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Il Segno del Comando LO SCENEGGIATO


è una produzione ELLE U MULTIMEDIA Il Segno del Comando
Product Manager: ROSA CORRADO
Progetto grafico
e impaginazione: FRANCI&PATRIARCA
Pubblicato nel mese di aprile 2002
“Q uale mistero si celava dietro l’uscio di una vec-
chia casa romana, in via Margutta 33? Gli ita-
liani si appassionarono, si impaurirono, si intrigaro-
no. Il segno del comando paralizzò il paese, come un
Si ringrazia cortesemente Raniero Costa
grande evento sportivo o di cronaca. A lungo la Rai
Elle U Multimedia n.9 cercò, nei mesi seguenti il successo del programma,
Periodico mensile di informazione, un soggetto di analogo forza e complessità. (…) Mia
cultura e spettacolo di Elle U Multimedia s.r.l. madre, che lavorava in Rai, mi disse di questa affan-
Reg. Tribunale di Roma n. 412 del 26/09/2000 nosa ricerca, in corso ai piani alti di viale Mazzini. Io,
Direttore responsabile: ALESSANDRO SPINACI sedicenne, mi chiusi in una stanza per due giorni,
spremetti a forza le meningi, evocai tutte le paure che
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ELLE U MULTIMEDIA s.r.l. madre, amorevolmente, mi fissò un
via San Nicola de’ Cesarini, 3 – 00186 Roma appuntamento con un dirigente
fax 06 68429224 – www.elleu.com Rai. Andai, pieno di audacia giova-
nile, di paura, di timidezza con il
mio quaderno importante tra le
mani. Mi sedetti, emozionato, di
fronte a un signore autorevole. Gli
lessi d’un fiato la storia, più confu-
sa che gotica, di un incidente di
macchina, di una perdita di memo-
ria. Quell’uomo mi guardò, intene-
rito e gentile. Si chiamava Bruno
Gambarotta (…). Non era un sedi-
cenne emozionato che poteva pareggiare con il più
bel racconto originale di mistero che la Rai abbia mai
trasmesso. Il segno del comando era molte cose insie-
me.” (da Walter Veltroni, I programmi che hanno cam-
biato l’Italia – Quarant’anni di televisione, 1994, Feltri-
nelli, p. 237). E infatti, il genere giallo e la detective
story, il mistero parapsicologico e l’atmosfera gotica,
il fantastico e il fantasmatico si intrecciano sullo sfon-
do di una Roma gotica e magica, barocca e sinistra. Al
centro della storia, un medaglione che dà immorta-
lità a chi lo possiede: la ricerca di questo “segno del
comando” viaggia continuamente tra presente e pas-
sato, in un gioco di rimandi temporali in cui le avven-
turose esperienze del protagonista sembrano riper-
correre e svelare misteriose vicende di secoli prima.

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sco Borri, allontanato dal collegio dei
Gesuiti presso cui studiava perché accusa-
to di occuparsi più di occulto che di teolo-
gia. Chiesto e ottenuto dal marchese un
finanziamento e il permesso di effettuare
esperimenti nel suo laboratorio, il giovane
alchimista sparì improvvisamente qualche
tempo dopo lasciando a testimonianza del
lavoro compiuto un po’ d’oro e alcune per-
gamene su cui erano tracciati incomprensi-
bili segni e oscure formule latine: interpel-
lati i maggiori sapienti, nessuno riuscì a
decifrarne il significato e il marchese deci-
se di incidere ogni segno e formula sulla
porta, sperando si trattasse di formule per
la fabbricazione dell’oro. Per secoli le paro-
le rimasero senza interpretazione finché
nel 1963 l’antropologo e studioso di storia
del misticismo e dell’esoterismo, Elémire Zolla, ha
ROMA MISTERIOSA accertato che le incisioni presenti sulla Porta Magica
sono parte integrante di un documento iniziatico e
La Porta Magica filosofico di valore.

P erché non iniziare una passeggiata romana, alla


scoperta di luoghi “fantastici”, dai giardini di
piazza Vittorio? In un angolo della piazza, infatti,
I lamenti di Serafina
all’interno dei giardini comunali, si ergono ancora
oggi i resti della villa del marchese Massimiliano
S e, inoltrandovi per i vicoli di Trastevere, arrivate
in piazza Sant’Apollonia, vi potrebbe anche capi-
tare di udire lamenti femminili provenienti dal nulla:
Palombara, ricco cultore di discipline esoteriche nel-
è Serafina Feliciani, trasteverina, moglie del celebre
la Roma della seconda metà del Seicento. In un giar-
conte di Cagliostro, al secolo Giuseppe Balsamo,
dino segreto della villa era stata costruita una
alchimista e negromante. Dopo aver condiviso con il
dépendance cui si accedeva passando per la porta
oggi nota come “magica” o “alchemica”. Dall’archi- Piazza di Spagna
trave al gradino, ogni elemento strutturale della por- in una incisione
ta recava incise enigmatiche espressioni in latino: settecentesca
– “Quando nella tua casa neri corvi partoriranno
bianche colombe, allora sarai chiamato sapiente”
– “Chi sa bruciare con l’acqua e lavare col fuoco fa
cielo della terra e del cielo cosa preziosa”
– “L’azoto e il fuoco, imbiancando Latona, permetto-
no a Diana di venire senza veste”
– “È opera occulta del vero saggio aprire la terra
affinché generi salvezza per il proprio popolo”
Si racconta che un giorno si presentò al cenacolo del
marchese Palombara, amico e protettore di astrologi
e alchimisti, un giovane milanese, Giuseppe France-

