dato al
libro (…) che costituisce il più clamoroso caso editoriale del nuovo millennio. L’argomento (…) è
che l’Occidente del dopo 11 settembre sia minacciato non solo dal terrorismo di matrice islamica,
ma dall’intero Islam. Una tesi di questo genere non poteva che accendere gli animi, e spingere la
gente alla lettura.

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Non credo che andrò alla festa di Paco domani. Ci andrò solo se avrò tempo. Ho un mucchio
di cose da fare in ufficio. Probabilmente rimarrò a lavorare anche di sera. Mi piacerebbe cambiare
lavoro. Sono stufa del mio capo. Tuttavia, penso che non si trovi un lavoro buono come questo così
facilmente. Per questo motivo rimango lì e sopporto il mio direttore. Nel frattempo ho deciso di
iscrivermi all’università o meglio di riprendere a frequentare i corsi nel pomeriggio. Se avessi finito
prima, tutto sarebbe diverso. Comunque, non mi lamento. Ho appena ricevuto un aumento. E’ vero,
devo lavorare molto, devo rimanere fino a tardi e rinunciare a feste e altre cose, ma il capo mi paga
bene e ho tanti vantaggi.

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Così Pollicino non si perde nella rete

Cosa ne pensano mamma e papà di Internet? Secondo un recente sondaggio, il 62% dei
genitori si dichiara preoccupato per l’uso che i loro bambini possono fare della Rete e molti (il
49%) chiedono più filtri, più controlli. Ma internet non è soltanto fonte di nsidie, è anche un
formidabile serbatoio di conoscenze, un’opportunità unica per i bambini di oggi. Anche se per i
genitori non è facile trovare il giusto equilibrio tra i pericoli e i vantaggi che offre la Rete.
Il problema è sempre lo stesso: come aiutare i ragazzi a trarre dalla Rete solo i benfici? “Non è
semplice”, ammete Anna Oliviero, psicologa. “i bambini sono per natura esplorativi, tutte le novità
li incuriosiscono e la Rete offre loro infiniti stimoli, ma anche molte insidie. Da una recente
statistica è emerso che il 60% degli adulti che ‘navigano’ sono alla ricerca di pornografia e che, di
conseguenza, i siti porno sono tantissimi. A volte basta cliccare una parola qualsiasi per aprire
immagini oscene: è successo alla bimba di un collega che cercava notizie sugli animali. Meglio
aspettare: fino a 6-7 anni i bambini non hanno bisogno di Internet, hanno già tanto da imparare dalla
vita reale e per quella virtuale è meglio che siano più grnadi. Perciò, sconsiglio la Rete prima dei 9-
10 anni. Può essere utile per le ricerche, ma va usata solo con la guida di un adulto.”
Ma quali sono gli aspetti positivi che Internet offre ai bambini e quali, invece, i suoi limiti?
“Gli aspetti positivi sono molti – spiega Franco Frabboni, docente di Pedagogia all’Università di
Bologna – rispetto ai videogiochi, tanto amati dai ragazzi, la navigazione virtuale è più costruttiva.
A scuola è come possedere un grande libro sempre in costruzione, che si amplia e si rinnova di
continuo: il libro di testo, il quaderno ela lavagna, strumenti tradizionali, perdono l’egemonia
assoluta”. Internet cambia il modo di studiare, prima troppo controllato dall’adulto, ora con
maggiori possibilità di autonomia e di scelta.

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Allarme, la Terra ha la febbre: "Un grado e mezzo al disastro"

Bene che vada nel 2050 la temperatura sulla terra aumenterà di un grado e mezzo. E già
saremmo oltre la soglia che delimita il punto di crisi, con conseguenze disastrose: innalzamento del
livello del mare di oltre un metro, scioglimento dei ghiacciai, accelerazione del processo di
desertificazione, penuria di risorse idriche, carestie. Male che vada l'incremento sarà di sei gradi. E
allora ci troveremmo su una strada di non ritorno: città come Venezia sommerse, interi territori
inghiottiti dagli oceani e dal deserto, epidemie e catena di morte causate dal caldo. Il pianeta rischia
il crac climatico. Non sono scenari configurati da un film catastrofico, ma rigorose previsioni della
comunità scientifica internazionale che a Erice ha partecipato al 30° seminario sulle emergenze
planetarie: 130 studiosi provenienti da 31 paesi che fino a sabato si confrontano su clima, Sars,
Aids, mucca pazza, tilt energetico, inquinamento. I ricercatori divisi sulle cause che hanno
determinato il mutamento climatico registrato negli ultimi venti anni, sono uniti nel prevederne gli
effetti drammatici.