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marito onori e glorie a Parigi, ma anche fango e bas-
sifondi nelle città di mezza Europa, Serafina lo La testa di Beatrice
denunziò all’Inquisizione e per questa delazione
piange ancora oggi. Qualche volta la poverina man-
da i suoi lugubri lamenti anche dalle parti di piazza
P asseggiando passeggian-
do potreste anche arriva-
re a Castel Sant’Angelo. Qui
di Spagna, dove sorgeva il monastero in cui si rin-
l’11 settembre di ogni anno ci
chiuse e morì in preda ai rimorsi.
si può imbattere nel fanta-
sma di Beatrice Cenci che
La mano di Costanza ritorna sul luogo in cui la
fanciulla fu decapitata nel-

S e, invece, la vostra passeggiata vi porta a piazza


Navona e, volendo evitare la confusione di sal-
timbanchi e bancarelle, prendete le strade che costeg-
l’anniversario dell’esecuzio-
ne, mostrando la testa taglia-
ta. La bella Beatrice fu accu-
giano la piazza, cercate via dell’Anima: nelle notti di sata di aver ucciso il padre
luna piena, dietro i vetri di un antico palazzo, si può Francesco con la complicità
scorgere la sagoma di una splendida mano. Secondo dei fratelli Giacomo e Bernardo e della matrigna
la leggenda è la mano di Costanza de Cupis, nobil- Lucrezia Petronia: la sentenza fu la pena capitale per
donna dalle mani bellissime che un artigiano dell’e- tutta la famiglia (soltanto Bernardo, per la giovane
poca arrivò perfino a riprodurre in gesso omaggian- età, fu graziato e destinato ai remi delle galere). La
partecipazione del popolo al pro-
cesso fu enorme e generò il mito
della giovane bellissima e forte,
opposta al padre brutale e alla giu-
stizia torturatrice, sopraffatta solo
dal papa, Clemente VIII Aldobran-
dini, che si impadroniva dei beni
dei Cenci. Beatrice bella lo era dav-
vero: lo tramandano tutti gli scritti
dell’epoca e il ritratto famoso, attri-
buito a Guido Reni, dimostra che
non era fantasia. Forte doveva
esserlo, perché gli atti del processo
rivelano come si oppose al giudice,
scagliando sfide e insolenze. Solo
dopo essere stata sottoposta a tortu-
ra ammise: il padre era stato ucciso,
non era caduto dal balcone. France-
sco Cenci aveva perso molta della
do tanta perfezione. Ma proprio perché tanto belle, Piazza Navona Il boia mostra al sua fortuna in tribunale: il “vitio nefando” della sodo-
cominciò a diffondersi la voce che le mani corressero in una incisione popolo la testa di mia e la violenza lo tradivano spesso, ma pagava per
il pericolo di amputazione: Costanza, afflitta da cat- settecentesca Beatrice evitare il peggio. Temendo di perdere tutto e con i figli
tivi presentimenti, si punse ricamando e la ferita si contro, nel 1595 aveva portato Beatrice e Lucrezia a
infettò. Neanche a dirlo, la mano fu amputata ma Petrella, nel Regno di Napoli, per rinchiuderle nel
Costanza morì. E da quel giorno, quando la luna è palazzo di famiglia a vita. Segregate in due stanze, col
piena, la bellissima mano tagliata riappare. cibo che veniva loro fornito attraverso un pertugio,

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serve, figlia e moglie erano lì per soddisfare le sue
voglie. Ma sembra che la giovane fanciulla non abbia Lo schiaffo del frate
trovato pace neanche dopo la morte: durante l’occu-
pazione del 1799, un soldato francese avrebbe profa-
nato la sua tomba in San Pietro in Montorio per rubar-
S e vi capita, invece, di andare a visitare Palazzo
Montecitorio, state attenti a non farvi scappare
qualche parolaccia nei corridoi del palazzo: nel Tran-
ne il vassoio d’argento sul quale poggiava la testa di
satlantico si aggirerebbe il fantasma di un Frate che
Beatrice, e avrebbe giocato a palla con il teschio. Si
punisce lo sboccato con un bel ceffone!
vuole che una delle spade conservate nel Museo Cri-
minologico di via del Gonfalone sia stata quella utiliz- Palazzo Montecitorio
zata dal boia di Beatrice. in una incisione
settecentesca