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Ricette di convivenza civile

Living together (Vivere insieme): era questo il titolo del laboratorio per ragazzi sulla
convivenza civile svoltosi nell’ambito del Meeting antirazzista di Cecina. Abbiamo chiesto a
Francesco Giannoni, responsabile Area giovani dell’Arci Toscana, di raccontarcene svolgimento e
risultati.
“Al laboratorio hanno partecipato 34 ragazzi fra i 17 e i 20 anni, tra quelli presenti al Meeting. Si è
trattato della prima esperienza simile in un contesto non scolastico e quindi con partecipazione non
obbligatoria, per così dire. Il gruppo era composto da ragazzi e ragazze francesi (alcuni immigrati di
seconda generazione), inglesi, marocchini residenti a Napoli e palestinesi. Oltre alle differenze di
origine e nazionalità, il gruppo era molto eterogeneo anche per altri aspetti, al suo interno c’erano
infatti dai lavavetri ai liceali, e le persone sono state ancora rimescolate nella divisione successiva in
sottogruppi di lavoro.”
Qual era l’obiettivo del laboratorio?
Si può dire che lo scopo fosse trovare una definizione comune del termine convivenza e da lì
partire per un’analisi delle difficoltà, reali o immaginarie, alla pratica della convivenza, fino

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all’elaborazione di proposte concrete per superare queste difficoltà. In questo percorso i ragazzi
erano liberi di esprimersi come volevano, la presenza degli operatori serviva solo a facilitare la
comunicazione ma non c’era un indirizzo dall’alto.
Ci sono stati problemi nella comunicazione interna ai gruppi?
L’unico ostacolo reale è stato quello della lingua. Inglese e francese erano le lingue più usate
ma in certi casi è stata utile la presenza di interpreti. Questo non ha impedito comunque che si
creasse un clima di amicizia, accanto ai laboratori si son viste anche partite di calcio…
Quindi mai una lite, una divergenza?
La discussione più accesa è stata al momento della sintesi finale, quando si doveva decidere
tra i due termini “tolleranza” e “accettazione”. A qualcuno tolleranza non piaceva, dava l’idea di
una sopportazione, di uno sguardo dall’alto in basso. Per uscire dall’impasse è stata discusso e
rielaborato il significato della parola, e così siamo arrivati alla definizione conclusiva di convivenza
come la leggiamo nel documento finale: “la convivenza è rispetto degli altri, tolleranza e
comunicazione applicati ai membri di una società per poter vivere insieme, liberamente e in pace...
firmato Cittadini del Mondo”.
Quali sono le proposte avanzate dai ragazzi per costruire la convivenza civile?
Sono le più varie, da occasioni di incontro come tornei sportivi, concerti, spettacoli, viaggi, fino a
ore di scuola dedicate allo studio delle regole sociali e dei diritti di cittadinanza. C’è anche chi ha
proposto una specie di “Grande fratello” tra persone di diversi paesi e culture! Tutte le proposte
erano comunque orientate verso la conoscenza e la comunicazione.
Il laboratorio si conclude dunque con un bilancio positivo?
Molto positivo, tanto che stiamo lavorando per riproporre l’iniziativa l’anno prossimo, con
uno spazio dedicato proprio alle realtà giovanili. Uno dei ragazzi marocchini ha commentato così la
sua esperienza “anche se dovessi tornare a lavare i vetri, ora mi sento molto più forte”. Sono parole
che ti ripagano della fatica spesa.

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