I cavalli della Pimpaccia


R isalendo il Gianicolo fino a porta San Pancrazio,
potreste incontrare una presenza tutt’altro che
affascinante. Ancora oggi, qualcuno giura di averla
vista aggirarsi su un cocchio nero, trainato da neri
cavalli dagli occhi di fuoco, intorno alla sua villa
suburbana di S. Pancrazio - Villa Pamphilj -, o attra-
versare di corsa ponte Milvio: è la Pimpaccia, al seco-
lo donna Olimpia Maidalchini Pamphilj. Cognata di
papa Innocenzo X, nobildonna romana dall’aspetto
opulente, ricca di ricchezze accumulate spregiudica-
tamente, Donna Olimpia fu soggetta a pettegolezzi
popolari e perfino alle “pasquinate”, la più famosa
delle quali fu: “Olim Pia, Nunc Impia”.

L’innamorato
di Lady Emmeline
E per finire… fantasmi da Albione. Al numero 5952
di via Trionfale c’è il cancello di ingresso di Villa
Stuart, una costruzione secentesca che fu acquistata
nel secolo scorso da una stravagante coppia di inglesi:
Emmeline Stuart e Lord Allen. I due, dediti all’occulti-
smo, appassionati di sedute spiritiche, cominciarono
presto a soffrire di disturbi nervosi: lei “vedeva” il fan-
tasma della sorella morta anni prima, lui “riceveva”
ectoplasmi e demoni. All’improvviso Lord Allen sparì.
Tempo dopo, nei deliri, Emmeline iniziò a raccontare
di appuntamenti notturni col suo compagno, di mani
– vive e morte - che si intrecciavano attraverso un buco
nel muro della cantina… Quando, tempo dopo, si
decise di abbattere la parete in cantina, apparve (sem-
bra) il cadavere putrefatto di Lord Allen!

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IL COMMISSARIO

SIMENON & CERVI


Tutti i titoli delle quattro serie televisive
andate in onda tra il 1965 e il 1972

16 episodi che riscossero un grande successo di pubblico


e di critica (media di ascolto: 14 milioni di telespettatori
con un picco di 18 milioni nel 1972). La migliore inter-
pretazione televisiva di Gino Cervi, affiancato da un’al-
trettanto efficace Andreina Pagnani nei panni del’affet-
tuosa signora Maigret.

Un Natale di Maigret Maigret sotto inchiesta


Il cadavere scomparso La chiusa
La vecchia signora di Bayeux Il ladro solitario
Maigret e l’ispettore sfortunato Maigret e i diamanti
L’innamorato della signora Maigret Una vita in gioco
Non si uccidono i poveri diavoli Un’ombra su Maigret
Il pazzo di Bergerac L’affare Picpus
Maigret in pensione L’ombra cinese

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Zancanaro, Chris Merritt, direttore d’orchestra: Riccardo Muti, regia di
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Teatro La Scala, stagione teatrale 1992
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Dvorsky, Alessadro Cassis, Fiorenza Cossotto, direttore d’orchestra:
Gianandrea Gavazzeni, regia di Lamberto Puggelli; Teatro La Scala,
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Zancanaro, direttore d’orchestra: Riccardo Muti, regia di Savary; Teatro
La Scala, giugno-luglio 1991
L o f r a t e i n n a m o r a t o, di Giovanni Battista Pergolesi, con Alessandro
Corbelli, Amelia Felle, D’Intino, direttore d’orchestra: Riccardo Muti,
regia di Roberto De Simone; Teatro La Scala, dicembre 1989

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La leggendaria Odissea di Franco Rossi fu il primo sceneg-
giato interamente girato come un film per il cinema, al punto
che lo si vide in bianco e nero pur essendo a colori. Prodot-
to come un kolossal, ebbe grande successo di pubblico otte-
nendo una media di oltre 16 milioni di spettatori a puntata.
Tra gli attori di un cast molto efficace si distinsero Bekim
Fehmiu (Ulisse) e Irene Papas (Penelope). Purtroppo la
copia oggi disponibile non contiene gli ieratici interventi di
Giuseppe Ungaretti come introduzione alle singole puntate,
ma la magia di quella straordinaria prima visione datata
1968 resta intatta.

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“Il Fantasma del Louvre”

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Tra i tanti misteri che rendono Parigi sempre Parigi, c’è quello di
un fantasma che abiterebbe il Louvre, aggirandosi nottetempo tra
sale e sotterranei… Programmato per la prima volta nel 1965,
Belfagor lasciò un segno indelebile, grazie anche alla parteci-
pazione di una delle muse che hanno fatto grande la stessa
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Reggiani, Loretta Goggi e Arnoldo Foà, tratto dall’omonimo
romanzo di Robert Louis Stevenson e premiato nel 1968 dallo
1972: lo sbarco della fantascienza sul pianeta Televisione. strepitoso ascolto di sedici milioni e mezzo di telespettatori.
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Ugo Pagliai. Il misterioso e amaro caso della
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